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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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Canto VI: I REGNI E LE DIVINITÀ DELLA GRANDE VITA



v. 17: Dopo il diniego, ... etc.

Il "diniego" è quello che il piano vitale inferiore, da cui Aswapati è appena uscito, oppone alle più alte aspirazioni umane.


v. 121 e sgg.: Questo mondo ci ispira le nostre più vaste speranze; etc.

Gli altri mondi non sono cose completamente separate dall'universo materiale e la natura terrestre, ma li penetrano e avvolgono con le loro influenze, scrive Sri Aurobindo, ed hanno su di essi una segreta incidenza di forza formatrice e direttrice che non e facilmente calcolabile (...) L'esistenza e influenza di altri mondi e una realtà di primaria importanza per le possibilità e ha portata della nostra evoluzione nella Natura terrestre. (The Life Divine, 19, p. 78S).


vv. 126-29: lotto quello che cerchiamo è lì, prefigurato, etc.

Le cose che sulla terra esistono in uno stato insoddisfatto, e perciò insoddisfacente e oscuro, di lotta e mescolanza, nei mondi di una Vita più vasta, scrive Sri Aurobindo, rivelano il loro segreto e il mondo dalla loro esistenza perché li sono stabilite nel loro potere innato e nella completa forma della loro natura nel loro proprio mondo e nella loro propria atmosfera esclusiva. (Ibid., p. 783).


vv. 220-22: [Questa Vita più grande] È vicina a cieli più celesti di quelli

visti / dagli occhi della terra, e a un'ombra più terribile ... etc.

Questi mondi di una Vita più vasta conterrebbero, scrive sempre Sri Aurobindo, tanto le formazioni più luminose quanto quelle più oscure della vita del nostro mondo in un ambiente in cui esse potrebbero arrivare libera mente alla loro espressione indipendente, alla piena libertà del loro tipo e alla completezza e armonia naturali sia per il bene sia per il male, - se invero tale distinzione si applica in queste sfere, - una completezza e indipendenza impossibili qui nella nostra esistenza dove tutto è mescolato nella complessa interazione necessaria al campo di un'evoluzione multilaterale che porta verso un'integrazione finale. (Ibid., p. 782).


v. 274:essa rifiuta di dormire immota nella polvere.

Mère, parlando del'tamas' (uno dei tre guna, o modi, della Natura: il modo d'ignoranza ed inerzia, la forza d'incoscienza che si traduce come incapacità e inazione) che domina sulla terra umana e che sembra aver bisogno di avvenimenti drammatici per essere scosso, perché la coscienza terrestre si risvegli, ricorda questo passaggio di Savitri: La Coscienza divina, ha Madre eterna insomma, si è addormentata nella polvere della sua creazione, e quando viene svegliata si accorge (...) che a scuoterla è stato il Signore supremo! Allora lei si mette a fare di tutto, cose straordinarie, qualsiasi cosa pur di non lasciarlo andar via! (L'Agenda di Mère IV, 27 nov. '63, p. 426-27).


v. 331:Attraverso il sogno luminoso d'uno spazio dello spirito,

Per "lo spazio dello spirito", vd. nota a I, 4. 44.


v. 678: un patos di altezze perdute è il suo appello.

- Questo verso, in un'altra versione, appariva più oltre, tra gli attuali vv. 746 e 747, ove sembrerebbe meglio inserito.


v. 697:(...) La metà oscura del vero

Mère fa allusione a questo passaggio di Savitri quando afferma che non è che ha Luce potrà stabilirsi sulla terra solo quando tutta l'Ombra sarà stata eliminata. In realtà l'opera di trasformazione consiste proprio nel cambiare tutta quest'ombra nel suo risvolto di luce. Non respingerla: ma trasformarla (L'Agenda di Mère III, 23 nov. '62, p. 483).


v. 700:ei vide un dio incatenato semicieco,

Questo "dio" è il Purusha del mondo vitale, l'asere asenziale che sostiene il gioco di Prakdti (la forza della Natura). Cfr. note a I, 4, S67-735 e II, 1, 165-66.


v. 733: (...) prigioniero in una casa del suono,

È la casa dove risuona la "Parola dell'irreale": cfr. nota a I, 4, 13 (secondo paragrafo).


v. 775:una memoria appassionata tormenta col fuoco dell'estasi.

Si tratta di quel "ricordo" da mutare "in realtà attiva", menzionato nella nota seguente. Il ricordo di quella 'Coscienza d'Amore" (vd. nota a I, 4 33) che Mère, discendendo nel fondo dell'incoscienza a livello cellulare, ritroverà nella "cellula pura", in quella "coscienza cellulare" o "mente corporea" che, nella visione profetica di Sri Aurabindo, resterà alla fine nell'uomo come "l'unica lampada ascesa" (cfr. nota a I, 4, 321 e sgg.): la "magica leva" che opererà la trasmutazione nella prossima specie.

È quella memoria che "palpita nel cuore del Tempo" (I, 1, 72), quella "memoria dietro la nostra percezione umana" (v. 929 di questo Canto). Nella Terza Parte di Savitri (XI, 1, 1293) leggeremo: "Anche il corpo si ricorderà di Dio".

Non possiamo non citare, a chiusura di questa nota, una preghiera che Mère trascriveva nel lontano 1931: 0 mio Signore, mio dolce Maestro, per compiere la Tua Opera sono affondata nelle profondità insondabili della materia, ho toccato con mano l'orrore dell'incoscienza e della menzogna - luogo d'oblio oscurità suprema! Ma nel mio cuore ere il Ricordo e dal mio cuore scaturì l'appello che giunse fino a Te: "Signore, Signore, i Tuoi nemici sembrano trionfare ovunque; la menzogna e la sovrana del mondo; la vita senza Te è una morte, un inferno perpetuo; il dubbio ha preso il posto della Speranza e la rivolta quello della Sottomissione; la Fede si Ë inaridita, la Gratitudine non è nata - le passioni cieche, gli istinti assassini, la debolezza colpevole han velato, soffocato la tua soave legge d'Amore. Signore, permetterai ai Tuoi nemici la menzogna, la bruttezza, la sofferenza, di trionfare? Signore, dà l'ordine di vincere e la Vittoria si produrrà. So che noi siamo indegni so che il mondo non e pronto. Ma grido verso di Te nella mia fede assoluta nella Tua Grazia, e so che la Tua Grazia ci salverà.

"Così, la mia preghiera si lanciò verso di Te; e dalle profondità dell'abisso, Ti vidi nel tuo raggiante splendore; Tu apparisti e dicesti: "Non perdere coraggio, sii ferma fiduciosa: IO VENGO. " (Prières et Méditations, 24 nov. '31, p. 337).
vv. 907-09: un mondo (...) mai completo ha sempre accumulato tentativi a metà su

sforzi sprecati e visto un frammento come il Tutto eterno.

Gli sforzi dell'uomo sono stati finora sprecati perché egli ha impiegato la Mente, uno strumento inadatto a risolvere il problema, come dice Mère, mentre la soluzione si trova "IN FONDO alla Materia": Scendete dentro abbastanza a fondo, restate il più tranquilli possibile, e allora 'la cosa' avverrà. Ma non potete capirla: bisogna semplicemente che SIA (...) Allora, quando sarete quella cosa, la sarete e basta, e non ci sarà più nessun problema. E tutto questo è qui, dice Mère "terra terra". E allora tutte le grandi Scuole di pensiero, le grandi Idee, le grandi Réalizzazioni, ... e poi, a un livello ancora più basso, le religioni: sono tutte, oh, solo puerilità! (...) il vero problema è QUI (...) Bisogna scendere fino infondo in fondo (...) alla ricerca di ... non dell'ignoto, no, perché non si tratta di un ignoto; ma dello scoppio (è davvero una specie di scoppio), di quel meraviglioso scoppio della Vibrazione d'Amore che è ... il ricordo [cfr. nota precedente]. È lo sforzo consiste tutto nel mutarlo in realtà attiva (L'Agenda di Mère V, 30 ott. '64, pp. 296-97).

C'è un certo aspetto della creazione che è forse un aspetto molto moderno, osserva Mère: un bisogno di uscire dal disordine e dalla confusione - dalla disarmonia (...) Una confusione, un disordine che prende ogni forma che si tramuta in lotte, sforzi inutili, spreco (...) quello che nei tempi antichi i Veda chiamavano deformazione, crookedeness (...)

È una delle cose più contrarie all'armonia della pura azione divina - che e così semplice ... da sembrare quasi infantile! Diretta diretta, invece di andare avanti per circonvoluzioni assurde e inutili Beh, evidentemente (...) questo disordine è un modo di provocare il bisogno della pura e divina semplicità (Ibid. IV, 15 mag. '63, p. 158).


vv. 1008-09: Un Sì zoppicante (...) accompagnato da un eterno No.

Cfr. nota a III, 2, 26 e sgg.


v. 1011: Impassibile gira la Ruota eternamente in tondo,

Vd. nota a I, 2, 362.


vv. 1016-17: Un errore degli dei ha creato il mondo. Etc.

Cfr. nota a II, 5, 545-601.


Varianti dei vv. 602-765 e 859-71:

Queste varianti, restate fuori della revisione finale del Poema, appartengono all'ultima versione manoscritta di Sri Aurobindo di questi passaggi: un precedente manoscritto rivisto dall'A. sotto dettatura, fu utilizzato come base per il testo pubblicato nell'Edizione del Centenario. In queste varianti si trovano alcuni versi in più, altri inediti ed altri identici o in gran parte modificati rispetto a quella versione.




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