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RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA

PIANO DI GESTIONE
AREA 7

IT9210015 - Acquafredda di Maratea

IT9210155 - Marina di Castrocucco

IT9210160 - Isola di S.Ianni e Costa Prospicente

- primo report-

LUGLIO 2012

IT9210015 - Acquafredda di Maratea; IT9210155 - Marina di Castrocucco; IT9210160 - Isola di S.Ianni e Costa Prospicente

RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA

SCHEDA DI SINTESI DEL RAPPORTO N° 1


Data : 15/07/2012

Area numero : 7

Denominazione: IT9210015 - Acquafredda di Maratea; IT9210155 - Marina di Castrocucco; IT9210160 - Isola di S.Ianni e Costa Prospicente
Gruppo di lavoro:

Nome

Sito

Ruolo

Rugge Cristina

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore

Frattegiani Mauro

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore

Lauciello Francesco

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore

Cancellieri Laura

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore

Marrese Carmelo

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore

Limongi Pompeo

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore

Donati Stefano

IT9210015

IT9210155

IT9210160

rilevatore




Temi

Autori

Geologia

Limongi

Zoologia

Rugge

Botanica

Marrese - Cancellieri

Zootecnia

Rugge – Frattegiani-Marrese

Agronomia

Rugge – Frattegiani-Marrese

Selvicoltura

Frattegiani

Speleologia

Limongi

Impatti Ambientali

-

Pianificazione territoriale

Lauciello

Economia

Luciello

Comunicazione/Concertazione

-

Cartografia/Analisi GIS

Rugge – Frattegiani

Habitat marini

Donati

AUTOVALUTAZIONE SUL LAVORO SVOLTO:

Il gruppo di lavoro ha effettuato tre riunioni a Potenza e si è tenuto costantemente in contatto tramite email circolari interne. Sono state effettuate escursioni congiunte nel mese di novembre 2011 (Rugge, Marrese).

Nelle giornate 21-24 maggio 2012 il gruppo si è riunito a Rivello (Rugge, Marrese, Frattegiani, Cancellieri, Lauciello, con la partecipazione anche di Limongi) per assemblare il lavoro svolto dai singoli rilevatori e per effettuare ulteriori sopralluoghi congiunti.

I lavori e i rilievi effettuati sulla zona dei SIC costieri hanno integrato il lavoro effettuato durante la fase di monitoraggio effettuata nel 2009 e conclusasi nel 2010.
Il gruppo è risultato notevolmente sottodimensionato rispetto alle necessità e in particolare si sottolinea la mancanza di figure specifiche nel settore agronomico ed economico, a cui si è cercato di supplire tramite suddivisione degli impegni all’interno del gruppo di lavoro.

Va inoltre evidenziato che il gruppo è stato integrato:



  • con un botanico esperto che aveva già lavorato nel territorio in esame solamente a marzo 2012, per cui è stato possibile completare alcuni rilievi solamente nella primavera 2012;

  • con un nuovo geologo nel mese di maggio 2012;

  • con un esperto di habitat marini nel mese di maggio 2012.


RICHIESTE SPECIFICHE:
-

PREMESSA: LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000 IN BASILICATA
I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali e il loro progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali.

Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici".

In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i mezzi per raggiungere tale obiettivo.

Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli 79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000.

Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto, entrambe le Direttive anzidette elencano le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat.

Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2).

Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità geografiche.

La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree, alla conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo.

Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea.

Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un soddisfacente stato di conservazione (art. 3).

In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la fauna selvatiche.

La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale (artt. da 12 a 16).

La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio, reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione. Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali evegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.

E’ importante sottolineare che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000 attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ciò viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso la formazione ed il mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole lucane, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o riconvertiti.

Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado.

Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di promuovere un approccio più comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio, che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio.


La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto"CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre a specifica tutela.

Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92.Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la tutela.

Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione, da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza Ambientale.

L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997, alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamentel’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per la successiva validazione.

Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo “Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22.04.2000), riveduto e definitivamente approvato con il DM del 25 marzo 2005 (G.U. n. 157 del 08.07.2005).

Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria disciplina legislativa organica.

In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla corretta gestione dei Siti .

La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del POR Basilicata 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti di offerta turistica (D.G.R. 978 del 04.06.2003, Misura 1.4).

Infine, con la DGR 90/06 (Documento Strategico Regionale 2007/2013, cap. 4, sez. 4.4.4.), la Regione Basilicata assume nelle proprie linee strategiche e programmatiche la tutela, valorizzazione e sviluppo della biodiversità negli habitat naturali anche in funzione dell'incremento della fruibilità dei luoghi.

Per l'attuazione di tale strategia, il DGR 1925/07 ed il DGR 1214/09 hanno previsto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e gestione territoriale, la redazione di un Piano di Gestione per i siti IT9210015 (Acquafredda di Maratea), IT9210155 (Marina di Castrocucco) e IT9210160 (Isola di S.Ianni e Costa Prospicente). Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nei Siti, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione, che costituisce di per sé una delle possibili misure di conservazione per i Siti della Rete Natura 2000.




2. I PIANI DI GESTIONE

Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”.

Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”.

Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani e di progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione preventiva, come l’agricoltura o la caccia.


Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione come strumento autonomo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nei Siti, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione.
3. METODOLOGIA

L’assessorato regionale, ai sensi del D.G.R. n. 2016 del 30 Novembre 2010, ha deciso di provvedere alla redazione del presente Piano di Gestione avvalendosi di personale esperto selezionato dal Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, sotto la guida di una cabina di regia costituita da rappresentanti di istituzioni scientifiche ed accademiche specificate nel D.G.R. 1258/08 ed integrate in seguito al DGR 1961/09.


La metodologia adottata è coerente con i documenti di riferimento prodotti dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio, nonché con quelli elaborati a livello regionale, ed in particolare:


  • Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura. Manuale per gestione dei Siti Natura 2000;

  • Documenti Comunità Europea, 2000. La gestione dei siti della rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE;

  • Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 3 settembre 2002. Linee guida sui piani di gestione delle aree SIC, pubblicato sulla G.U.R.I. n. 224 del 24 settembre 2002;

  • Manuali e linee guida 26/2003 - APAT. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici. Istituto Nazionale Urbanistica (APAT-INU). Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale - Indirizzi e modalità operative per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale;

  • Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 21 dicembre 2006. Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del D.M. 15 dicembre 2005, pubblicato sul Suppl. Ordinario della G.U.R.I. n. 301 del 29 dicembre 2006;

  • Documento di lavoro del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità;

  • Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), pubblicato sulla G.U.R.I. n. 258 del 6 novembre 2007 e del conseguente Decreto Presidente Giunta Regionale n. 65 del 19/03/2008;

  • DGR n. 978 del 4/06/2003 “Pubblicazione dei siti Natura 2000 della Regione Basilicata”, attività ed azioni inerenti il Complemento di Programmazione del POR Basilicata 2000/ 2006;

  • Quadro Comunitario di Sostegno Obiettivo 1 2000/2006 - (QCS 3.2 Asse I – Risorse Naturali) - Strategia del QCS per la Rete Ecologica, nuovi indirizzi e criteri di attuazione -

  • DGR n. 1484/06 (proposta di costituzione dell’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche);

  • Documento regionale IV – Misure di tutela e conservazione - 7. Progetto per la redazione delle Misure di tutela e conservazione a cura dell’Ufficio Tutela della Natura – Dip. Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità;

  • - DGR n. 655 del 06/05/2008. Approvazione della “Regolamentazione in materia forestale per le aree della Rete Natura 2000 in Basilicata, in applicazione del D.P.R. 357/97, del D.P.R. 120/2003 e del Decreto MATTM del 17/10/2007”.

In particolare, si ritiene opportuno richiamare in questa sede l'articolo 6 della Direttiva Habitat, che contiene le più importanti disposizioni per la conservazione di specie ed habitat, prevedendo in particolare (al comma 1) l’adozione di:




  • opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali;

  • appropriati piani di gestione.

Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del/dei Sito/i non consenta di garantire uno stato diconservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie.

Il Piano di Gestione, peraltro, si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con quelli socio-economici ed amministrativi.
Coerentemente con quanto indicato nel Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000, a cura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Direzione Protezione della Natura), il presente PdG si articola in due sezioni distinte: quadro conoscitivo e quadro propositivo.

Il quadro conoscitivo e la valutazione dello stato di conservazione (ovvero la prima sezione del presente PdG) sono stati redatti utilizzando banche dati, studi di base (geologici, floro-vegetazionali, faunistici ed agronomici) e strumenti di pianificazione in possesso delle amministrazioni regionale e provinciale e dei comuni, integrati dai dati reperibili nella letteratura scientifica e da informazioni inedite raccolte durante i sopralluoghi in campo o fornite da esperti e professionisti. Il quadro conoscitivo è stato redatto facendo riferimento anche alle zone esterne, particolarmente nel caso in cui sia possibile individuare potenziali influenze dirette o indirette sui siti indagati.

Finalità del quadro conoscitivo è una "verifica di idoneità" dei siti, in applicazione dei parametri disciplinati dalla direttiva habitat; in particolare, per ciascun tipo di habitat naturale (allegato A al DPR 357/97 e smi) e ciascuna specie significativa (allegato B al DPR 357/97b e smi), vengono evidenziati il grado di rappresentatività, le esigenze ecologiche ed il livello di conservazione, sulla base di opportuni indicatori (analiticamente commentati) e di expert-based assessment.

Tale verifica di idoneità ha portato altresì all'aggiornamento del Formulario Standard di ciascun SIC, secondo quanto previsto dal DGR 1925/07 e dal DGR 1214/09, relativi alla Rete Natura 2000 lucana.

In riferimento ai risultati del quadro conoscitivo ed in risposta alle criticità e minacce individuate, è stato quindi redatto il Quadro propositivo, in cui si prospettano gli obiettivi di gestione degli habitat e delle specie d'interesse, nonché la messa a punto di strategie gestionali in base alla vocazione naturalistica di ciascun sito e alle specifiche azioni da intraprendere (generali o localizzate), unitamente ad una valutazione dei costi di tali azioni e dei tempi necessari per la loro realizzazione. Il quadro propositivo viene completato da un piano di azioni finalizzate al monitoraggio periodico degli indicatori individuati, per valutare l'efficacia della gestione ed eventualmente modificarne la strategia.
Secondo quanto previsto nel già citato Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000, (Cap. 6.3) ciascuna azione delineata all'interno del Quadro propositivo è stata corredata da apposite Schede degli interventi, che descrivono in modo sintetico ed efficace tutti gli elementi utili alla comprensione, attuazione e verifica degli interventi proposti nei Siti. Gli interventi proposti per il finanziamento sono coerenti con le misure di conservazione prescritte nel DM Ambiente del 17.10.2007.

Per l’individuazione degli interventi realizzabili nei Siti Natura 2000, è stato inoltre consultato il documento APAT-INU del 2003 dal titolo “Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale - Indirizzi e modalità operative per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale” (vedasi il Cap.3).

Per quanto riguarda gli interventi per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali e per il recupero degli elementi del paesaggio agrario regionale, si è fatto riferimento anche ai contenuti del DGR n. 366, che attraverso la redazione di un Piano Paesistico Regionale pone il paesaggio al centro delle politiche territoriali e di sviluppo economico.
In riferimento alle finalità e agli indirizzi generali sin qui delineati, i macro-obiettivi del Piano di Gestione possono essere così riassunti:

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