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Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese


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Tuttavia il nome Diego non è di origine valenzana essendo documentato per la prima volta da quel ramo degli Zapata che, fin dal secolo XII, si muove nell’areale circostante la città di Calahorra (La Rioja Baja), zona cuscinetto tra la Navarra e la Castiglia, prossima ai confini settentrionali dell’Aragona332.

Nella cosiddetta ‘Guerra de los dos Pedros’ che oppose i re Pietro IV d’Aragona e Pietro I di Castiglia (1356-1369), un cavaliere di nome Diego Zapata figura alcaide del castello aragonese di Los Fayos (Saragozza)333 quando l’omonimo giunto in Sardegna nel 1323 era già morto da diversi anni.

Per definire la condizione sociale di questo lignaggio in epoca basso medievale sono stati utilizzati a seconda degli autori una varietà di termini quali bassa nobiltà, aristocrazia locale, cavalieri locali. A quest’ultima categoria sembrerebbe appartenere il Diego Zapata che seguì l’infante Alfonso nella spedizione di conquista della Sardegna e che compare nei registri di cancelleria della serie Sardiniae col titolo di miles334.

In ricompensa dei servigi prestati alla Corona detto infante gli concesse in feudo secondo il costume d’Italia e col servizio di due cavalli armati 4.000 soldi di genovini annui sopra i redditi di qualsiasi villa del regno di Sardegna, riservando per sé il mero imperio, il laudemio, la fatica di trenta giorni e il diritto di appello da parte degli abitanti. Contemporaneamento affidò a Pere de Llibià e Arnau de Caçà, amministratori generali dei redditi nell’isola, il compito di individuare la villa o le ville da assegnargli in feudo, le cui rendite non eccedessero i 4000 soldi annui335. A questa donazione fece seguito l’investitura delle ville di Ortacesus e Quirra, site rispettivamente nelle curatorie di Trexenta e Sarrabus336.

Dopo il secondo trattato di pace stipulato tra Aragona e Pisa (25 aprile 1326)337 Diego Zapata perse la sua villa di Ortacesus a vantaggio del comune toscano, essendogli riconosciuto il diritto a rientrarne in possesso qualora la Corona l’avesse in qualche modo recuperata338.

Nel corso della sua breve esperienza di feudatario del regno di Sardegna entrò in contrasto col castellano di Quirra al quale non forniva quanto avrebbe dovuto per il mantenimento del castello339 e risulta deceduto alla data del 10 marzo 1332 quando il re Alfonso IV ingiunse al suo erede (non nominato) di prestare il servizio militare nella guerra contro i genovesi con un cavallo armato e uno alforrato340.

Da fonte letteraria apprendiamo che gli succedette il figlio Garcia, il cui nome, come quello del padre, è ben attestato tra gli Zapata del ramo riojano. Garcia Zapata morì pochi anni dopo il padre e i suoi discendenti non riuscirono a conservare il feudo che passò sotto il controllo del conte di Quirra341.

5.11. Guillem Sapera signore di Bangio Donico
Guillem Sapera o ça-Pera (Guillelmus de Petra nei documenti in latino) è un personaggio noto per aver preso parte alla spedizione di conquista della Sardegna del 1323-24 tra le fila dell’armata catalano-aragonese.

Narrano le fonti che durante il primo assedio a Castel di Cagliari, alla testa di soli otto cavalieri, si distinse in un temerario assalto alla porta di San Pancrazio, rischiando poi di soccombere dinanzi alla controffensiva dei pisani. Uomo di guerra dunque, verosimilmente cavaliere, al quale nel 1325 fu affidato il comando delle truppe inviate via mare a Porto Torres per sedare la ribellione di Sassari342.

Pur non essendo di origini nobili – il padre Bonanat Sapera era cittadino di Barcellona343 – non apparteneva certo ad una famiglia di secondo piano: il fratello, di nome anch’egli Bonanat, era infatti notaio regio e fido guardasigilli dell’infante Alfonso344, ed egli stesso suo domestico e segretario345.

Come premio per i servigi prestati alla Corona l’infante gli concesse una rendita di 4000 soldi di genovini annui sopra i redditi di qualsiasi villa del regno di Sardegna, affidando al governatore e agli amministratori generali il compito di individuare la villa o le ville da assegnargli in feudo secondo il costume d’Italia e col servizio di due cavalli armati346. La donazione avveniva con la riserva del mero imperio, del laudemio, della fatica dei trenta giorni e del diritto di appello da parte degli abitanti, ed era seguita a distanza di pochi tempo dalla relativa investitura347.

La scelta degli amministratori cadde sulle ville di Gergei, sita nella curatoria di Siurgus, e su quella di Bangio Donico, sita nella curatoria di Trexenta, precedentemente concessa a Teresa Gombau de Entença alla fine del 1323 senza che la donazione avesse avuto esito effettivo.

Dopo la seconda pace stipulata tra la Corona d’Aragona e Pisa, Guillem Sapera perse la sua villa di Bangio Donico a vantaggio del comune toscano essendogli per ciò riconosciuto un non meglio specificato diritto a titolo di indennizzo senza apparente riduzione del servizio militare, oltre alla promessa di rientrarne in possesso qualora i pisani l’avessero perduta o ceduta alla Corona348.

Quando il primo agosto 1327 l’infante Alfonso, nell’ambito di un accordo con i feudatari del regno di Sardegna che non detenevano il mero imperio, gli riconobbe la metà del denaro ricavato dall’esazione delle machizie nella sua villa di Gergei, tale diritto fu esteso anche alla villa di Bangio Donico nel caso in cui la Corona l’avesse in qualche modo recuperata349.

Da documenti posteriori si evince che Guillem Sapera aveva donato sin dal 1325 al fratello Bonanat la rendita di 4.000 soldi di genovini annui concessagli in feudo dall’infante Alfonso, mantenendone tuttavia l’usufrutto350 e continuando ad amministrare la villa di Gergei da effettivo feudatario tanto da prestare giuramento di fedeltà al nuovo re Pietro IV nel 1336351.

Non conosciamo la data della sua morte: di certo era ancora in vita nel 1340 quando operava come tutore del nipote Bonanat, figlio omonimo del defunto fratello352.

5.12. Perico de Llibià signore di Turri
Perico o Pere [III] de Llibià era figlio del più noto Pere [II] de Llibià, consigliere e stretto collaboratore dell’infante Alfonso, che seguì nella spedizione di conquista della Sardegna. Con carta del 21 giugno 1325 ottenne in feudo secondo il costume d’Italia una rendita annua di 4.000 soldi di genovini sopra i redditi di una o più ville della suddetta isola, col servizio di due cavalli armati e la riserva del mero imperio353. Come in altri casi analoghi furono gli amministratori generali Pere de Llibià e Arnau de Caçà ad individuare le ville da concedergli in feudo: Nuraminis S. Pietro, Borro e Moraxesus, site nella curatoria di Nuraminis, Gurgo de Sipollo e Sogus de Turri, site nella curatoria di Gippi, e Turri de Tragenta, sita nella curatoria di Trexenta354.

Quando la Corona d’Aragona stipulò la seconda pace con Pisa (25 aprile 1326), al comune toscano andarono tutte le ville delle curatorie di Gippi e Trexenta e al nostro Perico furono sottratte le ville di Gurgo de Sipollo, Sogus de Turri e Turri de Tragenta, col diritto a rientrarne in possesso qualora la Corona le avesse in qualche modo recuperate. Così quando l’infante Alfonso, sulla base di un accordo raggiunto con i feudatari della Sardegna che non detenevano il mero imperio, riconobbe a Perico de Llibià la metà del denaro proveniente dall’esazione delle machizie nelle sue ville di Nuraminis S. Pietro, Borro e Moraxesus, tale concessione fu estesa alle tre ville di Gippi e Trexenta da lui perdute, nel caso in cui le avesse riacquisite dopo il passaggio a Pisa355. Dalla documentazione riscontrata nei registri della Corona d’Aragona si evince che Perico non fu indennizzato con altri possedimenti, ma gli fu semplicemente riconosciuta la riduzione del servizio militare ad un cavallo armato. Sappiamo altresì che i redditi delle tre ville rimastegli erano così modesti che il servizio gli fu ulteriormente ridotto ad un cavallo alforrato, cioè armato alla leggera356.

L’avventura di Perico de Llibià come feudatario del regno di Sardegna sembrerebbe concludersi a Torroella de Montgrí il 21 marzo 1334, quando vendette al fratello Nicholau, feudatario di Siliqua357 e castellano del castello di Acquafredda358, le ville di Nuraminis S. Pietro, Borro e Moraxesus359.

Ma la morte di lì a qualche mese di Nicholau fece sì che Perico fosse nominato castellano del castello di Acquafredda360 e succedesse come erede universale nei possedimenti feudali del defunto fratello, prestando giuramento di fedeltà ore et manibus al re Alfonso IV361. In un documento databile alla fine del 1334 ove i feudatari del regno di Sardegna sono chiamati a contribuire in cavalli armati o denaro alla guerra contro i Doria, figura che:


En Perico de Libia te lochs valents de renda LXVII libres, XIII sols per les quals e tengut de fer serviy d’un cavall alforrat. Item te los lochs qui foren d’en Nicholay de Libia qui valen CXLII libres, X sols a serviy d’un cavall armat. E axi oltre los dits cavall armat e alforrat deu fer I altre cavall alforrat o pagar XX libres, V sols362.
Il 6 gennaio 1337 Ramon de Senesterra, come procuratore di Brunissenda, vedova «Petri de Libiano militis Turricelle de Montegrino» e tutrice del figlio minorenne ed erede universale Ramon, prestò giuramento di fedeltà e omaggio al re Pietro IV per le ville tenute in feudo dalla famiglia Llibià in Sardegna363.

5.13. Arnau de Caçà signore di Dei
Arnau de Caçà era un mercante cittadino di Maiorca364 noto per aver partecipato alla conquista della Sardegna come “patronus” di una cocca365. Precedentemente era stato amico personale e fidato consigliere dell’infante Ferdinando, fratello del re Sancio I di Maiorca, del quale fu procuratore in importanti atti diplomatici366 e che accompagnò in Grecia nella sfortunata campagna di Morea (Acaia) ove detto infante trovò la morte (1316)367.

In virtù dell’esperienza maturata tra gli almogàvers negli scenari di guerra del mediterraneo orientale fu tenuto in grande considerazione dall’infante Alfonso che nella documentazione cancelleresca si rivolge a lui con l’appellativo di «domesticus», affidandogli importanti missioni diplomatiche368 nonché la procura generale per riscuotere denaro a suo nome da qualunque persona nel regno di Sardegna sin dall’aprile 1324369.

Dall’epoca della conquista risiedette stabilmente nell’isola dapprima nel castello di Bonaria e poi in quello di Cagliari370 ricoprendo ruoli di primo piano in seno all’amministrazione regia: nel 1324 fu infatti nominato amministratore generale delle regie entrate in coppia con Pere de Llibià371, mentre dal 1331 operò come doganiere del Castello di Cagliari372. Morto Pere de Llibià alla fine dello stesso anno fu richiamato a coprire la carica di amministratore generale in qualità di reggente373. Risulta deceduto alla data del 6 settembre 1333374 e sostituito nell’ufficio di amministratore dal barcellonese Francesc Dierga375.

Dopo la prima pace tra Aragona e Pisa (25 aprile 1326) ricevette in feudo secondo il costume d’Italia le ville di Sheutas, Nuragi e Postmont site nella curatoria di Nuraminis, con la riserva del mero e misto imperio e il servizio di due cavalli armati376. In seguito la concessione fu ampliata con l’aggiunta delle ville di Monastir e Sigogus, site nella curatoria di Bonavoglia (alias Dolia) e Dei, sita nella curatoria di Trexenta377. In tale circostanza gli fu inoltre riconoscioto l’esercizio del misto imperio, rimanendo invariato il servizio in cavalli armati378.

Poiché la carta conteneva degli errori fu rinnovata alcuni mesi più tardi379 anche se le inesattezze non vennero del tutto eliminate. Si rese così necessaria, dietro istanza del Caçà, l’emanazione di una terza carta380 e poi ancora di una quarta dove finalmente le ville furono chiamate col loro giusto nome e collocate nelle debite curatorie. In quest’ultimo documento si fa riferimento alla villa di Dei che nel frattempo era stata ceduta a Pisa dopo la seconda pace stipulata tra la Corona d’Aragona e il comune toscano: al Caçà veniva riconosciuto il diritto a rientrarne in possesso qualora la regia curia l’avesse recuperata381.

Quando nell’agosto del 1327 l’infante Alfonso, sulla base di un accordo raggiunto con i feudatari dell’isola di Sardegna che non detenevano il mero imperio, riconobbe ad Arnau de Caçà la metà del denaro proveniente dall’esazione delle machizie nelle sue ville di Monastir, Sigogus, Sahutas, Nuraxi e Postmont, tale concessione avrebbe dovuto essere estesa anche alla villa di Dei nel caso in cui detto Arnau ne fosse rientrato in possesso382.

A compensare la perdita della villa trexentese non intervenne alcun rimborso ma la semplice riduzione del servizio militare da due cavalli armati ad uno armato e ad un altro alforrato383.

Morto Arnau de Caçà il diritto sulla villa di Dei dovette trapassare al figlio ed erede universale Nicolau de Caçà che il primo ottobre 1333 prestò a re Alfonso giuramento di fedeltà ed omaggio per le ville già possedute in feudo dal padre nelle curatorie di Dolia e Nuraminis384.



5.14. Francesc II Carroz signore di Arili, Siocco, Donigala Alba e Segolai
Francesc II Carroz apparteneva ad una delle più insigni famiglie della nobiltà valenzana, essendo il figlio primogenito dell’ammiraglio Francesco Carroz, signore del castello di Rebollet385. I Carroz furono tra i principali protagonisti della spedizione per la conquista del regno di Sardegna, in quanto l’ammiraglio Francesco, oltre ad essere stato nominato comandante della flotta reale, allestì ben venti galere armate a sue spese portando con sé i figli Francesc junior, Berenguer, Jaume e Nicolau386.

A circa un anno dalla conquista Francesc II Carroz, ricevette in feudo secondo il costume d’Italia una rendita annua di 10.000 soldi di genovini sopra i redditi di qualsiasi villa del regno di Sardegna, con l’inusuale concessione del mero e del misto imperio e un servizio di tre cavalli armati387. Come in altre concessioni del 1325 l’infante affidò agli amministratori generali Pere de Llibià e Arnau de Caçà il compito di individuare i luoghi da assegnare in feudo al rampollo del potente casato che fu investito entro breve tempo delle ville di Mandas, Escolca e Nurri, site nella curatoria di Siurgus, e di Arili, Siocco, Donigala Alba e Segolai site in quella di Trexenta. Da un inventario di feudatari e dei loro possessi in Sardegna databile attorno al maggio 1326 apprendiamo infatti che: «Lo noble Ffrancesch Carros, fill del almirayl, ha vila Mandas e vila Escolca e vila Nurri qui son en la curadoria de Suurgus. E vila Arili e vila Seoco e vila Donicaylalba e vila Segolay qui son en la curadoria de Tregenta»388.

Delle quattro ville trexentesi, tutte scomparse tra il XIV e il XVIII secolo, solo quella di Donigala Alba rimane di incerta localizzazione mentre la sopravvivenza dei toponimi Oliri, Nuraghe Oliri, Gruttas de Oliri (campagne tra Guasila e Samatzai), Siocco, Nuraghe Siocco (campagne a sud-est di Ortacesus) e dell’antica chiesa di S. Maria di Segolai (periferia settentrionale di Senorbì) permette di posizionare senza difficoltà le altre tre nella carta della Trexenta medievale389.

Dopo il trasferimento delle ville suddette ai pisani in seguito al secondo trattato di pace dell’aprile 1326, a Francresc II Carroz fu ridotto da tre a due il numero dei cavalli armati che era tenuto a fornire alla Corona, mentre a titolo di rimborso gli furono assegnate altre rendite nella curatoria del Sigerro390. A causa dell’aspro contrasto tra il padre e Raimondo de Peralta fu costretto a fare ritorno in patria dove si distinse nelle guerre contro i mori, ereditando successivamente la signoria di Rebollet. Nel 1343 lasciò le signorie di Mandas, Escolca e Nurri al fratello Nicolau391.



5.15. Pietro Penna mancato signore di Arili
Pietro Penna, unico personaggio non iberico coinvolto nella prima feudalizzazione della Trexenta, è sufficientemente noto in letteratura per essere stato notaio di Ugone II d’Arborea392 del quale fu anche ambasciatore presso la corte d’Aragona393. Sin dai primissimi tempi della conquista ottenne vari benefici da parte dell’infante Alfonso394 e nel 1328 fece parte della comitiva che accompagnò a Barcellona il domicello Pietro per essere armato cavaliere da Alfonso IV in occasione dei festeggiamenti per la sua incoronazione395. Pare che in quella circostanza abbia sconsigliato il rampollo di sottomettersi all’autorità del sovrano d’Aragona suscitando le ire di quest’ultimo che lanciò contro di lui gravissime accuse396. Lo strappo tuttavia si ricucì e le missioni del Penna in terra iberica continuarono sino al 1331397. Nel 1332 risulta passato al servizio dei Doria, all’epoca acerrimi nemici degli Arborea398.

Nel 1325, con carta data a Daroca il 12 luglio, l’infante Alfonso gli concesse la villa di Arili399 sita nella curatoria di Trexenta, in feudo secondo il costume d’Italia e col censo di un bacile d’argento dorato («unum ciphum argenti deauratum») da corrispondere ogni anno il primo di gennaio. La donazione prevedeva che qualora la villa fosse stata già assegnata o la sua rendita annua avesse ecceduto le 50 libbre in moneta di Genova, l’infante gli avrebbe assegnato la villa di Ortacesus, sita nella medesima curatoria, a patto che il suo reddito annuo non superasse la predetta quantità di moneta. Nel caso in cui entrambe le ville fossero state già concesse gli avrebbe assegnato mille soldi di genovini annui sopra i redditi di qualsiasi altra villa o ville del regno di Sardegna affidando a Pere de Llibià e Arnau de Caçà, amministratori generali dei redditi, il compito di individuare la villa o le ville da concedergli in feudo secondo il costume d’Italia, con le riserve del mero imperio, del laudemio, della fatica di trenta giorni e del diritto di appello da parte degli abitanti400.



Entrambe le ville risultarono tuttavia indisponibili: quella di Arili, su cui vantava diritti il monastero femminile di San Giorgio o Santa Greca di Decimo401, perchè infeudata a Francesc II Carroz, quella di Ortacesus perché già assegnata al cavaliere Diego Zapata. A motivo di ciò l’infante condonò al Penna il censo di un bacile d’argento dorato che questi era tenuto a corrispondere ogni anno. Poiché inoltre detto notaio nel volgere di un anno non era ancora entrato in possesso di tutti i 1.000 soldi di rendita promessigli in alternativa, l’infante ordinò agli amministratori Pere de Llibià e Arnau de Caçà di ridurre ad un solo fiorino d’oro il censo annuo dovuto per un orto e altri beni da lui tenuti in enfiteusi, che gli venivano confermati anche qualora il loro reddito avesse dovuto eccedere le 32 libbre e 10 soldi annui402.


1 Cfr. Francesco Cesare Casula, La Sardegna aragonese, Chiarella, Sassari, 1990, vol. I.

2 Cfr. Marco Tangheroni, La città dell’argento, Liguori Editore, Napoli, 1985. Questa parte fu poi suddivisa a metà tra i due rami della famiglia: cfr. Dionigi Scano, Scritti inediti, Gallizzi, Sassari, 1962, pp. 91-92.

3 Cfr. Sandro Petrucci, Re in Sardegna, a Pisa cittadini. Ricerche sui «domini Sardinee» pisani, Cappelli editore, Bologna, 1988.

4 Ibidem, pp. 152-153.

5 Il riconoscimento di Mariano quale Signore della terza parte del Giudicato di Cagliari ereditata dall’Arborea nella persona di Guglielmo di Capraia è testimoniata, tra i vari documenti, da un’epigrafe del 1288 dipinta nell’abside della cattedrale di San Pantaleo in Dolianova: cfr. Maria Cristina Cannas, Lucia Siddi, Elisabetta Borghi, Gli affreschi absidali della Cattedrale di San Pantaleo in Dolianova, Cagliari, 1997, pp. 12, 20, 55, tavv. II-III.

6 Cfr. Francesco Artizzu, Rendite pisane nel giudicato di Cagliari agli inizi del secolo XIV, in “Archivio Storico Sardo”, XXV, 3-4, 1958, pp. 4-7; Id. La Sardegna pisana e genovese, Chiarella, Sassari 1985, pp. 141-146; Francesco Cesare Casula, La Sardegna aragonese cit., vol. I, p. 77 e ss.

7 Cfr. Francesco Artizzu, Società e istituzioni nella Sardegna medioevale, Cagliari, 1995, pp. 59-72.

8 Cfr. Francesco Artizzu, Il Registro n. 1352 dell’Archivio di Stato di Pisa (Opera del Duomo), in “Annali della Facoltà di Magistero dell’Università di Cagliari”, n. s. VI-II, 1982, pp. 5-93.

9 Cfr. Prospero de Bofarull y Mascarò (ed.), Compartiment de Sardenya, in Ripartimientos de los reinos de Mallorca, Valencia y Cerdeña (Colección de documentos inéditos del Archivo General de la Corona de Aragón, XI), Barcelona 1856. Cfr. anche Arrigo Solmi, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel medio evo, Cagliari, 1917, Appendice VI, pp. 425-432.

10 Cfr. Arrigo Solmi, Studi storici della Sardegna nel medio evo, cit., p. 427.

11 Cfr. Maria Bonaria Urban, L’istituto del veguer e l’amministrazione della città di Cagliari. Alcune note preliminari, in El món urbà a la Corona d’Aragó, XVI Congrés d’Història de la Corona d’Aragó (Barcelona-Lleida, 7-12 setembre del 2000), Actes, vol. III, Barcelona, 2003, pp. 1024-1026.

12 ACA, Real Cancillería, reg. 389, f. 56r (1323 luglio 16, assedio di Villa di Chiesa).

13 Cfr. Maria Bonaria Urban, L’istituto del veguer e l’amministrazione della città di Cagliari. Alcune note preliminari cit.

14 Cfr. infra, § 5.1.

15 ACA, Real Cancillería, reg. 389, ff. 78r-79v (1323 dicembre 30, assedio di Villa di Chiesa).

16 ACA, Real Cancillería, reg. 390, f. 148r-v (1324 gennaio 26, assedio di Villa di Chiesa).

17 ACA, Real Cancillería, reg. 389, ff. 93r-94v (1324 marzo 11, assedio del Castello di Cagliari). Non si può non rimarcare l’assonanza del toponimo con la villa trexentese di Frius, all’epoca spopolata e di cui non abbiamo trovato traccia nei registri relativi alla luogotenenza dell’infante Alfonso.

18 L’enfiteusi comporta in sostanza una distinzione tra il dominio diretto (il proprietario del bene) e il dominio utile (la persona che riceve e usa la proprietà).

19 ACA, Real Cancillería, reg. 390, f. 144r (1324 luglio 16, castello di Bonaria).

20 ACA, Real Cancillería, reg. 390, f. 137r-v (1324 giugno 27/luglio 1, Castello di Bonaria).

21 ACA, Real Cancillería, reg. 390, f. 120v (1324 giugno 30, in campo de Bonayre).

22 Cfr. Maria Giuseppina Meloni, Ordini religiosi e politica regia nella Sardegna catalano-aragonese della prima metà del XIV secolo, in “Anuario de Estudios Medievales”, 24, 1994, pp. 841-842.

23 Cfr. infra, § 5.2.

24 ACA, Real Cancillería, reg. 390, f. 190r-v (1324 ottobre 2, Barcellona).

25 Francesco Cesare Casula, I trattati diplomatici sardo-aragonesi del 1323-1326, in Luisa D’arienzo (ed.), Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra medioevo ed età moderna. Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, Bulzoni Editore, Roma 1993, vol. I, pp. 209-211; Id. Dizionario storico sardo, Carlo Delfino editore, Sassari, 2001, s.v. «trattato», pp. 1084-1087.

26 Cfr. infra, § 5.2.

27 Cfr. infra, § 5.3.

28 Cfr. infra, § 5.4.

29 Cfr. infra, § 5.5.

30 Cfr. infra, § 5.6.

31 Cfr. infra, § 5.7. La carta di infeudazione indica un servizio complessivo di cinque cavalli armati per le ville di Bangio de Arili, Seuni e Suelli nella curatoria di Trexenta e per quelle di Donigala e Siurgus nella curatoria di Siurgus. Quando il de Cruilles perse le tre ville trexentesi dopo la seconda pace con Pisa del 1326 (cfr. infra, § 6), tale servizio fu ridotto a due cavalli armati.

32 Cfr. Maria Mercé Costa, Ufficiali di Pietro il Cerimonioso a Villa di Chiesa, in Studi su Iglesias medioevale, ETS Editrice, Pisa 1985, pp. 216-217.

33 Cfr. infra, § 5.8.

34 Cfr. Arrigo Solmi, Le carte volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari. Testi campidanesi dei secoli XI-XIII, Firenze, 1905, doc. XI, pp. 24-26.

35 Cfr. Corrado Zedda, L’ultima illusione mediterranea. Il comune di Pisa, il regno di Gallura e la Sardegna nell'età di Dante, AM&D Edizioni, Cagliari 2006, p. 384.

36 Cfr. Francesco Floris, Feudi e feudatari in Sardegna, Edizioni Della Torre, Cagliari, 1996, vol. I., p. 36 e ss.

37 Cfr. Francesco Artizzu, Il Registro n. 1352 dell’Archivio di Stato di Pisa (Opera del Duomo) cit. Tale composizione, definita componiment nei documenti in catalano, costituì la base privilegiata per definire le rendite delle varie ville nel corso di tutta la prima età feudale sino a confluire nel cosiddetto Compartiment de Sardenya del 1358.

38 Cfr. Carlo Mistruzzi di Frisinga, La successione nobiliare femminile in Italia, in “Hidalguia”, VI, 28, mayo-junio 1958, p. 532.

39 Tale fu il caso, ad esempio, del nobile Jofré Gilabert de Cruïlles, esentato a più riprese per i gravosi incarichi militari ricoperti fuori dall’isola.

40 Cfr. Francesco Loddo Canepa, Rapporti fra feudatari e vassalli in Sardegna, in Fra il passato e l’avvenire. Saggi storici sull’agricoltura sarda in onore di Antonio Segni, CEDAM, Padova, 1965, p. 275 e ss.

41 Cfr. infra, § 5.9.

42 Cfr. infra, § 5.5.

43 Cfr. infra, § 5.10.

44 Cfr. infra, § 5.11.

45 Cfr. infra, § 5.12.

46 Cfr. infra, § 5.13.

47 Cfr. infra, §§ 5.14-5.15.

48 Cfr. Pasquale Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, Torino, 1861, t. I, parte seconda, sec. XIV, doc. XXXII, pp. 679-680; Francesco Cesare Casula, I trattati diplomatici sardo-aragonesi del 1323-1326 cit., pp. 211-213. Una copia del trattato con le clausole di infeudazione è in ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 210r-211r.

49 Cfr. Rafael Conde y Delgado de Molina, Antonio Maria Aragó Cabañas, Castell de Càller. Cagliari catalano-aragonese, Edizioni dell’Istituto sui rapporti italo-iberici, Cagliari, 1984, doc. I, p. 202.

50 Cfr. infra, §§ 5.2-5.14.

51 Cfr. Francesco Floris, Feudi e feudatari in Sardegna cit., vol. I, p. 307; F. Artizzu, Indagine sulla Trexenta. Un territorio rimasto a Pisa dopo la pace del 1326, in “Annali della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Cagliari”, n. s. XXI, 1998, pp. 126-127.

52 Cfr. Francesco Artizzu, L’Aragona e i territori pisani di Trexenta e Gippi, in “Annali della Facoltà di Lettere, Filosofia e Magistero dell’Università di Cagliari”, XXX, 1967, Cagliari, 1968 (estratto), pp. 8-9; Id., Pisani e catalani nella Sardegna meridionale, CEDAM, Padova 1973, pp. 139-140; Valentina Grieco, I feudi pisani di Gippi e Trexenta, in Joan Armangué i Herrero (ed.), Aragonensia. Quaderno di studi sardo-catalani, Arxiu de Tradicions-Grafica del Parteolla, Cagliari-Dolianova, 2003, p. 54.

53 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 59r (1331 gennaio 13, Valenza).

54 José de Santiago, Los Entenza. Ricos-hombres de Aragón, in “Linajes de Aragón”, V, 13, 1914, pp. 217-229.

55 La genealogia di questa branca del lignaggio è chiarita da Manuel Pastor i Madalena, El cartulari de Xestalgar: memòria escrita d’un senyoriu valencià, Fundació Noguera, Barcelona, 2004, pp. 39-48 e p. 90 (quadro genealogico).

56 Cfr., tra gli altri, Jerónimo. Zurita, Anales de Aragón, edizione in formato elettronico, Institución «Fernando el Católico», libro VI, cap. LV; Francesco Cesare Casula, Dizionario storico sardo, Carlo Delfino ed., Sassari, 2001, s.v. Carròs, Berengario, p. 345; Onofre Esquerdo, Nobiliario valenciano (prólogo, trancripción y notas por J. Martínez Ortiz), Valencia, 2001, p. 200.

57 Cfr. Maria Teresa Ferrer i Mallol, Ramon de Cardona: capità general de l’exèrcit güelf i governador de Sardenya (†1338), in Paolo Maninchedda (ed.), La Sardegna e la presenza catalana nel Mediterraneo, Atti del VI congresso (III Internazionale) dell’Associazione Italiana di Studi Catalani (Cagliari 11-15 ottobre 1995), CUEC editrice, Cagliari, 1998, vol. I, pp. 57-58; Ead., Ramon de Cardona, militar y diplomático al servicio de cuatro reinos, in “Universitade do Porto. Revista da Facultad de Letras. História”, II série, XV, tomo II, 1998, pp. 1433-1434 e p. 1451 (quadro genealogico).

58 ACA, Real Cancillería, reg. 389, f. 74v (1323 novembre 19, assedio di Villa di Chiesa). La promessa di donazione fu confermata dall’infante Alfonso e dalla moglie Teresa con carta data in obsidione Ville Ecclesie il 30 dicembre dello stesso anno: ACA, Real Cancillería, reg. 389, ff. 79v-80r.

59 ACA, Real Cancillería, reg. 389, f. 75r (1323 novembre 19, assedio di Villa di Chiesa).

60 Ibidem.

61 Cfr. Caterina Lilliu, Il territorio di Senorbì e la Trexenta. L’età romana, in Museo Sa Domu Nosta, Cagliari, 1990, p. 31.

62 Cfr. RAS, Carta tecnica della Sardegna. Foglio n° 458-Senorbì, sez. B2, ediz. 1970 (scala 1:10.000); IGMI, Carta topografica d’Italia scala 1:25.000. Foglio n° 548 sez. IV-Senorbì, Firenze, 1992. L’aggettivo donico/donicu indica, dal latino “dominicus”, un possedimento relazionato alla famiglia giudicale cagliaritana. Nel 1215 è testimoniato un armentariu de iudigi de sa billa de Baniu: cfr. A. Solmi, Le carte volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari. Testi campidanesi dei secoli XI-XIII cit., doc. XIII, p. 31.

63 Cfr. Giuseppe Meloni, L’Italia medievale nella Cronaca di Pietro IV d’Aragona, CNR-Centro di studi sui rapporti italo-iberici, Cagliari, 1980, pp. 60-61; Francesco Floris, Dizionario delle famiglie nobili della Sardegna, Edizioni della Torre, Cagliari, 2009, vol. 1 (A-M), s.v. Cardona, p. 174.

64 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 26v-27v (1324 luglio 14, castello di Bonaria).

65 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 99r-100v (1325 aprile 20, Valenza).

66 ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 29v-30v (1326 dicembre 30, Teruel).

67 ACA, Real Cancillería, reg. 514, f. 210v (1332 agosto 15, Valenza).

68 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 147v (1331 giugno 27, Barcellona).

69 ACA, Real Cancillería, reg. 514, ff. 210v-212v (1332 agosto 15, Valenza); 234v-236r (stesso luogo e data).

70 Il più antico esponente conosciuto è un B. de Libiano documentato in vita nel 1228, forse lo stesso Bn. De Lebiano cavaliere di Episcopalis (attuale La Bisbal d’Empordà, Girona) marito di una Geralda, che risulta defunto in un’epigrafe del 1238: cfr. Pere Català i Roca, Miguel Brasó i Vaqués, Castell de Montgrí, in Pere Català i Roca (dir.), Els castells catalans, vol. II, Rafael Dalmau Editor, Barcelona, 1991 (II ediz.), p. 795, nota 7; Pere Caner, Incripcions a les llindes i teules pintades a Calonge, in “Annals de l’Institut d’Estudis Gironins”, 20, 1970, p. 380. L’apocrifo seicentesco noto col titolo di Trovas de Mossen Jaime Febrer, edizione a cura di Joaquín María Bover, Palma de Mallorca, 1848, p. 157, narra le gesta di un Ramon Llibià al seguito di Giacomo I nella conquista cristiana di Valenza del 1238. Lo scudo del personaggio è così descritto: su campo d’azzurro una testa di leone d’oro con lingua di rosso. Secondo Martí de Riquer, Heràldica catalana des de l’any 1150 al 1550, Barcelona, 1983, vol. I, p. 231, n° 282, il blasone della famiglia Llibià contemplava un grifo d’oro linguato e armato di rosso in campo d’azzurro.

71 Cfr. Gran Enciclopèdia Catalana (d’ora in avanti GEC), voci Fontanilles e Llabià. Anche nel caso del nome del paese la grafia è vacillante: cfr. Joan Coromines (dir.), Onomasticon Cataloniae, vol. V (L-N), Barcelona, 1996, p. 54, s. v. Llebià, con attestazioni a partire dalla metà del secolo XI (Libiano).

72 Cfr. José Pella y Forgas, Historia del Ampurdán. Estudio de la civilización en las comarcas del Noreste de Cataluña, Barcelona 1883 (rist. anastatica Olot 1980), p. 609 e ss.; X. Soldevila i Temporal, Masades i servituds a Torroella de Montgrí i la seva comarca (1290-1340), in Rosa Congost, Lluís To (eds.), Homes, masos, hostòria.La Catalunya del Nord-Est (segles XI-XX), Barcelona, 1999, p. 93.

73 Cfr. GEC, vol. 9, Barcelona 1976, p. 203, s.v. Llebià, Pere de [o de Llibià].

74 Cfr. Ferran Soldevila, Pere el Gran. Segona parte: el regnat fins a l’any 1282, Barcelona, 1995 (II ediz.), pp. 46-48, Apèndix I, docc. n. 40 e 85, pp. 75 e 99.

75 Cfr. Francisco A. Roca Traver, El justicia de Valencia, 1238-1321, Valencia, 1970, pp. 96-97, 428.

76 Cfr. Ramón Muntaner, Crónica catalana, edizione a cura di A. de Bofarull, Barcelona, 1860, cap. CLXXII, pp. 326-327; Elena Lourie, La colonización cristiana de Menorca durant el reinado de Alfonso III “El Liberal”, rey de Aragón, in “Analecta Sacra Tarraconensia”, 53-54, 1980, p. 181 e ss.

77 Cfr. Ramón Muntaner, Crónica catalana, cit, cap. CLXXII, p. 327.

78 Cfr. Giuseppe La Mantia, Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia (1282-1355), vol. I, Palermo, 1918, doc. LXXXVII, p. 174 (anno 1285).

79 ACA, Real Cancillería, reg. 76, f. 22 (1288 febbraio 24, Barcellona). Lettera di Alfonso II d’Aragona a «Petro de Libiano, thesaurario nostro in regno Maioricarum» edita, tra gli altri, da Jocelyn N. Hillgard, Diplomatari Lul·lià. Documents relatius a Ramon Lull i a la seva família, Universitat de Barcelona, Barcelona, 2001, p. 49, doc. 22.

80 Elena Lourie, La colonización cristiana de Menorca cit., pp. 139, 154.

81 Cfr. Maria Teresa Ferrer i Mallol, Organització i defensa d’un territori de fronterer. La governació d’Oriola en el segle XIV, Barcelona 1990, p. 24. Del luglio dell’anno precedente è una lettera dello stesso re ai giurati di Vila-real dove è nominato «Petrus de Libiano, baiulus noster in regno Valencie generalis»: ACA, Real Cancillería, reg. 194, f. 151v.

82 Cfr. Juan Manuel del Estal, Corpus documental del Reino de Murcia bajo la soberanía de Aragón (1296-1304/5), vol. I/3, Alicante 1999, pp. 55-56, ove sono citati «Petrus de Libiano quondam» e il figlio «Bernardus de Libiano» in riferimento alla custodia del castello valenzano di Bayern.

83 ACA, Real Cancillería, reg. 261, f. 127v (1293 settembre 1, Saragozza).

84 Cfr. Antoni Conejo da Pena, Assistència hospitalària i defensa del territori al Baix Ebre: la fortalesa-hospital de Sant Jordi d'Alfama i l'hospital del Perelló, in “Recerca”, 8, 2004, p. 256.

85 Cfr. Christian Guilleré, Girona al segle XIV, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, Barcelona 1993, vol. I, p. 133.

86 Cfr. Juan Manuel del Estal, Itinerario de Jaime II de Aragón (1291-1327), Institución «Fernando el Católico», Zaragoza, 2009, p. 243 e ss.

87 Esercitò la carica sino al 1312: cfr. Juan Manuel del Estal, Itinerario de Jaime II de Aragón cit., pp. 320, 322, 422.

88 Cfr. Eduardo de Mariátegui, Arquitectura militar de la edad media en España: castillo de Torruella de Montgrí (Cataluña). Siglo XIII, in “El Arte en España”, VI, 1867, pp. 143-150; J. De Camps i Aboix, Records històrics de Torroella i del castell de Montgrí, Barcelona 1911, ora in “Papers de Mongrí”, 12, 1994, pp. 48-54; Pere Català i Roca, Miguel Brasó i Vaqués, Castell de Montgrí cit., pp. 790-791.

89 Josep Maria Sans i Travé, La fi dels Templers catalans, Pagés Editors, Lleida, 2008, pp. 135-137.

90 ACA, Real Cancillería, reg. 150, f. 37r (1312 agosto 5, Barcellona).

91 Arxiu Diocesà de Girona: http://www.arxiuadg.org/arxiu/annex/rubriques.htm, n. 154.

92 Cfr. Maria Bonaria Urban, L’istituto del veguer e l’amministrazione della città di Cagliari. Alcune note preliminari, in El món urbà a la Corona d’Aragó, XVI Congrés d’Història de la Corona d’Aragó (Barcelona-Lleida, 7-12 setembre del 2000), Actes, vol. III, Barcelona, 2003, pp. 1024-1026.

93 ACA, Real Cancillería, reg. 389, f. 56r (1323 luglio 16, assedio di Villa di Chiesa).

94 ACA, Real Cancillería, reg. 390, ff. 139r-140v (1324 luglio 13, castello di Bonaria).

95 ACA, Real Cancillería, reg. 390, ff. 193v-194r (1324 ottobre 29, Lerida). Nel 1326 percepiva un salario semestrale di 200 lire, oltre a 140 lire per mantenere sei cavalli armati: cfr. Marco Tangheroni, La città dell’argento cit., pp. 237-238.

96 Cfr. Marco Tangheroni, Sardegna mediterranea cit., pp. 12-13.

97 ACA, Real Cancillería, reg. 402, f. 141r-v (1326 agosto 12, Fraga).

98 La carta della nuova nomina è in ACA, Real Cancillería, reg. 508, ff. 165v-166v (1328 ottobre 26, Barcellona).

99 Cfr. Francesco Cesare Casula, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, Cedam Padova 1970, docc. 59, 92, 95, pp. 80, 99-101, 103.

100 ACA, Real Cancillería, reg. 512, ff. 184v-185r (1331 luglio 20, Barcellona); ASC, Antico Archivio Regio, BC5, f. 23r-v (stesso documento).

101 ACA, Real Cancillería, reg. 512, f. 220v (1331 luglio 31, Barcellona).

102 Cfr. Francesco Cesare Casula, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno cit., doc. 122, p. 119.

103 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 3r-4r (1324 maggio 1, assedio del castello di Cagliari).

104 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 4v-5r (1324 maggio 1, assedio del castello di Cagliari).

105 Identico formulario e riserve, mutatis mudandis, presentano le concessioni della villa di Geridu a Guillem Oulomar (ACA, Real Cancillería, reg. 389, ff. 91r-92r) e della villa di Santadi a Gomita d’Acene de Pixina (ACA, Real Cancillería, reg. 390, ff. 125r-126r), rilasciate tra il 12 febbraio e il 23 marzo 1324.

106 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 12v-14r (1324 luglio 5, castello di Bonaria).

107 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 142v-144r (1325 giugno 7, Daroca).

108 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 144r-v (1325 giugno 7, Daroca). Il documento si riferisce propriamente all’investitura della sola rendita, essendo affidato all’altro amministratore generale Arnau de Caçà il compito di individuare la villa da concedergli in feudo. Da una lettera dell’infante Alfonso posteriore di oltre un anno apprendiamo che la scelta cadde su Siliqua: ACA, Real Cancillería, reg. 402, ff. 140v-141r.

109 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 144v-145v (1325 giugno 7, Daroca).

110 Il testo del trattato, pubblicato in Pasquale Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, Tomo I, Parte seconda, sec. XIV, doc. XXXII, pp. 677-681, è consultabile anche in ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 205r-212r.

111 ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 230r-232v (1327 agosto 1, Morella).

112 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 59r (1331 gennaio 13, Valenza).

113 ACA, Real Cancillería, reg. 514, f. 219r-v (1332 agosto 24, Valenza).

114 Cfr. Charles-Jean-Marie de Tourtoulon, Les français aux expédicions de Mayorque et de Valence sous Jacques le Conquérant, roi d’Aragon (1229-1238), in “Revue Nobiliaire Historique et Biographique”, n. s., tome II, 1866, p. 228; M. H. Laurent, Le culte de S. Louis d’Anjou à Marseille au XIV siècle, Roma 1954, p. 31.

115 Un Geraldus de Montpao e il fratello Aicius provenienti dalla Dordogna sono documentati in Paul François Étienne Cholet (ed.), Cartulaire de l’abbaye de Saint-Étienne (en Saintonge), Niort 1868, charte CCCLXXVII (anni 1083-1098), pp. 158-159. Sempre in Dordogna un castellum de Montpao è attestato nel 1170: cfr. Alexis J. D. de Gourges, Dictionnaire topographique du départiment de la Dordogne comprenant les noms de lieu anciens e modernes, Paris 1873, s. v. Montpont.

116 Cfr. GEC, vol. 10, Barcelona 1977, p. 265; J. Corominas (dir.), Onomasticon Cataloniae, vol. 5 (L-N), Barcelona 1996, s. v. Montpaó, pp. 269-270; Nomenclàtor oficial de toponímia major de Catalunya, Generalitat de Catalunya-Institut d’Estudis Catalans, Barcelona, 2003, pp. 198, 201, 410, 988. La base etimologica del toponimo è costituita dai sostantivi latini mons-montis (monte), e pavo-pavonis (pavone), nome di un uccello ma anche di persona, per cui Mons Pavonis avrebbe designato in origine semplicemente un’altura proprietà di una persona con questo nome.

117 Cfr. Nomenclàtor oficial de toponímia major de Catalunya cit., p. 988. Del monumento, ridotto in completa rovina, è data una sommaria descrizione in Joan-Ramon González i Pérez, Josep-Ignasi Rodríguez i Duque, Daniel Rubio i Ruiz, Els testimonis arqueològics del telègraf òptic, in Arqueologia de la comunicació. Actes de les IV jornades d’arqueologia industrial de Catalunya (Girona 6, 7 i 8 de noviembre de 1997), Barcelona, 2001, p. 604.

118 Cfr. Joan Corominas (dir.), Onomastocon Cataloniae, vol. 5 cit. p. 370, secondo cui tutti o buona parte dei toponimi Montpaó registrati in Catalogna sono derivati da quello della Segarra.

119 Cfr. Jaime Finestres y de Monsalvo, Historia de el real monasterio de Poblet, tomo I, Cervera 1753, pp. 53-56; Pere Català i Roca, Comentari marginal, in Id. (dir.), Els castells catalans, vol. IV, Rafael Dalmau Editor, Barcelona 1993 (II ediz.), pp. 399- 400.

120 Cfr. Antoni Virgili, Les conquestes catalanes del segle XII i els repartiments, in E. Guinot, J. Torró (eds.), Repartiments medievals a la Corona d’Aragó (segles XII-XIII), Universitat de València, València, 2007, p. 67.

121 Cfr. Jaime Finestres y de Monsalvo, Historia de el real monasterio de Poblet, I cit., p. 321.

122 Cfr. Agustín Altisent, Un poble de la Catalunya Nova els segles XI i XII. L’Espluga de Francolí de 1079 a 1200, in “Anuario de Estudios Medievales”, 3, 1966, pp. 131-213.

123 Cfr. Carolina Batet Company, L’aigua conquerida. Hidraulisme feudal en terres de conquesta: alguns exempls de la Catalunya Nova i Mallorca, Universitat de València, València, 2006, p. 67-69.

124 Cfr. Joseph Marie Antoine Delaville Le Roulx, Les archives de l’ordre de l’Hôpital dans la péninsule ibérique, Paris, 1893, p. 96.

125 Cfr. Jaime Finestres y de Monsalvo, Historia de el real monasterio de Poblet, tomo III, Cervera, 1756, p. 67.

126 Interessante il dato prosopografico offerto da Agustín Altisent, Un poble de la Catalunya Nova els segles XI i XII. L’Espluga de Francolí cit., pp. 174-175, secondo cui Guillem e Bernat de Montpaó, quest’ultimo padre di un Berenguer, erano figli di Pere Ponç de Segura e fratelli di Guerau de Segura. Questo Guillem de Montpaó è da identificare quasi certamente col personaggio dallo stesso nome, signore di Rocamora, morto nel 1198 e sepolto nel monastero di Poblet: cfr. Jaime Finestres y de Monsalvo, Historia del real monasterio de Poblet, I cit., p. 321. Da notare che sono vari i membri della famiglia Montpaó a portare i nomi di Pere e Ponç nel corso dei secolo XIII e XIV.

127 Cfr. Santiago Albertí, Diccionari biogràfic, vol. III (M-P), Barcelona, 1969, p. 277; Robert I. Burns, Transition in Crusader Valencia: Years of Triumph, Yars of Wor, 1264-1270, Princeton University Press, 2001, pp. 34-36, 243-244, 281.

128 Cfr Robert I. Burns, Transition in Crusader Valencia cit., doc. 657, p. 196.

129 Cfr. Santiago Albertí, Diccionari biogràfic, vol. III (M-P), Barcelona, 1969, p. 277, s. v. Montpaó, Pere de; Enric Guinot, El repartiment feudal de l’Horta de València al segle XIII: jerarquització social i reordinació del paisatge rural, in Enric Guinot, Josep Torró (eds), Repartiments medievals a la Corona d’Aragó (segles XII-XIII), Valencia, 2007, pp. 180-181.

130 Cfr. Josep Maria Sans i Travé, Relacion de la casa del Temple a Barberà amb el monastir de Santes Creus (siglo XIII), “Analecta Sacra Tarraconensia”, 48, 1975, p. 44.

131 Cfr. Santiago Albertí, Diccionari biogràfic cit., p. 277, s. v. Monpaó, Bernardo de.

132 Cfr. Jaime Finestres y de Monsalvo, Historia del real monasterio de poblet, I cit., p. 321; Joan Francesc Cabestany, Els enterraments amb sarcòfag del monestir de Poblet (segles XII a XIV), in Necròpolis i sepoltures medievals de Catalunya, «Acta Mediaevalia», annex 1, Pedralbes-Barcelona, 1982, p. 291.

133 Cfr. Pere Català i Roca, Castell de Siurana, in Id. (dir.), Els castells catalans, vol. IV, Barcelona 1993 (II ediz.), pp. 420-422.

134 Cfr. Joaquim Miret i Sans, Pere Català i Roca, Castell de Conesa, in Pere Català i Roca (dir.), Els castells catalans, vol. IV, Barcelona 1993 (II ediz.), pp. 221-222.

135 Cfr. Andrés Giménez Soler, El poder judical en la Cotona de Aragón, Barcelona, 1901, pp. 38-39, nota 3.

136 ACA, Real Cancillería, reg. 264, f. 85r.

137 Cfr. Memorial Histórico Español: coleccion de documentos, opúscolos y antigüedades que publica la Real Academia de la Historia, t. III, Madrid. 1852, pp. 429-430.

138 Cfr. Cortes de los antiguos reinos de Aragón y de Valencia y Principado de Cataluña. Cortes de Cataluña, tomo I/I, Madrid, 1896, p. 163.

139 Diminutivo di Pietro.

140 ACA, Real Cancillería, reg. 261, f. 74v (1293 giugno 5, Teruel).

141 ACA, Real Cancillería, reg. 261, f. 112r (1297 ottobre 20, Teruel).

142 Cfr. Jaime E. Martinez Ferrando, Jaime II de Aragón. Su vida familiar, Barcelona 1948, vol. II, p. 143.

143 Cfr. Jerónimo Zurita, Anales de Aragón cit., libro VI, cap. XLIII.

144 Cfr. Jaime E. Martinez Ferrando, Jaime II de Aragón cit., vol. I, doc. n° 154, p. 106, vol. II, p. 61.

145 Cfr. Josep María Llobet i Portella, Dues lletres de la cort de la vegueria de Montblanc i la resposta a una d’elles (1318-1319), in “Aplec de Treball”, 17, 1999, pp. 10, 13.

146 ACA, Real Cancillería, reg. 402, f. 146r-v (1326 agosto 12, Fraga).

147 Cfr. Rafael Conde y Delgado de Molina, Antonio Maria Aragó Cabañas, Castell de Càller. Cagliari catalano-aragonese, CNR-Istituto sui rapporti italo-iberici, Cagliari, 1984, p. 246 (indice analitico, s. v. Montpaho).

148 ACA, Real Cancillería, reg. 401, f. 4r-v (1326 maggio 16, Barcellona).

149 ACA, Real Cancillería, reg. 401, ff. 5r-6r (1326 maggio 16, Barcellona): cfr. Angelo Castellaccio, Note sull’ufficio del veguer in Sardegna. 1. Sassari, in Luisa D’Arienzo (ed.), Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra medioevo ed età moderna cit., vol. I, pp. 234-236. Questa evidente anomalia di una medesima persona nominata a capo di due importanti uffici con sedi ai capi opposti dell’isola si risolse pochi mesi dopo, quando Bernardo de Boxados, governatore generale del regno, sostituì Ramon de Montpaó nella custodia del castello e delle torri di Cagliari: ACA, Real Cancillería, reg. 402, f. 149v (1326 agosto 12, Fraga).

150 Cfr. Luisa D’Arienzo, Carte reali diplomatiche di Pietro IV il Cerimonioso, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, CEDAM, Padova, 1970, p. 9, nota 10.

151 Cfr. Maria Bonaria Urban, Cagliari fra Tre e Quattrocento, Edizioni dell’Istituto sui rapporti italo-iberici, Cagliari, 2000, p. 83.

152 Cfr. José Gramunt, Los linajes catalanes de Cerdeña, Barcelona, 1958, p. 112. Lo stemma di Ramon de Montpaó si conserva nel cortile della caserma La Marmora di Sassari, proveniente dal distrutto castello della città: cfr. Daniela Rovina, L’età medievale, in Sassari. Le origini, Gallizzi, Sassari, 1989, p. 137, fig. 18.

153 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 26r-v, 43v-44v (1324 luglio 11, castello di Bonaria).

154 Cfr. RAS, Carta tecnica della Sardegna. Foglio n° 458-Senorbì, sezz. A2, B2, ediz. 1970 (scala 1:10.000); IGMI, Carta topografica d’Italia scala 1:25.000. Foglio n° 548 sez. IV-Senorbì, Firenze, 1992.

155 ASC, Notai di Cagliari, Atti sciolti, b. 254, Stefano Daranda, vol. 3, f. 32r (15 aprile 1455).

156 Cfr. Daniela Artizzu, Indagine in alcuni paesi della Trexenta. Lettura archeologica e topografica, in Rossana Martorelli (ed.), Città, territorio, produzione e commerci nella Sardegna medievale. Studi in onore di Letizia Pani Ermini, AM&D Edizioni, Cagliari, 2002, pp. 156-157.

157 Cfr. Silvestro Ghiani, La Trexenta antica, Amministrazione di Guasila, Guasila 2000, pp. 192-193. Secondo Ghiani la chiesa di San Bartolomeo era parrocchiale del villaggio scomparso di Bangio Donico.

158 ACA, Real Cancillería, reg. 399, ff. 79r-80r (1325 luglio 3, Daroca); 77v-78v (1325 luglio 7, Daroca).

159 ACA, Real Cancillería, reg. 401, f. 66r-v (1326 luglio 12, Lerida); reg. 402, f. 158r-v (1326 agosto 31, Saragozza).

160 ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 102v-104r (1327 giugno 3, Barcellona).

161 ACA, Real Cancillería, reg. 508, f. 58r-v (1328, maggio 13 Saragozza).

162 ACA, Real Cancillería, reg. 509, ff. 104r-105v (1330 gennaio 13, Valenza).

163 Cfr. Angelo Castellaccio, Note sull’ufficio del veguer in Sardegna. 1. Sassari cit., p. 235.

164 ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 78v-79r (1331 gennaio 21, Valenza); ff. 134v-136r (1331 giugno 10, Barcellona).

165 ACA, Real Cancillería, reg. 518, f. 173v (sine data ma post 21 maggio 1335).

166 In realtà non sono note le modalità con cui Ramon de Cardona entrò in possesso delle ville appartenute a Pere de Montpaó: cfr. Maria Teresa Ferrer i Mallol, Ramon de Cardona, militar y diplomático al servicio de cuatro reinos cit., p. 1450.

167 Cfr. Antoni de Bofarull (ed.), Crónica del rey de Aragon D. Pedro IV el Cerimonios ó del Punyalet, Barcelona, 1850, pp. 407-411.

168 Cfr. Jaime Finestres y de Monsalvo, Historia del real monasterio de poblet, I cit., p. 321.

169 Cfr. Gregorio García Ciprés, Los Cornel, in “Linajes de Aragón”, VII, 6, 1916, pp. 101-105.

170 Cfr. J. Zurita, Anales de Aragón cit., libro V, cap. XXIX.

171 Ibidem, libro VI, cap. XLIII.

172 ACA, Real Cancillería, reg. 398, f. 29r-v. La nomina ad alcaide o castellano del castello Orguglioso fu confermata nel luglio del 1326: ACA, Real Cancillería, reg. 401, f. 73v.

173 ACA, Real Cancillería, reg. 401, ff. 51r-52v (1326 giugno 27, Balaguer).

174 Cfr. Antioco Piseddu, Senorbì, note per una storia, Zonza Editori, Cagliari, 2001, p. 170.

175 ACA, Real Cancillería, reg. 403, f. 212r-v.

176 Segnato nelle carte topografiche e comunemente noto col nome di Castello di Sassai, in territorio comunale di Silius: cfr. Foiso Fois, Castelli della Sardegna medioevale, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1992, pp. 20-21, 75-77.

177 ACA., Real Cancillería, reg. 511, ff. 45v-46r.

178 Da una carta conservata in ACA, Real Cancillería, reg. 512, f. 283v, (1331 novembre 29, Valenza) si evince che Eximén Perez Cornel era «patruus», cioè zio paterno, di Ramon Cornel. Questi non è da confondere pertanto con l’omonimo cugino, evidentemente premorto al padre.

179 ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 50v-51r (1330 dicembre 22, Valenza); Jerónimo Zurita, Anales de Aragón cit., libro VII, cap. XVI.

180 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 51r-v (1330 dicembre 21, Valenza).

181 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 31v (1332 gennaio 19, Valenza).

182 ACA, Real Cancillería, reg. 514, f. 261v. (1332 ottobre 15, Valenza).

183 ACA, Real Cancillería, reg. 512, ff. 160v-161r (1331 luglio 16, Barcellona).

184 ACA, Real Cancillería, reg. 518, f. 170v.

185 Cfr. Giuseppe Spiga, Feudi e feudatari nel regnum Sardiniae et Corsicae fra il 1336 e il 1338, in La Corona d’Aragona in Italia (secc. XIII-XVIII), Atti del XIV Congresso di Storia della Corona d’Aragona, vol. II/2, Sassari 1995, pp. 874-875; Maria Teresa Ferrer i Mallol, Ramon de Cardona: capità general de l’exèrcit güelf i governador de Sardenya (†1338), in Paolo Maninchedda (ed.), La Sardegna e la presenza catalana nel Mediterraneo, Atti del VI congresso (III Internazionale) dell’Associazione Italiana di Studi Catalani (Cagliari 11-15 ottobre 1995), Cagliari 1998, vol. I, p. 81.

186 Cfr. Maria Teresa Ferrer i Mallol, Ramon de Cardona: capità general de l’exèrcit güelf i governador de Sardenya (†1338) cit., p. 82.

187 ASC, Pergamene, Museo Ris. 602/02 (1355 agosto 19, Castello di Cagliari).

188 ACA, Real Cancillería, reg. 341, f. 115v (1323 febbraio 26, Barcellona).

189 Cfr., sul web, il sito http://www.armorio.info, s. v. Serra.

190 Cfr. F. Floris, Feudi e feudatari in Sardegna cit.,vol. II, p. 436.

191 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 28v, 56r-57v.

192 Cfr. Roberta Relli (ed.), Sant’Andrea Frius dal Neolitico alla Rifondazione. Archeologia e storia di un paese della Trexenta, Edizioni Nuove Grafiche Puddu, Ortacesus, 2006, pp. 58-59, 87, fig 42, C. Da respingere è la localizzazione presso Gesico proposta dall’Angius e seguita da alcuni autori: cfr. Bruno Anatra, T. Medda, Giuseppe Puggioni (eds.), Sommario di statistiche storiche sulla Sardegna preunitaria. 3. Curatoria Siurgus, Università degli Studi di Cagliari, Dip. di Studi Storici-Geografici-Artistici, Dip. di Ricerche Economiche e Sociali, Cagliari, 1994, pp. 23, 26.

193 ACA, Real Cancillería, reg. 399, ff. 20r-21v, 54r-v (1325 giugno 30, Daroca).

194 ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 45v-46r (1330 novembre 22, Valenza).

195 ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 47v-48r (1330 dicembre 8, Valenza).

196 ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 48v-49r (1330 dicembre 8, Valenza).

197 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 49r (1330 dicembre 8, Valenza).

198 ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 106v (1330 aprile 5, Valenza).

199 ACA, Real Cancillería, reg. 513, f. 39v (1332 gennaio 19, Valenza).

200 ACA, Real Cancillería, reg. 513, ff. 3v, 36r-37v.

201 Cfr. Juan F. Utrilla, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de los Bergua y notas sobre sus dominios territoriales (siglos XII-XV), in Homenaje a la Profesora Emérita Maria Luisa Ledesma Rubio (= “Aragón en la Edad Media”, X-XI), Zaragoza, 1993, pp. 859-894.

202 Cfr. Gran Enciclopedia Aragonesa, tomo III, s.vv. Bergua; Bergua, castillo de.

203 Cfr. Santiago Broto Aparicio, La heráldica en la catedral de Huesca, in “Hidalguía”, XLV, 262-263, 1997, pp. 381-383, scudo n. 23. Cfr. anche, sul web, il sito http://www.armoria.info, s.v. Bergua.

204 Cfr. Andrés J. Nicolás-Minué Sánchez, El Nobiliario original, Linajes de Aragón de Juan del Corral, in “Emblemata”, XII, 2006, p. 81.

205 Ibidem, p. 122.

206 Cfr. Alberto y Arturo Garcia Carraffa, El solar catalan, valenciano y balear, San Sebastian, 1968, tomo IV, p. 330, lam. 27, escudo 69.

207 Ancora nel 1409 un Pedro Fernandez de Bergua faceva testamento a favore dell’omonimo figlio: cfr. Iurisprudencia civil. Coleccion completa de las sentencias dictadas por el tribunal supremo de justicia en recursos de nulidad, casacion é iniusticia notoria, t. XI, Madrid 1865, n° 214, pp. 696-697.

208 ACA, Real Cancillería, reg. 398, f. 37r.

209 ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 221r, 223v, 224v.

210 Cfr. Juan F. Utrilla, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de los Bergua cit., p. 881 e ss.

211 Cfr. Maria-Mercè Costa, Un atemptat frustrat contra Frederic III de Sicilia, in La società mediterranea all’epoca del Vespro, Atti dell’XI Congresso di Storia della Corona d’Aragona (Palermo-Trapani-Erice, 25-30 aprile 1982), Palermo, 1983, pp. 447-459; Clifford R. Backman, The Decline and Fall of Medieval Sicily. Politics, religion and economy in the reign of Frederick III, 1296-1337, Oxford, 2002, p. 117; Antonino Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390), Palermo, 2006, pp. 451-452.

212 Cfr. Luis Gonzalez Anton, Las cortes aragonesas en el reinado de Jaime II, in “Anuario de Historia del Derecho Español”, XLVII, 1977, p. 645.

213 Cfr. Jerónimo Zurita, Anales de Aragón cit., Libro VI, cap. XLVI.

214 Cfr. Antonio Arribas Palau, La conquista de Cerdeña por Jaime II de Aragón, Barcelona, 1952, pp. 170, 217.

215 ACA, Real Cancillería, reg. 233, f. 36v.

216 Cfr. Juan F. Utrilla, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de los Bergua cit., p. 882.

217 Cfr. G. García Ciprés, Los Boyl, in “Linajes de Aragón”, VI, 14-15, 1915, pp. 294-303.

218 Cfr. Juan F Utrilla, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de los Bergua cit., pp. 870-871, 875-876.

219 Cfr. infra, nota 221.

220 Ancora nel settembre 1326 Jofré Gilabert de Cruïlles doveva risquotere dall’infante Alfonso parte del denaro relativo alla dote della moglie: ACA, Real Cancilleria, reg. 402, f. 160v.

221 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 37r-38r (1324 luglio 14, castello di Bonaria).

222 ACA, Real Cancillería, reg. 401, ff. 112v-113r (1326 agosto 4, Lerida).

223 ACA, Real Cancillería, reg. 402, ff. 159v-160r (1326 settembre 1, Saragozza).

224 ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 221r-222v (1327 novembre 3, Saragozza). La relativa investitura è sempre in ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 224v-225r (1327 novembre 4, Saragozza).

225 ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 223v-224v (1327 novembre 4, Saragozza).

226 ACA, Real Cancillería, reg. 508, f. 9v (1328 gennaio 12, Barcellona).

227 ACA, Real Cancillería, reg. 512, ff. 278v-279v (1331 ottobre 27, Tortosa).

228 ACA, Real Cancillería, reg. 518, f. 173r: Lo noble en Jofré Gilabert de Cruilles desus dit te per madona sa muller prop Sasser / Senoli.

229 Cfr. José Vicente Cabezuelo Pliego, Poder público y administración territorial en el Reino de Valencia, 1239-1348. El ofico de la procuración, Universidad de Alicante (Tesis doctoral), Alicante 1996, vol. I, p. 515.

230 Arxiu Diocesà de Girona, Llibre U-20, f. 8.

231 Cfr. Pere Català i Roca, Miquel Oliva i Prat, Miquel Brasó i Vaqués, Armand de Fluvià i Escorsa, Castell de Cruïlles, in Pere Català i Roca (dir.), Els castells catalans, vol. II, Rafael Dalmau Editor, Barcelona, 1991, pp. 649-659.

232 Cfr. José Caruana Reig Barón de San Petrillo, Los Cruilles y sus alianzas: nobiliario valenciano, Valencia, 1946; GEC, vol. 5, Barcelona, 1973, pp. 780-783, s.v. Cruïlles.

233 Cfr. DCVB, s.v. Cruïlla.

234 Cfr. Martí de Riquer, Heràldica catalana des de l'any 1150 al 1550, Barcelona, 1983, vol. I, p. 152, n° 122, vol. II, p. 401, fig. 48, 10.

235 Cfr. Pere Català i Roca, Miquel Brasó i Vaqués, Miquel Oliva i Prat, Armande de Fluvià i Escorsa, Castell de Peratallada, in Pere Català i Roca (dir.), Els castells catalans, vol. II cit., pp. 726-727.

236 Cfr. Manuel Vásquez Montalbán, La Mediterrània invertebrada, in Ángel San Martín (ed.), La Mediterrània: realitat o metàfora (IX Universitat d’Estiu a Gandia - 1992), Valencia, 1993, p. 77.

237 Cfr. GEC, vol. 5, cit., p. 786, s.v. Cruilles, Jofre Gilabert.

238 Nel quadro genealogico proposto da Armand de Fluvià in GEC, vol. 5, cit., p. 781 non figura tra i fratelli Bernat, del quale possediamo il testamento redatto a Cagliari nel 1366: cfr. Jill Rosemary Webster, Col·leció de documents del convent de Sant Francesc de Girona (1224-1339), in “Annals de l’Institut d’Estudis Gironins”, 28, 1985 1986, doc. XLIV, pp. 141-147.

239 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 35v-36v (1324 luglio 14, castello di Bonaria).

240 ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 37r-38r (1324 luglio 14, castello di Bonaria).

241 Cfr. Marco Tangheroni, Sardegna mediterranea, Roma, 1983, pp. 14-15.

242 ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 205r-212r: cfr. Pasquale Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, Torino 1861, Tomo I, Parte seconda, sec. XIV, doc. XXXII, pp. 677-681.

243 ACA, Real Cancillería, reg. 402, ff. 158v-160v (1326 settembre 1, Saragozza).

244 ACA, Real Cancillería, reg. 402, ff. 161v-162r (1326 settembre 1, Saragozza).

245 Cfr. infra, § 5.9.

246 Cfr. Francesco Cesare Casula, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, Padova, 1970, doc. 34, p. 71 (1328 ottobre 14, Alcoy).

247 Cfr. Ramón Muntaner, Crónica catalana, a cura di Antoni de Bofarull, Barcelona 1860, cap. CCXCVI.

248 Cfr. José Caruana Reig barón de San Petrillo
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