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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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Canto Quinto
Le Divinità della Piccola Vita

Potere fisso e limitato, di forme rigide, egli vide l'impero della piccola vita,

cantuccio infelice nell'eternità. Esso viveva al margine dell'Idea, protetto,

come in un guscio, dall'Ignoranza. Sperando allora di apprendere il segreto di

questo mondo, egli ne scrutò la scarsa frangia di visione per liberare dalla sua

oscurità chiara solo in superficie la Forza che l'animava e l'Idea che aveva

creato,

(10) imponendo la piccolezza all'Infinito, lo spirito che ne governa la

piccolezza, la legge divina che gli dava il diritto d'esistere, la sua presa

sulla Natura e la sua necessità nel Tempo. Immerse lo sguardo nell'assedio della

nebbia che manteneva questo continente, malrischiarato e ristretto, circondato

dai cieli e dai mari dell'ignoranza, al riparo dalla Verità, dal Sé e dalla

Luce. Come quando un faro pugnala il petto cieco della Notte ed appaiono case,

alberi e sagome umane

(20) che sembran rivelarsi ad un occhio nel Nulla, tutte le cose che si celavano

vennero strappate al loro velo ed esposte al bianco splendore solare della sua

visione. Un volgo indaffarato, agitato e rozzo brulicava lì a migliaia, triste e

negletto. In una bruma che avviluppava di segreto la scena del mondo le piccole

divinità dell'atto inferiore del Tempo che lavoran lontane dal controllo

dell'occhio del Cielo, tramano, ignote alle creature ch'esse muovono, le

minuscole cospirazioni di questo regno meschino

(30) che si diletta delle trovate futili, delle brevi speranze, dei piccoli passi

bramosi, le piccole manie,

gli sguazzamenti del rettile nel buio e nella polvere, l'acquattamento e

l'ignominia della vita strisciante. Moltitudine trepidante e variopinta, strano

disordine di magici artigiani a modellare la plastica argilla della vita, si

vedeva una turba di elfi, specie elementare. Stupiti per l'insolito bagliore,

sorgevan, come immanenti nell'ombra,

(40) diavoletti dalle membra contorte e volti scalpellati e bestiali, spiritelli

suggeritori raggrinziti come goblin o d'una piccolezza fiabesca, e geni più

leggiadri ma privi d'anima e miseri, ed esseri caduti, ch'avean perso la loro

porzione celeste, e deità erranti intrappolate nella polvere del Tempo. Volontà

ignoranti e pericolose ma armate di potere, semi-animali, semi-divini il loro

stato e la loro forma. Dal grigiore di uno sfondo indistinto vengono i loro

sussurri, forza inarticolata, e nella mente l'eco d'un pensiero destano o d'una

parola,


(50) attirano l'assenso del cuore allo stimolo del loro impulso, e compiono il

loro lavoro in questa Natura ridotta riempiendone di malessere i poteri e le

creature. Affliggon col frutto della tristezza la sua semenza di gioia, spengon

col soffio dell'errore le sue scarse luci e volgono a fini menzogneri le sue

verità di superficie, spronan le sue piccole emozioni, spingon le sue passioni

all'abisso o nel pantano ed il fango: oppure, pungono con l'aculeo di dure e

secche concupiscenze, mentre su vie traverse che non portano in alcun dove

sobbalza


(60) la carretta della vita senza trovare un'uscita dall'ignoranza. Divertirsi

col bene ed il male è la loro legge; attraendo al fallimento e al successo

insensato, corrompono tutti i modelli, falsan ogni misura, trasforman la

conoscenza in veleno, la virtù in esempio tedioso, e portano i cicli senza fine

del desiderio, attraverso apparenze d'una sorte triste o felice, a una fatalità

ineluttabile.

Lì, tutto avviene per la loro influenza. Né si limita lì il loro impero o il

loro ruolo:



(70) ovunque si trovino menti senz'anima e vite senza guida e in un corpo esiguo

il me sia tutto ciò che conti, ovunque manchi l'amore, la luce e la vastità,

questi malvagi manipolatori intraprendono il loro compito. Estendono il loro

regno a tutti i mondi semi-coscienti. Anche quaggiù questi piccoli iddii muovono

i nostri cuori umani, la penombra della nostra natura è il loro nascondiglio:

anche quaggiù il cuore oscurato e primitivo obbedisce alle suggestioni velate

d'una Mente occulta che con una luce ingannevole pedina la nostra conoscenza

(80) e si tiene fra noi e la Verità che salva Essa ci parla con le voci della

Notte: le nostre vite oscurate se ne vanno a una tenebra maggiore; le nostre

ricerche danno ascolto a speranze disastrose. Una struttura di pensieri ciechi è

costruita e la ragione impiegata da una Forza irrazionale. Questa terra non è la

sola nostra maestra e nutrice; i poteri di tutti i mondi hanno qui accesso. Nei

loro rispettivi domim seguon la ruota della legge e adorano la sicurezza d'un

tipo stabilito;

(90) sulla terra, espulsi dalla loro orbita invariabile, la loro legge è

mantenuta, persa la forza fissa del loro essere. Son proiettati in un caos

creativo ove tutto reclama l'ordine ma è mosso dal Caso; estranei alla natura

terrestre, devono imparare le vie della terra, alieni o antagonisti, devono

collegarsi: lavorano, combattono e a gran pena s'accordano: alcuni si uniscono,

altri si separano, tutto di nuovo si separa e si unisce, ma non possiamo mai

conoscere e viver veramente finché non abbiano tutti trovato la loro divina

armonia


(100) Il cammino incerto della nostra vita si snoda girando in tondo, la ricerca

inquieta della nostra mente domanda sempre la luce finch'essi non abbiano

appreso il loro segreto alla loro fonte, nella luce del Senza-Tempo e la sua

dimora fuori dello spazio,

nella gioia dell'Eterno solo ed uno. Ma ora la Luce suprema è lontana: la nostra

vita cosciente obbedisce alle leggi dell'Incosciente; verso scopi ignoranti e

desideri ciechi son spinti i nostri cuori da una forza ambigua; perfino le

conquiste della nostra mente portano una corona ammaccata.



(110) Un ordine che muta lentamente vincola la nostra volontà. Tale è la nostra

condanna finché non sia libera l'anima. Allora una Mano possente riavvolge i

firmamenti della mente, l'infinito assume gli atti del finito e la Natura avanza

nella Luce eterna. Soltanto allora ha fine questo sogno ch'è la vita inferiore.

All'esordio di questo mondo enigmatico che pare a un tempo un'enorme macchina

bruta e un lento smascheramento dello spirito nelle cose, in questa stanza

rotante senza muri

(120) in cui Dio siede ovunque impassibile come ignoto a se stesso e a noi

invisibile in un miracolo di segretezza incosciente, anche se tutto qui è sua

azione e sua volontà, in questo vortice e dispiegamento attraverso la vacuità

infinita, lo Spirito divenne la Materia e giacque nel turbine, corpo dormiente

privo di sensi od anima. Un massiccio fenomeno di forme visibili sostenuto dal

silenzio del Vuoto apparve nella Coscienza eterna



(130) e sembrò un mondo esteriore e insensibile. Nessuno c'era, li, a vedere e a

sentire; solo il miracoloso Incosciente, abile stregone ingegnoso, era

all'opera. Inventando modi per ottenere risultati magici, manovrando il congegno

meraviglioso della creazione, segnando meccanicamente i punti della saggezza

muta, usando l'Idea impensata e ineluttabile, esso compì i lavori

dell'intelligenza di Dio

o eseguì il volere di qualche Ignoto supremo.

(140) La coscienza era ancora nascosta in seno alla Natura, non si percepiva la

Felicità il cui rapimento sognò i mondi. L'essere era una sostanza inerte mossa

dalla Forza. All'inizio esisteva solo uno Spazio eterico: le sue vibrazioni

immense giravano e giravano ospitando una specie d'iniziativa inconcepita:

sostenuto da un originario Soffio supremo, l'atto mistico d'espansione e

contrazione crea nel vuoto contatto e frizione, introdusse nell'astratta vacuità

l'urto e la stretta:

(150) padre d'un universo in espansione nella matrice di una forza

disintegrantesi, manteneva intatta, spendendola, una somma inesauribile. Nel

cuore dello Spazio accese un Fuoco invisibile che, sparpagliando mondi come

semi, proietta in un turbine l'ordine luminoso degli astri. Un oceano di Energia

elettrica forma in modo amorfo le sue strane onde-particelle che con la loro

danza costruiscon questa solida trama, chiusa e in riposo nell'atomo la sua

potenza;

(160) delle masse e sagome visibili vennero forgiate o simulate; la luce getta la

rapida e rivelatrice scintilla del fotone sotto il cui lampo minuscolo mostra,

riflesso, questo cosmo di cose apparenti. Così è stato creato questo mondo reale

e impossibile, miracolo evidente o convincente parvenza. O così sembra alla

mente arrogante dell'uomo che insedia il suo pensiero come arbitro della verità,

la sua personale visione come fatto impersonale e come testimoni d'un mondo

oggettivo

(170) i suoi sensi fallibili e l'artificio dei suoi strumenti. cosa egli deve

risolvere il tangibile enigma della vita sotto una dubbia luce, afferrare per

sbaglio la Verità e a poco a poco separare il volto dal velo. Oppure, privato

della fede nella mente e nei sensi,

la sua conoscenza un brillante accumulo d'ignoranza,

vede in tutte le cose quaggiù stranamente foggiate

lo scherzo spiacevole d'una Forza ingannatrice,

una parabola di Maya e del suo potere.

Questo vasto moto perpetuo, preso e mantenuto

(180) nel cambiamento misterioso e invariabile

del persistente movimento che noi chiamiamo il Tempo

e che sempre rinnova il suo battito ricorrente,

questi cerchi mobili che stereotipano un flusso,

questi oggetti statici nella danza cosmica

che non sono nient'altro che volute d'Energia che si ripetono,

prolungate dallo spirito del Vuoto incombente,

aspettavan la vita, i sensi e la Mente di veglia.

Il Sognatore cambiò un poco la sua posa di pietra.

Ma una volta compiuto il lavoro scrupoloso dell'Incosciente



(190) e il Caso dominato da leggi fisse e immutabili,

fu preparata una scena pe'l gioco cosciente della Natura.

Allora si scosse il sonno muto e immobile dello Spirito;

la Forza nascosta emerse lenta, in silenzio.

Un sogno di vivere si risvegliò nel cuore della Materia,

una volontà di vita animò la polvere dell'Incosciente,

un capriccio di vivere sorprese il Tempo vuoto,

effimero in un'Eternità vergine,

infinitesimale in un morto Infinito.

Un soffio più sottile vivificò le forme della Materia inerte;



(200) il ritmo stabilito del mondo divenne un grido cosciente;

un Potere serpentesco avviluppò la Forza insensibile.

Isole di vita punteggiarono lo Spazio senza vita

e germi di vita formaronsi nell'aria senza forma.

Nacque una Vita che seguiva la legge della Materia

ignorante dei motivi dei proprî passi;

sempre incostante, eppure eternamente identica,

essa ripeteva il paradosso che la fece nascere:

le sue stabilità senza riposo e instabili

ricorrevano incessanti nel fluire del Tempo



(210) e movimenti intenzionali in forme prive di pensiero

tradivan gli ansiti d'una Volontà prigioniera. Veglia e sonno, distesi, si

stringevan nelle braccia l'una dell'altro; deboli e indistinti si produssero il

piacere e il dolore, trepidi dei primi vaghi trasalimenti di un'Anima Cosmica.

Una forza di vita incapace di gridare o di muoversi irruppe tuttavia in una

bellezza che suggeriva una profonda delizia: una sensibilità inarticolata,

pulsazioni del cuore d'un mondo ignorante, ne percorse il sonnolento torpore

suscitandovi



(220) un vago fremito incerto, un palpito errante, un appannato schiudersi come

d'occhi segreti. Crebbe un infante sentimento di sé, e la nascita nacque. Una

divinità si svegliò ma rimase a giacere, le membra in un sogno; la sua casa

rifiutò d'aprire le sue porte sigillate. Insensibile per il nostro sguardo che

vede solo la forma, l'atto e non il Dio imprigionato, la vita nascondeva nel suo

polso di crescita e potere una coscienza con muti, soffocati battiti di senso,

una mente repressa che non conosceva ancora il pensiero,

(230) uno spirito inerte che riusciva soltanto ad esistere. All'inizio non levò

alcuna voce, non osò un movimento: carica di potere cosmico, impregnata di forza

vivente, si limitava ad abbarbicarsi con le sue radici alla terra sicura,

fremeva in silenzio agli urti della luce e della brezza, e come viticci le

spuntavano dita di desiderio; l'energia ch'era in lei, assetata di sole e di

luce, non sentiva l'abbraccio che la facea respirare e vivere; assorta, sognava,

contenta della beltà e del colore. Alla fine, l'Immensità incantata guardò

davanti a sé:



(240) eccitata, tremante, affamata, cercò a tastoni la mente: allora, lentamente,

vibrarono i sensi ed il pensiero apparve; essa costrinse a prendere coscienza la

struttura riluttante. (I) La magia d'una forma cosciente fu cesellata: le sue

vibrazioni di trance ritmarono una pronta risposta, scosse luminose stimolarono

il cervello ed i nervi, risvegliarono nella Materia l'identità dello spirito e

in un corpo accesero il miracolo

dell'amore del cuore e lo sguardo testimone dell'anima.

Spinti da un volere invisibile poterono erompere



(250) frammenti di qualche vasto impulso di divenire

e vividi bagliori d'un sé segreto;

incerti, i semi e la forza delle forme future

uscirono dal deliquio incosciente delle cose.

Una creazione animale strisciò, corse,

volò e gridò fra la terra ed il cielo,

inseguita dalla morte pur sperando di vivere,

felice di respirare, anche se solo per poco.

Allora, dalla bestia originale, fu plasmato l'uomo.

Una mente pensante era venuta a sollevare le tendenze della vita,



(260) strumento tagliente d'una Natura mista e vaga,

intelligenza a metà testimone, a metà macchina

Questa conduttrice apparente della ruota delle Sue opere,(II)

incaricata di motivare e registrare il Suo movimento

e stabilire la propria legge sui Suoi poteri incostanti,

questo motore primario d'un meccanismo delicato,

aspirò a illuminare la sua utente e a raffinare,

elevandola a una visione del Potere immanente,

la rozza iniziativa dell'assorta meccanica:

l'uomo alzò gli occhi; la luce del Cielo riflesse un Volto.



(270) Stupita dei lavori compiuti durante il Suo mistico sonno,

la Natura considerò il mondo che aveva creato:

la meraviglia afferrò allora il grande automa;

essa si fermò per capire il Suo sé e il Suo scopo,

apprese, riflettendo, ad agire secondo una legge cosciente,

una misura apparsale in visione ne guidò il ritmo dei passi;

il pensiero delimitò i Suoi istinti in un quadro di volontà

e illuminò con l'idea il Suo stimolo cieco.

Sulla massa dei Suoi impulsi, sui Suoi atti riflessi,

sul movimento spinto o guidato dall'Incosciente



(280) e il mistero di passi sbadati e precisi,

essa attaccò l'immagine speciosa d'un sé,

idolo vivente dello spirito sfigurato;

agli atti della Materia impose una legge esemplare; creò, da cellule chimiche,

un corpo pensante e modellò un essere da una forza ch'era azionata. Divenire ciò

che non era infiammò la Sua speranza: volse il Suo sogno verso qualche Ignoto

sublime; in basso, un soffio si fece sentire dell'Uno supremo. Un varco guardò a

sfere al di sopra



(290) ed ombre colorate disegnaron sul suolo mortale le forme passeggere delle

cose immortali; poté giunger talvolta un rapido lampo celeste: il raggio

illuminato dell'anima cadde sul cuore e la carne toccando con sembianze di luce

ideale la sostanza di cui i nostri sogni son fatti. Un fragile amore umano che

non poteva durare, ali di falena dell'ego per sollevare l'anima serafica,

apparve, incantesimo superficiale di breve vita spento da un lieve alito del

Tempo;

(300) la gioia che per un momento oblia la condizione mortale arrivò, ospite rara

presto partita, e fece sembrar bello tutto per un'ora; le speranze che presto

appassiscono in grigie realtà e le passioni ch'ardendo si riducono in cenere

accesero con la loro breve fiamma la terra usuale. Creatura esigua e

insignificante visitata, sollevata da un Potere ignoto, l'uomo penò sul suo

fazzoletto di terra per arrivare a durare, godere, soffrire e morire.



(310) Uno spirito che non periva col corpo e 'l respiro trovavasi lì come

un'ombra del Non-manifesto e tenevasi dietro alla piccola forma personale senza

rivendicare ancora quest'incarnazione terrestre. Acconsentendo alla lunga e

lenta fatica della Natura, osservando le opere della sua propria Ignoranza,

sconosciuto, non percepito vive il Testimone possente e nulla rivela la Gloria

ch'è presente quaggiù. Saggezza che governa il mondo mistico,

Silenzio ch'ascolta il grido della Vita,

(320) esso vede la folla precipite dei momenti scorrere

verso l'immota grandezza di un'ora lontana.

Incomprensibilmente, questo mondo enorme gira

nell'ombra d'una meditabonda Incoscienza;

essa cela la chiave d'interiori significati perduti,

serra nei nostri cuori una voce che non possiamo udire.

Enigmatico lavoro dello spirito,

macchina esatta di cui nessuno conosce l'uso,

-arte e ingegnosità privi di senso,

questa vita minuta, elaborata e orchestrata



(330) suona eternamente le sue sinfonie senza motivo.

La mente apprende e non sa, volgendo il dorso al vero;

studia leggi di superficie mediante un pensiero di superficie,

esamina i passi della vita e vede il processo della Natura,

senza capire perché questa agisce né perché viviamo;

nota la Sua infaticabile cura d'un adeguato congegno,

il Suo paziente dedalo di sottili dettagli,

il mirabile piano inventivo dello spirito ingegnoso

nella Sua grande, futile massa d'operazioni incessanti,

aggiunge cifre intenzionali alla Sua somma senza scopo,



(340) accastella i suoi piani a timpani, i suoi tetti ascendenti

sulla base delle strette fondamenta ch'essa ha scavato,

cittadelle immaginarie erette in un aere mitico,

o monta una scala di sogno verso una mistica luna:

creazioni effimere indicano e toccano il cielo;

lo schema d'una congettura cosmica viene elaborato

sul piano offuscato dell'incertezza mentale

o penosamente costruito un insieme frammentario.

Impenetrabile, un mistero recondito

è il vasto disegno di cui siamo parte;



(350) le sue armonie son per noi discordi

perché ignoriamo il grande tema ch'esse servono.

Inscrutabili operano gli agenti cosmici.

Noi vediamo soltanto la cresta d'un vasto flutto;

i nostri strumenti non possiedono questa più grande luce, la nostra volontà non

s'intona con l'Eterna, troppo cieca e passionale è la visione del nostro cuore.

Impotente a condividere il misterioso tatto della Natura, incapace di sentire il

polso e il cuore delle cose, la nostra ragione non può sondare il mare possente

della vita

(360) e non fa che contarne le onde e scrutarne la schiuma; non conosce l'origine

di questi movimenti che toccano e passano, non vede dove va la piena

travolgente: si sforza solo di canalizzarne i poteri sperando di orientarne il

corso verso fini umani: ma tutti i suoi mezzi provengono dalla riserva

dell'Incosciente. Invisibili, agiscon qui confuse, immense energie cosmiche e

solo infiltrazioni e correnti sono la nostra porzione. La nostra mente vive

distante dall'autentica Luce, cercando di afferrare minimi frammenti del Vero

(370) in un cantuccio dell'Infinità; le nostre vite son piccole baie d'una forza

oceanica. I nostri movimenti coscienti hanno origini segrete ma nessuno scambio

con queste ombrose sedi; nessuna comprensione lega le nostre parti associate; i

nostri atti emergon da una cripta che la nostra mente ignora. I nostri abissi

più profondi sono ignoti a se stessi; perfino il nostro corpo è un magazzino

misterioso; come sotto lo schermo della terra celansi le radici della nostra

terra, così restano invisibili quelle della nostra mente e la nostra vita.

(380) Le nostre fonti son tenute strettamente nascoste al di sotto e all'interno;

le nostre anime vengono mosse da poteri che son dietro il muro. Nelle

sotterranee distese dello spirito una potenza agisce senza far caso al proprio

senso; utilizzando monitori e scriba sbadati, essa è la causa di ciò che

pensiamo e sentiamo. I trogloditi della Mente subconscia, interpreti mal

esercitati e balbettanti consapevoli solo della routine del loro povero compito

e impegnati a registrare nelle nostre cellule,

(390) celati nelle segretezze subliminali

in mezzo a un oscuro ingranaggio occulto,

captano il mistico Morse la cui misurata cadenza

trasmette i messaggi della Forza cosmica

Un sussurro cade nell'orecchio interiore della vita

e gli fan eco le buie caverne subcoscienti,

la parola trasale, freme il pensiero, il cuore vibra, la volontà

risponde e i tessuti ed i nervi obbediscono all'appello.

Le nostre vite traducono queste sottili intimità;

tutto è il commercio d'un Potere segreto.



(400) Un fantoccio pensante è la mente di vita: la sua scelta è l'opera d'energie

elementari che non sanno della loro nascita, del loro scopo e la loro causa e

non intravedono l'immenso intento che servono.

In questa vita inferiore dell'uomo, sbiadita ed opaca,

eppure piena di acute, ignobili meschinerie,

la Bambola cosciente è spinta in cento modi

e sente la spinta, ma non le mani che spingono.

Perché nessuno può vedere la troupe mascherata, ironica,

per la quale i nostri sé esteriori son le marionette

(410) e i nostri atti movimenti involontari in loro potere,

la nostra lotta appassionata, una scena da intrattenimento.

Ignari essi stessi della fonte della loro energia,

giocano il loro ruolo nell'enorme insieme.

Agenti dell'ombra che imitano la luce,

spiriti oscuri che azionano cose oscure,

essi servono involontariamente un Potere più possente.

Macchine di Ananke che organizzano il Caso,

canali perversi d'una Volontà formidabile,

strumenti dell'Ignoto che ci usano quali loro strumenti,



(420) investiti di potere nella condizione inferiore della Natura,

nelle azioni che i mortali si attribuiscono

essi introducono le incoerenze del Destino,

o fan del capriccio disordinato del Tempo una fatalità

e si lanciano di mano in mano le vite degli uomini

in un gioco incongruente e tortuoso.

La loro sostanza si ribella contro ogni verità superiore; solo alla forza del

Titano si prosterna il loro volere. Smodellatala loro presa sui cuori umani,

essi intervengono in tutti gli aspetti della nostra natura.

(430) Architetti insignificanti di vite costruite rasoterra e ingegneri

dell'interesse e del desiderio, con la grezza terrestreità e fremiti di fango e

le rozze reazioni dei nervi materiali erigono le affollate strutture della

nostra volontà egoista e gli edifici malilluminati del nostro pensiero, o con le

fabbriche e i mercati dell'ego circondano il magnifico tempio dell'anima.

Artisti minuziosi delle sfumature della piccolezza, sistemano il mosaico della

nostra commedia

(440) o concertan la futile tragedia dei nostri giorni, stabiliscon l'azione,

combinano la circostanza e abbiglian la fantasia degli umori. Questi incauti

suggeritori del cuore ignorante dell'uomo, tutori della sua parola e volontà

incespicanti, istigatori di collere, brame ed odî meschini, di pensieri mutevoli

e sussulti di lieve emozione, questi blandi illusionisti con le loro maschere,

pittori della scena d'un teatro scolorito ed agili macchinisti della commedia

umana,

(450) si occupano incessantemente di questa scena malrischiarata. Noi stessi,

incapaci di costruire il nostro destino, solo come attori recitiamo e ostentiamo

i nostri ruoli, finché il dramma finisce e passiamo in un Tempo più luminoso e

uno Spazio più sottile. Così essi infliggono la loro piccola legge di pigmei e

frenano la crescita lentamente ascendente dell'uomo, per poi metter fine con la

morte alla sua ben misera marcia.

Tale è la vita quotidiana della creatura effimera Fintanto che l'animale umano è

il padrone e una densa natura inferiore scherma l'anima,

fintanto che la visione esteriore dell'intelletto

serve l'interesse mondano e le gioie della creatura,

un'inguaribile pochezza perseguita i suoi giorni.

Da quando la coscienza è nata sulla terra,

la vita è la stessa nell'insetto, nella scimmia e nell'uomo,

invariata la sua sostanza, il suo percorso la strada ordinaria.

Se cresce la novità dei progetti e la ricchezza dei particolari

e si aggiungono il pensiero e preoccupazioni più complesse,

se a poco a poco la vita mostra un volto più luminoso,

(470) nondimeno, perfino nell'uomo, la trama è squallida e povera.

Una grossolana soddisfazione prolunga il suo stato di caduta;

i suoi meschini successi sono fallimenti dell'anima,

i suoi piccoli piaceri intervallan frequenti dolori:

avversità e fatica son l'alto prezzo ch'egli paga

per il diritto di vivere e l'ultima ricompensa è la morte.

Un'inerzia lasciata affondare nell'incoscienza,

un sonno che imita la morte è il suo riposo.

Un fievole splendore di forza creatrice

diventa lo sprone a incitarlo a fragili lavori umani



(480) che duran tuttavia più del respiro del loro breve creatore.

Egli sogna a volte i baccanali degli dei

e vede passare la pantomima dionisiaca,grandezza leonina che gli

lacererebbe l'anima

se attraverso le sue fragili membra e '1 suo cuore malfermo

dilagasse la dolce, gioiosa e potente follia:

divertimenti frivoli stimolano e sperperano

l'energia datagli per crescere ed essere.

La sua piccola ora si esaurisce in piccole cose.

Una breve compagnia con molte discordanze,



(490) un po' d'amore, di gelosia e di odio,

un contatto d'amicizia in mezzo a folle indifferenti

tracciano il piano del suo cuore sulla mappa ridotta della vita.

Se qualcosa di grande si desta, troppo debole è il suo slancio

per coglierne la tensione zenitale di delizia,

e il suo pensiero per eternizzarne il volo effimero;

il bagliore lucente dell'arte è un passatempo per i suoi occhi,

un brivido che impressiona i nervi è il fascino della musica In mezzo al suo

sforzo tormentato e al tumulto delle sue cure, oppresso dalla fatica della ressa

dei suoi pensieri,



(500) egli riceve a volte sulla sua fronte dolente le mani vaste e calme della

Natura a lenire la sua pena di vivere. Il Suo silenzio lo salva dalla tortura

del suo io; nella Sua bellezza tranquilla egli trova la sua più pura felicità

Albeggia una nuova vita, egli si affaccia su larghe vedute; il soffio dello

Spirito lo anima, ma presto si ritira: la sua forza non è stata fatta per

contenere quest'ospite possente. Tutto si smorza in convenzione e routine o una

violenta eccitazione gli procura vivide gioie: i suoi giorni si coloran del

rosso della lotta,



(510) del bagliore ardente del desiderio e la macchia cremisi della passione;

battaglia e assassinio sono il suo gioco tribale. Gli manca il tempo per volgere

lo sguardo all'interno in cerca del suo sé perduto e della sua anima morta Il

suo movimento gira su un asse troppo corto; egli non può librarsi in volo, ma si

trascina sulla sua lunga strada o se, impaziente della marcia faticosa del

Tempo, vuol prendere una splendida rincorsa sulla strada lenta del Destino, il

cuore al galoppo presto palpita, si stanca e viene meno; od egli continua a

marciare senza tregua, senza trovare una meta



(520) Pochissimi, a stento, riescono a elevarsi a una vita più grande. Tutto

s'intona a una scala bassa e ad un basso grado di coscienza La sua conoscenza

dimora nella casa dell'Ignoranza; nemmeno una volta la sua forza s'avvicina

all'Onnipotente, raramente lo visita l'estasi celeste. La beatitudine che nelle

cose dorme e cerca di destarsi irrompe in lui in una minima gioia di vita:

questa grazia esigua è il suo persistente sostegno; essa allevia il peso dei

suoi molti mali riconciliandolo col suo piccolo mondo.

(530) Egli è pago della media ordinaria dei suoi simili; delle speranze del

domani e le sue vecchie ronde di pensiero, dei suoi vecchi interessi e desiderî

familiari

ha fatto una barriera densa e limitante

che difende la sua piccola vita dall'Invisibile;

la parentela del suo essere con l'infinito

egli ha rigettato per rinchiuderla nel sé più recondito,

ha messo al riparo le grandezze del Dio celato.

Il suo essere è stato formato per giocare un ruolo ordinario

in un dramma da nulla su una scena di poco conto;



(540) su un pezzetto di terra egli ha piantato la tenda della sua vita

sotto l'ampio sguardo della Vastità stellata.

Egli è il coronamento di tutto ciò che è stato compiuto:

-così è giustificata l'impresa della creazione;

questo è il risultato del mondo, l'ultima espressione della Natura!

E se questo fosse tutto e niente di più fosse in vista,

se ciò ch'ora appare fosse tutto ciò che dev'essere,

se questo non fosse uno stadio per il quale passiamo

sulla nostra strada dalla Materia al Sé eterno,

alla Luce che creò i mondi, alla Causa delle cose,



(550) la vista corta della nostra mente potrebbe ben interpretare

l'esistenza come un incidente nel Tempo,

un'illusione, un fenomeno o un capriccio,

il paradosso d'un Pensiero creatore

che si muove fra contrarî irreali,

una Forza inanimata che lotta per sentire e sapere,

la Materia che per caso si è decifrata grazie alla Mente,

l'incoscienza che, mostruosamente, genera l'anima.

A volte tutto pare irreale e lontano:

ci sembra di vivere in una finzione dei nostri pensieri



(560) ricostruita in base al fantasioso racconto di viaggio della

sensazione

o registrata sulla pellicola del cervello,

un'invenzione o una circostanza del sonno cosmico.

Come un sonnambulo che cammina sotto la luna,

l'immagine d'un ego percorre un sogno ignorante

contando i momenti d'un Tempo spettrale.

In una falsa prospettiva d'effetto e causa,

fidandosi di un'ottica fallace dello spazio del mondo,

essa è portata incessantemente da una scena all'altra,

e non sa dove, verso quale soglia favolosa

(570) Tutto qui è sognato o di un'incerta esistenza, ma chi sia il sognatore e da

dove egli guardi resta ancora ignoto o solo una vaga congettura Oppure il mondo

è reale ma noi troppo piccini, insufficienti per la grandezza del nostro teatro.

Una sottile curva di vita traversa il turbine titanico dell'orbita d'un universo

senz'anima, e nelle viscere della rotante massa sparsa una mente s'affaccia da

un piccolo globo fortuito e s'interroga su se stessa e tutte le cose.



(580) E tuttavia, per una visione soggettiva internata stranamente formatasi nel

tessuto cieco della Materia, il divisionismo minuzioso d'un piccolo sé prende

l'aspetto di base cosciente dell'essere del mondo. Tale è la nostra veduta nella

penombra inferiore. È questo il segno dell'Infinito nella Materia, il misterioso

senso del quadro mostrato alla Scienza, questa gigantessa che misura il suo

dominio, quand'essa medita il resoconto della sua attenta indagine e

matematicizza il suo enorme mondo esteriore,

(590)alla Ragione prigioniera dentro il cerchio dei sensi, oppure speculante in

tenui e vaste idee nell'aperto Mercato degli Scambi impalpabili del Pensiero,

(III) astrazioni nel vuoto le sue monete valutate non si sa in base a quali

fermi valori. Solo la religione nella sua bancarotta offre ai nostri cuori le

sue dubbie ricchezze o firma assegni a vuoto sull'Aldilà: la nostra povertà avrà

lì la sua rivincita. I nostri spiriti, abbandonando una vita futile, se ne vanno

in un ignoto vacuo o portano con sé il passaporto della morte nell'immortalità.

Eppur questo non era che un ordine provvisorio, una falsa apparenza abbozzata

dalla sensazione limitante,

l'insufficiente scoperta di sé della mente,

un tentativo precoce, una prima esperienza.

Era un giocattolo per divertire la terra infante;

ma la conoscenza non si ferma a questi poteri superficiali

che vivono a ridosso dell'Ignoranza

e non osano tuffare lo sguardo nei perigliosi abissi

(610) né fissarlo lassù per misurare l'Ignoto.

Esiste una vista dal di dentro, più profonda,

e una volta che abbiamo lasciato questi esigui distretti della mente,

una visione più grande ci si offre sulle Altezze

nella luminosa ampiezza dello sguardo dello spirito.

Alla fine un'Anima testimone si risveglia in noi

che guarda alle verità invisibili e sonda l'Ignoto;

tutto allora assume un volto nuovo e meraviglioso:

il mondo, nelle sue fibre più segrete, vibra d'una Luce divina,

nel cuor profondo del Tempo nobili aspirazioni si muovono e vivono,



(620) si sgretolan le frontiere della Vita e raggiungon l'infinito.

Questa vasta, confusa, eppure rigida trama diventa

un magnifico imbroglio degli Dei,

un gioco, un lavoro ambiguamente divino.

Le nostre ricerche sono esperienze di breve durata

fatte da un Potere inespresso, impenetrabile

che prova le sue sortite dalla Notte incosciente

per incontrare il suo sé luminoso di Verità e Beatitudine.

Esso scruta il Reale attraverso la forma apparente;

pena nella nostra mente e i nostri sensi umani;



(630) in mezzo alle immagini dell'Ignoranza,

nei quadri simbolici disegnati dalla parola e '1 pensiero,

cerca la verità cui miran tutte le forme;

spera di trovar la fonte di Luce con la lampada della visione;

opera per scoprire l'Autore di tutte le opere,

il Sé interiore impercepito che è la guida,

il Sé superiore sconosciuto che è la meta.

Non tutto, qui, è l'impresa di una Natura acciecata:

un Verbo, una Saggezza ci osserva dall'alto,

un Testimone che sanziona il Suo volere e i Suoi lavori, (IV)



(640) un Occhio invisibile nella cieca vastità; c'è un'Influenza d'una Luce

superiore, ci sono pensieri lontani ed eternità sigillate; un motivo mistico

guida gli astri ed i soli. In questo passaggio da una Forza sorda e

inconsapevole a una coscienza in lotta e un respiro caduco, una poderosa

Soprannatura veglia sul Tempo. Il mondo è diverso da quel che pensiamo e

vediamo, le nostre vite sono un mistero più profondo di quanto abbiamo sognato,

le nostre menti gli starter nella corsa verso Dio,

(650) le anime nostre, sé deputati del Supremo. Attraverso il campo cosmico,

lungo strette vie, chiedendo una magra elemosina dalle mani della Fortuna e

vestito da mendicante, cammina l'Uno. Anche nel teatro di queste piccole vite,

dietro l'atto respira una dolcezza segreta, la spinta di una divinità in

miniatura. Dalle fonti di Dio, una passione mistica scorre attraverso gli spazi

protetti dell'anima; una forza che aiuta sosdene la terra dolente,



(660) una prossimità invisibile, una gioia nascosta. Ci sono i palpita smorzati

d'un riso sommesso, il mormorio d'una felicità occulta, un'esultanza negli

abissi di sonno, un cuore di beatitudine in un mondo di sofferenza. Un Fanciullo

nutrito al seno velato della Natura, un Fanciullo che gioca nelle foreste

magiche, suonando il flauto incantato presso i fiumi dello spirito, aspetta

l'ora in cui ci volgeremo al suo richiamo. In questo rivestimento di vita

carnale,

(670) un'anima, scintilla di Dio, sopravvive e a volte si fa strada attraverso il

sordido schermo e accende un fuoco che ci rende semidivini. Nelle cellule del

nostro corpo risiede un Potere nascosto che vede l'invisibile e premedita

l'eternità; le nostre parti più minute danno spazio ai bisogni più profondi;

anche lì i Messaggeri dorati posson venire:

una porta è tagliata nel muro di fango del sé;

attraverso l'umile soglia, a teste chine,

passano gli angeli dell'estasi e del dono di sé,



(680) e in un santuario interiore di sogni

vivon gli artefici dell'immagine della divinità.

Lì è la pietà e il sacrificio dalle ali di fuoco,

e lampi di simpatia e tenerezza

gettan luci celesti dal sacrario isolato del cuore.

Un lavoro si compie nei profondi silenzi;

la gloria e meraviglia d'un senso spirituale,

un riso nello spazio eterno della bellezza

che trasforma in gioia l'esperienza del mondo,

abitano il mistero dei vergini abissi;



(690) cullata dai battiti del Tempo, l'eternità dorme in noi.

Nel cuore sigillato ed ermetico, il nucleo felice,

impassibile dietro questa forma esteriore di morte,

l'Entità eterna prepara al di dentro

la sua materia di letizia divina,

il suo regno di fenomeno celeste.

Anche nella nostra scettica mente d'ignoranza

si produce la preveggenza di qualche immensa liberazione,

la nostra volontà ad essa leva le sue mani di lenta plasmatrice.

Ciascuna delle nostre parti desidera il suo assoluto.



(700) I nostri pensieri braman la Luce perpetua,

la nostra energia deriva da una Forza onnipotente,

e poiché da una Gioia velata di Dio furon creati i mondi

e la Bellezza eterna reclama una forma

anche qui dove tutto è fatto della polvere dell'essere,

i nostri cuori sono catturati da figure seduttrici,

i nostri stessi sensi cercano ciecamente la felicità.

Il nostro errore crocifigge la Realtà

per imporne qui la nascita e il corpo divino:

costringendo, incarnate in una forma umana



(710) e respiranti in membra che si posson toccare e abbracciare,

la sua Conoscenza a soccorrere un'antica Ignoranza,

e la sua luce salvatrice, l'universo incosciente. E quando quel sé più grande

scenderà quale oceano a riempir quest'immagine della nostra impermanenza, tutto

sarà catturato dalla delizia, trasformato: in onde d'estasi mai sognata si

dipiegheranno la nostra mente, la nostra vita e i sensi e rideranno in una luce

altra che questo duro giorno umano limitato, i tessuti dei corpo vibreranno in

un'apoteosi,



(720) le sue cellule subiranno una luminosa metamorfosi. Questo piccolo essere

del Tempo, quest'anima fantasma, questo nano prestanome vivente dello spirito

oscurato emergerà dal traffico dei suoi sogni meschini. La sua forma di persona

e il suo volto d'ego spogliati di questo travestimento mortale, esso, ricreato

all'immagine dell'Ospite eterno come un troll d'argilla impastato in un dio, (V)

sarà stretto al petto d'una bianca Forza e, infiammandosi a quel contatto

paradisiaco

(730) in un fuoco rosa di soave grazia spirituale nella rossa passione del suo

cambiamento infinito, trasalirà, destandosi e fremendo d'estasi. Come disfacendo

un incantesimo deformante, liberato dalla nera magia della Notte, ripudiando il

servaggio al fosco Abisso, apprenderà alla fine chi viveva in lui, invisibile, e

còlto da meraviglia nel cuore in adorazione s'inginocchierà, cosciente, davanti

al Dio-fanciullo sul trono, tremando di bellezza, di delizia e d'amore.



(740) Ma dobbiamo dapprima conseguire l'ascesa dello spirito fuori dal baratro da

cui è sorta la nostra natura. L'anima deve librarsi sovrana al di sopra della

forma e salire verso cime al di là del dormiveglia della mente; dobbiamo

permeare i nostri cuori di vigore celeste, prendere di sorpresa l'animale

mediante il dio occulto. Allora, accendendo l'aurea lingua di fuoco del

sacrificio, invocando i poteri d'un luminoso emisfero,

lasceremo cadere la vergogna della nostra condizione mortale, faremo dell'abisso

una strada per la discesa del Cielo,



(750) metteremo le nostre profondità in contano col Raggio supremo e fenderemo

col Fuoco mistico la tenebra

- Avventurandosi ancora una volta nella bruma natale attraverso la perigliosa

foschia, il pregnante tumulto, egli s'apri un varco nel caos astrale in mezzo ai

volti grigi dei suoi dèi demoniaci, interrogato dai sussurri dei suoi spettri

vacillanti, assediato dalle stregonerie della sua forza fluida. Come chi cammini

senza guida entro campi stranieri ignorando dove si diriga e con quale speranza,

(760) calpestava un suolo eclissantesi sotto i suoi piedi

e, forte come una roccia, viaggiava verso una meta fuggevole.

La traccia che lasciava era una linea di fuga

di punti luccicanti in una vaga immensità;

un mormorio incorporeo procedeva al suo fianco

nell'oscurità ferita che protestava contro la luce.

Formidabile ostruzione il suo cuore immobile,

com'egli avanzava, l'opacità all'erta moltiplicava

la sua massa ostile d'occhi sbarrati e minacciosi;

l'ombra baluginava come una torcia morente.



(770) Attorno a lui un fantomatico bagliore smorzato

popolava di forme illusorie e ingannatrici

la buia e smisurata caverna del vago Incosciente.

Suo unico sole era la fiamma del suo spirito.


NOTE SPECIALI

I"essa": l'immensità" cui al v. 329.

II La maiuscola agli aggettivi possessivi in questo passaggio. invia alla "Natura" citata al

III v. 260. Così anche ai vv. 335-339 e 502-503.

IV Inversione dei versi 591 e 592 del testo originale.

V Inversione dei versi 726 e 727 del testo originale.


Fine del Canto Quinto


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