Viola alba Besser subsp. dehnhardtii (Ten) W. Becker
Violaceae
Eurimediterranee
H ros
Viola pseudogracilis Strobl subsp. pseudogracilis
Violaceae
Endemica
H scap
Vitex agnus-castus L.
Lamiaceae
Stenomediterraneo
P cesp
Elenco floristico suddiviso per specie, famiglie, forme corologiche e forme biologiche.
SPETTRO BIOLOGICO
FORMA BIOLOGICA
SIGLA
FREQUENZA ASSOLUTA
FREQUENZA RELATIVA %
Camefite
CH
44
16.3
Emicriptofite
H
93
34.4
Fanerofite
P
48
17.8
Geofite
G
25
9.3
Idrofite
I
1
0.4
Nano-Fanerofite
NP
10
3.7
Terofite
T
70
22.2
SPETTRO COROLOGICO
COROTIPO
FREQUENZA ASSOLUTA
FREQUENZA RELATIVA %
Ampia distribuzione
23
8.2
Atlantiche
11
3.9
Boreale
7
2.5
Endemiche
12
4.3
Esotiche
7
2.5
Euroasiatiche
52
18.5
Eurimediterranee
67
23.8
Mediterraneo - Montane
17
6.0
Orofite
3
1.1
Stenomediterranee
82
29.2
L’elaborazione dei dati floristici porta ad affermare che le famiglie con un maggior numero di specie sono: Fabaceae (33 specie), Asteraceae (27 specie), Lamiaceae (27 specie), Poaceae (26 specie), Apiaceae (10 specie), Ranunculaceae (10 specie), Rosaceae (10 specie) e via via tutte le altre. Lo spettro biologico, sopra riportato sia in forma tabulare che grafica, evidenzia che 44 specie sono camefite (Ch = 16.3%), ben 93 specie (H=34.4%) sono emicriptofite, 48 specie (P = 17.8%) sono fanerofite, 25 specie sono geofite (G=9.3%), 70 specie sono terofite (T=22.2%), 10 specie sono nanofanerofite (NP=3.7%) e l’0.4% è rappresentato dalle idrofite. Il dato che quasi il 22 % della flora dell’area sia costituita da entità annuali, indica le caratteristiche bioclimatiche mediterranee del sito, ma denota anche anche l’esistenza di condizioni di disturbo antropico sugli ambienti naturali. Le terofite, infatti, per la brevità del loro ciclo biologico sono specie che non solo si diffondono con estrema facilità in ambienti dal clima caldo-arido, ma risultano essere anche molto abbondanti in formazioni vegetali strutturalmente aperte e che presentano brevi periodi di stabilità. In base alla classificazione di Raunkiaer utilizzata, la notevole presenza di emicriptofite (34%) evidenzia e conferma la dominanza delle specie erbacce perenni rispetto alle altre dovuta alla presenza di ambienti prativi. È probabile che l’instaurarsi di processi evolutivi e la contemporanea evoluzione pedologica abbia determinato, una maggiore presenza di emicriptofite, mentre un eccesso di aridità e soprattutto di disturbo antropico abbia influito sul numero di terofite.
Lo spettro corologico, riportato sia in forma tabulare che grafica, conferma i dati ottenuti dall’analisi dello spettro biologico. La flora dell’area oggetto di studio, è rappresentata prevalentemente da geoelementi ad areale mediterraneo: le specie stenomediterranee sono 82, pari al 29.2% del totale e quelle euromediterranee sono 67, pari al 23.8% del totale. Notevole è anche la presenza delle euroasiatiche (con 52 specie pari al 18.5% del totale). La presenza di discrete percentuali di specie ad ampia distribuzione (con 23 specie pari al 8.2%) ed esotiche (con 7 specie pari al 2.5% del totale), indica un certo grado di antropizzazione dell’area esaminata. Di rilevante interesse floristico è, invece, la presenza per un’area non particolarmente estesa di ben 12 endemismi (4.3%), tra i quali rientrano endemismi dell’Appennino meridionale ed elementi anfiadriatici. In definitiva ed in linea con quanto riportato da Caneva & Cutini (2009), possiamo affermare che il settore costiero di Maratea, dove sono stati individuati i tre Sic IT9210155, IT9210160, IT9210015, presenta notevoli peculiarità dal punto di vista ambientale, legate ai particolari aspetti morfologici e bioclimatici che hanno determinato le tipologie vegetazionali ad essi correlate. La variabilità e la continua alternanza delle condizioni di esposizione ed inclinazione dei versanti, unite alla notevole escursione altimetrica dei rilievi prossimi alla linea di costa (M.te Coccovello 1505 m, M.te Crivo 1277 m, Timpa del Tuono 1176 m) sono tra le principali cause della diversificazione climatica e vegetazionale riscontrabile nell’area. Difatti, pur in una collocazione macroclimatica Mediterranea, si rinvengono condizioni stazionali di elevata piovosità unite a bassi livelli di aridità estiva (Caneva et al., 1997a; Blasi & Michetti, 2005).
Nel suo complesso la vegetazione è caratterizzata in prevalenza da formazioni a sclerofille sempreverdi, caratteristiche di tutti i distretti tirrenici costieri. La vegetazione della fascia costiera è caratterizzata da esemplari adattati al regime pluviometrico e termico tipico del clima mediterraneo e che tendono a evolversi verso foreste costituite da alberi o arbusti sempreverdi con foglie ispessite (sclerofille), quali le leccete (boschi con dominanza di Quercus ilex) o, in condizioni di suoli più profondi e maturi, verso querceti termofili (boschi con dominanza di Quercus virgiliana). In questa fascia sono incluse anche cenosi tipicamente mediterranee, adattate a condizioni di elevata aridità, presenti in condizioni edafiche particolari, quali situazioni ad accentuata acclività (falesie e versanti a forte pendenza tipiche di tale ecosistema) o in siti in cui sussistono condizioni ecologiche fortemente limitanti (rupi costiere). In questi ultimi casi la vegetazione dinamicamente più evoluta non raggiunge lo stadio forestale costituito dalla foreste sempreverde, bensì giunge solo a forme erbacee o di piccoli arbusti (emicriptofite e camefitiche) tipiche della vegetazione rupicola, o al massimo a tipologie arbustive ed arborescenti (euforbieti e ginepreti). La vegetazione rupicola costiera, caratteristica dell’Habitat 1240 individuato all’interno dei tre Sic oggetto di studio, si insedia su rupi ed affioramenti rocciosi a quote ed inclinazioni variabili lungo una fascia più o meno continua di limitata larghezza a diretto contatto con il mare. Le rupi prettamente costiere costituiscono un ambiente fortemente limitante dal punto di vista ecologico, a causa della marcata salinità dovuta all’azione diretta degli agenti marini (acqua e spray marino, vento). La vegetazione presente, sempre estremamente rada e semplificata in senso strutturale, è costituita da piante erbacee effimere o perenni (terofite ed emicriptofite), adattate all’elevata salinità ed in grado di sopportare l’effetto delle brezze marine e degli elevati valori di insolazione legati all’irraggiamento. L’insieme di questi elementi determina la costituzione di una vegetazione fortemente specializzata e costituita da un ristretto numero di specie. Nel distretto di Maratea si caratterizza per la presenza di limonio salernitano (Limonium remotispiculm), del finocchio marino (Crithmum maritimum), del ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides) e da enula (Limbarda crithmoides). La vegetazione presente sulle spiagge, normalmente ciottolose e di recente formazione, è disturbata dalle attività legate alla balneazione, per questo risulta estremamente localizzata e frammentata non costituendo comunità significative. Di maggior interesse sono invece le rupi di falesia costiera di quote più elevate, che subiscono meno l’effetto dello spray marino , risultando comunque fortemente condizionate dagli effetti dovuti all’aridità, al vento e all’insolazione. Sono caratterizzate dalla presenza di emicriptofite e da camefite appartenenti ai generi Dianthus, Athamanta e Primula. La finocchiella di Lucania (Athamanta ramosissima) è un elemento caratteristico (casmofita) di queste rupi. Essa caratterizza il settore costiero tirrenico, che si arricchisce, nel tratto costiero di Maratea, di entità rare ed endemiche a distribuzione meridionale. Tra queste, segnalate anche nei formulari standard per gli aspetti conservazionistici, ricordiamo la rara primula di Palinuro (Primula Palinuri), casmofita endemica, Dianthus rupicola e Campanula fragilis subsp. fragilis. Strettamente legati a falesie, rupi e affioramenti rocciosi in ambito costiero, cioè ad ambienti soggetti all’influenza marina, ma con condizioni edafiche poco sviluppate sono i Ginepreti e gli Euforbieti inseriti rispettivamente negli Habitat 5210 (Arborescent mattoral with Juniperus spp.) e 5330 (Thermo-Mediterranean and pre-desert scrub). Entrambi gli habitat, presenti nei tre Sic di interesse, sono caratterizzati da una vegetazione fortemente adattata all’aridità (xerofila) e alla rocciosità stazionale in aree soggette all’influenza marina, che risulta fisionomicamente caratterizzata da elementi arbustivi ed arborescenti che formano boscaglie in grado di raggiungere anche elevate coperture. Nello specifico, le forme di ginepreto della costiera di Maratea (Habitat 5210) sono caratterizzate dalla presenza del ginepro fenicio (Juniperus phoenicea subsp. turbinata), nanerofita a portamento arbustivo (raramente arboreo), che presenta un carattere eliofilo e tende ad occupare stazioni ecologicamente termoxerofile. Nelle aree di interesse il ginepreto si rileva dal livello del mare fino agli affioramenti rupestri delle falesie dislocate intorno ai 100-200 metri di quota (falesie di Acquafredda, Castrocucco). Questa specie si colloca prevalentemente in esposizioni fresche dove arrivano brezze marine o masse di aria umida, o in siti a ridotta interferenza antropica, e ad eccezione di pochi casi, costituisce cenosi alquanto frammentate. I ginepreti entrano frequentemente in contatto catenale (spaziale, ma non dinamico) con le formazioni di euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), habitat 5330, presenti nei Sic di interesse. Le formazioni di euforbia si rilevano negli stessi contesti sui versanti più aridi e soleggiati, in condizioni edafiche semirupestri o rupestri. Gli euforbieti presenti nella costa di Maratea sono diffusi in diversi tratti di falesie e pendii rocciosi e appaiono fisionomicamente caratterizzati da Euphorbia dendroides, mirto (Myrtus communis), lentisco (Pistacia lentiscus), the siciliano (Prasium mayus) e olivastro (Olea europea). Agli Habitat fin qui descritti si aggiunge il 9340 (Quercus ilex and Quercus rotundifolia forests), caratterizzato dalle leccete termofile. Nel distretto di Maratea gli esemplari in buono stato di conservazione risultano relegati unicamente nei siti meno frequentati e meno sfruttati dall’attività dell’uomo (agricoltura, sfruttamento forestale, allevamento del bestiame e sviluppo turistico) o nei tratti di costa più impervia ad accentuata acclività o risparmiati dal passaggio del fuoco. Le leccete termofile presenti nel territorio oscillano da quote che vanno dal livello del mare fino a circa 100-200 m s.l.m. e rappresentano la formazione forestale che mostra la massima potenzialità in tutto il tratto costiero, ad esclusione delle porzioni di falesia e in condizioni di rocciosità affiorante dove si insediano i ginepreti o di quei siti in cui i suoli appaiono più profondi, dove si collocano i querceti misti termofili (Habitat 91AA). Elemento caratteristico dell’habitat 91AA (Eastern white oak mods) è infatti la quercia castagnara (Quercus virgiliana) riportata nei formulari standard dei tre Sic. I popolamenti di Quercus virgiliana sono rilevabili su suoli profondi e in corrispondenza di stazioni ad acclività bassa in ambito strettamente costiero, in aree in cui si colgono ancora i segni di precedenti coltivazioni (frutteti e oliveti). Analizzando i risultati anche in relazione agli effetti dell'attività antropica, possiamo confermare quanto riportato nei formulari standard afferenti alle aree di interesse, ossia che la vulnerabilità degli habitat e della vegetazione connessa e presente nei SIC è elevata. Difatti il SIC Acquafredda di Maratea e quello di Marina di Castrocucco presentano gli effetti di un pascolamento di diverso tipo (bovino, equino, ovino e caprino). Questi settori vengono a trovarsi da un lato lungo la rotta di percorrenza del bestiame che dalle aree costiere della Campania meridionale (Sapri) salgono verso l’entroterra, cioè verso il Monte Coccovello, tutt’oggi ancora utilizzato a fini pastorali per la transumanza estiva e dall’altro verso gli aspetti sommitali della Serra di Castrocucco (743m s.l.m.) (pascoli secondari), e parzialmente all’interno del bosco. Un altro elemento di minaccia è rappresentato dal fuoco soprattutto in corrispondenza delle zone costiere di quote più limitate che annualmente compromette la vegetazione, la stabilità del suolo e la vita degli abitanti del luogo. In particolare, nel SIC di Marina di Castrocucco, il fuoco rappresenta una costante minaccia, prevalentemente in corrispondenza delle porzioni territoriali a monte della strada costiera. La vegetazione prativa stessa, costituita in prevalenza dal mosaico tra ampelodesmeti (habitat 5330) e comunità prative terofitiche, è strettamente dipendente dal passaggio del fuoco, che determina la trasformazione ed il rallentamento dell’evoluzione dinamica delle comunità e la semplificazione strutturale delle cenosi, in una forma di “gariga” secondaria semplificata a dominanza di ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus). In corrispondenza dei versanti mediamente acclivi, il passaggio ripetuto del fuoco, può, inoltre, determinare un’erosione accentuata e la perdita del suolo, elemento estremamente pericoloso in presenza di determinate litologie (come a Castrocucco) e soprattutto in corrispondenza di stazioni ad elevata pluviometria, come la costa tirrenica lucana, in cui spesso i centri abitati sono posizionati alla base dei versanti. Infine, per quanto riguarda il Il SIC di “Isola S. Ianni e Costa prospiciente” si rilevano, in particolare, gli effetti legati alla frammentazione dovuta essenzialmente allo sviluppo di infrastrutture viarie e alla presenza di abitazioni e strutture turistico ricreative. In particolare per quanto riguarda i mesi estivi, l’area è soggetta alla pressione legata principalmente al turismo balneare, elemento che fa aumentare la richiesta di spazio, di spiagge attrezzate e di percorrenze il più possibile comode per l’avvicinamento alle calette, elementi che hanno già determinato la parziale alterazione di alcune cenosi costiere (leccete, lembi forestali a caducifoglie, macchia mediterranea). Gli aspetti forestali a leccio (Quercus ilex) risultano particolarmente degradati, essendo spesso utilizzati come parcheggio per auto, in condizioni di totale asportazione della biomassa erbacea ed arbustiva e mantenendo la copertura arborea unicamente per la protezione dal sole nei mesi estivi.