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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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GLOSSARIO

(I numeri in parentesi dopo il vocabolo in grassetto indicano il Libro, il Canto

e il verso di Savitri in cui ricorre.)
accolito (I, 3, 192; II, 11, 313): assistente di un sacerdote; generalmente, seguace di persona potente, ma in senso poco laudativo. Ananke (II, S, 417): Dea greca della Necessità, del Fato.

anima: vd. MENTEIVITA/MATERIAIANIMA astrale (II, 5, 754): questo vocabolo, spesso impiegato nell'occultismo occidentale, indica in effetti il vitale, una forma inferiore del vitale, come in questo caso. (Un'attività del piano astrale, in contano con le forze astrali, accompagnata dall'abbandono del corpo, non è uno scopo spirituale ma appartiene al campo dell'occuleismo. Non fa parte dello scopo dello yoga, osserva Sri Aurobindo: Letters on Yoga, 22, p. 76)

augurale (I, 4, 304): qui nel senso di pertinente agli auguri, che ha cioè valore di oracolo, di profezia

Beatitudine: vd. GIOIA

cabala (II, 11, 328): dottrina ebraica, ma qui, per estensione, sinonimo di 'scienza occulta' o 'dottrina esoterica'

cinetico (I, 3, 394): che produce movimento

cosmologo (I, 4, 826): cultore di cosmologia (lo studio del cosmo comprendente, oltre all'astronomia, ogni speculazione filosofica e teosofica sull'origine e finalità dell'universo)

Dei (I, 1, 1 etc.): Gli Dei, scrive Sri Aurobindo, sono, in origine e in essenza, Emanazioni permanenti del Divino, proiettate dal Supremo attraverso la Madre Trascendente, l'Adya Shakti; nella loro azione cosmica sono Poteri e Personalità del Divino, ciascuno con la sua posizione, la sua funzione e il suo lavoro cosmici indipendenti nell'universo. Non sono entità impersonali ma Personalità cosmiche, benché possano velarsi, come di solito fanno, dietro il movimento di forze impersonali. (Letters on Yoga, 22, pp. 383-84). Sri Aurobindo specifica inoltre che gli Dei non possono essere trasformati, essendo esseri tipici e non evolutivi, ma possono venire qui sulla terra per convertirsi, cioè per abbandonare le proprie idee e il proprio punto di vista e conformarsi alla Volontà superiore e alla Verità sopramentale del Divino. (Ibid., p. 387). Cfr. nota al, I, 1, 1

diarchia (II, 14, 219): governo il cui potere è detenuto ed esercitato da due persone

elementare (II, 5, 37): nome generico a indicare gli spiriti che abitano i quattro elementi. Sri Aurobindo ne parla come di esseri del piano vitale (corrispondenti, nella tradizione indiana, ai Pishacha e Pramatha) che si manifestano più o meno nel vitale-fisico: Sul piano fisico le forze corrispondenti [alla forze oscure del vitale] sono esseri oscuri, più forze che esseri, quel che i Teosofi chiamano gli elementali. Non si tratta di esseri fortemente individualizzati come i Raleshasa e gli Asura [vd. TITANO], ma di forme oscure e ignoranti che operano nel piano fisico sottile. Ciò che in sanscrito chiamiamo i Bhuta rientrano per lo più in questa categoria. Ma esistono due generi di elementali, i malefici e i non malefici... (Letters on Yoga, 22, p. 395)

elisio (II, 9, 57): aggettivo che suggerisce l'idea dell'Elisio (paradiso pagano, dal greco elysios)

empireo (I, 3, 134), agg.: proprio dell''empireo', la più alta e sola immobile del sfere celesti secondo le antiche teorie astronomiche. Più generalmente, l'empireo è sinonimo di mondo sovraterrestre

eone (I, 2, 276 etc.): immensa durata di tempo (dal greco aion, eternità). Da cui l'aggettivo 'eonico'

eudemonizzare (III, 2, 102): verbo tratto dal greco eudaimonismós, eudemonismo, dottrina che riconosce e propugna come legittima l'aspirazione dell'uomo alla felicità

felicità: vd. GIOIA

Gandharva (II, 9, 48): Dei del piano vitale (cfr. Sri Aurobindo, Letters on Yoga, 22, p. 396); musici e cantori del paradiso di Indra (il re degli Dei o Deva) che hanno per compagne lc Apsara (ninfe celesti)

Gerarca (II, 11, 192): tratto dal vocabolario della Chiesa ortodossa, questo nome è qui sinonimo di 'alto dignitario' non d'una Chiesa, ma della Verità divina (come il'gerarca alato' del Paradiso perduto di Milton)

ghoul (II, 7, 480): nella mitologia orientale, demone capace di assumere varie forme e predatore di cadaveri

ginn (II, 10, 577): denominazione araba degli spiriti che popolano la natura esercitando sulla vita umana il loro influsso benefico o malefico

Gioia/felicita/beatitudine (passim): se per 'beatitude', 'joy', 'felicity'; abbiamo cercato di mantenere nella traduzione il corrispettivo termine italiano ('beatitudine', 'gioia', 'felicità'), il termine inglese 'bliss', piuttosto frequente in Savitri, ci ha lasciato invece a una scelta semantica che, in mancanza da parte nostra della stessa esperienza del Poeta, potrà essere impropria. Ricordiamo infatti che Mère sottolineò la differenza fra i tre stati (tutti esprimibili, in inglese, con 'bliss'): È un errore confondere la Gioia con la Felicità. Sono due cose diversissime. Non solo le loro vibrazioni sono diverse, ma sono diversi i loro colori. C'è un azzurro, un azzurro argenteo chiaro (...), molto luminoso e trasparente, che è il colore della Felicità. È qualcosa di passivo, refrigerante, che rinfresca, ringiovanisce

Invece il colore della Gioia è di un oro rosato, un rosato chiaro con un tocco di rosso, anche il rosso molto chiaro. È qualcosa di attivo, caldo, che fortifica e rende più intensi. Il primo è dolcezza, il secondo tenerezza

È la Beatitudine (...) è la loro sintesi. Si trova nella parte più alta della coscienza sopramentale, in una luce adamantina: una luce senza colore, scintillante, che contiene tutti i colori Gioia e Felicità formano come i lati di un triangolo che ha al vertice la Beatitudine

La Beatitudine contiene in sé freschezza e calore insieme, la passività e l'attività, il riposo e l'azione, la dolcezza e la tenerezza. (L'Agenda di Mère I, 22 genn. '58, p. 153-54)

Gnosi (II, 10, 729): Sri Aurobindo la definisce "ogni conoscenza che e basata sulla Verità dell'essere, e non sull'ignoranza o la Nescienza' "Intelligenza suprema, totalmente autocosciente e onnisciente' "la coscienza della Realtà, dell'Essere, dello Spirito che è nascosta in noi e si manifesta lentamente quaggiù" (The Life Divine, 19, cap. XXVII: "The Gnostic Being", passim). Nel suo commento alla Isha Upanishad scrive anche: La Gnosi o vera sopramente è un potere, al di sopra della mente, che opera nella sua propria legge, dall'identità diretta del Sé supremo, la sua Verità assoluta autocosciente che conosce se stessa per il suo proprio potere di Luce assoluta senza alcun bisogno di ricerca, nemmeno della ricerca più luminosa. (The Upanishads, 12, p. 124 n.). Vd. anche IDENTITÀ, INCOSCIENTE (secondo paragrafo) e SOPRAMENTE

goblin (II, 5, 41; 7, 480; 8, 363): spirito maligno

ictus (I, 3, 565): in linguistica, sinonimo di accento intensivo. In musica, l'accento della battuta, cioè il tempo forte. Per estensione, equivalente a 'colpo'

identità (II, 3, 200; 5, 246; 6, 1001; III, 3, 86): cfr. nota a Sav. II, 3, 200 e GNOSI

ierofante (II, 11, 191 etc): nell'antica Grecia, il capo supremo dei sacerdoti di Eleusi. Qui, sacerdote di grande dottrina che istruisce gli iniziati

Ignoranza (I, 1, 34 etc.): Ignoranza significa Avidya, la coscienza separativa, scrive Sri Aurobindo, e la mente e la vita egoistiche che ne derivano e tutto quel che è naturale per la coscienza separativa e la mente e la vita egoistiche. Quest'ignoranza è il risultato di un movimento col quale l'intelligenza cosmica si separata dalla luce della sopramente (la Gnosi divina) e ha perduto la Verità, - verità dell'essere, verità della coscienza divina, verità della forza e dell'azione, verità dell'Ananda. Come risultato, invece d'un mondo di verità integrale e di divina armonia creato nella luce della Gnosi divina, abbiamo un mondo basato sulle verità parziali di un'intelligenza cosmica inferiore in cui tutto e semi-verità, semi-errore. È questa che certi antichi pensatori come Shankara, non percependo la più grande Forza-di-Verità dietro, stigmatizzarono come Maya e pensarono fosse il supremo potere creativo del Divino. Nella coscienza di questa creazione tutto è o limitato o pervertito a causa della separazione dalla Luce integrale; perfino la Verità ch'essa percepisce non è che una semi-conoscenza. Perciò e detta Ignoranza. (Letters on Yoga, 22, p. 381). Vd. anche INCOSCIENTE, MENZOGNA e nota a I, 1, 34

Imagista (II, 10, 761): da 'imagismo', movimento poetico inglese del secondo decennio del sec. XX, ispirato a motivi classicheggianti ed esotici da svolgere con assoluta limpidezza e castità di stile

Incascienza (l'), Incoscienza- (passim): per Sri Aurobindo, tutti gli aspetti della onnipresente Realtà hanno la loro fondamentale verità nell'Esistenza suprema, cosa anche l'aspetto o potere dell'incoscienza, che sembra essere un opposto, una negazione della Realtà eterna, corrisponde tuttavia a una Verità che l'infinito autocosciente e onnisciente contiene in se stesso. Essa è, se l'osserviamo attentamente, il potere dell'infinito d'immergere la coscienza in una trance di auto-involuzione, un oblio di sé dello Spirito velato nei suoi propri abissi dove nulla è manifesto ma tutto inconcepibilmente è e può emergere da quella ineffabile latenza. (The Life Divine, 18, p. 318)

L'evoluzione del nostra coscienza verso una sovracoscienza è possibile infatti solo se l'incoscienza che è qui la nostra case è in realtà essa stessa una Sovracoscienza involuta; perché ciò che sarà nel divenire della Realtà in noi, deve trovarsi già involuto o nascosto nel suo inizio. Possiamo ben concepire l'incosciente come un Essere o Potere involuto quando osserviamo attentamente questa creazione materiale di un'Energia incosciente e la vediamo eseguire (...) il lavoro d'una vasta intelligenza involuta e ci rendiamo conto, anche, che noi stessi siamo qualcosa di quell'intelligenza che evolve dalla sua involuzione, una coscienza emergente la cui emersione non può, in cammino, arrestarsi bruscamente finche' l'involuto non si sia evoluto e rivelato come una suprema Intelligenza totalmente autocosciente e onnicosciente. È a questa che abbiamò dato il nome di Sopramente o Gnosi. (Ibid, 19, p. 1017). Vd. anche GNOSI, NESCIENZA, SOPRAMENTE, SUBCOSCIENTE e note a Sav. I, 1, 34 e III, 3, 47-49 e 470

Intollerabile/intollerante/intolleranza: vd. nota a I, 1, 222-24

intuizìone (I, 4, 216; II, l, 197; III, 3, 565): per Sri Aurobindo l'intuizione e un potere di coscienza più vicino e più intimo all'originale conoscenza per identità; perché è sempre qualcosa che erompe direttamente da un'identità nascosta (The Life Divine, 19, p. 946). Alla fonte dell'intuizione scopriamo infatti una Mente cosmica sovracosciente in diretto contatto con la Coscienza-di-Verità sopramentale: la Surmente. Vd. IDENTITA e SURMENTE

involucro (I, 3, 195; 5, 279; II, 2, 114; 6, 108): cfr. nota a Sav. I, 3, 195

Isole Felici (I, 4, 883): nella geografia antica, le Esperidi (le Isole del Tramonto), al limite occidentale del mondo

Kakemono (III, 3, 410): pittura giapponese su seta montata a pannello. Kali (II, 10, 613): cfr. nota relativa

materia: vd. MENTE/VITA/MATERIA/ANIMA

Map (II, S, 178): qui nel senso di Potere d'illusione cosmica

Mente/vita/materia/anima (passim): per Sri Aurobindo, Mente, Vita e Materia rappresentano un triplice aspetto dei principi superiori del Sopramente, Coscienza-Forza ed Esistenza che opera, per quel che concerne il nostro universo, in soggezione al principio d'Ignoranza, al superficiale e apparente oblio di sé dell'Uno nel suo gioco di divisione e molteplicità. In realtà, (...) la Mente è un potere subordinato della Sopramente basato sul punto di vista della divisione, praticamente immemore qui dell'unità che è dietro, benché capace di ritornarvi grazie a una re-illuminazione dal sopramentale; la Vita è analogamente un potere subordinato dell'aspetto energia di Satcitananda [SatCit-Ananda: pura e infinita Esistenza-Coscienza-Beatitudine: n.d t.], è la Forza che elabora la forma e il gioco d'energia cosciente dal punto di vista della divisione creata dalla Mente; la Materia è la forza della sostanza dell'essere che l'esistenza di Satcitananda assume quando si scommette a quest'azione fenomenica della sua propria coscienza e forza

Inoltre, aggiunge Sri Aurobindo, c'è un quarto principio che entra nella manifestazione al nodo della mente, della vita e del corpo: quello che chiamiamo l'anima; ma questa ha un doppio aspetto: di fronte, l'anima-di-desiderio che lotta per possedere le cose e gioirne, e, dietro e in gran parte o interamente nascosta dall'anima-di-desiderio, la vera entità psichica che è la reale depositaria delle esperienze dello spirito. (...) Questo quarto principio umano è una proiezione e un'azione del terzo principio divino dell'infinita Beatitudine, ma un'azione nei termini della nostra coscienza e nelle condizioni dell'evoluzione dell'anima in questo mondo... (The Life Divine, 18, pp. 263-64)

Menzogna (II, 3, 297 etc.): Sri Aurobindo la definisce "un estremo risultato dell'Ignoranza": essa è creata da un potere asurico che interviene in questa creazione e non è solamente separato dalla Verità e quindi limitato nella conoscenza e aperto all'errore, ma in rivolta contro la Verità o abituato ad afferrare la Verità solo per pervertirla. Questo potere, l'oscura Shaleti asurica o Maya raleshasica [vd. TITANO], mostra la propria coscienza pervertita come vera conoscenza e le sue ostinate distorsioni o rovesciamenti della Verità come la verità delle cose. Sono i poteri e le personalità di questa coscienza pervertita e pervertitrice che noi chiamiamo esseri ostili forze ostili. Ogni volta che queste perversioni da loro create dalla sostanza dell'ignoranza sono presentate come la Verità delle cose, questa è la Menzogna, nel senso yogico... (Leners on Yoga, 22, pp. 381-82). Vd. anche IGNORANZA

Morse (II, 5, 392): particolare codice (dal nome del suo inventore, lo statunitense Samuel Morse, sec. XIX) usato in telegrafia per esprimere le lettere dell'alfabetoe messaggi convenzionali mediante gruppi di linee e di punti, che vengono tradotti in segnali (elettrici, luminosi, etc.) di diversa durata

Nescienza (I, 3, 130 etc.): Sri Aurobindo preferisee spesso questo termine a 'Incoscienza', giacché questa cosiddetta incoscienza contiene una coscienza nascosta: La difficoltà della Materia non è un'incoscienza assoluta, ma una coscienza oscurata limitata dal suo stesso movimento - vagamente, ignorantemente, ciecamente cosciente di sé, non veramente sensibile a qualcosa al di fuori della sua propria forza e delle sue proprie forme. Nelle sue peggiori condizioni, si può chiamare non tanto incoscienza quanto nescienza. Il risveglio di una - coscienza sempre più grande in questa Nescienza è il miracolo dell'universo della Materia

Questa nescienza della Materia e una coscienza velata, involuta o sonnambula che contiene tutti i poteri latenti dello Spirito. In ogni particella, atomo,molecola, cellula della Materia vive nascosta e opera sconosciuta tuttal'onniscienza dell'Eterno e tutta l'onnipotenza dell'infinito. ("Evolution", 17, p.15). Vd. INCOSCENZA e nota a Sav. I, 1, 1

Nö (II, 6, 569): dramma lirico giapponese con attori mascherati che con la loro danza evocano le gesta degli eroi di questo mondo effimero, o dei loro spiriti che vi ritornano

OM (III, 2, 31): la mistica sillaba AUM le cui tre lettere (A lo spirito del grossolano ed esterno, U lo spirito del sottile e interno, M lo spirito dell'onnipotenza sovracosciente segreta, OM l'Assoluto) rappresentano il Brahman o Sé Supremonei suoi tre gradi di condizione, l'Anima-di-Veglia, l'Anima-di-Sogno el'Anima-di-Sonno (cfr. nota a Sav. II, 5, 188): il Purusha che appare all'esterno,quello interiore o sottile e quello sovracosciente causale. Ciascuna lettera A. U,M indica uno di questi tre nell'ordine ascendente e la sillaba come UA interoestrinseca il quarto stato, Turiya, che si eleva all'Assoluto

(...) OM è l'unica espressione universale dell'energia del suono e del linguaggio, quella che contiene e riassume, sintetizza e libera tutto il potere spirituale e tutta la potenzialità di Vale [la parola] e Shabda [il suono]. (Cfr. Sri Aurobindo, Essays on The Gita, 13, pp. 315 n., 475, 261 e The SynThesis of Yoga, 20, p. 305)ònagro (II, 10, 331): asino selvatico asiatico

ossìmoro (od ossimòro: I, 5, 42): figura retorica consistente nell'accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrarî

panergia (II, 15, 136): vd. nota relativa

peccato (I, 4, 412 etc.): nella concezione vedica, secondo Sri Aurobindo, il peccato è ciò che spinge alla deviazione dal retto cammino: Esiste una via diretta,- o di luce e verità spontaneamente progressive (...) con cui la legge della nostra natura dovrebbe normalmente portarci verso la realizzazione. peccato la costringe invece a una marcia piena d'inciampi, per tratti accidentati e limitan' e lungo contorti meandri. (The Upanishads, 12, p. 68 n.). Ogni peccato, scrive altrove Sri Aurobindo, è peccato contro l'armonia, e produzione di dualità: esso deriva dalle molte incapacità cui è costretta l'anima prigioniera dell'ego (cfr. The Synthesis of Yoga, 21, p. 653). Egli lo definisce anche come la persistenza di qualcosa che ha potuto un tempo essere utile ma che ora non è più al suo posto (cfr. Thoughts and Aphorisms, 17, p. 86). Il "peccato" non può esser compreso se non dissociandolo da ogni specie di riprobazione 'morale', non esistendo altro infatti nella manifestazione che una "gerarchia di prossimità al Divino", come sottolinea Mère: Non esiste altro vizio, altro peccato che di essere lontano da Te. (L'Agenda di Mère IV, 7 dic. '63, p. 444)

pellocido (II, 2, 30): parzialmente trasparente, diafano. ragusea (I, 3, 546): nave che trasporta merci pregiate

Ribelli (II, 8, 16): 'Anarles' nel testo inglese nel senso di fautori d'anarchia (Lucifero è il grande Anark nel Paradiso perduto di Milton). Qui i-Ribelli sono quelli che, secondo le tradizioni, vengono chiamati Asura o Titani. Vd. mano e cfr. nota a Sav. II, 8, 16

Sé e sé (passim): Il Sé è essere, non un essere, spiega Sri Aurobindo a un discepolo. Per Se' s'intende l'esistenza essenziale cosciente, una in tutto. E ancora: Il sé e essenzialmente universale [cfr. nota a Sav. III, 2, 16]; il se individualizzato [cfr. nota a Sav. I, 3, 14-15] è solo l'universale sperimentato da o in un centro individuule. (Letters on Yoga, 23, pp. 1071-72)

Shiva- a(II, 8, 381; II, 10, 239; III, 4, 339): vd. note relative

siclo (I, 3, 725): antica moneta d'argento ebraica. I "sicli d'oro" son qui sinonimo di 'grande ricchezza'

Sopramente (II, 3, 188; 6, 529): Sri Aurobindo definisce la Sopramente ('Supermind') "la Gnosi divina che crea, governa e sostiene i mondi": la natura dell'Essere divino, non nella sua autoesistenza assoluta, ma nella sua azione quale Signore e Creatore dei proprî mondi. Questa e la verità di ciò che chiamiamo Dio. (The Life Divine, 18, pp. 263 e 132). Nella Luce sopramentale e la sede della divina Coscienza-di-Verità che possiede in se' innato, come nessun'altra coscienza al di sotto di essa può possedere, il potere di organizzare le operazioni di una Verità che non e più offuscata dall'ombra dell'incoscienza e Ignoranza cosmiche. Arrivare lì e da lì far discendere un dinamismo sopramentale che può trasformare l'ignoranza è la meta suprema, distante ma imperativa, dello Yoga integrale. (The Synthesis of Yoga, 20, p. 139). Cfr. INCOSCIENTE, GNOSI e SURMENTE

Sovra-anima (I, 3, 69 e 5, 504; II, 15, 181): Sri Aurobindo la definisce come "il nostro più alto, più profondo e più vasto Sé": uno Spirito che possiamo scoprire con l'allargamento del nostra conoscenza ed è manifesto sulle sue vette o per riflesso in noi stessi quale Satcitananda che crea noi e il mondo col potere della Sua divina Conoscenza-Volontà, spirituale, sopramentale, cosciente della verità, infinito. Questo è il vero Essere, Signore e Creatore, che, quale Se cosmico velato nella Mente, nella Vita e nella Materia, e disceso in ciò che chiamiamo l'incosciente e ne costituisce e dirige l'esistenza subcosciente con la Sua volontà e conoscenza sopramentali, e asceso fuori nell'Incosciente e dimora nell'essere interiore costituendone e dirigendone l'esistenza subliminale con la stessa Volontà e conoscenza, ha portato a galla, dal subliminale, la nostra esistenza di superficie e dimora segretamente in essa sorvegliandone, con ha stessa luce e dominio supremi, gl'incespicanti e brancolanti movimenti. (The Life Divine, 18, p. 561). Vd. anche SOVRACOSCIENTE e SUBCOSCIENTE

sovracosciente (I, 5, 454 etc.), sovracoscienza (I, 3, 608): nella nostra sfera totale d'esistenza, scrive Sri Aurobindo, c'è poi una sovracoscienza, così come una subcoscienza e incoscienza, che sovrasta e forse avvolge i nostri' se' subliminali e quelli di veglia, ma a noi ignota, apparentemente irraggiungibile e incomunicabile. (...) Se il subliminale e il subcosciente possono paragonarsi a un mare che solleva le onde della nostra esistenza mentale di superficie, la sovracoscienza può paragonarsi a un etere che costituisce, contiene, copre dall'alto, abita e determina i movimenti del mare e delle sue onde. È lì, in questo etere superiore che siamo inerentemente e intrinsecamente coscienti del nostro se' e spirito, non come quaggiù per un riflesso nella mente silenziosa o per acquisizione della conoscenza d'un Essere celato dentro ti noi; e attraverso diesso, attraverso quest'etere di sovracoscienza, che possiamo passare a uno stato, a una conoscenza ed un'esperienza supremi. (The Life Divine, 18, p. 561). Vd. anche SOVRA-ANIMA e SUBCOSCIENTE

starter (II, 5, 649): nel linguaggio sportivo, colui che dà l'ordine e il segnale d'inizio d'una corsa

Subcosciente/subliminale (passim): Sri Aurobindo definisce il subcosciente una coscienza inferiore diminuita vicina all'incosciente, e il subliminale una coscienza più vasta della nostra esistenza di superficie, ma sottolinea che entrambi appartengono al regno interiore del nostro essere del quale la nostra superficie ma inconscia, per cui entrambi vengono confusi tra loro nella nostra concezione e nel nostro linguaggio ordinari. (The Life Divine, 18, p. 223 n.). Egli distingue tre elementi nella totalità del nostro essere: il submentale o subcosciente che ci appare come se fosse incosciente e che include la base materiale e buona parte della nostra vita e del nostro corpo; il subliminale, che include l'essere interiore, considerato nella sua totalità di mente interiore, vita interiore e fisico interiore con l'anima o entità psichica che li sostiene; e la coscienza di veglia che il subliminale e il subcosciente proiettano in superficie come un'onda del loro flutto nascosto. Ma anche questa, soggiunge, non e una descrizione adeguata di ciò che siamo; perché non e 'è solo qualcosa di profondo dentro, dietro la nostra ordinaria autoconsapevolezza, ma anche qualcosa in alto al di sopra di essa: questo pure è noi stessi, diverso dalla nostra personalità mentale di superficie, ma non fuori del nostro vero sé; anch'esso è una regione dello spirito. Perché il subliminale propriamente detto non è altro che l'essere interiore al livello della Conoscenza-ignoranza, luminoso, potente ed esteso in realtà oltre la limitata concezione della nostra mente di veglia, ma non tuttavia il supremo o intero senso del nostro essere, non il suo mistero ultimo. Diveniamo coscienti, in una certa esperienza, di una sfera d'esistenza sovracosciente rispetto a tutti questi tre, conscia anche di qualcosa, di una suprema, eccelsa Realtà che li sostiene e li supera tutti, della quale l'umanità parla vagamente come di Spirito, Dio, la Sovra-Anima ... (Ibid, pp. 560-61). Vd. anche SOVRA-ANIMA e SOVRACOSCIENlE

subliminale (I, 4, 127 etc.): vd. SUBCOSCIENTE

Surmente (I, 3, 687; II, 15, 180): Sri Aurobindo definisce la Surmente ( 'Overmind') una Mente cosmica sovracosciente che è alla fonte dell'Intuizione e in diretto contatto con la Coscienza-di-Verità sopramentale, un'intensità originale che determina tutti i movimenti al di sotto di essa e tutte le energie mentali; - non la Mente come noi la conosciamo, ma una Surmente che copre, come con le vaste ali di una Sovra-anima creativa, tutto questo emisfero inferiore di Conoscenza-ignoranza, lo collega con quella più grande Coscienza-di-Verità pur velando allo stesso tempo alla nostra vista col suo brillante Coperchio dorato il volto della più grande Verità (...)È insomma il Potere che ad un tempo connette e divide la Conoscenza suprema e l'ignoranza cosmica. (Cfr. The Life Divine, 18, p. 278). La Surmente, nella sua legge e natura, sarebbe quindi una delegata della Coscienza sopramentale, la sua delegata per l'ignoranza. Potremmo parlarne come di un doppio di protezione, uno schermo di somiglianza dissimile attraverso cui la Sopramente può agire indirettamente su un'ignoranza la cui oscurità non potrebbe sopportare o ricevere l'impatto diretto di una Luce suprema. (Ibid, p. 278). Le supreme altezze della mente o della Surmente sono perciò ancora dentro la zona di una mitigata ignoranza; possono rifrangere una Luce divina ma non trasmetterla alle nostre membra inferiori in un potere che non sia diminuito. (The Synthesis of Yoga, 20, p. 456). L'ultimo grado dell'ascensione, scrive ancora Sri Aurobindo,sarebbe il superamento della Surmete stessa o il suo ritorno nella sua propria origine ancora più grande, la sua conversione nella luce sopramentale della Gnosi divina. (Ibid., p. 139). Cfr. INTUIZIONE e SOPRAMENTE

Titano, titanico, (I, 2, 269 etc.): i Titani (o Asura) sono esseri del piano vitale mentalizzato che, assieme ai Raleshasa e ai Pishacha (rispettivamente del piano vitale mediano e inferiore) sono in opposizione agli Dei, ai Poteri del Luce. Anch'essi scrive Sri Aurobindo, sono Poteri, perché anch'essi hanno il loro campo cosmico in cui esercitano la loro funzione ed autorità ed alcuni di loro furono una volta Poteri divini ("i primi dei",come sono chiamati da qualche parte nel Mahabharata) che son caduti verso le tenebre per rivolta contro la Volontà divina dietro al cosmo. (Letters on Yoga, 22, p. 382). Dei e Titani, aggiunge l'A., sono in effetti strettamente affini nelle loro differenze, ne potevano mancare nell'evoluzione. Ma abitano i poli opposti d'una comune esistenza e una comune natura. I primi discendono dalla luce e l'infinità, soddisfazione, per il gioco; gli altri montano dall'oscurità e l'indeterminatezza, adirati per la lotta. ("The Superman", 16, p. 276). Vd. anche note al titolo e al v. 16 del Canto VIII del Libro II di Savitri

tripode (I, 3, 699): sostegno a tre piedi. Tre è il numero della mente. La Pizia dell'oracolo di Delfi profetizzava stando seduta su un tripode (simbolo d'una mente in rapporto con la profezia). Sri Aurobindo descrive la mente inferiore come una "trinità nana" (Sav. II, 10, 259). Vd. anche la "triplice corda della mente" (I, 5, 281 e nota relativa) e "il pensiero infernale sul suo nero tripode (II, 8, 53)

troll (II, 5, 727 e 10, 417): nella mitologia scandinava, spirito maligno abitante di boschi, montagne e luoghi solitarî

ukase (I, 5, 65): parola d'origine russa che significa 'editto', con riferimento all'autorità suprema

upas (II, 8, 67): parola d'origine malese designante l'Antiaris Toxicaria, albero la cui linfa è velenosa



vedico (I, 5, 24): appartenente al Veda, "il libro del conoscenza". vita: vd. MENTE/VITA/MATERIA


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