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Storia Dei Trattati e Politica Internazionale


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3.2 Il panorama politico internazionale nel periodo tra l’operazione militare turca e i primi anni ottanta.

I rapporti tra Grecia e Turchia, il problema dell’Egeo e i protagonisti politici dei due paesi.

L’embargo militare degli Stati Uniti alla Turchia e i rapporti tra gli stati della NATO.

La comunità internazionale condannò l’azione militare della Turchia a Cipro.

Le Nazioni Unite, il Movimento dei Paesi non Allineati, L’Unione Europea, altre organizzazioni internazionali e molti stati unilateralmente, si impegnarono a censurare l’operato della Turchia in modo inequivocabile.

Il contenzioso sulla piccola isola di Cipro, ricoprì certamente un ruolo centrale nel panorama politico internazionale, ma rimase e rimane ancor oggi, solo un aspetto, seppur tra i più delicati, del difficile equilibrio di forze e interessi che si instaurarono in quegli anni tra le potenze influenti nella regione e nel mondo intero.

Poco dopo l’attacco turco, il Congresso degli Stati Uniti, grazie anche alle forti pressioni ricevute dalla numerosa comunità greca e del governo di Atene, decise di applicare un embargo sugli aiuti e sulla fornitura militare verso la Turchia.

La sospensione degli aiuti durò dal febbraio 1975 fino al 1978 ed ebbe forti ripercussioni sull’apparato militare turco.

La maggior parte degli equipaggiamenti militari turchi, era stato fornito dagli Stati Uniti, con queste proibizioni il paese europeo si trovò nell’impossibilità di procurarsi pezzi di ricambio per mantenerne l’efficienza.

L’embargo diede luogo a molte discussioni in seno all’amministrazione politica americana, esso fu il risultato, oltre che della lobby della comunità greca anche del deteriorarsi dei rapporti tra il congresso e l’esecutivo.

L’operato del Presidente Ford e del suo Segretario di Stato Kissinger, furono oggetto di forti critiche da parte degli uomini del Congresso.

Lo scandalo Watergate che coinvolse il nuovo Presidente Nixon e le azioni di politica estera, intraprese in Cile, Vietnam e Cambogia, pregiudicarono la già precaria fiducia da parte del congresso nei confronti dell’esecutivo.

I promotori dell’embargo, volevano che si esercitassero ulteriori pressioni sulla Turchia perché ritirasse le sue truppe dall’isola.

La reazione turca, fu in verità molto forte, alcune delle installazioni militari americane presenti nel paese furono chiuse.

L’esecutivo americano, nel frattempo passato sotto la guida del Presidente Carter, riuscì a non deteriorare completamente i rapporti con la Turchia rivendicando una posizione di estraneità all’azione intrapresa dal Congresso.

Il conflitto Arabo-israeliano dell’ottobre 1973, che come quello cipriota ha provocato tante sofferenze e sforzi da parte della diplomazia internazionale per raggiungere un compromesso, provocò anche un embargo e un forte incremento del prezzo del petrolio da parte dei paesi arabi, che provocò una crisi energetica ed economica di proporzioni mondiali.

L’insorgere della guerra civile a Beirut, nel 1975, fece confluire molti dei capitali e delle risorse economiche del Libano, proprio alla Repubblica di Cipro, favorendo la crescita economica del sud del paese negli ultimi 25 anni.

Le basi militari britanniche di Cipro, dove sia la Gran Bretagna sia gli Stati Uniti (non ufficialmente) installarono attrezzature elettroniche difensive, servirono spesso alla NATO per tenere sotto controllo la regione e furono utilizzate come basi d’appoggio dalle Nazioni Unite, per le proprie forze in Libano nel 1982 e nel Sinai nel 1980.

Le incertezze dell’amministrazione americana sotto il presidente Carter, accusato soprattutto di non aver reagito adeguatamente al rapimento del personale dell'ambasciata di Teheran effettuata dalla repub­blica dell'Iran, favorirono nel 1980 la vittoria elettorale del repubblicano Ronald Reagan, un ex attore cinematografico e già governatore della­ California.

Personaggio dotato di grande ascendente Reagan si impegnò subito a riaffermare il ruolo degli Stati Uniti, come potenza guida capace di influenzare e controllare gli equilibri politici in ogni parte del mondo.

La regione Balcanico-Mediterranea e quella mediorientale non si sottrassero da questa influenza.

Gli sviluppi politici occorsi nella regione durante questo periodo aumentarono enormemente l’importanza della Turchia. Con la rivoluzione in Iran, l’occupazione in Afganistan da parte dell'Unione sovietica, la Turchia attirò ulteriormente l’attenzione americana. Era perciò più facile in queste condizioni, annullare l’embargo militare nei confronti di Ankara.

La crisi energetica, non aveva risparmiato la Grecia e la Turchia.

I due paesi, come è noto, oltre che il recente problema di Cipro, condividevano altre secolari dispute rivendicazioni territoriali.

Una di queste rivendicazioni, riguardava la placca continentale e l’estensione del territorio marittimo del mare Egeo, che tocca le coste di entrambe i paesi.

Questa fascia di mare Mediterraneo, è caratterizzata da una moltitudine di isole, la cui maggioranza appartiene politicamente alla Grecia.

Molte di queste isole però si trovano geograficamente vicine alla costa turca, ciò causa l’oggetto della disputa, non essendo facile definire i limiti della sovranità territoriale marittima e aerea tra i due paesi.

La scoperta di giacimenti petroliferi, da parte di una compagnia americana, nelle vicinanze di Tassos, rinnovò l’interesse economico dei due paesi verso la zona dell’Egeo.

Nel maggio 1974, la Turchia fece salpare la nave Çandarli, scortata prudentemente da 32 navi militari, alla ricerca di nuovi giacimenti.

Questa iniziativa provocò un accesa discussione politico-legale, fu interpellata la Corte Internazionale dell’Aia e furono richiamate le convenzioni di diritto marittimo internazionale, a difesa delle proprie posizioni.

Nell’agosto del 1976, i due paesi furono sull’orlo di una guerra, quando un’altra nave di ricerca sismologica turca (scortata anch’essa da incrociatori militari), il “Sizmik 1”, fu avvicinata da una nave militare greca.

Nel novembre 1976, i due governi si riunirono a Berna, dove un compromesso di base per il problema dell’Egeo fu raggiunto.

Nonostante permanesse la questione della rimilitarizzazione delle isole vicine alla Turchia, il problema territoriale dell’Egeo, fu congelato e le due parti decisero di adottare un modus vivendi, secondo il quale i due paesi si sarebbero astenuti dall’operare esplorazioni fuori dalle proprie acque territoriali.

La disputa sullo spazio aereo civile e militare, si esaurì in modo analogamente pacifico, non essendo occorsi incidenti di particolare entità durante quegli anni (da ricordare però che l’ICAO44 dovette chiudere il traffico aereo sul mar Egeo, dal 1974 al 1980, per il rischio che velivoli civili potessero essere intercettati dall’aviazione dei due paesi e essere attaccati come caccia militari).

Analizzando i contrasti tra Grecia e Turchia, in tutti i suoi aspetti, appare chiaro come il problema di Cipro, faccia parte di una più complessa e delicata rete di equilibri.

L’incapacità storica dei turco e greco ciprioti di definire una propria identità indipendente da quella della rispettiva “Madre Patria” continentale, non ha mai permesso di determinare una possibile strategia negoziale per risolvere il conflitto che fosse svincolata da questo equilibrio politico tra Grecia e Turchia.

Ogni qualvolta che la tensione tra i due paesi cresceva, quasi sempre i rapporti tra le due comunità sull’isola peggioravano e se non raggiungevano il confronto armato, prendevano sempre la forma di un confronto ideologico dai toni molto accesi.

Molto spesso però, l’equilibrio dei rapporti tra Grecia e Turchia dipendeva dagli sviluppi politici interni in ciascuno dei due paesi, normalmente più concitati in concomitanza delle elezioni parlamentari.

Dopo il summit di Bruxelles, nel maggio 1975, tra il Primo Ministro Greco Costantine Karamanlis e la sua controparte turca Suleyman Demirel, l’opposizione politica interna esercitò grande pressione su quest’ultimo.

Gli oppositori di Demirel criticavano l’apertura al dialogo sia sulla questione di Cipro, sia sull’atteggiamento distensivo verso la Grecia.

Un nuovo round di colloqui per risolvere la questione di Cipro, previsto per lo stesso mese a New York fu cancellato.

Il dibattito politico interno in Turchia rimase molto acceso durante gli anni dell’embargo americano e pochi furono i consensi a riaprire la distensione dei rapporti con la Grecia e favorire il dialogo su Cipro.

Il fallimento dei negoziati, dopo ben sei incontri tra il 1976 e il 1977, furono, inoltre condizionati dal contenzioso sull’Egeo.

Agli inizi del 1978, un nuovo governo formato da Bulent Ecevit (già Primo Ministro nell’estate del 1974, durante l’operazione militare a Cipro), dichiarò la sua intenzione di facilitare la ripresa dei colloqui, e si impegnò a condurre una nuova politica distensiva.

Questa distensione, tendeva naturalmente a convincere gli Stati Uniti a interrompere l’embargo militare.

Per impedire questa eventualità, i governi di Atene e Nicosia, assunsero una posizione ostile e le proposte turche furono respinte.

Non meno condizionati, furono i colloqui di Nicosia, tra il 1980 e il 1983.

In Turchia nel settembre 1980, un comando militare al comando del Generale Evren, prese il potere, in un colpo di stato incruento.

Questa incertezza non favorì le azioni diplomatiche, visto che i nuovi leader militari dovettero focalizzare il proprio lavoro sull’assetto politico interno e non erano preparati ad avanzare una proposta su Cipro, che arrivò solo nel 1981 (prevedeva la concessione di circa il 6% del territorio ai greco ciprioti).

Ancora una volta era troppo poco e troppo tardi.

Il nuovo governo di Atene, guidato dal primo ministro Rallis, non era altrettanto preparato per accogliere le proposte turche.

Nuove elezioni erano previste in Grecia, per l’ottobre del 1981, qualsiasi decisione sulla condotta da prendere sulla questione cipriota fu rimandata a fin dopo queste elezioni.

Andreas Papandreu, leader del partito socialista Pasok, formò il nuovo governo e dimostrò subito le sue tendenze conservative, congelando immediatamente il rapporto con il governo di Ankara.

Nonostante l’influenza diretta esercitata dalla “Madre Patria” Turchia sulla condotta politica e su tutta la società turco cipriota, l’amministrazione della “TFSC” non mancò di approfittare dei momenti di minor pressione creatisi in occasione delle crisi o dei rivolgimenti politici interni al paese continentale.

Rauf Denktas, infatti, durante l’embargo americano spinse la sua posizione, in seno ai negoziati di pace, che era più radicale, prevedendo una soluzione a lungo termine di tipo confederale e insistette sulla rotazione del Presidente di un futuro governo cipriota, piuttosto che seguire la linea più accomodante, di tipo federale, appoggiata dai turchi.

La dichiarazione di indipendenza della “TRNC”, seguì una nuova crisi politica che spodestò il governo militare di Evren, pochi giorni prima.

Denktas, intraprese la sua azione, proprio mentre la classe politica turca si stava riorganizzando per trovare una nuova direzione esecutiva e non incontrò quindi particolari intralci.

Il rapporto tra Grecia e Turchia continuò a influenzare l’andamento dei colloqui tra le comunità cipriote e la sua evoluzione ricoprirà un ruolo primario nella risoluzione di quel conflitto e di altri difficili equilibri importanti per la stabilità della regione.


3.3 L’evoluzione dei rapporti tra la due comunità, fino al 1996.

I nuovi tentativi di accordo tra le due parti.
La neonata “TRNC”, riconfermò subito presidente il suo Leader Denktas e Nejat Konuk fu nominato Primo Ministro, in attesa delle elezioni previste per il 1984.

Turchia e “TRNC”, scambiarono i rispettivi ambasciatori nello stesso anno e furono fatti progetti per indire un referendum che approvasse una nuova costituzione.

Dopo il congelamento dei rapporti diplomatici, le due comunità si rivolsero separatamente al Segretario Generale delle Nazioni Unite, che nel frattempo aveva eletto Javier Pérez de Cuéllar in questa importante posizione.

Vani furono gli sforzi del nuovo Segretario Generale, per far incontrare le due parti, un colloquio inconcludente chiuse il 1984 senza sostanziali progressi.

Le speranze per una soluzione si riaccesero nel gennaio 1985.

Rauf Denktas e Spyros Kyprianou, elaborarono un promettente documento che parve includere una soluzione accettabile per entrambe.

Denktas, accettò di concedere la presidenza di un eventuale stato federale ai greco ciprioti, in cambio di una equa ripartizione di governo e in seno a un assemblea parlamentare, con una proporzione di 7 a 3.

Il ministero degli esteri o un’altra carica di governo di un certo rilievo avrebbe dovuto essere concessa a un turco cipriota.

Anche in questo caso le speranze di pace furono disattese dal comportamento dei due leader.

Kyprianou, anche per le pressioni esercitate dal Primo Ministro greco Papandreu45, rifiutò di accettare le proposte come soluzione definitiva e fu accusato del fallimento del Summit.

Paradossalmente però, Denktas, affermò di aver firmato l’accordo solo perché era sicuro che la sua controparte non l’avrebbe fatto!

Nel maggio 1985 la costituzione della “TRNC” fu approvata da un referendum e Denktas riconfermato Presidente col 70% dei consensi.

Seguirono nuove elezioni in giugno, il partito UBP conquistò 24 seggi ma non riuscì a ottenere la maggioranza assoluta nella nuova Assemblea Legislativa, formata da 50 membri.

Nella Repubblica di Cipro, intanto il malcontento e le critiche nei confronti di Kyprianou e del suo operato crescevano.

Alla fine di un aspro confronto tra il presidente e l’Assemblea, quest’ultima fu sciolta.

Nel dicembre 1985 furono indette nuove elezioni per l’Assemblea, che aveva cambiato la sua composizione aumentando il numero di seggi disponibili per i greco ciprioti da 35 a 56 e per i turco ciprioti da 15 a 24.

Il partito di Clerides DISY conquistò la maggioranza dei voti, 33,6%, il partito DIKO di Kyprianou, nonostante le critiche ebbe il 27,6% dei consensi mentre il partito comunista AKEL perse circa il 5% dei voti rispetto alle elezioni del 1981.

Le Nazioni Unite, intanto avevano avanzato un piano sulla base dei documenti elaborati nel Summit di Gennaio.

A parte alcuni aggiustamenti riguardanti la parte istituzionale, come la creazione di due camere di cui una con un rapporto di rappresentanza di 50/50 e la creazione di un istituzione tripartita, che includesse un membro non cipriota, per la risoluzione di controversie costituzionali, il piano non apparve sufficientemente innovativo per le due parti.

I greco ciprioti lamentarono la mancanza di disposizioni per il ritiro delle forze militari turche, che i turco ciprioti consideravano invece deterrente indispensabile per la sicurezza della propria comunità.

Fino al 1988, le due comunità non si confrontarono direttamente in negoziati di pace.

Gli sforzi del Segretario Generale dell’ONU e le proposte per una soluzione accettabile, continuarono nella forma di dichiarazioni unilaterali.

La possibilità di una conferenza internazionale di Pace, fu appoggiata dai governi di Nicosia e Atene, ma avversata dai turchi.

Il problema del contingente turco, restava una delle principali cause di confronto e discussione.

In questo walzer di proposte e suggerimenti diplomatici, anche l’Unione Sovietica avanzò la sua proposta, consigliando la convocazione di una conferenza di pace e il ritiro di tutte le forze militari dall’isola, compresa la forza UNFCYP.

Particolare importanza per la fine di questa impasse, ebbero le elezioni presidenziali nel sud dell’isola, indette per 14 febbraio 1988, oltre ai progressi dei rapporti tra Grecia e Turchia46.

George Vassilliou, un eminente uomo d’affari presentatosi come indipendente ma vicino al partito comunista AKEL, risultò vincitore nel ballottaggio finale, che lo vide confrontarsi con Kyprianou, con il 51,6% contro il 48,4% dei consensi (gli altri candidati Clerides e Lyssarides uscirono di scena al primo turno di votazioni).

Una volta eletto Vassilliou si dimostrò subito ben disposto a una ripresa del dialogo con la sua controparte Denktas e anche direttamente con la Turchia, proponendo addirittura un incontro con il Primo Ministro Özgul, che non accettò, peraltro, l’invito.

Con queste premesse di rinnovata apertura, un’ennesima serie di colloqui fu organizzata, sempre sotto gli auspici del Segretario Generale delle Nazioni Unite, i lavori si aprirono a New York il 24 agosto 1988.

A questo Summit tra i due presidenti ciprioti, furono posti sul tavolo delle trattative tutti gli aspetti per la soluzione del problema dell'isola.

Nonostante l'impressione che il nuovo protagonista dei colloqui di pace, George Vassilliou potesse sembrare più accomodante dei suoi predecessori, i colloqui si arenarono di fronte agli stessi punti imprescindibili per le due parti in causa.

Un accordo di base, sulla creazione di uno stato federale bizonale era ormai consolidato da tempo, ma le forme di governo e le richieste di una parte e dell'altra su argomenti specifici come il ritiro del contingente turco o il rimpatrio dei profughi greci, non cambiarono l'esito neanche di questi nuovi tentativi di riconciliazione.

I rapporti tra le due comunità subirono anche un grave deterioramento in seguito ad alcuni incidenti occorsi in prossimità della "Linea Verde" di confine che nel 1988 fecero registrare la morte di cinque persone tra civili e militari.

Nel mese di luglio dello stesso anno una manifestazione fu indetta da un'associazione femminile greco cipriota, in protesta alla divisione dell'isola.

Alcuni manifestanti sconfinarono nella zona cuscinetto, verso l'area turca e furono arrestati dalla polizia turca e posti in stato di fermo per alcuni giorni, facendo temere drammatiche conseguenze.

Nel luglio del 1989, il Segretario Generale dell’ONU Perez de Cuellar, prese nuovamente l’iniziativa e presentò le cosiddette “Set of Ideas”47, un piano che doveva servire da linea guida per i negoziati futuri.

Nessuna delle due parti accolse il piano con grande entusiasmo.

I turco ciprioti, risposero con una risoluzione della propria assemblea che metteva in discussione l’autorità del Segretario Generale.

Nei colloqui che seguirono a New York nel febbraio 1990, Denktas e i suoi collaboratori, portarono al tavolo delle trattative nuove condizioni legate al riconoscimento del loro stato e al diritto di autodeterminazione del popolo turco cipriota.

I greco ciprioti e lo stesso Segretario Generale, deplorarono quest’atteggiamento e accusarono Denktas di voler sconvolgere i compromessi fino ad allora ottenuti.

Il riconoscimento della “TRNC” era, infatti, un nuovo elemento di discussione, che i greco ciprioti vedevano chiaramente come un tentativo di ostacolare qualsiasi soluzione che non implicasse una divisione dell’isola.

De Cuellar, amareggiato per l’andamento dei colloqui e per essere addirittura stato messo in discussione nella sua autorità, decise di chiudere i colloqui.

Il Consiglio di Sicurezza, ciononostante, gli rinnovò la fiducia e lo esortò a continuare i suoi sforzi diplomatici.

Nel marzo del 1990, Denktas si dimise dalla carica di Presidente della “TRNC”, per essere rieletto in elezioni anticipate, come indipendente, col 66% dei voti.

Alle elezioni politiche di maggio, l’UBP, confermò con il 55% dei voti, la tendenza degli elettori turco ciprioti, a sostenere la politica del presidente e dei partiti a lui vicini.

Il Parlamento Europeo, adottò una risoluzione (15/3/90) contro l’atteggiamento ostile di Denktas nei confronti del Segretario Generale dell’ONU, seguita da una dichiarazione del Consiglio Europeo, riunitosi nel Vertice di Dublino (26/6/1990), che ribadiva l’appoggio dei paesi europei alle decisioni adottate nelle principali risoluzioni dell’ONU.

Nonostante il problema politico dell’isola fosse lontano da una soluzione, la Repubblica di Cipro decise di applicare per lo status di membro della Comunità Europea, nel luglio 1990.

Da parte turca la reazione fu molto forte: l’iniziativa fu vista come un chiaro segnale di rottura, per il futuro dei rapporti di fiducia instaurati fino a quel momento tra le due comunità.

Come risposta, Denktas, decise di far insediare, da profughi di etnia turca provenienti dalla Bulgaria e dalla Palestina, la zona di Varosha, vanificando la speranza che questa zona dell’isola potesse tornare nelle mani dei profughi greci, in base ad accordi diplomatici.

In ottobre, inoltre, il governo turco e quello della “TRNC”, abolirono il rispettivo controllo dei passaporti e crearono le basi per un’unione doganale.

La Repubblica di Cipro, con Vassilliou, rinnovò la tendenza ad attuare una politica di internazionalizzione del conflitto.

Dopo la candidatura alla Comunità Europea, egli si rivolse in novembre, all’assemblea dell’OCSE48 per richiamare l’attenzione sul problema di Cipro.

Alla fine di Marzo 1991 il Segretario Generale dell’ONU, espose al Consiglio di Sicurezza, un rapporto, che riassumeva il suo operato nei colloqui di pace e tracciava le linee per un nuovo piano d’azione.

In quest’occasione, rivolgendosi al Consiglio, commentò: “ se anche questo piano d’azione dovesse fallire, entro giugno, il Consigliò dovrà riunirsi e rielaborare una nuova strategia per l’isola”49

Nonostante l’entusiasmo, suscitato in seguito alle affermazioni dell’ex presidente americano George Bush, di aver convinto i governi di Grecia e Turchia a partecipare a un Summit internazionale di pace, le condizioni per soddisfare le richieste del Segretario Generale delle Nazioni Unite, imposte alle due parti per reiniziare i colloqui, furono disattese.

De Cuellar, infatti, poco prima di rimettere il suo mandato, si oppose alla ripresa dei colloqui, amareggiato dall’ostinato atteggiamento delle due parti.

La nuova situazione creatasi con la UDI della “TRNC”, aveva fortemente influenzato l’andamento dei negoziati.

La precondizione, secondo cui lo stato turco cipriota, avrebbe dovuto essere riconosciuto insieme al suo popolo, non permetteva di accomodare il dialogo con la controparte greca, che nonostante l’ottimismo suscitato dal nuovo protagonista Vassiliou non cambiarono, parimenti, la loro posizione intransigente.

Nel nuovo turno elettorale nel sud, intanto, la sinistra rappresentata dal partito comunista AKEL e il partito socialista EDEK, guadagnarono molti consensi, anche se il partito di maggioranza rimase il conservativo DISY.

Il successore di Perez de Cuellar, Boutros Ghali, in carica dal gennaio del 1992, si mise subito al lavoro per riorganizzare una nuova serie di colloqui di pace, che cominciarono in febbraio.

I colloqui di febbraio, non fecero che confermare l’impasse.

Vassilliou, sembrò, a questo punto, concentrare i propri sforzi sull’adesione all’Unione Europea, diventata ormai un importante ago della bilancia nel confronto tra le due parti.

La Turchia trovava questa nuova politica preoccupante e la posizione turco cipriota precludeva la possibilità di ammissione alla UE50 prima di una risoluzione del problema cipriota.

La strada per l’adesione all’Unione apparve, ben presto lunga e difficile, Vassiliou rivolse di nuovo il suo interesse e le sue speranze a una soluzione negoziata con l’aiuto delle Nazioni Unite, partendo dai risultati raggiunti con le “Set of Ideas”.

Boutrous Ghali, portò le due parti ad un nuovo colloquio a New York, nel giugno 1992.

Il nuovo Segretario Generale, volle assumere subito un ruolo più attivo e un atteggiamento più incisivo nei confronti dei leader ciprioti.

Inoltre, la fine della Guerra Fredda, aveva sconvolto gli equilibri di potere: le Nazioni Unite tornarono ad avere un ruolo primario e sempre meno condizionato, nel panorama politico internazionale.

La forza di pace UNFICYP, riconfermata regolarmente con cadenza semestrale, risentì però, della riduzione dei contributi da parte di alcuni paesi che partecipavano alla forza di pace sull’isola, dovuti sia a problemi finanziari sia alla partecipazione in nuove aree “calde” del mondo.

Ai colloqui di giugno, Denktas, fu ricevuto dai rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, che approvarono le “Set of Ideas” come base negoziale e nel rivolgersi al leader turco cipriota, lo esortarono a non sprecare, anche questa possibilità.

Con questa iniziativa, un elemento di coercizione entrò a far parte dei negoziati.

Nella rielaborazione delle “Set of Ideas”, Boutros Ghali, tracciò una mappa che avrebbe delimitato graficamente i limiti di un nuovo stato, basato su un’unica sovranità territoriale formata da due comunità politicamente eguali.

La nuova proposta sull’assetto territoriale però fu rifiutata, specialmente dai turco ciprioti che avrebbero visto ridurre il proprio territorio di circa il 25%.

I greco ciprioti avrebbero riconquistato il controllo delle città di Morphou e Varosha oltre che un enclave nel nord dell’isola.

Il piano mirava anche risolvere il problema dei profughi: circa 60000 greco ciprioti sarebbero potuti tornare nelle loro case.

Laddove Denktas oppose il suo fermo rifiuto all’accettazione del piano e del nuovo assetto territoriale, un acceso dibattito si creò tra le forze politiche della Repubblica di Cipro.

I partiti di sinistra AKEL e DISY, appoggiarono l’operato del presidente Vassilliou, che in linea di principio accettava il piano come base negoziale.

I partiti conservatori DIKO e Edek e la chiesa ortodossa, invece, criticò le “Set of Ideas” e la disponibilità di Vassilliou ad accettarlo, reputando insufficienti, specialmente le misure riguardanti l’espulsione dei “coloni “ turchi arrivati sull’isola dopo il 1974.

Alla fine di questa nuova serie di fallimentari colloqui, Ghali volle riassumere gli sviluppi dei negoziati in un documento “Rapporto sulle attuali posizioni delle due parti in relazione alle Set of Ideas”.

In questo documento, formato da più di cento articoli, comparava le posizioni greco e turco cipriote con la posizione dell’ONU e indicò che la posizione di Denktas, si trovava ancora molto lontana da quella prevista nei “Set of Ideas e che probabilmente si sarebbero dovute percorrere nuove strade per la risoluzione del conflitto.

Sulla base di questo documento, il Consiglio di Sicurezza, emanò la risoluzione 789 del 12 novembre 1992, per l’applicazione di nuove “Misure per la costruzione della fiducia” (CBM’s)51.

Queste misure includevano il ritiro delle truppe straniere dall’isola, l’estensione della zona controllata dall’ONU al conteso quartiere di Varosha nella città di Famagusta, la riapertura dell’aeroporto di Nicosia e la facilitazione di contatti personali, di là della “Linea Verde’”, per l’istituzione di regolari incontri bicomunali.

Unica misura che ebbe un certo sviluppò fu quella riguardante gli incontri bicomunali, che assumeranno un ruolo importante anche nella risoluzione politica del conflitto tra le due parti.

Vassiliou accolse questa risoluzione con grande entusiasmo, mentre Denktas minacciò addirittura di dimettersi se avesse dovuto firmare un accordo su queste basi.

L’era di Vassiliou, segnò sicuramente un cambio nell’attitudine dei greco ciprioti verso i negoziati, ma cadde proprio in concomitanza con un inasprimento delle posizioni di Denktas.

Il presidente greco cipriota, dovette pagare con la sconfitta alle successive elezioni, per questa sua attitudine.

Le elezioni ebbero luogo il 7 e 14 febbraio1993; Vassillou si presentò nuovamente come indipendente con l’appoggio dell’AKEL e vinse il primo turno di elezioni con il 44,2% contro il 36,7% di Glavkos Clerides con il quale si contese l a presidenza nel ballottaggio.

Perdendo l’appoggio del partito socialista DISY, Clerides ebbe la meglio con una percentuale del 50,3% contro il 49,7 di Vassilliou.

Il nuovo governo formato da Clerides, era formato da sei ministri del DISY e cinque del DIKO.

Nell’affrontare i negoziati di pace, Denktas ritroverà il suo partner originale degli anni sessanta e settanta.

Tutt’oggi i due leader mantengono la presidenza e restano, accanto ai deceduti Makarios e Kucuk, protagonisti assoluti della difficile Storia di Cipro.

Il ritorno di Clerides, marcò la ripresa dei negoziati con i turco ciprioti, sulla base dell’atteggiamento comune ai greco ciprioti prima di Vassilliou.

Nonostante, una rinnovata durezza nei toni, molto si aspettava dalla sua esperienza e dal suo rapporto personale con Denktas.

Durante il 1993, la sua linea negoziale, si basava soprattutto sul pacchetto delle CBM’s, sperando in una soluzione graduale sulla base di queste misure.

Clerides, seguito da alcuni ministri, riprese una politica che enfatizzasse la natura Ellenica di Cipro.

Allo stesso tempo, però, si fece promotore di un piano di demilitarizzazione della pianura di Mesaoria, nella quale si trova Nicosia.

Nondimeno, il nuovo presidente iniziò un piano di collaborazione militare con la Grecia, che portò a un accordo nel quale si delineavano le strategie per una “Zona Militare Greca”.

La “TRNC”, fece lo stesso: esercitazioni congiunte con le forze militari turche iniziarono nell’ottobre del 1993.

Nonostante il decennale rapporto con il suo “antagonista” Denktas, non si raggiunsero compromessi di rilievo, nei nuovi negoziati organizzati in maggio e giugno 1993 a New York.

Ancora una volta, il Presidente turco cipriota, portò sul tavolo delle trattative, la questione del riconoscimento legale della “TRNC”, ovviamente inaccettabili per Clerides, perché avrebbe implicato della divisione dell’isola.

Sul fronte interno, nella “TRNC”, si indissero elezioni anticipate in dicembre 1993, che risolsero una situazione di conflitto tra Denktas e il Primo Ministro Dervis Eroglu, in favore del primo.

Il partito UBP, un tempo guidato da Denktas ma ora attestatosi su posizioni più radicali per la divisione dell’isola, di cui era promotore Eroglu, si riconfermò partito di maggioranza.

Il partito Democratico (DP) che appoggiava la politica di Denktas, e il partito Repubblicano formarono una nuova coalizione.

Durante il 1994 nuovi tentativi di far convergere le due parti a colloquio, sulla base delle CBM’s, fallirono e un escalation della tensione si ebbe in relazione al processo di integrazione nell’Unione Europea, portato avanti dalla Repubblica di Cipro.

Denktas, infatti, minacciò l’integrazione politica con la madre patria Turchia, che in agosto si concretò con un accordo tra i due governi per le linee da seguire in politica estera e di difesa.

Nell’aprile 1995, si tennero le elezioni presidenziali nel Nord del paese.

Denktas, per la prima volta, non riuscì a vincere le elezioni presidenziali con un voto di maggioranza assoluta.

Nella prima tornata elettorale, infatti, ricevette il 40.4% dei voti, ma dopo il ballottaggio, ottenne il 62.5% contro i 37.5% del suo concorrente Eroglu, riconfermandosi amato dalla comunità turco cipriota.

Dopo un acceso dibattito politico, un nuovo governo fu formato da un’alleanza tra DP e CTP, con alla sua guida Hakki.

Intanto i negoziati per l’adesione all’Unione Europea, seguivano il loro corso, con la ferma opposizione di Denktas, che non mancò di definire la decisione di entrare nell’UE da parte della Repubblica di Cipro, come un’azione tesa a ristabilire l’Enosis, visto che la Grecia ne faceva già parte52.

Oltre che dall’Unione Europea, azioni verso Cipro, furono intraprese dall’amministrazione americana di Bill Clinton, che pur con gli auspici e l’appoggio dell’ONU (non sempre incondizionato, tuttavia) ricoprirà un ruolo predominante nella risoluzione dei conflitti internazionali degli anni 90. Dopo il tentativo di organizzare un negoziato segreto tra le due parti, a Londra, nel maggio del 1995, la fitta rete diplomatica degli USA e della Nato, cominciò a organizzarsi per elaborare una strategia che potesse far cessare l’instabilità politica nei Balcani.

L’attenzione rinnovata al problema di Cipro, da parte degli Stati Uniti, iniziò subito dopo che un altro conflitto balcanico fosse risolto, in Bosnia.

A Colui che fu l’artefice degli accordi di Dayton del novembre 1995, il Segretario di Stato Richard Holbrooke, venne affidato il delicato compito di rappresentare la diplomazia americana nel conflitto di Cipro.

In seguito ad un clima d’instabilità politica in Turchia e le imminenti elezioni legislative nella Repubblica di Cipro, poche azioni furono intraprese nei primi mesi del 1996.

Le elezioni politiche nella Repubblica di Cipro, si svolsero il 26 maggio 1996.

La coalizione di governo formata dai partiti DISY-DIKO, mantenne comodamente la maggioranza.

DISY rimase il partito di maggioranza, con 20 seggi (34.5% dei voti), restando leggermente davanti al risultato dell'opposizione, il partito comunista AKEL che ottenne 19 seggi (33.0%).

Il partito Democratico DIKO perse ben 11 seggi (16.4%), mentre i Socialisti dell’EDEK guadagnarono solamente cinque seggi (8.1%) e il nuovo partito dei Democratici Liberi guidati dall’ex-presidente Vassiliou, si fermarono al 3,7%, conquistando solo due seggi.

Gli sforzi per la risoluzione diplomatica del conflitto, ripresero nel mese di giugno.

Clerides cominciò un viaggio diplomatico che lo portò ad incontrare prima il Segretario Generale dell’ONU, Boutros Ghali, a Ginevra, per discutere le modalità di ripresa dei colloqui di pace.

Una settimana dopo, il 17 giugno, fu la volta di Bill Clinton, che riconfermò al Presidente Greco Cipriota, la sua disponibilità ad aiutare il processo per trovare una equa soluzione di pace nell’isola.

Il Primo Ministro Inglese John Major, incontrato due giorni dopo a Londra, assicurò l’impegno diretto del Regno Unito nei negoziati.

L’ultimo degli incontri di alto livello intrapresi da Clerides, fu la riunione del Consiglio Europeo a Firenze (21 giugno 1996), a cui era stato invitato dai vertici dei paesi dell’Unione.

Tra il 16 e il 18 Luglio, Madeleine Albright Rappresentante Permanente all’ONU per gli Stati Uniti , accompagnata da funzionari del Dipartimento di Stato del Pentagono, cominciò un viaggio di tre giorni in Grecia, Cipro e Turchia in previsione di un contributo diretto americano per una soluzione del problema di Cipro, e per la disputa sul Mare Egeo tra Grecia e Turchia, nel frattempo riaccesosi.

In quest’occasione la Albright e i suoi collaboratori riuscirono a organizzare una riunione, per discutere su temi riguardanti la sicurezza, tra il Comandante della Guardia Nazionale e il Comandante della forza militare turca. Furono discusse le proposte di demilitarizzazione, avanzate da Clerides, , così come fu discussa la proposta per far evacuare le forze militari della zona settentrionale comprendente le montagne di Pendadactylos e Troodos53.

A dispetto di questi progressi in campo diplomatico, la tensione tra le due comunità era destinata a crescere nuovamente.

Dopo l’operazione militare turca del 1974 e fino al 1996, non più di 20 persone persero la vita in questo conflitto, nonostante piccoli incidenti si ripetessero con regolarità sulla linea di “confine”.

Tra il 1990 e il 1996, però sei furono le vittime di questi incidenti, indicando una tendenza all’intensificazione del fenomeno.

Molte ONG54, negli anni novanta, abbracciarono la causa di una soluzione pacifica del conflitto di Cipro e si fecero promotori di numerose iniziative.

Una di queste iniziative fu intrapresa dalla Federazione Europea dei Motociclisti e dell'Associazione dei Motociclisti di Cipro.

Il 2 agosto 1996, 120 motociclisti partirono simbolicamente da Berlino, un’altra città un tempo divisa da un muro come Nicosia.

Dieci giorni dopo raggiunsero Cipro e decisero di organizzare una manifestazione per l’11 Agosto, in cui avrebbero rivendicato la libertà di movimento e la fine immediata della divisione del paese.

La fase finale dell’operazione fu cancellata, dal Governo della Repubblica di Cipro, per motivi di sicurezza, temendo che la polizia turca potesse intervenire contro i manifestanti.

Nonostante il divieto, le dimostrazioni avvennero lungo la “linea verde”.

Le forze di polizia turche e secondo fonti greche, membri dei Lupi Grigi55 uccisero brutalmente, a colpi di manganello e bastoni, un manifestante greco cipriota, Isaak Solomou, e ne ferirono altri 41.

Tre giorni dopo, il 14 agosto, durante il funerale del giovane, un piccolo gruppo di greco ciprioti, tentò di varcare nuovamente la zona cuscinetto.

Tra loro, il cugino di Isaak, Solomos Solomou, che elusa la sorveglianza di due soldati dell’UNFICYP, si arrampicò, su uno dei pennoni che sovrastano la città di Nicosia (visibili da entrambe le parti), in cima alle quali sventolano le bandiere della Turchia e della “TRNC”.

Prima di poter raggiungere la bandiera, Solomou fu bersagliato dai colpi di mitra delle forze di sicurezza turche che lo raggiunsero allo stomaco uccidendolo.

Alcune fotografie, dimostrarono che a sparare da un balcone della zona turca di Nicosia, furono anche esponenti di primo piano della classe politica della “TRNC”, tra cui il parlamentare Kenan Akin.

L’esercito e la polizia turca, li imitarono, sparando sulla folla: due soldati, dell’UNFICYP, di nazionalità Inglese, e sette civili furono feriti.

In queste rinnovate condizioni di tensione, il futuro dei rapporti tra le due comunità, avrebbe certamente incontrato notevoli difficoltà.


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