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Programma triennale regionale per le aree protette


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2Obiettivi generali, gestionali ed azioni prioritarie




2.1Premessa


In questo capitolo si riportano, come richiesto dalle Linee guida (Del. G.R. n.1100/06), gli obiettivi strategici del parco per il prossimo triennio e le azioni necessarie al loro conseguimento.

Gli obiettivi gestionali, coerenti con le finalità istitutive dell’area protetta, sono riconducibili al programma dell’amministrazione in carica.

Gli obiettivi e le azioni individuate tengono conto delle priorità gestionali riportate nel paragrafo precedente, delle indicazioni sulle azioni consigliate per ciò che riguarda lo stato di conservazione del patrimonio naturale descritte nel Capitolo 1, delle valutazioni sull’attività di gestione, autonomia finanziaria e dotazione organica riportate nel Capitolo 2, le indicazioni della Relazione revisionale programmatica 2007-2009 e il Piano esecutivo di gestione pluriennale, ed infine sulle effettive opportunità di finanziamento che saranno attivate nel periodo di riferimento (Piano regionale di sviluppo rurale, Obiettivo 2, Programma LEADER, Programma LIFE, Fondo Verde della provincia di Modena).

Sono stati individuati 25 obiettivi strategici riportati nelle apposite tabelle suddivise per campo d’azione.



2.2Obiettivi gestionali


Gli obiettivi gestionali, dedotti dal punto 2.3.2.4. delle Linee guida regionali sono i seguenti:

  • prosecuzione delle attività di ricerca e monitoraggio relativo ad alcune specie target (aquila e lupo in primis)

  • gestione dei siti della Rete Natura 2000 con la formulazione delle misure di conservazione specifiche, individuazione delle specie e degli habitat da tutelare prioritariamente

  • gestione e tutela dei beni silvo-pastorali, in particolare quelli appartenenti al patrimonio indisponibile della Regione

  • realizzazione e manutenzione di percorsi per la fruizione responsabile e sostenibile

  • censimento delle popolazioni faunistiche e controllo ai fini di assicurare la funzionalità ecologica del territorio

  • realizzazione di strutture per la divulgazione, l’informazione, l’educazione ambientale rivolte ai cittadini residenti e ai visitatori

  • opere per la manutenzione e il restauro ambientale;

  • coinvolgimento delle aziende agricole ed dei principali portatori d’interesse nelle scelte di programmazione, regolamentazione e gestione dell’area protetta;

  • concertazione con gli enti locali interessati per le attività di programmazione, gestione e regolamentazione dell’area protetta

  • monitoraggio, prevenzione e risarcimento dei danni prodotti dalle colture agricole ed agli allevamenti da parte della fauna selvatica

  • gestione e sviluppo delle attività culturali e di educazione ambientale.



a) Normativa e strumenti di gestione
Viene proposta Variante generale al P.T.P., congiuntamente alla redazione del Regolamento e alla predisposizione dei Piani di gestione dei Siti rete Natura 2000. le motivazioni sono molteplici.

Il Parco regionale dell’Alto Appennino Modenese (Parco del Frignano) dispone di un Piano territoriale approvato dalla Regione nel 1996 ma elaborato agli inizi degli anni ’90 (l’Adozione della Provincia è del 1991).

Il piano è quindi ormai vecchio di 17 anni. In questo arco di tempo si sono modificate le leggi di riferimento per le aree protette (L. n.394/’91 e L.R. n.11/’88), la legislazione in campo ambientale, soprattutto con il recepimento delle Direttive “Habitat e “Uccelli” ma anche con le disposizioni comunitarie, nazionali e regionali riguardati le acque, le leggi e gli strumenti riguardanti la pianificazione urbanistica ed ambientale.

Il Piano vigente non è stato adeguato alla pianificazione infraregionale (PTCP); ciò comporta diverse difformità, incongruenze o “vuoti” normativi soprattutto per quanto riguarda l’Area contigua. Ad esempio in materia forestale le norme del PTCP sono assai più precise orientate alla salvaguardia rispetto alle norme del PTP (a titolo di esempio si cita il vincolo assoluto posto dal PTCP sulle aree boscate non presente nelle norme del “Pre-Parco”).

Si sono inoltre modificati alcuni degli utilizzi del territorio protetto ancora consuete negli anno ’90 e quindi anche le prospettive e le strategie locali di sviluppo.

Ad esempio l’uso del territorio da parte dei comprensori sciistici e le richieste per i futuri sviluppi formano un quadro assai differente rispetto a 10 anni or sono, che nessun piano sovracomunale definisce.

Lo sci di fondo in particolare ha avuto inaspettati e imprevedibili sviluppi negli ultimi anni e lo sci alpino intende differenziare la propria offerta di servizi con infrastrutture che non esistevano solo pochi anni fa: bob-run, parchi avventura ecc.

Il P.T.P. non da nessuna indicazione sull’utilizzo idro-elettrico dei corsi d’acqua inclusi nell’area protetta: le richieste di costruzione di centraline idroelettriche ad acqua fluente sono state diverse negli ultimi anni, affrontate in sede di valutazione di impatto ambientale in totale mancanza di una programmazione in merito.

In alcune aree o strutture di particolare interesse per la fruizione le scelte e la normativa del Piano non consente di dare risposte positive ad aspetti gestionali importanti riguardanti, ad esempio, l’area del Lago Santo, i bivacchi in area Parco, Prati Fiorentini ecc.

Il piano non da poi nessuna indicazione in merito alle nuove costruzioni nell’Area contigua, ne’ quantitativa e’ qualitativa, demandando in pratica agli strumenti urbanistici comunali e risultando assai più povero di indicazioni rispetto al PTCP.

La carenza del Piano rispetto alle richieste di trasformazione del territorio e la sua incompletezza o incoerenza rispetto agli strumenti urbanistici sovracomunali rende problematica la gestione degli strumenti di controllo definiti dalla nuova L.R. n. 6/2005 (Parere di Conformità e Nulla Osta).

Il P.T.P. è poi tuttora privo di alcuni approfondimenti e strumenti attuativi assai importanti come il censimento degli edifici e dei manufatti di interesse architettonico e storico, l’individuazione delle sorgenti di interesse per la conservazione degli ecosistemi, i piani di intervento particolareggiato nelle aree individuate.

Inoltre non è ancora stato definito ed approvato il Regolamento generale del Parco ma solo alcuni regolamenti stralcio.

Il P.T.P. è poi assai povero di indicazioni rispetto alle tutele delle specie e degli habitat di interesse conservazionistico (Comunitario, nazionale e locale) inclusi nel territorio protetto e in particolare nei due siti Rete natura 2000 ricompresi nel Parco.

I Siti Rete Natura 2000 compresi nel Parco (IT4400001 “Monte Cimone, Libro Aperto, Lago Pratignano” SIC-ZPS, IT4040002 “Monte Rondinaio, Monte Giovo” SIC-ZPS), per la loro dimensione e la loro complessità dovranno essere sottoposti a Piano di gestione oltre che alla definizione obbligatoria delle specifiche misure di conservazione.

La redazione del Piano di gestione dei Siti rete Natura 2000, considerato che la superficie di questi ultimi corrisponde in buona sostanza all’area di Parco vero e proprio, dovrà essere integrata con la definizione della Variante generale al P.T.P.

La necessità di aggiornare il principale strumento di pianificazione e programmazione quindi di modificare la zonizzazione, la normativa e gli strumenti attuativi potrà portare anche ad una rivisitazione del perimetro complessivo del Parco e dell’Area contigua anche in riferimento ai confini dei Siti Rete Natura 2000 compresi totalmente o parzialmente nel Parco Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di Pratignano e Monte Rondinaio, Monte Giovo.

I possibili sviluppi territoriali dell’area protetta devono essere visti in relazione alla presenza del Sito Rete Natura 2000 Alpesigola, Sasso Tignoso e Monte Cantiere (SIC-ZPS).

Questo sito infatti è contiguo al perimetro dell’area protetta esistente e presenta caratteristiche simili a quelle del Parco del Frignano: specie ed habitat inclusi, problematiche gestionali, attività antropiche presenti ecc.

Per tali ragioni si ritiene che, quantomeno la gestione, possa essere effettuata dal Consorzio di Gestione del Parco, considerando anche che per vicinanza territoriale, esperienza gestionale può avere le caratteristiche idonee a tale scopo.

Il Parco del Frignano sta già operando in questa area con l’attività di gestione e controllo della raccolta funghi e per il monitoraggio della presenza del lupo.
b) Ricerca e monitoraggio per la conoscenza e conservazione della diversità biologica
Sono state proposte attività di studio e di monitoraggio della presenza di due specie animali di interesse conservazionistico prioritario (lupo e aquila) e di alcuni habitat e ambienti dove sono necessari dati e conoscenze (risorse idriche necessarie alla conservazione degli ecosistemi, studio degli ecosistemi ed habitat forestali, studio delle specie botaniche rare e minacciate).

E’ stata inserito in questo campo d’azione anche la conservazione delle specie e degli habitat presenti nei Siti Rete Natura 2000 ed in particolare l’individuazione degli habitat e delle specie presenti e l’attività di istruttoria relativa alla valutazione di incidenza di piani, progetti ed interventi all'interno dei Siti rete natura 2000 la cui competenza passerà, in tempi brevi, dalla Regione al Parco.

Infatti con la prossima emanazione della Direttiva della Giunta regionale, ai sensi dell’art. 2 della L.R. n. 7/’04, che definirà il procedimento per individuazione dei Siti RN 2000, gli indirizzi e le modalità di verifica per la gestione, la conservazione e il monitoraggio dei medesimi, le modalità per l'effettuazione della valutazione di incidenza le competenze sulla gestione sui Siti passeranno dalla Regione alle Province ed ai Parchi.

Per tutti i Siti è necessario provvedere, innanzitutto, alla individuazione esatta degli habitat e delle specie (floristiche e faunistiche) presenti nonché della loro distribuzione e della loro consistenza.

Dovranno essere definite in tempi brevi anche le misure di conservazione e salvaguardia specifiche per ogni Sito e gli eventuali piani di gestione come richiesto dagli artt. 4 e 6 del DPR n. 375/’97 e ss.mm.

Inoltre vi è da considerare che l’aspetto più impegnativo ed oneroso concernente la gestione sarà quello procedurale relativo allo svolgimento della Valutazione di incidenza dei piani e dei progetti.

Su ciascuno dei tre aspetti prima citati (conoscenza, conservazione e valutazione) vi è da svolgere un lavoro di approfondimento.
Secondo la Direttiva in corso di approvazione le misure specifiche di conservazione di ogni ZPS e/o SIC, nonché gli eventuali piani di gestione, dovranno dettagliare ed approfondire il complesso organico delle tutele necessarie a garantire il mantenimento in un soddisfacente stato di conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali indicate dalle Direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/43/CEE e, possibilmente, il loro risanamento e miglioramento.
Sempre secondo la Direttiva per l’approvazione delle misure specifiche di conservazione o dei piani di gestione per ogni ZPS o SIC le Province e gli Enti di gestione delle aree naturali protette dovranno tener conto delle misure generali di conservazione delle ZPS e dei SIC approvate dalla Regione, del D.M. 3.07.02 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”, del decreto che dovrà essere emanato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ai sensi del comma 1226 dell’art. 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e degli eventuali altri atti normativi e di indirizzo emanati a livello comunitario, statale o regionale. Inoltre dovrà tener conto delle indicazioni degli Enti locali e delle principali associazioni di categoria direttamente interessati avvalendosi di procedure partecipative previste.

Le misure specifiche di conservazione dei siti della Rete Natura 2000 dovranno essere adottate dagli Enti gestori dei siti Natura 2000 entro 1 anno dalla data di approvazione della Direttiva regionale.

Oltre alla definizione delle misure specifiche di conservazione, di salvaguardia e gli eventuali piani di gestione dei siti della Rete Natura 2000 la Direttiva, ai sensi dell’art. 8 della L.R. 7/04, produrrà il trasferimento al Parco delle competenze sulla Valutazione di incidenza, la quale dovrà essere effettuata prima del rilascio di un’autorizzazione o dell’approvazione di un Piano, un Progetto o un’attività che possa interferire, direttamente o indirettamente, sui Siti della Rete Natura 2000.

Questo richiederà un’importante attività tecnica ed amministrativa del tutto nuova da parte della provincia.

Se ciò avverrà senza un trasferimento di risorse economiche e di conoscenze sui Siti RN 2000 dalla regione alla Provincia ed i Parchi questo passaggio sarà ancora più problematico.

Le uniche risorse certe di cui si ha informazione per il prossimo futuro sono quelle contenute nella Misura 323 “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale” dell’Asse 3 del Programma regionale di sviluppo rurale.

La Misura ha i seguenti obiettivi operativi:


  • Predisposizione di piani di gestione e protezione del territorio nelle aree della Rete Natura 2000 e di altre aree di rilevante interesse naturale.

  • Costruzione di un osservatorio delle dinamiche evolutive degli habitat e delle specie attraverso la predisposizione di una rete di monitoraggio.

  • Costruzione di una banca-dati degli habitat e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario integrata nel sistema informativo regionale.

  • Aggiornamento degli strumenti di conoscenza e classificazione del patrimonio forestale.

Questo avverrà attraverso la realizzazione di studi, ricerche, rilevazione dati di supporto alla stesura di strumenti di pianificazione locali e provinciali (per singoli siti, specie e habitat) finalizzati alla gestione e conservazione di habitat e specie che potrà comprendere:

1. Predisposizione di indirizzi gestionali e redazione di piani di protezione e gestione:


  • Analisi dei fattori di rischio degli habitat e delle specie nelle aree SIC e ZPS;

  • Analisi territoriale ed individuazione delle aree particolarmente sensibili;

  • Analisi dei dati disponibili per ciascuna area, habitat o specie;

  • Individuazione delle attività ad elevata criticità ambientale;

  • Individuazione delle Misure e delle azioni da intraprendere per la salvaguardia degli habitat e delle specie;

  • Determinazione delle aree rappresentative per il monitoraggio dell’efficacia delle azioni poste in essere.

2. Realizzazione di un sistema informativo di supporto:

  • Progettazione di strumenti informativi e informatici;

  • Attuazione-costruzione della rete di monitoraggio: (rilevazione dati, costruzione gis, raccolta e predisposizione basi informative);

  • Analisi e condivisione dei dati sulla rete informativa della Regione (elaborazione dati, implementazione su sistemi gis-web);

  • Gestione degli aggiornamenti periodici;

  • Costruzione di una banca dati regionale delle procedure autorizzative per la valutazione di incidenza e integrazione con le banche-dati;

  • Aggiornamento carta forestale con particolare riguardo alle cenosi di particolare interesse ambientale.

Attraverso le azioni sostenute dalla Misura 323 potranno essere definite le misure di conservazione e di salvaguardia specifiche per ogni Sito e gli eventuali piani di gestione nonché il reperimento dei dati e delle informazioni per la conoscenza dello stato attuale delle specie e degli habitat e le modalità di supporto per la gestione ed il monitoraggio.
Oltre alle attività gestionali che è stata inserita una azione riguardante l’acquisizione di terreni in proprietà pubblica, con priorità alle zone umide e alle superfici adiacenti alle proprietà demaniali.
c) Agricoltura e sviluppo locale
Il Parco del Frignano dal 2002 si svolge attività a favore delle produzioni agricole e per la conservazione della biodiversità anche con alcuni specifici progetti:

  • Qualificazione e valorizzazione dell’agricoltura nel sistema della aree protette della Provincia di Modena (Programma regionale investimenti nelle aree protette 2001-2003)

  • Iniziativa Comunitaria EQUAL: “Aree protette – adattamento professionale degli occupati nel comparto agricolo” (Parco del Frignano -Federparchi)

  • Progetto “Qualificazione e valorizzazione delle produzioni ovicaprine nella montagna modenese”, finanziate da Programma LEADER e Provincia di Modena

  • Convenzione con AIAB ed ICEA che il Parco ha avviato dal 1998 per la certificazione biologica delle raccolte spontanee

L’attività del Parco a favore delle produzioni agricole, finora svolta attraverso progetti finalizzati o settori di attività potrebbe essere inclusa in un programma più organico e di maggiore respiro inclusa in un’”Accordo agro ambientale” ai sensi dell’art. 33 della L.R. n.6/2005 o dell’Asse 2 del PRSR.

Soprattutto in relazione alle risorse presenti nel PRSR è obiettivo del Parco cercare di attivare uno o più “Accordi agro ambientali locali” come definiti dal PRSR sui temi legati alla conservazione dei prati polifiti di alta quota, conservazione delle razze animali autoctone, conservazione degli elementi del paesaggio tradizionale ed inoltre cercare di attivare due progetti di “fliliera” (corta o locale) sulle produzioni ovicaprine e sulla trasformazione dei frutti spontanei.
d) Servizi e strutture
Rispetto a questa azione obiettivo del Parco è quello di mantenere e implementare la Certificazione ISO 14.001 cercare di conseguire la certificazione EMAS II e proseguire la gestione del Regolamento per la concessione del marchio di fornitore di qualità ambientale esterno.

Una importante funzione che il Parco ha attivato riguarda le attività di informazione turistica di base svolta nei Centri visita. I C.V. attraverso un loro rilancio potrebbero, in futuro, svolgere altri servizi a favore dei cittadini residenti e villeggianti, come ad esempio attività riguardanti servizi della p.a., relazioni con il pubblico, accesso pubblico alla rete telematica.

Rendere più diffusa la corretta conoscenza dei cittadini su cosa è e cosa fa Parco e promuovere il suo territorio è un obiettivo prioritario anche per il prossimo triennio.

Si intende proseguire l’attività del progetto integrato di comunicazione finanziata dal P.I. in corso ossia proseguire l’attività che utilizza e mette a sistema strumenti differenti (Notiziario stampato, siti internet organizzazione eventi pubblici, attività costante di comunicati stampa, presenza su emittenti radio/TV).

Riguardo le strutture obiettivo prioritario è quello di migliorare le infrastrutture per una corretta fruizione e accesso al Parco con la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete sentieristica, il restauro o realizzazione di strutture di servizio (aree sosta attrezzate, fontane, view-point, ricoveri per cavalli) ed infine la realizzazione di sentieri e percorsi per tutti (compresi i disabili sensoriali o motori). Verranno realizzati alcuni percorsi multisensoriali con mappe tattili e dispositivi acustici.

e) Lavori pubblici
Per quanto riguarda il lavori pubblici si intendono attivare quattro obiettivi principali: la realizzazione di nuove infrastrutture per la fruizione di gruppi, il miglioramento degli immobili pubblici all'interno del Parco, iniziative innovative e sperimentali sulle produzioni energetiche da fonte rinnovabile, la conservazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico.

Con la prima azione si intende realizzare tre aree attrezzate per campi scout e tre aree per la sosta dei camper.

In Italia sono presenti due organizzazioni scoutistiche, l’AGESCI (Associazione Guide e Scout cattolici Italiani) che conta circa 176.000 soci e il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) che conta circa 12.000 soci.

I Gruppi censiti nella sola provincia di Modena sono 36.

L’attività scoutistica trova il momento di maggior importanza nel campeggio estivo che si svolge tra i mesi di luglio e agosto. Mentre per le branche lupetti e coccinelle il campo estivo si svolge in strutture residenziali, per le branche guide ed esploratori si svolge in campeggi autorganizzati, con attendamenti e strutture ricreative montate al momento.

Il problema principale che si trova ad affrontare un campeggio scout è rappresentato dall’impatto verso l’ambiente e dal rispetto delle norme igienico sanitarie.

Ai sensi dell’art. 4 della L.R. 36/2001, “Norme per la tutela e la regolamentazione dei campeggi didattico – educativi nel territorio della regione Emilia – Romagna”, Sono considerati soggiorni in area attrezzata quelli realizzati presso complessi ricettivi all’aperto costituiti anche da strutture posate sul terreno o comunque rimovibili, per una durata non superiore a venti giorni.

Questo tipo di soggiorno prevede l’allestimento di strutture atte ad accogliere un numero di persone rapportato alle capacità ricettive delle attrezzature igienico – sanitarie disponibili e deve essere servito da vie di accesso che consentano l’intervento ai mezzi di soccorso.

E' consentito inoltre l’utilizzo di strutture e di servizi fissi preesistenti, anche se abitualmente destinati a usi diversi dal soggiorno.

La scelta di attrezzare tre aree idonee in proprietà pubblica all’interno del Parco va quindi nella direzione di facilitare l’accesso a questo tipo di vacanza allo scoutismo, non solo locale, ma di altre regioni italiane ed anche di poterlo praticare in condizione di maggiore tutela dell’ambiente naturale e sicurezza.

Le infrastrutture che si individueranno nell’area saranno:


  • allacciamento acqua potabile;

  • costruzione di una fossa settica accessibile dal camion spurgo;

  • costruzione di una struttura in legno a basso impatto per ospitare le docce e le latrine.

L’area sosta per i camper risponde agli standard richiesti per tale tipo di attività ed è dimensionata per la sosta di 4 camper e per le operazioni di carico e scarico di altri mezzi.


Con la seconda azione si vuole adeguare dal punto di vista funzionale e normativo delle strutture per la fruizione pubblica in proprietà o in gestione al Parco (Demanio RER, immobili Comunali ecc.).

Per la riqualificazione dei rifugi di proprietà del Demanio Indisponibile della Regione Emilia-Romagna, gestiti dal Parco, il Consorzio di Gestione richiederà che nel prossimo Accordo quadro per lo sviluppo (Art. 6 L.R. n.2/2004) delle Comunità montane interessate venga inserita una azione specifica.


La terza azione riguarderà la realizzazione di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili per gli edifici del Parco (Sede, Centri Visita, Centri Escursionistici) o edifici di altra proprietà situati in particolari contesti (es. Rifugi pubblici e privati). Si intende realizzare impianti per la produzione di energia elettrica o calore attraverso fotovoltaico, biomasse forestali, energia eolica, idroelettrico.
La quarta azione riguarda il censimento delle emergenze storico-architettoniche ed interventi di restauro degli edifici e dei manufatti edilizi minori all'interno del Parco e dell'Area contigua.
f) Vigilanza ambientale
Rappresenta un elemento di particolare importanza per il Parco, sia in relazione alle molteplici attività consentite che vi si praticano, rilevanti anche dal punto di vista economico-sociale, sia per la forte vocazione turistica propria del territorio. Emerge in particolare l’esigenza di poter disporre in maniera continuativa di personale qualificato e costantemente aggiornato, e soprattutto rendere adeguato l’organico in rapporto alle dimensioni territoriali dell’area protetta. Si rileva inoltre che ad un costante sforzo nelle attività di vigilanza ambientale può corrispondere una forte ricaduta positiva per l’ente, sia in termini di immagine e di salvaguardia dell’ambiente che sotto il profilo economico e sociale (gestione di attività consentite, valorizzazione di risorse umane locali).

E’ certamente auspicabile inoltre il proseguo delle esperienze di gestione associata del servizio con altre aree protette limitrofe.

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