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Giacomo zanella: dati biografici


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GIACOMO ZANELLA: DATI BIOGRAFICI

1820, 9 Settembre. Nasce a Chiampo, « picciol borgo, in erma valle » , in provincia di Vicenza, da Adriano e da Laura Beretta. Il padre gestisce un modesto negozio di generi vari, ma si legherà, per via di matrimoni, in parentela con importanti famiglie, come i Righetto e i Povoleri di Chiampo, i Rossi di Schio e i Caldonazzo di Vicenza.

Trascorre i primi 9 anni a Chiampo, ricevendo la prima istruzione alla scuola del «buon pievano» Pietro Gréndene, e manifestando una sua fine sensibilità e un precoce amore per la natura che parla « Onnipossente (...) al cuore » del fanciullo.

1829, 2 Novembre. E' condotto dal padre a Vicenza, dove frequenta la prima e seconda classe del Ginnasio comunale. Partenza triste, confortata da un cardellino in gabbia, suo « compagno d'esilio ».

1831. Entra nel Seminario di Vicenza, dove completa gli studi di Grammatica (2anni), quelli di Umanità (2 anni) e di Filosofia (2 anni). In Seminario incontra ottimi maestri, di formazione e spiriti classicistici, e un piano di studi che privilegia il settore umanistico - retorico. Vi apprende « l'arte dello scrivere, cioè quel corredo di elocuzioni e di modi che è necessario ad esprimere convenientemente il pensiero ». Si lega in amicizia col compaesano Don Paolo Mistrorigo (più anziano di lui di circa vent' anni), Professore di Filosofia e Storia al Liceo di Vicenza, e celebre traduttore di Orazio e di Ovidio. Con lui, durante le vacanze estive sulle colline dei Mistrorighi a Chiampo, si affinerà nell' « utilissimo esercizio » delle traduzioni dai classici latini.

1839, 4 Novembre. Inizia il corso di teologia nel Seminario di Vicenza (4 anni).

1843, 6 Agosto. Viene ordinato sacerdote dal Vescovo di Vicenza Mons. Cappellari, il quale lo nomina docente nel Ginnasio vescovile, incarico in cui lo Zanella dimostra la sua vocazione di maestro intelligente e saggio, che mira con una didattica accattivante e geniale a formare sui testi dei classici l'animo dei giovani, a stimolarne e guidarne l' immaginazione, a riscaldarne il cuore e a nutrirne il pensiero, senza avvilirli con la « borra » grammaticale, sintattica e filologica. Il fascino di questa sua attività di docente gli sarà riconosciuto unanimemente dai discepoli e la « giusta , insistente, commossa protesta del suo lucido intelletto e della sua anima gentile contro i commenti grammaticali e pedanteschi » sarà ricordata anche dalla critica più severa.

1846. Riceve l' incarico per l' insegnamento del corso di Filosofia.

1847. 3 Settembre. Si laurea, con lode, in Filosofia all' Università di Padova.

1848. Partecipa con entusiasmo agli eventi della Prima guerra di indipendenza, quando anche nella sua città, sul « colle » di Monte Berico, « Fluttuavano al Sol cento bandiere/Tricolorate e fremean dense schiere ». E' di spiriti giobertiani.

1850, 4 Marzo. La polizia austriaca perquisisce il suo studio in Seminario, sperando di mettere le mani sugli appunti delle prediche per le Quarant' ore tenute nella chiesa di S. Caterina nel '48, nelle quali più di un' allusione fremente alle Cinque Giornate di Milano infiammò l' uditorio. Non approda a nulla, anzi il Poeta riesce a sottrarre un quaderno di poesie patriottiche e a bruciarlo.

1853, 2 Novembre. Divenuto sospetto all' Austria, per evitare molestie al suo Vescovo, chiede di essere sollevato dall' insegnamento (Filosofia e Filologia) nella scuola del Seminario e, dopo breve permanenza in casa di un amico parroco, si ritira con la famiglia, fatta venire nel frattempo a Vicenza. Si dedica allo studio e all' insegnamento privato, dal quale pure verrà diffidato pubblicamente dal Tribunale Provinciale.

1857, 2 Luglio. Sostiene brillantemente all' Università di Padova gli esami di abilitazione all' insegnamento pubblico di Lingua e Letteratura italiana e latina, mentre il 14 Settembre, in seguito all' interessamento di amici ( e per la politica più conciliatoria dell' Austria) riceve la nomina di supplente di Filosofia ed eventualmente di Lingua e Letteratura italiana, nel Ginnasio Superiore di S. Caterina in Venezia.

1858, 29 Luglio. Il Ministro della Pubblica Istruzione lo nomina Professore effettivo nei Ginnasi di Stato e il 4 Novembre lo chiama a dirigere il Ginnasio-Liceo di Vicenza.

1862, 12 Luglio. Riceve la nomina definitiva di Professore effettivo al Ginnasio-Liceo di Padova, di cui diviene contemporaneamente Direttore provvisorio.

1863, 22 Dicembre. Viene nominato Direttore effettivo dello stesso Liceo.

1864, 30 Marzo. L'amico Fedele Lampertico pubblica, in occasione delle nozze di Luigi Luzzatti (futuro Presidente del Consiglio dei Ministri), la sua più celebre ode: Sopra una conchiglia fossile.

1866, 10 Ottobre. Nella cattedrale di Vicenza tiene la commemorazione ufficiale e solenne dei caduti nelle guerre del Risorgimento italiano.

1866, 20 Novembre. Riceve dal Ministro della Pubblica Istruzione la nomina a Professore ordinario di Lettere italiane nell' Università di Padova.

1867, 14 Gennaio. All' inaugurazione ufficiale dell'Anno Accademico, legge la celebre Prolusione dal titolo Letteratura e civiltà, che è la sintesi della sua poetica: ufficio morale, civile e nazionale della letteratura, il cui contenuto dev' essere lo specchio della civiltà contemporanea, ma la cui forma dev' essere quella classica, per essere davvero una letteratura nazionale.

1868, 1 Agosto. Esce, nell' edizione Barbera, la sua prima raccolta di poesie dal titolo Versi e nel Settembre, sulla Nuova Antologia, il Borghi lo saluta come Un nuovo poeta d' Italia, dando inizio alla sua fama nazionale.

Il 20 Novembre gli viene conferita dal Re l' onorificenza di Ufficiale dell' Ordine della Corona d' Italia.

1871, 18 Novembre. Il Corpo Accademico dell' Università di Padova lo nomina Rettore Magnifico, carica che viene approvata dal Ministro della Pubblica Istruzione il 22 dello stesso mese.

1872, 29 Luglio. Gli muore la madre. Incomincia in quel tempo quella forma di nevrosi che « per tre verni/Noiosamente eguali/Amaramente eterni » lo avvolgerà di

« orrenda sera ». Si chiude in un «ostil silenzio », anche poetico, dal quale si riavrà solo agli inizi del 1876. Questa crisi di nervi, che lo porterà a un' acuta tetraggine, al tedio lancinante, all' angoscia, all' isolamento dagli amici, a troncare ogni relazione - lui, così aperto e socievole! - e infine all' inerzia spirituale e creativa, più che di una causa particolare, è forse il risultato di un concorso di cause: la morte della madre, alla quale era particolarmente affezionato, il lavoro stressante, le noie del Rettorato, le insinuanti, malevole e violente posizioni assunte da certa critica letteraria... ma la causa latente e remota è una sua predisposizione naturale alla nera malinconia, che è propria del resto delle anime sensibili e delicate che esercitano «l' immaginazione a discapito delle altre facoltà ». Infatti, questa nera malinconia lo aveva già ghermito nelle sue spire verso la metà del 1869 e, sedata senza essere mai vinta del tutto, riaffiorerà negli ultimi mesi della sua vita, come è dato vedere poco innanzi.

1875, 12 Dicembre. Chiede ed ottiene dal Ministro Bonghi di essere sollevato

dall' incarico coperto all' Università e di essere messo a riposo.

1877, 11 Luglio. Gli viene assegnata la pensione accademica di L. 1.037,04.

L' 1 Novembre la casa editrice Le Monnier pubblica una raccolta di prose di contenuto vario, dal titolo Scritti Vari. Di capitale importanza è il primo di questi scritti, La poetica nella Divina Commedia (pp. 1-47). vero e proprio trattatello di estetica, poetica e retorica zanelliana, per così dire, in atto.

1878, Marzo. Acquista in Cavazzale, borgo a 5 chilometri da Vicenza, alcuni campi di terra e inizia la costruzione della sua « villetta », di cui entrerà in possesso l'anno seguente.

1880, Maggio. La casa editrice Vallardi gli pubblica la Storia della letteratura italiana dalla metà del Settecento ai nostri giorni, opera di capitale importanza per la conoscenza della cultura (non puramente letteraria), degli spiriti e delle forme della poetica e poesia zanelliana medesima. L' autore stesso ne trarrà un compendio che la casa editrice Lapi licenzierà nel 1885 col titolo piuttosto ambiguo: Della letteratura italiana nell' ultimo secolo.



1884, Marzo. Escono dalla casa editrice Hoepli i primi cinquanta sonetti di Astichello, conclusi dal Carmen Alcaium.

1885. Raccoglie in un volume i discorsi di ispirazione sociale col titolo Discorsi alla società di mutuo soccorso degli artigiani vicentini (Burato, Vicenza). Pubblica i Paralleli letterari ( Münster, Verona ) che raccolgono gli articoli apparsi nella Nuova Antologia dal 1881 al 1883, più lo studio Della critica letteraria e quello magistrale su Giovanni Prati.

1886, 30 Marzo. Viene eletto Socio Corrispondente dell' Accademia della Crusca, consacrazione della « classicità » del suo idioma.

A partire ancora dal lontano 1850, quando viene eletto Socio Corrispondente

dell' Ateneo di Bassano, fino a questa data così prestigiosa, lo Zanella fu eletto membro di circa una ventina di Accademie o Istituti di cultura; ricordiamo qui solo la sua nomina, del 13 Agosto 1883, a Presidente generale dell' Accademia Olimpica a Vicenza.

1887, 14 Febbraio. La casa editrice Le Monnier pubblica un volumetto che raccoglie il fiore delle sue traduzioni poetiche, dal titolo Varie versioni poetiche.

1887, 1 Ottobre. Pubblica nella Nuova Antologia altri 24 sonetti di Astichello.



1888, 14 Febbraio. E' colto da un improvviso malore in casa Lampertico. Si ristabilisce ben presto, ma viene nuovamente oppresso dalla sua nera malinconia.

Il 13 Maggio ripara, in cerca di pace, nella sua villetta all' Astichello, dopo aver consegnato a Mons. Sebastiano Rumor, gli altri 17 sonetti dell' Astichello.

Il 17 Maggio muore, confortato dalla presenza del suo Vescovo.

Da questi dati emerge che la vita dello Zanella è una vita quasi priva di storia, se per storia si intendono i grandi eventi e i gesti esemplari. E' una vita tutta raccolta nello studio, dedita all' insegnamento, alle opere di carità sacerdotale, al culto

dell' amicizia e della poesia.

Zanella onorò il suo sacerdozio con una vita di costumi illibati, con un' ansia di perfezione spirituale, con un' anima semplice dal candore dei pargoli del Vangelo. La sua ortodossia fu senza incrinature, fino a sembrare troppo chiusa e regressiva a qualche critico che vive al di fuori del senso ecclesiale. La sua vita fu consumata da un ardore etico consacrato alla virtù fino ad essere disposta a spezzare la lira se questa « talora/insultasse al pudor ».

Fu alieno dalla gloria « senza virtù » e la ritenne « disutil corona » anche con la virtù.

Proprio in forza della sua fede, fu « cittadino non vil », caldo patriota, liberale.



Fu soprattutto poeta: con qualche celebre nota sopra il rigo nel periodo della maturità, impegnata nei domini della scienza e della fede, mentre invece, al tramonto, con una sua « argentea vena » delicata e gentile e con un suo inconfondibile timbro, «sommesso come l' aura che appena scioglie le chiome ai rosai ». ma limpido e dolcissimo: proprio come quel « dolcissimo tesoro » di fragranza, addensato in « picciol tetto » dalle sue api di Astichello.







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