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1.3.5. SPECIE ALIENE E ANALISI DEL GRADO DI INVASIVITÀ

La flora di un territorio è frutto della sua storia geologica, climatica e biogeografica, pertanto può accadere che territori attualmente caratterizzati da condizioni ecologiche simili abbiano una flora completamente diversa a causa delle diverse vicissitudini storiche. Le attività umane hanno spesso interferito con la flora di un dato territorio, provocando l’estinzione di alcune specie che le appartenevano e favorendone altre, o addirittura contaminando la flora autoctona con l’introduzione, volontaria od involontaria, di specie estranee ad essa (VIEGI, 1993). Le specie che trovano nelle aree disturbate dall’attività umana i siti più adatti alla loro affermazione sono dette specie sinantropiche, e per questa loro prerogativa, esse possono essere utilizzate per desumere indicazioni qualitative sullo stato di antropizzazione di un territorio.

Nei Sic considerati vengono segnalate diverse specie alloctone la cui invasività sembra al momento limitata.


SPECIE

HABITAT

SIC

COD

DISTURBO

STRESS

Aptenia cordifolia (L.f.) Schwantes




IT9210015

IT9210155

-

Basso

Basso

Entità di origine sudafricana, presente in ambienti disturbati (incolti, margini stradali). Probabilmente naturalizzata nella costiera di Maratea (Iamonico, 2006).



Ipomoea purpurea (L.)Roth

-

IT9210015

IT9210155

IT9210160

-

Basso

Basso

Entità neotropicale, presente in ambienti disturbati (incolti, arbusteti). Probabilmente naturalizzata nella costiera di Maratea (Iamonico, 2006).



Mirabilis jalapa L.

-

IT9210015

IT9210155

IT9210160

-

Basso

Basso

Entità sudamericana, presente in ambienti disturbati (incolti, margini stradali). Molto comune nel territorio di Maratea, è da considerarsi certamente naturalizzata (Iamonico, 2006).



Acanthus mollis L. ssp. mollis

Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia


IT9210015

IT9210155

9340

Basso

Basso

Entità spontaneizzata ovunque, coltivata per ornamento fin dall’antichità. Presente in stazioni secondarie legate all’insediamento umano (Pignatti, 1982).



Opuntia ficus-indica (L.) Miller

-


IT9210015

IT9210155

IT9210160

-

Basso

Basso.

Entità neotropicale, ormai comunemente spontaneizzata in ambiente mediterraneo (Pignatti, 1982).



Agave americana L.

-

IT9210015

IT9210155

IT9210160

-

Basso

Basso.

Entità originaria dell’America tropicale, ormai spontaneizzata in tutto il mediterraneo (Pignatti, 1982).



Amaranthus retloflexus L.

-

IT9210155

-

Basso

Basso Entità nordamericana, presente abitualmente in ambiti ruderali fortemente degradati (Pignatti, 1982).

Solanum sodomaeum L.

.

IT9210155

-

Basso

Basso

Robinia pseudoacacia L.

-

IT9210015

IT9210155

IT9210160

-

Basso


Basso

Ailanthus altissima (Mill.) Swingle

-

IT9210015

IT9210155

IT9210160

-

Basso

Basso


1.3.6. LA VEGETAZIONE

Partendo da una suddivisione in fasce proposta da Pignatti (1979) ed in linea con quanto riportato in “Flora, vegetazione e tradizioni etnobotaniche di Maratea” (Caneva & Cutini, 2009) dal quale liberamente sono state riportate parti di testo, si è proceduto ad analizzare le diverse tipologie di vegetazione seguendo sia un gradiente altitudinale, sia un gradiente di successione dinamica delle diverse formazioni vegetali. Nello specifico è stata descritta e commentata “LA VEGETAZIONE DELLA FASCIA MEDITERRANEA” e “LA VEGETAZIONE DELLA FASCIA COLLINARE” tenendo presente che nei 3 SIC (IT9210015 - IT9210155 - IT9210160) oggetto di studio, l’altitudine massima risulta essere pari a 743 m. s.l.m. in corrispondenza della Serra Di Castrocucco.



La vegetazione della fascia mediterranea comprende comunità vegetali localizzate nella porzione più costiera, adatte ad un regime pluviometrico tipico del clima mediterraneo e che tendono a evolversi verso foreste costituite da alberi e arbusti sempreverdi con foglie ispessite (sclerofille), quali le leccete (boschi con dominanza di Quercus ilex) o, in condizioni di suoli più profondi e maturi verso querceti termofili (boschi con dominanza di Quercus virgiliana). Oltre a queste comunità in questa fascia rientrano anche quelle cenosi tipicamente mediterranee, adatte a condizioni di elevata aridità, presenti in condizioni edafiche particolari, quali situazioni ad accentuata acclività (falesie e versanti a forte pendenza) o in siti in cui sussistono condizioni ecologiche fortemente limitanti (rupi costiere). A tal proposito la “vegetazione rupicola costiera” , nel Distretto di Maratea si caratterizza per la presenza di Limonium remotispiculum, Crithmum maritimum, Lotus cytisoides e da Limbarda crithmoides, elementi floristici che permettono di riferire tutte le comunità alofile rupicole di costa bassa di questo tratto costiero all’associazione “Crithmo-limonietum remotispiculi (Crithmo-Limonium). Tale associazione risulta essere comune nel settore tirrenico meridionale. La vegetazione rupicola costiera è inserita all’interno dell’habitat 1240 (Vegetated sea cliff of the Mediterranean coasts with endemic Limonium spp. = Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium ssp. endemici) (EUROPEAN COMMISSION, 2007), comune nel settore tirrenico costiero incluse Sicilia e Sardegna (Petrella et al., 2005; Biondi et al., 2009). Di un certo rilievo sono anche le rupi verticali di quote più elevate, che subiscono meno l’effetto dello spray marino, risultando comunque fortemente condizionate dagli effetti dovuti all’aridità, al vento e all’insolazione. Le rupi di falesia costiera poste a quote più elevate, spesso collocate in posizione arretrata rispetto all’attuale linea di costa, presentano analogamente comunità rade e a bassa copertura caratterizzate da emicriptofite e da camefite appartenenti ai generi Dianthus, Athamanta e Primula. Athamanta ramosissima è una casmofita caratteristica di queste rupi. Essa caratterizza, nel settore costiero tirrenico, l’associazione “Campanulo fragilis – Portenshlagielletum ramosissimae (Dianthion rupicolae)” (Brullo, Marcenò, 1979; Caneva et al., 1997; Corbetta et al., 2004), che si arricchisce, nel tratto costiero marateota, di entità rare ed endemiche a distribuzione meridionale come la Primula Palinuri ad eccezione del SICIsola di San’Ianni dove quest’ultimo endemismo risulta assente. Questa vegetazione rupicola costiera è inserita all’interno dell’habitat 8210 (Calcareus rocky slopes with chasmophytic vegetation = Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica) (EUROPEAN COMMISSION, 2007), diffusa praticamente in tutta la penisola, anche se abbastanza raro e localizzato a livello regionale (Petrella et al., 2005). Dal punto di vista conservazionistico gli ambienti rupicoli presentano un elevato numero di specie meritevoli di conservazione in quanto presenti in poche e limitate stazioni costiere meridionali, quali Athamanta ramosissima e Primula Palinuri classificate come vulnerabili (VU) sia a scala nazionale che a scala regionale, dove rientrano fra quelle specie che necessitano di protezione assoluta. In particolare Primula Palinuri, anche in virtù della sua inclusione nelle Liste della Direttiva di Berna può essere ritenuta ad elevato rischio di rarefazione (CR), in relazione all’espansione degli insediamenti turistici che interessano le aree costiere. Gli aspetti vegetazionali casmofitici sono arricchiti dalla presenza di Dianthus rupicola e Campanula fragilis subsp. fragilis , che rende questa vegetazione uno degli aspetti meritevoli di conservazione del tratto costiero di Maratea. Dhiantus rupicola, inoltre, è considerata vulnerabile (VU) in quanto presenta una buona consistenza delle popolazioni nelle isole, risultando invece rara e localizzata nelle stazioni peninsulari, come in questo tratto di costa (Conti et al., 1997; Pignatti et al., 2001).

Strettamente legati a falesie, rupi ed affioramenti rocciosi in ambito costiero, cioè in ambienti soggetti all’influenza marina, ma con condizioni edafiche poco sviluppate, ci sono i ginepreti e gli euforbieti. Si tratta di vegetazioni fortemente adattatate all’aridità (xerofila) e alla rocciosità stazionale in aree soggette all’influenza marina, che risultano fisionomicamente caratterizzate da elementi arbustivi ed arborescenti che formano boscaglie in grado di raggiungere anche elevate coperture. Le forme di ginepreto della costiera marateota sono caratterizzate da Juniperus phoenicea ssp. turbinata, nanofanerofita a portamento arbustivo raramente arboreo, che presenta un carattere eliofilo e tende ad occupare stazioni ecologicamente termoxerofile. Nell’area di interesse si rileva dal livello del mare (Castrocucco) fino agli affioramenti rupestri delle falesie fossili di Acquafredda e Castrocucco, attualmente dislocate intorno ai 100-200 m di quota. Si colloca prevalentemente in esposizioni fresche dove arrivano brezze marine o masse di aria umida, o in siti a ridotta interferenza antropica, e ad eccezione di pochi casi, costituisce cenosi alquanto frammentate. In tali consorzi lo strato alto arbustivo è caratterizzato daJuniperus phoenicea subsp. turbinata e subordinatamente da Quercus ilex, mentre lo strato arbustivo basso è dominato da specie della macchia mediterranea, quali Pistacia lentiscus e Myrtus communis (Caneva et al.,2004). È inquadrabile nell’associazione Oleo sylvestri – Juniperetum turbinatae (Oleo-Ceratonion) “ (De Marco et al., 1985) che si rinviene in modo discontinuo sulle coste rocciose del Mediterraneo centro-occidentale, costituendo una sub-associazione (quercetosum), relativamente più mesofila. I ginepreti entrano frequentemente in contatto catenale (spaziale, ma non dinamico) con le formazioni ad Euphorbia dendroides, che si rilevano negli stessi contesti sui versanti più aridi e soleggiati, in condizioni edafiche semirupestri o rupestri. Gli euforbieti presenti nella costa marateota sono diffusi in diversi tratti di falesie e pendii rocciosi e appaiono fisionomicamente caratterizzati da Euphorbia dendroides, Myrtus communis, Pistacia lentiscus, Prasium mayus e Olea europaea subsp. oleaster. Tale composizione floristica mostra l’affinità di questi consorzi con l’”Oleo – Euphorbietum dendroidis” (Trinasjstic & Sugar, 1977; Caneva et al., 1997), ma, alla luce della loro collocazione tirrenica centro-meridionale e delle isole, risulta preferibile il loro inquadramento nell’associazione Rhamno alaterni-Euphorbietum dendroidis (Oleo–Ceratonion)“ (Gehu & Biondi, 1997). Il ginepreto costiero a ginepro fenicio rientra all’interno dell’Habitat 5210 (Arborescent matorral with Juniperus spp. = Mattoral arborescenti con Juniperus spp.) (EUROPEAN COMMISSION, 2007), presente in tutte le coste della penisola, con particolare concentrazione su quelle tirreniche e in Sardegna (Petrella et al., 2005). Gli euforbieti ad Euphorbia dendroides rientrano nell’habitat 5330 (Thermo-Mediterranean and predesert scrub = Arbusteti termo mediterranei e pre desertici), con particolare riferimento al sottotipo 32.22 (tree-spurge formation) che si riferisce specificatamente ai popolamenti basso-tirrenici (EUROPEAN COMMISSION, 2007)( Biondi et al., 2009). Si segnala ai fini conservazionistici che Juniperus phoenicea ssp. turbinata è un’entità di particolare interesse in quanto ritenuta vulnerabile (VU) a scala regionale, rientrando anche (Art. 2 DPGR 55/2005) tra le specie che necessitano di protezione assoluta (Fascetti & Navazio, 2007). In questa fascia vegetazionale rientrano anche i querceti termofili, le cui specie principali sono Quercus ilex e Quercus virgiliana. Queste querce identificano rispettivamente l’Habitat 9340 (Quercus ilex and Quercus rotundifolia forests = Foreste di Quercus ilex e/o Quercus rotundifolia) con particolare riguardo al sottotipo 45-31 (Meso-Mediterranean holm-oak forests = Leccete Mesomediterranee) e l’Habitat prioritario 91AA* (Eastern white oak mods = Boschi orientali di quercia bianca). Le leccete termofile presenti nel territorio marateota oscillano da quote che vanno dal livello del mare fino a circa 100-200 m. s.l.m.. Rappresentano la formazione forestale che mostra la massima potenzialità in tutto il tratto costiero, ad esclusione delle porzioni di falesia e in condizioni di rocciosità affiorante (dove si insediano i ginepreti) o di quei siti in cui i suoli appaiono più profondi (dove si collocano i querceti misti termofili).

Gli aspetti di lecceta costiera sono caratterizzati dalla presenza della componente arbustiva a sclerofille in particolare dovuta a Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Rhamnus alaternus subsp. alaternus e Phyllirea angustifolia, oltre alle tipiche liane mediterranee, come Smilax aspera e Lonicera implexa subsp. implexa (Caneva et al., 2004). Si tratta di foreste strutturalmente semplificate dominate, nello strato arboreo, dal leccio (10-12 m) e con uno strato erbaceo spesso estremamente povero, presumibilmente a causa dell’accentuato disturbo arrecato dal pascolamento e dal transito del bestiame oltre che dal prelevamento di lignatico in prossimità dei centri abitati. Al loro interno, inoltre, è possibile rinvenire esemplari di Ceratonia siliqua e di Olea europaea subsp. oleaster, molto probabilmente da legare, almeno in parte, a fasi di inselvaticamento di vecchie colture (Guarrera et al., 2005). Tali forme di lecceta, a distribuzione tirrenica hanno una certa preferenzialità per gli ambienti mesomediterranei (ad elevata pluviometria) e possono essere interpretate all’interno dell’associazione Cyclamino repandi-Quercetum ilicis (Fraxino orniQuercion ilicis) (Biondi et al., 2003; Caneva et al., 2004). Nei settori costieri e subcostieri a morfologia più dolce si sviluppano altre formazioni forestali a carattere termofilo caratterizzate dalla copresenza di specie forestali sempreverdi e caducifoglie, che risultano oggi di limitata estensione, in quanto le relative aree di pertinenza sono state quelle più intensamente utilizzate dall’uomo. Questi popolamenti si rinvengono a quote generalmente inferiori ai 300 m circa s.l.m., in esposizioni meridionali e su suoli evoluti (in condizioni pianeggianti), e il nucleo residuale più significativo si colloca in prossimità della Serra di Castrocucco (IT9210155). Questi querceti sono caratterizzati dalla dominanza di Quercus virgiliana e da alcune sclerofille sempreverdi, quali Olea europaea subsp. oleaster , Rhamnus alaternus subsp. alaternus, Smilax aspera, Asparagus acutifolius. Nel contesto marateota i popolamenti di Quercus virgiliana possono essere interpretate all’interno dell’associazione Oleo sylvestri – Quercetum virgilianae (Caneva et al., 2004). A livello regionale tale entità rientra tra le specie a protezione limitata speciale (Art.3, DPGR 55/2005). Quercus virgiliana è una specie a basso rischio (LR), avendo una relativa diffusione in diverse stazioni della Basilicata. Nel tratto costiero di Maratea sono presenti le formazioni termofile a Quercus virgiliana, mentre, questa specie nei settori submontani più interni partecipa alla costituzione di foreste miste. La macchia mediterranea è presente nel settore costiero di Maratea su estese superfici che vanno dalle porzioni basali, a diretto contatto con il mare, fino a quote intemedie (non oltre i 500-600 m s.l.m.) e risulta spesso compenetrata in mosaici complessi con aspetti di gariga ad Ampelodesmos mauritanicus o con stadi forestali più maturi. L’elevata copertura di specie di macchia e gariga in alcuni tratti costieri alle altitudini meno elevate è spesso da imputare all’interferenza legata alle attività agricole e pastorali, particolarmente intense nel passato. Ciò è anche testimoniato dai terrazzamenti residui, ancora in buono stato di conservazione e in parte ricoperti dalla boscaglia a leccio, in pieno recupero, oltre che alla presenza di vecchi esemplari di Olea europaea subsp. oleaster e Ceratonia siliqua, generalmente in grandi esemplari, legati a passate piantagioni per la loro utilizzazione come succedaneo del cacao e per l’alimentazione del bestiame. Nel settore settentrionale della costiera di Maratea, la macchia risulta costituita da Pistacia lentiscus e Myrtus communis e, subordinatamente, Rhamnus alaternus subsp. alaternus, Smilax aspera, Olea europaea subsp. oleaster e Spartium junceum. Questi diversi aspetti fisionomici rientrano all’interno dell’associazione Myrto-Pistacetum lentisci (Oleo-Ceratonion)”, segnalata lungo ampi tratti di costa del bacino del Mediterraneo. Nei settori meridionali dell’area, invece, si assiste ad un forte aumento di Erica multiflora che insieme a Myrtus communis caratterizza un aspetto della macchia mediterranea ad elevata copertura (Fascetti, 1997). Queste formazioni risalgono lungo i versanti fino a 300 m circa s.l.m., prevalentemente in esposizioni occidentali e sud-occidentali e si rinvengono anche quando le inclinazioni divengono accentuate e la rocciosità aumenta notevolmente. Tra le specie costitutive sono ben rappresentate alcune entità arbustive relativamente termofile, quali Phyllirea latifolia, Rhamnus alaternus subsp. alaternus, Pistacia terebinthus subsp. terebinthus. Significativa è la presenza di un buon numero di specie erbacee, rappresentate negli aspetti più chiusi da specie sciafile (legate a condizioni ombreggiate) quali Carex distachya, Viola alba subsp. dehnhardtii, Asplenium onopteris, Sesleria autumnalis (Fascetti, 1997). Questi aspetti sono riconducibili all’associazione Myrto-Ericetum multiflorae (Oleo – Caratonion)” che in senso dinamico evolve verso formazioni forestali a prevalenza di Quercus ilex. Dalla degradazione assai spinta della macchia mediterranea deriva la gariga, la quale può comunque costituire anche uno stadio di vegetazione autonoma rappresentata da associazioni ricche in specie. In alcuni settori della costa di Maratea tali cenosi sono caratterizzate da Ampelodesmos mauritanicus associato ad Erica multiflora, Cistus salvifolius e Teucrium capitatum subsp. capitatum. In questi casi la vegetazione assume un aspetto nettamente più “aperto”. In particolare in questi contesti la presenza di Ampelodesmos mauritanicus è stata fortemente favorita da elementi quali il pascolamento del bestiame ovino e caprino, lo sfruttamento della foresta da parte dell’uomo e soprattutto dal ripetuto utilizzo del fuoco per mano dei pastori e dei contadini che in questo modo si opponevano all’avanzamento della foresta. Questa specie fisionomicamente dominante è un’erbacea perenne (emicriptofita cespitosa) a carattere eliofilo, indifferente al substrato, diffusa lungo tutto il tratto costiero di Maratea, colonizzando interi versanti anche ad elevate inclinazioni in condizioni variabili di rocciosità affiorante e di pietrosità. Lungo la costa di Maratea, nei Sic di interesse, queste cenosi risultano caratterizzate oltre che da Ampelodesmos mauritanicus, da Micromeria graeca subsp. graeca, Elaeselinum asclepium subsp. asclepium, Hyparrhenia sinaica ed Erica multiflora. Popolazioni consistenti di ampelodesma penetrano anche nei settori collinari più interni fino a quote di 500-600 m s.l.m. prediligendo le esposizioni meridionali. Tutti gli aspetti dominati da questa specie rientrano all’interno dell’associazione Elaeoselino asclepii – Ampelodesmetum mauritanici (Avenulo-Ampelodesmion mauritanici)”, associazione tipica dei territori tirrenici meridionali. Altri aspetti prativi sono rinvenibili nella piana marateota, presso la località di Marina di Maratea. Si tratta di caratteristici prati annuali pseudo-steppici la cui struttura è data principalmente da terofite quali Rostraria cristata, Galactites elegans, Hypochaeris achyrophorus, Bromus madritentis, Avena barbata, Catapodium rigidum e Lolium multiflorum subsp. gaudini. Si tratta di una vegetazione termofila, subnitrofila, che in genere si insedia su aree incolte o in ex-coltivi temporaneamente non soggetti a pratiche colturali (Brullo,1982; Fanelli, Lucchese, 1998), come alcuni uliveti abbandonati. Nelle aree in cui il tempo di abbandono risulta prolungato e il disturbo antropico ridotto, si instaurano processi dinamici che determinano la sostituzione di questi consorzi annuali da parte di aspetti xerofili a Dittrichia viscosa e Piptatherum miliaceum ssp. miliaceum e in seguito da praterie steppiche perenni di tipo termofilo in cui dominano graminacee cespitose, quali, in particolare, Hyparrhenia sinaica subsp. hirta. Altre specie xerofile partecipano al corteggio floristico di questi popolamenti, tra cui Bituminaria bituminosa, Convolvulus elegantissimus, Pallenis spinosa subsp. spinosa, Verbascum sinuatum, Galium lucidum subsp. venustum e Micromeria graeca subsp. graeca. Tali consorzi individuano aspetti di praterie secondarie, dinamicamente collegate ai processi di degradazione della macchia e dei boschi a Quercus ilex (Brullo et al., 2001). A conferma di ciò è il rinvenimento, all’interno di queste cenosi o in prossimità di plantule di specie proprie degli arbusteti e delle cenosi forestali mediterranee, come Rubus ulmifolius, Spartium junceum Pistacia lentiscus, Asparagus acutifolius e Clematis Flammula. Gli ampelodesmeti rientrano nell’Habitat 5330 (Thermo-Mediterranean and pre-desert scrub = Arbusteti termomediterranei e pre-desertici), con particolare riguardo, per quanto riguarda i popolamenti basso-tirrenici, al sottotipo 32.23 (Diss dominated garrigues) (EUROPEAN COMMISSION, 2007). Un ulteriore riferimento può essere fatto per l’Habitat prioritario 6220 (Pseudo-steppe with grasses and annuals of Thero-Brachypochetea = Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypochetea) attribuibile ai pratelli terofitici pseudo-steppici presenti frammentariamente e in mosaico con gli ampelodesmeti (Caneva & Cutini, 2009).

All’interno della fascia collinare rientrano quelle comunità vegetali che si collocano nella fascia altitudinale che va dai 200 fino ai 1000 m s.l.m. circa. Queste diverse forme di vegetazione, nel loro sviluppo dinamico successionale ed in base alle specifiche condizioni stazionali, arrivano alla costituzione “finale” di foreste miste a sclerofille e caducifoglie, o di foreste miste a caducifoglie appartenenti rispettivamente al mondo mediterraneo o temperato. Si tratta della porzione territoriale più ampia in termini di superficie che risulta oggi occupata in modo prevalente da praterie secondarie, come risultato del millenario uso del suolo a carattere pastorale. Ciò ha determinato la costituzione di comunità prative camefitiche ed emicriptofitiche che caratterizzano un paesaggio vegetale ad elevata diversità e di notevole interesse floristico e vegetazionale. Le condizioni climatiche della porzione collinare sono variabili in funzione delle quote e delle esposizioni ed in tali aree si assiste alla transizione fra le condizioni mediterranee rilevabili nella stazione di Maratea e quelle temperate delle stazioni in cui il periodo d’aridità estiva risulta assai ridotto (ad es.: Trecchina). La morfologia è generalmente molto tormentata e variabile, passando dai versanti ad acclività elevate ai settori pianeggianti della porzione centrale, che, presentano una morfologia più dolce e che hanno costituito la principale porzione territoriale utilizzata dall’agricoltura, dallo sviluppo infrastrutturale ed urbanistico. Le condizioni climatiche insieme a quelle espositive, edafiche e all’influenza degli interventi antropici, hanno creato frequenti situazioni di compenetrazione fra consorzi vegetali tipici del mondo termofilo mediterraneo e quelli più mesofili del mondo temperato, che rendono complessa l’interpretazione della reale potenzialità dei diversi contesti territoriali. In tali contesti, “le leccete miste mesofile”, rappresentano un elemento di notevole interesse. Le leccete miste mesofile mostrano una distribuzione altimetrica che oscilla tra i 200 e i 600 m circa s.l.m., con eccezioni per le esposizioni settentrionali ove scendono fin sotto i 100 m. Analogamente alle leccete presenti alle quote inferiori, questi consorzi forestali sono pluristratificati e raggiungono altezze di 15 m. Nello strato dominante il leccio si associa al Fraxinus ornus subsp. ornus e in minor misura a Ostrya carpinifolia, mentre lo strato erbaceo risulta più ricco di specie rispetto a quanto rilevato negli ambienti costieri. In questi consorzi, difatti, trovano possibilità di sviluppo alcune caratteristiche entità del sottobosco con maggiori esigenze idriche, come la Vinca minor, la Sesleria autumnalis, il Lathyrus venetus, che evidenziano la mesofilia di queste cenosi legata ad una maggiore presenza di suolo e a caratteri microclimatici stazionali più mesici. Anche lo strato arbustivo presenta buone coperture grazie alla commistione tra elementi sclerofillici e caducifogli, come Emerus majus subsp. emeriodes, Rosa sempervirens, Phyllirea latifolia, Cornus sanguinea subsp. sanguinea, Hedera helix subsp. helix ed Crataegus monogyna. Tutti questi elementi permettono di inquadrare le “leccete miste mesofile” dell’area di interesse nell’associazione Roso sempervirenti-Quercetum ilicis (Fraxino orni-Quercetum ilicis p.p.)” (Biondi et al., 2003) che presenta una grande ampiezza ecologica, collocandosi dal mondo Meso-Mediterraneo a quello mesofilo di transizione fino a quello temperato. Le leccete miste mesofile rientrano all’interno dell’Habitat 9340 (Quercus ilex and Q. rotundifolia forests = Foreste di Quercus ilex e/o Quercus rotundifolia), in particolare nel sottotipo 45.32 (Supra-Mediterranean holm-oak forests = leccete Supramediterranee), essendo il risultato della perfetta fusione di elementi a sclerofille e caducifoglie (Biondi et al., 2009).

Seppur prevalentemente presenti in aree al di fuori dei SIC di riferimento ma comunque contigue ai SIC di Acquafredda di Maratea e Marina di Castocucco, sono da evidenziare inoltre piccoli lembi di querceto misto termofilo e di cespuglieti caducifogli presenti al bordo delle cenosi forestali a caducifoglie poco sfruttate dall’uomo del piano collinare. Sempre in questa fascia sono da menzionare gli aspetti di gariga del Chamaecytiso spinescenti-Ericetum multiflorae (Cisto eriocephali-Ericion multiflorae)”, localizzati preferenzialmente al di sopra dei 300 m su pendii acclivi e con elevata rocciosità. Tali consorzi sono caratterizzati da Erica multiflora, Cytisus spinescens, Fumana ericoides, Dorycnium hirsutum, Rosmarinus officinarum e Argyrolobium zanonii subsp. zanonii, e caratterizzano interi versanti soprattutto a ridosso della costa più meridionale (Serra di Castrocucco). Tali comunità derivano da stadi di degradazione delle leccete miste mesofile e rappresentano forme di vegetazione di origine antropica in un contesto climatico in cui l’influenza costiera si attenua lievemente. In base a quanto riportato nei formulari standard relativi ai SIC di interesse, nelle porzioni sommitali dei SIC di Acquafredda di Maratea e nel Sic di Marina di Castrocucco sono presenti piccoli lembi di brometo a Bromus erectus, rientranti nell’habitat 6210 [(Seninatural dry grasslands and scrubland facies on calcareous substrates (Festuco-Brometalia) (important orchid sites) = Formazioni erbose secche seminaturali facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuca-Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)]. Queste formazioni prative derivano da ripetute fasi di deforestazione a scala locale, unite al pascolo intensivo e ai ripetuti incendi, i brometi marateoti risultano collocati prevalentemente in un intervallo altimetrico che va dai 400 m fino alle quote più elevate di questo distretto. Tale ampiezza determina una notevole variabilità floristica passando dagli aspetti di quote meno elevate, a forte partecipazione camefitica fino alle elevazioni superiori, in cui si costituiscono pascoli caratteristici di tipo emicriptofitico. I brometi a cui ci riferiamo in tale contesto, sono quelli legati ai versanti maggiormente erosi e poveri di suolo. Quest’ultimi sono caratterizzati dalla dominanza di Bromus erectus e Satureja montana subsp. montana, con Galium lucidum, Helianthemum nummularium subsp. nummularium, Onobrychis viciifolia. Si tratta di forme di pascolo comune nelle aree carbonatiche che possono essere riferite all’associazione “Saturejo montaneae-Brometum erecti (Phleo ambigui-Bromion erecti)” (Avena & Blasi, 1979; Biondi et al.,1995; Biondi et al., 2005). Tali consorzi possono presentarsi strutturalmente diradati e con basse coperture, sia per le condizioni stazionali (elevate inclinazioni e pietrosità accentuata) che a causa dell’intenso pascolamento del bestiame. Le attività pastorali, che insistono da millenni in questo distretto costiero, sono tutt’oggi elemento ben visibile nella struttura del paesaggio marateota, determinando la dominanza delle fitocenosi erbacee camefitiche ed emicriptofitiche all’interno di una potenzialità chiaramente forestale (Caneva & Cutini, 2009).
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