Ana səhifə

Studio di impatto ambientale


Yüklə 4.12 Mb.
səhifə5/16
tarix27.06.2016
ölçüsü4.12 Mb.
1   2   3   4   5   6   7   8   9   ...   16

3.9Fauna (area del progetto)

3.10

3.11

3.12

3.13

3.14

3.15

3.16

3.17

3.18

3.19

3.20

3.21

3.22

3.23

3.24

3.25

3.26

3.27

3.28

3.29

3.30

3.31

3.32

3.33

3.34

3.35

3.36

3.37

3.38

3.39

3.40

3.41

3.42

3.43

3.44

3.45

3.46

3.47

3.48

3.49

3.50

3.51

3.52

3.53

3.54

3.55

3.56

3.57

3.58

3.59

3.60

3.61

3.62

3.63

3.64

3.65

Sulla base delle conoscenze pregresse riguardo alla biologia e l’ecologia delle specie appartenenti alle varie classi ed alla tipologia ambientale dell’area in oggetto, nonché dei parametri microclimatici che su di essa insistono, vengono stilate le liste faunistiche considerando le specie potenzialmente presenti nell’area stessa.

Inoltre, tenendo presente l’impossibilità della raccolta di dati sul campo per almeno un anno solare, in modo da estendere il campionamento a tutte le stagioni, necessaria per ottenere uno spettro fenologico completo per ogni specie indagata, sono stati raccolti dati da fonti bibliografiche aventi come oggetto di studio la fauna vertebrata ed invertebrata nell’area in oggetto, in aree limitrofe che presentano la stessa tipologia ambientale o in aree più vaste.

La monotonia ecologica che caratterizza l’area in esame unitamente alla tipologia dell’habitat è alla base della presenza di una zoocenosi con bassa ricchezza in specie. In particolare, la fauna vertebrata, risente fortemente della assenza di estese formazioni forestali e della scarsità dello strato arbustivo. Sono assenti pertanto molte delle specie che caratterizzano, ad esempio, la mammalofauna appenninica, tra i quali molti artiodattili e carnivori, taxa contenenti peraltro specie di interesse conservazionistico.

L’alternanza di ambiti fortemente modificati dalle pratiche agricole ed ambiti, per quanto ridotti, con ancora elementi naturali ha impostato una particolare situazione ambientale che si estrinseca in una biodiversità non molto accentuata in quanto a specie di animali e di piante, ma ricca di elementi di sicuro interesse che nei lembi naturali hanno trovato rifugio.

Moltissime specie di uccelli utilizzano il sistema di siepi ed alberi come rifugio e sito di nidificazione e una buona popolazione di insetti qui rifugiatisi costituisce una accettabile riserva trofica per le specie insettivore.

Anche rettili e mammiferi di piccola taglia utilizzano questi ambiti come rifugio, come zona di caccia e come elemento di protezione nei loro spostamenti.

Anche alcune specie botaniche importanti per la fauna sono relegate in questi lembi ove sopravvivono e da cui, potenzialmente, potrebbero riespandersi al sopravvenire di situazioni ambientali favorevoli.


Per gli invertebrati, per mancanza di dati reperibili negli archivi storici e dai rilievi diretti, si è stimata solo la frequenza sporadica delle specie nel sito di intervento.


S


i rileva come una buona parte delle specie presenti sia da attribuire alla cosiddetta “fauna banale”, ovvero costituita da taxa caratterizzati da elevata adattabilità e distribuzione ubiquitaria sul territorio, mentre una componente è costituita da specie cosiddette sensibili. Va sottolineato che, nell’area in esame, le specie definite sensibili si sono adattate in maniera notevole, riuscendo a convivere con altri parchi eolici esistenti già da diversi anni.

Un esempio riguarda proprio alcune popolazioni di rapaci che, a distanza di tempo dall’installazione dei primi parchi eolici, hanno mostrato un buon recupero numerico ed attualmente sembrano del tutto indifferenti alla presenza degli impianti, tanto da far registrare una interazione quasi nulla con gli stessi.

Per quando riguarda, invece, la presenza di specie protette, nella lista Natura 2000 si ritrova una sola specie di rettili (Elaphe quatuorlineata) ed una di mammiferi (Canis lupus), mentre nella Lista Rossa sono presenti cinque. Di queste, una è classificate come VU (vulnerabile), Rhinolophus hipposideros; quattro sono classificate come LR (a più basso rischio), Tyto alba, Coturnix coturnix, Rhinolophus ferrumequinum e Myotis myotis.

Le specie inserite nella lista rossa non usano la zona direttamente interessata dall’intervento come area riproduttiva, nidificando in siti distanti dall’impianto.

Poche specie utilizzano l’area come sito riproduttivo, ma in genere si tratta di animali che interagiscono scarsamente con gli impianti eolici e comunque non verrebbero disturbati dalla presenza dell’aerogeneratore. Dalle osservazioni dirette in campo, risulta che moltissime specie frequentano solo occasionalmente l’area ove sorgerà l’aerogeneratore e la maggior parte di queste sono classificabili come ad elevata adattabilità.

3.66Impatto su flora, fauna ed ecosistemi (area del progetto)




3.66.1Impatto potenziale sugli ecosistemi


  • Campi coltivati: l’impianto ed i suoi manufatti sono localizzati in aree adibite a coltivazione di grano duro. L’impatto su tale matrice ecosistemica è riconducibile solo ad una marginale riduzione del terreno;

  • Frammenti di boschi di querce caducifoglie: tali ambienti non risulteranno danneggiati dall’impianto in quanto non sono presenti nell’area il cavidotto interratto, le cabine di consegna e le strade di accesso;

  • Arbusteti termofili e igrofili: tali ambienti, nel complesso, non risulteranno danneggiati dall’impianto in quanto sono ubicati distanti dallo stesso. Tuttavia potrebbero verificarsi, in fase di cantiere, danneggiamenti agli elementi arbustivi posti ai margini della strada di accesso. Pertanto, è prevista l’adozione di accorgimenti di protezione degli elementi arbustivi e arborescenti vegetanti in tale ambito (protezione delle chiome, dei fusti e degli apparati radicali);

  • Praterie secondarie: tali ambienti, non risulteranno danneggiati dalla messa in opera dell’impianto in quanto l’impianto non risulta ubicato in esse.



3.66.2Analisi impatto potenziale sulla vegetazione


L’impatto sulla componente floristico-vegetazionale è riconducibile al danneggiamento o perdita di habitat e di specie floristiche dovuta all’imgombro dell’impianto. Nello studio floristico-vegetazionale sulle cenosi interessate dall’impianto, non sono state comunque individuate specie particolarmente rare.

Per quanto riguarda gli habitat prioritari presenti all’interno del SIC “Monte Cornacchia- Boschi di Faeto”, questi non risulteranno danneggiati in quanto l’impianto non ricade all’interno dell’area protetta. Tuttavia, come affermato in precedenza, potrebbero verificarsi, in fase di cantiere danneggiamenti agli elementi arbustivi e arborescenti vegetanti ai margini della strada di accesso. Pertanto, è prevista l’adozione di misure di protezione delle chiome, dei fusti e degli apparati radicali di tali elementi vegetanti.



3.66.3Analisi impatto potenziale sulla fauna


L’inserimento dell’impianto non influisce in maniera negativa sulla componente faunistica. Si prevede che l’impatto maggiore si avrà in fase di cantiere per il movimento di mezzi e materiali, per la presenza umana e per la modificazione della situazione ambientale. Si assisterà quindi, sicuramente, così come risulta da alcune osservazioni, ad un allontanamento delle specie a più elevata mobilità (lepre, volpe) e, inevitabilmente, alla perdita di esemplari di specie a scarsa mobilità (micromammiferi).

Questo, soprattutto se i lavori verranno eseguiti in periodo in cui alcune delle specie presenti sono in letargo. Va comunque considerato che le attività di cantiere sono limitate ad 8 ore giornaliere e per 5 giorni settimanali, circostanza questa che limiterà notevolmente il disagio.

L’impatto in fase di cantiere deve comunque essere considerato temporaneo, in quanto, una volta terminati i lavori di costruzione e ripristinato l’ambiente originario nelle zone dismesse dal cantiere, le varie specie torneranno a colonizzare l’area a cominciare da quelle meno sensibili.

Non si prevedono, invece, interferenze con le nidificazioni in quanto il sito sorge su terreni agricoli che non sono interessati, se non in minima parte e da specie banali, da eventi riproduttivi peraltro limitati al periodo di presenza del grano.

Non si prevedono invece grosse interazioni negative con gli altri elementi faunistici locali quali invertebrati, rettili ed piccoli uccelli per i quali gli impianti eolici non rappresentano grossi ostacoli o, comunque, lo sono solo temporaneamente sino al loro completo adattamento.

3.66.4Analisi impatto potenziale sulle popolazioni di Chirotteri


Come risulta dall’elenco faunistico, nell’ area esistono poche specie di chirotteri, prevalentemente specie adattabili ed antropofile che frequentano per il foraggiamento una grande varieta' di tipologie ambientali, dalle zone umide, ai boschi, a zone con vegetazione piu' rada, ai nuclei urbani (caccia attorno ai lampioni). Non si possono escludere probabili collisioni con i camini dell’impianto ma questo impatto ha una significatività molto bassa, pressoché nulla se si considera il particolare sistema sensiorale del taxon e la contenuta altezza degli stessi camini. I sistemi di navigazione dei pipistrelli permettano loro di individuare elementi piccolissimi, quali gli insetti di cui si nutrono, dal volo irregolare comportante movimenti rapidi (anche angoli a 90°) e non prevedibili.

Alcuni ricercatori hanno messo in evidenza come la strategia vocale tipica dei Chirotteri che cacciano in spazi aperti e su lunghe distanze, impiega prevalentemente ultrasuoni a frequenza bassa e costante, che permettono di individuare bersagli di grandi dimensioni, ottenendo informazioni sulla traiettoria di volo. Le specie che cacciano in questi territori a quote elevate, sopra la sommità degli alberi, hanno ali lunghe e strette che consentono un volo veloce ed agile.

Le specie che cacciano in ambienti diversificati emettono ultrasuoni a modulazione di frequenza più alta, al fine di avere una maggiore quantità d’informazioni nell’unità di tempo, potendo così discriminare dettagliatamente la natura degli oggetti. Ne risulta un volo lento e sfarfallato, tipico delle specie con ala larga e arrotondata come alcuni rappresentanti del Pipistrellus.

Si ritiene ragionevole pensare che a maggior ragione per i chirotteri non vi possano essere problemi nell’individuazione di strutture imponenti come gli aerogeneratori, dal movimento lento, ciclico e facilmente intuibile e che quindi le possibilità di impatto siano da considerarsi nulle.

E’ inoltre da rimarcare che, allo stato attuale delle conoscenze, non si ritiene che lo spettro sonoro emesso dall’impianto in funzione possa contenere frequenze in grado di disturbare i chirotteri presenti nella zona ma, ad onor del vero, sarebbe opportuno condurre uno studio approfondito sull’argomento,

D’altronde, nel sito di intervento, e in realtà anche nel comprensorio dell’intero Subappennino, non esistono cavità naturali con significative popolazioni di chirotteri e quelle poche che si collocano nei boschi (presso qualche vecchio albero con cavità nel tronco e nei rami di maggiori dimensioni), in ruderi o case abbandonate non sono costituite da un numero di individui tale da far presupporre un qualche raro rischio di collisione. Nel territorio si può parlare di individui isolati o di piccoli nuclei familiari.

Non si prevedono, quindi, variazioni nella dinamica delle popolazioni in quanto l’impianto è sufficientemente lontano dalle zone di riproduzione e non si configura il rischio di disturbo durante l’allevamento dei piccoli.

Si può anche escludere la possibilità di oscillazioni delle popolazioni causata da variazioni del livello trofico della zona, perchè l’impianto non interagisce se non minimamente con le popolazioni di insetti. Inoltre, la presenza di prede (lepidotteri, ditteri) è scarsa in condizioni climatiche caratterizzate da forte ventosità; ciò rende ulteriormente poco probabile la presenza di Chirotteri attorno ai camini durante la fase di esercizio dell’impianto.



3.66.5Analisi impatto potenziale sull’avifauna


Per quanto riguarda l’ornitofauna si possono distinguere due tipi di impatto: di tipo diretto, dovuto alla collisione degli animali con parti a prevalente sviluppo verticale dell’impianto; di tipo indiretto dovuti alla modificazione o perdita di siti alimentari e di riproduzione e al disturbo determinato, oltre che dalla realizzazione degli impianti, all’aumento generalizzato della pressione antropica.

Particolarmente sensibile risulta l’avifauna, sia quella di tipo stanziale che quella migratoria. Tuttavia, sulla base degli studi effettuati per altri impianti, risulta che la frequenza delle collisioni degli uccelli con i camini è piuttosto ridotta.

Le due differenti tipologie di impatto che potenzialmente potrebbero sussistere nell’impianto sulle differenti specie ornitiche presenti possono essere divise in:


  • Disturbo”: alterazione forzata delle normali attività di routine degli individui che può determinare dal semplice cambio di rotta al definitivo abbandono dell’area;

  • Collisione”: si verifica per impatto degli uccelli in volo con i camini che è una causa di mortalità potenziale solo per quelle specie che volano a quote dove si trovano le strutture suddette;

  • Alterazione o perdita dell’habitat”: modifica ambientale dell’intera aerea in cui viene realizzato l’impianto; a seconda della tipologia ambientale considerata, vengono interessate le aree di alimentazione o di riproduzione di differenti specie di uccelli.

Non si rilevano, inoltre, interferenze potenziali con le grandi rotte migratorie degli uccelli che praticamente non interessano la zona in esame. Il corridoio ecologico più vicino è quello che collega l’area umida del Lago di Torre Bianca ai boschi dell’alta Valle del Celone, attraverso il corso del Torrente Celone. Il sito del progetto è localizzato esternamente a tale corridoio, a una distanza minima di circa 600 m.

Per quanto riguarda l’avifauna acquatica di grandi dimensioni (oche, aironi, etc.), la maggiore rotta individuata Nord-Sud, e viceversa, non tocca il sito dell’intervento; flussi minori costituiti dalla dispersione degli animali giunti nella zona in esame, comunque, interessano anche il sito sia pure marginalmente.

Per quanto riguarda l’avifauna acquatica di minori dimensioni (anatidi), la situazione appare molto simile.

Per queste specie, comunque, non si può parlare tanto di possibilità di collisioni quanto di disturbo al contrario di quanto ormai accertato per le linee elettriche a media e bassa tensione i cui cavi ravvicinati possono causare la morte per folgorazione.

Anche per le altre specie l’area è interessata da flussi migratori minori che, comunque, sono presenti su tutto il comprensorio e non sembra siano eccessivamente disturbati dalla presenza di altri impianti.

Per quanto riguarda un’eventuale interferenza con le popolazioni di uccelli migratori è possibile affermare con ragionevole sicurezza che gli spostamenti locali esistenti sul territorio non verrebbero influenzati negativamente dalla presenza dell’impianto eolico, consistente in una sola torre, di dimensioni ridotte rispetto a quelle degli altri impianti eolici, ben visibili e facilmente evitabili dagli uccelli.

Appare opportuno evidenziare come gli spostamenti dell’avifauna, quando non si tratti di limitate distanze nello stesso comprensorio finalizzate alla ricerca di cibo o rifugio, si svolgano a quote sicuramente superiori a quelle della massima altezza delle pale (91 m); in particolare, nelle migrazioni, le quote di spostamento sono nell’ordine di diverse centinaia di metri sino a quote che superano agevolmente i mille metri. Spostamenti più localizzati quali possono essere quelli derivanti dalla frequentazione differenziata di ambienti diversi nello svolgersi delle attività cicliche della giornata si svolgono anch’essi a quote di diverse centinaia di metri.

Una delle maggiori problematiche ambientali legate alla mortalità dell'avifauna, è derivante dall’impatto delle specie con organi in movimento come p.e. le pale di aerogeneratori. Questo problema non è comunque riconducibile all’impianto in questione in quanto l’unico elemento di potenziale impatto è costituito dall’altezza dei camini. Questa non costituisce comunque un danno per l’avifauna in quanto gli uccelli percepiscono gli ostacoli fissi come alberi, case, ecc.



3.66.6Analisi impatto potenziale sulla dinamica di popolazione e sulle variazioni di densità


Non si prevedono conseguenze sulla dinamica di popolazione né sulla variazione di densità dato il ridotto richio di impatto con l’impianto

Non si prevedono inoltre variazioni nella dinamica delle popolazioni in quanto l’impianto è lontano dalle zone di riproduzione più importanti e non si configura il rischio di disturbo durante l’allevamento dei piccoli Inoltre, è ragionevole escludere anche potenziali oscillazione delle popolazioni poiché l’impianto non interagisce con le riserve trofiche presenti nell’area di intervento.

In ultimo, si evidenza che l’impianto non costituire una barriera ecologica essendo costituito da manufatti di uso corrente con contenute dimensioni planimetriche e volumetriche.

In conclusione, considerato il tipo di ambiente piuttosto antropizzato, molte delle specie animali presenti sono da considerarsi per lo più antropofile, dotate di buona capacità di adattarsi alla presenza umana se non addirittura opportuniste, mentre le specie più sensibili si sono allontanate da tempo o si sono estinte localmente. Quanto meno appaiono estremamente ridotte come numero. Occorre comunque precisare che più che dai lavori richiesti dall’impianto di un eolico e dalla sua esistenza, lo stato di conservazione dipende molto spesso dall’impatto dei normali lavori agricoli (cioè l’uso di mezzi meccanici, concimazioni ed uso di pesticidi in genere, bruciatura delle stoppie dopo il raccolto, ecc.) e della pressione venatoria. La criticità di molte specie è dovuta quindi alla situazione ambientale attuale e dalle pratiche di gestione del territorio attualmente in uso.



3.66.7Misure di mitigazione


Saranno adottate le seguenti misure volte a ridurre e contenere gli impatti previsti:

È prevista la realizzazione di involucri edilizi molto contenuti;

Sarà attuato il massimo ripristino possibile della vegetazione eliminata durante la fase di cantiere e restituzione alle condizioni iniziali delle aree interessate all’opere non più necessarie alla fase di esercizio;

Nella fase di esercizio saranno limitate al minimo le attività di cantiere nel periodo riproduttivo delle specie animali. Le attività dovranno essere concentrate esclusivamente nelle ore diurne;

la illuminazione artificiale esterna tanto in fase di cantiere, quanto in fase di esercizio dell’impianto, sarà soffusa ed esente da fenomeni di accecamento.

Al fine di evitare rischi di collisione e di elletrocuzione, nonché ridurre l’impatto sul paesaggio, le linee elettriche all’interno dell’impianto e quelle per il trasporto dell’energia saranno completamente interrate.

Sarà effettuato il restauro ambientale delle aree dismesse dal cantiere mediante utilizzazione di specie vegetanti arbustive autoctone. La pitturazione dei manufatti saranno della serie pastello e di colore verde-marrone per richiamare i colori naturali del paesaggio agreste circostante.

L’eventuale eccesso di materiale proveniente dagli scavi verrà trasportato in discariche autorizzate allo stoccaggio di rifiuti inerti ovvero avviato ad operazioni di recupero, privilegiando tale seconda opzione.

Al termine del ciclo vitale dell’imlianto verrà ripristinato lo stato iniziale dei luoghi, anche con la riqualificazione ambientale del sito d’intervento, con l’utilizzo di specie autoctone adatte al luogo. Le strutture fondali saranno tombate sotto un riporto di terreno vegetale.

Le parti metalliche dell’impianto, se non riutilizzabili tal quale, saranno rottamate per essere conferite alle fonderie, i detriti provenieti dalle demolizioni dei manufatti, saranno conferiti in appositi centri di recupero e riutilizzo di materiale inerte.

Sarà assicurato l’adeguato smaltimento degli oli lubrificanti esausti dei motori endotermici, delle centraline oleodinamiche, dei trasformatori mediante conferimento degli stessi al “Consorzio Obbligatorio degli oli esausti” (D.Lgs. n. 95 del 27 gennaio 1992, Attuazione delle Direttive 75/439/CEE e 87/101/CEE relative alla eliminazione degli oli usati), in considerazione delle caratteristiche di pericolosità degli stessi.

1   2   3   4   5   6   7   8   9   ...   16


Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©atelim.com 2016
rəhbərliyinə müraciət