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1.3. INQUADRAMENTO BOTANICO

Flora e vegetazione, essendo espressione viva e mutevole dell’interazione tra le matrici fisiche, biologiche ed antropiche del paesaggio, racchiudono la massima densità possibile d’informazione sul territorio, ponendo in relazione tra loro parametri chimici, fisici, ambientali ed economici, e fornendo una visione di sintesi dei loro effetti combinati (Schmidt, 1999). Per questo motivo, uno studio geobotanico (cioè focalizzato sulla flora, sulla vegetazione e sui fattori ambientali che le determinano) ben si presta a descrivere in maniera sintetico-interpretativa il paesaggio, mentre l’individuazione delle serie e dei complessi di vegetazione consente di delimitare efficacemente le unità fondamentali che compongono il paesaggio. La conoscenza della distribuzione di taxa e syntaxa rappresenta pertanto un punto di fondamentale importanza per la pianificazione territoriale e le valutazioni di impatto ambientale (Mossa, 2003).


L’area di interesse rappresentata dai Sic IT9210155, IT9210160, IT9210015 si sviluppa prevalentemente in ambito costiero. Comprende una flora di notevole interesse per la presenza di specie rare, endemiche, relittuali e al limite dell’areale, la cui presenza ne ha giustificato e ne giustifica l’ elevato interesse. Nello specifico:

  1. Il SIC di Acquafredda di Maratea (IT9210015) costituisce un territorio costiero di straordinario interesse naturalistico e paesaggistico, in quanto notevolmente diversificato in senso ambientale, in cui si segnalano in particolare alcuni habitat marini caratteristici fra i quali un’estesa prateria di Posidonia oceanica. Ospita ben 12 habitat di cui tre prioritari. Di particolare interesse le stazioni rupicole dell’endemica Primula Palinuri e di Dianthus rupicola (entrambe indicate nell’allegato II della direttiva), presenti in ambito regionale unicamente nel tratto costiero tirrenico della Basilicata. Tra le specie floristiche di notevole interesse conservazionistico, si segnalano Juniperus phoenicea ssp. turbinata, considerata rara e vulnerabile in Basilicata, e Athamanta ramosissima da considerarsi vulnerabile a scala regionale (FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Per quanto riguarda le diverse altre entità floristiche segnalate (Lavatera maritima, Lavatera arborea, Vitex agnus–castus, Campanula fragilis, Teucrium fruticans, Euphorbia dendroides, Quercus virgiliana, Thymelaea tartonraira, Asphodeline liburnica, Cardamine montelucci, Edraianthus graminifolius, Lomelosia crenata), trattasi di specie interessanti in quanto uniche stazioni regionali e taxa di interesse per l’Italia meridionale.

  2. Il SIC Marina di Castrocucco (IT9210155) presenta peculiarità naturalistiche e paesaggistiche simili al Sic Acquafredda di Maratea (IT9210015). Ospita 11 habitat di cui 2 prioritari. Anche in questo caso risultano di particolare interesse la stazioni dell’endemica Primula Palinuri e Dianthus rupicola (entrambe indicate nell’allegato II della direttiva), presenti in ambito regionale unicamente nel tratto costiero tirrenico della Basilicata. Tra le specie floristiche di notevole interesse conservazionistico, si segnalano Juniperus phoenicea ssp. turbinata, considerata rara e vulnerabile in Basilicata, e Athamanta ramosissima da considerarsi vulnerabile a scala regionale (Fascetti & Navazio, 2007). Viene inoltre segnalata la presenza di una specie degli habitat marini (Cystoseira amentacea), inserita negli allegati del Protocollo sulle Aree Specialmente Protette e la Diversità Biologica nel Mediterraneo (Convenzione di Barcellona del 1995) (Guala & Coppa, 2008). Per quanto riguarda le diverse altre entità floristiche segnalate (Centaurea cineraria, Euphorbia dendroides, Quercus virgiliana, Calystegia soldanella, Matthiola tricuspidata, Polygonum maritimum, Ornithogalum exscapum, Trifolium brutium), trattasi di specie interessanti in quanto uniche stazioni regionali e/o taxa di notevole interesse per l’Italia meridionale.

  3. Il SIC Isola di S.Ianni e Costa Prospicente (IT9210160) costituisce un territorio di un certo interesse naturalistico, in quanto ben diversificato in senso ambientale, elemento espresso da diversi ambienti presenti quali rupi costiere, pascoli, garighe, frammenti forestali a sclerofille e caducifloglie, oltre ad alcuni habitat marini caratteristici. Presenta un’oscillazione altimetrica poco accentuata e ospita ben 10 habitat di cui 2 prioritari. Dal punto di vista vegetazionale risulta di particolare interesse la presenza di Dianthus rupicola (indicata nell’allegato II della direttiva), presente in ambito regionale unicamente nel tratto costiero tirrenico della Basilicata. Tra le specie di interesse conservazionistico, si segnalano Juniperus phoenicea ssp. turbinata, considerata rara e vulnerabile in Basilicata, e Athamanta ramosissima da considerarsi vulnerabile a scala regionale (Fascetti & Navazio, 2007). Viene inoltre segnalata la presenza di una specie degli habitat marini (Cystoseira amentacea), inserita negli allegati del Protocollo sulle Aree Specialmente Protette e la Diversità Biologica nel Mediterraneo (Convenzione di Barcellona del 1995) (Guala & Coppa, 2008). Per quanto riguarda le altre entità floristiche segnalate (Euphorbia dendroides, Limonium remotispiculum, Asplenium petrarchae, Campanula fragilis, Cardamine Montelucci e Quercus virgiliana), trattasi di specie interessanti in quanto uniche stazioni regionali e/o taxa di interesse per l’Italia meridionale.

1.3.1. LE CONOSCENZE FLORISTICO-VEGETAZIONALI PREGRESSE

Le conoscenze botaniche pregresse dell’area in questione, fino al 2009, seppur di elevato valore scientifico, non risultavano ancora molto approfondite ed erano riferite maggiormente alle aree nei dintorni di Maratea. Risultavano maggiormente conosciute e investigate stazioni quali Vulture, Moliterno, Pignola, massiccio del Pollino e del Sirino Papa, Monte Alpi (Fascetti et al., 2005). Pur essendo in tali lavori citata anche la fascia costiera tirrenica lucana fra le zone maggiormente conosciute, in realtà le informazioni per questo settore costiero sono risultate sempre piuttosto lacunose. Da un punto di vista storico, Fiori (1900) visitò il Monte Coccovello nei dintorni di Maratea, partendo da Rivello e arrivando a Sapri, e per questo settore riportò alcune specie. Molto più tardi, Gavioli (1947), concretizzò in una monografia, ristampata qualche anno fa con il patrocinio della Regione Basilicata, le conoscenze floristiche sulla regione, redigendo un nutrito elenco floristico avente la particolarità di associare ad ogni pianta classificata l’indicazione della località di distribuzione o ritrovamento. Per l’area in questione segnalazioni di alcune specie rare si sono avute successivamente anche da parte di La Valva et al. (1991) e da parte di Tammaro (1986). Recenti studi a carattere floristico-vegetazionale hanno ulteriormente descritto le formazioni vegetali presenti nell’area costiera di Maratea (Caneva et al., 1997, 2004a, 2004; Lucchese et al, 2004). Attualmente per i tre SIC di interesse e per alcune zone limitrofe, la lista floristica più completa e aggiornata è riportata nel testo Flora, vegetazione e tradizioni etnobotaniche di Maratea” (Caneva & Cutini, 2009).


1.3.2. METODOLOGIA ADOTTATA PER L'INQUADRAMENTO BOTANICO

Per delineare il quadro delle conoscenze botaniche sui SIC in esame, sono stati utilizzati i risultati delle indagini condotte in passato sia sulla flora vascolare sia sulla vegetazione del territorio (Caneva et al., 1997; Caneva et al, 2004a; Caneva et al., 2004b; Caneva & Cutini, 2009; Fascetti, 1997; Lucchese et al., 2004). Durante la primavera del 2011 e del 2012 sono stati effettuati in campo numerosi sopralluoghi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamico-demografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico presenti.

I campioni raccolti durante i sopralluoghi sono stati essiccati e determinati per poi essere depositati presso l’erbario URT dell’Università degli Studi Roma Tre. La ristrettezza dei tempi di acquisizione ed elaborazione dei dati rende questo studio suscettibile di ulteriori approfondimenti, tuttavia, vista l’esiguità della superficie indagata e la buona disponibilità di informazioni sulla flora e vegetazione del territorio lucano in generale, si ritiene che il presente studio possieda un sufficiente grado di completezza, anche tenendo conto che il periodo di rilevamento è risultato fenologicamente ottimale per la vegetazione indagata. I rilevamenti floristici sono stati eseguiti contestualmente a quelli fitosociologici, con analisi di maggior dettaglio nei contesti forestali, prativi, rupicoli, presso gli ambienti umidi e ai margini dei coltivi

Per il rilevamento floristico, la nomenclatura segue la “Check-list della Flora Italiana” (Conti et al., 2005), per accertare la vulnerabilità delle specie rilevate, sono stati consultati il Libro Rosso delle Piante d’Italia (Conti et al, 1997), nonché gli allegati della Direttiva 92/43/CEE.

Le specie rinvenute nel corso della presente indagine vengono elencate nell'allegato elenco floristico in ordine alfabetico per genere e specie. Per ogni taxon vengono inoltre indicati la forma biologica ed il gruppo corologico di appartenenza, nonché l’eventuale status IUCN in Basilicata secondo la Lista Rossa Regionale delle Piante d’Italia (Conti et al., l.c.).

Il rilevamento della vegetazione segue il metodo fitosociologico (Braun-Blanquet, 1964; Westhoff & Van der Maarel 1978) detto anche metodo sigmatista o di Zurigo-Montpellier. La breve descrizione che segue è liberamente tratta da Pirola (1984).

Il metodo sigmatista, attualmente il più usato e diffuso in Europa per lo studio della vegetazione, si basa sull’ipotesi che le fitocenosi siano insiemi organizzati di specie che vivono su una data area contraendo rapporti di dipendenza reciproca, sia di competizione sia di sinergismo. Le variazioni nella vegetazione sono tanto più nette quanto più lo è la variazione dei fattori ambientali, ivi compreso il fattore antropico. Dove la vegetazione si modifica gradualmente, deve essere ipotizzata una altrettanto graduale variazione dei fattori ambientali. I limiti tra le fitocenosi saranno di conseguenza netti nel primo caso e sfumati nel secondo. Le variazioni che si rilevano studiando la vegetazione di un luogo saranno descritte in termini floristico-vegetazionali e giustificate ecologicamente. L’operazione di rilevamento fitosociologico consiste quindi nell’osservare, descrivere e classificare singole comunità vegetali che insistono in aree territoriali omogenee ed interpretarne le caratteristiche ecologiche mediante uno studio dei fattori ambientali che le determinano.

Nell’individuare le singole fitocenosi che compongono un manto vegetale si opera per successive approssimazioni, osservando primariamente l’articolazione geomorfologica del territorio, le litologie e le caratteristiche edafiche. Secondariamente, per ciascuna unità così distinta si procede osservando fisionomie e strutture diverse nella copertura vegetale (nell’area indagata, tali distinzioni consentono di individuare: vegetazione arborea, vegetazione arbustiva, vegetazione erbacea dominata da specie perenni, vegetazione erbacea dominata da specie annuali).

Le aree separate in tal modo saranno omogenee per fisionomia e struttura. Entro queste aree sarà poi possibile effettuare il rilevamento fitosociologico che consiste sostanzialmente nell’enumerazione di tutte le specie presenti su una data superficie, omogenea per caratteristiche strutturali e ambientali, con annotazioni relative alla morfologia dell’area rilevata e all’abbondanza di ciascuna delle specie rinvenute.

Le informazioni associate a ciascun rilievo fitosociologico sono le seguenti:



  • data, numero del rilievo, nome del rilevatore;

  • località e caratteri fisiografici (quota, esposizione ed inclinazione della superficie rilevata);

  • substrato litologico, % di roccia affiorante (rocciosità), % di scheletro grossolano nel suolo (pietrosità), tipo di suolo;

  • elementi strutturali (stratificazione, altezza e copertura % dei singoli strati i vegetazione);

  • elenco floristico;

  • superficie su cui si è esteso il rilevamento

  • notazioni quantitative per le singole specie

  • altre osservazioni (ecologia, eventuali tracce di azione antropica, ecc.)

Per stabilire la superficie minima su cui estendere il rilevamento, si procede mediante incremento progressivo della superficie rilevata: si parte da una piccola area, di dimensioni proporzionate alla vegetazione (solitamente da 0,2 a 8 m2), e si elencano le specie presenti in essa. Indi se ne delimita un’altra contigua, di dimensioni doppie, e si aggiungono all’elenco le specie che non erano presenti nella prima. Si procede in questo modo aggiungendo via via le specie che si rinvengono per la prima volta. Se si è stati attenti nel mantenersi entro le condizioni di omogeneità stazionale, il numero di specie da aggiungere ad ogni incremento di superficie andrà diminuendo secondo un andamento proprio dei fenomeni di saturazione. Una curva empirica, costruita ponendo sulle ordinate i numeri di specie totalizzate e sulle ascisse le superfici corrispondenti, potrà aiutare a definire la superficie minima su cui estendere il rilevamento.

Le annotazioni relative all’abbondanza delle singole specie viene effettuata stimandone il grado di copertura percentuale rispetto all’estensione dell’intera superficie rilevata ed indicizzandola secondo la scala di Braun-Blanquet (1932):



valore copertura % valore centrale %

5  75-100  87,5

4  50-75  62,5

3  25-50  37,5

2  10-25  17,5

1  1-10  5,0

+  < 1  0,1 (convenzionale)

Tutti i rilievi effettuati in una data area vengono riuniti in una tabella recante nella colonna di sinistra l’elenco floristico completo e nelle colonne successive i rilievi effettuati. Tale tabella sarà il documento finale della campagna di rilevamento, sulla quale verranno successivamente eseguite elaborazioni statistiche e confronti con la letteratura esistente, necessarie per classificare la vegetazione rilevata.

I rilievi effettuati in campo sono stati classificati al fine di redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e documentare le scelte operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della vegetazione sono stati forniti maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle connessioni dinamiche dei singoli consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento.

Più nel dettaglio, sono state elencate le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa identità floristico-strutturale e/o un definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e alleanze si è fatto riferimento agli schemi proposti da Mucina (1997) e da Rivas-Martínez et al. (1999).


Le tipologie vegetazionali rilevate sono quindi state rappresentate graficamente in relazione al territorio studiato mediante la realizzazione di una carta della vegetazione.

La metodologia utilizzata per la realizzazione della carta della vegetazione è ormai consolidata nel campo della cartografia fitosociologica. Le fasi fondamentali del lavoro sono: (1) fotointerpretazione, (2) rilevamento di campo, (3) rappresentazione grafica. La classificazione delle tipologie vegetazionali è stata effettuata su base fisionomico-strutturale.

Le fasi di fotointerpretazione sono state effettuate contestualmente alla realizzazione della carta di uso del suolo (par. 1.5.1).

Il rilevamento di campo è una fase di verifica in campagna delle tipologie derivanti dalla fotointerpretazione in ambiente GIS in cui sono state controllate le situazioni incerte e sono state aggiunte alcune nuove categorie non visibili dalle foto.


Infine si è proceduto alla rappresentazione grafica della vegetazione individuata assegnando a ciascuna tipologia un diverso colore (v. allegato C6).
Per quanto riguarda la naturalità della vegetazione, si è utilizzata una scala a 6 valori (da 0 a 5), che valuta il grado di naturalità sulla base dello stadio evolutivo delle fitocenosi e del loro grado di conservazione nell’area di studio, secondo la legenda che segue, desunta da Guarino et al. (2008):

0 ambienti privi di vegetazione naturale come le aree edificate;

1Fitocenosi a forte determinismo antropico caratterizzate da naturalità molto bassa. Si tratta delle aree coltivate, degli impianti di rimboschimento con specie non autoctone. La vegetazione presente è normalmente quella infestante nitrofila;

2Fitocenosi con attività antropica meno incisiva, nei quali iniziano i processi di ricolonizzazione della vegetazione naturale. Si tratta delle aree in abbandono colturale;

3Fitocenosi seminaturali interessate da fattori di disturbo antropico come il fuoco e il pascolo, con potenzialità di evolvere verso aspetti più maturi come la macchia o il bosco. Si tratta delle praterie steppiche derivate dalla degradazione della vegetazione legnosa in seguito all’incendio e al taglio o di cespuglieti di ricolonizzazione fortemente disturbati;

4Fitocenosi naturali interessate da processi di degrado dovute al fuoco e al taglio ma vicine alla testa della serie. Si tratta di aspetti di macchia degradati o di gariga;

5Fitocenosi ad elevata naturalità, con disturbo antropico non significativo, che consente il mantenimento degli stadi più evoluti delle serie di vegetazione come le formazioni di macchia, rupestri, ecc.
1.3.3. LA FLORA VASCOLARE

La flora di un territorio si compone di tutte le specie vegetali che vivono in esso, prescindendo dall’eventuale sviluppo orografico e dai diversi aspetti ambientali dello stesso. La complessità del mondo vegetale ed i limiti umani fanno sì che i ricercatori circoscrivano i loro studi a gruppi limitati di piante; per questo motivo si è soliti parlare, ad esempio, di flora lichenica (composta da tutte le specie di licheni che crescono in un dato territorio), flora briofitica (relativa ai muschi), flora vascolare (relativa alle felci ed alle piante che producono fiori, frutti e semi). La flora vascolare è quella che detiene la maggiore importanza nella caratterizzazione del paesaggio dei SIC IT9210155, IT9210160, IT9210015 , sulla quale si è pertanto concentrato il presente studio.


Per i 3 SIC in questione è stato stilato un’elenco floristico (provvisorio e in continuo aggiornamento) di 281 specie divise in 73 famiglie. Alle informazioni ricavate dai dati bibliografici e dai rilievi effettuati nella fase di monitoraggio si sono aggiunte quelle derivanti dai sopralluoghi che hanno permesso di confermare o meno i dati acquisiti. Dall’elenco riportato nella tabella 1, sono stati ricavati lo spettro biologico e lo spettro corologico che esprimono, rispettivamente, le percentuali delle forme biologiche e dei gruppi corologici (corotipi) all’ interno dell’area di interesse costituita dai SIC marateoti. Lo spettro biologico è formulato sulla base delle forme biologiche di “Raunkiaer” (1934) descritte nella tabella seguente. Le forme biologiche seguono Pignatti (1982).


Forme Biologiche

Fanerofite (P) : alberi e arbusti con gemme persistenti durante la stagione sfavorevole poste ad un’altezza superiore a 30 cm dal suolo

Camefite (Ch) : arbusti con le gemme poste al di sopra del suolo ad un’altezza inferiore ai 30 cm

Nanofanerofite (NP) : arbusti nani con gemme poste al di sopra del suolo ad un’altezza superiore ai 30 cm

Terofite (T) : piante annuali che superano la stagione avversa sottoforma di seme

Geofite (G) : piante con bulbi, tuberi e rizomi, e quindi aventi le gemme poste al di sotto del suolo nella stagione avversa.

Emicriptofite (H) : piante perenni con gemme poste al livello del terreno

Idrofite (I) : piante acquatiche con gemme poste sotto il pelo dell’acqua

Elofite (He) : piante in parte sommerse, con le gemme poste in prossimità del pelo d’acqua.

Sottoforme

Bienni (bienn) Reptanti (rept)

Bulbose (bulb) Rizomatose (rhiz)

Cespitose (caesp) Rosulate (ros)

Fruticose (frut) Scandenti (scand)

Lianose (lian) Scapose (scap)

Natanti (nat) Succulente (succ)

Parassite (par) Suffruticose (suffr)

Radicanti (rad)
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