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In principio dio creò IL cielo e la terra leggere IL Libro della Genesi


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Attività per i ragazzi


Una variante de “il gioco dell’oca” – sintesi di tutto Gen 1-11

(da richiedere all’Ufficio catechistico).



Attività per i genitori


riflettere su queste domande:

  1. (Gen 12,1) “E Dio disse ad Abram”. Dio ci chiama per nome e ci inserisce nel suo immenso progetto. Ci sentiamo parte del progetto di Dio sulla storia? Quale legame vediamo tra storia universale di salvezza e nostra storia particolare? Perché molti perdono il vero senso della vita? Ci può essere vero senso dell’esistenza al di fuori i una dimensione di fede?

  2. (Gen 12,1) La chiamata di Dio è rivolta a ogni uomo e donna, nella concretezza dell’esistenza e investe tutto, dalla scelta del lavoro allo stato di vita. Viviamo ad esempio lo stato matrimoniale come una vocazione? E il nostro lavoro? Abbiamo superato l’idea che si possa parlare di vocazione solo per preti e suore? Come prendiamo, come genitori, l’impegno ad aiutare i nostri figli nella ricerca della loro personale vocazione?

Ogni chiamata comporta anche un distacco. Che cosa abbiamo lasciato e cosa quotidianamente siamo chiamati a lasciare per accogliere la chiamata di Dio? Abbiamo mai sperimentato che quello che si lascia nel nome di Dio ci viene restituito in benedizione cento volte tanto (padre, patria, averi …)? Vivo il mio essere padre/madre come – di fatto – un’uscita da me stesso per donarmi ad un altro?

Attività per i preadolescenti


Possiamo soffermarci a riflettere seguendo i vari passaggi delle parole che Dio dice ad Abramo, secondo il celebre canto “Esci dalla tua terra”:

  • Esci dalla tua terra”: La tentazione dell’uomo è spesso quella di fermarsi una volta raggiunto un traguardo, una meta o ottenuta una soddisfazione. Ma nel cammino spirituale non esistono pause: o si cresce o si diminuisce. Occorre camminare, occorre porre in atto degli atteggiamenti che ci fanno sentire nuovi. Ci sono dei problemi: il cammino non è facile, il camminare porta con se una serie di difficoltà, camminare è correre il rischio della instabilità (è molto più facile tenere l’equilibrio da fermi che in cammino), camminare è essere disposti a cambiare, ad aprire nuovi orizzonti, camminare è faticoso (non si va sempre in piano, ma in salita e in discesa); la meta non è chiara: è bello cambiare, ma rimaniamo pur volentieri in alcune certezze della nostra vita (e se fossero proprio quelle da lasciare per sentirsi “rivitalizzati” e felici?), la meta appare spesso lontana: sarà veramente uno stare meglio oppure la novità sarà peggiore della situazione attuale?; il tempo non è breve: i nostri giorni sono caratterizzati dal “tutto e subito”, ma camminare prevede l’umiltà della pazienza e dell’attesa: il tempo richiede l’atteggiamento della fede: solo una serie di piccoli passi può farci coprire grandi distanze.

  • “… e va’ …”: Dal diario di Chiara: «Caro diario, perché la vita è così difficile? Anche oggi nel gruppo una giornata da dimenticare. Tutti credono che sia la figlia di papà, benestante che non è capace di vivere in questo mondo. Continuano a prendermi in giro perché sabato sera non ho voluto provare quella “roba” e a dirmi che sono troppo piccola e viziata per stare con loro. Eppure tante volte mi sono trovata bene con loro. Tu, caro diario, ne sei testimone. Ti ricordi la meravigliosa festa a sorpresa per il mio compleanno? È stato fantastico! E adesso? Perché tutto è cambiato? Simona ha smesso di venire, ha detto che stiamo prendendo una brutta piega e ha mollato tutto. Al bar tutti la sfottono e guardano male me che sono la sua migliore amica. Non so che fare: ci tengo all’amicizia di Simona ma non voglio perdere il gruppo. Caro diario … se tu potessi parlare, certamente mi capiresti! Sei l’unico che mi capisce. I miei non se ne parla! Dicono che alla mia età non si conoscono i problemi. Il prete ci continua a stressare sull’importanza di seguire Dio … ma dov’è Dio in questa situazione? Lo sai che sono catechista, che ci credo, ma Dio sembra così lontano dalla mia vita … Non so cosa fare: lasciare il gruppo e seguire Simona (lo sai che sta uscendo con i ragazzi della parrocchia?) o provare quella “roba” ed essere una di loro? A volte vorrei lasciare tutto e andare lontano e dimenticare questi problemi … Sono stanca, non ho più voglia di pensare. Vado a letto. Ciao, caro diario … sei proprio l’unico vero amico.»

Chiara si trova di fronte a una scelta tutt’altro che facile: ogni bivio che incontriamo ci chiede una risposta che mi porta ad accettare una strada e a rifiutare l’altra. Quante volte, come Chiara, ci troviamo a mettere in gioco le nostre scelte, i nostri valori, le cose che per noi sono importanti … Ogni decisione si porta dietro la fatica del nostro realizzarsi: nessuna strada è semplice!

  • “… dove ti mostrerò!”: Che senso ha la nostra vita? Miliardi e miliardi di uomini sono passati nella storia e poi sono scomparsi e della stragrande maggioranza di loro non sappiamo assolutamente niente. Perché allora affannarsi tanto? Ciò che io posso sforzarmi di fare a che cosa serve? Per trovare una risposta a queste domande occorre – come Abramo – seguire la voce di Dio: Egli ci dice che c’è un progetto su ciascun uomo che ha come vertice finale la realizzazione del suo Regno. Ognuno di noi ha un posto importante nella realizzazione di questo progetto di felicità, un posto insostituibile, un posto da riempire con la nostra vita. Tu “vivi” o “sopravvivi”?



Attività per i genitori e figli


I genitori potrebbero proporre ai figli l’esperienza di una gita, senza dire loro la meta, per far loro sperimentare il partire di Abramo

ALCUNI TERMINI RICORRENTI


Alleanza: Nel contesto religioso, il termine ebraico berit (tradotto dalla Bibbia della CEI con “alleanza) indica una relazione profonda che si instaura tra due persone o tra Dio e una persona o un gruppo di persone. In questa relazione ciascuna delle parti si assume la responsabilità di essere fedeli e di amarsi con amore reciproco. Generalmente la Bibbia presenta tale relazione in due tipologie: l’alleanza unilaterale nel caso che uno solo si impegni verso l’altro e allora è qualcosa di gratuito e di donato; l’alleanza bilaterale quando ambedue i contraenti si assumono reciproci e specifici impegni. La berit è ben lontana da essere qualcosa di statico o di puramente formale: essendo relazione frutto di una scelta e fondata sull’affetto reciproco, essa è in primo luogo l’incontro di due libertà: essa è dinamica come l’amore (hesed) che la caratterizza. Al Dio che si comunica corrisponde una persona disposta ad accoglierlo; la promessa di Dio viene incontro al desiderio di vita e di bene dell’uomo; al giuramento solenne di Dio le persone rispondono con l’obbedienza (“Quello che il Signore ha detto noi lo faremo e l’ascolteremo”), scoprendo di essere coinvolte nella relazione come popolo e non solo come singoli individui. Per questo l’alleanza non isola in un rapporto intimistico con Dio ma apre alla relazione con gli altri, diventando proposta di vita sociale.

Benedizione: Quando è la persona umana a benedire Dio, vuol dire “dire bene di Dio”, ovvero lodarlo, ringraziarlo con gioia per quanto compie in favore delle sue creature. Quando invece è Dio che benedice una persona (cfr Gen 1, 28) o una realtà (cfr Gen 2, 3-4a) vuol dire che Egli garantisce la sua presenza di vita e si impegna a realizzare quanto promette. La benedizione, in questo caso, sta ad indicare l’efficacia dell’agire di Dio e della sua Parola che si esprime come fecondità e vita, benessere e ricchezza, prosperità e vita felice perché riuscita nelle sue dimensioni fondamentali, ovvero nella relazione con il Signore, con gli altri, con il creato e con se stessi. La rottura di questa relazione, viceversa, porta alla maledizione.

Male: Si tratta, per la Bibbia di quella potenza negativa che si oppone al progetto di Dio e cerca di vanificarlo facendo pressione, in tutti i modi, sul cuore e sulla libertà delle persone. Nei testi biblici non si dice nulla circa l’origine e la natura di questa forza: semplicemente viene affermato che c’è ed è avvertita come pericolosa. La si descrive con simboli che la evocano (serpente di Gen 3), o con le persone che lo accolgono (Caino e Lamech di Gen 4) o con istituzioni e strutture che lo incarnano (la torre di Babele di Gen 10).

Maledizione: Non si tratta di un semplice augurio di infelicità quanto piuttosto una parola efficace capace di realizzare quanto afferma. Nei testi di Gen 1-11 è messa in bocca a Dio ed esprime la sua decisa autorevole presa di posizione di fronte al male (cfr. 3, 14) e al peccato dell’uomo (cfr. 4, 11). È come se Dio volesse affermare di non aver niente a che fare con determinate scelte e che desidera fare il possibile per fermare la loro influenza negativa sulle relazioni umane e sul cammino dell’umanità. Ci sono anche r5ealtà maledette non per se stesse, quanto “a causa dell’uomo” come il suolo (1, 17-19; 5, 29; 8,21): le conseguenze negative del peccato si ripercuotono anche nel creato che si “dissocia” apertamente dalle scelte dell’uomo rifiutando i suoi frutti all’umanità violenta e sfruttatrice.

Peccato: È quell’esperienza di rifiuto di Dio e del suo progetto che dipende dalla scelta libera e responsabile di ogni uomo e che si esprime come volontà di compiere una determinata azione di male che reca del male a se stessi e agli altri. I principali termini che tratteggiano la fisionomia del male sono presenti nel Salmo 50:

  • hattat (“mondami dal mio peccato”): indica il mancare il bersaglio, l’uscire fuori strada: si manca il “bersaglio” (senso) della propria vita quando si rifiuta Dio (fondamento del senso) e la sua Parola; ciò conduce pian piano all’infelicità perché si vive staccati dalla fonte della propria esistenza.

  • awon (“lavami da tutte le mie colpe”): significa “volgere le spalle a Dio” per non lasciarsi plasmare da lui, e rivolgere lo sguardo ad altre realtà che diventano idoli, che illudono e ingannano.

  • pescha’ (“cancella il mio peccato): è l’azione del ribellarsi e di non accettare il proprio posto e quindi rompere la relazione con Dio e con gli altri e viverla con violenza.

Il peccato appare, in questo modo, una realtà devastante, che mettendo radici nell’intimo della persona, ne altera l’equilibrio distruggendone l’armonia interiore e spezzando tutte le sue relazioni, esperienza che reca “morte” o ferisce “mortalmente” chi la compie.

Peccato originale: Nella tradizione cristiana, si intende quella scelta contraria al progetto di Dio e alla sua volontà di bene fatta dai progenitori e che per questo è all’origine di tutti gli altri peccati. Tale colpa viene comunemente letta in Gen 3, anche se qui non si afferma direttamente questo, ma solo la condizione universale di peccatori (vedere la scheda sul sussidio per adulti). Tale condizione viene riaffermata anche in Rom 5, alla luce dell’affermazione che Cristo salva tutti, e che quindi tutti sono peccatori. Sarà poi S. Agostino a formulare espressamente l’ipotesi di “peccato originale”, ripresa dal Concilo di Trento che nel 1549 ne farà una affermazione dogmatica per la chiesa cattolica.

Perdono: Se il peccato è una “esperienza primordiale” altrettanto si deve dire del perdono di Dio: esso accompagna da sempre e per sempre il cammino dell’umanità. Espresso con vari termini, è incarnato con vari simboli (le tuniche di pelle di Gen 3,21; il segno di Caino di Gen. 4; l’arcobaleno di Gen 9, 12-17); è frutto e segno concreto della misericordia e della tenerezza di Dio. La misericordia, in Dio, indica quel profondo atteggiamento di bontà tipico di chi è fedele a se stesso e alla parola data e che si esprime come amore che si dona gratuitamente, più potente di ogni tradimento, capace di ricostruire una relazione spezzata da scelte sbagliate o dal peccato. La tenerezza indica l’amore materno di Dio, capace di creare e ri-creare la vita nella persona amata.

Responsabilità: Sia di fronte alla Parola di Dio che davanti alla proposta del male ogni persona umana deve prendere una posizione, deve dare una risposta e questo costituisce la sua responsabilità che chiaramente implica l’uso della libertà, della volontà e capacità di desiderare ed amare, tutte realtà presenti in quella categoria che il mondo ebraico chiama “cuore”. Ogni persona prima di tutto, alla luce della Parola di Dio, deve saper discernere cosa è bene e cosa è male (Gen 2, 16-17). Questo da solo non basta: occorre impegnarsi per il bene evitando il male (Gen 4, 7). Se questo non avviene, o si è poco vigilanti, il male dilaga nelle relazioni umane e sulla terra portando l’umanità stessa all’autodistruzione, dalla quale solo la bontà misericordiosa di Dio può salvare (come avviene nel diluvio) ridando speranza e fiducia al genere umano.

Salvezza: È l’azione (a volte “violenta”) con cui Dio libera la vita di una persona o di un popolo da una situazione che la espone a morte sicura. Tipica perciò è la liberazione dalla schiavitù in Egitto, che diventa il paradigma di ogni altro intervento salvifico del Signore, che assume, a seconda del contesto, modalità e scopi diversi. Cos’ abbiamo la salvezza dal caos (Gen 1,2), dal non-senso generato dal peccato (Gen 3), dalla violenza che può distruggere l’umanità (cfr. il diluvio), dalla pretesa di andare oltre i propri limiti (Babele). La salvezza si può esprimere come benedizione, vita, prosperità, benessere: l’insieme di tutti i beni salvifici, nell’AT, sono riassunti nel termine shalom (pace), intesa come pienezza di vita o vita pienamente armoniosa e riuscita.

L’USO DI GEN 1-11 NEI CATECHISMI DELLA CEI

Catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me”


Gen 1,26-27 nn. 2. 58. 83

Gen 1,27 p. 53

Gen 1,1-2,4a pp. 72-73 (testo e disegno)

Gen 2-3 pp. 74-75 (testo e disegno)

Gen 4,1 n. 16

Gen 6-9 pp. 76-77 (testo e disegno); n. 84

Gen 12,3 p. 113

Catechismo “Io sono con voi”


Gen 1,1-2,4a p. 16 Padre creatore di tutte le cose

Gen 4 (sola figura) p. 36 perché gli uomini non vivono come fratelli



Catechismo “Venite con me”


Gen 1,26-31 p. 85 per conoscere e per amare (nel contesto del commento dei comand)

p. 16 Il giorno del Signore (non c’è citazione esplicita)

Gen 3 p. 24 Dio è fedele fin dall’inizio del mondo

Catechismo “Sarete miei testimoni”


Gen 1,1-2,4a p. 101 lo Spirito di Dio nella creazione

Gen 2-3 pp. 20-22 una storia di peccato e misericordia (da notare i disegni assolutamente lontani dalla vita di un adolescente di oggi)

Gen 12,19 7p. 11-12 chiamata di Abramo

VERIFICA

Abbiamo usato il sussidio per:

 i ragazzi

 i preadolescenti

 i genitori



Il sussidio è stato utile?










Le attività che ci sono piaciute:













Le attività che non ci sono piaciute:










Quali i limiti maggiori del sussidio?















INDICE
SCHEDA 1

GEN 1,1-31: ED ECCO ERA COSA MOLTO BUONA E MOLTO BELLA! 3



SCHEDA 2


GEN 2,1-4A: IL SETTIMO GIORNO: "IL TEMPIO DEL TEMPO",

DOVE L'UOMO INCONTRA LA GLORIA DI DIO 8



SCHEDA 3


GEN 2,4B-25: UOMO E DONNA LI CREO' 13

SCHEDA 4


GEN 3: LIBERTA', RESPONSABILITA', PECCATO 18

SCHEDA 5


GEN 4: " DOV'È TUO FRATELLO?" 22

SCHEDA 6


GEN 6,9-9,17: IL DILUVIO E L'ALLEANZA DI DIO 29

SCHEDA 7


GEN 10-11: LA CONVIVIALITÀ DELLE DIFFERENZE 32

SCHEDA 8


GEN 11,10-12,4: ABRAMO, "L'OLTREBABELE" 35
ALCUNI TERMINI RICORRENTI 39
L'USO DI GEN 1-11 NEI CATECHISMI DELLA CEI 42

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