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Parole di guerra


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228 Le riflessioni di Bardotti sul forte contrasto esistente fra la condizione di occupante in Francia e quella di prigioniero dei tedeschi rivelano ancora una volta come quest’ultima esperienza non venga vissuta in modo negativo, ma anzi sia da lui considerata una sorta di “punto di partenza” per poter impostare un nuovo futuro che comporti il superamento di tutto ciò che ha rappresentato il fascismo.

229 Ormai da alcune pagine, Bardotti riferisce molto genericamente solo l’argomento delle conferenze. Solo in un caso ha confessato la sua distrazione per motivi si stanchezza. Negli altri casi verosimilmente il carattere forzatamente improvvisato delle relazioni impediva di offrire quegli spunti di originalità e interesse che in occasioni di precedenti incontri culturali avevano attirato l’attenzione ed erano rimasti ben impressi nella memoria e nella pagina.

230 Era una ragazza conosciuta da Bardotti a Torino, durante la sua permanenza nel capoluogo piemontese. La ragazza era la figlia della padrona di casa dove egli alloggiava.

231 Leonid Soloviov vi racconta una delle avventure di Hodgià Nasreddin, il giovane eroe spigliato e generoso dei popolani sfruttati e vessati da sultani ed emiri. La storia si volge a Bukhara, dove Hodgià Nasreddin, con travestimenti e tiri di astuzia, ma soprattutto con il suo coraggio, riesce a salvare i poveri artigiani dalle angherie dell’usuraio Djafar e a punirlo facendolo annegare al suo posto. Lo scaltro giovane tiene in scacco tutta la corte e gli adulatori dell’emiro, salvando Ghiuldjan la sua bellissima amata, che gli era stata sottratta e beffando ogni tentativo di condannarlo per le sue imprese di perturbatore di una quiete fondata sull’ingiutizia.

232 Jean Jacque Rousseau (Ginevra, 1712 – Erménonville, 1778), delinea in questa opera un patto che non concepisca l’istituzione dello ststo come antitetico allo stato di natura, ma che anzi reintegri le caratteristiche di libertà di ciascuno. Le sue teorie hanno esercitato una influenza enorme sia nel pensiero filosofico e pedagogico che in quello politico e sociale, anche tra i non cultori della filosfia in senso stretto.

233 Leopoli o L’vov in Ucraina.

234 Si noti che il viaggio di trasferimento venne compiuto nelle medesime bestiali condizioni di quello effettuato dalla Francia alla Germania, con in più l’aggravante del freddo intenso perché era l’inizio di gennaio.

235 Lublino o Lublin, città polacca (allora nel Governatorato Generale del Reich) a circa 70 km da Dedlin e a poco meno di 200 km a sud di Varsavia.

236 Con ogni probabilità lo Stalag 328.

237 L’Autore ricorda: “ Nei miei sogni c’è sempre qualche aspetto particolare che mi riporta a quel periodo di prigionia, Sogno il vagone quando siamo rientrati da Leopoli, eravamo in 49 stipati lì dentro, senza servizi igienici. Ci fermavamo ogni tanto fuori per fare i nostri bisogni, ma a volte non si resisteva. Io ero riuscito a salvare un coltello piuttosto lungo. Facemmo un buco nel pavimento di legno del vagone, lo forammo da una parte e poi s’andava lì. Gli altri si giravano e facevano una sorta di siepe e a turno s’andava lì. Mi ricordo che c’era un ufficiale che aveva le emmorroidi, quindi era uno strazio. Aprivano lo sportello del vagone una volta al giorno per buttarci dentro il mangiare e una volta al giorno ci facevano scendere. I piccoli finestrini erano sbarrati col filo spinato. Ci portavano alle latrine pubbliche, che erano delle cose infernali perché c’era una specie di paratia sulla quale dovevamo stare fermi con i piedi sopra questo asse molto stretto e c’era un altro asse per appoggiarsi: correvi sempre il rischio di cascare dentro… insomma, era una cosa infernale con sotto questa marea di escrementi. Le latrine tedesche, anche quelle nei Lager, sembravano studiate a posta come elementi di tortura, perché era davvero una tortura andare lì a fare i propri bisogni”. Cfr. Testimonianza orale di Martino Bardotti, cit. Sulla pericolosità delle latrine tedesche si veda anche la “colorita” testimonianza dell’internato Eusanio Brizzi, in Guerra e Memoria 1940-1945. La seconda guerra mondiale nei ricordi dei reduci della Val d’Arbia, Siena 2000, p. 190.

238 Prezmysl, cittadina polacca ad un centinaio di km ad est di Leopoli.

239 Il convoglio ferroviario punta ora decisamente verso ovest.

240 La tradotta di Bardotti dopo aver attraversato il territorio polacco raggiunse la Germania.

241 Wittenberge, cittadina tedesca nella valle del fiume Elba , ad un centinaio di km a d nord-est di Berlino.

242 Cittadina tedesca a circa 60 chilometri ad est di Brema e un’ottantina a sud di Amburgo.

243 Ad una decina di chilometri da Soltau.

244 Il campo di concentramento distava circa 2 km dalla stazione. Cfr. la testimonianza di Nicola Rossi nel 3° volume di questa stessa collana: Diario di prigionia del sottotenente Nicola Rossi 1943-1945, a cura di R. BARTALI e M. BORGOGNI, Siena 2003, p. 120.

245 Si trattava dell’Oflag.83, campo per ufficiali posto nella Xª regione militare. Secondo la testimonianza di Natta il campo di Wietzendorf era “il peggior lager che avessimo mai visto. Non più baracche ma tane umide, malsane, oscure, nelle quali erano passate generazioni di italiani, nella prima e nella seconda guerra mondiale”. Cfr. A. NATTA, L’altra Resistenza, cit., p. 129. Sul campo di Wietzendorf si veda anche quanto scrivono: C. TAGLIASACCHI, Prigionieri dimenticati. Internati militari italiani nei campi di Hitler, Padova 1999, p. 87; O. ASCARI, Gli irriducibili dei lager. Le ragioni del «no» di un internato militare italiano in Germania, in «Nuova Storia Contemporanea», luglio-agosto 2002, n. 4 , p. 106 e segg.; Diario di un Internato Militare Italiano 1943-1945, a cura di M. L. SARDELLI – E. MARINÒ, Copertino (LE) 2001, p. 92; nonché la testimonianza lasciataci da G. GUARESCHI, Diario clandestino 1943-1945, Trebaleseghe (PD) 2005 (1ª ediz. 1939).

246 Bardotti riuscì evidentemente a salvare qualcosa di “prezioso”.

247 Come si noterà anche dalle annotazioni seguenti, gli allarmi aerei sopra il campo di Wietzendorf risulteranno sempre più frequenti.

248 L’avanzata russa era in effetti, a quella data, significativa sul fronte ucraino, ad ovest di Kiew.

249 L’Autore si riferisce qui allo sbarco effettuato il 21 gennaio 1944 degli Alleati ad Anzio e Nettuno (operazione “Shingle”) che avrebbe dovuto consentire alla 5ª Armata americana di superare la “Linea Gustav”. In realtà, le speranze di un rapido allargamento della testa di ponte e di una veloce avanzata su Roma sarebbero andate deluse dopo pochi giorni; ai primi di febbraio le forze alleate, guidate dal generale Lucas, sarebbero state inchiodate sulle loro posizioni dai contrattacchi tedeschi, i quali avrebbero consentito di tenere le posizioni fino al mese di maggio. Cfr. B.H. LIDDEL HART, Storia militare della seconda guerra mondiale, Farignano (CN) 1998³, pp. 739-743.

250 Rovno, città ucraina a circa 100 km dal confine polacco. La notizia della sua liberazione da parte dell’Armata Rossa rispondeva al vero, anche se la città cadde definitivamente il 2 febbraio.

251 Controllare questa notizia.

252 Si noti qui l’uso del termine “patrioti” da parte di Bardotti nei confronti di coloro che in Italia avevano impugnato le armi contro i tedeschi e il fatto che le notizie da lui annotate concernessoro solo combattimenti contro le truppe germaniche di occupazione e non contro i loro alleati fascisti “repubblichini”.

253 Ecco dunque un’ulteriore motivazione per le attività culturali tra gli internati: la loro organizzazione è attesa per dare un ritmo alle giornate e per non subire passivamente i tempi avvilenti della prigionia.

254 La notizia non era attendibile. Campoleone, località a poco più di 30 km a sud di Roma, venne in effetti attaccata dalle truppe della 1ª Divisione britannica il 30 gennaio 1944, ma la tenace resistenza delle forze della Wehrmacht ne impedì la conquista.

255 Il 28 gennaio 1944 si era aperto a Bari il congresso del Comitato di Liberazione Nazionale. Nonostante la diffidenza del generale Alexander delle Forze alleate, Radio Bari registra vari interventi, tra i quali quello di Benedetto Croce. Ci si può chiedere com’è che gli internati sono al corrente di questa circostanza. In realtà Radio Bari passò le registrazioni alla BBC e Radio Londra diffuse gli interventi del congresso antifascista in Europa.

256 L’errore nella costruzione sintattica pare comunque motivato dalla enfasi indotta dal contenuto del fatto riferito.

257 Parco pubblico posto nel centro storico di Siena.

258 Il 1° febbraio 1944 l’Alto Comando della Wehrmacht annunciò che le forze sovietiche, in grande superiorità numerica, avevano attaccato su tutto l’arco del fronte orientale.

259 Gli apparecchi radio, fondamentali per apprendere notizie alternative a quelle fornite dai bollettini tedeschi, erano per lo più di fabbricazione artigianale.

260 Chiedere a Bardotti se ha mai saputo chi gli aveva spedito il pacco?

261 Si trattava di voci che, pur non esatte, avevano una base di fondamento. In effetti, la Finlandia, alleata della Germani e impegnata a fianco di questa nella lotta contro l’Unione Sovietica, con l’inizio del 1944 si era venuta a trovare isolata rispetto allo schieramento tedesco e a partire dalla metà febbraio aveva aperto trattative con il governo di Mosca per un eventuale armistizio. Cfr. B.H. LIDDEL HART, Storia militare della seconda guerra mondiale, cit., p. 808.

262 Si noti qui la sottolineatura fatta dall’Autore per porre in evidenza l’avvenimento. Fino ad allora Bardotti aveva ricevuto da casa una sola lettera in data 21.12.1943.

263 Il comandante italiano dello Oflag. 83 era il colonnello Pietro Testa, il quale pubblicò la sua esperienza di Internato Militare nel volume: P. TESTA, Wietzendorf , Centro Studi Deportazione, Roma 1998³.

264 Bardotti non specifica qui in quale parte dell’Europa occupata dai tedeschi avrebbe dovuto verificarsi lo sbarco: la voce era comunque del tutto infondata.

265 Episodi simili sono riferiti anche dal colonnello P. TESTA, Wietzendorf, cit., nonché al punto III- Delitti della sua Relazione del colonnello Pitro Testa Comandate del Campo Italiano n. 83 riguardante il campo di Wietzendorf, 22 giugno 1945. Sparare sugli internati intenti a svolgere le più normali mansioni era abbastanza comune; in proposito Natta scrive: “La sentinella che ha colpito a morte il nostro compagno responsabile di avere incautamente posto ad asciugare sul filo spinato due fazzoletti, sarà inviata in licenza premio (questi erano i tedeschi)”. Cfr. A. Natta, L’altra Resistenza, cit., p. 93.

266 Si trattava invece di una notizia del tutto falsa: le isole Frisone erano ancora saldamente in mano dei tedeschi (la parte occidentale dell’arcipelago era stata strappata all’Olanda nel 1940).

267 L’Autore non riporta qui il testo completo della missiva.

268 Anche queste voci su un presunto sbarco degli Alleati in Costa Azzurra erano del tutto infondate.

269 I celebri versi leopardiani non rinfrescano certo lo spirito con parole di speranza nel futuro. Evidentemente la ripresa degli incontri su temi culturali toglie gli internati da quella esclusiva dipendenza dai bisogni e dalle sensazioni della sofferenza fisica che oltre ad offendere materialmente la loro persona umiliava la loro dignità.

270 Probabilmente per il pensiero di dover andare a ritirare il pacco e l’incertezza per il fatto che il suo contenuto potesse essere stato manomesso.

271 Non abbiamo modo di conoscere maggiori dettagli sul saggio, che gode nelle pagine che seguono di un’attenzione notevole da parte di Bardotti. Da un lato questa volontà di riportare le sue osservazioni e la sintesi del saggio deriva certo dal recuperato entusiasmo per il dibattito culturale, secondo le motivazioni sopra indotte. Da un altro punto di vista, la vicinanza del movimento romantico alla questione del riscatto della nazionalità italiana poteva stimolare l’interesse degli internati che continuavano a rifiutare ogni forma di collaborazione con gli ex alleati trasformatisi in occupanti. Non è dato sapere neppure l’autore del saggio. In quel periodo un’autorità negli studi sul romanticismo era Egidio Bellorini, che fin dal primo decennio del novecento si era dedicato a questa riflessione critica e alla pubblicazione di testi e documenti del periodo della diffusione in Italia delle idee romantiche. La sua edizione dei testi del Berchet, per esempio, è del 1912, mentre nel 1943 erano usciti da Laterza i due volumi Discussioni e polemiche sul romanticismo, che riportavano i testi degli autori che avevano preso parte a quel movimento e costituirono la base per la riflessione critica del dopoguerra (si segnalino tra tutti i saggi che Mario Fubini comincerà a raccogliere in volume, ancora per Laterza, dal 1953).

272 Si noti qui il “brusco passaggio” fra il saggio sul Romanticismo e l’elencazione del contenuto del rancio: un ritorno rapido alla realtà e alla dura vita del lager dove riuscire a mangiare era comunque il problema primario.

273 Forse Bardotti intende qui sottolineare che il passaggio degli aerei alleati avvicinava il giorno della fine della guerra e della liberazione.

274 Lin Yutang (Xiamen, 1895 – Taipei, 1976), scrittore cinese che dedicò il suo impegno intellettuale alla diffusione e alla divulgazione della cultura cinese in Occidente, cercando anche nuovi metodi di trascrizione dei caratteri tradizionali cinesi. L’opera che Bardotti legge in traduzione italiana è il primo volume pubblicato dall’autore. Il testo originale, scritto in un elegante inglese (My Country and my People), era uscito nel 1935.

275 Con questo termine deve senz’altro intendersi un locale dove si erano raccolti i testi che gli internati potevano aver portato seco prima nelle zone di operazione, poi nella prigionia e nei trasferimenti tra i campi. Ancora una volta dunque è da tener presente come la selezione degli autori e delle tematiche non dipende da circostanze dovute ad una volontà organizzata, quanto da una serie di vissuti individuali dovuti a scelte di gusto personale, al caso, agli eventi traumatici.

276 Il volumetto che presto farà scocciare Bardotti è composto da appena cento pagine ed era appena uscito per la Società editrice torinese. Contiene nove canovacci con qualche interessante illustrazione. Nei canovacci pochissime sono le battute, in genere sostituite dalle mere indicazioni per l’improvvisazione degli attori. Ogni canovaccio inizia con l’indicazione dei personaggi e delle robbe (costumi e altri ammenicoli di scena). Bragaglia premette una breve introduzione, ben fatta ma intrisa di eccessiva ammirazione pel genere (e per se stesso !), che può aver contribuito al poco successo presso il nostro lettore. Valida comunque la pur sintetica presentazione del genere letterario della commedia dell'’arte e la descrizione dei suoi tratti più originali. Prezioso in generale il volumetto, data anche la scarsità di testi del genere nella editoria italiana.

277 Jacques Chardonne (Barbezieux, 1884 – La-Frette-sur-Seine, 1968), mutò in questo pseudonimo il cognome Boutellau, dopo un soggiorno nella località montana di Chardonne, del cui influsso sulla sua vita e sulla ispirazione letteraria parla in questo prezioso volumetto. Si tratta di una serie di ricordi dall’infanzia alla giovinezza alle circostanze stesse del ricordo, alternati a riflessioni sagaci e critiche sulla vita, sul tempo e sull’attività letteraria e resi piacevoli ed affascinanti da pagine descrittive di ambienti e persone. Il bene che si trova a Barbezieux dipende dalla natura della campagna del Poitou-Charente, dalla tradizione della lavorazione del cognac, dai valori di una borghesia non più in ascesa. Le riflessioni sul tempo e sulla sua capacità di deformare nel ricordo la realtà possono inserirsi con potenza nel dibattito sul tempo e sulla memoria che invade nei primi decenni del secolo la cultura filosofica e letteraria francese. Gli accenni al clima politico dreyfusardo e a quello degli anni successivi conferiscono ulteriore motivo di interesse per il giudizio che si dà della Francia ad un passo (il libro è del 1938) dall’invasione tedesca. La narrazione del lavoro svolto presso la casa editrice Stock (che pubblicò il volume e lo ha ristampato nel 1980 e nel 1993) offre il destro per rapide quanto intense pennellate sugli autori francesi che furono éditi da quel tipografo-libraio originale e intelligente e aprono l’ampia digressione finale sulle vedute letterarie ed esistenziali dell’amico scrittore Jacques Delamain. Tra le tante citazioni possibili, una che deve aver colpito allora il lettore internato: C’est le bonheur diffus à travers l’existence où rien n’est absolument désespéré, bonheur imperceptible, mêle à la substance de l’être, au goût de la vie, parfois tout pur dans la joie de l’enfant, l’amour des mères l’art qui colore d’une espèce d’allégresse toute tragédie.

278 Evidentemente, pur con occupazioni che attirano in modo differenziato l’attenzione di Bardotti, l’attività culturale e formativa è ripresa a ritmo sostenuto. La generazione di Bardotti, educata al francese, conserverà anche in seguito difficoltà di approccio con l’inglese.

279 Si parlava più propriamente di Liturgia dei Presantificati per indicare la particolare funzione del Venerdì Santo, quando non si celebrano Messe (e quindi non si procede alla Consacrazione), ma si può ricevere la Comunione con le Particole consacrate il Giovedì (dette appunto i Presantificati). Il termine scomparve dal linguaggio liturgico nel periodo postconciliare.

280 Le forze sovietiche stavano effettivamente avanzando nella zona del basso Dnestr, mettendo in difficoltà lo schieramento tedesco sul fronte meridionale dell’Ucraina; la città di Odessa era stata liberata il 10 aprile 1944 Cfr. B. H. LIDDEL HART, Storia militare della seconda guerra mondiale, cit., pp. 804-805.

281 La festa si svolge ancor oggi presso il santuario omonimo di Poggibonsi. È evidente qui la nostalgia dell’Autore nel ricordare il periodo della sua giovinezza.

282 Si noti qui come l’Autore si renda conto che le sue capacità intellettive siano duramente messe alla prova da un fisico sempre più provato per il nutrimento inadeguato e la morsa di freddo che attanaglia ancora i baraccamenti del campo.

283 Era il marito di una sorella della madre dell’Autore. Bardotti aveva alloggiato nel suo appartamento torinese per qualche tempo, prima di trovare una camera a pensione presso la signora Saccaggi.

284 L’atteggiamento degli I.M.I. verso le incursioni aeree degli alleati provocavano in genere sentimenti contrastanti: da un lato, la paura di rimanere vittime delle bombe; dall’altro la gioia per le crescenti distruzioni cui assistevano, che venivano interpretate come segnali evidenti della sconfitta tedesca e dell’approssimarsi della fine della guerra. G. HAMMERMANN, Gli internati militari italiani in Germania, cit., . 111.

285 I Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come scienza sono pubblicati da Kant nel 1783, con gli stessi argomenti affrontati due anni prima nella celebre Critica della Ragion pura, ma con forma di più agile lettura. Bardotti rimanderà questa lettura per molto tempo (vedi sotto).

286 Giuseppe Antonio Borgese (Polizzi Generosa, PA, 1882 – Fiesole, 1952) pubblicò questa raccolta di novelle nel 1927, sei anni dopo la sua maggior prova nella narrativa, il romanzo Rubè. Si tratta di diciotto brevi racconti, che hanno in comune la presenza di una bellezza femminile. Tra ambientazioni finemente curate e introspezioni davvero di alta scuola, si consumano storie individuali colte nell’assurdità della rovina dei destini personali. Vicende d’amore che parevano spente nella giovinezza si riaffacciano nell’età matura, incontri fortuiti che riconducono l’esistenza nel vortice del passato, oggetti che svelano segreti in grado di rovinare una vita, giuramenti non pronunciati che distruggono con i sensi di colpa e altri efficaci accorgimenti narrativi, finali spesso affidati a frasi di notevole costruzione, che lasciano in sospeso il valore dell'’esistenza futura dei personaggi.

287 Si tratta di una raccolta di scritti frammentari di Nietzsche, che furono pubblicati (prima nel 1901, poi con altri frammenti nel 1906) in modo filologicamente discutibile da Elisabeth Foerster-Nietzsche, sorella del filosofo e da Peter Gast (pseudonimo di Heinrich Koeselitz, allievo, amico e curatore dell’opera di Nietzsche). L’edizione del 1906 comprende 1067 aforismi, molti dei quali in versioni che Nietzsche aveva corretto o cancellato dai suoi manoscritti, tanto che spesso si assiste ad un rischio di stravolgimento del suo pensiero. Nietzsche aveva infatti una visione problematica della volontà di potenza, che inseriva in un percorso pieno di ipotesi e non considerava una sicura interpretazione del mondo. In effetti Nietzsche, fin dal 1887 aveva concepito il piano di un’opera che partiva dal nichilismo e dalla critica ai valori tradizionali per arrivare alla determinazione di nuovi. In seguito però i frammenti e gli aforismi che erano stati scritti furono da lui riusati in altre opere. La composizione operata dalla sorella costituì un punto importante nella Nietzsche-Rezeption, il modo cioè col quale la cultura europea e l’opinione pubblica recepì nelle generazioni future il pensiero nicciano. Del resto Elisabeth era la vedova di Bernhard Foerster e dal 1886 aveva partecipato al tentativo del marito di fondare una colonia germanica in Paraguay. Nel 1890 Bernhard si suicida ed Elisabeth torna in Germania per curare il fratello, ormai in precarie condizioni, col quale aveva avuto pessimi rapporti, anche a causa dell’antisemitismo di lei. In realtà si occuperà più dei suoi scritti e del riuso delle sue idee secondo i propri ideali. Si pensi dunque alla difficoltà della comprensione dell’opera di Nietzsche nel travagliato periodo della guerra e in particolare ai rischi di conoscere quell’opera attraverso tali mediazioni.
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