Ana səhifə

Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


Yüklə 2.1 Mb.
səhifə37/45
tarix25.06.2016
ölçüsü2.1 Mb.
1   ...   33   34   35   36   37   38   39   40   ...   45

Canto IV: I REGNI DELLA PICCOLA VITA

Il titolo: Si tratta del campo in cui opera quella forza vitale che, come scrive Sri Aurobindo, non è una forza materiale incosciente e neppure, eccetto nei suoi movimenti più bassi, un'energia elementare subcosciente, ma una cosciente forza d'essere che si muove verso la formazione, ma molto più essenzialmente verso il godimento, il possesso, la soddisfazione del suo impulso dinamico. Il desiderio e la soddisfazione dell'impulso sono quindi la prima legge di questo mondo di mera esistenza vitale. (...) esso può chiamarsi il mondo-di-desiderio, perché questa è la sua principale caratteristica. (The Synthesis of Yoga, 20, p. 433).


vv. 1-2:Un mondo (...) nato da quell'incontro ed eclissi dolorosi

Il piano della piccola vita, che ha dato all'uomo la legge del desiderio insaziabile, scrive A.B. Purani (Op. cit., p. 176), sorse come risultato del doloroso incontro del Vitale superiore e l'incoscienza.


v. 94: La Materia non la soddisfa, e si volge alla Mente;

L'universo materiale sarebbe una distesa di prodigioso deserto, scrive Sri Aurobindo, se la Vita non fosse apparsa quale primo segno di qualche meravigliosa utilità e d'un profondo e commovente significato ultimo. Ma anche la vita, di per sé, sarebbe un movimento scozza un seguito per il suo significativo inizio o scozza una luce per il suo stesso mistero se nella Vita non fosse nascosto un potere di coscienza interpretativo o per lo meno ricercatore [cfr. v. 72: "si svegliò una cieca necessità di conoscere"] che può volgersi contro i suoi poteri e al suo modo di procedere per afferrarli e dirigerli verso la realizzazione del loro scopo. Ed aggiunge: Poiché questo Spirito infinito ed eterna Divinità è qui celato nel processo dalla Natura materiale, l'evoluzione di un potere al di là dalla Mente non e solo possibile, ma inevitabile. ("Evolution, 17, pp. 19-20).


v. 128:(...) La Potenza detronizzata, etc.

La Vita, precipitata dal suo proprio mondo nel processo di manifestazione nel mondo materiale, subisce un'inevitabile degradazione: Il mondo che e al di là di questo piano materiale scrive Sri Aurobindo, dev'essere un mondo basato su un'Energia vitale cosmica cosciente, una forza di ricerca vitale e una forma di Desiderio e della loro auto-espressione, e non una volontà incosciente o subcosciente che assume la forma di una forza ed energia materiale. (The Life Divine, 18, p. 256). Cfr. v. 112: "a partir dal suo timido e confuso inizio subcosciente".


v. 318:portando con sé la sua triplice croce mistica.

Si tratta del puro Essere che si sottomette alle condizioni della mente, della vita e del corpo: l'involuzione dell'Uno nella sua molteplicità perché si evolva la discoperta della sua unità. Cfr. Glossario: MENTE/VITA/MATERIA .


v. 335 e sgg.: un gioco d'amore e d'odio (...) continua nella camera d'infante

della mente etc.

Cfr. nota a III, 4, 115.


v. 350 e sgg.: Venne allora un soffio più ardente di Vita in risveglio etc.

È la mente vitale (il "senso pensante" del v. 352) del primitivo stadio umano. La mente ordinaria nell'uomo, scrive Sri Aurobindo, non è veramente la mente pensante propriamente detta, ma una mente-di-vita, una mente vitale (...) che ha imparato a pensare ed anche a ragionare ma per i suoi propri fini e sulle sue proprie linee, non su quelle di una vera mente di conoscenza ("The Human Cycle", 15, p. 99 n.); egli la definisce un'intelligenza della mente-di-vita, dinamica, vitale e nervosa al di sopra della mente fisica e più aperta, sebbene ancora oscuramente, allo psichico (The Life Divine, 19, p. 718) - una sorta di mediatrice fra l'emozione, il desiderio e l'impulso vitali e il mentale vero e proprio. (Letters on Yoga, 22, p. 326).


v. 524:Una terza creazione rivelò allora il suo volto.

È la mente pensante, che si manifesta dopo la mente fisica (materiale e corporea) e quella vitale (dinamica e nervosa), ed è capace di sottrarsi all'assorbimento nella vita costituendo un "centro di riferimento in un campo cosciente, / immagine d'una Luce unitaria interiore" (vv. 564-65).




Canto V: LE DIVINITÀ DELLA PICCOLA VITA



v. 4: Esso viveva al margine dell'Idea,

Questo mondo della "piccola vita" appartiene a quella che Sri Aurobindo chiama la "creazione inferiore", in cui Mente, Vita e Materia (vd. Glossario: MENTE/VITA/MATERIA ) costituiscono non un'unità "una e trina", ma una "triplice manifestazione differenziata" a causa del principio separatore dell'ignoranza che le domina. A legare questa creazione inferiore ai "mondi superiori" in cui regna la coscienza dell'unità nella molteplicità è un "mondo intermedio", chiamato dai Rishi vedici Maharloka, il cui principio è l'idea (Vijnana) che, quando opera nelle condizioni e nelle forme della mente, si traduce nell'intuizione (rivelazione, ispirazione, percezione intuitiva, discriminazione intuitiva: cfr. nota a II, 1, 197). Si tratta dell'idea gnostica, non di una concezione intellettuale. (Cfr. Sri Aurobindo, The Upanishads, 12, pp. 122-24)


v. 37: si vedeva una turba di elfi, specie elementare.

Cfr., nel Glossario, ELEMENTARE. Vd. anche il v. 401: "la sua scelta è l'opera d'energie elementari".


vv-. 45-46: Volontà ignoranti e pericolose ma armate di potere. etc.

Si tratta di tutte quelle entità e forze vitali nel cui stretto cerchio di potere resta succube l'uomo non liberato dall'ignoranza: i mondi vitali, scrive Sri Aurobindo sono la dimora naturale dei Poteri che più disturbano la vita umana; e questo è logico, perché è attraverso il nostro essere vitale ch'essi ci influenzano e devono pertanto essere poteri di un'esistenza vitale più vasta e più potente. (the Life Divine 19, p. 781). Gli esseri di questo piano vitale sono spesso ostili al vero scopo dalla vita spirituale, spiega Sri Aurobindo a un discepolo, spesso traggono in inganno presentandosi come poteri divini, danno suggestioni ed impulsi erronei, e pervertono la vita interiore. (...) È inevitabile, nell'espansione della coscienza che risulta da un'apertura interiore, venire in contatto col piano vitale ed entrarvi, ma non ci si dovrebbe mai mettere nelle mani di questi esseri e di queste forme o lasciarsi guidare dalle loro suggestioni e i loro impulsi. Questo è uno dei principali pericoli della vita spirituale ed è necessario che il ricercatore stia in guardia contro ciò se desidera arrivare alla meta. (Letters on Yoga, 22, pp. 76-77).


v. 61: Divertirsi col bene e col male è la loro legge;

Nella gradazione ascendente dei mondi esistono, nota Sri Aurobindo, pre-formazioni del bene e del male che devono evolversi nella terra come parte della lotta necessaria per la crescita evolutiva dell'Anima nella Natura... (The Life Divine, 19, p. 782). Cfr. nota a I, 1, 22940.


v. 83: le nostre ricerche danno ascolto a speranze disastrose.

Questo perché i Poteri oscuri han fatto della Vita una rivendicatrice invece d'uno strumento [del Divino], come scrive Sri Aurobindo a un discepolo (Letters on Yoga, 22, p. 24). Cfr., più oltre, i vv. 363-64: "[la nostra ragione] si sforza solo di canalizzarne i poteri [della vita] / sperando di orientarne il corso verso fini umani".


v. 89: e adorano la sicurezza d'un tipo stabilito;

Se un essere dei mondi tipici [cioè non evolutivi: n.d.t.] vuole evolvere, deve scendere sulla terra e assumere un corpo umano e accettare di partecipare all'evoluzione. È perché non vogliono far questo, scrive Sri Aurobindo, che gli esseri vitali cercano di possedere gli uomini così da poter godere le materialità dalla vita fisica scozza subire il fardello dell'evoluzione o il processo di conversione in cui essa culmina. (Letters on Yoga, 22, p. 386).


v.115:Soltanto allora ha fine questo sogno ch'è la vita inferiore.

È uno dei temi ricorrenti della letteratura induista puranica, basata sulla teoria illusionista del mondo (nel cui contesto il 'sogno' si connota quale illusione e il risveglio diventa evasione dal mondo), diversa dalla concezione vedica - e di Sri Aurobindo - (per la quale vd. note a I, 3, 252 e II, 5, 188). Nello Srimad Bhagavatam, per esempio, si legge: QUESTO stato di cose continuerà finché il sognatore non si risvegli. Il momento in cui si risveglia, il sognatore sa che tutto ciò attraverso cui era passato non era reale: che era tutto congiurato dallo stato di sogno e che non c'è bisogno che ne soffra, poiché si e risvegliato. Egli conosce la Verità riguardo al suo sogno. Ma, a meno che non si risvegli e finché non si risvegli nessuno può convincerlo che tutto Ë falso: che il mondo di sogno proprio non esiste. Chi sogna deve svegliarsi per realizzare che stava sognando (...) il coinvolgimento del Jivatma [l'atman, spirito o sé eterno, dell'essere vivente; il sé individuale: n.d.t.] con il corpo e la mente Ë come un sogno. Non esistono argomenti intellettuali che possano convincerlo che Le sue sofferenze son tutte false. Egli deve svegliarsi da questo sogno per realizzare la Verità riguardo a se stesso. (Op. cit., adapt. by K. Subramaniam, pp. 104-05).


vv. 125-26 lo Spirito divenne la Materia ... etc.

L'involuzione di uno Spirito sovracosciente nella Materia incosciente e il segreto di questo mondo visibile e apparente, scrive Sri Aurobindo, e l'evoluzione di questo Sovracosciente dalla Natura incosciente è la parola-chiave dell'enigma terrestre. La vita terrestre è l'abitazione che una grande Divinità si è scelta, la cui volontà conica è di trasformarla da una cieca prigione nella sua splendida dimora e nel suo tempio la cui altezza tocca il cielo. ("Evolution", 17, pp. 17-18). Lo Spirito si e fatto Materia, scrive altrove il Poeta, al fine di porvisi quale strumento per il benessere e la gioia degli esseri creati, per un'offerta di sé d'utilità e servizio fisici universali (The Life Divine, 19, p. 987).


v. 143:All'inizio esisteva solo uno Spazio eterico:

Etere e spazio materiale sono nomi diversi a indicare la stessa cosa, scrive Sri Aurobindo. Lo Spazio, almeno nella sua origine se non nel suo carattere universale, e un'estensione della sostanza di coscienza in cui può aver luogo il moto d'energia per Le relazioni degli esseri fra loro o delle forme fra loro e per la costruzione di forme simboliche su cui può sostenersi questo reciproco scambio. L'Etere e lo spazio che sostiene le opere dell'energia materiale e le forme simboliche ch'essa crea; e, paradossalmente parlando ma in modo pertinente, materia immateriale o essenziale. ("Evolution", 17, P - 14)-


v. 146:sostenuto da un originario Soffio supremo,

"Soffio supremo" o "Soffio originario" è un termine upanishadico a indicare il Prana universale o energia vitale, agente di primaria importanza nella teoria vedica del Cosmo.


v. 188:Il Sognatore cambiò un poco la sua posa di pietra.

Vd. anche, più oltre "Allora si scosse il sonno muto e immobile dello Spirito" (v. 192) e "Una divinità si svegliò... etc." (v. 223). Si tratta delle tre condizioni dello Spirito che i Rishi vedici vedevano come lo Stato-di-Sonno (Avyaleta), lo Stato-di-Sogno (Hiranyagarbha) e lo Stato-di-Veglia (Vaisvanara). Lo Stato-di-Sonno è la condizione di non-manifestazione e, come scrive Sri Aurobindo, si può considerare come Volontà e Saggezza eterna sull'orlo dalla creazione, lo Stato-di-Sogno e la condizione psichica dello Spirito e opera in un mondo di materia sottile (...): si può considerare come Volontà ed Energia eterna nel processo della creazione con tutta l'attività dell'Universo brulicante e fruttificante in essa; e quella matrice psichica in cui si sono evolute la forma e La vita fisiche, lo Stato-di-Veglia è la condizione in cui lo Spirito si manifesta come forma e vita fisicamente visibile, udibile e sensibile e arriva alla fine a un'apparenza di ferma stabilità e solidità nella materia grossolana. ("The Karmayogin", 27, pp. 212-13).


v. 243 e sgg.: La magia d'una forma cosciente fu cesellata: etc.

L'intento e il segno essenziale della crescita evolutiva qui è l'emersione della coscienza in un universo apparentemente incosciente, osserva Sri Aurobindo, la crescita della coscienza e con essa la crescita dalla luce e del potere dell'essere; lo sviluppo dalla forma e del suo funzionamento o la sua capacità di sopravvivere, benché indispensabile, non è l'intero significato o il motivo centrale. Il risveglio sempre più grande della coscienza e la sua ascesa a un sempre più alto livello e a una più vasta estensione della sua visione e azione e la condizione del nostro progresso verso quella suprema e totale perfezione che e lo scopo della nostra esistenza. (The Supramental Manifestation, 16. p. 15).


v. 379:così restano invisibili quelle [radici] della nostra mente e la

nostra vita.

(...) proprio come la Menta non è un'entità separata, ma ha tutta la Sopramente dietro a sé ed è la Sopramente a creare, con la Mente solo come sua operazione individualizzatrice finale, così anche la Vita, scrive Sri Aurobindo, non e un'entità o un movimento separato, ma ha tutta la Forza-Cosciente dietro a sé in ciascuna delle sue operazioni ed è solo quella Forza-Cosciente ad esistere e ad agire nelle cose create. La Vita non è che la sua operazione finale intermediaria fra la Mente e il Corpo. (The Life Divine, 18, p. 190). Cfr., nel Glossario, MENTE/VITA.


v. 386:I trogloditi della Mente subconscia,

Questi "trogloditi" non sono altro che i "trafficanti" evocati in Sav. I, 3, 713: vd. nota a I, 3, 711 e sgg.


v. 400:Un fantoccio pensante è la mente di vita:

Cfr. nota a II, 4, 350 e sgg.


vv. 457-475: per poi metter fine con la morte alla sua ben misera marcia.

(...) e l'ultima ricompensa è la morte.

Cfr. nota a III 4, 115.


vv. 545-601: E se questo fosse tutto e niente di più fosse in vista, etc.

È la teoria pessimista del mondo ribadita alla fine del Canto seguente ("Un errore degli dei ha creato il mondo"): ottimista, forse, come osserva Sri Aurobindo quanto ai mondi e agli stati al di là, ma pessimista quanto alla vita terrestre e ai destino dell'essere mentale nelle sue relazioni con l'universo materiale.A questa teoria si giunge se si considera la Mente separatrice come il primo principio della creazione, nel qual caso essa dev'essere anche l'ultimo raggiungimento possibile nella creazione, e l'essere mentale che lotta vanamente con la Vita e la Materia, sopraffacendole solo per venirne sopraffatto, ripetendo eternamente un ciclo infruttuoso, dev'essere l'ultima e la più alta espressione dell'esistenza cosmica. Ma tale conseguenza non segue, osserva sempre il Poeta, se, al contrario è lo Spirito immortale e infinito che si è velato nella densa veste di sostanza materiale e vi opera col supremo potere creatore della Sopramente, permettendo le divisioni della Mente e il regno del principio più basso, o materiale, solo come condizioni iniziali per un certo gioco evolutivo dell'Uno nel Molteplice. Se, in altre parole, non è semplicemente un essere mentale che è nascosto nelle formedell'universo, ma l'Essere, la Conoscenza, la Volontà infinita che dalla Materia emerge prima come Vita, poi come Mente, col resto di sé ancora non rivelato, allora l'emersione della coscienza dall'apparentemente Incosciente deve avere un termine diverso e più completo; l'apparizione di un essere spirituale sopramentale che imporrà alle sue operazioni mentali, vitali e corporee una legge superiore a quella della Mente separatrice non è più impossibile. Al contrario, e la naturale e inevitabile conclusione della natura dell'esistenza cosmica. (The Life Divine, 18, pp. 248-50).


vv. 666-68: un Fanciullo che gioca nelle foreste magiche, suonando il flauto

incantato presso i fiumi dello spirito, etc.

Savitri vibra spesso dei toni di questo flauto divino osserva R. Thépot (Op. cit., note a Sav. II, 5). È Krishna la cui musica incanta e attira l'anima, Krishna l'appello della Delizia divina, il Signore dell'Ananda, ad un tempo l'amore, l'amante e l'amato che ci parla (o ci sussurra) nel bel mezzo delle nostre vite tormentate fino al momento in cui il nostro cuore segreto l'intende. Accanto al pastore dei cuori, al Tentatore divino (il cui appello pervade un altro poema di Sri Aurobindo, "The Descent of Ahana", in: Collected Poems, 5, pp. 537-50), c'è il Krishna della Bhagavad-Gita, conduttore del carro, istruttore e amico del guerriero Arjuna, uomo di guerra lui stesso (quando necessario) e di potere, ma anche uomo di saggezza e di conoscenza: lui l'inviato o l'incarnato che ha incluso nella spiritualità l'immenso dominio dell'azione, delle opere, o, per riprendere i termini di Sri Aurobindo, che ha mostrato come l'azione può farci nascere allo spirito ed essere armonizzata con la vita spirituale. Quest'aspetto di Krishna, come osserva ancora R. Thépot, è quasi inseparabile da Sri Aurobindo - ci si ricordi del 24 novembre 1926, giorno della Discesa di Krishna nel suo corpo.

Ritroveremo Krishna nella Terza Parte di Savitri (X, 2, 235). vv. 673-74: Nelle cellule del nostro corpo risiede un Potere nascosto etc.

Più oltre, nella Seconda Parte di Savitri (IV, 3, 47), si leggerà: "poteri onnipotenti sono rinchiusi nelle cellule del Natura".

Tutto il lavoro, il vero lavoro di Mère e di Sri Aurobindo, come sottolinea Satprem, è stato di aprire la coscienza delle cellule di conquistare questa fortezza. Di demolire il vecchio codice genetico: il vecchio modo di vedere, il vecchio modo di capire il vecchio modo di sentire - il vecchio modo di morire... (Mère - La Mutazione della Morta, p. 314). E quel "Potere" non è altro che l'Amore, la vibrazione sopramentale dell'Amore puro (cfr. La fine della nota a I, 2, 171-72) ora nascosta nel fondo del maleficio mortale, di quell"'incantesimo deformante" (vd. nota al v. 733 più oltre) che ipnotizza le cellule.

La Forza è lì, nelle profondità incoscienti della materia come l'Irresistibile Guaritrice, notava già Mère nel lontano 1914 (Prières et Méditations, 7 juil. '14, p. 173) Per il potere dell'Amore puro, cfr. anche note a I, 4 13 33 e 321 e sgg.; II, 6, 775 e 907-09- 7, 30-31 - 12, 53- :II, 2, 209-11 e i vv. 69 ("li nodo dell'Enigma si trova nella specie umana") e 323 e sgg. del Canto IV del Libro III, con nota relativa.


v. 720:le sue cellule subiranno una luminosa metamorfosi.

Come osserva Satprem, la singolarità di tutte le esperienze di Mère, ciò che ne costituisce il prodigioso interesse dal punto di vista dell'Esperienza evolutiva terrestre, sta nel fatto che succedono tutte quante nella Materia, ai confini misteriosi in cui vengono cancellate le vecchie registrazioni cellulari - quello che si potrebbe chiamare il loro codice oscuro, il reticolo o la trama che le avvolge e le ipnotizza - e dove comincia a splendere la cellula pura, il grande Codice dell'universo senza passalo che si ricrea ad ogni 'momento': quell'unica Pulsazione in cui tutto pulsa contemporaneamente (...) E una volta arrivati a quello che veramente ESISTE, non c'è più niente da imparare, e non c'è più passato: c'è un sempre-qui-e-ora presenteda sempre e che lo sarà per sempre. Vissuto nel cuore dalla Materia. Dov'e allora la Morte in ciò che non ha più tempo? (Mère - La Mutazione dalla Morte, p. 13).


v. 733:Come disfacendo un incantesimo deformante,

È nel mentale cellulare (cfr. nota a I, 4, 321 e sgg.) che Mère troverà "la chiave" (vd. il v. 411 del Canto VIII del Libro II: "[li] egli vide la chiave nascosta del cambiamento del Natura"). Come nota Satprem: Non si tratta di creare un nuovo mondo: ma di sciogliere una magia. (Mère - La Nuova Specie, p. 153). Quella magia che i come dirà più oltre il Poeta, "pesa sulle forze gloriose" dell'uomo (Sav. IV, 3,88)




1   ...   33   34   35   36   37   38   39   40   ...   45


Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©atelim.com 2016
rəhbərliyinə müraciət