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Intermezzo: pausa in lomin prima delle tappe in uganda


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INTERMEZZO: PAUSA IN LOMIN PRIMA DELLE TAPPE IN UGANDA


  1. Dicembre 2010: è trascorso un mese dalla mia partenza e mi trovo nella missione di Lomin:l’ultima tappa in Sud Sudan, prima di entrare in Uganda.

Qui a Lomin sembra di non essere già più nel Sud Sudan, tant’è vero che il numero del telefono cellulare della società sudanese di telefonia mobile Zain qui non prende per niente e non lo si può usare!

Ma sono tanti i motivi per cui questa missione è particolare, proprio per essere a soli 12 Km dall’Uganda. Innanzitutto la facilità con cui si può avere praticamente tutto, dal materiale per fare qualsiasi tipo di lavoro (legno per la falegnameria, cemento e ferro di ogni genere per le costruzioni, diesel per i trasporti, etc) fino alle galline ovaiole che assicurano una buona quantità di uova-che in Italia riteniamo sempre disponibili e anche a basso prezzo, come la bistecca dei poveri…mentre in quasi tutte le missioni visitate finora, erano quasi introvabili e preziose come l’oro! Qui la terra sembra essere stata benedetta persino in eccesso: qualsiasi cosa si pianti cresce rigogliosa e il clima dev’essere davvero particolare se al tempo stesso crescono piante tipicamente tropicali come il mango, l’ananas, l’avocado, le banane e la manioca, quelle che esigono un clima più fresco come il mais e gli agrumi ( limoni e pompelmi), fino a veder lanciarsi verso il cielo azzurro altissime piante di Teak ( uno dei legami più pregiati e famosi), alcune di esse anche plurisecolari!...e a poca distanza da questi giganti dalle foglie enormi crescono giovanissime piantine di cipressi!

Per non parlare dei fiori: ha avuto successo anche il tentativo di far crescere i gerani in vaso!!!
Sono arrivata a Lomin dopo più di tre settimane in cui ho viaggiato su pessime strade sterrate, piene di buche, di giorno sotto il sole e anche di sera, al buio perché alle 19.30 il sole tramonta in fretta e la notte è davvero nera, soprattutto se la luna non è piena! Le piste percorse con le jeep più resistenti ma per niente confortevoli sono stati davvero un’avventura, per fortuna a lieto fine…altrimenti avremmo potuto passare per ben due volte la notte nella boscaglia…con tutti i rischi. Il Sud Sudan è ancora un territorio molto, molto arretrato, visto che per più di trent’anni ha visto ben due guerre civili inasprirsi, ridurre alla fame migliaia e migliaia di persone. Non solo, innumerevoli sono stati i civili che sono fuggiti dalle loro zone d’origine. Ora è il tempo della speranza e della ricostruzione. Ma non è un gioco sollevare un territorio vastissimo, praticamente privo di strade degne di questo nome! E’ solo dal 2005 ad oggi che si cerca di ripristinare le strade principali, come quella che dal confine con l’Uganda porta a Juba. Questa era praticamente un villaggiotto ritenuto la capitale del Sud Sudan, e nel giro di pochi anni è stata effettivamente trasformata nella città principale, sede dei Ministeri governative e delle basi di innumerevoli ONG e Agenzie umanitarie, alcune strade principali sono ben asfaltate e a doppia corsia, le costruzioni anche a due piani crescono come funghi, gli hotel con diversi standar di comfort si moltiplicano…Juba è un’ulteriore testimonianza del cosiddetto “sviluppo selvaggio” che caratterizza le principali città africane, dove si mescolano aspetti tipicamente primitivi (capanne sgangherate, bambini seminudi e scalzi, donne che ancora portano acqua e legna sulla testa) con quelli più moderni e tecnologici: alti tralicci della telefonia mobile, auricolari di MP3 alle orecchie di molti giovani, numerosissime persone con la tipica cartella del PC portatile,…per non parlare delle onnipresenti bottiglie di plastica e lattine di alluminio: nessuno pensa assolutamente alla raccolta differenziata ( è già tanto se c’è un abbozzo organizzato di quella indifferenziata!) e nessuno sembra conoscere le deleterie conseguenze della plastica bruciata con qualsiasi altro materiale.
Lomin è l’opposto di Juba, affollata e rumorosa cittadina dal clima pessimo..uno dei peggiori i tutto il Sud Sudan…qui la vita è tranquilla, nei mesi in cui le scuole sono chiuse sembra di essere ‘sospesi’ in un mondo irreale, fatto di silenzio, di movimenti lenti e cadenzati, di albe e tramonti che sfiorano le dolci colline e le capanne che lasciano progressivamente il posto a dignitose casette in muratura, o a costruzioni circolari con il tetto di lamiera zincata, più resistente alle piogge.

Lomin è un sobborgo di Kajo Keji, il capoluogo di una regione ( ‘county’ in inglese) ai confini con il distretto di Moyo in Uganda…con un clima caldo ma ventilato, con la giusta umidità e piogge abbondanti nella stagione che copre i mesi da marzo a novembre. Qui la popolazione maggioritaria appartiene all’etnia KUKU, che parla l’omonima lingua ( una versione della lingua Bari). Lomin è diventata molto famosa in tutta la zona per la scuola media-superiore con il collegio-alloggio che si è sviluppata nel corso di 10 anni, grazie all’iniziativa e all’esperienza di P. Eugenio Magni, comboniano lombardo deceduto recentemente subito dopo esser tornato a Lomin per il 10° anniversario del Comboni Comprehensive College …la sua amata creatura che oggi raccoglie circa 300 studenti da tutta la regione. Nel 1985 i Missionari Comboniani hanno accettato di stabilirsi qui e di sviluppare la missione cattolica–anche se il territorio era allora una zona a maggioranza cristiano protestante. Ma solo 2 anni dopo, nel 1987, i Padri e le Suore, così come la popolazione, dovettero fuggire e si stabilirono nella loro missione più vicina in Uganda: Moyo.


Kajo Keji era infatti diventata un campo di battaglia tra le truppe governative di Khartoum e le milizie ribelli del SPLM (Sudan People’s Liberation Army) che a quel tempo erano guidate dalla figura tanto profetica quanto discussa di John Garang, con il quale si arrivò nel 2005 alla firma del CPA (Comprehensive Peace Agreement), il Trattato Globale di Pace, con cui si concluse il conflitto decennale che aveva causato milioni di vittime e di sfollati-rifugiati.

La missione di Lomin fu riaperta nel 2000, ben 5 anni prima di questo importante passo verso la pace ( e oggi verso la totale indipendenza del Sud Sudan). La sua posizione di confine facilitò lo sviluppo delle costruzioni del Comboni Comprehensive College (CCCLomin) che oggi, dopo dieci anni, si presenta come un grande complesso, arricchito anno dopo anno dai diversi padiglioni per le aule scolastiche e per i dormitori, per la biblioteca e gli uffici…manca solo una grande tettoia che verrà adibita a refettorio, specialmente per i lunghi mesi della stagione delle piogge.

Nel 2004 arrivò dal Sudafrica il fratello comboniano Erich Fischnaller, originario della Val Pusteria, falegname di professione, ma con molta esperienza anche in costruzioni e in altre attività artigianali.

In 6 anni, grazie alla sua infaticabile attività e al sostegno ininterrotto di Missio Bolzano e degli amici-benefattori altoatesini, ha creato un centro propulsore di attività, i cui prodotti raggiungono diverse parti del Sud Sudan…e i suoi più stretti collaboratori sono stati mandati “in trasferta” per costruire alcune tra le ultime missioni aperte coraggiosamente in zone molto distanti e primitive nel Sud Sudan, dove è ancora impossibile trovare persone con conoscenze adeguate in campo edile ed artigianale in genere.



Ma Fratel Erich merita un capitolo a parte! Senza di lui – e senza i containers che sono arrivati dall’Alto Adige grazie alla sorella Elisabeth, a Missio Bolzano, ai confratelli di Bressanone, agli amici e benefattori…Lomin non sarebbe sicuramente quella che è oggi.
Paola Vismara

Lomin, 23 Dicembre 2010


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