Ana səhifə

Piano di gestione


Yüklə 10.4 Mb.
səhifə55/56
tarix24.06.2016
ölçüsü10.4 Mb.
1   ...   48   49   50   51   52   53   54   55   56

2.5.7. INDICATORI SOCIOECONOMICI (A cura del Dott. Lauciello)

Nei SIC, le attività antropiche dovrebbero adeguarsi ed armonizzarsi con le finalità di conservazione delle componenti naturali. Nelproporre eventuali misure di tutela e conservazione non sipuò prescinderedalla conoscenza dei diritti di proprietà e d’uso (es. usi civici, diritticonsuetudinari d’uso delle risorse forestali, servitù militari ecc.) delle aree a cui ci si riferisce.

Pertanto, si dovrebbero riportare in questo paragrafo informazioni desunte dalle planimetrie catastali, per identificare la ripartizione deiregimi proprietà sul territorio di ciascun sito indagato, in termini di :

- superficie totale di proprietà pubblica (%, ha), ripartita tra stato, regione, comuni, altri enti pubblicilocali;



- superficie totale di proprietà privata (%, ha), di cui è opportuno conoscere l’eventuale livello diparcellizzazione (es. distinguendo grandi proprietà o latifondi da proprietà frammentate e di ridottedimensioni).
Riportare inoltre il rapporto tra variazione percentuale annua della popolazione residente nei comuni rurali (con riferimento ai comuni in cui ricade ciascun SIC indagato) e variazione percentuale annua della popolazione residente in Basilicata. L’individuazione di un trend positivo o negativo di questo indicatore è un informazionefondamentale per la comprensione delle dinamiche socioeconomiche del territorio. In tal senso, importanti indicazioni possono provenire anche dalla determinazione del "grado di ruralità", basatasulla valutazione del numero di addetti nel settore agricolo sul totale dei residenti nei comuni in cui ricade ciascun SIC e sull’ammontare complessivo delle superfici agricole all'interno del/dei SIC.
Anche la percentuale di residenti in età lavorativa e il tasso di disoccupazionegiovanile forniscono un’indicazione sullo stato di salute di un sistema economicolocale. In genere, un alto tasso di attività totale della popolazione in età lavorativa(occupati/popolazione in età lavorativa) denota un’elevata dinamicità del sistema territoriale,analogamente a quanto indicato da un andamento positivo del tasso di occupazione giovanile. Disoccupazione e stagnazione economica sono i prodromi dell'abbandono del territorio, che andrebbe evitato in un'ottica di gestione attiva e consapevole del/dei SIC e delle aree ad esso contigue.
Il tasso di scolarità, distinto per scuola dell’obbligo, scuola superiore e università, è un altro indicatoreimportante, infatti esso è correlato direttamente con le condizioni socioeconomiche degli abitanti diun dato territorio, ma ha anche una valenza quale indicatore della dinamica di popolazione e dellasua suddivisione in classi di età. L’analisi dell’andamento e della tendenza di quest'indicatore, inun arco di tempo sufficientemente rappresentativo (ad esempio, dieci anni), può fornire indicazioniutili sulle necessità di fruizione del territorio che, in una prospettiva di breve, medio e lungotermine, potrebbero essere manifestate dalla popolazione residente, basandosi anche sullastruttura sociale in via di definizione. Il tasso di scolarità può, inoltre, fornire utili suggerimenti sullapossibile condivisione delle indicazioni contenute nei piani di gestione elaborati per i siti della reteNatura 2000, nonché sulle strategie di comunicazione al riguardo.
Nei SIC ubicati in aree di particolare valenza naturalistica (es: aree costiere) sarebbe opportuno cercare di reperire dati sulla ricettività turistica e sulle presenze turistiche, dato che la pressione turistica (misurabile in termini di presenze turistiche per abitante e unità di superficie) è un importante indicatore delle risorse e potenzialità di un territorio ma anche dei potenziali impatti.
2.6. QUADRO RIASSUNTIVO DELLE MINACCE E CRITICITÀ


Minaccia/Criticità

Obiettivi specifici

Nome azione

Descrizione azione

Habitat 9340 e 91AA*
Diminuzione diversità specifica e strutturale a seguito di interventi selvicolturali

Diversificare le strutture forestali a livello orizzontale

Aumento biodiversità strutturale degli habitat forestali

Promuovere, nelle fustaie, interventi di diradamento selettivi (non diradamenti dal basso), non omogenei sulla superficie

Aumentare la diversificazione degli habitat forestali in classi dimensionali degli alberi presenti

Rilasciare tre-cinque individui di maggiori dimensioni a ettaro, in funzione delle loro dimensioni

Aumentare la necromassa presente negli habitat forestali

Obbligo di rilasciare la necromassa in bosco, sia a terra che in piedi, ad eccezione di una fascia di 20 m dalle strade

Habitat 9340
Fenomeni di dissesto a seguito di interventi selvicolturali

Limitare i fenomeni di dissesto idrogeologico dovuti agli interventi selvicolturali

Incentivazione tecniche di esbosco a basso impatto

Promuovere l'utilizzo di sistemi di esbosco che non prevedano l'uso di trattori in bosco

Tutti gli habitat e le zone boscate
Fenomeni di erosione e altri dissesti idrogeologici

Limitare i fenomeni di dissesto idrogeologico

Tutela idrogeologica e conservazione del suolo

Divieto di movimenti terra superiori a una profondità di 50 cm all'interno degli habitat e delle zone boscate, nonché a una distanza inferiore a 50 m.

Tutti gli habitat e le zone boscate
Incendi

Limitare gli effetti sulla conservazione degli habitat dovuti agli incendi

Prevenzione incendi

Divieto di bruciatura delle stoppie e di ripulitura delle praterie e degli arbusteti tramite abbruciamento, durante tutto l'anno

Promuovere la realizzazione di fasce con interruzione della continuità verticale della biomassa fogliare, nelle zone limitrofe a campi agricoli e pascoli, nelle zone a maggiore frequentazione turistico-ricreativa, lungo le strade principali

Aumento dei controlli e della vigilanza

Campagne di sensibilizzazione antincendio, soprattutto nei confronti dei turisti (incendi colposi)

Campagne di sensibilizzazione antincendio nei confronti della popolazione residente (incendi dolosi)

9340 e 91AA*
Pascolo

Evitare i danni legati all'eccesso di pascolo (calpestamento, sentieramento, brucamento rinnovazione, diminuzione biodiversità…) sugli ecosistemi forestali

Habitat forestali e attività pastorali

Limitazione del pascolo in bosco a 0,25 UBA/ha

Promuovere la realizzazione di piani di pascolamento basati su analisi floristiche e calcolo delle unità foraggere

Tutti gli habitat
Turismo

Evitare i fenomeni di degradazione degli habitat legati a un'eccessiva utilizzazione a fini turistico-ricreativi

Turismo sostenibile

Monitoraggio dell'evoluzione della frequentazione turistico - ricreativa e degli eventuali danni

Campagne di sensibilizzazione sulle modalità di frequentazione degli spazi forestali a fini turistico - ricreativi

Divieto di campeggio libero all'interno degli habitat

Promozione di interventi per il recupero di zone forestali a elevata pressione turistica

Tutti gli habitat
Interventi infrastrutturali

Evitare i fenomeni di riduzione frammentazione e degradazione degli habitat legati alla realizzazione di nuove infrastrutture

Infrastrutture

Divieto di costruzione di nuove infrastrutture negli habitat. In caso di opere di rilevante interesse pubblico: deve essere motivata in maniera incontrovertibile l'assenza di soluzioni alternative; vanno previste azioni di mitigazione, ripristino e compensazione; va inviata comunicazione alla Commissione Europea

Divieto di costruzione di discariche all'interno del sito e a distanze inferiori a 500 m dal confine.

Aumento delle attività di controllo sulla presenza di discariche abusive.

Bonifica delle discariche presenti

Tutti gli habitat
Urbanizzazione

Evitare i fenomeni di riduzione frammentazione e degradazione degli habitat legati alla realizzazione di nuove aree edificate

Urbanizzazione e attività edili

Divieto di costruzione di strutture stabili all’interno o a distanze inferiori a 50 m dagli habitat


3. IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE
La gestione di un sistema territoriale, ambito complesso per le componenti che lo caratterizzano e per le interazioni che si stabiliscono fra di esse e con gli elementi che lo circondano, necessita del coinvolgimento di coloro i quali, per motivazioni diverse, lo “vivono” costantemente. Tale esigenza nasce sia dal fallimento di passati modelli di gestione “calati dall’alto” e quindi pressoché estranei nella maggior parte dei casi alle vere necessità del territorio, sia perché nell’interdisciplinarietà che contraddistingue un sistema di tale portata, la componente antropica, la più conflittuale e la maggiore responsabile dell’alterazione degli equilibri naturali, viene sottovalutata o al contrario sovrastimata rispetto all’intero sistema. Recentemente, le scelte operate da chi è responsabile di ambiti territoriali e ambientali si “sforzano” di coinvolgere i “portatori d”interesse” di un’area affinché l’esito delle politiche venga recepito e manifesti delle positività per il contesto alle quali sono destinate. In effetti, tale metodologia affonda i suoi principi in quelli che sono i criteri alla base dello “sviluppo sostenibile” che ormai integra gli aspetti economici con quelli ambientali, sociali e istituzionali attraverso la condivisione ed la partecipazione dei soggetti interessati nei processi decisionali. Inoltre, il valore aggiunto che scaturisce da tale attività risiede nella sensibilizzazione delle comunità locali verso le problematiche del proprio territorio che, se opportunamente informate, riescono non solo a riavvicinarsi alla istituzioni ma anche a inserire la propria sfera d’interesse all’interno del “sistema territorio/ambiente” collocandola tra gli altri elementi che lo caratterizzano. E’ palese che tale metodo non ha l’ambizione di “accontentare” tutte le parti, visto che comunque ogni “stakeholder”, sebbene coinvolto nella fase di partecipazione, tenderà a manifestare i propri interessi in quanto prevalenti rispetto agli altri, ma di smussare i conflitti innescati da una qualsiasi politica territoriale che tocca un dato ambito in cui convivono molteplici attività ed interessi. Tuttavia, ciò che anima le aspettative di chi attua tale approccio riguarda anche la possibilità di generare scelte efficaci, aumentare il senso di appartenenza del singolo alla collettività ed innescare meccanismi analoghi in altri contesti.
L’attuazione di un approccio partecipato nella realizzazione di un Piano di Gestione per SIC è motivato dalla compresenza di elementi ambientali, economici e sociali e quindi di una evidente conflittualità tra di essi che suggerisce il ricorso ad un processo di questo tipo.

Indispensabile, a tal fine, la figura di un esperto che si occupi dell’organizzazione e dello svolgimento di tutte le fasi dell’attività: si tratta di una figura “neutra” che ha il compito di implementare una concertazione tra le parti tale da soddisfarne gli interessi. L’avvio del processo partecipativo necessita dell’identificazione di quelli che possono esseri i soggetti da coinvolgere, il momento più opportuno per attuare l’attività, la sede più adeguata ma soprattutto la tipologia di metodo da utilizzare. Nella fattispecie, l’INEA si occuperà di tutta la parte organizzativa e operativa, a partire dagli incontri informativi sul territorio, dopo aver individuato i “portatori d’interesse” che insistono su ciascun ambito territoriale. Il metodo utilizzato prevede la consultazione degli stakeholders durante il primo dei tre incontri pianificati nell’area: infatti, le varie parti invitate presso una sede opportunamente scelta tra quelle istituzionali ricadenti nell’area oggetto di studio, saranno informate del progetto Rete Natura 2000, sulla valenza del sito soggetto a piano, su ciò che emerso dalle rilevazioni effettuate dal gruppo di professionisti. La scelta del metodo della consultazione, quindi di un livello minimo di attività di partecipazione, è dettata sia dalla contenuta disponibilità economica destinata a tale fase, sia dai limiti di tempo imposti dal progetto. E’ indispensabile ricordare, infatti, che si tratta di un processo molto oneroso sia in termini finanziari, sia in termini di risorse umane da investire, per cui si è cercato di adottare il metodo che potesse soddisfare gli obiettivi previsti e rispettare il budget assegnato. Trattandosi di una bozza di Piano che scaturisce dalla sola fase di attività svolta in campo dalle varie figure di esperti, ognuna per ogni ambito naturalistico, l’obiettivo del primo incontro verterà sul recepimento delle proposte che partiranno dalla platea dei portatori d’interesse. Inoltre, laddove si rendesse necessario per eventuali problematiche che dovessero sollevarsi in quella sede, l’INEA provvederà ad approfondire gli aspetti più significativi al fine di raccogliere elementi aggiuntivi tali da contribuire alla definizione di un quadro più completo. Durante il secondo incontro, i portatori d’interesse saranno nuovamente coinvolti per la presa in visione della bozza del Piano di gestione, rivista alla luce dei commenti e delle proposte formulate in precedenza, mentre il terzo incontro consisterà nella presentazione della versione definitiva del Piano di gestione.



3.1. TABELLA dei portatori Di INTERESSE ("stakeholders")
L’individuazione dei portatori d’interesse richiede un’analisi dettagliata del territorio non solo dal punto di vista naturalistico, tra l’altro già delineata durante le fasi di monitoraggio, ma anche da quello economico e sociale. E’ stata già sottolineata l’interdisciplinarietà che contraddistingue un sistema territoriale/ambientale e quindi l’esigenza di coinvolgere le parti che a vario titolo e in modi diversi interagiscono con le risorse naturali e che quindi stabiliscono con le stesse rapporti di varia natura, molto spesso conflittuali. Per ridurre al minimo qualsiasi tipo di conflitto dovesse crearsi in tale ambito, l’approccio partecipativo si rivolge innanzitutto ai “portatori d’interesse” scegliendo quelli di pertinenza al progetto. Un primo gruppo coinvolto nel processo di partecipazione riguarderà l’amministrazione pubblica presente nell’ambito territoriale: sindaci dei comuni ricadenti nei SIC, tecnici e responsabili dei vari uffici competenti in materia ambientale, rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, rappresentanti di enti e istituzioni aventi competenze relative alle varie realtà presenti (ad esempio Autorità di Bacino, Consorzio di bonifica, Enti Parco). L’altra categoria sarà interessata dalla partecipazione dei rappresentanti delle varie associazioni, direttamente interessate dal Piano in quanto costituite da operatori che hanno interessi e rapporti con i tematismi delle aree SIC: associazioni di categoria (agricoltori, cacciatori, pescatori, allevatori, operatori turistici), associazioni ambientaliste, associazioni culturali e sportive.
Si veda, come riferimento, l'allegato file Excel "scheda portatori d'interesse.xls"

BIBLIOGRAFIA
Barbati A, Corona P, Garfì G, Marchetti M, Maggiore A, Roncheri I., 2002 : La gestione forestale nei SIC/ZPS della rete Natura 2000: chiavi di interpretazione e orientamenti per l’applicazione della direttiva habitat. Monti e Boschi, LIII (2): 4-13.

Biasini A., Galetto R., Mussio P., Rigamonti P. 1992: La cartografia e i sistemi informativi per il governo del territorio. A cura di Franco Angeli. IASM - Istituto per l’assistenza allo sviluppo del Mezzogiorno.

Biondi et al. 2009: Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE. SBI. Min. Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, D.P.N.

BirdLife International 2004: Birds in Europe: population estimates, trends and conservation status. BirdLife international, Cambridge, UK. Birdlife Conservation Series no. 12.

Bossard M., Feranec J., Otahel J., 2000: CORINE land cover technical guide. Addendum 2000. European Environment Agency. Technical report No. 40, 105 pp.

Braun-Blanquet J., 1964: Pflanzensoziologie - (3rd ed.) Aufl. Springer, Wien.

Brichetti P. , Fracasso G. 2003: Ornitologia italiana. Vol. I. Gaviidae-Falconidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.

Brichetti P. , Fracasso G. G. 2004: Ornitologia italiana. Vol. II. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.

Brichetti P. , Fracasso G. 2006: Ornitologia italiana. Vol. III. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.

Brichetti P. , Fracasso G. 2007: Ornitologia italiana. Vol. IV. Apodidae-Prunellidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.

Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F. & Sarrocco S. (red.) 1998: Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.

Conti A., Abbate G., Alessandrini A. & Blasi C., 2005: An annotated checklist of the Italian vascular Flora. Palombi, Roma 420 pp.

European Commission, 2003: Interpretation manual of European Union Habitats. EUR 25. DG Ambiente, Unità Natura e Biodiversità, Bruxelles.

European Commission, 2005a: Natura 2000 e foreste: sfide e opportunità. Guida interpretativa. DG Ambiente, Unità Natura e Biodiversità, Bruxelles. Traduzione italiana.

European Commission, 2005b: Natura 2000. Conservation in partnership. Office for Official Publications of the European Communities, Luxembourg.

European Commission, 2006a: Interpretation manual of European Union Habitats. EUR 25. DG Ambiente, Unità Natura e Biodiversità, Bruxelles.

European Commission, 2006b: Nature and Biodiversity Cases Ruling of the European Court of Justice. Office for Official Publications of the European Communities, Luxembourg.

European Commission - Environment Directorate-General, 2006: Life and European forest. Office for Official Publications of the European Communities, Luxembourg.

EUROSITE, 1999: Eurosite Management Planning Toolkit 99. TILBURG, Netherlands.

Fascetti S., 1997: I cespuglieti ad Erica multiflora L. della basilicata. Fitosociologia, 32: 35-144.

Fascetti S., Navazio G., 2007 – Specie protette, vulnerabili e rare della flora lucana. Regione Basilicata – Ufficio tutela della natura, 196 pp.

Fulco E., Chiatante P., Coppola C., La Gioia G., Liuzzi G., Visceglia M., 2010: Il rondone pallido Apus pallidus in Basilicata, primi dati sulla distribuzione. U.D.I. XXXV: 72-75 (2010).

Fulco E., Coppola C., Palumbo G., Visceglia M. 2008: Check-list degli uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Riv. ital. Orn., Milano, 78 (1): 13-27, 30-XI-2008

Guarrera P.M., Salerno G., Caneva G., 2005: Folk phytotherapeutical plants from Maratea area (Basilicata, Italy). Journal of Ethopharmacology, 99: :367-378.



Guarino R., Minissale P., Sciandrello S. 2008: La biodiversità vegetale e relativa cartografia del pS.I.C. “Torre Manfria” (Gela – CL). – Quaderni di Botanica Ambientale e Applicata, 19: 37-66.

Istituto Nazionale di Economia Agraria, Sede Regionale per la Basilicata (a cura di), 2006: Carta forestale della Basilicata – Atlante. INEA, Lavello (PZ), 100 pp

IUCN 2007: 2007 IUCN Red List of Threatened Species. <www.iucnredlist.org>.

Mason F. Nardi G., Tisato M. (a cura di) 2003: Legno morto: una chiave per la biodiversità. Atti del Simposio Internazionale 29-31 Maggio – Mantova (Italia). Compagnia delle foreste, Arezzo, 100pp.

Meschini E., Frugis S. (red.) 1993: Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX.

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, 2002a – Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000. D.M. del 3 settembre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale italiana n. 224 del 24 settembre 2002.

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio 2002b – Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000. Roma, 254 pp.
Mossa L., 2003: L’uomo e le serie boschive dlla Sardegna. Atti del convegno “L’uomo e il bosco in ambiente mediterraneo”, Boll. Rotary Cagliari Nord, 31: 3-15.

Pignatti S. 1982 - Flora d’Italia. Ed agricole Bologna.

Pirola A., 1984: Rilevamento fitosociologico per la pianificazione ecologica territoriale. Università di Pavia (dispense).

Raunkiaer C., 1905 : Types biologiques pour la géographie botanique. Bul. Acad. R. Sc. Denmark.

Regione Basilicata 2009: Sistema Ecologico funzionale territoriale. Regione Basilicata. Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità. 3 voll.

Regione Basilicata 2008: Sistema Rete NAT200 di Basilicata. Direttiva 92/43/CEE – DPR 357/97. Applicazione del D.M. MATT 03.09.2002 (“Linee Guida per la gestione dei Siti Comunitari”). Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità. Ufficio Tutela della Natura, 32 pp.
1   ...   48   49   50   51   52   53   54   55   56


Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©atelim.com 2016
rəhbərliyinə müraciət