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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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Canto I: L'AURORA SIMBOLICA

Riassunto: La Notte, che simbolizza la Nescienza di prima della nascita del cosmo, è conquistata dall'Aurora, simbolo della continuità del processo del Tempo e del risveglio della luce della coscienza: il risveglio dello Spirito nella Materia. Savitri, di fronte al problema cruciale della sua vita, la morte di Satyavan, raccoglie la propria energia interiore che è divina, per affrontare le forze dell'Ignoranza e del Fato detenute dal Dio della Morte. (Cfr. nota ai vv. 2-185).

Il titolo: Nel Rig-Veda, l'Aurora (Usha) e il Sole (il dio Surya) simbolizzano l'illuminazione spirituale e l'espansione della forza di verità rivelatrice. È interessante notare che anche Ilion, l'altro grande poema epico di Sri Aurobindo sulla caduta di Troia, si apre con il sorgere dell'Aurora sull'ultimo giorno della città fatale. In un nostro articolo (Due temi virgiliani nell'Ilion di Sri Aurobindo, in: "Studi latini e italiani", Roma 1987, pp. 45-50) accennavamo a una sorta di interiorizzazione progressiva, da Omero a Sri Aurobindo, passando per Virgilio, dell'evocazione dell'Aurora, e al fatto che nel Poeta di Savitri l'Aurora, come nell'antica tradizione vedica, diventa un processo di presa di coscienza, d'illuminazione, di svelamento fin nelle cose ...: già in Ilion la parola 'aurora' prende un senso nuovo, legato alla nozione di trasformazione della sostanza umana... (Cfr. nota a 1, 3, 717-20).
v. 1: Era l'ora che precede il risveglio degli Dei.

Si tratta della Nescienza (vd. Glossario: NESCIENZA) che regnava prima della creazione del cosmo da parte degli Dei, gli esecutori del Fiat del Supremo che mantengono le leggi del mondo materiale, vitale e mentale. Secondo varie teogonie, gli Dei sono una seconda emanazione dall'Origine suprema, venuti per riparare il disordine generato dalle prime quattro entità emanate dalla Madre universale incaricata della creazione: la Coscienza, l'Amore, la Vita e la Verità, che, come racconta Mère (traducendo la metafisica in una storia che la mentalità più fisica possa comprendere: in un modo quasi infantile, come lei dice), nella piena coscienza individualizzata del loro potere e della loro esistenza, si separarono dalla loro Origine: Questa scissione ha fatto sì che immediatamente, la Coscienza è diventata Incoscienza, l'Amore (...) è diventato Dolore, la Vita è diventata Morte e la Verità è diventata Menzogna. E tutti e quattro sono piombati nel creato così. Allora c'è stata una seconda creazione (...), per riparare ai misfatti di quei quattro (...) Gli dei sono la seconda emanazione e sono venuti per riparare. In India, come dappertutto, sono stati attribuiti loro nomi e funzioni diverse; risiedono nella regione del Surmentale, cioè al di sopra del quaternario fisico (... Mentre il piano su cui gli altri [i primi Emanati] si sono concentrati è il piano vitale. (L'Agenda di Mère VII, 26 febbr. '66, p. 51).


vv. 2-185: Attraverso il cammino del divino Evento, etc.

In una lettera del '47, Sri Aurobindo scrive che la notte fisica e l'aurora fisica sono come il titolo del canto chiaramente suggerisce, (...) il simbolo reale d'una realtà interiore. Qui si tratta d'una ricaduta nell'Incoscienza interrotta da un lento e difficile ritorno della coscienza seguito da una breve ma splendida e profetica esplosione di luce spirituale che lascia dietro a sé il 'giorno' della coscienza umana ordinaria in cui deve elaborarsi il compimento della profezia. (Letters on 'Savitri', 29, pp. 792-93). È ad un tempo, secondo una visione sinottica eterna, la Notte originale dell'incoscienza e l'ultima notte vissuta da Savitri prima della morte di Satyavan (cfr. verso finale del canto).


vv. 10-15Il potere d'un illimitato sé caduto,

si distoglieva dall'insolubile mistero della nascita etc.

Lo spirito della Notte, all'inizio, vede come un incubo l'avventura della vita, con il lento e difficile processo dell'evoluzione e preferisce dissolversi piuttosto che affrontarli, osserva A. B. Purani (Sri Aurobindo's 'Savitri', an approach and a study, p. 128): non sarà il potere di questo "sé caduto" a realizzare l'impresa della nascita del cosmo, ma il potere del Trascendente.


vv. 25-28: ombra roteante in un Vuoto senz'anima, etc.

Definendo "impressionista" il simbolo qui utilizzato, Sri Aurobindo in una lettera del '46, spiega che chi è preso nella Notte dell'Incoscienza la sente come se fosse universale ed eterna e non pensa all'altra metà della terra come piena di luce, per lui tutto è notte e la terra un'errante abbandonata in una tenebra persistente. (Letters on 'Savitri', 29, p. 734).


v.34: tormentò l'Incosciente per risvegliare l'Ignoranza.

L'Incosciente ricorre costantemente nei canti del Libro I. In una lettera del '46 Sri Aurobindo scrive: L'Incosciente e l'Ignoranza possono essere semplici e vuote astrazioni e venir respinti come irrilevante linguaggio convenzionale se non si è venuti in collisione con essi o non ci si è immersi nella loro oscura e smisurata realtà. Ma per me sono realtà, poteri concreti la cui resistenza è presente ovunque e continuamente nella sua massa tremenda e illimitata. E in un'altra lettera dello stesso anno: Gli uomini non hanno ancora imparato a riconoscere l'Incosciente su cui ècostruito l'intero mondo materiale ch'essi vedono, né l'Ignoranza con cui tutta la loro natura, inclusa la loro conoscenza, è costruita, pensano che queste parole siano solo astratto linguaggio metafisico (...) Ma non è così per me ed io mi baso sul mio sentimento e sulla mia esperienza di essi (...) I miei lettori dovranno fare lo stesso se vogliono apprezzare la mia poesia, cosa che naturalmente non sono tenuti a fare.(Ibid., pp. 734 e 753 ). Vd., nel Glossario, IGNORANZA e INCOSCIENTE.


vv. 50-53: Quasi dito di bimbo ... etc.

In una lettera dello stesso anno, Sri Aurobindo precisa che la "cupa Vastità" e la "Madre dell'Universo" di questo passaggio non sono la stessa cosa: La Vastità è solo una maschera che copre la guancia o il volto della Madre. Ciò che la Vastità sente come un 'atto d'afferrare' è sentito dalla Madre solo come un dito posato sulla sua guancia a ricordarle [qualcosa] ... S'intende suggerire, senza dirlo che dietro l'oscuro vuoto è il volto d'una madre. (Ibid., p. 747). La "voglia infante' (v. 53) è un primo movimento d'aspirazione che trasformerà la Notte inconsapevole in una sollecita madre dell'Universo, come osserva A.B. Purani (Op. cit., p. 130).


v. 63: (...) uno spirito solo e desolato,

È il "sé caduto" di cui al v. 10.


v. 116:Quel giorno quasi fu svelata l'epifania

"Quasi" e non totalmente, perché l'Incosciente non era ancora pronto: potrà esserlo solo dopo la vittoria sulla Morte e il Fato riportata da Savitri, tema della II e III Parte.


v. 121:un Volto di calma estatica, centro dell'Infinito,

In una lettera del '47, Sri Aurobindo spiega questo "volto" come un'espressione o piuttosto un'immagine vivente della calma estatica della coscienza suprema e infinita. (Letters on 'Savitri', 29, pp. 786-87).


vv. 125-29: la Dea onnisciente ... etc.

originale dell'Incoscienza e l'ultima notte vissuta da Savitri prima della morte di Satyavan (cfr. verso finale del canto). vv. 10-15: 11 potere d'un illimitato sé caduto,

È la Grazia divina che può rispondere all'appello della terra e condurla alla sua realizzazione. È implicito, qui, l'annuncio della nascita di Savitri (vd. v. 155: "Il presagio d'una nascita a venire meravigliosa").
vv. 137-39: a larghe ali spiegate, l'inno d'un grande vento sacerdotale etc.

La descrizione è quella di un'adorazione cosciente offerta dalla Natura, scrive nella lettera succitata Sri Aurobindo. E, riferendosi al v. 139: è l'espressione di un'esperienza che spesso ebbi sia sulle montagne o le pianure del Gujarat sia guardando dalla mia finestra a Pondicherry, non solo all'alba ma in altre ore ... (Ibid, p. 790)-


v. 147:il nostro suolo prostrato sostenne il raggio del risveglio.

È la luce rivelatrice che cade sui livelli inferiori della terra (Sri Aurobindo, Ibid., p. 756).


v. 193:(...) l'Ospite interiore incarnato.

Il sé superiore di Savitri (vd. nota a 1, 3, 14-15), che non è il suo "sé esteriore". Cfr. v. 273: "Ma soffriva e lottava solo il Suo sé esteriore."


vv. 222-24: la condizione umana mal sopporta il tocco dell'eterno: teme la pura, divina intolleranza etc.

Per comprendere il significato particolare di un termine come 'intolleranza' 'intollerabile' (II, 3, 342) o 'intollerante' (II, 3, 268) in Savitri, in contesti relativi a varie forme di contatto divino, è forse utile ricordare quel che Mère dice a proposito dello stato di coscienza estatico conseguente all'unione con il Divino: devo dire che nelle condizioni in cui si trova il mondo, uno stato di coscienza estatico sarebbe pericoloso... Perché lo stato di estasi provoca reazioni quasi assolute - vedo che ha un potere SCHIACCIANTE. Insisto sul termine 'schiacciante', nel senso che ha un potere intollerabile, o intollerante (intollerabile, direi) verso tutto quello che non gli somiglia! Lo stesso succede, o quasi (non esattamente lo stesso, ma quasi), con l'Amore divino supremo: la vibrazione dell'estasi di questo rapimento, è un piccolo inizio della vibrazione dell'Amore divino ed e qualcosa di... sì, non c'è altro termine, 'intollerante', nel senso che non ammette la presenza di niente che le sia contrario.

(...) quando, a volte, interviene questa Forza... l'impressione è che tutto stia per scoppiare. Perché è una forza che non può tollerare altro che un'unione, non può tollerare nient'altro che una risposta accettante - che riceve e che accetta. E non si tratta di una volontà arbitraria: deriva DAL FATTO che la sua esistenza è onnipotente - 'onnipotente' non nel senso in cui intendono gli esseri umani: ma onnipotente in senso reale. Cioè che esiste integralmente, totalmente, esclusivamente. Che contiene tutto ma nel senso che quanto è contrario alla sua vibrazione è costretto a cambiare, (...) dato che niente può sparire: e allora nel mondo così com'è un mutamento immediato, brutale per così dire, assoluto, significherebbe una catastrofe. (...) è che ci sono troppe cose che dovrebbero scomparire! (L'Agenda di Mère IV, 24 ag. '63, p. 307). E qualche anno dopo osservava: Quando viene, quel Potere luminoso è così compatto - così compatto da dare l'impressione di qualcosa di molto più pesante della Materia. Ma resta velato, velato, velato, altrimenti... unbearable [insopportabile]. (Ibid Vol. 3 apr. '67, p. 105). Cfr. nota a I, 2, 259-61 e 4, 409 e sgg.vv. 229-40: Infliggendo alle cime la legge dell'abisso, etc.

Nel dicembre del '38 Sri Aurobindo, a un discepolo che metteva in questione l'Onnipotenza del Divino dal momento che le forze ostili resistono alla manifestazione divina e sono spesso vittoriose, rispondeva fra l'altro: La Resistenza è la legge dell'evoluzione. La resistenza viene dall'ignoranza e l'ignoranza fa parte dell'incoscienza (...) All'inizio stesso, quando si creò l'opposizione fra ignoranza e conoscenza, ci fu il rifiuto stesso del Divino. È la sua Lila [gioco cosmico] che la manifestazione continuerà attraverso la resistenza e la lotta: che sorta di Lila, o di gioco, è quella in cui solo una parte continua a vincere? L'Onnipotenza divina opera generalmente attraverso la legge universale. Esistono forze di Luce e forze di Tenebra. Dire che le forze di Luce avranno sempre successo è come dire che la verità e il bene avranno sempre successo, ma una cosa simile (...) non esiste. L'Onnipotenza divina interviene solo in momenti critici o decisivi.

Ogni volta che la luce ha cercato di discendere ha incontrato resistenza e opposizione. Cristo fu crocefisso. Potete dire: "Perché, se era innocente?" Eppure quella fu la legge divina. Buddha fu rinnegato; i figli della Luce vengono, la terra li rifiuta, li rigetta e li accetta in seguito di nome per rigettarli in sostanza. Solo una esegua minoranza cresce verso la nascita spirituale. È attraverso questa che la manifestazione divina avviene... (da: Evening Talles with Sri Aurobindo recorded by A. B. Purani, III, pp. 47-48).E Mère, parlando d'una sua esperienza relativa alla tragedia della lunga negazione umana prima di poter arrivare alla "sola ragion d'essere", dice: era come ricordarsi gli eoni di tempo vissuti in una totale ignoranza del perché, in una specie di sbalordimento ... che sia potuto passare tanto tempo prima di trovare (...) l'unica cosa esistente! (...) oggi mi si è presentato come un film: una lunga sfilata di tutte quelle storie in cui si racconta come gli uomini distruggano ciò che è superiore a loro: i martirii, gli assassinii, le fini tragiche di tutti coloro che rappresentano un potere o una verità superiori all'umanità. Come se fosse la spiegazione - la spiegazione simbolica - di come mai ci è voluto un tempo quasi infinito perché la Materia si svegliasse - perché si destasse al bisogno imperioso della Verità (...) Si direbbero tutte cose che sono state necessarie per triturare ben bene la Materia. (L'Agenda di Mère V, 25 nov. '64, pp. 329-30).

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