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Habitat: ambienti aperti naturali, incolti e coltivati purché vi sia una buona copertura erbacea e la presenza di arbusti o pali usati come posatoi per il canto e la caccia prevalentemente tra la pianura e la collina. Nidifica nella folta vegetazione erbacea vicino a terra.
Consistenza delle popolazioni: La popolazione italiana, che dovrebbe attestarsi tra 200.000 e 300.000 coppie, è la terza più importante di tutto il continente europeo, che nel complesso ospita da 2 a 5 milioni di coppie. Si ha però in tutta Europa centro – occidentale un lento declino.
Minacce: specie, che risente soprattutto dell’intensificazione dell’agricoltura. La rimozione di elementi del paesaggio agricolo quali le siepi e gli incolti e la conversione dei prati in seminativi hanno determinato e determinano una riduzione progressiva dell’habitat. Questa specie beneficerebbe, in ogni caso, degli interventi atti a favorire un’agricoltura meno intensiva, che comunque sarebbero utili per molte altre specie di uccelli nidificanti in ambienti agricoli. In particolare, il saltimpalo trarrebbe vantaggio dal mantenimento di prati che siano falciati solo ogni 3-4 anni, per permettere la crescita dei cespugli necessari alla caccia e al canto.
Livello di minaccia nei SIC: medio
Conservazione e Protezione: SPEC Category 3, Status Declining, Criteria Moderate decline, BERNA allegato II, Bonn allegato II.

2.3.25.

Nome scientifico: SCOLOPACIDAE - Scolopax rusticola- Linnaeus , 1758

Nome volgare: Beccaccia
Biologia: E' presente come nidificante in tutta Europa, Asia e isole dell'Atlantico; Le popolazioni più settentrionali migrano a sud in autunno fino al nord Africa. La specie si riscontra in Italia durante il passo in Ottobre-Novembre e durante il ripasso in Febbraio-Aprile; sporadicamente nidificante e frequente come svernante nelle regioni centro meridionali e nelle isole. Il piumaggio appare altamente mimetico e simile per colore alla lettiera di foglie morte nei boschi di latifoglie. Sia nel maschio che nella femmina il piumaggio è bruno rossastro con barre trasversali nere sul vertice e sul collo. Caratteristico è il becco lungo, carnicino con apice bruno scuro e zampe grigie. Forme pesanti (320-450 grammi), ali relativamente grandi e falcate; coda e tarsi brevi e tarsi brevi e occhi laterali molto grandi. Specie che vive in boschi umidi con alberi di alto fusto provvisti di sottobosco e di radure. Solitaria, terragnola con volo vario veloce o lento, di abitudine crepuscolare ricerca il cibo di norma nelle ore notturne; nel corso della giornata preferisce riposare all'interno del bosco. La stagione degli amori inizia a febbraio-marzo durante il volo prenuziale con parate nuziali tenute dal maschio. Dopo l'accoppiamento la femmina allestisce il nido nel fitto sottobosco e qui depone in media 4 uova che vengono covate per 20-22 giorni. La specie è poligama, i pulcini sono accuditi dalla sola femmina per circa 1 mese, in caso che la covata fallisca ne avviene una seconda.
Distribuzione: Le popolazioni scandinave e russe sono migratrici e si spostano sulle isole britanniche o nell'Europa occidentale, specialmente in Francia e Spagna. Il passo primaverile si verifica principalmente tra marzo e metà aprile, quello autunnale tra ottobre e la metà di novembre. In Italia è rara come nidificante, mentre appare più abbondante in inverno (i contingenti svernanti potrebbero raggiungere i 100.000 individui).
Habitat: L'habitat riproduttivo della beccaccia comprende i boschi di latifoglie e conifere, ricchi di fitto sottobosco cespuglioso e radure erbose, soprattutto nelle zone di collina e media montagna, tra i 300 e i 1300 m di quota. Si hanno presenze localizzate anche a livello del mare in Toscana, Emilia e Friuli Venezia-Giulia e massimi attorno ai 1950 m sulle Alpi della Val d’Aosta, ma la densità è comunque sempre bassa. In inverno ha una distribuzione più ampia, ma concentrata a bassa quota, spesso sotto i 300 m. In questo periodo frequenta anche habitat più aperti quali arbusteti e campagne e, in inverni molto rigidi, è possibile osservarla all’interno di parchi urbani.
Alimentazione: Il regime alimentare è basato di anellidi,larve,insetti,molluschi,crostacei,germogli e invertebrati propri della lettiera dei boschi frequentati. Indice della sua presenza sono le fatte e i fori caratteristici fatti dal becco per terra.
Consistenza delle popolazioni: In Europa la popolazione di beccaccia è difficilmente stimabile a causa delle abitudini piuttosto elusive della specie, ma si presume siano alcuni milioni di coppie, perlopiù concentrate in Russia. La distribuzione è comunque piuttosto frammentata lungo i margini meridionali dell’areale e la popolazione presenta un decremento generale già a partire dagli anni ’70. In Italia la popolazione nidificante è scarsa (50-150 nidiate) e piuttosto localizzata, con presenze più regolari su Alpi, Prealpi e Appennino settentrionale. La popolazione, fluttuante, potrebbe avere una tendenza negativa.
Minacce: La beccaccia è stata sottoposta negli ultimi anni a diversi fattori antropici di disturbo come la distruzione e la trasformazione degli habitat di riproduzione e alimentazione, l’eccessiva pressione venatoria e le uccisioni illegali. Bisogna inoltre sottolineare le problematiche dovute alla contaminazione radioattiva e da metalli pesanti e alcuni inverni particolarmente sfavorevoli.
Livello di minaccia nei SIC: medio
Conservazione e Protezione: Convenzione di Berna allegato I, Spec 1.
2.3.26.

Nome scientifico: FRINGILLIDAE - Serinus serinus, Linnaeus, 1766

Nome volgare: Verzellino
Biologia: Uccello di piccole dimensioni, Lunghezza 11-12 cm, apertura alare 20-22 cm. Il maschio ha la testa e il petto gialli con alcune screziature marrone verdastre sulle guance e sulla nuca. Il petto giallo sfuma via via verso l'addome che tende al bianco sporco. Sui fianchi e più sfumate sul petto ci sono evidenti striature marroni. Le restanti parti superiori sono marroni con screziature chiare e il groppone verde chiaro. Il becco molto piccolo e le zampe sono marrone rosato. La femmina e i giovani assomigliano al maschio con però il giallo di capo, gola e petto molto poco marcati e talvolta poco visibili. Nidifica su alberi, spesso conifere. Specie solitaria in periodo riproduttivo e gregaria in inverno quando si può osservare in piccoli gruppetti talvolta assieme ad altri fringillidi. Durante il periodo riproduttivo emettendo il suo caratteristico canto diventa facilmente riconoscibile e contattabile anche per l'abitudine di mettersi su un posatoio spesso ben in vista. Canta spesso in volo quando esegue la parata con un caratteristico battito d'ali. D'inverno invece diventa silenzioso e di conseguenza molto difficilmente osservabile, anche per la sua abitudine a non rendersi particolarmente evidente.
Distribuzione: In Italia è considerato sedentario, nidificante e migratore parziale. In Italia è ampiamente diffuso su tutto il territorio nazionale,comprese le isole. La specie è ampiamente diffusa nelle regioni temperate e calde del Paleartico occidentale.
Habitat: L’habitat originario del verzellino è costituito dai margini e dalle radure delle foreste; nidifica in zone bene assolate con copertura arborea rada o a mosaico. Si è però ben adattato a nidificare in incolti, giardini, frutteti, vigneti, cimiteri e vivai dal piano collinare a quello montano anche se evita comunque aree con grande diradamento e urbanizzazione. Nelle zone agricole la sua presenza sembra subordinata all’esistenza di alberi sparsi o filari, con preferenza per le conifere in zone secche e soleggiate. Il limite massimo altitudinale è intorno ai 2000 m.
Alimentazione: granivoro, bacche, frutti, insetti nel periodo riproduttivo.
Consistenza delle popolazioni: La popolazione italiana ammonta invece a 0,5-1 milione di coppie nidificanti con una lieve tendenza all’incremento e all’espansione dell’areale. Per l’Europa si stima una popolazione di 8-20 milioni di coppie con una tendenza stabile. Nel periodo ’70- ’90 in Europa si assistette ad una generale crescita numerica accompagnata da un ampliamento dell’areale, anche se alcune popolazioni erano in declino.
Minacce: Vista la stabilità a livello europeo e la crescita della popolazione nazionale e regionale non si ritengono necessarie particolari misure di conservazione per questa specie.
Livello di minaccia nei SIC: bassa
Conservazione e Protezione: Convenzione di Berna allegato II, Spec 4.

2.3.27.

Nome scientifico: SITTIDAE – Sitta europaea, Linnaeus 1758

Nome volgare: Picchio muratore

Biologia: Il picchio muratore (Sitta europaea) può raggiungere una lunghezza di 16 cm e possiede un piumaggio le cui parti superiori sono di un colore grigio plumbeo e quelle inferiori di un color ruggine. La gola ed il mento sono bianchi ed una stria nera attraversa l'occhio. Il peso di un adulto si aggira sui 22-25 grammi. Nidifica all'inizio della primavera quasi sempre nelle cavità dei tronchi o dei muri. La femmina depone da 5 a 9 uova di colore bianco cosparse di puntini rossi. La covatura, che dura 15 giorni, è affidata unicamente alla femmina, mentre alla cura della prole si dedicano entrambi i genitori. 

Distribuzione: E' diffuso in quasi tutta l'Europa, ad eccezione delle regioni più settentrionali, in gran parte dell'Asia e nel Marocco. Ovunque è sedentario. In Italia è diffuso e stazionario ad eccezione della Sardegna e di gran parte della Puglia.
Habitat: Preferisce le boscaglie d'alto fusto ricche di cespugli e di arboscelli e predilige in particolare le querce ed i castagni. Non ama frequentare i boschi di conifere e non teme l'uomo poiché frequenta i giardini ed i viali alberati delle città. In gran parte dell’Europa si adatta a boschi di varia composizione. L’habitat primario è costituito da querceti e faggete mature, ma a nord delle Alpi nidifica anche in parchi urbani e giardini purché vi siano grandi alberi maturi. Il fattore limitante è la presenza di cavità degli alberi entro le quali nidificare: il nido è costruito infatti in cavità naturali dei tronchi o in nidi abbandonati da picchi, la cui apertura d’entrata viene ridotta dal picchio muratore con l’ausilio di fango. In questo modo il nido risulta maggiormente protetto dall’intrusione di competitori e di predatori.

Alimentazione: La sua alimentazione è costituita da insetti, ragni, faggiole, nocciole, bacche e semi di vario tipo che immagazzina nelle spaccature e nelle buche dei tronchi.

Consistenza delle popolazioni: La consistenza delle popolazioni nidificanti continentali è stata stimata in 8-19 milioni di coppie, quella italiana tra 50.000 e 200.000 coppie. A scala nazionale non si denota una tendenza significativa.
Minacce: La specie potrebbe beneficiare di interventi silvicolturali volti al mantenimento degli alberi morti e cavi che rappresentano luoghi ideali per la nidificazione.
Livello di minaccia nei SIC: medio
Conservazione e Protezione: Convenzione di Berna allegato II
2.3.28.

Nome scientifico: SYLVIIDAE - Sylvia atricapilla - Linnaeus, 1758

Nome volgare: Capinera

Biologia: silvide con forte dimorfismo sessuale. Il maschio, infatti, presenta un cappuccio nero-lucido, mentre la femmina di colore bruno-rossastro. Il ventre è più chiaro, con toni grigi nel maschio, mentre nella femmina prevalgono le tonalità brunastre. Il dorso in ambo i sessi è bruno-olivastro. I giovani sono di colorazione complessivamente bruno-ruggine superiormente e giallastra inferiormente. Si differenzia da altre specie abbastanza simili (come l'occhiocotto) perché l'occhio non è inglobato nel cappuccio scuro. La capinera vive nell'intrico delle siepi più fitte, nei cespugli e tra i rami degli alberi da frutta, ma non disdegna il sottobosco.
Distribuzione: La capinera è una specie a distribuzione europea. Raggiunge, come limiti estremi del suo areale, l’Africa settentrionale, le isole atlantiche e la Siberia occidentale. Si riproduce nelle zone temperate del continente. Le popolazioni dell’Europa del nord e dell’Europa centrale sono migratrici regolari, mentre man mano che ci si sposta a sud si possono trovare popolazioni stabili (o il cui spostamento per la migrazione è relativamente ridotto). In Italia la specie è nidificante e il comportamento migratorio della specie è eterogeneo, con popolazioni sedentarie, migratrici regolari, migratrici parziali e svernanti.
Habitat: Nidifica tra i sambuchi, il caprifoglio e varie specie di sempreverdi. La capinera è legata alla vegetazione boschiva, ma molto adattabile e quindi pressoché onnipresente. Le sue preferenze originarie sono per le foreste miste di latifoglie, in particolare quelle ripariali.
Alimentazione: Si nutre prevalentemente di insetti, ma muta regime alimentare in autunno, quando si ciba preferibilmente di bacche e frutta.
Consistenza delle popolazioni: La popolazione europea nidificante è stimata tra 25 e 49 milioni di coppie, quella italiana tra 2 e 5 milioni di coppie.
Minacce: Vista l’elevata adattabilità della capinera e la sostanziale stabilità delle sue popolazioni non si evincono motivazioni per l’adozione di specifici piani di gestione o conservazione.
Livello di minaccia nei SIC: basso
Conservazione e Protezione: Convenzione di Berna allegato II, Spec 4.

2.3.29.

Nome scientifico: SYLVIIDAE- Sylvia melanocephala - J.F. Gmelin, 1789

Nome volgare: Occhiocotto
Biologia: uccello con alto valore biogeografico è, infatti, la specie caratteristica del bioma mediterraneo. Uccello di piccole dimensioni: lungo fino a 13cm, presenta il maschio con il capo di un nero intenso, nel quale spicca l'occhio, circondato da un circolo di pelle rossa (da qui il nome); il resto delle parti superiori è grigio, mentre inferiormente il colore si fa quasi bianco. La coda, scura, è anch'essa bordata di bianco. La femmina è meno contrastata, manca dell'evidente cappuccio nero ed è simile ai giovani. La riproduzione ha inizio a fine marzo, ed il nido è costruito in cespugli sparsi o nel sottobosco di foreste costiere. Le uova, 3-4, possono variare molto nel colore di fondo ed hanno macchie brune o rossastre. Vengono incubate per 13-14 giorni da entrambi i sessi ed i giovani vengono nutriti quasi esclusivamente dalla femmina e rimangono nel nido per 11 giorni. Di norma vengono completate due covate, anche se spesso la seconda non è che una deposizione di sostituzione.
Distribuzione: L’occhiocotto è presente lungo tutte le coste e l’entroterra delle tre grandi penisole europee nonché dell’Africa settentrionale dove, sulle montagne del Marocco, sale fino a 2400 m. Storicamente mancava soltanto da Cipro dove era sostituita dalla affine bigia di Cipro, ma recentemente ha anche raggiunto questa isola dove ora nidifica regolarmente contendendo spazio alla sua congenere endemica.
Habitat: Questa è tra i silvidi a distribuzione mediterranea la specie più diffusa e meglio adattabile ad ambienti piuttosto degradati e anche urbani. Nidifica in ambienti di macchia e di gariga e inoltre in oliveti, agrumeti, vigneti, frutteti, margini di querceti e di pinete, zone incolte e giardini anche piccoli in ambienti urbani e suburbani. Le densità nelle aree di nidificazione sono normalmente di 0,2-0,6 coppie per ettaro.
Alimentazione: Tra le sue prede più comuni vi sono insetti di diverse specie, larve di lepidotteri, ortotteri ed afidi, ragni; nella tarda estate ed in autunno l'occhiocotto utilizza per alimentarsi anche frutti e bacche e semi di numerose piante.
Consistenza delle popolazioni: La popolazione europea di questa specie è stata stimata in 3,1-8,1 milioni di coppie delle quali circa un terzo presenti solo in Spagna e in Turchia. Decisamente rilevanti anche le popolazioni della Grecia e Italia (0,5-1 milione di coppie) nonché della Francia (0,15-0,6 milioni di coppie), peraltro localizzate soprattutto nelle aree mediterranee dei rispettivi paesi. La specie è in espansione da oltre un secolo. Iniziò a nidificare a Malta dal 1884, mentre dal 1970 ha colonizzato alcune località prealpine calde e secche in Italia, Francia, Bulgaria e Romania. Inoltre, come si è già accennato, dal 1995 nidifica regolarmente anche a Cipro, nella penisola di Akamas dove appare pure in espansione.
Minacce: La specie necessita della conservazione di ambienti arbustivi e di macchia.
Livello di minaccia nei SIC: medio
Conservazione e Protezione: Convenzione Berna allegato II, Bonn allegato 2, Spec 4.
2.3.30.

Nome scientifico: TROGLODYTIDAE - Troglodytes troglodytes - Linnaeus, 1758

Nome volgare: Scricciolo
Biologia: il più piccolo della famiglia dei troglodytes, pesa circa 9-10 grammi e misura circa 9-10 cm. Si presenta con una corporatura compatta e arrotondata con una piccola coda tenuta spesso eretta e sia il maschio che la femmina sono caratterizzati da una colorazione uniforme del piumaggio, senza dimorfismi sessuali. Il dorso è di colore bruno-rossastro così come le ali che però presentano una leggera barratura bruna, mentre il petto è di colore più chiaro. Anche la coda e il capo sono di colore bruno-rossastro con un sopraciglio chiaro e un becco di colore nero molto sottile, tipico degli uccelli insettivori.

La caratteristica che lo contraddistingue maggiormente e che lo rende facilmente riconoscibile è il portamento, sopratutto quando si sposta sul terra poiché assume una posizione particolare, che gli permette di spostarvi velocemente, con il petto basso e la coda alzata.


Distribuzione: Lo scricciolo è ampiamente diffuso nel Paleartico occidentale, dall’Africa settentrionale all’Islanda e alle regioni scandinave, ma non oltre i 70°N. In Europa è prevalentemente sedentario e solo le popolazioni scandinave e russe sono migratrici. In Italia è presente su tutta la penisola

Habitat: molto vario ed è possibile trovarlo, oltre nella macchia, in boschi di montagna, pianura, frutteti, giardini e parchi.

Alimentazione: piccoli insetti, bruchi, vermi, ecc che trova a terra e fra le foglie. In primavera e autunno non disdegna anche qualche bacca.
Consistenza delle popolazioni: La consistenza delle popolazioni nidificanti continentali è stata stimata in 23-40 milioni di coppie, quella italiana in 1-2,5 milioni di coppie. In Europa la specie appare stabile o, addirittura, in lieve incremento.
Minacce: La specie che nidifica tipicamente nel sottobosco può risentire delle opere di “pulizia” del bosco che tendono a rimuovere i siti idonei alla nidificazione, quali arbusti e tronchi a terra. In pianura il mantenimento di siepi e piccoli nuclei boschivi può senz’altro favorire la presenza della specie.
Livello di minaccia nei SIC: medio
Conservazione e Protezione: Convenzione Berna allegato II.
2.4.VALUTAZIONE DELL’INFLUENZA DEI FATTORI SOCIO-ECONOMICI CHE INSISTONO SULLO STATO DI CONSERVAZIONE DI SPECIE E HABITAT D'INTERESSE

Principali elementi di vulnerabilità presenti nel territorio in esame risultano legati ai seguenti fattori:



  • Attività produttive (pascolo, viabilità, depuratori, piccoli cantieri edili, attività turistiche, attività da diporto, pesca)

  • Infrastrutture (strada che taglia la falesia a mezza costa di Acquafredda)

  • Attività antropiche incontrollate (attività turistiche, pascolo abusivo, incendi reiterati, abusivismo edilizio, caccia).


2.4.1. AGRICOLTURA E SELVICOLTURA

L’analisi degli interventi realizzati mostra una scarsa importanza dell’attività selvicolturale nel territorio. Tale dato è confermato dal fatto che durante la campagna di rilievo non sono state identificate zone sottoposte a ceduazione negli ultimi cinque anni come mostrato nella tabella seguente.







Interventi recenti

Acquafredda
di Maratea

Marina

di Castrocucco



Isola S, Ianni e

costa prospiciente



altro

4,41%

20,15%

-

diradamento

-

0,63%

-

ripulitura

-

-

47,12%

nessun intervento

95,59%

79,22%

52,88%

Totale

100,00%

100,00%

100,00%

Anche nelle zone esterne ai siti gli interventi selvicolturali sono risultati estremamente rari e sono state identificate solamente tre aree sottoposte a ceduazione, tutte situate presso Maratea e con estensioni inferiori all’ettaro.


Per quanto riguarda la forma di governo, le fustaie rappresentano circa il 68% della superficie boscata (senza considerare le formazioni arbustive). Il governo a ceduo è attuato invece su circa il 29% della superficie, o quanto meno è stato attuato sino a tempi recenti.

Le zone ad evoluzione naturale, che non risultano quindi caratterizzate da una specifica forma di governo, sono riscontrabili sulla restante superficie, pari a circa il 3%.

La forma di trattamento prevalente è quella a fustaia coetaneiforme, che caratterizza in particolare i rimboschimenti a Pino d’Aleppo ma anche le fustaie transitorie o fustaie di origine agamica (cedui invecchiati che hanno assunto la fisionomia di un bosco di alto fusto).

L’analisi dei dati suddivisa per sito evidenzia una prevalenza del governo a fustaia nei siti di Acquafredda e di Marina di Castrocucco, mentre nel sito di S. Ianni la forma di governo prevalente risulta essere quella a ceduo. Tale differenza è legata sia alla minore diffusione di rimboschimenti a prevalenza di pino d’Aleppo, sia alla maggiore accessibilità dei boschi presenti, che rendono la loro utilizzazione economicamente più vantaggiosa e più agevole.


Per quanto riguarda l'attività agricola, come già accennato essa risulta assolutamente marginale all'interno dei siti indagati ad eccezione dell'attività pastorale, ancora importante nel Sito di Acquafredda (Monte Spina) e a Marina di Castrocucco.

2.4.2. PESCA, CACCIA E RACCOLTA

La Provincia di Potenza è divisa in tre Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.); i Sic oggetto del presente piano, rientrano nel territorio dell’A.T.C. n.3, all’interno della quale ricadono i seguenti comuni: Armento, Corleto Perticara, Gallicchio, Grumento Nova, Guardia Perticara, Marsiconuovo, Marsicovetere, Missanello, Moliterno, Montemurro, Paterno, Sarconi, Tramutola, Viggiano, Spinoso, Castelsaraceno, Chiaromonte, Lagonegro, Lauria, Maratea, Nemoli, Rivello, Roccanova, Sant' Arcangelo, Senise, San Chirico Raparo, San Martino D'Agri, Trecchina.

Nel caso specifico la Regione Basilicata non ha previsto alcuna limitazione all’esercizio venatorio nelle forme consentite dalla normativa statale, regionale (Legge Regionale n. 2 del 9/1/1995), dal Piano Faunistico Venatorio Regionale, dal Piano Faunistico Venatorio Provinciale, dal calendario venatorio regionale. Attualmente, pur non costituendo la caccia una particolare minaccia per la fauna selvatica, appare necessario prevedere un regime controllato dell’attività venatoria all’interno di tali aree ed in particolare emanare una serie di prescrizioni relativamente al calendario venatorio e alle correlate attività cinegetiche, sicuramente da vietare all’interno dei Sic, durante i periodi di riproduzione dell’avifauna (15 marzo – 31 luglio). Tali prescrizioni non dovrebbero riguardare la caccia di selezione al cinghiale, la cui attivazione, qualora dovesse risultare necessaria all’interno delle aree sic in oggetto, dovrebbe seguire la regolamentazione del Piano Faunistico Venatorio corrente. Nelle stesse aree anche le immissioni di animali devono essere regolamentate, vietando totalmente l’immissione di specie alloctone, prevedendo, semmai piani di reintroduzione di specie autoctone. In entrambi i casi seguendo comunque le disposizioni dell’art. 12 del D.P.R. 357/1997 (modificato dal Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n.120), nello specifico nel caso di ripopolamenti a scopo venatorio, gli stessi dovrebbero essere effettuati con esemplari autoctoni, provenienti dalle zone di ripopolamento e cattura, o comunque provenienti da allevamenti e centri di riproduzione della fauna selvatica nazionali.

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