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Piano di gestione


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- Shannon evenness index (SHEI): E’ rappresentato dal rapporto tra l’indice di Shannon ed il logaritmo del numero di tipologie analizzate. Questo indice computa la distribuzione e l’abbondanza delle patch considerate.

con Pi porzione di territorio occupata da una tipologia di territorio; i e m numero di classi presenti nel paesaggio, escluso il confine del paesaggio, se presente.

L’indice esprime quanto un sistema, a prescindere dal numero di elementi che contiene, si avvicina al perfetto equilibrio fra le estensioni relative delle diverse tipologie ambientali. Valori dell'indice prossimi a 1, indicano che il paesaggio considerato è formato da elementi con estensioni relative simili. Bassi valori, prossimi a 0, indicano che il paesaggio è dominato da elementi con estensioni relative molto diverse (O’Neill et al, 1988).

- Indice di aggregazione del territorio (AI): AI è uguale al numero di adiacenze che coinvolgono la classe corrispondente, diviso per il numero massimo possibile di adiacenze che coinvolgono la classe corrispondente, che si ottiene quando la classe è massimamente raggruppata in un unico, compatto patch, moltiplicato per la percentuale del paesaggio composto dalla classe corrispondente, calcolata cumulativamente su tutte le classi e moltiplicata per 100 (per convertirla in percentuale). AI è uguale a 0 quando le classi sono massimamente disaggregate (cioè, quando non ci sono adiacenze); aumenta quando il paesaggio è sempre più aggregato ed assume valore pari a 100 quando il paesaggio è costituito da una singola patch. AI non è definito se ogni classe è costituita da una singola cella (e quindi è indefinito).  L'indice di aggregazione è calcolato dalla matrice di adiacenza al livello di classe. A livello di paesaggio, l'indice è calcolato semplicemente come un indice di aggregazione di classe medio ponderato sull’area, dove ogni classe è ponderata con la sua porzione di area occupata nel paesaggio. L'indice viene scalato per tenere conto del numero massimo possibile di adiacenze.


Proseguire con un commento sulla complessità ed organizzazione del mosaico territoriale, facendo considerazioni sul numero di habitat presenti nel/nei SIC (l’elenco degli habitat, oltre a caratterizzare il sito, consente di valutarne la complessità strutturale), e sugli indicatori di paesaggio calcolati per ciascun SIC in esame, di cui dovrà essere riportata la relativa tabella.
Tabella degli indicatori di paesaggio (classi):

INDICATORE

UNITA’ DI MISURA

RANGE

VALORE


















































































































































2.5.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI

Iniziare la trattazione con considerazioni generali sulla ricchezza floristica dell'area, ovvero sul numero di specie vegetali presenti nel/nei SIC, direttamente correlata alla complessità dell'ecomosaico. Continuare con un paragrafo in cui si commenta la presenza di specie vegetali di elevato valore biogeografico e conservazionistico. Rientrano in questa categoria le specie di elevato valore biogeografico (endemiche, al limite dell’areale di distribuzione, etc.), quelle considerate prioritarie negli allegati della direttiva Habitat, le specie rare, quelle a rischio di estinzione e presenti in liste rosse regionali o nazionali. Ovviamente, il valore naturalistico intrinseco di un sito è accresciuto dalla presenza di queste specie.

Commentare quindi l'eventuale presenza e abbondanza relativa di specie alloctone. Le implicazioni ecologiche delle invasioni di specie alloctone sono di primaria importanza, poiché causano interferenze nei rapporti interspecifici tra i componenti di una comunità e modificano gli equilibri esistenti negli ecosistemi. Esse rappresentano una minaccia sia all’integrità delle fitocenosi autoctone, sia alla persistenza di singole specie, portando anche al declino e spesso alla scomparsa di alcuni taxa, a livello locale.

Concludere con un commento alle tabelle fitosociologiche redatte per ciascun habitat, con considerazioni sui rapporti quantitativi tra elementi floristici autoctoni ed esotici, nonché sulla frequenza degli elementi floristici di maggior pregio.


2.5.3. INDICATORI FAUNISTICI

Iniziare la trattazione con considerazioni generali sulla ricchezza faunistica di ciascuno dei SIC indagati e sulla presenza di specie animali di elevato interesse biogeografico e conservazionistico. Il valore intrinseco di tali specie come indicatori è ovvio, in quanto essi testimoniano con la loro stessa presenza l'importanza degli habitat che li ospitano. Passare a considerazioni sul numero di specie esposte a minaccia e pertanto incluse negli allegati delle direttive "Habitat" o "Uccelli" (specificando la percentuale di prioritarie), o nelle Liste Rosse Nazionali.

Proseguire commentando l'eventuale presenza di specie alloctone (esotiche, introdotte), che possono alterare gli equilibri nelle zoocenosi autoctone, sia in ambienti acquatici (es.: i pesci rossi nel Lago Laudemio), sia in ambienti terrestri (es.: Callosciurus lungo la costa di Maratea).

Anche la distanza media del confine del sito da quello dei tre SIC/ZPS più vicini o da altre aree protette può evidenziare il grado di "sicurezza" delle popolazioni animali presenti in un dato SIC e può essere utile anche per proporre eventuali misure di tutela o limiti di fruizione nell’ambito delle “aree contigue” alle aree protette.



2.5.4. ASSETTO IDROBIOLOGICO

Gli aspetti relativi all’assetto idrobiologico trovano adeguata collocazione normativa nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i., nonché nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Per gli indicatori e gli indici si dovrebbe quindi fare riferimento a tali normative con l’integrazione, per quanto riguarda le acque superficiali, del deflusso minimo vitale (DMV) quale parametro nella valutazione della funzionalità ecologica dei corsi d’acqua.


2.5.5. INDICATORI FORESTALI

Cominciare con una descrizione della struttura verticale dei ciascun habitat forestale presente nel/nei SIC. Un indicatore generico, ma efficace è rappresentato dalla diversità strutturale (verticale e orizzontale) del bosco.

La struttura verticale può essere schematicamente rappresentata nelle seguenti categorie:

- monoplana: le chiome arboree sono poste più o meno tutte alla stessa altezza.

- biplana: presenza di due piani di chiome arboree, ben diversificati.

- multiplana: presenza di più di due piani di chiome arboree, ben diversificati fra loro in altezza.

La struttura orizzontale può essere descritta facendo riferimento al concetto di tessitura che indica la dimensione dei gruppi, più o meno omogenei al loro interno (es. alberi coetanei e di dimensioni simili), che vengono a costituire nel loro insieme il soprassuolo. Quando la dimensione dei gruppi è piccola (nell’ordine delle decine di metri quadrati ) si ha una tessitura fine, quando la dimensione dei gruppi è grande (nell’ordine delle migliaia di metri quadrati) la tessiturà è grossolana. Si possono definire anche categorie intermedie.

Proseguire con considerazioni sul grado di copertura delle chiome, da esprimere attraverso una stima della percentuale di suolo coperto dalle chiome. La copertura esercitata dalle chiome è un importante fattore di modulazione della quantità e qualità di luce che arriva ai livelli inferiori della struttura verticale e sul terreno. Ciò influenza le condizioni microclimatiche del sottobosco, i tassi di decomposizione della sostanza organica al suolo e i processi di rinnovazione naturale.

Concludere con considerazioni sull'evidenza (o meno) di rinnovazione naturale, anche in riferimento ai fattori biotici o antropici che impediscono o rallentano l’insediamento e l’affermazione della rinnovazione (ad esempio, pascolo da parte selvatici/domestici, calpestio, ecc.).

Passare poi alla tabella DIPSIR proposta (vedi file "Iter metodologico") e concludere il discorso con considerazioni sulla percentuale di territorio boscato sottoposto a gestione all'interno del/dei SIC.


2.5.6. INDICATORI AGRO-ZOOTECNICI

Descrizione sintetica degli allevamenti zootecnici bradi, semibradi e intensivi presenti e dei sistemi colturali estensivi ed intensivi. Utilizzando l’iter metodologico disponibile sul sito di rete natura 2000 Basilicata (schema DIPSIR e tabelle) indicare il carico di bestiame (UBA/ha), le unità foraggere prodotte per tipo di habitat (UF/ha) e le modalità di utilizzo del pascolo; quantificare la superficie agricola, l’intensità e la modalità di utilizzazione agraria (con particolare riguardo al rapporto superficie con metodo di conduzione in biologico o ecosostenibile rispetto alla superficie totale). Concludere con considerazioni sullo stato delle aree interessate dall’allevamento e dalle attività agricole.


2.5.7. INDICATORI SOCIOECONOMICI
Nei SIC, le attività antropiche dovrebbero adeguarsi ed armonizzarsi con le finalità di conservazione delle componenti naturali. Nel proporre eventuali misure di tutela e conservazione non si può prescindere dalla conoscenza dei diritti di proprietà e d’uso (es. usi civici, diritti consuetudinari d’uso delle risorse forestali, servitù militari ecc.) delle aree a cui ci si riferisce.

Pertanto, si dovrebbero riportare in questo paragrafo informazioni desunte dalle planimetrie catastali, per identificare la ripartizione dei regimi proprietà sul territorio di ciascun sito indagato, in termini di :

- superficie totale di proprietà pubblica (%, ha), ripartita tra stato, regione, comuni, altri enti pubblici locali;

- superficie totale di proprietà privata (%, ha), di cui è opportuno conoscere l’eventuale livello di parcellizzazione (es. distinguendo grandi proprietà o latifondi da proprietà frammentate e di ridotte dimensioni).


Riportare inoltre il rapporto tra variazione percentuale annua della popolazione residente nei comuni rurali (con riferimento ai comuni in cui ricade ciascun SIC indagato) e variazione percentuale annua della popolazione residente in Basilicata. L’individuazione di un trend positivo o negativo di questo indicatore è un informazione fondamentale per la comprensione delle dinamiche socioeconomiche del territorio. In tal senso, importanti indicazioni possono provenire anche dalla determinazione del "grado di ruralità", basata sulla valutazione del numero di addetti nel settore agricolo sul totale dei residenti nei comuni in cui ricade ciascun SIC e sull’ammontare complessivo delle superfici agricole all'interno del/dei SIC.
Anche la percentuale di residenti in età lavorativa e il tasso di disoccupazione giovanile forniscono un’indicazione sullo stato di salute di un sistema economico locale. In genere, un alto tasso di attività totale della popolazione in età lavorativa (occupati/popolazione in età lavorativa) denota un’elevata dinamicità del sistema territoriale, analogamente a quanto indicato da un andamento positivo del tasso di occupazione giovanile. Disoccupazione e stagnazione economica sono i prodromi dell'abbandono del territorio, che andrebbe evitato in un'ottica di gestione attiva e consapevole del/dei SIC e delle aree ad esso contigue.
Il tasso di scolarità, distinto per scuola dell’obbligo, scuola superiore e università, è un altro indicatore importante, infatti esso è correlato direttamente con le condizioni socioeconomiche degli abitanti di un dato territorio, ma ha anche una valenza quale indicatore della dinamica di popolazione e della sua suddivisione in classi di età. L’analisi dell’andamento e della tendenza di quest'indicatore, in un arco di tempo sufficientemente rappresentativo (ad esempio, dieci anni), può fornire indicazioni utili sulle necessità di fruizione del territorio che, in una prospettiva di breve, medio e lungo termine, potrebbero essere manifestate dalla popolazione residente, basandosi anche sulla struttura sociale in via di definizione. Il tasso di scolarità può, inoltre, fornire utili suggerimenti sulla possibile condivisione delle indicazioni contenute nei piani di gestione elaborati per i siti della rete Natura 2000, nonché sulle strategie di comunicazione al riguardo.
Nei SIC ubicati in aree di particolare valenza naturalistica (es: aree costiere) sarebbe opportuno cercare di reperire dati sulla ricettività turistica e sulle presenze turistiche, dato che la pressione turistica (misurabile in termini di presenze turistiche per abitante e unità di superficie) è un importante indicatore delle risorse e potenzialità di un territorio ma anche dei potenziali impatti.
2.6. QUADRO RIASSUNTIVO DELLE MINACCE E CRITICITÀ
Completare qui un quadro riassuntivo delle principali minacce e criticità rilevate, con riferimento a quanto affermato nelle sezioni 2.1., 2.2., 2.3 e 2.4 A titolo esemplificativo e non esaustivo, si riportano gli esempi seguenti:


Minaccia/Criticità

Obiettivi specifici

Nome azione

Descrizione azione

Maggiori possibilità di

incendi legati all’abbandono

e/o carenti pratiche colturali dei terreni

agricoli marginali



Evitare l'innesco di incendi e la conseguente perdita di habitat

Protezione,

conservazione e

sviluppo della ruralità.


Promuovere i BCAA e incentivarne la condizionalità


Muri di contenimento in cemento armato ai

bordi delle strade asfaltate



Riordino e riqualificazione paesaggistica della viabilità di servizio

Valorizzazione del paesaggio e miglioramento delle caratteristiche funzionali e di immagine

Mitigazione dei muri di sostegno in cemento con rivestimenti in pietra locale, ai fini di aumentare l'attrattività dei luoghi, a beneficio del turismo

Insufficienza di itinerari quale strumenti per la valorizzazione dei territorio

Potenziamento dei sentieri con particolare

riferimento alla valorizzazione dei percorsi di fruizione

ambientale (sentieri natura, geositi, ecc.)


Riqualificazione, rafforzamento e riformazione di antichi

sentieri



Promuovere e qualificare l’offerta turistica diversificata ed integrata nei luoghi per sviluppare il turismo culturale e ambientale

Assenza di itinerari

diversificati, quale strumenti per la

valorizzazione del territorio


Individuazione di itinerari cicloturistici e tematismi specifici per la fruizione turistico-ambientale del/dei SIC

Piste ciclabili e pannelli esplicativi

Realizzazione di piste e itinerari ciclo – turistici

Percorrenza delle vie interne al SIC e

delle strade interpoderali



inadeguate e carenti.

Favorire la fruizione ai luoghi di interesse ambientale, culturale, storico e agricolo, finalizzata anche agli interventi di prevenzione e spegnimento degli incendi

Ripristino e adeguamento della percorrenza interpoderale


Ripristino delle strade interpoderali con tecniche e tipologie di pavimentazioni in terra naturale stabilizzata evitando l'utilizzo di materiali tipo i conglomerati bituminosi

Assenza di offerte qualificate per una ricettività diffusa.

Ricettività diffusa e diversificata

Creazione di infrastrutture complementari

Realizzazione di strutture e infrastrutture complementari in stretta connessione alle attività della ricettività diffusa, quali impianti sportivi, impianti e attrezzature culturali, ricreativi e per il tempo libero


Mancanza di punti di informazione e di documentazione

Realizzazione di punti di informazione, ivi compresi uffici di Informazione, accoglienza turistica e centri visita

Accoglienza all’interno del/dei SIC

Ristrutturazione di uno o più fabbricati adatti a tal fine

Sentieri “non conformi” e percorsi aperti da motocrossisti


Rimuovere le cause di disturbo degli habitat, di disfacimento sistematico del fondo delle carrarecce, dei sentieri, etc e del potenziale pericolo per escursionisti e visitatori in genere

Sicurezza per le persone e salvaguardia dell’ambiente


Servizi mirati alla repressione del transito fuori strada dei mezzi a motore; allestimento di cartellonistica informativa sulle regole da rispettare

Perdita progressiva di corsi d’acqua artificiali (canali)


Ripristino dei corsi d'acqua artificiali non inclusi nell'elenco delle acque pubbliche

Ripristino ambientale e recupero dei sistemi agricoli originari, con possibilità di riattivare reti idriche ad uso irriguo

Manutenzione straordinaria, pulitura con predisposizione, lungo gli argini dei canali d'acqua di fasce di rispetto

Perdita delle sorgive e risorgenze naturali

Tutela di habitat e specie rare attraverso la conservazione ed il ripristino delle sorgenti d’acqua

Tutela di habitat

Monitoraggio e controllo delle interferenze nei sistemi di prelievo delle acque dai pozzi trivellati a monte del/dei SIC

Pascolo eccessivo con banalizzazione della composizione floristica e perdita di biodiversità in habitat anche prioritari. Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione, nitrificazione, incendi indotti per rigenerare il pascolo.

Determinazione del numero di capi che può essere mantenuto per la stagione di pascolamento (carico potenziale)

Studio consistenza bestiame presente, controllo e monitoraggio del cotico erboso e valore pastorale del pascolo

Determinazione del carico massimo di capi che può essere in condizioni di equilibrio con l'ambiente, tenendo conto che molti habitat, anche prioritari, possono mantenersi tali solamente grazie a moderate azioni di disturbo, quali il pascolamento

Rischio scomparsa di specie e varietà agricole soprattutto di quelle locali

Salvaguardia di tale materiale genetico a rischio di erosione

Recupero e tutela delle produzioni di nicchia e cultivar locali inclusi frutti minori e il germoplasma presente in antichi coltivi

Il recupero e la salvaguardia di materiale genetico a rischio di erosione e di specifiche varietà genetiche a stretto legame con l’areale del/dei SIC

Collisione tra le autovetture in transito e la fauna selvatica, nei tratti della S.P. 32

Tutela del patrimonio faunistico naturale

Salvaguardia del patrimonio faunistico

Verifica della possibilità di realizzare barriere deterrenti lungo l’asse viario, con realizzazione di attraversamenti

e passaggi per la fauna.



Pascolo ovi-caprino eccessivo con banalizzazione della composizione floristica e perdita di biodiversità in habitat anche prioritari. Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione, nitrificazione, incendi indotti per rigenerare il pascolo.

Determinazione del numero di animali che può essere mantenuto per la stagione di pascolamento (carico potenziale)

Studio censimento bestiame presente, controllo e monitoraggio del cotico erboso e valore pastorale del pascolo

Determinazione del numero di animali che realmente può essere condotto sul posto (carico reale) in condizioni di equilibrio con l'ambiente, tenendo conto che molti habitat, anche prioritari, possono mantenersi tali solamente grazie a moderate azioni di disturbo, quali il pascolamento

Rischio di scomparsa di specifiche specie e varietà agricole

Salvaguardia di tale materiale genetico a rischio di erosione

Recupero e tutela dei frutti minori - germoplasma presente in antichi coltivi

Il recupero e la salvaguardia di materiale genetico a rischio di scomparsa specifiche varietà genetiche agricole a stretto legame con l’areale del/dei SIC

Elevato numero di conigli selvatici e di cinghiali, a danno sia degli habitat naturali che dei terreni coltivati. Smisurata presenza di zecche. Rarefazione di geofite.

Controllo delle popolazioni di fauna selvatica

Piani di monitoraggio e controllo della popolazione delle fauna selvatica con particolare riferimento al coniglio selvatico e al cinghiale

Piani periodici di prelievo; snellimento delle procedure di indennizzo per i danni subiti dagli agricoltori

NOTA: per compilare questa tabella può essere utile il file excel "SCHEMA IMPATTI E DETRATTORI" (a cura del D.I.F.A.), reperibile nell'area riservata del sito "retecologicabasilicata".



Può essere utile, come checklist, consultare l’elenco dei codici relativi ai fenomeni ed attività nel sito che dovranno essere inseriti nel formulario standard, Paragrafo 6. Si possono trovare all’interno del file Formulario_Standard.pdf (ultime 4 pagine del file), reperibile nell'area riservata del sito "retecologicabasilicata".
Durante i sopralluoghi in campo per individuare criticità, minacce, impatti e detrattori, si può trarre ispirazione dalla celebre frase di I. Calvino: "L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è più rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio" (tratto da: “Le città invisibili”).
3. IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE
La gestione di un sistema territoriale, ambito complesso per le componenti che lo caratterizzano e per le interazioni che si stabiliscono fra di esse e con gli elementi che lo circondano, necessita del coinvolgimento di coloro i quali, per motivazioni diverse, lo “vivono” costantemente. Tale esigenza nasce sia dal fallimento di passati modelli di gestione “calati dall’alto” e quindi pressoché estranei nella maggior parte dei casi alle vere necessità del territorio, sia perché nell’interdisciplinarietà che contraddistingue un sistema di tale portata, la componente antropica, la più conflittuale e la maggiore responsabile dell’alterazione degli equilibri naturali, viene sottovalutata o al contrario sovrastimata rispetto all’intero sistema. Recentemente, le scelte operate da chi è responsabile di ambiti territoriali e ambientali si “sforzano” di coinvolgere i “portatori d”interesse” di un’area affinché l’esito delle politiche venga recepito e manifesti delle positività per il contesto alle quali sono destinate. In effetti, tale metodologia affonda i suoi principi in quelli che sono i criteri alla base dello “sviluppo sostenibile” che ormai integra gli aspetti economici con quelli ambientali, sociali e istituzionali attraverso la condivisione ed la partecipazione dei soggetti interessati nei processi decisionali. Inoltre, il valore aggiunto che scaturisce da tale attività risiede nella sensibilizzazione delle comunità locali verso le problematiche del proprio territorio che, se opportunamente informate, riescono non solo a riavvicinarsi alla istituzioni ma anche a inserire la propria sfera d’interesse all’interno del “sistema territorio/ambiente” collocandola tra gli altri elementi che lo caratterizzano. E’ palese che tale metodo non ha l’ambizione di “accontentare” tutte le parti, visto che comunque ogni “stakeholder”, sebbene coinvolto nella fase di partecipazione, tenderà a manifestare i propri interessi in quanto prevalenti rispetto agli altri, ma di smussare i conflitti innescati da una qualsiasi politica territoriale che tocca un dato ambito in cui convivono molteplici attività ed interessi. Tuttavia, ciò che anima le aspettative di chi attua tale approccio riguarda anche la possibilità di generare scelte efficaci, aumentare il senso di appartenenza del singolo alla collettività ed innescare meccanismi analoghi in altri contesti.
L’attuazione di un approccio partecipato nella realizzazione di un Piano di Gestione per SIC è motivato dalla compresenza di elementi ambientali, economici e sociali e quindi di una evidente conflittualità tra di essi che suggerisce il ricorso ad un processo di questo tipo.

Indispensabile, a tal fine, la figura di un esperto che si occupi dell’organizzazione e dello svolgimento di tutte le fasi dell’attività: si tratta di una figura “neutra” che ha il compito di implementare una concertazione tra le parti tale da soddisfarne gli interessi. L’avvio del processo partecipativo necessita dell’identificazione di quelli che possono esseri i soggetti da coinvolgere, il momento più opportuno per attuare l’attività, la sede più adeguata ma soprattutto la tipologia di metodo da utilizzare. Nella fattispecie, l’INEA si occuperà di tutta la parte organizzativa e operativa, a partire dagli incontri informativi sul territorio, dopo aver individuato i “portatori d’interesse” che insistono su ciascun ambito territoriale. Il metodo utilizzato prevede la consultazione degli stakeholders durante il primo dei tre incontri pianificati nell’area: infatti, le varie parti invitate presso una sede opportunamente scelta tra quelle istituzionali ricadenti nell’area oggetto di studio, saranno informate del progetto Rete Natura 2000, sulla valenza del sito soggetto a piano, su ciò che emerso dalle rilevazioni effettuate dal gruppo di professionisti. La scelta del metodo della consultazione, quindi di un livello minimo di attività di partecipazione, è dettata sia dalla contenuta disponibilità economica destinata a tale fase, sia dai limiti di tempo imposti dal progetto. E’ indispensabile ricordare, infatti, che si tratta di un processo molto oneroso sia in termini finanziari, sia in termini di risorse umane da investire, per cui si è cercato di adottare il metodo che potesse soddisfare gli obiettivi previsti e rispettare il budget assegnato. Trattandosi di una bozza di Piano che scaturisce dalla sola fase di attività svolta in campo dalle varie figure di esperti, ognuna per ogni ambito naturalistico, l’obiettivo del primo incontro verterà sul recepimento delle proposte che partiranno dalla platea dei portatori d’interesse. Inoltre, laddove si rendesse necessario per eventuali problematiche che dovessero sollevarsi in quella sede, l’INEA provvederà ad approfondire gli aspetti più significativi al fine di raccogliere elementi aggiuntivi tali da contribuire alla definizione di un quadro più completo. Durante il secondo incontro, i portatori d’interesse saranno nuovamente coinvolti per la presa in visione della bozza del Piano di gestione, rivista alla luce dei commenti e delle proposte formulate in precedenza, mentre il terzo incontro consisterà nella presentazione della versione definitiva del Piano di gestione.


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