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Callosciurus finlaysonii, è stato introdotto nell’Italia meridionale intorno agli anni ’80. Si trattava di solo 3-4 coppie rilasciate ma che hanno dato origine all’attuale popolazione di Scoiattolo di Finlayson, o Scoiattolo variabile, che oggi colonizza tutta la fascia costiera tirrenica della Basilicata e si sta diffondendo verso l’entroterra.

È una specie politipica, alloctona per l’Italia. Scoiattolo arboricolo di taglia medio-piccola, di abitudini prettamente diurne e di colore variabile da nero a rosso a bianco, con coda meno folta dello scoiattolo comune. È una specie molto adattabile e può occupare territori a differente coperture boschiva. La femmina raggiunge la maturità sessuale al secondo anno di vita, con più periodi riproduttivi all’anno (primavera, estate e autunno) e ad ogni parto la femmina dà alla luce da 1 a 3 piccoli.

L’areale originario di Callosciurus finlaysonii è la regione Indomalese e più precisamente tra Birmania, Tailandia, Laos, Cambogia e parte del Vietnam. In Italia sono note popolazioni acclimatate dagli anni ‘80 in Piemonte (un parco urbano di Acqui Terme, AL) e Basilicata (zona costiera di Maratea, PZ, estesa marginalmente a Campania e Calabria) da dove si è esteso l’areale alle limitrofe Campania meridionale, Calabria settentrionale, arrivando ad occupare un territorio che, nel 2004, è stato stimato in 2600 ha ed è tuttora in espansione. L’incremento delle aree occupate dalle popolazioni è determinato anche da recenti traslocazioni come quella di alcuni individui, avvenuta nel 2003, in località Piano dei Peri (Trecchina) facente parte del SIC “Valle del Noce”. Nel sito di Acquafredda di Maratea occupa le pinete litorali, le foreste di Leccio e di Quercia bianca, trovando importanti siti di rifugio anche su Carrubi in aree più aperte a macchia mediterranea. Attraverso questi corridoi ecologici la specie inizia a diffondersi verso i querceti misti a Cerro, i Castagneti, con la possibilità di raggiungere e colonizzare anche le Faggete.

Ad oggi la consistenza delle popolazioni in Basilicata non è stata ancora quantificata con certezza, ma in considerazione dei numerosi avvistamenti e dei danni si può pensare ad alte densità da un minimo di 1,3 individuai per ha negli ambienti più sfavorevoli, fino a 5 individui per ha negli ambienti più idonei. Un dato interpretabile come espressione anche dell’aumento demografico delle popolazioni in Basilicata è il rapido incremento delle aree occupate che dall’80 al 2004 ha raggiunto un areale di 26 km2 seguendo una curva sigmoide.

La specie provoca numerosi danni, sia alla vegetazione (scortecciamenti e consumo di frutti) e sia alle infrastrutture (cavi elettrici, tubi dell’acqua, ecc.) nonché alle popolazioni autoctone di scoiattolo.

Quella delle specie alloctone è considerata oggi una delle principali cause di perdita di biodiversità, seconda solo alla distruzione/frammentazione/degrado degli habitat.

Mentre la popolazione acclimatata nel Nord Italia è relegata a parchi privati e urbani e arreca danni di modesta entità agli alberi ospiti, la situazione nell'area di Maratea è invece più preoccupante perché trattasi di una popolazione acclimatata in ambiente naturale e in forte espansione. Lo scoiattolo variabile rappresenta una reale e grave minaccia per la flora e la fauna locale. Infatti, oltre a nutrirsi di varie parti vegetali (frutti, gemme, foglie, ecc., compresi i semi con gravi implicazioni nella disseminazione naturale) ha l’abitudine di praticare estese decorticazioni degli alberi con serie conseguenze per la sopravvivenza della pianta attaccata. Sono evidenti danni ai boschi costieri (carrubo, leccio, querce, olivi, pino d’Aleppo), a parte frutteti, manufatti e giardini. Ingenti sono quindi anche i danni economici.

Non sono ancora stati studiati eventuali effetti sulla fauna selvatica legati alle presumibile competizione trofica e spaziale (ad esempio con l’autoctono scoiattolo rosso, Sciurus vulgaris meridionalis, o con il ghiro, Glis glis) e alla predazione (ad esempio uova e nidiacei di uccelli). Dati di letteratura relativi a interazioni di altre specie alloctone di scoiattoli (scoiattolo grigio, Sciurus carolinensis) con le specie indigene, ne hanno confermato il forte impatto ed è pertanto ipotizzabile analoga risultante per la presenza del Callosciurus. La presenza del ghiro e dello scoiattolo rosso si è notevolmente ridotta nelle aree dove attualmente domina lo scoiattolo variabile. Si ritiene che il livello di minaccia per il SIC e per le aree limitrofe sia alto. L’area di potenziale espansione è caratterizzata da una stretta fascia di bosco costiero, più o meno continuo, costituito prevalentemente da Pino d’Aleppo, Leccio e Carrubo nei tratti più rocciosi e con scarso suolo, e da bosco di Roverella, dove il suolo è più profondo. Questa fascia boschiva costiera è in stretta connessione, risalendo verso Trecchina, con i boschi più interni a Cerro, Castagno e, più in quota, a Faggio. L’espansione della popolazione sembra attualmente seguire prevalentemente la fascia boschiva costiera (allo stato attuale delle conoscenze, la specie ha colonizzato, in circa quattro anni, almeno 20 km di bosco costiero a nord della città di Sapri - SA), mentre la colonizzazione dei boschi interni più mesofili sembra meno rapida anche se ineluttabile dato il carattere opportunistico della specie che sembra fuori da qualsiasi forma di controllo. Nel caso specifico del SIC “Valle del Noce” la minaccia attuale sembra essere associata fondamentalmente al rischio di nuove traslocazioni come quella già documentata nel 2003 a Piani dei Peri (Trecchina). Tale fenomeno crea nuovi nuclei di dispersione e aiuta la specie a superare le eventuali barriere ecologiche incrementandone l’espansione.

A tal riguardo, pertanto occorre urgentemente stilare dei piani di controllo. Programmi di eradicazione (con cattura tramite trappole e soppressione incruenta degli animali) sono stati attuati in via sperimentale in Piemonte ma sono stati fortemente ostacolati e impediti da alcuni movimenti animalisti. I dati ottenuti indicano che con densità medio alte di colonizzazione la rimozione dal territorio sembra costituire ancora un mezzo efficace e idoneo perché altamente selettivo e perchè, con le metodologie adottate, il tasso di rimozione è maggiore di quello di incremento demografico della specie. Fondamentale e strettamente associato all’eradicazione è la necessità di sensibilizzare la popolazione sulle problematiche relative alla immissione di specie aliene onde evitare comportamenti ecologicamente sbagliati come le traslocazioni.

Il problema delle specie alloctone può essere affrontato in tre fasi:



  1. prevenzione, con maggiori controlli e uno scambio di informazioni a livello regionale e nazionale, corretta sensibilizzazione;

  2. eradicazione delle specie aliene tramite un coordinamento centrale; e

  3. contenimento e il controllo nel lungo termine al fine di arrestare l’ulteriore diffusione delle specie invasive (per es. sterilizzazione).




Parametri Stato di Conservazione della Specie




In incremento

('verde')
stabile

('giallo')

decremento

('rosso')

Sconociuto

(informazioni insufficienti a fare una valutazione)
















Range di occupazione













Popolazione













Habitat della specie













Prospettive future per (relativamente alla popolazione, range e disponibilità di habitat)














VALUTAZIONE GLOBALE DELLO STATO DI MINACCIA COME SPECIE INVASIVA



BASSO

MEDIO

ALTO

SCONOSCIUTO
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