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Storia Dei Trattati e Politica Internazionale


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Capitolo 2



2 Il deteriorarsi dei rapporti tra le due comunità e l’internazionalizzazione del conflitto, dalle crisi del 1963 e 1967 all’intervento militare turco nel 1974.

2.1 Lo scoppio della guerra civile, le prime fasi e le conseguenze interne.
Organizzazioni clandestine e gruppi paramilitari si riorganizzarono in entrambe le comunità, ex combattenti dell’EOKA, e gruppi estremisti turco Ciprioti (T.M.T.) 16, cominciarono a raccogliere segretamente armi e ad elaborare strategie per prepararsi ad un conflitto armato.

A fronte di questa situazione, le tensioni tra le due comunità crebbero e il 21 dicembre 1963, meno di un mese dopo le proposte di Makarios, degenerarono in violenti scontri.

Forze di polizia greco cipriote e bande di irregolari capeggiate da molti protagonisti dell’organizzazione paramilitare EOKA sferrarono violenti attacchi contro l’aerea turca di Nicosia.

Durante il periodo più intenso dei combattimenti, tra il 21 e il 25 dicembre, centinaia di persone persero la vita, furono feriti o presi in ostaggio.

A subire la maggior parte delle perdite fu senza dubbio la comunità turco cipriota.

Il risultato di questi disordini comportò, a livello interno, gravi conseguenze sia per la popolazione civile, sia per la possibilità di funzionamento delle istituzioni politiche.

Le autorità turco cipriote decisero di boicottare la Camera dei rappresentanti, la convivenza e la collaborazione delle amministrazioni locali fu compromessa.

Un gran numero di civili turco ciprioti fuggì per paura di ritorsioni e si rifugiò in enclaves nelle varie parti dell'isola.

Questo isolamento, oltre agli sviluppi internazionali, favorì ben presto un inasprimento da parte delle autorità greche, di fatto, alla guida delle istituzioni dello stato.

L’area occupata dalle popolazioni turche corrispondeva a circa il 5%17 dell’isola, fu imposto un embargo commerciale su alcuni prodotti giudicati pericolosi come gli esplosivi, che però comprendevano anche generi di prima necessita come giacche, prodotti in lana…18

Fu limitata anche la libertà di movimento per i cittadini turco ciprioti, proibendo il regolare flusso di lavoratori da una parte all’altra dell’isola.

Circa 30.00019 furono i rifugiati nelle enclave.

Incidenti e soprusi, organizzati da gruppi irregolari e da forze militari e di polizia sia locali sia straniere (greche e turche), non cessarono negli anni successivi, al contrario amplificarono la crisi in un crescendo di coinvolgimento emotivo di proporzioni non più locali, bensì mondiali.

2.2 Verso l’internazionalizzazione del conflitto.
Dal 1960 al 1963 il problema di Cipro subì una profonda trasformazione.

I rapporti coloniali turbolenti con la Gran Bretagna terminarono e il conflitto etnico interno emerse come problema dominante.

Le violenze del dicembre 1963 aprirono una nuova fase.

Alcuni fattori furono specialmente determinanti per questa nuova internazionalizzazione del conflitto:

In primo luogo Cipro era ora uno stato indipendente e poteva interagire direttamente con gli altri stati e con le organizzazioni internazionali.

L’appartenenza alla comunità internazionale, portò inevitabilmente Cipro nella rete del sistema politico internazionale.

Essa stessa cercò di inserirsi in questo sistema legandosi ad organizzazioni come: le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa, il Britannico Commonwealth e il Movimento dei Paesi non Allineati.

In secondo luogo, i vincoli etnici avevano anche una funzione strumentale nel coinvolgimento di potenze straniere e crearono le basi per relazioni più strette tra le due comunità e Grecia e Turchia.

I ciprioti potevano rivolgersi alla Grecia e alla Turchia per la loro protezione e potevano contare sul loro appoggio diplomatico, militare, economico e morale.

Dal canto loro, Grecia e Turchia, vedevano le due comunità come parte integrante delle proprie nazioni e consideravano la questione cipriota, un’importante “questione nazionale”

Vicinanza geografica e considerazioni strategiche accrebbero la dimensione dell’interesse greco e turco.

Terzo, la complicata struttura dei trattati del 1960 aprì ulteriori canali all’ingerenza esterna.

I trattati diedero a Gran Bretagna, Grecia e Turchia il diritto di istituire unità militari sull’isola e di intervenire, insieme o unilateralmente, negli affari interni di Cipro.

Qualsiasi cambiamento dello status quo poteva giustificare l’intervento.

Quarto, Il conflitto rappresentava una minaccia per la stabilità e la sicurezza nella regione.

All’ONU fu affidato il difficile compito di evitare l’escalation di un conflitto armato.

La NATO aveva speciali interessi nel contenere il conflitto e nell’evitare uno scontro tra forze alleate.

Quinto, il vuoto di potere creato dal ritiro dei britannici fu anche determinante per l’internazionalizzazione del conflitto.

Con la rimozione dell’amministrazione britannica e la dichiarazione d’indipendenza, Cipro divenne una terra nullius nel quadro della politica delle superpotenze.

Gli Stati uniti potevano usare i loro alleati Gran Bretagna, Grecia e Turchia, per influenzare la scelta di una soluzione che avrebbe comunque salvaguardato gli interessi occidentali.

L’Unione Sovietica poteva servirsi dei partiti comunisti sia greco cipriota, sia turco cipriota, per penetrare nella politica dell’isola.

Makarios stabilì fin dall’inizio della Repubblica, buoni rapporti con il partito comunista greco cipriota AKEL e relazioni di amicizia con l’U.R.S.S.

L’esplosione dei disordini tra le comunità si presentò per ciascuna superpotenza come un’opportunità per espandere la propria influenza.

Con il contributo anche dei cinque fattori sopracitati, il problema di Cipro cessò di essere un problema interno e diventò un importante oggetto di politica internazionale.

Diventò soprattutto un grande motivo di attrito tra Grecia e Turchia, che furono ripetutamente sull’orlo di una guerra.

Questo attrito tra Grecia e Turchia, minacciava la coesione all’interno della NATO, che si trovò a rischiare la paralisi del suo sistema strategico nella regione.

Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si confrontarono in crisi ricorrenti, minacciando la pace internazionale.

Le Nazioni Unite intervennero e ebbero un ruolo primario nel tentativo di risolvere il problema.

Di non minore importanza fu il coinvolgimento di Cipro nel blocco dei paesi non allineati, usato da Makarios soprattutto per poter sfruttare la condizione accordata da questa alleanza, di relativa neutralità tra i due blocchi est e ovest, a proprio vantaggio come dimostrerà affiancandosi alla Russia.

Durante tutto il 1964 si susseguirono disordini, azioni militari e minacce di intervento da parte sia di Grecia e Turchia sia di altre potenze straniere.

La diplomazia internazionale, dovette lavorare intensamente per ristabilire condizioni di normalità che scongiurassero un conflitto su larga scala a cui ci si avvicinò più volte.

Il primo segno importante di interferenza dall’esterno fu, come abbiamo visto, l’appoggio della Turchia al rifiuto dei tredici emendamenti proposti da Makarios.

Il governo di Ankara, avvertì il Presidente che “non sarebbe stata tollerata” alcuna modifica costituzionale o cessione anche minima dei diritti dei turco ciprioti.

Il presidente Makarios, decretò l’abrogazione dei trattati di Alleanza e Garanzia, sia il 1 gennaio 1964, sia ribadendo la sua posizione nell’aprile dello stesso anno.

Intanto il contingente inglese, formato da 2000 uomini, fu dispiegato nelle strade delle città principali, con lo scopo di far rispettare la temporanea tregua.

Le forze britanniche si dimostrarono ben presto incapaci di mantenere l’ordine costituito, il governo britannico promosse allora una conferenza internazionale, a Londra, nel gennaio 1964.

La conferenza, promossa oltre che dalla diplomazia britannica, anche da quella tedesca e americana nel segno dell’azione diplomatica della NATO, portò ben presto a un nulla di fatto.

La proposta di istituire una forza di pace formata da più contingenti, diecimila uomini, appartenenti all’alleanza atlantica e l’istituzione di comitato intergovernamentale che avrebbe diretto e controllato queste forze, fu vista dalla parte greco-greco cipriota come una minaccia per l’autorità del governo di Cipro e come l’inizio di un’occupazione da parte di forze straniere, che avrebbe favorito i piani di separazione perpretati dalla parte turca.20

Dal canto loro i turco ciprioti e i rappresentanti del governo di Ankara, contestarono la loro inferiorità rappresentativa alla conferenza, essendo stati invitati (i primi), come rappresentanti della comunità turco cipriota e non come pari delegati del governo di Cipro.

Effettivamente dopo la rottura politica verificatasi all’interno, con l’abbandono o l’allontanamento dalle cariche pubbliche e governative, dei rappresentanti della comunità turco cipriota, tutte le azioni diplomatico - politiche della Repubblica di Cipro, furono svolte e organizzate secondo gli schemi stabiliti da Makarios e dai suoi collaboratori, mentre la Turchia si fece virtualmente portavoce e garante degli interessi della comunità turco cipriota.

Dettate da questa strategia furono le successive azioni intraprese dall’Arcivescovo di avvicinarsi al blocco dei Paesi Non Allineati e di coinvolgere l’istituzione delle Nazioni Unite nel conflitto.

Makarios fu uno dei promotori della fondazione del movimento dei paesi non allineati, la sua Cipro, l’Egitto di Nasser, la Yugoslavia di Tito e l’India di Nerhu assunsero ben presto la leadership del movimento.

Il movimento nato dal dissolversi degli imperi coloniali e la conseguente nascita di stati sovrani in tutti i continenti, si proponeva di seguire una linea politica indipendente nei confronti dei due blocchi formatosi con la crescita delle superpotenze URSS e USA quali garanti e manovratori dell’equilibrio internazionale.

In realtà anche all’interno di questo movimento le tendenze erano contraddittorie e se sviluppi e collaborazione si ebbero a livello economico, a livello politico gli interessi dei singoli stati portarono ben presto a un parziale tradimento dei principi di indipendenza di ciascuno stato, a seconda delle situazioni contingenti.

Nella crisi del 1964 Makarios dimostrò i limiti di questi principi, quando usò la sua posizione “neutrale” per coinvolgere direttamente l’URSS, come vedremo, nel momento in cui i rapporti con il blocco della NATO si erano maggiormente compromessi.

Attraverso la collaborazione dell’Egitto, Makarios fu in grado di ordinare commesse militari, dalla Russia e dalla Cecoslovacchia, già prima dell’intervento diretto della potenza sovietica.

La migliore sede per la rivendicazione e il riconoscimento dei diritti dei paesi non allineati era senza dubbio l’Assemblea delle Nazioni Unite.

Makarios, si appellò quindi all’ONU per risolvere la questione di Cipro, sicuro dell’appoggio dei paesi non allineati e comunisti in funzione di opposizione al blocco della NATO e sicuro del riconoscimento legale accordato a lui e alla sua amministrazione dalla comunità internazionale, quali portavoce ufficiali della Repubblica di Cipro.

La questione fu quindi portata davanti al Consiglio di Sicurezza e su iniziativa di Stati Uniti e Gran Bretagna, si propose e si accettò l’istituzione di una forza di pace sull’isola.

La forza multinazionale dell’ONU denominata “UNFICYP”21, raggiunse l’isola e diventò operativa il 27 Marzo 1964 con circa 7000 soldati, provenienti da vari paesi.

Tre giorni prima il Segretario Generale dell’ONU, aveva nominato Sakari Tuomioja, un diplomatico finlandese, come mediatore..

Le truppe dell’ONU non potevano usare le loro armi, se non in caso di legittima difesa; non potevano inoltre disarmare greci o turco ciprioti o rimuovere fortificazioni; così come non poterono fermare il flusso di armi o personale militare che entrambe le parti si assicurarono dall’estero.

Alle forze multinazionali, non era neanche accordata una reale libertà di movimento.

Nonostante queste restrizioni, la forza di pace, riuscì a scongiurare molti potenziali conflitti e a prevenire l’escalation di un gran numero di incidenti locali.

La forza di pace non riuscì però a prevenire lo sviluppo del conflitto su più larga scala, impotenti di fronte alle crescenti tensioni tra le forze politiche implicate nel conflitto.

In seguito al degenerare della situazione, I turco ciprioti, che come abbiamo detto subirono le perdite maggiori, trovandosi in difficoltà davanti al maggior numero di uomini e equipaggiamenti dei greco ciprioti, chiesero l’intervento militare della Turchia.

La Turchia rispose con una nuova e più massiccia mobilitazione di truppe, navi da guerra e aerei sulla costa meridionale del suo paese, minacciando l’invasione dell’isola.

La Grecia si dichiarò pronta a rispondere a un’invasione della Turchia, agendo nello stesso modo.

Ma anche senza una diretta invasione della Turchia, il governo di Atene in un azione concordata con Makarios, dispiegò segretamente a Cipro un contingente di circa diecimila uomini.

L’infiltrazione delle truppe greche e la creazione di una guardia nazionale greco cipriota a coscrizione obbligatoria per militari addestrati dagli ufficiali dell’esercito greco e controllata dal governo di Atene, portò a un’ulteriore crisi e aumentò il pericolo di un’imminente guerra greco-turca.

Il Consiglio Nazionale Turco decise di invadere nei primi giorni di giugno del 1964.

Quello che sembrava essere un inevitabile scontrò armato fu scongiurato all’ultimo momento.

Il Presidente Americano Lyndon Johnson intervenne per scongiurare la guerra tra due alleati della NATO.

Con una lettera al Primo Ministro turco Ismet Inonü, definita in seguito come “la più brutale tra le note diplomatiche”, affermò che “una guerra tra Grecia e Turchia doveva essere considerata letteralmente non possibile” che “l’invasione turca avrebbe provocato un diretto coinvolgimento dell’unione sovietica” e che gli alleati della NATO “non avrebbero potuto considerare di sentire l’obbligo di proteggere la Turchia.”22

La lettera di Johnson provocò grande frustrazione ad Ankara.

Inonü rispose con una lettera altrettanto dura, nella quale accusò gli Stati Uniti di non parteggiare per la Turchia, che stava dalla “parte giusta” del conflitto.

Riguardo al monito lanciato da Johnson per il quale non sarebbe stata difesa la Turchia, in caso di attacco russo, egli obbiettò che in qualsiasi circostanza un attacco a un membro della NATO avrebbe imposto l’obbligo per l’alleanza di difendere il paese attaccato, altrimenti l’alleanza avrebbe perso il suo significato.

Per la Grecia intervenne il Primo Ministro Georges Papandreu, mettendo in chiaro che “una guerra tra Grecia e Turchia sarebbe una follia, ma se la Turchia decidesse di entrare nel manicomio, non esiteremmo a seguirla”

Il Premier greco e quello turco furono convocati da Johnson a Washington, in un clima non certo disteso.

Il Presidente americano insistette sugli interessi comuni che univano il mondo occidentale, ma fallì nel tentativo di persuadere i due ospiti ad incontrarsi vis a vis per discutere i differenti punti di vista.

George Papandreu, affermò che “non sarebbe un colloquio, ma due monologhi, due uomini sordi che parlano di cose differenti”

I due rivali etnici, restarono sulle proprie posizioni non curanti dell’appello per mantenere l’unità della NATO.

Una nuova crisi occorse nell’agosto 1964 quando le forze congiunte greche e greco cipriote sferrarono un violento attacco contro l’enclave turco cipriota nella regione Tilliria, l’unica con accesso al mare.

La Turchia si serviva dell’enclave per sbarcare sull’isola soldati, armi e rifornimenti d’ogni genere.

L’aviazione turca rispose all’attacco con bombardamenti in larga scala su obiettivi militari e civili nella regione.

La crisi raggiunse il suo apice, quando Makarios minacciò una campagna di attacchi incondizionati su tutti gli insediamenti turco ciprioti, appoggiato dalla Grecia che avrebbe messo a disposizione ogni mezzo militare e i propri aerei per contrastare le incursioni dell’aviazione turca.

La gravità della situazione fu finalmente portata innanzi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per iniziativa del rappresentante americano.

L’allarme internazionale passò dalla crisi nel contesto cipriota a un’imminente guerra tra Grecia e Turchia.

La diplomazia internazionale era in fermento, alla ricerca di possibili soluzioni.

Washington, prese di nuovo l’iniziativa e riuscì a ottenere il ruolo di pacificatore, assegnato a Dean Achenson, ex segretario di stato dell’amministrazione Truman.

Acheson era considerato un esperto e un maestro in diplomazia internazionale, aveva una forte e decisa personalità ed era una figura conosciuta e ben vista da entrambe le parti in conflitto.

Egli sviluppò un piano, basato su una “doppia Enosis”, che avrebbe dissolto la Repubblica di Cipro e spartito l’isola tra Grecia e Turchia.

I punti principali della sua idea erano:


  1. Unione di Cipro alla Grecia

  2. Alla Turchia sarebbe andata una base militare di grosse proporzioni, dove esercitare la propria sovranità territoriale.

  3. Divisione dell’isola in otto cantoni dei quali due sarebbero stati controllati dai turco ciprioti.

  4. Cessione della piccola isola di Kastellorizo (Meis), vicino alle coste turche, da parte della Grecia alla Turchia.

La Turchia accettò il piano di Acheson come base per la negoziazione, ma la Grecia, anche per l’intervento di Makarios, insistette su una soluzione concorde alla Carta dei Diritti delle Nazioni Unite, ossia con la garanzia di assoluta indipendenza da parte del popolo cipriota nel decidere il destino della propria nazione.

Makarios non volle neanche partecipare alla conferenza di Ginevra dove, con il diretto appoggio delle Nazioni Unite, Acheson presentò il suo piano.

Makarios commentò il ruolo di Acheson definendolo “un mediatore autoinvitatosi che ha elaborato un piano inaccettabile per risolvere il problema di Cipro”.

Acheson, si trovò quindi impotente davanti all’opposizione di Makarios, e non mancò di accusare quest’ultimo di demagogia e di mancanza di buon senso.

I bombardamenti dell’aviazione turca dell’agosto 1964, ebbero luogo mentre Acheson promuoveva il suo piano.

L’interesse principale degli USA tendeva soprattutto a regolare i rapporti tra i suoi due alleati, Grecia e Turchia, piuttosto che a accordare ragioni o torti alle comunità cipriote.

Era chiaro quindi che l’azione turca era in armonia con l’obiettivo americano di mettere in ginocchio Makarios e fargli accettare le proposte occidentali.

Il Dipartimento di Stato Americano, nutriva un sentimento di grande sfiducia nei suoi confronti, definendolo il “Castro del Mediterraneo”, e credeva che l’unico modo per negoziare con lui fosse attraverso la pressione, le minacce, la coercizione.

Il piano Acheson e il deterioramento dei rapporti tra gli Stati Uniti e Makarios erano anche giustificati dal significato particolare che aveva assunto l’adesione di Cipro al blocco dei paesi non allineati che implicava il mantenimento di buone relazioni con paesi potenzialmente nemici degli americani.

Ma i funzionari del Dipartimento di Stato, fecero male i loro calcoli.

Con i bombardamenti, si creò effettivamente una situazione infernale, ma l’Arcivescovo trovò comunque il modo per uscire dalla situazione a testa alta.

Egli si appellò apertamente e ufficialmente al Cremlino per ricevere assistenza militare in grado di difendere l’indipendenza di Cipro.

Mosca accolse senza esitazioni un simile appello, cogliendo al volo l’occasione per sfruttare a proprio favore i difficili rapporti tra Cipro e gli Stati Uniti.

La flotta sovietica salpò presto per l’isola e il Presidente russo Nikita Krushef si fece paladino della difesa dell’indipendenza di Cipro contro gli interventi stranieri.

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dove il problema di Cipro aveva ormai assunto un importanza fondamentale anche nell’ambito delle relazioni tra est e ovest, i delegati ciprioti e quelli russi potevano ora presentare le proprie proteste agli Stati Uniti e alla NATO per gli attacchi aerei turchi insieme, quindi con maggiore autorevolezza e potere.

L’URSS definì l’azione militare turca come una parte e una parcella della politica della NATO.

Entrambi contestavano, con un’accesa propaganda, il fatto che l’interesse delle nazioni occidentali per l’isola era frutto di un complotto teso a far diventare Cipro una base militare permanente.

Nel frattempo, ingenti quantità di armi, carri armati e battelli torpedo sovietici raggiunsero l’isola.

Un accordo militare fu ufficialmente siglato a Mosca; l’accordo mirava a difendere l’indipendenza e l’integrità territoriale di Cipro.

Culmine di questa operazione fu l’intervento personale di Krushef che ammonì e minacciò la Turchia per i bombardamenti, precisando che non sarebbero potuti restare impuniti.

Nonostante questi sviluppi, non ci fu mai un intervento militare russo, perché gli attacchi aerei turchi e gli attacchi contro le enclave turco cipriote da parte di greci e greco ciprioti cessarono.

Oltre a ristabilire una difficile condizione di pace, non fu fatto alcun progresso politico, e il problema cadde dimenticato in una sorta di limbo, interrotta nel 1967 e nel 1974 quando Cipro tornò ad essere un punto di grande interesse per la scena politica internazionale.


2.3 Il colpo di stato della giunta militare in Grecia, il ritorno del Generale Grivas, il nuovo assetto degli equilibri internazionali nel 1967.
Il 21 aprile 1967, il governo di Atene guidato da Papandreu, fu spodestato da un colpo di stato operato senza spargimento di sangue da una giunta militare.

Il colpo di stato diede nuovi impulsi sia allo sviluppo interno della crisi di Cipro, sia agli equilibri internazionali che vi orbitavano intorno.

Infatti, la nuova giunta, i cui leader Papadopoulos e Ioannides avevano partecipato attivamente alle operazioni militari delle forze greche sull’isola, da un lato, nei primi mesi del loro operato, cercarono di trovare un compromesso con il governo di Ankara sulla questione di Cipro, dall’altro, non appena questi tentativi di riavvicinamento con la Turchia fallirono, appoggiarono apertamente le azioni terroristiche dell’estremista Grivas.

Fondamentale fu anche l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della giunta, infatti, pur non manifestando un concreto supporto ai colonnelli, lo Stato americano non si oppose al regime e anzi convinse il Re Costantino a non tentare di rovesciarlo nel dicembre del 1967.

Questo atteggiamento da parte dell’amministrazione americana, era giustificato innanzitutto dal fatto che il regime si inquadrava in una linea politica di estrema destra, tesa a limitare le influenze comuniste e a mantenere la Grecia ben salda nel sistema antisovietico della NATO.

A livello politico-militare gli Stati Uniti non ebbero alternative all’aiuto, visto che si trovarono di fronte a uno stato che seppur organizzato internamente in maniera contraria ai principi democratici, faceva parte di un’alleanza imprescindibile a livello internazionale.

Nonostante la delusione di molti parlamentari greci e l’opposizione di una parte del congresso americano, che criticavano l’appoggio a un regime anti -democratico, venne applicato solo un embargo sugli armamenti pesanti dall’aprile 1967 all’ottobre 1968, interrotto dal fermento che l’invasione sovietica della Cecoslovacchia aveva provocato nei Balcani e ristabilito soltanto per un breve periodo durante l’amministrazione Nixon.

Durante le crisi in Giordania nel 1967 e 1970, gli americani ebbero la possibilità di utilizzare le basi e lo spazio aereo greco.

Riguardo alla questione cipriota, si è già detto della cattiva reputazione che il Presidente Makarios aveva nei confronti della superpotenza statunitense; le buone relazioni della giunta con gli USA, si inserivano in un piano volto a limitare i poteri dell’arcivescovo e a contrastare i suoi rapporti con l’Unione Sovietica.

Fin dall’episodio dei colloqui segreti con la Turchia, Papadopolous e i suoi successori (Ioannides prese il posto del primo nel 1973) dimostrarono non solo la loro fedeltà all’alleanza atlantica, ma contrastarono la politica conservatrice dell’arcivescovo

Creando i presupposti per la sua destituzione e attentando anche direttamente alla sua vita in più occasioni.

La giunta non accettava la pericolosa linea politica di Makarios, il quale pur di raggiungere l’obbiettivo dell’indipendenza di Cipro, non si astenne dall’operare voltafaccia diplomatici, che minavano la stabilità e gli equilibri creati dalle forze alleate nella regione.

Per riportare l’isola in una posizione di normalità e di controllo della NATO, il prezzo da pagare sarebbe stato la destituzione di Makarios.

Come abbiamo detto i tentativi di avvicinamento verso la Turchia da parte della nuova giunta dei colonnelli, si concretizzarono nel settembre del 1967 quando fu convocato un incontro tra il Leader greco Papadopoulos e il Primo Ministro turco Demirel.

La giunta greca aspirava a ottenere un compromesso, secondo il quale si sarebbe giunti finalmente all’Enosis, per mezzo di minime concessioni allo stato turco.

Il fatto che il governo greco cipriota di Makarios, era contrario a qualsiasi concessione, non fermò l’iniziativa greca.

Makarios, in realtà non fu nemmeno informato dell’azione diplomatica intrapresa dalla giunta, questo portò a un deterioramento dei rapporti tra il governo cipriota e Atene.

L’offerta fatta dalla giunta greca prevedeva la realizzazione dell’Enosis e la cessione alla Turchia di una base militare sull’isola.

Il piano ricordava chiaramente quello in precedenza elaborato dal diplomatico statunitense Achenson e si dimostrò ben presto insufficiente per essere accettato dalla parte turca che chiedeva concessioni territoriali che potessero accogliere anche la comunità civile turco cipriota, in virtù del vecchio progetto di spartizione equa dell’isola.

Intanto sin dal giugno del 1964 il Generale Grivas fece ritorno sull’isola di Cipro, per dare una concreta organizzazione agli “eserciti privati” e alle “bande irregolari” formatesi nella comunità greco cipriota.

Nel marzo del 1966 il Presidente Makarios cercò di limitare i poteri del Generale Grivas, per mettere fine a una situazione che lo vedeva come leader politico, ma che al tempo stesso vedeva il generale quale leader militare assoluto (sia delle forze della Guardia Nazionale Greco Cipriota, sia delle forze “volontarie” greche di istanza a Cipro), tutto questo sotto il controllo e il comando diretto di Atene.

Makarios suggerì che il controllo della Guardia Nazionale venisse trasferito nelle mani del ministro della difesa cipriota.

La proposta non incontrava il favore né del generale né del governo di Atene, e provocò una seria crisi politica.

Sugli sviluppi di questa crisi e dopo il fallimento del summit tra Grecia e Turchia in settembre, il colonnello Grivas prese sempre più contatti con la giunta di Atene, per preparare un attacco ai villaggi turco ciprioti.

Il 14 novembre 1967 l’attacco fu sferrato, forze greche e greco cipriote comandate da Grivas avanzarono verso le enclaves turco cipriote di Kophinou e Ayios Theodoros, che si trovavano sull’autostrada tra Nicosia e Limassol.

In entrambi i villaggi, si ebbero gravi perdite umane tra i civili turco ciprioti (ottantotto persone23) e ingenti danni furono inflitti alle case e alle proprietà private.

La nuova crisi ebbe velocemente e drammaticamente risonanza internazionale.

Con una lettera ai leader di Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia il Presidente turco Sünay affermò che avrebbe voluto risolvere la crisi di Cipro, una volta per tutte e in modo radicale.

Fu dichiarata la mobilitazione militare su larga scala, voli di ricognizione partirono alla volta dell’isola e contingenti di terra pronti a sbarcare salparono dai porti di Mersin e Iskenderum.

La crisi raggiunse il suo apice quando la Turchia lanciò un ultimatum alla Grecia, con le seguenti condizioni per evitare un attacco:



  1. Ritiro della divisione greca infiltrata segretamente sull’isola sin dal 1964.

  2. Destituzione dal comando del Colonnello Grivas.

  3. Dissoluzione della Guardia Nazionale Greco Cipriota.

  4. Compensazione delle perdite umane e materiali subite da parte della comunità turco cipriota.

  5. Garanzia, attraverso la forza di pace UNFICYP, di cessare gli assalti contro i turco ciprioti.

Le proporzioni allarmanti della nuova crisi, interessarono subito la diplomazia internazionale, gli USA, la NATO e l’ONU, intervennero rapidamente inviando propri mediatori sull’isola.

L’inviato speciale dell’ONU Rolz-Bennett, il Segretario Generale della NATO Brosio e l’inviato della presidenza americana Cyrus Vance intrapresero colloqui con entrambe le parti per scongiurare una guerra.

Il risultato di questi intensi contatti diplomatici, portò a risolvere la crisi da parte dei mediatori, il 30 novembre 1967 l’accordo fu raggiunto.

L’americano Vance riuscì ad esercitare forti pressioni sul governo militare di Atene, responsabile dell’attacco, e fece in modo che la maggior parte delle richieste turche fossero esaudite, soprattutto facendo allontanare le truppe greche e il colonnello Grivas.

La Turchia, dal canto suo, si impegnò a ritirare le forze concentratesi sulla costa meridionale del proprio paese.

E’ interessante notare che accettando il ritiro delle proprie truppe la Grecia perse un grande deterrente nei confronti di un eventuale intervento militare turco, cosa che avvenne con minor difficoltà alcuni anni più tardi24.

Lo smembramento della Guardia Nazionale Greco Cipriota trovò l’opposizione del Presidente Makarios, che si servì ancora una volta dell’aiuto sovietico nel rivendicare il suo rifiuto.

L’intervento russo si manifestò nuovamente in sede di Nazioni Unite, in una riunione del consiglio di sicurezza, dove lo scambio di accuse da parte di americani e sovietici riportò l’atmosfera a un punto di tensione simile a quello occorso durante la crisi di Cuba nel 1962.

Secondo il punto di vista di Mosca la crisi fu causata da un’azione militare in cui le truppe Greche intervennero “sotto il comando del Colonnello Grivas, capofila dei circoli reazionari militaristici greci” e affermando che l’azione greca non sarebbe stata possibile ”senza l’influenza e l’aiuto diretto degli Stati Uniti, essendo la Grecia una delle roccaforti delle basi militari statunitensi”.

Il delegato americano Ball, respinse le accuse sovietiche nonostante fosse chiaro che Washington cercasse di boicottare Makarios e la sua politica anti-occidentale e non fece segreto della propensione statunitense a scegliere come referente sull’isola proprio Grivas piuttosto che l’arcivescovo.

La crisi del 1967 era risolta, ma ancora una volta una soluzione definitiva del conflitto non venne raggiunta.

Gli Stati Uniti potevano esercitare una considerevole influenza sulla Grecia e la Turchia ma ciò non era sufficiente per promuovere una soluzione finale.

Con il Cremlino dalla sua parte, Makarios non aveva interesse a negoziare con le potenze occidentali.

Con queste premesse il problema non poteva essere risolto e i presupposti per la nascita di nuove crisi rimasero inalterati.

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