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Parole di guerra


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327 Scritta nel 1921 e pubblicata nel 1922, racconta una strana e fantastica avventura situata nella sua infanzia: rinchiuso in una stanza, viene invitato dall’immagine del Re Bianco degli scacchi riflessa su uno specchio ad entrare nella realtà parallela e nello spazio indefinito delle immagini riflesse. Vi trova un mondo in cui lo spazio ha altre coordinate, i rapporti tra esseri animati e cose sono diversi e il tempo passa in attesa non della morte ma dello svanire dell’esistenza che verrà con la rottura dello specchio.

328 Scritta nel 1922 e pubblicata nel 1923, Eva ultima (e non “era”) si svolge come narrazione di una fuga di Eva dalla realtà. Prevista da una “Tricomante” cieca e invasata, la corsa fuori della realtà è guidata da Evandro, personaggio che inteloquisce con Eva talvolta con scambi di battute organizzati come un testo teatrale, altre volte in una dimensione narrativa in cui conduce Eva alla evocazione di una serie di personaggi tra l’irreale, il tipico e l’onirico che mettono in crisi, vivendo in uno spazio metafisico, convinzioni e passioni tipiche del mondo fisico. Nella catena di strani incontri emerge soprattutto Bululù, sorta di marionetta che vive in un limbo incerto tra un’essenza di oggetto attaccato a fili di cui è incerto il burattinaio manovratore e una diversa essenza di malinconica coscienza umana. Il racconto si conclude con un convito in cui la ridda dei personaggi mette in scena una strana commedia e giunge al parossismo delle tipolgie dei caratteri umani. Finchè Eva recupera la dimensione fisica e si ritrova in un paesaggio reale per tornare verso la città.

La definizione metafisiche deriva dall’aggregazione e dall’accostamento secondo modalità inconsuete e assurde di immagini singolarmente consuete e verosimili. Si tratta della stessa tecnica che in pittura seguono Giorgio De Chirico e suo fratello Alberto Savinio.



329 Evidentemente si tratta di Ayn Rand, psudonimo di Alissa Zinovievna Rosenbaum, (Pietroburgo, 1905 – New York, 1982), romanziera a e saggista russa ma transfuga negli Stati Uniti. Il titolo originale del romanzo, pubblicato a Londra nel 1938, è Anthem : un racconto quasi di fantascienza, che descrive un nero futuro in cui esiste solo il noi ed è scomparsa ogni forma di individualità, secondo il genere della “distopia”, la descrizione di un mondo parallelo o futuro non funzionante o basato su regole disumane. Il romanzo ha avuto tre traduzioni italiane, che cosrrispondono a fasi diverse della complessa fortuna che l’autrice ha avuto in Europa. La prima, quella che legge Bardotti, ebbe il titolo citato nel testo ed uscì da Baldini & Castoldi, a Milano nel 1938. Nel 1997 presso Alfa di Messina uscirà col titolo Anthem (Inno) e nel 2003 per i tipi di Liberlibri di Macerata come Antifona. Nel 1942, da un precedente romanzo della Rand (Noi vivi) era stato ricavato un film con Alida Valli per la regia di Flaiano, in un primo tempo ben accetto dalla censura fascista per il tono antisovietico, poi ritirato dalle sale, sembra per intervento diretto del Duce, a causa della polemica antitotalitaria. La Rand sarà in prima fila ai tempi del maccartismo a denunciare i sospetti filosovietici ed avrà nuova fortuna nell’America di Reagan e di G.W. Bush. Lo stesso Alan Greenspan si considera un suo allievo. Le sue posizioni sono quelle del liberismo estremo (radical for capitalism), fino a teorizzare la positività dell’egoismo, lo Stato come male necessario e l’immoralità della tassazione. Sul piano filosofico ammirava l’individualismo e l’ateismo di Nietzsche mentre aveva in odio il pensiero kantiano. Contro l’idealismo affermava che “è la realtà a creare la mente”, con concezioni che dettero vita alla corrente del cosiddetto “oggettivismo”

330 Dostoevskij pubblicò Memorie del sottosuolo in forma di racconto in due numeri della rivista Epocha nel 1864, in un anno drammatico della sua vita (morirono nel giro di pochi mesi la moglie e il fratello, che con lui dirigeva la rivista). Per quanto l’autore avesse abbandonato l’idea di trasformare il racconto in un romanzo di più ampio respiro, questo particolarissimo libretto rimane una delle più originali creazioni del grande scrittore. Dopo una cinquantina di pagine che definiscono il sottosuolo come quella zona della interiorità in cui si perde la visione razionale della vita e la aderenza ai valori comuni dell’etica e della vita sociale, il narrante (inetto impiegato di un dicastero) racconta di come, umiliato e offeso durante una cena con ex compagni di scuola, abbia poi incontrato una prostituta, Lisa, durante la degradante ubriachezza che aveva seguito quel ritrovo. In un primo egli momento pare cercare un riscatto al proprio fallimento sociale e morale riuscendo a proporre a Lisa di toglierla all’esistenza del postribolo. Quando la ragazza si reca a casa sua, lo trova invece in preda alla rabbia impotente che deriva dalla sua inettitudine verso la vita e ne riceve quei rifiuti e quelle offese che gli altri avevano sempre adoperato con lui.

331 Ciò lascia intendere che la condizione di Bardotti, ufficiale del Regio Esercito, non era all’ultimo livello nella scala della denutrizione attuata nei lager germanici.

332 Dmitrij Sergeevic Merezkovskij era stato autore di un celebre saggio del 1902 su Tolstoij e Dostojevskij. Il lavoro di lettura comparata dei due scrittori era diviso in tre corposi capitoli dedicati rispettivamente alla vita, alla creazione e alla religione dei due autori. Ne risulta un Tolstoij poeta della carne contrapposto ad un Dostojevskij poeta dello spirito. Nonostante le evidenti forzature, il volume di Merezkovskij era stato un caposaldo nelle letture critiche e nelle valutazioni del primo novecento dei due grandi autori russi. Evidentemente Bardotti rintraccia la citazione nella prefazione del volume che sta leggendo.

333 Axel Munthe (Oskarsham, 1857 – Stoccolma, 1949) medico e scrittore, diverrà noto con la Storia di San Michele. In questa raccolta di articoli e racconti, uscita in traduzione italiana per le edizioni Corbaccio di Milano nel 1933, l’autore riferisce aneddoti e caratterizza gli ambienti più cari alla sua esperienza umana, i quartieri più poveri di Parigi, la città di Napoli e l’isola di Capri, dove a lungo soggiornò. Le scene di vita comprendono le morti nella miseria parigina e tra il colera nei bassi napoletani, i destini di personaggi che vivono in una assoluta dignità il loro destino disgraziato (Suor Filomena che assiste i malati fino all’oblio di sè, Don Gaetano suonatore di organetto che cura in una malsana soffitta la sua scimmietta) i camorristi con il loro codice d’onore, i culti per i Santi e le immagini della Madonna divenuti esaltata superstizione. Altri racconti, dove una vena ironica si sostituisce al tono umanitario e malinconico, muovono dall’amore per gli animali per evocare l’antico contrasto con le passioni dell’uomo.

334 Nel senso che era necessario imporsi delle economie nell’utilizzo dei generi alimentari, onde evitare di consumare troppo in fretta eventuali riserve e trovarsi così a patire la fame.

335 Come Bardotti ci dirà per venerdì 23, si tratta de Le Imitazioni. Così il traduttore italiano Nino De Sanctis, che aveva pubblicato la versione italiana per Sonzogno nel 1901, aveva intitolato la raccolta di “racconti e leggende i cui soggetti sono stati presi a prestito da altri scrittori”. Si tratta di alcuni brevi racconti di tipo aneddotico e moraleggiante, i cui protagonisti o eroi conducono i fatti a conclusioni edificanti tramite una coerente e razionale applicazione dei precetti evangelici. Il senso alla raccolta è però dato dalle tre ultime parabole, con le quali Tolstoj fa capire il fine della raccolta, essenzialmente polemico verso i suoi detrattori ed apologetico in favore delle proprie posizioni morali e letterarie. Fa eccezione la novella più lunga, Un incontro al Caucaso, dove il riconoscimento, da parte del narrante, di Gouskov (una conoscenza vaga dei salotti cittadini, ora decaduto dal suo rango) al campo di un reggimento in quella lontana regione, crea una situazione umana che dà luogo a belle pagine di introspezione dei caratteri e descrizione di ambienti, con un finale di notevole finezza narrativa.

336 Si noti anche qui come Bardotti passi senza alcuna discontinuità da alcune annotazioni su Leopardi a quelle sul vitto giornaliero.

337 Le informazioni erano ambedue esatte: l’Armata Rossa aveva ripreso l’offensiva generale sul fronte baltico e bielorusso il 22 giugno (operazione Bagration); Grosseto era stata liberata il 15 giugno. I combattimenti cui allude Bardotti erano con ogni probabilità quelli che videro gli Alleati impegnati nello sfondamento della cosiddetta “linea del Trasimeno” , la quale era posta pochi chilometri a nord della città maremmana.

338 Paul Morand (Parigi, 1888 - 1976), scrittore di un certo successo tra le due guerre, talvolta considerato brillante ma frivolo trascrittore di impressioni di viaggio, altre volte inserito in una tradizione letteraria che da Montaigne arriva a Stendhal. “New York” (1930) ha un posto particolare nella sua produzione essendo forse la descrizione più originale del fascino di quella città (Bertrand Raffalli lo definiva portrait de ville, à l’imitation du portrait humain).

339 Le letture degli internati non sono mai organizzate sistematicamente. Questa volta i due libri contigui sono davvero di genere lontanissimo. Dopo aver dichiarato l’insoddisfazione per il testo mondano di Morand, Bardotti si dichiara invece contento di rileggere la serie di pensieri edificanti che costituiscono il volumetto di Nino Salvaneschi. Autore di testi di vario genere (romanzi biografie, raccolte di pensieri), tutti però di esaltazione del lato spirituale dell’esistenza, in questa opera, che può inserirsi in una trilogia ideale con Il breviario della felicità e Contemplazioni del mattino e della sera, e che fu scritta nel 1941, quando l’autore era da tempo cieco, si esalta l’esperienza del dolore come suscitatrice dei valori più profondi ed autentici dell’animo umano. Si tratta di 182 riflessioni, della lunghezza di una pagina ciascuna, dedicate alla sofferenza in generale, a quella del corpo, del cuore e dell’anima, che si concludono con quelle che l’autore chiama le beatitudini del dolore.

340 Nonostante l’aspettativa positiva, manifestata nella pagina precedente, Bardotti non porta a termine la lettura.

341 Neppure questo libro sarà letto fino in fondo (vedi pagina successiva). In effetti, nonostante una valida idea di base, la narrazione e l’introspezione dei personaggi si complicano nel corso del romanzo e talvolta provocano qualche fatica nel lettore. Sono anch’io come questi luoghi devastati, queste acque irregolari e violente che hanno finora portato dolore e rovina senza averne colpa, per fatalità della natura. Ho bisogno anch’io di argini, che regolino il corso della mia vita e la rendano benefica e feconda. Così si esprime, nella lunga lettera che costituisce il capitolo centrale, l’ingegnere Franco Franci, che, dopo la morte della moglie (di cui si attribuisce a lui qualche responsabilità) pone come scopo della propria vita la costruzione di un argine per il paese, così come di un argine ha appunto bisogno la sua esistenza. Pia Decobra l’aveva sposato, ma solo quando, uscendo dall’educandato in un convento, aveva ricevuto dall’amato Antioco Lante la delusione di saperlo padre di un bimbo disgraziato avuto da una serva. Una serie di personaggi che rivelano la propria storia e le proprie passioni nelle relazioni con una vedova che conduce una banale esistenza come proprietaria di un palazzo in città, di cui affitta gli appartamenti, e nel ricordo del marito e di un fugace sentimento di qualche anno prima per il Franci.

342 Le zone meridionali della provincia di Siena erano state in effetti già liberate dalle forze alleate. Cfr. C. BISCARINI, I Francesi e la liberazione di Siena, Siena 1991.

343 Corrado Alvaro (San Luca-Reggio Calabria, 1895 – Roma, 1956) aveva pubblicato nel 1929 a Torino, presso Buratti, la raccolta di racconti L’amata alla finestra, di cui l’autore stesso aveva curato la seconda edizione per Bompiani nel 1942. I racconti hanno un filo conduttore nel complesso e oscuro rapporto degli anonimi protagonisti maschili con un mondo femminile tenuto distante sia da una ancestrale lontananza dei sessi, sia dalla difficile integrazione nella civilizzazione cittadina.

344 Si trattava di una ragazza conosciuta dall’Autore a Torino, probabilmente si chiamava Angela. Cfr. alla data martedì 18.7.44.

345 Lolrenzo Giusso, Nietzsche, Milano, Fratelli Bocca, 1942. Si tratta di un saggio che affronta il complesso dell’opera nicciana cercando di coglierne il valore nella storia della cultura non solo filosofica dell’occidente. Ad una parima parte sullo svolgimento della genesi del pensiero e sulle prime fasi della vita di Nietzsche (incentrata soprattutto sulla Nascita della tragedia e sulle Considerazioni inattuali) segue una seconda dal titolo La trasmutazione dei valori, che prende avvio dalla svolta di Così parlò Zarathustra. L’opera è senz’altro sottesa da una conoscenza puntuale degli scritti e sorretta da una notevole capacità di citazione dai campi della filosofia e della letteratura. E’ anche però condizionata da una sopravvalutazione del Wille zur Macht, sia come concetto che come raccolta di scritti (si veda su questa raccolta di scritti altra nota di questo apparato). Si corre così il rischio di infrangere spesso la correttezza filologica dei riferimenti e di risolvere il pensiero di Nietzsche in una “riabilitazione senza riserve dell’uomo, inclusivi il Centauro e il Ciclope che dormono in lui”. Un’altra tappa dunque della ricezione disonestamente positiva di una filosofia tendente a indicare tutt’altro a chi vi si avvicini.

346 Da questo momento in poi le pressioni tedesche per indurre gli ufficiali a lavorare divennero sempre più pesanti. Si ricordi che, secondo le norme della Convenzione di Ginevra del 1929, gli ufficiali, a differenza dei militari di truppa e dei sottufficiali, non potevano essere impiegati per il lavoro obbligatorio.

347 Si noti che gli Alleati, circa un mese dopo, sarebbero sbarcati sulla Costa Azzurra, proprio nei luoghi dove Bardotti aveva prestato servizio dalla metà dell’agosto 1942 all’armistizio dell’8 settembre 1943.

348 Siena era stata liberata il 3 luglio 1944 dalle forze francesi; la linea del fronte si era in quei giorni spostata più a nord, proprio nella zona di Poggibonsi. I combattimenti nei dintorni della cittadina provocarono il 9 luglio l’incendio del santuario di San Lucchese. Cfr. C. BISCARINI, I Francesi e la liberazione di Siena, cit., …; F. DEL ZANNA, Achtung! Bombengefahr!, cit., pp. 111-112, 248.


349 In effetti, proprio in quei giorni, erano in corso duri combattimenti nella zona di Poggibonsi fra reparti della 4ª Divisione marocchina da Montagna del corpo di spedizione francese aggregato alla V Armata americana ed elementi della XIV Armata germanica. Il 14 luglio la cittadina toscana era stata evacuata dalle truppe tedesche, le quali avevano tuttavia contrattaccato il giorno 16 per essere nuovamente respinte a nord dell’abitato. Cfr. F. DEL ZANNA, Achtung! Bombengefahr!, cit., pp. 249, 256-261.

350 Un segnale evidente delle difficoltà in cui si trovava la Germania che Bardotti annota puntualmente.

351 Probabilmente Angela Morra, una ragazza conosciuta a Torino.

352 La notizia giunse a Bardotti con due giorni di ritardo. Adolf Hitler era uscito del tutto illeso dall’attentato subito il 20 luglio 1944, presso il Quartier Generale di Rastenburg, in Prussia Orientale; l’attentato fu, com’è noto, il frutto di una cospirazione di un gruppo di alti ufficiali tedeschi. Per questo attentato, materialmente eseguito dal colonnello Klaus von Stauffenberg, si veda: J. FEIST, Obiettivo Hilter, Milano 1996; e anche G. RITTER, I cospiratori del 20 luglio 1944, Torino 1960; R. MANVELL-H. FRAENKEL, Il complotto di luglio, Milano 1972; P. BERBEN, L'attentat contre Hitler, Paris 1970; AA.VV., Gli attentatori, Novara 1974. Si vedano inoltre: J. FEIST, Hitler, Milano, p. 863 e segg.; W. L. SHIRER, Storia del Terzo Reich, Torino 1990, p. 1581 e segg.; e per un quadro più generale R. ROTHFELS, L'opposizione tedesca al nazismo, Bologna 1964. Secondo Natta l’attentato a Hitler sarebbe stato accolto dagli internati con “incredulità e ironia”; cfr. A. NATTA, L’altra Resistenza, cit., p. 93.


353 Le prime truppe sovietiche raggiunsero la Vistola il 26 luglio 1944 e pochi giorni dopo occuparono i sobborghi orientali di Varsavia posti ad est del fiume, che tuttavia non . B.H. LIDDEL HART, Storia militare della seconda guerra mondiale, cit., p. .814.

354 Giovanni Papini (Firenze, 1881 – 1956), anche dopo la conversione religiosa e l’adesione al fascismo, aveva mantenuto una sua particolare energia satirica e dissacrante, come in questo libro del 1931, dove crea un personaggio dal nome biblico (il principe di Magog, minaccia di Israele, nel libro di Ezechiele), ma invece diminutivo del buffo Goggins. Un americano figlio di una selvaggia hawaiana, che ha fatto fortuna in modo sconosciuto. L’autore lo avrebbe incontrato in una clinica per malattie mentali dove lo stravagante personaggio si era ritirato dopo aver speso un enorme patrimonio in cerca di esperienze strane ed estreme. Gog, prima di scomparire per sempre, avrebbe consegnato all’autore uno strampalato manoscritto, che costituisce il libro a lui intitolato. Vi si trova di tutto: aggressione ai classici della letteratura e ai moderni tentativi delle avanguardie, esaltazione di ideologie e convinzioni amorali e ultraindividualistiche, interviste e colloqui immaginari con personaggi celebri (H. Ford, Gandhi, Einstein, Lenin, Edison, G.B. Shaw, Freud) giocati su geniali stravolgimenti delle conseguenze ultime del loro pensiero.

355 Ancora pressioni da parte tedesca. Si noti che il problema dello sfruttamento dei militari italiani internati ai fini dell’economia di guerra del Terzo Reich si era posto alle autorità germaniche sin dai giorni successivi le vicende dell’8 settembre 1943. Il tema del lavoro obbligatorio, come pure quello della civilizzazione degli Internati Militari Italiani, era stato discusso a lungo dai vertici tedeschi e della R.S.I. a partire dagli ultimi mesi del 1943. Il 20 luglio, lo stesso giorno del fallito attentato al Cancelliere tedesco, essi raggiunsero un’intesa - nota come accordo Hitler-Mussolini - la quale mutava lo status di internato in quello di lavoratore civile. Secondo questo accordo gli internati avrebbero dovuto sgomberare i luoghi di detenzione per essere affidati direttamente ai datori di lavoro che sarebbero divenuti gli unici responsabili e gestori sotto il controllo della polizia tedesca. Cfr. G. SCHREIBER, I militari italiani internati…, cit. p. 554 e segg.

356 Romanzo del 1858 del grande narratore russo Ivan Sergeevic Turgenev (Orel, 1818 – Parigi, 1883). Vi si racconta la storia di un amore impossibile tra Lavrètskij, proprietario terriero illuminato e riformatore, già marito di una donna che si era rilevata mondanamente dissoluta, e Liza, delicata e sensibile fanciulla di nobile famiglia, chiesta in sposa da un emergente funzionario, che sceglie, per l’infelice esito della sua sincera passione, di prendere il velo. L’ambiente della nobiltà russa di metà ottocento è descritto con sapiente introspezione. Significativo, ai fini di queste note, il passo del romanzo dove Varvàra Pàvlovna (la moglie dissoluta), discorrendo di letteratura con il funzionario che sta già tentando di sedurre, afferma di essere adirata contro George Sand. Si ricorderà che Bardotti ha da poco letto due romanzi della scrittrice, nota per essere una delle antesignane dei movimenti di liberazione della donna. Il personaggio di Turgenev dice di preferire alla sua narrativa quella dei naturalisti francesi.

357 Antonio Baldini (Roma, 1889 – Firenze, 1962), collaboratore della Voce poi della Ronda, giornalista e narratore vario e bizzarro, organizza in questo libro di viaggi del 1940 una serie di impressioni e ricordi, vergati in uno stile che cerca di essere evocativo del fascino dei luoghi d’Italia, ma che produce i migliori risultati nei ricordi di persone incontrate, luoghi visitati al di fuori dei percorsi usuali, tradizioni colte di primo acchito e spesso intuitivamente comprese, con un taglio che, più che ricordare i grandi viaggiatori stranieri nel bel paese del sette-ottocento, pare un’applicazione del viaggio sentimentale creato nella letteratura inglese dallo Sterne e tradotto per gli italiani dal Foscolo. Si osservano i tipi umani, si rintracciano storie, si descrivono le feste. “Chi è Bonincontro ? Bonincontro assomma e impersona i cari e buoni e curiosi incontri – persone, cose, leggende, paesaggi – fatti dall’autore nelle sue peregrinazioni per l’Italia”. Qualche pagina davvero degna di nota, come la ricerca della vera sedia di Francesca a Rimini, o la processione a Caltanissetta. Bardotti del resto non compirà questa lettura (cfr. sotto).

358 Il passaggio al nuovo status di lavoratore volontario, come a quello di lavoratore civile, in realtà non era automatico: per accedervi era necessario che i militari italiani internati sottoscrivessero una corrispondente dichiarazione. Per gli ufficiali italiani prigionieri che intendevano accedere alla qualifica di «liberi lavoratori», alla fine d’agosto del 1944, la dichiarazione da sottoscrivere era la seguente: «Io mi dichiaro pronto a lavorare in Germania sino alla fine della guerra, alle condizioni di lavoro che vigono per le forze lavorative ingaggiate in Italia dopo il 1° aprile 1944». Cfr. R. FINATI, Le giovani generazioni del Fascismo nel ventennio e in guerra!. Tra cronaca e storia, tra diari e ricordi, Roma 1999, p. 186.

359 Bardotti, con il suo gesto, manifesta il proprio dissenso verso l’iniziativa e la sua coerenza con il “no” alla collaborazione espresso sin dal 22 settembre 1943.

360 La notizia era esatta. La 7ª Armata americana, composta da 3 divisioni statunitensi e 7 francesi era infatti sbarcata la mattina di quello stesso giorno (15 agosto 1944 – “operazione Dragoon”) nella costa della Provenza (nella zona di Cavalaire, Saint Raphael e Cannes) incontrando scarsa resistenza da parte delle truppe tedesche.

361 Si noti qui la soddisfazione dell’Autore per l’andamento delle operazioni militari in Francia; gli Alleati stavano avanzando a ovest, dalla Normandia verso Parigi, e sud, verso Lione.

362 Si ricordi che a quella data il capoluogo toscano era ancora sotto il controllo delle truppe tedesche e delle autorità della R.S.I.

363 Era stato rappresentao per la prima volta nel 1918, tratto come testo teatrale dalla novella
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