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Piano di gestione


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2.5.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI

I SIC considerati sono localizzati lungo i 30 km di costa che costituiscono il settore tirrenico della Basilicata. Quest’area è caratterizzata dalla presenza dei primi avamposti montuosi dell’Appennino lucano, con oscillazioni altimetriche notevoli e morfologia particolarmente accentuata. La variabilità e la continua alternanza delle condizioni di esposizione ed inclinazione dei versanti, unite alla notevole escursione altimetrica dei rilievi prossimi alla linea di costa (M.te Coccovello 1505 m, M.te Crivo 1277 m, Timpa del Tuono 1176 m) sono tra le principali cause della diversificazione climatica e vegetazionale riscontrabile nell’area. Difatti, pur in una collocazione macroclimatica Mediterranea, si rinvengono condizioni stazionali di elevata piovosità unite a bassi livelli di aridità estiva (Caneva et al., 1997a; Blasi & Michetti, 2005). A contribuire alla variabilità ambientale partecipano anche le caratteristiche geologiche delle rocce calcaree affioranti riferibili al dominio appenninico di piattaforma carbonatica e differenziate per i caratteri deposizionali e per l’evoluzione tettonica e sedimentaria. Le strutture sedimentarie che condizionano gran parte della morfostruttura dei monti di Maratea, appartengono alla successione carbonatica Bulgheria-Verbicaro, unità costituita da dolomie nerastre, massive o stratificate, del Lias inferiore - Trias medio, e alla successione Alburno-Cervati, rappresentata per larghi settori da calcari grigi e nerastri con intercalazioni dolomitiche del Cretaceo superiore – Lias, entrambe derivanti dalla deformazione della Piattaforma Campano-Lucana.

Tutte queste caratteristiche determinano una diversificazione ambientale che si riflette in una buona variabilità nella copertura vegetale.

Dal punto di vista floristico, le indagini eseguite nell’ambito della stesura di questo piano di gestione hanno permesso di evidenziare per i 3 SIC in questione un elenco floristico costituito allo stato attuale da circa 280 specie. Per ciò che riguarda le specie di interesse biogeografico e conservazionistico presenti nei siti sono da menzionare: le specie endemiche dell’Italia meridionale: Athamanta ramosissima, Dianthus rupicola, Limonium remotispiculum, Primula palinuri, Trifolium brutium; le endemiche dell’Italia centro meridionale: Avenula praetutiana, Brassica incana, Cardamine monteluccii, Teucrium siculum subsp. siculum, Viola pseudogracilis subsp. pseudogracilis. Tra queste Athamanta ramosissima, Dianthus rupicola, Limonium remotispiculum, Primula palinuri sono cosiderate nella categoria IUCN “Vulnerabili” nella lista rossa nazionale. A scala regionale tra le specie protette dalla legge L.R. 42/80 “Tutela della flora e dei biotopi in Basilicata” individuate sulla base del D.P.G.R. 55/2005, Athamanta ramosissima, Dianthus rupicola, Juniperus phoenicea subsp. turbinata, Primula palinuri e tutte le specie della famiglia delle Orchidaceae rientrano nell’art.2 “Elenco delle specie vegetali a protezione assoluta”; Laurus nobilis e Quercus virgiliana sono incluse nell’art.3 “Elenco delle specie vegetali a protezione limitata”; Edraianthus graminifolius subsp. graminifolius, Lilium bulbiferum subsp. croceum Polygala major e Vitex agnus-castus sono menzionate nell’art.4 “Specie spontanee a protezione limitata per le quali è consentita una raccolta limitata a 5 assi fiorali o rami per persona all’anno”. Infine è da ricordare che Dianthus rupicola e Primula palinuri sono elencate nell’Allegato II della Direttiva Habitat.

Il discreto numero di entità rare ed endemiche conferma l’alto valore naturalistico dei tre siti considerati, confermato anche dal buon numero di habitat di Direttiva (complessivamente 12 di cui 2 prioritari).

Oltre a questa cospicua presenza nei SIC di entità rare e di interesse biogeografico e conservazionistico, si evidenzia una bassissima incidenza di specie esotiche che, seppur presenti mostrano, allo stato attuale, popolamenti localizzati e non particolarmente estesi. É da ricordare tuttavia che le implicazioni ecologiche delle invasioni di specie alloctone sono di primaria importanza in quanto causano alterazioni dei rapporti interspecifici tra le componenti di una comunità e modificano di conseguenza gli equilibri esistenti negli ecosistemi. A tal riguardo queste entità possono rappresentare una minaccia sia all’integrità delle fitocenosi autoctone, sia alla persistenza di singole specie, portando anche al declino e spesso alla scomparsa di alcuni taxa, a livello locale. La scarsa presenza di specie esotiche nei tre SIC considerati rappresenta un buon indicatore dello stato di conservazione degli habitat individuati. Si deve tuttavia tenere conto che specie alloctone quali Opuntia ficus-indica, Agave americana e Ailanthus altissima potrebbero in futuro colonizzare superfici di pertinenza degli habitat costieri (5210-Matorral arborescenti di Juniperus spp., 5330-Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici, 8210-Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica).

Osservando le tabelle allegate alle descrizioni dei singoli habitat si evince la scarsa incidenza degli elementi alloctoni, mentre si può evidenziare la generale consistenza di popolamenti relativi alle specie di interesse biogeografico e conservazionistico. Partendo dal mare e limitandoci agli habitat terrestri, le “Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici” (cod.1240) risultano piuttosto ben rappresentate nel settore costiero marateota presentandosi lungo tutta la fascia rupicola costiera. La loro estensione è cospicua in tutti e tre i SIC (in particolare per Acquafredda di Maratea e Santo Janni e Costa Prospiciente). Al loro interno Limonium remotispiculum, la specie caratterizzante l’habitat, è presente con buoni popolamenti, anche in considerazione delle caratteristiche basse coperture che sono collegate con queste fitocenosi. Per i “Matorral arborescenti di Juniperus spp. “ (cod. 5210) è da notare che l’habitat si presenta in tutto il settore costiero marateota in modo frammentario e con comunità di piccole dimensioni caratterizzate dalla dominanza di Juniperus phoenicea subsp. turbinata. La presenza della specie è stata senalata anche in alcuni settori costieri sottoforma di individui isolati (residuali) di buone dimensioni che sono sopravvissute a fasi pregresse di sfruttamento e drastico diradamento della vegetazione costiera a causa dello sviluppo turistico (parcheggi) e del probabile passaggio del fuoco in questi siti. Il frammento più significativo e ben strutturato di questo habitat si rinviene presso Capo La Secca a Castrocucco. E’ da ricordare che Juniperus phoenicea pur risultando piuttosto resistente alle condizioni climatiche (aridità estiva accentuata e inverni rigidi), ha un lentissimo accrescimento e una bassa germinabilità dei semi (De Marco et al, 1985). Dalle tabelle fitosociologiche è da segnalare al suo interno anche la sporadica presenza di Quercus virgiliana. Per l’habitat 5330 “Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici” si rinvengono elementi di interesse conservazionistico quali Juniperus phoenicea subsp. turbinata, Anacamptis pyramidalis, Brassica incana nel sottotipo 32.22 “Euforbieto a Euphorbia dendroides” e Polygala major e Gymnadenia conopsea nel sottotipo 32.23 “Ampelodesmeti”.

Nelle “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco- Brometalia)” non sono stati individuati particolari elementi di pregio, in alcuni contesti tuttavia va segnalata la presenza di Polygala major come entità di un certo interesse a scala regionale. É da considerare che all’interno dei SIC analizzati questa vegetazione prativa perenne è limitata arealmente in alcune porzioni sommitali della Serra di Castrocucco e del M.te Spina e in tali localizzazioni non si esprime nella sua piena potenzialità. Nel SIC “Marina di Castrocucco”, dove si rinvengono superfici maggiori, è da notare il forte utilizzo di questi pascoli per la pastorizia che determina un grado di conservazione non ottimale con l’aumento di specie spinose come Centaurea solstitialis.

Anche nei “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod.6220) non sono stati individuati particolari specie di interesse biogeografico o conservazionistico.

Al contrario, le “Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica” (cod.8210) ospitano tra le specie caratterizzanti l’habitat Edraianthus graminifolius, Primula palinuri, Athamanta ramosissima e Dianthus rupicola, connotandosi come uno degli habitat più ricchi di specie di intreresse conservazionistico.

Passando agli habitat forestali, i “Boschi orientali di quercia bianca” (cod.91AA) ospitano al loro interno Quercus virgiliana, che caratterizza l’habitat, Laurus nobilis, Lilium bulbiferum subsp. croceum e orchidaceae forestali quale Epipactis helleborine.

Infine, all’interno delle “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia” (cod.9340) si possono trovare individui di Quercus virgiliana.


2.5.3. INDICATORI FAUNISTICI

Relativamente all’accertamento dello status delle zoocenosi presenti nei siti indagati si deve fare riferimento alla presenza di elementi di particolare pregio conservazionistico in cui, gli elementi di maggiore rilevanza e la presenza di specie rare e vulnerabili, sono di per sè indice di un alto valore ambientale del sito considerato. È da ricordarsi, inoltre, che la Basilicata rientra tra le regione individuate IBA: le IBA sono siti individuati a livello globale con criteri omogenei da BirdLife International secondo la discriminante di annoverare percentuali significative di popolazioni di specie rare o minacciate oppure di dare rifugio a concentrazioni eccezionali di altre specie.

Come ampiamente discusso precedentemente nelle aree sono presenti alcune specie inserite nell’allegato I della direttiva uccelli, come Pernis apivorus e Falco peregrino. Il Falco pecchiaiolo è inoltre, oggetto di protezione da parte delle Direttive comunitarie e Convenzioni internazionali ( Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. I) ed è incluso nella Lista Rossa Nazionale. I più importanti fattori di minaccia per la presenza della specie sono il bracconaggio, la perdita di habitat, il disturbo antropico, il delicato problema dell’accumulo progressivo lungo la catena alimentare, che porta la specie a rapido e declino. L’eliminazione di sostanze tossiche e inquinanti assieme alla difesa del bracconaggio e alla protezione fattiva dei nidi al fine di impedirne la sottrazione dei pulli, nonchè al monitoraggio delle popolazioni per verifiche di status e al controllo della produttività, può contribuire all'incremento delle popolazioni che risentono dell'influenza antropica di tipo diretto.

Tra le altre specie di uccelli migratori abituali dell’Allegato I della Direttiva Uccelli 2009/147/CE, il Martin pescatore (Alcedo atthis) è una SPEC 3 e rientra anche nell’allegato II della Convenzione di Berna. E’ protetto anche a livello nazionale dalla l. n. 157/92 ed è considerata specie prioritaria a livello regionale, particolarmente esigente in fatto di habitat riproduttivo, tra le minacce di origine antropica che minano la sua permanenza nelle aree indagate, rappresentano importanti fattori di disturbo l'inquinamento delle acque e la distruzione degli argini naturali, sostituiti da argini artificiali non utilizzabili per la nidificazione, mentre x conservare nei popolazioni vitali di questa specie è prioritario il mantenimento delle scarpate sabbiose lungo fiumi e torrenti e la riduzione dell'inquinamento delle acque.

Tra le specie ornitiche marine di notevole importanza conservazionistica è il Beccapesci (Sterna sandvicensis), che frequenta gli ambienti costieri delle aree indagate, in cui il disturbo antropico deve essere praticamente nullo. In questi ambienti è stata riscontrata anche la presenza di Charadriiformes, di particolare importanza tra cui Larus melanocephalus.

Il Gabbiano corallino è tutelato dalla Direttiva Uccelli e considerata specie “in pericolo” dalla Lista Rossa Nazionale e tutta la popolazione svernante italiana, rappresentando una frazione importantissima di quella comunitaria complessiva e pertanto va adeguatamente tutelata proteggendo i siti di nidificazione e mettendo in campo azioni di gestione ambientale compatibili con le esigenze ecologiche della specie.

Tra le specie di mammiferi di interesse comunitario presenti, protette su tutto il territorio del SIC dalla normativa nazionale sulla fauna omeoterma, le specie prioritarie presenti, sono Rhinolophus hipposideros, Rhinolophus ferrumequinum e Myotis emarginatus.

Al fine della loro conservazione va auspicata la tutela dei siti di riproduzione e svernamento, costituiti dalle cavità di qualunque natura, nonché la regolamentazione di qualsiasi attività antropica che comprometta l’esistenza delle popolazioni vitali di tali specie.

Tra le specie di rettili di importanza conservazionistica internazionale elencate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE rilevate all’interno del sito Sic Acquafredda di Maratea e in quello di Marina di Castrocucco è Elaphe quatuorlineata: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttive comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nelle categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è considerata quasi in pericolo (inserita nel livello Near Threatened), in effetti in Italia all’interno del suo areale è in decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, l’utilizzo di pesticidi agricoli che ne riducono le prede, talvolta da impatti stradali particolarmente frequenti, nonché per persecuzioni da parte dei locali.

Tra le specie che invece appartengono alla Lista Nera, purtroppo in tutti i siti a terra si è riscontrata la presenza Callosciurus finlaynsonii, che grazie al suo opportunismo alimentare e al suo elevato tasso riproduttivo, è riuscito in breve tempo a colonizzare tutto il territorio indagato e si accinge ad espandere facilmente tale areale. Tale specie, rappresenta una reale minaccia, qualora dovesse venire a contatto con lo scoiattolo comune (Sciurus vulgaris), con il quale entra in forte competizione avendone la meglio. La specie alloctona, inoltre crea elevati danni alla vegetazione arborea e ai manufatti. In accordo con la strategia europea, occorre implementare un sistema di risposta rapida per evitare, prioritariamente ulteriori traslocazioni lungo il territorio ed al contempo sottoporre la specie a misure di precauzione specifiche, rimovendo i vecchi e i nuovi nuclei prima che questi si espandano anche nei territori costituenti l’areale storico dello scoiattolo autoctono.


2.5.4. ASSETTO IDROBIOLOGICO (a cura del Dott. Donati)

Gli aspetti relativi all’assetto idrobiologico trovano adeguata collocazione normativa nel D.Lgs.152/99 e s.m.i., nonché nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Per gliindicatori e gli indici si dovrebbe quindi fare riferimento a tali normative con l’integrazione, per quanto riguardale acque superficiali, del deflusso minimo vitale (DMV) quale parametro nella valutazione della funzionalità ecologica dei corsi d’acqua.


2.5.5 INDICATORI FORESTALI

Si riportano di seguito le schede di valutazione dei singoli habitat forestali di interesse comunitario e l’analisi DPSIR effettuata.

Per maggiori dettagli vedere la specifica relazione sugli aspetti forestali, riportata in allegato.

ACQUAFREDDA DI MARATEA

91AA – BOSCHI ORIENTALI DI QUERCIA BIANCA

DIFFUSIONE

L’habitat è stato identificato su circa 27 ettari, che corrispondono al 5% della superficie territoriale del sito. Considerando esclusivamente la superficie a terra, la percentuale di diffusione è pari al 12%.


RAPPRESENTATIVITÀ

Il manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE (Biondi et al., 2009), fornisce la seguente descrizione dell’habitat:



Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del Teucrio siculi-Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus, indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree costiere, subcostiere e preappenniniche. Si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche. L’habitat è distribuito in tutta la penisola italiana, dalle regioni settentrionali a quelle meridionali, compresa la Sicilia…

Molte delle specie arboree e arbustive rilevate all’interno dei boschi afferenti a questo gruppo sono considerate indicatrici dell’habitat in esame (Quercus pubescens, Q. dalechampii, Q. virgiliana, Fraxinus ornus, Carpinus orientalis, C. betulus, Crataegus monogyna, Rosa sempervirens…).

A queste specie si associano poi altre specie caratteristiche di ambienti a elevata termofilia quali Quercus ilex, Mirtus communis e Pistacia lentiscus, oltre a individui di specie introdotte dall’uomo quali il Pinus halepensis e il Pinus pinea.

In considerazione delle caratteristiche ambientali e del grado di antropizzazione dell’area, si ritiene che le formazioni rilevate esprimano una buona rappresentatività dell’habitat nelle zone tirreniche.


SUPERFICIE RELATIVA

Per la stima della superficie relativa è stato utilizzato il database pubblicato nel sito web dell’European Environment Agency e aggiornato a dicembre 2009 (indirizzo internet http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/natura-2000).

Per tutti i siti Natura 2000 italiani sono state calcolate le superfici indicative di diffusione degli habitat presenti nel sito. Il calcolo della superficie è stato effettuato correlando la superficie di ciascun sito con la percentuale di copertura dichiarata per ciascun habitat.

Le stime di superficie sono state quindi sommate per ciascun habitat per ottenere una stima della sua diffusione a scala nazionale.

Nei siti della Rete Natura 2000 italiani, l’habitat 91AA* (di recente introduzione tra gli habitat di interesse) è segnalato su circa 5'800 ettari e pertanto si considera la superficie presente nel sito in esame inferiore al 2% (C).
GRADO DI CONSERVAZIONE

Si riportano di seguito le valutazioni effettuate in base alle caratteristiche del sito, alle caratteristiche degli habitat e ai risultati dei rilievi eseguiti.

La valutazione complessiva del grado di conservazione della struttura si è basata sul punteggio medio ottenuto nella valutazione sintetica:

inferiore a 1,7 struttura mediamente o parzialmente degradata

inferiore a 2,4 struttura ben conservata

superiore a 2,4 struttura eccellente





Indicatore

Livello

accettabile

Livello

ottimale

Livello attuale

Valutazione sintetica

estensione

>10% del SIC

>20% del SIC

30 ha (12%)

SUFFICIENTE

2

frammentazione

sup. media
> 5 ha

sup. media
> 10 ha

8,99 ha

SUFFICIENTE

2

aree interne

>30%

>50%

28%

INSUFFICIENTE

1

biodiversità cenosi forestali

almeno 2 specie >20%

almeno 4 specie

2 specie >20%

3-7 specie <20%



SUFFICIENTE

2

distribuzione tra forme di governo

Alto fusto o ev. nat. >20%

Alto fusto o ev. nat. >50%

Alto fusto o ev. nat. >50%

BUONA

3

struttura verticale e tessitura

str. monoplane <50%

str. monoplane <50%

tessitura non omogenea >10%



str. monoplane <50%

tessitura non omogenea >10%



BUONA

3

distribuzione classi dimensionali

presenza di piante grandi

3-10 piante grandi per ettaro

piante grandi assenti

INSUFFICIENTE

1

grado di copertura

>70%

>80%

80% sul 30% della superficie

INSUFFICIENTE

1

presenza rinnovazione

diffusa su almeno il 20% della sup.

diffusa su almeno il 50% della sup.

rinnovazione diffusa su più del 50% della superficie

BUONA

3

diffusione e composizione strato arbustivo

>30% su almeno il 20% della sup.

>30% su almeno il 50% della sup. con più di 3 specie

>50% su circa il 60% della sup.

con più di 3 specie



BUONA

3

alterazioni stato vegetativo

<5% delle piante

assente

danni gravi da bestiame su circa il 70% della sup.

INSUFFICIENTE

1

presenza di dissesti

<5%

assente

assenti sul 30% della sup., limitati sul 70% della sup.

SUFFICIENTE

2

necromassa

>2 piante morte/ha

5-6 piante morte/ha

meno di 1 pianta morta/ha

INSUFFICIENTE

1

gradiente decomposizione lettiera

cop. >70% con spessore > 2cm

cop. >80% con spessore > 2cm

cop. = 40% ca. con spessore prevalente <2cm

INSUFFICIENTE

1

presenza microhabitat

presenza di almeno un microhabitat

presenza di più microhabitat

presenza diffusa di muretti a secco e radure

BUONA

3

dendromassa presente

G/ha > 20 mq/ha

G/ha = 25 mq/ha

11 mq/ha ca.

INSUFFICIENTE

1
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