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Parole di guerra


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51 Limburg, a circa 50 km da Francoforte sul Meno. Lo Stalag A si trovava nella XII regione militare in cui era suddiviso il territorio del Terzo Reich. Alla data 1° ottobre 1943 si trovavano nel campo oltre 11.000 fra soldati e sottufficiali italiani, oltre a prigionieri di varie nazionalità. Si veda:G. SCHREIBER, I militari italiani internati…, cit., pp. 411, 419.

52 Il 18 settembre 1943 è data ufficiale della nascita della Repubblica Sociale Italiana. Quello stesso giorno Mussolini (liberato dalla prigionia a Campo Imperatore dai paracadutisti tedeschi il 12 settembre e condotto in Germania) pronunciava dalla radio di Monaco di Baviera un discorso in cui annunciava la nascita di uno stato nazionale e sociale che avrebbe continuato la guerra a fianco della Germania.

53 Si tratta della prima di una serie di pressioni operate, prima dalle autorità tedesche, poi anche dai rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana, per cercare di convincere l’Autore e i suoi compagni a collaborare. Il no di Bardotti, “secco”, senza alcuna spiegazione della decisione presa, lascia intuire comunque una posizione netta e fortemente motivata. Si noti che secondo Schreiber il numero di coloro che dopo la cattura si misero a disposizione della Wehrmacht per continuare a combattere o per svolgere attività ausiliarie fu decisamente superiore alla media fra i militari della 4ª Armata che si trovavano ancora nella Francia meridionale rispetto ai reparti di stanza in Italia o nei Balcani. Cfr. ; G. SCHREIBER, I militari italiani internati…, cit., pp.178-179, 437-444.

54 Il viaggio di Bardotti, sempre nelle stesse condizioni di disagio, riprende in direzione della Germania orientale. Qui Bardotti omette di riferire che gli ufficiali italiani erano stati separati dal resto della truppa.

55 Cittadina polacca sul fiume Vistola, a circa 100 km a sud di Varsavia, allora nel Governatorato Generale del Reich.

56 Alla data 1° ottobre 1943 presso lo Stalag 307 di Deblin si trovavano 2.507 internati italiani; si trattava di un Offizierslager, un campo di concentramento riservato ai soli ufficiali Si veda: G. SCHREIBER, I militari italiani internati…, cit., p. 415.


57 Bardotti non dice chi cominci a organizzare conferenze. E’ trascorso appena un mese dall’otto settembre, quando nel diario compare tale notizia. Il verbo al passivo pare volutamente evitare la citazione del soggetto, come per dare l’idea di una iniziativa spontanea. Eppure nelle prime pagine l’atmosfera, gli ambienti sommariamente descritti e gli stati d’animo avevano la connotazione tipica delle vicende di prigionia di guerra. L’originalità dell’avvenimento è comunque per il momento mitigata dalla semplice ed impersonale giustificazione (così il tempo passa un po’ meglio). In realtà il diario contiene elementi di una riflessione più personale e profonda sul senso delle attività culturali nel campo di Deblin e anche il significato di questa nota di mera angoscia quotidiana si preciserà nei successivi resoconti.


58 Ad un mese esatto dalla cattura e solo cinque giorni dopo il suo arrivo alla Stalag 307 di Deblin Bardotti inizia a seguire con interesse l’attività culturale che si svolgeva all’interno del campo. Si tratta di un fatto significativo perché dimostra che l’Autore non era intenzionato a vivere la sua condizione di prigioniero in modo passivo, abbandonandosi alla disperazione e all’inedia, ma desiderava impiegare il tempo a disposizione per apprendere e confrontarsi con le idee degli altri.

59 Si trattava evidentemente di una notizia priva di fondamento. Hermann Goering, già comandante in capo della Luftwaffe e progressivamente emarginato dal potere, si sarebbe infatti suicidato in carcere dopo la cattura da parte degli Alleati, prima dell’esecuzione della sentenza di morte inflittali dal tribunale di Norimberga.

60 Si noti qui come l’Autore richiami l’attenzione sulle sue condizioni fisiche, le quali erano state omesse per qualche tempo dalle sue annotazioni causa il susseguirsi degli eventi e delle novità.

61 Non tutte le notizie riportate da Bardotti erano esatte. Il governo Badoglio aveva effettivamente dichiarato guerra alla Germania il 13 ottobre 1943. Errata invece la notizia della liberazione di Terni, che sarebbe avvenuta il 14 giugno 1944, in quanto le forze alleate in Italia stavano allora combattendo a cavallo delle linee del Volturno e Bernhard, a nord di Napoli. Anche l’ingresso dei russi a Vilno (Vilnius, attuale capitale della Lituania) era una notizia priva di fondamento poiché l’Armata Rossa vi sarebbe giunta solo nel luglio 1944.

62 Ottimismo legato evidentemente alle sorti future del conflitto e alla speranza di una rapida sconfitta della Germania.

63 I piccoli affari legati al baratto, anche con prigionieri di diverse nazionalità, rappresentavano senza dubbio una delle strategia adottate dai nostri internati per cercare di sopperire alla mancanza di cibo. La diffusione del fenomeno dei baratto rappresentava anche un segno dei limiti di controllo e di un isolamento che, almeno nelle intenzioni dei carcerieri germanici, avrebbero dovuto essere totali e senza lacune. Cfr. G. HAMMERMANN, Gli internati militari italiani in Germania, cit., p. 160.

64 In questo primo resoconto si precisano le modalità con cui le iniziative culturali verranno riferite. Bardotti non omette in genere una sintetica valutazione del contributo offerto e passa poi dal resoconto narrativo alla sintesi impersonale del contenuto. Il tono obiettivo che assumono pertanto queste parti del diario introducono un effetto di sobrio estraniamento rispetto al corpo della narrazione redatto con uno stile comprensibilmente più soggettivo e personalmente diaristico.


65 L’incertezza grafica nella citazione del filosofo tedesco è nel manoscritto e fa parte di un ben ristretto numero di imprecisioni.


66 Giuseppe De Robertis (1888-1963), direttore de “La Voce” (1914-16, quando la rivista fiorentina assunse esclusivi interessi letterari) e poi de “La Ronda”, leggeva D’Annunzio proprio alla ricerca dell’essenza della lirica, avendo abbandonato fin dall’inizio della sua attività di critico e saggista ogni criterio storicistico. Si ricorderà come il ms. abbia dato all’inizio del resoconto un giudizio non lusinghiero sulla conferenza (accenni non troppo chiari e slegati sull’evoluzione della sua arte letteraria). Senz’altro il De Robertis è qui riportato perchè citato dal relatore, che dunque doveva essere un suo estimatore. Può darsi che si senta nella valutazione negativa operata dal ms. sulla conferenza di argomento dannunziano, la delusione di una generazione formata da insegnanti di più solida impostazione spiritualistica e crociana dinanzi all’espressione di giudizi critici sull’opera dannunziana improntati al criticismo stilistico e rondista del De Robertis. Maggior fortuna avrà nel nostro manoscritto lo stesso De Robertis rondista quando sarà citato (cfr. nota alla giornata di martedì 26) quale garante della miglior prosa italiana.


67 Località sul l’alto fronte del Dnjper, la cui caduta avrebbe determinato l’avanzata dell’Armata Rossa per portare a compimento la liberazione della città di Kiev (5-6 novembre 1943).

68 Filosofo greco del IV-III sec. a.C., considerato caposcuola dello scetticismo, teorizzatore della rinuncia al giudizio e degli effetti positivi che ne deriverebbero al saggio.

69 Considerati l’importanza e lo spessore etico di epicureismo e stoicismo nel mondo intellettuale ellenistico e romano, e soprattutto le riflessioni che sulla base dei principi di quelle due scuole di pensiero furono condotte anche sulla stessa decadenza del mondo antico, il giudizio appare ingeneroso (adagiarsi). La chiusa della giornata, con le parole evidentemente citate dalla conferenza, conferirà però a questa affermazione, come al resto della sintesi della conferenza, non solo un valore spirituale profondo, ma anche un senso metatestuale: il significato delle attività culturali che hanno avuto inizio nel campo sembra sempre più coscientemente legarsi a questo valore della volontà degli stessi prigionieri come valida alternativa ad un insuccesso o a un naufragio della ragione, misurato sul destino stesso di chi scrive.


70 Qui Bardotti non specifica se la S. Messa è sospesa per mancanza di personale atto a celebrarla o per mancanza di ostie consacrate.

71 Difficile individuare a cosa erano dovute di queste voci su un intenso movimento di navi in Mediterraneo. All’inizio del mese un’immensa flotta alleata si era presentata nel golfo di Napoli, mentre il 2 ottobre 1943 elementi dell’8ª Armata britannica avevano effettuato uno sbarco nella zona di Termoli, sulla costa adriatica, oltre la cosiddetta Linea del Volturno.

72 Cittadina del sud dell’Ucraina posta a circa 40 km a nord dal Mar d’Azov. Metitopol ritornò effettivamente in mano sovietica fra il 23 ottobre 1943: i russi attaccando sul fronte del basso Dnjper miravano a isolare le forze germaniche di stanza in Crimea.

73 Il celebre monaco benedettino che prima nell’abbazia di Pomposa, poi dalla cattedrale di Arezzo non solo rinnovò e precisò le modalità della scrittura musicale, ma studiò anche i metodi della memorizzazione e dell’insegnamento.


74 nel XVII sec. quando la musica europea passa ad un sistema tonale più complesso rispetto alla tradizione medievale.


75 Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), compositore di musica sacra, celebre per il centinaio di messe, per gli Stabat Mater, per gli Improperia e per essersi misurato con ogni tipo di genere musicale sacro. Se tecnicamente è un maestro del contrappunto, la bellezza senz’altro originale e geniale della sua melodia presenta anche un indubbio legame con il canto gregoriano.

Nella scuola fiamminga, fiorita tra la metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento nelle Fiandre (al tempo prima della potenza dello stato borgognone, poi di Carlo V imperatore) le tradizioni francese, italiana e inglese avevano trovato una sintesi e dato le basi per un eccezionale sviluppo della polifonia vocale sacra (si pensi ad autori come G.Dufay, J.Obrecht, J.Deprès).



Il falso bordone è il principale debito dei fiamminghi verso la scuola inglese: un canto dato ed eseguito da una voce grave (di bordone, ossia di sostegno: bordone era detto il bastone dei pellegrini) serviva in origine da accompagamento ad altre voci con intonazioni superiori; si parlò di falso bordone quando il canto dato fu trasferito ad una voce più acuta. Il f.b. può dunque considerarsi una forma di contrappunto, che è in generale l’arte di sovrapporre due o più linee melodiche.


76 “Anziché scritto – racconta l’Autore – facevamo il giornale parlato. Praticamente era fatto di notizie che si avevano attraverso i comunicati ufficiali che ci davano i tedeschi e anche attraverso alcune radioline che con molta cautela si cercava di conservare di nascosto. Il giornale parlato non era fatto comunque solo di queste cose, ma anche di informazioni fornite da ciascuno di noi: chi aveva letto qualche cosa riferiva. Non sapendo quello che accadeva fuori dal Lager, il giornale parlato riguardava la vita dentro il campo: le nostre letture, le nostre conversazioni, la nostra vita lì dentro. Il giornale parlato era abbastanza vivace e serviva a passare il tempo, perché essendoci autoimpegnati in questo tipo di esperienza ci consentiva di pensare meno alla fame. Infatti, se si stava fermi nelle nostre brande la fame si faceva sentire, se invece ci si metteva a parlare fra noi, non dico che si dimenticava, ma si riusciva a sopravvivere meglio”. Cfr.Testimonianza orale di Martino Bardotti, cit.

77 Vincenzo Cardarelli (1887-1958), poeta e prosatore, appare qui come il letterato capace di incarnare la reazione agli esiti scomposti e alla ricerca talvolta sfacciata di originalità fine a se setssa delle avanguardie italiane dell’ultimo periodo giolittiano e del primo dopoguerra.


78 In effetti, lo sviluppo delle maggiori riviste letterarie italiane tra le due guerre segue la tendenza qui rilevata dall’articolista del Giornale Parlato. In particolare, proprio il De Robertis, quando assunse la direzione de “La Voce”, dirottò l’asse culturale che aveva determinato la nascita di varie riviste fiorentine verso l’abbandono dei temi di rottura cari alle avanguardie sia in campo politico che letterario e verso quella ricerca di uomini e temi che proseguirà a Roma con “La Ronda”. Bardotti usa il termine reazionari per definire questi tentativi, senza conferire al termine una connotazione negativa. La valutazione della esperienza rondista nella cultura letteraria italiana del Novecento è stata controversa. Nel secondo dopoguerra, per comprensibili motivi, sarebbe stata rilevata negativamente la posizione aventinista di quei letterati rispetto alle questioni morali poste dall’atteggiamento nei confronti del fascismo. Del resto, la posizione umana di alcuni dei protagonisti di quei gruppi, come lo stesso Cardarelli, apparirà nel secondo dopoguerra debilitata non solo dagli avvenimenti ma anche da un inevitabile allontanamento dalle questioni poste dalla società agli uomini di cultura e da una crescente incomprensione da parte delle nuove generazioni. Lo sviluppo delle riviste letterarie e il confluire dei letterati nel gruppo de “La Ronda” appare invece nella considerazione dell’”autore” dell’articolo parlato come quella “lezione di dignità che bisognava assolutamente raccogliere” di cui parlerà anni dopo Montale (vedi il suo articolo sul Corriere della Sera del 16.6.59, “Una voce isolata”, come una delle più suggestive evocazioni del valore e delle contraddizioni della figura intellettuale ed umana di Cardarelli nella cultura italiana dal primo al secondo dopoguerra). “Formatosi quando un’ondata di prosa commerciale si abbatteva su un’Italia uscita stremata da una guerra vittoriosa, C. non era uomo capace di dare una mano a rimuovere le macerie e di collaborare a una letteratura che avesse davvero il volto del nostro tempo”. Ma l’”autore” del pezzo sul giornale parlato testimonia forse con il suo apprezzamento circa il risanamento della prosa anche il riconoscimento per il merito che Cardarelli aveva di aver propugnato “il culto di un’immagine alta e quasi inaccessibile dell’Italia, di un’Italia inaccessibile, sacra”.


79 Molteplici i presupposti filosofici che al tempo del nostro diario potevano sottendere la nozione di intuizione. Considerata la tensione altissima di questo passo, non sembra inopportuno riflettere sull’accezione verosimile del termine. In forza di quanto detto poco prima circa la vittoria dello spirito sulla materia, sembra chiaro il bersaglio polemico costituito dal positivismo. L’ultimo capoverso però pare estendere il giudizio in termini più generali. L’intuizione come opposizione ad una scala di contrari che sale dalla logica all’esperienza scientifica alla razionalità, mentre sembra ignorare il cammino della ricerca della filosofia della scienza di quegli anni, esaspera i termini dello spiritualismo idealista e neoidealista, andando al di là della concezione rosminiana dell’intuito come visione dello spirito avente per oggetto Dio.

Alcune affermazioni di Bardotti nella parte finale della giornata alludono ad un movimento di inquietudini alla ricerca di una regola di vita. La religione come soluzione del mistero e dissolvimento dei dubbi è posta alla base della tesi filosofica che sottenderebbe la pièce che si commenta, che ha a sua volta il proprio cardine nella superiorità dell’intuizione sulla logica. Può darsi che nel resoconto di questa giornata traspariscano affermazioni ed espressioni riconducibili alle tesi del modernismo. Parrebbe non lasciar dubbi in proposito l’enunciazione delle due superiorità nella frase conclusiva: l’intuizione e il sentimento che escludono rispettivamente la logica e l’esperienza scientifica dal percorso di ricerca di Dio. Nel 1907 l’enciclica Pascendi dominici gregis aveva condannato le affermazioni del modernismo.



80 Il bollettino, una volta spedito, consentiva di ricevere un pacco viveri dall’Italia.

81 L’evoluzionismo biologico è la dottrina secondo la quale le specie viventi si trasformano l’una nell’altra seguendo un processo unico, universale e necessario. Si tratta di una teoria presente nel pensiero filosofico fin dall’antichità ma che diviene sistematica nel pensiero positivista del secolo XIX e quasi generalmente accettata come ipotesi altamente probabile in campo scientifico. Le teorie trasformiste già delineate da Lamarck facevano dipendere la trasformazione della specie da una maggiore complessità dell’ambiente esterno e dall’uso o disuso degli organi. Il grande contributo di Ch. Darwin, che per primo sottopose la teoria evoluzionista a verifiche sperimentali e la corredò di una vasta serie di osservazioni naturalistiche, fu di aver individuato come causa della evoluzione stessa la lotta per la sopravvivenza, che dà maggiori possibilità agli individui nei quali avvengono mutamenti vantaggiosi. Secondo Darwin non sono i grandi mutamenti a rivelarsi vantaggiosi, ma, per la legge della probabilità, una parte delle innumerevoli piccole variazioni organiche influenzate dall’ambiente.


82 Tra neodarwinismo e neolamarkismo la discriminante essenziale è proprio il principio della selezione naturale, che, nelle forme più estreme del darwinismo, tende ad escludere o a relegare alla minima rilevanza ogni nozione di ereditarietà. L’uso o il disuso degli organi per rispondere alle necessità ambientali è invece alla base dei seguaci di Lamarck e di Spencer.

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 Nel 1936 L’Accademia d’Arte Drammatica era subentrata alla Regia Scuola di Recitazione (già intitolata a Eleonora Duse) per effetto di un regio decreto voluto e caldeggiato proprio dal grande critico e studioso di teatro Silvio D’Amico, che fu presidente della neonata accademia e che già ricopriva la carica di Commissario straordinario per la riforma della scuola di recitazione. Durante la guerra e poi nel dopoguerra, furono allievi dell’Accademia i maggiori attori italiani degli anni successivi (Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Elio Pandolfi, Rossella Falk, Paolo Panelli, Nino Manfredi, Tino Buazzelli, Monica Vitti).


84 Se la patristica costituisce la prima fase della riflessione sui testi della rivelazione, operata sia in Oriente che in Occidente dai Padri delle Chiesa, e il primo periodo della filosofia medievale, la scolastica si sviluppa a partire dal IX secolo come ricerca e dibattito sui dati della rivelazione come erano stati letti e interpretati dai primi dottori e come discussione sulle verità di fede e le verità di ragione e sulla prevalenza delle une sulle altre. Le scuole medievali europee dibattono tali temi fino a tutto il XIV secolo. Le personalità salienti del pensiero filosofico di questi secoli sono Scoto Eriugena, Anselmo d’Aosta, Tommaso d’Aquino, Giovanni Duns Scoto, Guglielmo Occam. Di rinascita si comincia a parlare per il pensiero e la cultura del XV e XVI secolo, quando si attribuisce all’uomo una nuova centralità nell’universo e si recupera la cultura classica nella sua autenticità e originalità e non solo nella sua funzione di anticipatrice e strumento della cultura cristiana rivelata.


85 L’intimismo di S.Agostino è legato soprattutto alle sue Confessiones, opera di impressionante originalità nel proporre l’indagine interiore e la storia della propria anima come discussione sui temi della grazia e del peccato, dei doveri e degli affetti e come riflessione sulla realtà esterna e sulle scritture. Sulla opportunità di avvicinarlo alla nozione di idealismo, possono nascere dubbi soprattutto determinati dal senso con cui prendiamo quest’ultimo termine. Può darsi che il relatore abbia subìto la tentazione di riferire categorie del pensiero filosofico medievale al dibattito contemporaneo, sottolineando in questo caso la preminenza dell’attività dello spirito nella conoscenza del mondo esteriore al posto di una percezione del tutto immanente e fisica della realtà. La cultura accademica italiana e soprattutto l’impostazione della didattica nelle scuole e nelle università italiane nei due decenni precedenti la guerra avevano certo come punto di riferimento una base filosofica di tipo idealistico. Le generazioni che avevano affrontato la guerra con un titolo di studio si erano formate con forme e contenuti interpretati dall'idealismo crociano. Al loro ritorno dalla guerra ritroveranno ambienti intellettuali, ad ogni livello, impegnati a fare i conti con il pensiero di Croce e con i suoi riflessi più o meno diretti. Se questo vale per gli ambienti liberali, cui Croce stesso apparteneva, non è da escludere neppure per i gruppi intellettuali di ispirazione marxista, che cominciarono a rileggere negli scritti (soprattutto carcerari) di Gramsci la necessità di criticare e superare quella filosofia per far posto al nuovo nella cultura italiana. Si potrebbe dunque dire che una vena permanente di idealismo costituiva prima della guerra e continuirà a costituire dopo la guerra un carattere originale della cultura italiana.


86 In realtà, nel pensiero agostiniano fede e ragione appaiono indispensabili l’una all’altra, in quanto strumenti a disposizione dell’uomo per la ricerca di Dio. La fede è rafforzata dalla speculazione dell’intelletto la quale d’altra parte trova la sua via solo quando è illuminata dalla fede. I rapporti tra fede e ragione rimarranno al centro della riflessione filosofica medievale fino a San Tommaso, senza che mai si rinunci ad affermare, pur in vari termini, la sostanziale armonica comunanza della ricerca ispirata dalla fede con quella fondata sulla riflessione intellettuale. Solo con i primi decenni del trecento si comincerà ad affermare una separazione tra il dominio della fede e quello della ragione. Questa separazione dei campi di riflessione assegnati all’indagine razionale, dalla ricerca di Dio (o semplicemente di principi morali) compiuta tramite la fede potrà dirsi definitivamente affermata (dopo un secolo e mezzo di travaglio non solo intellettuale) con la definizione di nuovi sistemi filosofici nel corso del cinquecento e del seicento.


87 Sant’Agostino muore a Ippona, vescovo di quella città dell’Africa mediterranea, nell’anno 430. In quel momento i Vandali di Genserico stanno assediando la città, che cadrà l’anno successivo. Le province dell’Impero stanno cadendo sotto l’urto delle invasioni, mentre ciò che avrebbe potuto costituire una nuova unità culturale in effetti stava subendo le scissioni eretiche. Agostino, impegnato nella lotta a diverse sette eretiche, aveva anche saputo contrapporre al senso dello sfacelo della città degli uomini l’immagine stabile ed incorruttibile della Città di Dio, il Suo contributo al pensiero moderno di più grande e sistematico respiro.
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