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In principio dio creò IL cielo e la terra leggere IL Libro della Genesi


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Arcidiocesi di Firenze
Ufficio Catechistico


IN PRINCIPIO DIO CREÒ


IL CIELO E LA TERRA


Leggere il Libro della Genesi


con i ragazzi e i preadolescenti

Sussidio per i catechisti


Anno 2002-2003

INTRODUZIONE

Come avviene ormai da circa dieci anni, anche quest’anno la diocesi di Firenze articolerà le sue attività pastorali e la sua riflessione a partire da un libro della Bibbia. Il vescovo ha consegnato alla nostra chiesa locale i primi undici capitoli del Libro della Genesi. Gli adulti sono invitati in modo particolare a riflettere su questo testo nei piccoli gruppi, ma pensiamo importante favorire un accostamento al Libro biblico anche dei ragazzi e dei preadolescenti che vengono coinvolti nei percorsi di catechesi parrocchiale.


Il presente sussidio è stato preparato per i catechisti e presenta suggerimenti per un possibile percorso formativo per i ragazzi delle elementari e delle medie. Così pure sono stati previsti suggerimenti per gli incontri formativi dei genitori e vengono offerte indicazioni per una ripresa dei temi e dei brani biblici in famiglia. Il commento dei testi che apre ogni scheda è rivolto invece al catechista e orientato a una più precisa comprensione dei brani biblici esaminati. E’ essenziale, infatti, che il catechista si prepari, tanto agli incontri con i ragazzi quanto a quelli con i genitori, con una lettura esegeticamente corretta e con una riflessione sul significato esistenziale dei testi biblici.
Un tavola sinottica, che illustra l’uso di Genesi 1-11 nei catechismi della Conferenza Episcopale Italiana, un elenco di sussidi utili e una scheda di verifica completano il sussidio.
Ufficio Catechistico

p.za S. Giovanni, 3 – Firenze

tel. 055.2710751 – fax 055.2710741

email: catechistico@diocesifirenze.it



Il sussidio è stato curato da


don Simone Pifizzi

don Leonardo Guerri

Serena Noceti

M. Grazia Tasselli


SCHEDA 1
Gen 1,1-31: Ed ecco era cosa molto buona e molto bella!

Commento (per i catechisti)

Ci troviamo davanti alla pagina più famosa del libro della Genesi, anzi, una delle pagine più celebri di tutta la Bibbia. Questo testo è normalmente attribuito all’opera dei sacerdoti ebrei al tempo dell’esilio babilonese. Gli ebrei, esiliati a Babilonia, cominciano a porsi molte e urgenti domande: il nostro Dio è ancora capace di salvarci? Forse gli dèi di Babilonia sono più potenti del Signore Dio d’Israele? Abbiamo ancora qualche speranza? E, più radicalmente: chi siamo noi? Da dove veniamo? Chi ha creato il mondo sul quale ci troviamo a vivere?

A Babilonia gli ebrei erano venuti a contatto con le tradizioni religiose di quel popolo e i sacerdoti ebrei sentono di dover rispondere a questa visione del mondo e creano così, riprendendo antiche tradizioni del popolo, il racconto che oggi è Gen 1,1-2,4a, nel quale il Dio d’Israele agisce da solo, in cui l’uomo viene creato come essere libero e non come schiavo degli dèi. Per fare questo utilizzano il linguaggio e le immagini dei racconti mitici babilonesi, che stanno invece criticando

Il testo si presenta con una struttura molto significativa




Elementi

primordiali

(1,1-2).

Giorno/

Opera

PRODUZIONE

Giorno/Opera


ORNAMENTO

TENEBRE




I/1

(cielo)



Luce (3-5). Dio disse.


IV/5

(cielo)



Sole, luna, stelle (14-19). Dio disse.

ACQUE dell’abisso

II/2

(cielo)


Firmamento (7-8). Dio disse.

V/6

(terra)


Uccelli, pesci (20-23). Benedire, Dio disse.

TERRA informe e deserta

III/3

(terra)


Terra, acqua (9-10). Dio disse.

VI/7

(terra)


Animali (24-25). Dio disse.




III/4

(terra)


Piante (11-13). Dio disse.

VI/8

(terra)


Uomo (26-31). Benedire, Dio disse (3x).




VII


Sabato (2,1-4a); bene­dire.

-

-

Il racconto della creazione è preceduto da un prologo (vv. 1-2) nel quale si descrivono gli elementi primordiali: le tenebre, le acque del grande abisso, la terra informe e deserta. Non c’è tanto l’idea di una creazione fatta dal nulla (apparirà nella Bibbia solo in 2Mac 7,28, alla fine del II sec. a.C.), ma l’idea che alle origini del mondo c’è una situazione di caos che Dio mette in ordine. Poi Dio produce la luce, che pone un limite alle tenebre, poi il firmamento, che separa le acque del cielo da quelle della terra, poi divide la terra dalle acque e la popola di piante. A queste opere di “produzione” Dio aggiunge opere di “ornamento”: gli astri, per la luce, gli uccelli e i pesci, per il cielo e per il mare, gli animali e l’uomo, per la terra. Il racconto della creazione comprende otto opere, cioè due volte quattro; e il quattro, nella Bibbia (si pensi ai quattro punti cardinali) indica totalità e completezza; la creazione è perciò un tutto armonico e completo. Ma i giorni della creazione sono sette, o meglio, sei più uno. Sette non è soltanto il numero della perfezione; è infatti il numero dei giorni della fase lunare, che sta alla base del calendario ebraico. Inserita nel ritmo del sette, la creazione è perciò inserita nel ritmo del tempo, non è un mondo astratto dalla storia, ma profondamente calato in essa. Per ben dieci volte appare la frase “e Dio disse”; sette volte per le prime sette opere e tre volte per l’uomo. Sono le prime “dieci parole” di Dio che richiamano il Decalogo, le dieci parole che Dio pronuncerà poi sul Sinai. Prima di parlare direttamente a Israele, tramite Mosè, Dio ha già parlato attraverso la creazione e la sua parola si è rivelata efficace: Dio parla, e tutto esiste. Per tre volte, poi, appare il verbo “benedire”, in relazione ai primi esseri viventi, all’uomo e al sabato. La creazione, dunque, nasce sotto il segno della benedizione di Dio, cioè della vita.

Per otto volte, nel raccontare la creazione dei singoli elementi del mondo, il racconto utilizza le stesse formule, delle quali è utile cogliere il significato:

I. Introduzione: “E Dio disse”.

II. Comando divino (ad esempio: “sia la luce”); ogni essere esiste perché Dio lo chiama all’esistenza.

III. Esecuzione del comando (ad esempio: “e la luce fu”). La parola di Dio è sempre efficace

IV. Descrizione dell’opera compiuta, fatta spesso attraverso l’uso del verbo “separare”. Ogni realtà è distinta da un’altra e occupa nel mondo il proprio posto.

V. Dio dà il nome a ogni sua opera (“E Dio chiamò…”) e, in tre casi la benedice.

VI. Lode divina: “E Dio vide che era cosa buona/bella”. Il racconto della creazione si conclude per cinque volte (la lode manca infatti nel III e VII giorno) con la lode divina per le sue stesse opere. La parola ebraica tob può significare, allo stesso tempo, sia “buono” sia “bello”.

VII. Conclusione: “e fu sera, e fu mattina…”; la creazione è inserita nel ritmo del tempo e della storia.

Più in particolare possiamo rilevare che il vs 1 è un vero e proprio titolo. “In principio”: il testo non si interroga su ciò che esisteva alle origini del mondo; si limita ad affermare che, all’inizio sia del tempo sia del mondo, c’è Dio. “Dio creò”: il verbo ebraico che qui è tradotto con “creare” ha una caratteristica importante; nella Bibbia ebraica questo verbo viene sempre utilizzato con Dio come soggetto. “Il cielo e la terra”: cioè l’intero universo. Sul grande abisso primordiale “vola” il soffio divino, il suo spirito; qui non si tratta ancora dello Spirito Santo inteso come la persona della quale ci parlerà il Nuovo Testamento, ma della forza divina che si prende cura del mondo. Se Dio toglie il suo spirito, il mondo può ripiombare nel caos dal quale è uscito (Sal 104,29-30).

I vss 26-31 presentano la creazione dell’uomo; è una pericope che costituisce senza dubbio il vertice del racconto. La domanda di fondo che sta dietro a questo testo è molto semplice: chi siamo noi? E a che cosa siamo destinati? Anche la creazione dell’umanità dipende dalla parola di Dio: “Facciamo l’uomo” – dice il testo. Il verbo al plurale, “facciamo”, deve essere inteso come una forma grammaticale di carattere deliberativo.“Uomo” è, nella lingua ebraica, il vocabolo ’adam, che in questo caso indica non tanto l’uomo maschio (come sarà a partire da Gen 4,1, dove ’adam verrà usato anche come nome proprio, Adamo), ma indica piuttosto l’essere umano, l’umanità. Questa umanità, dice il v. 27, viene creata “maschio” e “femmina”: l’uomo non è perciò un essere astratto, ma esiste concretamente come maschio e femmina. Si noti, nel testo del v. 27, il passaggio dal singolare al plurale: “a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”.

Questo essere umano è creato “a nostra immagine e a nostra somiglianza”. Essere immagine e somiglianza di Dio significa aver ricevuto la vita da lui. L’uomo è capace di avere un rapporto diretto con il suo Creatore; è pertanto capace di amare Dio e di entrare in relazione con lui. L’uomo riceve da Dio la responsabilità di governare il mondo secondo la volontà del Creatore; è cioè immagine e somiglianza di Dio nel senso che è una sorta di rappresentante divino nel mondo, il segno della presenza di Dio nel creato. La tradizione ebraica ha insistito molto sul fatto che l’uomo deve comportarsi nel mondo come Dio si comporta. L’uomo non è chiamato a sfruttare il mondo, ma a lavorarvi secondo il progetto di Dio (il verbo “dominare” del vs 26 e il verbo “soggiogare” del vs 28 sono presi dal vocabolario che normalmente nella Bibbia ebraica riguarda i re).

La prima parola che Dio rivolge all’uomo non è tanto un comando, quanto piuttosto una benedizione (“Dio li benedisse e disse loro”; “Siate fecondi e moltiplicatevi”). Il compito della coppia è accogliere e vivere con responsabilità questo dono e dare la vita. All’uomo appena creato Dio offre come cibo soltanto erbe del campo. Non si tratta di un invito a una dieta vegetariana: nel progetto della creazione è assente anche quel minimo di violenza necessaria per mantenersi in vita, l’uccisione degli animali.

Il racconto della creazione dell’umanità termina con una variazione al ritornello che già conosciamo: “e Dio vide che era cosa molto buona/bella”. La creazione dell’uomo è così il vertice stesso dell’azione divina; l’uomo è davvero un prodigio divino; il testo di Gen 1 ci impedisce di avere dell’uomo, immagine e somiglianza di Dio, una visione pessimista.


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