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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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Canto Quattordicesimo
L'Anima del Mondo


Una risposta velata giunse alla sua ricerca Lontano, in un brillante sfondo di

Spazio della Mente, apparve un'apertura incandescente, una saetta luminosa;

sembrava l'ingresso d'un eremo assorto nella gioia, un rifugio nascosto,

un'evasione nel mistero. Fuggendo l'insoddisfatto mondo di superficie, essa

scompariva nel seno dell'ignoto, pozzo e tunnel degli abissi di Dio. Si tuffava,

quasi mistico solco di speranza,

(10) attraverso i varî strati d'un sé senza forma né voce per raggiunger

l'estremo profondo del cuore del mondo, e un'invocazione, da quel cuore,

sollevavasi senza parole che supplicava qualche Mente immota e impenetrabile ed

esprimeva qualche occulto desiderio appassionato. Quasi, a far segno, dito d'un

segreto, teso in un aere d'umore cristallino, verso di lui puntato da un vicino

baratro celato, quasi messaggio dalla profonda anima del mondo, l'indizio d'una

gioia nascosta

(20) che traboccava da una coppa d'incombente beatitudine, scintillò, filtrando

fin nella Mente una silenziosa e vibrante estasi di luce, passione e delicatezza

d'un fuoco rosato. Come chi, attirato verso la sua dimora spirituale perduta,

sente ora vicino un amore che lo attende, in un passaggio buio e vacillante la

cui stretta lo sottraeva all'inseguimento del giorno e della notte, egli avanzò

guidato da un suono misterioso. Era un mormorio innumerevole ed unico,



(30) uno alla volta tutti i suoni, eppure identico. Occulto richiamo a una

delizia imprevista

nella voce appellante d'un essere conosciuto da tanto e beneamato,

ma senza nome per la mente obliosa,

esso riconduceva il cuore svogliato all'ebbrezza

Il grido immortale incantava l'orecchio rapito.

Poi, abbassando il suo mistero imperioso,

si riduceva a un sussurro che circondava l'anima.

Sembrava lo struggimento d'un flauto solitario

errante lungo le rive della memoria



(40) e che riempiva gli occhi di lacrime di gioia nostalgica.

Nota unica, incisiva e fervente d'un grillo,

marcava d'una stridula melodia il silenzio illune della notte

e su una corda di mistico sonno suonava

la sua acuta, insistente, magica diana.

Un riso argentino e squillante di cavigliere

percorse le strade d'un cuore deserto;

la sua danza confortava una solitudine eterna:

giungeva, singhiozzando, un'antica dolcezza dimenticata.

O, udita da una grande, armoniosa distanza,



(50) la tintinnante cadenza d'una lunga carovana

pareva a volte, o l'inno d'una vasta foresta,

il memento solenne d'un gong di tempio,

un ronzio d'api ebbre di miele nelle isole estive,

ardente d'estasi in un meriggio assonnato,

o l'antifona d'un mare pellegrino.

Un incenso fluttuava nell'aria vibrante,

una felicità mistica tremava nel petto

come se l'Amato invisibile fosse arrivato

assumendo l'improvvisa grazia d'un volto,



(60) e mani liete, serrate, potessero afferrarne i piedi fugaci

e 'l mondo esser cambiato per la beltà d'un sorriso.

Egli entrò in un mirabile regno incorporeo,

soggiorno d'una passione senza nome né voce,

sena una profondità rispondere a ogni altezza,

trovato fu un recesso capace d'abbracciare tutti i mondi,

un punto ch'era il cosciente nodo dello Spazio,

un'ora eterna nel cuore del Tempo.

Era lì l'Anima silenziosa di tutto il mondo: un Essere viveva, Presenza e

Potere,


(70) Persona unica ch'era se stessa e tutto e accarezzava i soavi e perigliosi

palpiti della Natura trasfigurati in battiti divini e puri. Essere che poteva

amare senza risposta d'amore, affrontando il peggio cambiandolo in meglio,

guariva le amare crudeltà della terra, trasformando ogni esperienza in delizia;

intervenendo nei dolorosi cammini della nascita, dondolava la culla dell'Infante

cosmico e calmava ogni pianto con la sua mano di gioia;



(80) guidava le cose cattive verso il loro bene segreto, mutava la tormentata

menzogna in verità felice;

il suo potere era di rivelare la divinità.

Infinito, coevo della mente di Dio,

portava in sé una semenza, una fiamma,

una semenza da cui l'Eterno nasce a nuova vita,

una fiamma che annulla la morte nelle cose mortali.

Tutti, fra loro, divenivano affini, ciascuno il sé, il prossimo dell'altro;

l'intimità di Dio era ovunque presente,

non si percepiva alcun velo, alcuna barriera bruta ed inerte,



(90) la distanza non poteva dividere, né il Tempo operare cambiamenti.

Un fuoco di passione bruciava nelle profondità dello spirito,

un contatto costante di dolcezza legava tutti i cuori,

la pulsazione dell'unica beatitudine d'una stessa adorazione

nell'etere estasiato d'un amore immortale.

In tutti abitava una felicità interiore,

un senso delle armonie universali,

un'eternità sicura e senza limite

di verità, bellezza, bene e gioia resi uno.

Qui si trovavano le scaturigini della vita finita;



(100) uno spirito senza forma diveniva l'anima della forma.

Tutto era anima li, o di pura sostanza d'anima; un cielo d'anima copriva un

suolo d'anima profondo.

Tutto era conosciuto da un senso spirituale:

non esisteva pensiero, ma una conoscenza diretta ed una

abbracciava ogni cosa con una commossa identità,

una simpatia del sé con gli altri sé,

il tocco della coscienza sulla coscienza,

lo sguardo più in profondo dell'essere sull'essere,

il cuore a nudo davanti al cuore, senza i muri della parola



(110) e l'unanimità di menti veggenti,

in miriadi di forme luminose, col Dio unico.

Non esisteva la vita, ma una forza appassionata

più fine della finezza, più abissale degli abissi,

sentita come un potere sottile e spirituale,

un vibrante messaggio reciproco, d'anima ad anima,

un movimento mistico, un'intima influenza,

un libero, felice, intenso approccio

dell'essere con l'essere, senza schermo né freno:

senza di essa la vita e l'amore mai sarebbero stati.



(120) Il corpo non esisteva, ché non c'era bisogno di corpi,

l'anima stessa era la sua propria forma immortale

e incontrava subito il contatto delle altre anime,

intimo, beato, concreto, meravigliosamente vero.

Come chi nel sonno cammini attraverso sogni luminosi

sapendo, cosciènte, la verità ch'esprimono le loro figure,

qui, dove il reale era il suo proprio sogno,

egli conosceva le cose grazie alla loro anima e non alla loro forma:

come coloro ch'han vissuto a lungo uniti nell'amore

e non hanno bisogno di parole o segni perché il cuore al cuore risponda,



(130) egli incontrava degli esseri non coperti da strutture materiali

e comunicava con loro senza l'ostacolo della parola.(I)

C'era un paesaggio spirituale straordinario,

un incanto di laghi, di fiumi, di colline,

un flusso e una fissità in uno spazio dell'anima,

e pianure e vallate, distese di gioia dell'anima,

e giardini ch'erano lande fiorite dello spirito,

meditazioni del suo sfumato sognare.

L'aria era il respiro d'un puro infinito.

Una fragranza errava in una bruma colorata



(140) come se il profumo e la tinta di tutti i fiori soavi si fossero fusi a

imitare l'atmosfera del cielo. Facendo appello all'anima e non alla vista,

viveva lì la bellezza, naturale nella propria dimora, lì tutto godeva il diritto

d'essere bello senza aver bisogno dello splendore d'una veste. Tutti gli oggetti

eran come i corpi degli Dei, un simbolo spirituale che circondava l'anima, ché

il mondo e il sé non eran che un'unica realtà.

Immersi in una muta trance internatale, gli esseri un tempo rivestiti di forme

sulla terra si riunivan lì in rilucenti stanze di sonno spirituale. Passati

erano i pilastri della nascita e della morte, passata la piccola scena dei loro

atti simbolici, passati i cieli e gli inferni del loro lungo cammino; avean

fatto ritorno nella profonda anima del mondo. Tutto era ora raccolto in un

riposo pregnante: persona e natura subivano nel sonno un cambiamento. In trance

essi riprendevano i loro antichi sé, nella preveggente contemplazione d'una

memoria di sfondo,



(160) profetica di una nuova personalità, stabilivano la mappa del corso del

prossimo loro destino: eredi del loro passato, scopritori del loro futuro,

elettori della sorte di loro scelta, aspettavano l'avventura di una nuova vita.

Una Persona che permane attraverso la caduta dei mondi, irriconoscibile per la

mente esteriore benché eternamente la stessa sotto varie forme, (II) assumendo

nomi sconosciuti in regioni sconosciute, imprime lungo il Tempo sulla pagina

consunta della terra

(170) una forma crescente del proprio sé segreto, e apprende con l'esperienza ciò

che lo spirito sapeva, fino a poter vedere la propria verità vivente e Dio.

Ancora una volta dovevano affrontare il rebus della nascita,

la prova, da parte dell'anima, della gioia e il dolore,

il pensiero e l'impulso che accendon l'atto cieco,

e il rischio sulle vie della circostanza,

dirigendosi, attraverso movimenti interiori e scene esteriori,

verso il sé oltre le forme delle cose.

Egli era entrato nel centro della creazione.

(180) Lo spirito vagabondo di stato in stato

trova qui il silenzio del suo punto iniziale

nell'energia senza forma, la tranquilla fissità

e l'incombente passione del mondo dell'Anima.

Tutto ciò che è costruito e ancora una volta distrutto,

dalla calma e persistente visione dell'Uno

è ricostruito inevitabilmente, e vive di nuovo:

le forze, le vite, gli esseri e le idee,

presi per un poco nell'immobilità,

rimodellano lì il loro scopo e la loro tendenza,



(190) rifondon la loro natura, la loro forma rinnovano.

Cambiano sempre e cambiando crescono sempre;

passando per una feconda tappa di morte

e dopo un lungo sonno rigenerante

riprendono il loro posto nel processo degli Dei

finché compiuto sia il loro lavoro nel Tempo cosmico.

Qui era la stanza di modellazione dei mondi.

Un intervallo era lasciato fra atto ed atto,

fra nascita e nascita, fra sogno e sogno a occhi aperti,

una pausa che ridava la forza di fare e di essere.



(200) Al di là, erano contrade di delizia e di pace,

silenti luoghi di nascita della luce, della speme e l'amore,

e culle dell'incanto e riposo celesti.

In un assopimento delle voci del mondo,

ei divenne cosciente del momento eterno;

la sua conoscenza spogliata degli abiti dei sensi

conobbe per identità senza pensiero o parola;

il suo essere vide se stesso senza veli,

la frontiera della vita cadde dall'infinità dello spirito.

Lungo una strada di pura luce interiore,



(210) sola tra Presenze formidabili, sotto l'occhio vigile di Dei senza nome,

l'anima sua avanzò, mero potere cosciente, verso la fine che sempre ricomincia,

avvicinandosi attraverso un'immobilità tacita e calma alla fonte di tutte le

cose umane e divine. Lì, nell'equilibrio della loro unione possente, egli vide

la forma dell'immortale Due-in-Uno, un solo essere nella stretta di due corpi,

una diarchia di due anime unite,



(220) assorbite in una profonda gioia creatrice; la loro trance di beatitudine

sosteneva il mondo mobile. Dietro ad esse, in una penombra mattinale, stava

Colei che le generò dall'Inconoscibile. Sempre dissimulata ella attende lo

spirito in cerca; guardia sui picchi supremi inaccessibili, guida del

viaggiatore dei cammini invisibili, ella sorveglia l'austera via che porta al

Solo. All'inizio della vasta estensione d'ogni piano, pervadendo col Suo potere

i soli cosmici, (II)

(230) lei regna, ispiratrice dei suoi molteplici lavori e pensatrice del simbolo

della sua scena. Al di sopra di tutti questi ella si tiene, sostenendo tutti,

l'unica onnipotente Dea sempre velata di cui il mondo è la maschera

inscrutabile; le età sono le risonanze del Suo passo, i loro eventi l'immagine

dei Suoi pensieri, e tutta la creazione è il Suo atto senza fine. Lo spirito di

lui fu trasformato in veicolo della Sua forza; muto nell'insondabile passione

del suo volere

(240) egli tese giunte verso di lei le sue mani di preghiera. Allora, sovrana

risposta al suo cuore, un gesto venne come a disperdere i mondi, e levandosi dal

lucente mistero della Sua veste, un braccio divise in due il velo eterno. Una

luce apparve, immota e imperitura.

Attratto verso le ampie profondità luminose dell'affascinante enigma dei Suoi

occhi, egli vide il mistico contorno d'un volto. Sommerso dalla Sua implacabile

luce e beatitudine,

(250) atomo del Suo essere illimitabile vinto dalla soavità e il lampo del Suo

potere, scagliato verso le rive del Suo oceano d'estasi, ebbro d'un vino

spirituale d'oro intenso, dall'immobilità lacerata della sua anima egli lanciò

un grido d'adorazione e desiderio, la resa totale della mente sua sconfinata e

l'offerta di sé del suo cuore silenzioso. Cadde ai Suoi piedi incosciente,

prosternato.


NOTE SPECIALI

I Inversione parziale dei vv. 130 e 131 del testo originale.

II Inversione dei vv. 166 e 167 del testo originale.
Fine del Canto Quattordicesimo


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