Ana səhifə

Lorenzo Negri L’uomo sbagliato


Yüklə 0.76 Mb.
səhifə10/22
tarix25.06.2016
ölçüsü0.76 Mb.
1   ...   6   7   8   9   10   11   12   13   ...   22

Che dormisse? Forse i sedativi l’avevano sprofondata in un pesante sonno.

Avrebbe dovuto accertarsene prima di mandare via Ruvolo.

La porta era accostata e con una leggera spinta, Cascione aprì uno spiraglio sufficiente per vedere l’unico letto vuoto e rifatto.

Il vicecommissario spalancò la porta e vide la donna nell’angolo a sinistra della stanza.

Se ne stava in piedi, con il peso del corpo diviso tra la gamba sinistra e la spalla appoggiata al muro. L’altra gamba era ripiegata, come quelle delle gru quando riposano nell’acqua bassa.

Le braccia erano conserte sotto la leggera sporgenza dei seni.

Lo sguardo vagava perduto sopra i tetti della Zona Magenta.

Era vestita da un semplice scamiciato rosso scuro che le arrivava poco sotto il ginocchio.

Il colore dell’abito era un palese rifiuto alle regole che la contingenza suggeriva.

Un filo di perle creava una nota di luce, perfetta per stemperare il contrasto tra i lucidi capelli d’ebano e il calore lavico dell’abito.

La posizione della testa faceva in modo che i capelli nascondessero il viso agli occhi del poliziotto.

Non era la donna che si sarebbe aspettato.

Non era una vedova affranta e sconsolata, distrutta dal dolore.

Non era un adultera oberata da pesanti colpe.

Era una femmina stranita, sospesa in un limbo profumato al cacao.

Gli ricordò alcune detenute cui mancano pochi momenti al rilascio, che non riescono a gioire e guardano quasi con spavento al loro futuro come se la libertà tanto attesa fosse una nuova condanna.

Le aveva viste spesso così, con il petto che si solleva a fatica, quasi abitate dal timore che l’aria nuova, quella che sta per entrare dal portone pronto ad aprirsi, potesse stordirle o addirittura distruggerle, come accade alle reliquie quando vengono estratte dalla teca in cui hanno trascorso una sequela di lustri.

Si schiarì la gola e bussò di nuovo sull’anta della porta già spalancata.

Un’assoluta assenza di reazioni fu la risposta di Amaranta Blanquez.

Come agganciarla?

Si risolse ad attaccare con un incipit nel pieno rispetto del protocollo formale.

- Signora, sono spiacente di doverla disturbare, ma sono costretto a rivolgerle alcune domande.

Gaetano percepì come unica variazione un incremento della sonorità nell’inspirazione.

- Capisco che le sembri inopportuno distoglierla dal suo dolore, ma l’indagine giudiziaria deve fare il suo corso e per quanto le possa sembrare sconveniente mi vedo obbligato a rivolgermi a lei. Può avvalersi della facoltà di non rispondere, ma questo potrebbe indurre gli inquirenti a ritenere che lei sia in qualche modo complice del tragico delitto che ha colpito la vostra famiglia.

La donna ora aveva anche chinato il capo.

Il Vice Commissario esaurito il classico rituale, si vide costretto ad andare a braccio, improvvisando un qualcosa in grado di scongelare quel silenzio ostinato.

Si autorizzò a sedersi nella poltroncina di fronte al letto, dalla quale poteva osservare il profilo della donna ed essere più presente nel suo campo visivo.

Non ci avrebbe giurato, ma era quasi certo che la donna avesse avuto come la tentazione di voltarsi verso di lui, verosimilmente per insultarlo o invitarlo ad andarsene.

Qualcosa però le aveva fatto scegliere di limitarsi al silenzio ad oltranza.

- Suo suocero, Domenico Faggioni vorrebbe che catturassimo al più presto il suo collega Marco Bacci, per molti motivi considerato l’autore dell’omicidio.

L’indice della destra si sollevò lentamente e un’unghia laccata deep purple si agganciò alle perle.

L’arrocco cominciava a sembrare meno inespugnabile.

- Sto cercando qualcuno che mi aiuti a dimostrare la sua innocenza e ad entrare in contatto con lui.

Mentre parlava, Gaetano Cascione analizzava accuratamente quel corpo di donna.

Le gambe lunghe correvano diritte dalle cosce piene ai polpacci affusolati per terminare nelle caviglie delicate e nervose. Quelle gambe erano sicuramente il suo punto di maggiore appeal, perché il seno era minuto come quello di una ragazzina e il sedere, pur essendo ben inserito nella struttura complessiva, non presentava quelle caratteristiche di rotondità e sporgenza che fanno girare la testa a molti uomini, anzi tendeva piuttosto a scomparire.

Non era lo stereotipo di una mangiatrice di uomini.

Bisognava ancora vederle il viso e Gaetano si piccò di farla voltare.

- Quando gli ho parlato al telefono, sono rimasto colpito da quanta esasperazione ci fosse nella sua voce. - il parlare di Gaetano Cascione era caldo e fluido, quasi stesse confidandosi con una vecchia amica - Sembrava una bomba innescata.

Il piede della gamba ripiegata scivolò lento e leggero verso il pavimento.

- Se la sua latitanza non finisce presto, corriamo il rischio di essere travolti dall’esplosione della bomba Bacci, con conseguenze che saranno sicuramente disastrose per lui, ma forse anche per lei e per chissà chi altro. Di sicuro lo saranno per me. Non potrò mai perdonarmi di aver mancato l’aggancio che la fortuna mi ha offerto stamane su di un piatto d’argento.

Suonava sincero, perché lo era.

Qualche secondo di respiro trattenuto, quindi un tremore nella parte alta della schiena, poi un sospiro.

Gaetano questa volta ci avrebbe scommesso: quel fremito che aveva attraversato le spalle di Amaranta era un desiderio represso di voltarsi e rivolgergli la parola.

- Tra l’altro sono sicuro della sua innocenza. Mi prenderebbero tutti per pazzo se rivelassi che questa mia certezza è basata sulla sensazione di condividere con quest’uomo molte passioni di tipo, diciamo così, intellettuale e soprattutto musicale. Siccome spero di riuscire a vivere senza dover uccidere nessuno, siccome odio le armi da fuoco e cerco di non usarle, siccome penso che il concetto di giustizia non abbia nulla a che spartire con la vendetta, mi sembra impossibile che uno che nutre la sua anima con cose molto simili a quelle con cui nutro la mia, possa alzarsi una mattina e uccidere un altro uomo. Anche se avesse mille motivi, un uomo che ama leggere i libri che ho trovato in casa sua, che ascolta le musiche raccolte nei suoi dischi, un uomo così non si permetterà mai di compiere un omicidio. Soprattutto un omicidio premeditato e a sangue freddo. Lo so, sto farneticando, sto proiettando la mia personalità su questo Marco che a me è del tutto sconosciuto, ma…sa qual era l’ultimo disco che Marco ha ascoltato prima di uscire?

- Under the Missouri sky. Pat Metheny e Charlie Haden.

Aveva risposto senza voltarsi quasi sussurrando.

Questa volta fu Gaetano Cascione a rimanere senza fiato.

Finalmente la donna si permise di voltarsi e di guardare quello strano poliziotto.

L’apnea del vice commissario si prolungò per qualche secondo, il tempo necessario per assorbire la sorpresa che quel viso asimmetrico e triste gli suscitava.

Gauguin. La donna aveva un viso che il bretone inquieto avrebbe dipinto volentieri.

Capelli occhi naso labbra incarnato, sembrava creata dalla mano del più esotico tra gli impressionisti.

Appena ritrovato il fiato, Gaetano volle sapere il motivo della sua risposta.

Amaranta lasciò di nuovo che i suoi lunghi occhi infelici tornassero ad esplorare tegole e comignoli offrendo all’uomo seduto nella piccola stanza il suo insolito profilo.

Il naso era pronunciato e piuttosto allungato.

Gaetano Cascione si ricordò della teoria, avanzata e spesso sostenuta dall’agente Maglio, secondo la quale le donne che portano con disinvoltura un naso di ragguardevoli dimensioni sono quelle che a letto si rivelano più fantasiose e disinibite.

- Lo ha ascoltato ieri notte per addormentarsi, è la sua ninna nanna. Per un periodo lo ascoltavo sempre anch’io, a notte fonda prima di coricarmi. Diceva che la musica poteva tenerci uniti anche a distanza.. Funzionava . Ho avuto la sensazione di dormire assieme a lui per molti mesi. Era dentro di me e arrivava nei miei sogni come Vadigno in quelli di Dona Flor.

Lo guardò nuovamente, come per verificare che l’uomo pelato con le orecchie a punta, quasi un ET cresciuto oltre il metro e ottanta, fosse in grado di capire.

- Dona Flor e i suoi due mariti, Jorge Amado, un vero capolavoro. Mi spiace solo di non conoscere il portoghese. S’immagina la musicalità di quelle pagine lette con l’inflessione brasiliana?

Gaetano non riusciva a credere ai suoi occhi: la donna gli stava sorridendo.

Era come se una luce nuova illuminasse il suo volto e quel brillio degli occhi gli rivelò perchè Marco Bacci si fosse tanto inguaiato.

- È sicuro di essere un poliziotto?

Gaetano, con un certo imbarazzo, frugò nel giubbotto in cerca del suo tesserino identificativo.

- La prego di scusarmi, non mi sono presentato. Vice Commissario Cascione.

Amaranta ignorò il rettangolo plastificato e si sedette sul bordo del letto.

- Ho conosciuto tanti uomini delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Tutti molto diversi da lei.- gli occhi spiccarono nuovamente il volo verso nuvole lontane nel facsimile di cielo incorniciato dalla finestra - Quando ero bambina le loro visite erano frequenti. Uomini rozzi e brutali, dovunque andassimo ad abitare ci trovavano. Buttavano all’aria la casa, cercavano e frugavano dappertutto anche tra i miei pochi giocattoli. Spesso mio padre veniva portato via e lo rivedevo dopo molto tempo.

Una volta, eravamo a Roma, portarono via anche mia madre ed io fui consegnata a delle suore.Enormi stanzoni in un meraviglioso palazzo barocco e squallide zuppe. Una tristezza insopportabile che una giovane monaca, Suor Chiara, alleviava con le sue carezze.Diceva di essere di Saragozza e un giorno mi regalò una caramella enorme, avvolta in una bellissima carta. Diceva che tutti i bambini della sua città ne andavano pazzi. M’insegnò a succhiarla poco alla volta e a conservarla sotto il cuscino per i momenti difficili. Quando mi riportarono a casa e ritrovai mia madre, invece di mostrarmi felice, piansi perché avevo dimenticato l’ultimo pezzo di caramella nel dormitorio.

- Capisco. Probabilmente Suor Chiara si era affezionata a lei per via del suo nome e del suo aspetto.

Gli occhi di Amaranta si posarono in quelli di Gaetano per chiedere una spiegazione.

- Avrà di sicuro pensato che quella bimba triste avesse genitori spagnoli o sudamericani.

- Mio padre è nato in Argentina. Buenos Aires, da madre italiana e padre indio.

- Mi sembra di ascoltare un racconto di Isabella Allende o meglio di Gabriel Garcia Marquez. Il suo nome di battesimo è un riferimento abbastanza esplicito a Cent’anni di solitudine.

Il sorriso di Amaranta balenò per un altro istante.

- I miei genitori lo scelsero per via del fiore della pianta dell’amaranto. È un fiore bellissimo che non appassisce, almeno così mi dissero. Simboleggia l’eterna gioventù.

- Hanno voluto regalarle un briciolo d’immortalità.

Amaranta annuì e Gaetano vide una nuvola di malinconia posarsi sui suoi occhi che per un breve tempo si chiusero costringendola ad abbassare il capo.

Giunse le mani che intrecciandosi misero in risalto la loro ossuta finezza.

Restarono entrambi avvolti da un silenzio raccolto, quasi stessero pregando.

Fu lei a rompere il silenzio.

- Penso che dovrei essere affranta per la morte di mio marito. Invece…

Fermò nuovamente i suoi occhi in quelli di Gaetano Cascione.

Egli ebbe la sensazione di sentirsi scrutato dallo sguardo di una pantera.

Una di quelle bestie frementi di rabbia rappresa dietro le sbarre di una gabbia.

- Non riesco ancora a credere che Franco non ci sia più, che la sua vita sia terminata all’improvviso.

- Normale, accade sempre così. Ci vuole tempo per certe cose. Prima bisogna assorbire lo shock. Poi ci si rende veramente conto di quello che è accaduto.

- Quando mi renderò conto, quando sarò sicura che Franco è definitivamente uscito dalla mia vita, non piangerò. Andrò all’Abbazia di Chiaravalle, ringrazierò il Signore per avermi liberata dalla schiavitù.

- Intende forse dire …

La pantera balzò in piedi.

- Intendo dire quello che ho detto. Mi giudichi spietata e senza cuore. Deve essere così, al posto del cuore mi è cresciuta una pietra. Ma sono stata costretta. Ho subito ogni genere di cattiverie da parte di Franco e della sua famiglia. Mi hanno umiliato in mille maniere. E lo sa cosa mi fa più rabbia?

Gaetano scosse il capo mentre la osservava descrivere piccoli cerchi di passi nel centro della stanza.

- Non mi perdono di essermi fidata di Franco, di aver creduto alle sue promesse, di aver voluto sposarlo. Ho considerato il matrimonio come una vittoria nei confronti di suo padre. Non mi perdono di aver generato una figlia con lui.condannandola a portare nel mondo i geni di un’orribile stirpe.

Gaetano fu colpito da quell’impeto di furore che arrochiva la voce di Amaranta.

- Signora, sarà meglio che prima di esprimersi in questi termini si consulti con un avvocato. Si potrebbe pensare che lei stessa abbia commissionato l’omicidio.

- Se così fosse, non le parlerei con tanta sincerità.- ruggì.

Gaetano si alzò in piedi di scatto e l’afferrò per i polsi come se volesse ricondurla alla ragionevolezza arrestandone l’insulso movimento.

Il brusco sollevarsi gli causò un giramento di testa e fu costretto ad appoggiarsi alla parete.

Amaranta lasciò subito cadere la rabbia, come si fa con un asciugamano ormai fradicio.

- Che succede?- domandò preoccupata.

- Nulla- sussurrò Gaetano – un leggero calo di pressione. Sono un po’ debole perché ho avuto dei problemi con la mia salute. Le dispiace se ci sediamo un attimo?

La richiesta fu accompagnata da uno di quei sorrisi disarmanti che Gaetano riservava per sua moglie e suo figlio. Li usava come arma segreta per vincere le loro resistenze.

Amaranta allacciò le sue dita ai polsi del poliziotto extraterrestre ed entrambi si posarono delicatamente sul copriletto candido.

- Va meglio?- chiese lei con la tenerezza che avrebbe potuto usare con uno dei suoi allievi.

Invece di rispondere, Gaetano immaginò di essere osservato da una telecamera nascosta .

- Se suo suocero ci vedesse in questo preciso momento, cosa penserebbe?

Una piccola risata, muta e complice li unì in un attimo surreale.

- Va meglio- proseguì Gaetano – Però conviene che ritorni alla mia poltroncina.

Si sorrisero e si separarono. Questa volta i movimenti del Vice Commissario furono molto lenti.

- Signora, lei ovviamente non si può rendere conto di come vadano le cose nelle indagini di polizia, però la prego di credermi che la sincerità non è sempre consigliabile.

- Ma non bisogna giurare di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità?

- Diciamo che le persone più oneste si astengono dalla falsa testimonianza. La verità è un lusso che la giustizia non si può concedere troppo spesso. Ho ascoltato il suo sfogo e credo anche di aver compreso le ragioni che l’hanno spinta a tanto. Ma la prego di considerare il punto di vista di coloro che devono trovare il movente, l’autore e l’eventuale mandante dell’assassinio di Franco Faggioni. Quello che lei ha appena affermato potrebbe costituire un valido movente e come le ho già spiegato si potrebbe facilmente essere portati a concludere che abbia dato incarico a qualcuno di compiere il delitto.

- Impossibile, non avrei mai potuto farlo. Ero strettamente sorvegliata.

- Avrebbe potuto farlo Marco Bacci per lei.

- Anche lui era controllato e poi non mi fiderei per nulla di lui.

- Posso sapere perché?

- Cosa può pensare una donna di un uomo che dice di amarla, di desiderarla, di essere disposto a fare i salti mortali per incontrarla clandestinamente, di poterla aiutare a liberarsi dalla prigione in cui si è rinchiusa, ma di non voler in alcun modo ferire la propria moglie ?

- Penso che la donna dovrebbe capire che si trova di fronte ad un uomo che vuole un’amante senza perdere le sicurezze della vita coniugale. Non è poi una cosa così inconsueta.

- Non mi sono mancate le occasioni d’incontrare questo genere di maschi . Ognuno di loro mi ha fatto subito capire che l’unica cosa che volevano da me era una scopata extraroutinaria. Marco invece non sembrava interessato all’argomento. Lui voleva essere ascoltato, voleva qualcuno che fosse disposto a seguirlo nel suo mondo di tenere follie. Aveva bisogno di una donna che sapesse capire ed apprezzare il bambino che coltivava dentro. E come un bambino impaurito, alla prima minaccia mi ha lasciato perdere, incurante di quel che mi sarebbe capitato. È corso ad inginocchiarsi piangente ai piedi di sua moglie, implorandola di perdonarlo. Lei pensa davvero che se avessi voluto far assassinare mio marito mi sarei rivolta ad un uomo così? No, si sbaglia di grosso. Ho delle amiche che hanno molta più determinazione e sicurezza. Senza scherzi.

Gaetano Cascione vedeva bene quanto fosse ferita e provava compassione per quella povera anima.

-Dunque, lei non ritiene che il Bacci abbia attitudine ad azioni di forza o all’uso della violenza. Ciò non vieta che possa aver incaricato qualcuno a farlo per lui.

- Non si può mai sapere cosa accade nella testa di un uomo, quando viene lasciato dalla moglie, sconfitto e umiliato su tutti i fronti, ridotto all’impotenza. In ogni caso non mi risulta che avesse la disponibilità economica per pagare un killer. Lo stipendio da maestro non è gran cosa, in più mi è stato riferito che andava in analisi e gli psicanalisti sono parecchio costosi.

“ Vero .” pensò il Vice Commissario portando una mano alla tasca per estrarre il taccuino e verificare di aver trascritto il nome della Dott. Castelli.

- Chi le passava queste confidenze?

- Una collega, Rita. Una delle poche persone con cui Marco riusciva ancora a parlare.

- Mi direbbe il suo cognome e magari anche l’indirizzo ?

- Rita Besana. Ripa di Porta Ticinese 46.

- D’accordo, la scarsa affluenza ci dà modo di escludere l’eventualità che abbia assoldato un sicario.

- Deve anche considerare che, nonostante il suo passato da estremista, Marco era diventato una persona con il mito di Gandhi e della non violenza. Mi confidava spesso che se non fosse stato così goloso gli sarebbe piaciuto diventare vegetariano.

Nessuno dei due riuscì a far suonare sincera la risatina di circostanza.

- Bene, vedo che almeno noi due abbiamo la tendenza ad escludere che Marco Bacci possa essere il colpevole di questo omicidio, nonostante avesse un gran risentimento nei confronti della vittima.

Il viso di Amaranta si compose in una strana smorfia d’incredulità.

- Dubito anche di questo. Mi è sembrato che Marco non ritenesse del tutto sbagliato quello che mio marito e mio suocero hanno ordito contro di noi. Razionalmente, almeno, tendeva a giustificarli. Come persone che anno agito per legittima difesa. Da quello che Rita mi ha confidato giustificava addirittura le intercettazioni telefoniche e le violazioni della privacy di cui era stato oggetto durante la nostra platonica relazione.

- Mi è sembrato che l’aggettivo “platonica” volesse essere evidenziato in rosso fluorescente.

- Esatto. Siamo stati messi alla gogna dai nostri rispettivi coniugi, anche se con modalità molto diverse, per qualcosa che di certo era molto coinvolgente ma che nella realtà non si discostava da una grande amicizia. La nostra era una relazione in cui l’intimità è stata più verbale che fisica.

- Quindi Marco Bacci non è stato il suo amante?

- Non nel senso che comunemente si dà a questa parola. Abbiamo coltivato dei desideri, ce li siamo confidati reciprocamente, abbiamo sognato di poter disporre delle nostre vite e dei nostri corpi. Ci siamo raccontati quali piaceri avremmo voluto condividere ed è rimasto tutto lì, a livello delle nostre fantasie. Abbiamo peccato solo in parole e pensieri non in opere. Capisce?

Gaetano Cascione era convinto di averla capita fino in fondo.

- In pratica lei si è sentita accusata di un adulterio che non ha mai commesso, giusto?

- Giusto. Anche se lo avrei commesso ben volentieri, nella speranza che potesse servire da grimaldello, per scassinare la serratura delle mie catene.- stava quasi gridando e i suoi denti biancheggiavano come se fossero pronti a mordere- Ho davvero sperato che Marco mi portasse via e avrei preferito essere costretta a scappare con lui e Valentina. Lo sapevo che avrebbe significato continuare a nascondersi per tutta la vita, come quando ero bambina. Arrendermi così, è stato orribile. Purtroppo senza un uomo al mio fianco, il mondo mi faceva ancora troppa paura, quando Marco si è tirato indietro sono crollata.

Cominciò a singhiozzare sommessamente.

Gaetano salutò quasi con sollievo le prime lacrime versate dalla giovane vedova.

Le porse un fazzoletto di carta che lei rifiutò ritirandosi tra le ante dell’armadio metallico, dal quale uscì con un fazzoletto ricamato stretto in pugno.

Il vice commissario aspettò che le lacrime rallentassero il loro defluire e che il respiro si normalizzasse per riprendere il discorso interrotto.

- Se potesse aiutarmi, vorrei capire meglio perché i suoi genitori sono stati oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine.

Per tutta risposta Amaranta si lasciò cadere sul letto e si allungò portando con un gesto da malata un avambraccio a coprire la fronte.

- Di sicuro negli archivi della questura non mancherà di trovare diversi fascicoli, precisi e dettagliati, sulle attività di mio padre e mia madre , ma vedrà che quello che sto per raccontarle le suonerà diverso, perché il punto di vista di un gendarme non può mai essere simile a quello di una bimba.

- Nemmeno così intrigante.- aggiunse Gaetano Cascione.

Amaranta cominciò a raccontare con una voce che sembrava quella di una donna sospesa tra il sonno e la veglia , una voce che ricordava a Gaetano quei dolci momenti, in orari antelucani, in cui si stringeva a Luciana per ascoltare il racconto dei sogni da cui era appena uscita.

- Mio padre, Garcia Blanquez, è nato e cresciuto a Buenos Aires . Mia nonna paterna era partita piccolissima, insiemeai suoi, a metà degli anni venti da un piccolo paese arroccato al confine tra Liguria e Toscana, Montemarcello. Un luogo ancora oggi incantevole, da cui solo la fame può costringerti ad andare via. Quella famiglia di liguri aprì un forno in uno dei quartieri più aristocratici della città, e grazie alla loro capacità di aromatizzare gli impasti dolci con spezie che laggiù erano facilmente reperibili, furono presto considerati tra i migliori pasticceri.Non c’era solennità o cerimonia che potesse ritenersi tale se non si era in grado di offrire agli ospiti una giusta quantità di dolci dei “ Genovesi “. Sembra che la nonna, per via dei suoi modi di fare piuttosto garbati venisse spesso incaricata della consegna e a volte della distribuzione di queste leccornie nei vari festini. Non credo che avesse già diciotto anni quando incontrò in qualche casa patrizia un musico indio, Eusebio Blanquez, che dopo averla ingravidata fu costretto a sposarla. Dicono che fossero una coppia felicissima e che nonostante le ovvie difficoltà di un matrimonio interrazziale siano riusciti a crescere con ogni agio il marmocchio riccioluto, l’amatissimo figlio del peccato che aprì loro le porte del paradiso terrestre. Anche perché la nonna , grazie ai suggerimenti di sapienza indigena ottenuti da Eusebio, creò dolci in cui cacao e spezie si coniugavano felicemente e in breve divenne la vera padrona della bottega .

Il loro unico rimpianto fu quello di non aver avuto altra prole oltre al piccolo Garcia.

Il quale ebbe sicuramente mille attenzioni, ottime scuole e grandi vacanze, trascorse con i suoi coetanei nel pueblo in cui viveva la famiglia originaria di nonno Eusebio. Finì con l’iscriversi all’università riuscendo a conquistarsi una laurea in giurisprudenza. Un vero miracolo americano. In una sola generazione era possibile passare da nullatenenti ad avvocati. Più che dall’attività forense mio padre era però attratto dalla politica Battendosi per i diritti dei campesinos e delle tribù indigene finì a trovarsi fianco a fianco con numerosi intellettuali e artisti che si dedicavano con ardore alla causa del popolo. Il socialismo ed il comunismo erano allora utopie che sembravano raggiungibili da tutti gli uomini di buona volontà. Mio padre lasciò l’Argentina e cominciò a viaggiare in tutto il continente.

1   ...   6   7   8   9   10   11   12   13   ...   22


Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©atelim.com 2016
rəhbərliyinə müraciət