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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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Canto III: LA DIMORA DELLO SPIRITO E LA NUOVA CREAZIONE

Restava un'impresa più vasta ... etc.

Quella della vittoria sulla resistenza dell'incoscienza (vd., nel Glossario INCOSCIENZA), tenacemente radicata nella natura umana. Cfr. note a I, 4, 961; II, 8, 386-87.
v. 10 e sgg.: Cercava una forma che ancora non era sulla terra, etc.

L'aspirazione di Aswapati sarà esaudita con la nascita di Savitri, incarnazione del Madre divina sulla terra (cfr. note a III, 2, 205 e sgg. e 209-11). Ricordiamo in proposito le parole di Mère: Si direbbe che per la prima volta lo strumento [il corpo di Mère], invece di servire a portare la "Buona Novella' la "Rivelazione': a farne intravedere un lampo, sia stato fatto per ... tentare di realizzarla: per compiere il lavoro, l'oscura fatica... ["oscura", o "senza gloria", perché dovrà entrare nel cuore dell'incoscienza, nel "santuario della tenebra" di cui al v. 42]. (L'Agenda di Mère VIII, 15 nov. '67, p. 410).Ricordiamo le parole di Sri Aurobindo sulla Madre: Ella lavora qui nel corpo, per far discendere qualcosa che non si e ancora espresso in questo mondo materiale e che trasformerà la vita qui sulla terra ("Letters on the Mother", 25, p. 49). Cfr. note a III, 2, 205 e sgg.; 209-11 e 4, 449-50.


v. 17 e sgg: Nella struttura del nostra umanità vincolata egli sentì la

resistenza dura, (...)

......

il rigetto ostinato e silenzioso nelle profondità della vita, il No ignorante

nell'origine delle cose.

Non è che la negazione venga da fuori, osserva Mère: è il corpo a essere FATTO così! È fatto di inerte e stupida Ignoranza. Il suo è un automatismo inerte e stupido. E così, automaticamente, continua a negare [la Forza, la Luce e il Potere che vogliono penetrarlo]. Anche se poi non si tratta di una 'negazione di una volontà di negare: anzi, è proprio il contrario perché è qualcosa che NON PUÒ capire, che è il contrario - il contrario STABILITO - del Potere divino. (L'Agenda di Mere IV, 27 lug. '63, p. 206).E Sri Aurobindo: L'uomo, l'animale pensante che si sviluppa nell'essere mentale ragionante, porta con sé, anche alla sua massima elevazione, la forma della sua originaria animalità, il peso morto della sub-coscienza del corpo, la spinta gravitazionale verso il basso, verso l'originaria Inerzia e Nescienza, il controllo di un'incosciente Natura materiale sulla sua evoluzione cosciente, il suo potere di limitazione, la sua legge di difficile sviluppo, la sua immensa forza di ritardamento e ostrizione (...) Così ostacolato ed oppresso, l'uomo mentale deve ancora evolvere, a partire da se stesso, l'essere pienamente cosciente, un'umanità divina o una sovrumanità spirituale e sopramentale che sarà il prossimo prodotto dell'evoluzione Questa transizione segnerà il passaggio dall'evoluzione nell'ignoranza a una superiore evoluzione nella Conoscenza, fondata e avanzante nella luce del Sovracosciente e non più nell'oscurità dell'ignoranza e dell'incoscienza. (The Life Divine, 19, p. 825).L'inerzia è la stabilità di ogni forma: un movimento irrigidito, stereotipato, che vuole continuare in perpetuo ad essere ciò che è. Ecco perché ogni forma dice di no, di no e di no, scrive Satprem tracciando la mappa delle esperienze di Mère. Ogni forma è un immenso NO che ha paura di perdere la propria vita, (...) e perciò gira e rigira per costruirsi un muro di elettroni o di qualcos'altro, per salvaguardare la propria gravitazione ego-centrica. L'inerzia è il No. La morte dipende semplicemente da un No. Ma quello stesso Movimento [che fu all'origine della 'forma' ed è il segno dell'aspirazione soggiacente a tutta la laboriosa marcia dell'evoluzione] può produrre anche la vita senza fine... - basta lasciarlo fluire, basta che quel qualcosa che dice 'no' trovi altrettanto riposo altrettanta sicurezza e altrettanta stabilità in un'immensità aperta invece ché in un punto chiuso [cfr. nota a III, 2, 209-11, ultimo paragrafo]. In realtà non esiste morte: bensì una diversità d'atteggiamento. Ma è l'atteggiamento della Materia che deve cambiare. È il Si della Materia che bisogna trovare (...) il Sovramentale, il tempo cellulare, e appunto quanto costituisce la parte mancante dell'atomo, quanto perdutamente cerca tutta l'evoluzione: l'immobilità in un moto incessante [cfr. nota a II, 12, 53]. Un'immobilità di cui non si muoia. Tutto il cammino dell'evoluzione serve davvero a ritrovare l'immensità contenente tutto in una forma che non sia quella di una tomba. (Mere - La Mutazione della Morte, pp. 222-23). Cfr. note a n, 8, 386-87 e III, 2, 26 e sgg.
v. 24 e sgg.: qualcosa nel suo essere terrestre manteneva ancora la sua affinità

con l'Incosciente ... etc.

Il carattere animale [del corpo umano] e le sue grossolane limitazioni si pongono in effetti come un ostacolo alla nostra perfezione spirituale, scrive Sri Aurobindo: ma il fatto ch'esso abbia sviluppato un'anima e sia capace di mettersi al suo servizio come un mezzo può indicare che è capace d'ulteriore sviluppo e può divenire un tempio ed espressione dello spirito, rivelare una segreta spiritualità della Materia, divenire interamente, e non solo a metà, cosciente, raggiungere una certa unità con lo spirito. Tanto deve fare, in tale misura almeno trascendere la sua originale natura terrestre, se dev'essere il completo strumento della vita divina e non più un ostacolo. (The Supramental Manifestation, 16, p. 25).


v. 42: () nel santuario della tenebra

È "l'oscurità velata nell'oscurità" di cui parla il Rig-Veda X.129.3, che fa sembrare l'incoscienza una Non-l'esistenza, come spiega Sri Aurobindo (The Life Divine, 18, p. 550). Cfr. nota seguente e al v. 470 di questo Canto.


vv. 47-49: Ché anche l'Incosciente è infinito; etc.

Perché l'Incoscienza (vd. anche il v. 506: "Ché anche II dimora l'Unità senza limiti"), come scrive Sri Aurobindo, non è che una riproduzione inversa della sovracoscienza suprema: ha la stessa assolutezza d'essere e d'azione automantica, ma in una vasta trance involuta; è essere perduto in se stesso, tuffato nel proprio abisso d'infinità. Invece di un luminoso assorbimento nell'autoesistenza, c'è una tenebrosa involuzione in essa (...); invece di un'innata, luminosa autoconsapevolezza c'è una coscienza immersa in un abisso di oblio-di-sé, innata nell'essere ma non risvegliata nell'essere. Eppure questa coscienza involuta è ancora una nascosta conoscenza per identità [cfr. nota a II, 3, 200]; essa porta sempre in se' la consapevolezza di tutte le verità dell'esistenza nascoste nel suo oscuro infinito...

(...) la Forza cosmica, mascherata come Energia materiale, nasconde alla nostra vista, per l'insistente materialità del suo processo, il fatto occulto che il lavoro dell'incosciente è in realtà l'espressione di una vasta Vita universale, una Mente universale velata, una Gnosi coperta... (Ibid., 18, p. 550; 19, pp. 1037-38). Cfr. nota a I, 4, 961.
vv. 51-52: egli strappò il desiderio dalle sue radici sanguinanti e offrì agli

dei il posto vuoto.

(...) il lavoro può essere compiuto veramente solo quando lo strumento, consacrato e perfezionato, è divenuto adatto a un'azione disinteressata, - e ciò sarà quando saranno stati aboliti il desiderio e l'egoismo, scrive Sri Aurobindo, ma non l'individuo liberato. Anche quando il piccolo ego [vd. v. 83: "se n'era andato il cerchio del piccolo sé"] è stato abolito, la vera Persona spirituale può ancora restare (...) Allora le nostre opere saranno divine e fatte divinamente. Allora infatti la gnosi prende in mano non solo la nostra volontà intelligente, ma i nostri voleri, desideri, anche quelli che chiamiamo i desideri inferiori, gli istinti, gli impulsi, (...) e li trasforma... (The Synthesis of Yoga, 20, p. 78 e 474).


v. 53: Così poté sostenere il tocco immacolato.

Quel "tocco" è infatti, ricordiamo, "intollerante" (vd. nota a I, 1, 222-24 e il v. 182 del Canto precedente: "il suo spirito fu preso nella Sua fiamma intollerante").


v. 54 e sgg.: Si produsse un'ultima, la più potente, trasformazione. Etc.

Quella della natura di Aswapati, che sarà universalizzata come il suo sé (cfr. nota seguente). Una trasformazione della natura umana, scrive Sri Aurobindo, può compiersi solo quando la sostanza dell'essere è così impregnata del principio spirituale che tutti i suoi movimenti sono un dinamismo spontaneo e un processo armonizzato dello Spirito. (The Life Divine, 19, p. 961).


v. 95: la sua vita divenne un flusso della vita universale.

L'universalizzazione dell'essere di Aswapati è la premessa del suo lavoro di trasformazione nell'incosciente. Come osserva Mère, infatti, se uno scende per fare un lavoro di trasformazione - ad esempio, per portare la Luce nei diversi strati della vita - allora scende in un Subconscio cosmico, terrestre. Un Subconscio che riguarda tutta la terra, non una sola persona. E il lavoro di trasformazione avviene nell'insieme: non attraverso un'individualizzazione; ma, al contrario, attraverso una specie di universalizzazione. (. .. ) nel momento in cui ti universalizzi, agisci sull'insieme (...) Vale a dire che se cerchi di eliminare il Subcosciente in te bisogna che il tuo movimento sia generale; se resta personale, non ci riuscirai mai (L'Agenda di Mère II, 2 ag. '61, p. 331-32).

Vd; anche il v. 213: "I grandi ritmi universali furono i battiti del cuore di una sola Anima .
vv. 97-98: attendendo l'ascesa verso l'aldilà del mondo attendendo la discesa

salvatrice del mondo.

La liberazione da questa trazione dell'incoscienza e una base sicura per un'evoluzione divina o gnostica continua sarebbe compiuta solo da una discesa della Sopramente nella formula terrestre, scrive Sri Aurobindo, che porti in essa la suprema legge, luce e dinamica dello Spirito e che penetri con esso e trasformi l'incoscienza della base materiale. (The life Divine, 19, p. 954). La discesa sopramentale è una necessità inevitabile nella logica delle cose, afferma Sri Aurobindo, ed è quindi sicura. (Letters on Yoga, 22, p. 8).È salendo al culmine della coscienza attraverso un'ascensione progressiva che ci si unisce al sopramentale. Ma una volta compiuta quest'unione, sappiamo e vediamo che il Sopramentale si trova anche nel fondo dell'incosciente, annota Mère; allora abbiamo l'esperienza che non esiste né alto né basso. Per trasformare la natura fisica, però, IN LINEA DI MASSIMA e RIDISCENDENDO con una coscienza sopramentalizzata i gradini dell'essere che si può arrivare a una trasformazione permanente. (L'Agenda di Mère II, 6 nov. '61, p. 428). Cfr. e nota a III 2, 209-11.


v. 109:ebbe fine l'incalzare del destino e lo sprone insonne della Natura:

Ricordiamo le parole di Mère: La Natura ha organizzato le cose per una manifestazione progressiva della coscienza, vale a dire che tutto il suo lavoro è consistito nel predisporre le circostanze grazie alle quali l'inconscio potesse divenire cosciente. (...) quando vedi fino a che punto la materia è ancora Icgata all'incoscienza, o ad una vaga semi-coscienza, e come gli uomini che non sanno si sentano ancora governati e dominati da una 'fatalità da un 'destino da quella che loro chiamano 'la Natura: eccetera... Beh, per arrivare al cambiamento definitivo, tutte questi aspetti devono diventare pienamente coscienti. Non solo coscienti mentalmente - non basta proprio: coscienti in modo divino! (Ibid. VIII, 15 nov. '67, p. 408-09). Cfr. nota a II, 7, 27-29.


vv. 116-18: Un peso ch'era la mano del Trascendente (...) etc.

Cfr. nota al v. 205 e sgg.


v. 133:superando le rive di sogno del mente cosciente,

Cfr. nota a II, 5, 115.


v. 205 e sgg.: Allora giunse improvviso uno sguardo dall'alto. ...... un'Unità

vivente (...) (...) lo unì alle innumerevoli moltitudini.

L'anima liberata estende la propria percezione l'unità tanto orizzontalmente quanto verticalmente, osserva Sri Aurobindo: la sua unità con l'Uno trascendente e incompleta senza la sua unità con il Molteplice cosmico. (The Life Divine, 18, p. 40). Cfr. nota a III, 1, 97 e sgg.

Ed ancora: Questo raccogliere le regioni inferiori della vita si rivela come il volgersi dello sguardo dominante dello spirito segreto che evolve, o dell'Essere universale nell'individuale, dall'altezza ch'egli ha raggiunto, verso il basso, su tutto quel che e ora al ti sotto di lui, un guardar giù col potere doppio o gemello della forza-coscienza dell'essere, - il potere di volontà, il potere ti conoscenza, - in moto da comprendere, in questa nuova, diversa e più vasta sfera di coscienza, percezione e natura, la vita inferiore e le sue possibilità e sollevare anch'essa a un livello superiore, offrirle valori superiori, ed estrinsecarne superiori potenzialità. (Ibid., 19, p. 714).
vv. 218-20: Questa conoscenza fu allora resa il seme d'un cosmo: etc.

Lo spirito qui nascosto dietro i rivestimenti della nostra natura inferiore, e il seme segreto della divinità e sarà, una volta scoperto e liberato, luminoso al di sopra della mente, scrive il Poeta, il vasto terreno su cui una vita divina dell'essere umano può sicuramente fondarsi. ("The Human Cycle", 15. p. 219). Cfr. nota seguente.


vv. 223-24: e [da] la vittoria dello Spirito nudo sorse una nuova e meravigliosa

creazione.

Aswapati dopo aver toccato il fondo dell'incosciente, ha ora la visione del mondo a venire. Non possiamo non ricordare in proposito una delle esperienze-chiave che Mère ebbe nel '58:Nel fondo del fondo dell'incoscienza più dura, più rigida, più ristretta, più soffocante, ho toccato una molla potentissima che mi ha proiettata di colpo in un'immensità senza forma e senza limiti, dove vibravano i semi del nuovo mondo. (L'Agenda di Mère II, 7 nov. '61, p. 432). E il suo commento: (...) nelle profondità più fonde dell'inconscio c'è la molla suprema che ci fa toccare il Supremo. Come se il Supremo ci facesse toccare Sé stesso: e la molla onnipotente. Quando si arriva al fondo estremo dell'inconscio, si tocca il Supremo. (Ibid. I, 11 nov. '58, p. 253). L'esperienza di Mère (e di Aswapati) non corrisponde all'esperienza - a senso unico - del ritorno al Supremo, all'Origine di tutto: ho avuto invece la nettissima impressione di venir proiettata nell'origine della creazione sopramentale - in qualcosa che è già, come dire? oggettivato dal Supremo, al fine preciso della creazione sopramentale. (Ibid. I, 8 nov. '58, p. 251).

Citiamo, per finire, questa strofe d'un sonetto, intitolato "L'infinito invisibile", che Sri Aurobindo sedesse nel '39:

Nel temibile, muto Abisso incosciente-

s'odono i battiti del cuore dell'infinito. La fonda notte insensibile cela la

Sua trance di beatitudine, insondabile, segreto stupore di Luce.

(in: Collected Poems. 5, p. 150)
v. 451 e sgg.: quest'altro ordine creato da due varie negazioni. Etc.

La visione del mondo a venire non cancella per Aswapati la presenza del mondo ancora da trasformare, dov'è una Materia che nega lo Spirito e uno Spirito che ignora la Materia ch'esso stesso ha creato.


v. 469:(...) un matrimonio fra la Necessità ed il Caso.

Per Sri Aurobindo, il principio di libera variazione delle possibilità naturale a una Coscienza infinita, sarebbe la spiegazione dell'aspetto di Caso incosciente che percepiamo nelle operazioni della Natura, - incosciente solo in apparenza e che tale appare a causa della completa involuzione nella Materia, a causa del velo con cui la Coscienza segreta ha travestito la propria presenza. Il principio di verità, di reali poteri dell'infinito che si realizzano imperativamente sarebbe la spiegazione dell'aspetto contrario di una Necessità meccanica che vediamo nella Natura, meccanica solo in apparenza e che tale appare a causa dello stesso velo d'incoscienza. (The Life Divine, 18. p. 304).


v. 470: Quest'oscurità nasconde il nostro più nobile destino.

C'è una verità occulta dietro quest'oscurità e le negazioni dell'incoscienza, una verità che, come dice Sri Aurobindo, solo la Sopramente con la sua riconciliazione dei contrari nella Realtà originale può prendere in mano e così trovare la soluzione pragmatica dell'enigma. Solo la Forza sopramentale può superare interamente questa difficoltà della Nescienza fondamentale... (Ibid., 19, p. 962). Cfr. note ai vv. 42 e 97-98 di questo Canto.

Ricordiamo l'esperienza di Mère (Entretiens, 28.5.'58, p. 111) in cui ella vide come una replica di "quell'essere dell'alto" (la Realtà sopramentale), ma completamente in basso, negli strati più profondi dell'incoscienza materiale: Un essere come disteso in un sonno intenso in fondo a un sotterraneo molto buio, e, nel suo sonno, emanavano da lui raggi di luce prismatica ["iridata". dirà in seguito] che si espandevano a poco a poco nell'incoscienza
v. 473 e sgg.: per paura che fugga dalla prigione della Materia

......

[e] lasci incompiuto il fato miracoloso del mondo.

La trascendenza, oggetto dell'aspirazione dei mistici e dei ricercatori spirituali, di per sé non cambia niente nella creazione quaggiù: l'evasione di un'anima liberata dal mondo non fa, per il mondo, alcuna differenza, scrive Sri Aurobindo. Ma questo attraversamento della linea [la linea mentale, verso la sovracoscienza], se volto non solo a uno scopo ascensionale ma di discesa, significherebbe la trasformazione della linea da ciò che è adesso, un coperchio, una barriera, in un passaggio per i superiori poteri di coscienza (...) Significherebbe una nuova creazione sulla terra, un farvi entrare i poteri ultimi che rovescerebbero qui le condizioni nella misura in cui ciò produrrebbe una creazione sollevata nel pieno flusso della luce spirituale e sopramentale invece di una creazione che emerge in una semi-luce della mente dalle tenebre di un'incoscienza materiale. (Letters on Yoga, 22 p. 31).

Invece di fuggire in una beatitudine un po' disseccata come dice Mère, far venire - dentro di sé il potere che potrà conquistare. (Commentaires sur Le Dhammapada, p. 126 e Entretiens, 3.5.'51, p. 488). Cfr. note a III, 2, 15 e sgg. e ai vv. 97-98 di questo Canto.
v. 484 e sgg.: il Sovracosciente diventerà cosciente sulla terra, etc.

Perché l'incosciente, come afferma Mère è destinato a scomparire, in quanto la Materia diventerà 'responsive' (...) La Materia risponderà alla volontà cosciente.

Proprio per questo c'è speranza; altrimenti come ci potrebbe mai essere trasformazione? (...) In che genere di terra potrebbe vivere la specie sopramentale, se non ci fosse nessuna risposta da parte della Materia, se la Materia non cominciasse a vibrare e a rispondere alla volontà? Le difficoltà resterebbero sempre Le stesse (...)

È più che evidente che l'inconscio e il Subconscio, il semiconscio e via dicendo sono qualcosa di accidentale; non fanno parte una volta e per sempre del creato, e quindi sono destinati a scomparire, a trasformarsi. (L'Agenda di Mère II, 2 ag. '61,p. 333-34). Cfr. note ai vv. 223-24 e 470 di questo Canto e a III, 4, 449-50 (terzo paragrafo).


v. 502:qualora ai piani dello sforzo ... etc.

Cfr. note al, 2, 359 e sgg. e II, 11,59.


v. 520 e sgg.: Egli conobbe allora se stesso e seppe perché la sua anima etc.,

Aswapati realizza la propria umanità quale cosciente anello di congiunzione fra il Sovracosciente e l'incosciente: il potere del Sovracosciente (che non è altri che la Madre universale: 'Power', ricordiamo, è usato al femminile dal Poeta), potrà, al suo appello e offerta di sé, discendere in lui e trasformare integralmente la sua natura (cfr. nota a III, 2, 205 e sgg.). Un cambiamento sovramentale di tutta la sostanza dell'essere e quindi necessariamente di tutti i suoi caratteri poteri e movimenti, scrive Sri Aurobindo, ha luogo quando la Sopramente involuta nella Natura emergea incontrare e unirsi con la luce e il potere sopramentali che discendono dalla Soprannatura L'individuo dev'essere lo strumento e il primo campo della trasformazione... (The Life Divine, 19, p. 962).L'individualizzazione, - e quindi la necessità di un ego, - osserva Mère, infondo serve a rendere il ritorno alla Coscienza divina un ritorno cosciente e voluto, con una partecipazione pienamente cosciente. (L'Agenda di Mère II, 2 ag. '61, p. 335). Vd. v. 69 del Canto seguente: "Il nodo dell'Enigma si trova nella specie umana."


vv. 536-73: Nel luminoso silenzio del suo tacito appdlo, etc.

E quando il Re fa il suo ultimo surrender [atto di sottomissione] alla Madre universale - quando si annulla davanti alla Madre universale, commenta Mèredurante una lettura di questo passaggio. Quando il Re si risveglia, ha la visione della Madre universale e riceve la missione da compiere (...) Il Re va al di là di tutto quello che ha cercato di unirsi al Supremo, proprio perché niente del genere gli bastava, perché aspirava a qualcosa di più. Allora, quando tutto viene annullato, il Re entra nel Nulla, e da lì esse con la capacità di unirsi alla nuova Beatitudine.(Ibid. IV, 13 mar. '63, pp. 96-97).




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