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Marco Moussanet


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tarix26.06.2016
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Viaggio nel cantiere più grande d’Europa con una guida d’eccezione: Massimiliano Fuksas, l’architetto che ha progettato il nuovo polo -







Marco Moussanet



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Da oltre due ore stiamo camminando nel cantiere dei record. Lo abbiamo percorso da un capo all’altro, siamo scesi e risaliti venti volte, abbiamo attraversato i giganteschi padiglioni e visitato le "bolle", i "fagioli", i parallelepipedi sovrapposti. Cioè tutte le "tipologie" di questa strana città sorta in 30 mesi alle porte di Milano, sulla strada del Sempione, direzione Malpensa. Ma lui andrebbe avanti così per ore, forse per giorni. A raccontare, a mostrare, a spiegare.
. Il critico Germano Celant, che fa parte del gruppetto, ci mette del suo: .
Visitare il cantiere del Nuovo polo fieristico con Massimiliano Fuksas - 61 anni, tanta energia e gli immancabili abiti neri tipici degli architetti berlinesi e parigini - è un’esperienza in sé. Ha qualcosa di coinvolgente, di commovente, di emozionante. Riesce a far dimenticare i collegamenti stradali che non ci sono e il caos che invece ci sarà, qui intorno. Non c’è spocchia nel suo racconto, nelle sue descrizioni. Non c’è odore di star system. C’è, invece, un sano piacere.
Claudio Artusi, l’ingegnere che guida Sviluppo Sistema Fiera e che insieme al presidente di Fondazione Fiera Milano Luigi Roth ha messo in piedi questa colossale operazione (e immaginato le sue innovative procedure), non tenta neppure di bluffare: .
A maggior ragione il risultato è sorprendente. A partire dalla "torre" che segna l’ingresso principale. La chiamano "il logo", visto che il suo disegno è stato scelto come simbolo da Npf (Nuovo polo fieristico, appunto, il raggruppamento di imprese che ha vinto l’appalto concorso). Ma gli operai l’hanno battezzata "monte Fuksas".
E poi la passerella centrale, il cui accesso sarà libero e gratuito. Un chilometro e mezzo di passeggiata coperta (e riscaldata, o raffreddata) a sette metri d’altezza, da Est a Ovest, dall’arrivo della metropolitana al parcheggio, in mezzo alle suggestioni create dall’architetto romano. Che lui cerca di riassumere, di sintetizzare nella contrapposizione di parole: pubblico/privato, umano/industriale, semplicità/complessità.
. Che poi questo, in realtà, si traduca in un polo fieristico estremamente fungibile, elastico, modulabile, va benissimo.
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<É vero, i materiali dell’opera più emblematica e rivoluzionaria, la vela, sono tedeschi, della Mero. Ma anche qui, non dimentichiamo che l’anno scorso la Mero è fallita. E se il cantiere non si è fermato neppure un giorno, neppure un’ora, lo dobbiamo alle imprese del raggruppamento, che hanno rilevato il personale della Mero e hanno assicurato la continuità produttiva>.
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