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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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SAVITRI
LEGGENDA E SIMBOLO

VOLUME PRIMO

TRADUZIONE ITALIANA, INTRODUZIONE E NOTE: PAOLA DE PAOLIS

EDIZIONI MEDITERRANEELATIN PENAUROVILLE
"Quando non possiamo più spiegare, - è l'inizio della poesia, forse l'inizio del vero mondo."

Satprem
A Sri Aurobindo, il poeta del vero mondo, e a Mère, che ne ha incarnato la poesia.

P.D.P.

PREFAZIONE


Quando, il 29 ottobre 1972, sugli schermi televisivi di RAI 1 andò in onda una trasmissione-dibattito dedicata a Sri Aurobindo in occasione del Centenario della sua nascita, poco o nulla il pubblico italiano, ad eccezione di qualche ricercatore in avanscoperta, sapeva di lui e poco, e arbitrariamente frammentario, poteva allora trovare, di quest'Autore, nella nostra lingua. (1)

A quell'epoca (come a tutt'oggi), noi credevamo solo nella Poesia: non nella virtuosità di certe sue manifestazioni intellettuali che, nella propria autocompiacenza, finiscono per tradire la sacra fonte, né in quelle sue corde più facilmente emotive che finiscono per asservirne la Musa a quel fragile aspetto della natura umana che, amando sentirsi cantare, resta innamorato della propria voce e in fondo della propria impotenza. Era l'Assoluto della Poesia ad attirarci, la poesia, per intenderci, del 'Kavi', (il "veggente della Verità"), quella che i Rishi vedici, più di seimila anni fa, avevano vissuto nel mistero della loro esperienza indicibile e i cui echi, in qualche modo captati nelle reperibili traduzioni dal sanscrito, ci lasciavano interdetti come alle soglie d'un grande Segreto, un Segreto d'una concretezza che sembra sfuggire per la sua stessa semplicità (è difficile disfare secoli di elaborazione mentale) e che forse valeva la pena di scoprire più delle beatifiche o beatificanti meditazioni zen o trascendentali che nulla tolgono all'assurdità del mondo e all'enigma dell'uomo. Fummo perciò colpiti dalle parole, ripetute in quella trasmissione, che lo yogi Bhaskar Lele, nel 1908, rivolse al giovane Sri Aurobindo il quale, dopo quindici anni dal suo ritorno in India dall'Occidente, di fronte alla situazione estremamente grave in cui versava il suo paese sotto il giogo britannico, voleva iniziare la pratica dello yoga per lavorare, per agire, non per rinunciare al mondo né per il Nirvana: "Per voi non dovrebbe essere difficile, perché siete un poeta." (2) Niente è più concreto della Poesia. Intuimmo (ma l'intuizione non è "un ricordo della verità", come dice Sri Aurobindo? (3)) che in quel "Poeta" avremmo trovato la chiave di quel Segreto. Segreto che ci sembrava in qualche modo respirare nelle viscere dell'India, una terra che attende solo che i tempi siano maturi per partorirlo. (4) Ben presto, i canali dei mass-media dovevano inesorabilmente richiudersi davanti al minimo tentativo di affrontare alle radici il problema umano, alla luce di qualcosa di più profondo che non il solito spettacolo sconvolgente a carezzare sentimenti umanitari, (5) che non la solita politica inconcludente (6) o le solite religioni della morale e del compromesso. (7) Con la somma vinta a un premio nazionale di poesia, acquistavamo intanto il nostro primo biglietto aereo per l'India. Destinazione: Pondicherry, quello che era stato il crogiolo dell'azione di Sri Aurobindo, la sua "grotta di tapasya". (8)



Al ritorno, mesi d'impaziente attesa dei vari pacchi da li spediti via mare (il costo per via aerea proibitivo per un "borsista", allora dell'Università) contenenti quei trenta volumi di oltre 400 pagine ciascuno incui avremmo potuto finalmente immergerci alla ricerca della chiave di quel Segreto. Attorno a noi, kali-yuga nel piccolo cerchio del nostro personale oriente, tutto ci sembrava crollare in sordina e nell'indifferenza. Nel '78, dopo mezzo secolo di vita, "La Fiera letteraria", il glorioso ebdomadario ch'era stato capace di aprire le porte ai giovani solo perché fiutava in essi dei poeti, era costretto a chiudere i battenti. Altri battenti si aprivano, ma la poesia non bastava più come lasciapassare: occorreva la tessera d'un partito. Imparavamo a vivere in apnea negli ambienti accademici ove l'analisi trionfa dopo essersi accertata che il corpo del potere creativo sia ben morto per poterlo sezionare. L'energia centrifuga votata al frammentarismo ci sembrava sempre più incompatibile conla sintesi che è la qualità essenziale della Poesia. E in quell'oceano di sintesi che scoprivamo essere Sri Aurobindo, cominciavamo a trovare una visione unificatrice che non si limitava a gettare la giusta luce sul kali-yuga dei nostri giorni, (9) ma preparava concretamente il futuro. La forza spirituale interiore non solo crea il futuro ma crea i materiali per il futuro, scriveva Sri Aurobindo nel 1909. Non è limitata ai materiali esistenti, dalla loro natura o quantità. Essa può trasformare un cattivo materiale in buon materiale, mezzi insufficienti in mezzi abbondanti. Fu una profonda consapevolezza di questa verità che dette a Mazzini la forza di creare l'Italia moderna. Il suo sguardo era fisso sullo spirito e il cuore della nazione, pochissimo sulle circostanze esterne e interne dell'Italia. E aggiungeva: non solo le circostanze politiche dell'India saranno cambiate, ma il suo più profondo malessere sarà curato e grazie a una piena evocazione delle sue immense riserve di forza morale e spirituale si compirà per l'India quello che Mazzini non riuscì a realizzare per l'Italia, porla in prima linea alla guida del nuovo mondo gli spasimi della cui nascita stanno ora cominciando a sconvolgere la Terra. (Karmayogin 2, p. 163-66). E in una lettera del '47: Le difficoltà sono generali (...). Dubbio, scoraggiamento, diminuzione o perdita della fede, diminuzione dell'entusiasmo vitale per l'ideale, perplessità e frustrazione della speranza per il futuro (...), un aumento generale del cinismo, un rifiuto di credere in qualsiasi cosa, un calo dell'onestà, una corruzione immensa, una preoccupazione per il cibo, il denaro, il confort, il piacere, con l'esclusione delle cose superiori e una generale aspettazione del peggio (...) Tutto ciò, per quanto acuto, è un fenomeno temporaneo per il quale coloro che conoscono qualcosa delle operazioni dell'energia cosmica e le operazioni dello Spirito erano preparati. Io stesso previdi che questo peggio sarebbe venuto, la tenebra della notte prima dell'aurora; perciò non sono scoraggiato. So che cosa si sta preparando dietro l'oscurità e posso vedere e sentire i primi segni della sua venuta... (On Himself,26, pp. 169-70).Sri Aurobindo, il 'kavi', "vedeva". Ma quella visione, che per oltre quarant'anni andò assumendo in Savitri la sua prodigiosa forma poetica, penetrava nel futuro assieme a un'azione (10) che oggi possiamo certo cominciare a decifrare ma che solo le generazioni a venire saranno pienamente in grado di riconoscere. (11) E fu nel '78 che lo straordinario documento de L'Agenda de Mère, in francese, cominciava a vedere la luce. (12) Quei tredici volumi stampati a ritmo serrato ci sembravano scandire, in quegli anni, le nostre ripetute partenze per l'India (un pendolarismo interiore ci lanciava in una spola che si sarebbe poi stabilizzata con un biglietto di sola andata). Ne L'Agenda, la "visione" di Savitri diveniva "realizzazione" vivente. Con Mère, la continuatrice dell'opera di Sri Aurobindo, era l'attecchire d'un miracolo, un innestarsi irrefutabile, nel corpo stesso della terra. (13) Una crescita dal di dentro, ancora troppo in profondo per far mostra di sé agli increduli, ma che vibra inconfondibilmente per chi è capace di sentirla perché l'attendeva da sempre.Mère, che era tutto meno che poeta, (Io non ho doti poetiche ... - nessun dono poetico, in questa vita! (14)), affermava:È dalla poesia che possiamo accedere più direttamente (...) a quella Vibrazione inesprimibile. Vedo l'espressione di Sri Aurobindo nella sua forma poetica, piena di un fascino e di una semplicità - di una semplicità, di una dolcezza, di un fascino penetrante - che ci mette in contatto diretto [con la Verità] molto più intimamente che non tutte quelle cose mentali.. Perché c'è una specie d'assoluto che noi non capiamo, un assoluto d'essere e il Non-manifestato ha un sapore particolare proprio a causa del Manifestato. Sono solo parole, ma è tutto quello che abbiamo a disposizione. Magari un giorno disporremo di parole e di un linguaggio che potranno esprimere queste cose in modo adeguato... (15)

"Un giorno, tutti gli uomini saranno poeti", dichiarò una volta il nostro Eugenio Montale. (16) Da buon poeta, aveva afferrato, a suo modo, qualcosa della Verità. Forse non tutti si metteranno a scriver poesia, ma acquisiranno quella visione interiore che dal cuore dell'essere va al cuore di tutte le cose, infallibilmente. (17) Perché al cuore di tutto c'è il Divino, il "pozzo di miele nascosto nella roccia" di cui parlavano i Rishi vedici, "il Tesoro del cielo nascosto nella caverna segreta, come il piccolo dell'uccello - questo Tesoro nella roccia infinita" (Rig-Veda II.24.4; I.130.3). Lo Spirito nel cuore stesso della Materia, come leggeremo in Savitri.


Non tutti i Rishi appartengono al passato, scriveva Sri Aurobindo all'inizio del secolo, gli Avatar 18 vengono ancora; la rivelazione ancora continua 19

Auroville, 17 novembre 1994Paola De Paolis




NOTE ALLA PREFAZIONE :


1 Usciva in quell'anno, all'Ashram di Pondicherry, la collezione degli "OperaOmnia" di Sri Aurobindo: la Sri Aurobindo Birth Centenary Library o Edizione delCentenario (SABCL), in trenta volumi. Ad essa si riferiranno, in questo libro,le citazioni dall'A., seguite dal n. di volume e di pagina. La trasmissione eradiretta da D. Montemurri.

2 Sri Aurobindo, On Himself, 26 p. 279.

3 Cfr. The Syntesis of yoga. 21, p. 785.

4 IlVeda fu l'inizio della nostra conoscenza spirituale; il Veda resterà lasua fine scriveva Sri Aurobindo negli anni '10. La scoperta della perfettaverità del Veda e non semplicemente un desideratum per la nostra modernacuriosità intellettuale, ma una necessità pratica per il futuro della razzaumana. Perché (...) una volta interamente scoperto si troverà che il segretonascosto nel Veda formula perfettamente quella conoscenza e pratica della vitadivina verso cui la marcia dell'umanità dopo lunghe peregrinazioni nellasoddisfazione dell'intelletto e dei sensi deve inevitabilmente ritornare. (SriAurobindo Archives e Research Dec. 1985, pp. 152 e 168).

5Non è con questi mezzi, scriveva Sri Aurobindo negli anni '30 a propositodell'umanismo, dell'umanitarismo, dell'idealismo etc., che l'umanità può ottenere quel radicalecambiamento dei suoi modi di vita che sta ora diventando imperativo ma solo raggiungendo laroccia di fondo della Realtà che è dietro - non attraverso semplici idee o formazioni mentali,ma mediante un cambiamento della coscienza, una conversione interiore e spirituale. Ma questa èuna verità per la quale sarebbe difficile avere ascolto nel rumore attuale... E nel '15:Tagliare i rami dell'albero della sofferenza di un uomo è bene ma essi cresconodi nuovo; aiutarlo a rimuoverne la radici è di un'utilità ancora più divina. (India's Rebirth pp. 190 e 107).

6Non si tratta di portare avanti un movimento, né è questione di alcuni anni,scriveva Sri Aurobindo nel '39: non può esserci alcuna reale soluzione a meno che nonstabilite la spiritualità - quale base della vita. È chiaro che la Mente non èstata capace di cambiare radicalmente la natura umana Potete continuare a cambiare le istituzioni umane all'infinito mal'imperfezione penetrerà attraverso tutte le vostre istituzioni. (Ibid. p. 211)

7Tutte le religioni hanno salvato parecchie anime scriveva Sri Aurobindo nel'17, ma nessuna è stata ancora capace di spiritualizzare il genere umano. Per questo nonc'è bisogno di culti o di credi, ma di uno sforzo sostenuto e onnicomprensivo verso laspirituale evoluzione di se stessi. E nel '36: Una vita spirituale non puòfondarsi su una base morale,deve fondarsi su una base spirituale. Questo non significa che l'uomo spirituale dev'essere immorale- come se non ci fosse altra legge di condotta che la morale. La legge d'azione della coscienzaspirituale è superiore e non inferiore alla morale, - è fondata sull'unione colDivino e il vivere nella Coscienza divina.La religione è sempre imperfetta perché è un miscuglio dellaspiritualità Dell'uomo con gli sforzi di questo che intervengono cercando di sublimareignorantemente la sua natura inferiore. (Thoughts and Glimpses , 16, p. 394 e Letters on Yoga 22, pp.144 e 139).

8tapasya: ascesi, sforzo spirituale.

9 La fine di uno stadio di evoluzione è di solito caratterizzata da una potenterecrudescenza di tutto ciò che deve uscire dall'evoluzione scriveva nel 1909. Enel '10: [Dio] non sta solo distruggendo il mondo che fu. Sta cercando il mondoche sarà; è perciò più utile scoprire e aiutare ciò che Egli sta costruendopiuttosto che lamentarsi e stringere fra le braccia ciò che Egli stadistruggendo. (India's Rebirth p. 246 e Sri Aurobindo Archives & Research, Dec.80, p. 192).

10 Nella storia del mondo Sri Aurobindo non rappresenta un insegnamento eneppure una rivelazione - è una rivelazione, scrisse Mère. E Satprem: (Egli) nonè ne un pensatore ne un saggio, ne un mistico ne un sognatore. È una forza delfuturo che impugna il prescelto per condurci verso il miracolo per cui la nostravita fu creata" [Sav. II, 12, 56]. (In: L'agenda di Mère VI, 7 ag. '65. p. 234).

11 Fra cinquant'anni, affermava Mère nel '72, tutta la parte ricettiva (non dicointellettuale, dico ricettiva) ... del mondo sarà Assorbita dalla potenza delpensiero di Sri Aurobindo. Quelli che lo sono ora hanno il vantaggio di essere iprimi (Ibid XIII, 16 febbr. '72).

12 Solo nove anni dopo quest'opera cominciava ad essere pubblicata in linguaitaliana.

13 Sri Aurobindo e Mère come osserva Satprem, e tutta la storia di un nuovorapporto dello Spirito e della Materia. La scoperta di un terzo dato chemodifica sia lo Spirito sia la materia e apre la porta a una nuova specie sullaterra. (Mère - Il Materialismo Divino p. 112).

14 L'Agenda di Mère III, 18 sett. '62, p. 392.

15 Ibid. VII, 4 mar. '66, p. 65.

16 In un'intervista apparsa su "La Fiera Letteraria", non ricordiamo in qualedata.

17 La strada dell'uomo verso la sovrumanità spirituale scriveva Sri Aurobindonel '18, sarà aperta quando egli dichiarerà arditamente che tutto ciò che hafinora sviluppato, incluso l'intelletto di cui è così giustamente eppure cosìvanamente orgoglioso, non gli basta più, e che scoprire, manifestare, liberarequesta Luce più grande dentro sarà d'ora in avanti la sua pervadentepreoccupazione. Allora la sua filosofia, la sua arte, la sua scienza, la suaetica, la sua coscienza sociale, le sue occupazioni vitali non saranno più unesercizio della mente e della vita, fatte per se stesse, protratte in cerchio,ma un mezzo per la scoperta di una Verità più grande che è dietro la mente e lavita e per farne entrare il potere nella nostra esistenza umana. (The HumanCycle, 15, p. 230).

18 'Avatar' : incarnazione, discesa, manifestazione del Divino nell'umano.19 Sri Aurobindo Archives & Research Dec. '80. p. 187.




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