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Programma triennale regionale per le aree protette


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1.1.1Stato delle conoscenze, fattori di minaccia e azioni consigliate

Parco ha ottenuto nel tempo un buon livello di conoscenza delle specie floristiche presenti, anche se le check list disponibili si riferiscono tutte a porzioni di territorio e non è mai stata redatta alcuna flora completa.

I dati di distribuzione e conservazione delle diverse entità sono invece disomogenei e talora mancanti.

Secondo Tomaselli, Del Prete, Manzini, (1996) il maggior interesse floristico del territorio in esame è dato dagli aspetti della flora d’altitudine, in particolare essi sottolineano la presenza di entità che hanno il loro areale italiano limitato alle Alpi e all’Appennino settentrionale dove presentano il loro limite meridionale di diffusione.

Le zone umide, di particolare rilevanza per le specie che le caratterizzano, risultano minacciate perché sussistono grazie a delicati equilibri molto sensibili a variazioni anche minime; in particolare esse risentono fortemente di squilibri idrologici ed eccessivo carico antropico.

Zone umide e aree di crinale meritano dunque un particolare riguardo vista la loro importanza e delicatezza.

Nella maggioranza delle fonti a disposizione vengono segnalate le aree di maggior valore conservazionistico: allo stato attuale sarebbe dunque opportuno verificare quale sia stato il risultato dello sforzo di conservazione per queste aree.

Come si può evincere dalla lettura delle tabelle sono numerose le specie di interesse conservazionistico perché rare o di particolare interesse fitogeografico e numerose sono anche le specie segnalate nella lista delle specie protette ai sensi della L.R. 2/77.

In alcuni casi l’assetto della vegetazione si presenta in parte determinato da fattori antropici quali la deforestazione, il pascolamento e la costruzione di infrastrutture turistiche (Bertolani Marchetti e Manzini, indagine conoscitiva e linee di sviluppo).

Scarse sono le informazioni disponibili al pubblico circa le specie di flora protette e sovente capita che queste vengano raccolte per una scarsa percezione del danno arrecato: per cercare di colmare questa lacuna informativa nella nuova carta tematica riguardante la flora del Parco si è previsto di inserire l’elenco delle specie protette con relativa iconografia.

Ugualmente basso è il livello di conoscenza della flora e delle emergenze conservazionistiche da parte del personale addetto alla vigilanza, per il quale sarebbe necessario un apposito corso di aggiornamento professionale.

Nuovi dati, riguardanti la presenza e distribuzione di specie rare o di interesse fitogeografico saranno disponibili a breve: è infatti previsto lo svolgimento di rilievi floristici, a partire da luglio 2007. Tali rilievi verranno svolti nell’ambito di un progetto per la realizzazione della carta degli habitat di interesse comunitario del Parco del Frignano e delle specie botaniche di interesse conservazionistico, a cura del prof Tomaselli, Università degli Studi di Parma.

Risulterà fondamentale che in futuro tutte le nuove informazioni vengano raccolte in modo da poter essere implementate all’interno del Sistema Informativo Territoriale di cui il Parco si sta dotando: ciò permetterà una più razionale gestione delle conoscenze ed una diretta relazione fra le emergenze ambientali e precise porzioni del territorio, rendendo più agevoli ed incisive le future scelte gestionali.

1.2Habitat

1.2.1Siti Rete Natura 2000: SIC e ZPS

All’interno dei confini del Parco si trovano compresi due siti SIC:




  • IT404001 Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di Pratignano

Il sito ha un’area di 5165 ha, si trova ad altitudini comprese fra i 709 ed i 2165 m slm ed è ascritto alla regione bio-geografica continentale.

Nel sito sono presenti 22 tipologie di habitat comprese nell’Allegato I della Direttiva 92/43, cinque dei quali sono considerati prioritari (Tab II.3)




  • IT4040002 Monte Rondinaio, Monte Giovo

Il sito ha un’area di 4894 ha, si trova ad altitudini comprese fra i 900 e i 1991 m slm ed è ascritto alla regione bio-geografica continentale.

Nel sito sono presenti 20 tipologie di habitat comprese nell’Allegato I della Direttiva 92/43, quattro dei quali sono considerati prioritari (Tab II.4)


Entrambi i siti sono classificati anche come ZPS, e coprono complessivamente una superficie pari a 10059 ha (64,33%% del totale).

Per entrambi i siti sono state rilevate le seguenti vulnerabilità:




  • Impianti sciistici e piste;

  • Impianti silvicolturali;

  • Eccessiva viabilità forestale;

  • Eccessiva fruizione turistica estiva e invernale;

  • Eccessiva ricerca e raccolta di prodotti spontanei (funghi e mirtilli);

  • Strutture alberghiere e di servizio agli impianti.



Fig. II.1 “ Monte Giovo dai Lagacci della Porticciola”

Tipi di habitat presenti nei siti SIC:


Tab. II.1 sito IT4040001 Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di Pratignano

Codice

Tipi di habitat

% coperta

N06

Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti)

1

N07

Torbiere, stagni, paludi, vegetazione di cinta

1

N08

Brughiere, boscaglie, macchia, garighe, friganee

7

N09

Praterie aride, steppe

1

N10

Praterie umide, praterie di mesofite

1

N11

Praterie alpine e sub-alpine

24

N14

Praterie migliorate

1

N16

Foreste di caducifoglie

48

N17

Foreste di conifere

9

N19

Foreste miste

2

N20

Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti e specie esotiche)

1

N22

Habitat rocciosi, detriti di falda, aree sabbiose, nevi e ghiacci perenni

4

COPERTURA TOTALE HABITAT

100


Tab. II.2 sito IT4040002 Monte Rondinaio, Monte Giovo

Codice

Tipi di habitat

% coperta

N06

Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti)

1

N07

Torbiere, stagni, paludi, vegetazione di cinta

1

N08

Brughiere, boscaglie, macchia, garighe, friganee

7

N14

Praterie migliorate

1

N16

Foreste di caducifoglie

81

N17

Foreste di conifere

3

N19

Foreste miste

1

N20

Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti e specie esotiche)

1

N22

Habitat rocciosi, detriti di falda, aree sabbiose, nevi e ghiacci perenni

4

COPERTURA TOTALE HABITAT

100

1.2.2Habitat di interesse comunitario

Si riportano di seguito gli elenchi degli habitat citati nell’Allegato I della Direttiva 92/43 e presenti all’interno dei siti SIC compresi entro i confini del Parco del Frignano.



Tab. II.3 sito IT4040001 Monte Cimone, Libro Aperto, Lago di Pratignano

Nome

Prior.

% cop.

Rappresentatività

Sup.

Conservazione

Globale

Laghi eutrofici naturali con vegetazione dl tipo Magnopotamion o Hydrocarition




1

A

C

A

A

Lande secche (tutti i sottotipi)




1

B

C

A

A

Lande alpine e subalpine




10

A

C

A

A

Formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei




1

A

C

A

A

Terreni erbosi calcarei alpini




10

A

C

A

A

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco brometalia)(*stupenda fioritura di orchidee)

*

5

A

C

A

A

Formazioni erbose di Nardo, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e submontane dell’Europa continentale)

*

10

B

C

A

B

Praterie in cui è presente la Molin su terreni calcarei e argillosi (Eu-Molinion)




1

B

C

A

A

Praterie di megaforbie eutrofiche




1

B

C

A

A

Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)




2

A

C

A

A

Praterie montane da fieno (tipo britannico con Geranium sylvaticum)




2

A

C

A

A

Torbiere alte attive

*

1

B

C

B

A

Torbiere di transizione e instabili




1

B

C

A

A

Ghiaioni silicei




2

A

C

A

A

Ghiaioni del mediterraneo occidentale e termofili delle Alpi




2

A

C

A

A

Ghiaioni dell’Europa centrale calcarei

*

2

A

C

A

A

Pareti rocciose con vegetazione casmofitica, sottotipi calcarei




2

B

C

A

A

Pareti rocciose con vegetazione casmofitica, sottotipi silicicoli




2

A

C

A

A

Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi-Veronicion dillenii




1

B

C

A

A

Foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae

*

1

B

C

A

B

Castagneti




5

A

C

A

A

Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba




1

B

C

A

B


Tab. II.4 sito IT4040002 Monte Rondinaio, Monte Giovo

Nome

Prior.

% cop.

Rappresentatività

Sup.

Conservazione

Globale

Lande secche (tutti i sottotipi)




1

B

C

A

A

Lande alpine e subalpine




15

A

C

A

A

Formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei




2

B

C

A

A

Terreni erbosi calcarei alpini




2

A

C

A

A

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco brometalia)(*stupenda fioritura di orchidee)

*

5

A

C

A

A

Formazioni erbose di Nardo, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e submontane dell’Europa continentale)

*

15

B

C

A

B

Praterie in cui è presente la Molin su terreni calcarei e argillosi (Eu-Molinion)




1

B

C

A

A

Praterie di megaforbie eutrofiche




1

B

C

A

A

Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)




2

B

C

A

A

Praterie montane da fieno (tipo britannico con Geranium sylvaticum)




1

B

C

A

A

Torbiere di transizione e instabili




1

A

C

A

A

Ghiaioni silicei




1

A

C

A

A

Ghiaioni del mediterraneo occidentale e termofili delle Alpi




3

B

C

A

A

Ghiaioni dell’Europa centrale calcarei

*

1

B

C

A

A

Pareti rocciose con vegetazione casmofitica, sottotipi calcarei




1

B

C

A

A

Pareti rocciose con vegetazione casmofitica, sottotipi silicicoli




1

B

C

A

A

Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi-Veronicion dillenii




1

B

C

A

A

Foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae

*

1

B

C

A

B

Castagneti




3

A

C

A

A

Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba




1

B

C

A

B

Dati aggiornati e più dettagliati saranno disponibili alla pubblicazione della “carta degli habitat di interesse comunitario del Parco del Frignano” la cui stesura, curata dal prof. Tomaselli dell’Università degli Studi di Parma, inizierà a partire dal luglio 2007.



1.2.3Habitat di interesse locale



Biotopi
Tomaselli, Del Prete e Manzini (1996) hanno individuato 13 biotopi di particolare interesse.

Alcuni di questi erano già stati individuati in precedenti lavori e nella stesura del PTP, ma nella pubblicazione citata sono più precisamente caratterizzati.




  1. Le maccherie

QUOTA: 1545 m

COORD.: 10°28’30” Long. W; 44° 13?40” Lat. N

AMBIENTE: torbiera su ripiano di origine glaciale. Substrato costituito da arenarie della formazione del Macigno

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: torbiera bassa acidifitica a piccole carici con tappeto di muschi. Fitosociologicamente corrispondente a Caricetum nigrae abbastanza tipico.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: debole (pascolo e alterazioni bilancio idrico).

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: molto elevato




  1. Prati di San Geminiano

QUOTA: 1475 m

COORD.: 10°29’50” Long. W; 44°13’30”

AMBIENTE: accumulo torboso su deposito morenico

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: torbiera bassa acidifitica a piccole carici con tappeto di sfagni (variante a Sphagnum subsecundum del Caricetum nigrae)

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: debole (alterazioni bilancio idrico)

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: elevato




  1. Lagacci della Porticciola

QUOTA: 1615 m, 1584 m, 1581 m

COORD.: 10°33’ Long. W; 44°09’ Lat. N

AMBIENTE:pozze temporanee a prosciugamento estivo e piccola torbiera sul fondo di circo glaciale scavato su arenarie del Macigno.

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: pozze temporanee con aggruppamento a Drepanocladus exannulatus e Juncus filiformis e torbiera bassa acidofitica con piccole carici (Caricetum nigrae aspetto tipico)

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: medio (pascolamento).

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: relativamente elevato.




  1. Versanti NW e NE di monte Giovo

QUOTA: da 1650 m a 1991 m

COORD.: 10°34’ – 10°35’ Long. W; 44°08’ – 44°08’30” Lat. N

AMBIENTE: circhi glaciali su Macigno e Modino, ampi depositi detritici di origine morenica e crioclastica

LINEAMENTI VEGETAZIONALI:1) Asplenio-Cystopteridietum fragilis 2) Drabo aizoidis-Primuletum apenninae con alcune subassociazioni 3) Aquilegio-Anemonetum narcissiflorae 4) arbusteti a Genista radiata e Juniperus nana 5) Cryptogrammo-Dryopteridetum abbreviatae 6) Sileno-exscapaeTrifolietum alpini luzuletosum spicatae 7) comunità di valletta nivale 8) comunità a Trifolium thalii e Festuca puccinellii 9) comunità a Brachypodium genuense 10) pascoli a Nardus stricta 11) brughiere a mirtilli (Empetro-vaccinietum e Vaccinio-Hypericetum richeri) 12) vegetazione di torbiera bassa acidofitica 13) vegetazione di ruscellamento.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: da debole (pascoli a Nardus stricta e le praterie a Trifolium thalii e Festuca puccinellii) a nullo.

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO:elevatissimo




  1. Lago Baccio

QUOTA: 1559 m

COORD.: 10°35’10” Long. W; 44°07’46” Lat. N

AMBIENTE: Lago glaciale in stadio di maturità avanzata su fondo di circo scavato in arenarie del Macigno. Nella zona a monte accumulo torboso.

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: comunità ripariali sulle sponde del lago (Sagittarium-Sparganietum emersi; comunità a dominanza di Menyanthes trifoliata; aggruppamento a Carex rostrata) e torbiera (Caricetum nigrae) sulla conoide alluvionale a monte del lago.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: molto debole (eccessivo carico turistico)

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: elevatissimo




  1. Circo del Lago Turchino

QUOTA: 1700 m, 1648 m, 1608 m

COORD.: 10°36’ Long. W; 44°07’08” Lat. N

AMBIENTE: pozze temporanee e torbiere basse su fondo di gradini di circo su Macigno.

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: Caricetum nigrae; aggruppamenti a Drepanocladus exannulatus e Juncus filiformis.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: nullo

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: molto elevato





  1. Lago della Risaia

QUOTA: 1549 m

COORD.: 10°41’ Long. W, 44°09’ Lat N

AMBIENTE: pozza temporanea su deposito morenico

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: aggruppamento a Drepanocladus exannulatus Juncus filiformis.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: da debole a medio (alterazioni drenaggio).

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: abbastanza elevato.




  1. Il Padule

QUOTA: 1604 m

COORD.: 10°41’20” Long. W, 44°11’ Lat. N

AMBIENTE: torbiera bassa su una coltre di detriti arenacei depositata sul fondo di circo glaciale.

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: Caricetum nigrae

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: medio (alterazione bilancio idrico)

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: relativamente elevato (ambiente alterato)




  1. Versante N di monte Cimone

QUOTA: da 1850 a 2165 m

COORD.: 10°41’20”- 10°42’20” Long. W, 44°11’40”-44°11’55” Lat. N

AMBIENTE: versante molto acclive con profondi canaloni, falde detritiche e campi di pietre.

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: 1) Asplenio-Cystopteridietum fragilis 2) Drabo aizoidis-Primuletum apenninae 3) Aquilegio-Anemonetum narcissiflorae 4) subassociazione a Rumex scutatus dell’Arenarietum bertolonii 5) Cryptogrammo-Dryopteridetum abbreviatae 6) Oligotricho-Gnaphalietum supini 7) Sileno exscapae-Trifolietum alpini 8) praterie mesofitiche su pendii a lungo innevamento 9) lembi di prateria con Luzula alpino-pilosa come specie dominante 10) brughiere a mirtilli (Empetro-vaccinietum e Vaccinio-Hypericetum richeri)

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: nullo con presenza di gravi alterazioni localizzate (base Aereonautica)

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: elevatissimo




  1. Versante N del Libro Aperto

QUOTA: da 1750 a 1870 m

COORD.: 10°42’50” Long. W, 44°09’30” Lat. N

AMBIENTE: pareti ripide di circo glaciale

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: brughiera a mirtilli (Empetro-vaccinietum e Vaccinio-Hypericetum richeri nella variante a Rhododendron ferrugineum)

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: nullo

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: molto elevato




  1. Laghi presso Capanna Tassoni

QUOTA: 1260 m

COORD.: 10°46’50” Long W., 44°09’40” Lat. N

AMBIENTE: piccola conca sbarrata a valle da arco morenico, attualmente quasi totalmente colmata da sedimenti fini e materiali organici

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: vegetazione elofitica con dominanza di Equisetum fluviatile; piccola torbiera bassa acidofitica a Caricetum nigrae

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: debole (strada rotabile)

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: molto elevato




  1. Versante N di monte Spigolino

QUOTA: da 1500 a 1926 m

COORD.: 10°47’30”-10°48’ Long W, 44°07’40”-44°08’ Lat. N

AMBIENTE: circo glaciale con pareti fortemente inclinate incise da canaloni detritici e fossi di ruscellamento concentrato.

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: 1) Drabo aizoidis-Primuletum apenninae 2) comunità di falde detritiche relativamente consolidate 3) praterie aTrifolium thalii e Festuca puccinellii 4) brughiere a Vaccinium myrtillus e V. Gaultherioides riferibili al Vaccinio-Hypericetum richeri.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: debole (pascolamento ovino)

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: molto elevato




  1. Lago di Pratignano

QUOTA: 1307 m

COORD.: 10°49’ Long W, 44°10’15” Lat. N

AMBIENTE: Lago senescente di origine tettonica

LINEAMENTI VEGETAZIONALI: Comunità vegetali di tipo stagnale e ripariale e torbiera galleggiante.

GRADO DI ARTIFICIALIZZAZIONE: nullo o quasi nullo.

INTERESSE CONSERVAZIONISTICO: elevatissimo.



1.2.4Stato delle conoscenze, fattori di minaccia e azioni consigliate

Dei tredici biotopi considerati da Del Prete e Manzini, quattro hanno un interesse conservazionistico definito “elevatissimo”.

Per quanto riguarda il grado di artificializzazione, questo è generalmente basso (nullo in tre casi).

Fa eccezione il versante N di Monte Cimone, area peraltro definita di interesse conservazionistico elevatissimo, in cui sono presenti zone localizzate di grave alterazione dovute alla presenza della base aereonautica. Visto l’interesse che questa zona riveste sarebbe necessario avviare contatti formali con i responsabili della base onde ottenere una fattiva collaborazione nella conservazione dell’area.

Nell’anno 2004 il Parco ha effettuato un progetto per la riqualificazione dell’area di Piancavallaro che ha portato alla chiusura e rinerbimento delle numerose piste tracciate nel tempo dal transito di veicoli a motore al di fuori della sede stradale. Tale progetto ha avuto esito positivo e sarebbe opportuno costruire un database delle altre zone in cui effettuare interventi analoghi.

Oltre il caso dell’insediamento sul Cimone, le altre cause di alterazione della naturalità dei biotopi riguardano pascolamento, alterazione del bilancio idrico, eccessivo carico turistico e presenza di strade forestali.

Alcune zone ancora poco conosciute potrebbero essere valorizzate dal punto di vista turistico ma nel far ciò bisogna porre estrema attenzione a non provocare poi un eccessivo carico di frequentazione; a questo proposito il Parco dovrebbe avere sempre un ruolo primario nella gestione di tale aspetto, anche servendosi del proprio Centro di Educazione Ambientale.

Una particolare attenzione va posta anche nella gestione dei tagli forestali onde evitare l’abbattimento di alberi secolari che hanno elevatissimo valore biologico e paesaggistico, o il taglio di superfici estese che potrebbe causare un impatto paesaggistico negativo e provocare disturbo nei confronti della fauna.

Sarebbe opportuno a questo proposito che il Parco potesse avvalersi, anche in maniera discontinua, della collaborazione di un dottore forestale per poter monitorare al meglio le situazioni di maggior interesse conservazionistico.

A tal proposito è da segnalare all’attenzione il caso della valle delle Fontanacce, dove sul versante est del Borellone di Montalto è stato negli ultimi anni effettuato un taglio su vasta superficie che ha prodotto uno scadimento paesaggistico dell’area.

Per evitare in futuro il ripetersi di simili eventi sarebbe opportuno attivare una più stretta collaborazione e passaggio di informazioni fra gli enti preposti al controllo ed alla concessione delle autorizzazioni di interventi silvicolturali. La predisposizione del S.I.T. del Parco può fornire sicuramente un valido aiuto per questo scopo.

Atri problemi relativi agli interventi silvicolturali derivano dalla bassa qualità della manodopera utilizzata dai privati, dall’abitudine che gli operai hanno di lasciare rifiuti sul suolo e dalla scarsa attenzione nei confronti della viabilità forestale che in alcuni casi risulta impraticabile a seguito di un cattivo utilizzo.

Sarebbe quindi opportuno prevedere, almeno per le aree di maggior interesse conservazionistico, un’attività di vigilanza effettuata non solo durante il taglio ma anche prima dell’inizio dei lavori e dopo la loro conclusione, in modo da poter verificare con certezza eventuali danni arrecati agli habitat forestali ed alla rete viaria.

In generale appare evidente come la conservazione degli habitat sia da indirizzare verso due tipologie: aree umide ed aree altomontane, cui va aggiunta una attenta gestione delle aree forestali per le quali sarebbe opportuno prevedere lo svolgimento di studi inerenti la diversità biologica e i fattori di minaccia che ad oggi risultano non ben conosciuti.

Il livello delle conoscenze è generalmente buono per quanto riguarda i biotopi locali, per i quali sarebbero da prevedere azioni di monitoraggio per verificarne lo stato di conservazione nel tempo, mentre può essere sicuramente migliorato e maggiormente dettagliato per quanto riguarda gli habitat di interesse comunitario.

Il grado di rilevanza dei diversi ecosistemi viene confermato anche dal documento di analisi ambientale iniziale prodotto nel 2005 da ERM Italia in funzione dell’avvio del Sistema di Gestione Ambientale del Parco. La matrice prodotta (cfr. Tab II.5) ottenuta incrociando dati relativi a grado di artificializzazione, Interesse conservazionistico e vulnerabilità individua infatti come ambienti a rilevanza alta vaccinieti e brughiere di crinale, ruscelli montani, vallette nivali, circhi glaciali e falde detritiche e come ambienti di rilevanza critica laghi e ambienti palustri e torbiere e pozze temporanee.


Tab II.5

Ecosistema

Grado di Artificializzazione

Interesse Conservazionistico

Vulnerabilità

Rilevanza

Prati e pascoli di bassa e media quota e insediamenti umani

1

3

1
BASSA

Torrenti e boschi igrofili ripariali (ontaneti e saliceti)

2

3

2
MEDIA

Boschi mesofili di latifoglie miste (ostrieti, cerreti, castagneti)

2

3

1
MEDIA

Boschi artificiali di conifere

1

1

1
BASSA

Boschi mesofili di faggio

3

2

1
MEDIA

Praterie e pascoli montani

2

2

2
MEDIA

Vaccinieti e brughiere di crinale

3

3

2
ALTA

Laghi e ambienti palustri

3

4

4
CRITICA

Torbiere e pozze temporanee

3

4

4
CRITICA

Ruscelli montani

3

3

3
ALTA

Vallette nivali, circhi glaciali e falde detritiche

3

4

2
ALTA



1.2.5Habitat di interesse faunistico

All’interno dell’indagine sulla fauna vertebrata del Parco realizzata nel 2004, Fontana et al. hanno utilizzato la carta della vegetazione dei Parchi regionali (Regione Emilia Romagna, 1994) per costruire una carta degli habitat di interesse faunistico.



Un primo livello di analisi ha portato all’accorpamento delle categorie presenti nella carta della vegetazione in 11 diversi tipi di habitat:


  1. Prateria o brughiera di crinale (Pc): Insieme delle comunità vegetali che occupano i versanti oltre il limite superiore della vegetazione arborea. Questo tipo di vegetazione comprende sia le praterie d’alta quota che i bassi arbusteti o brughiere prevalentemente costituiti da Vaccinium myrtillus e V. gaultherioides.

  2. Rupe, pietraia, ghiaione (Zr): Categoria che raggruppa tutte le zone in cui la copertura vegetale si presenta scarsa quantitativamente e povera in specie. Comprende pareti rocciose, falde detritiche e campi di pietre.

  3. Faggeta (Fs): L’ambiente più esteso del Parco è rappresentato dai boschi di faggio (Fagus sylvatica). Al limite superiore spesso si osservano faggete di aspetto degradato, rappresentate da individui isolati o gruppi dalle forme depresse e cespugliose.

  4. Bosco di latifoglie misto o castagneto (B): Questo tipo di habitat risulta distribuito principalmente nel settore orientale del Parco. Esso raggruppa ostrieti, cerreti, e castagneti, cenosi tendenti ad un modello strutturale caratterizzato dalla presenza di grandi alberi con sottobosco arbustivo folto e ricco in specie.

  5. Bosco misto di latifoglie e conifere (Bm): Fitocenosi in cui all’interno del bosco di latifoglie dominante sono diffuse anche conifere.

  6. Bosco di conifere (Ba): Questo tipo di ambiente forestale deriva principalmente da rimboschimenti di impianto relativamente recente, eseguiti principalmente nella fascia del faggio, con lo scopo di proteggere il suolo di aree fortemente degradate o per la riconversione di aree agricole abbandonate. Fra le specie legnose presenti in questa tipologia di habitat si trovano Picea excelsa, Abies alba, oltre a specie estranee alla flora locale quali Pinus nigra, Pinus mugus, Pseudotsuga menziesii.

  7. Incolto arbustato e/o alberato (Zs):Tipologia che comprende le comunità arbustive che rappresentano cenosi di ricostruzione in aree precedentemente deforestate e destinate al pascolo o allo sfalcio. Sono quindi stadi dinamici di ricolonizzazione caratterizati dalla presenza di Cytisus scoparius, Genista tinctoria, Juniperus communis e mirtilli nelle fasce superiori.

  8. Coltivo, pascolo, prato da sfalcio (Pp): Questa tipologia raggruppa tutte le aree agricole caratterizzate da un intervento periodico e costante dell’uomo che favorisce l’instaurarsi di un equilibrio che conferisce a queste cenosi una certa stabilità.

  9. Pozza, lago, stagno (L): aree di origine sia naturale che artificiale, caratterizzate dalla presenza d’acqua in maniera permanente. Ambienti di estenzione variabile diffusi principalmente in prossimità delle aree di crinale.

  10. Rio, fosso, torrente (Al):Habitat che caratterizza il greto dei principali corsi d’acqua.

  11. Zona urbanizzata (I): Aree urbane residenziali e industriali, impianti sportivi, parchi e giardini.



Tab II.6 estensione in ettari e copertura percentuale dei diversi tipi di habitat


Tipo habitat

Ha

% copertura

Fs

8458

55,2

Pc

2978

19,4

B

1401

9,1

Ba

1121

7,3

Pp

706

4,6

Zr

285

1,9

Zs

264

1,7

I

48

0,3

Al

36

0,2

Bm

33

0,2

L

26

0,2

TOTALE

5353

100

In seguito è stata eseguita un’analisi sulle 155 celle del reticolo UTM del Parco del Frignano, raggruppandole in cinque clusters omogenei in base alla presenza dei tipi di habitat. Infine, all’interno dei cinque clusters principali gli autori hanno rilevato la presenza di un totale di 14 raggruppamenti secondari, ottenuti elaborando i dati tramite un’analisi di agglomerazione effettuata attraverso tre indici:

Indice di Shannon calcolato come

H’= - Σ(pi x ln pi)

Dove pi è la proporzione dell’habitat i-esimo, indica la diversità specifica di una comunità.

Indice di interfaccia ambientale descrive la lunghezza dei perimetri dei diversi habitat all’interno della cella ed è calcolato come

interfaccia = (1/2 perimetro tipi ambientali/sup. cella) x 100

in pratica il suo valore esprime lo sviluppo delle aree ecotonali.

Infine l’indice di rugosità descrive le caratteristiche geomorfologiche della cella in esame ed è calcolato come:

rugosità = (lunghezza isoipse / superficie cella) x 100

In tabella sono riportati i cinque clusters principali con il numero di celle comprese e la percentuale delle diverse tipologie ambientali




Cluster

N° celle

%Al

%B

%Ba

%Bm

%Fs

%I

%L

%Pc

%Pp

%Zr

%Zs

A

11

0,0

13,8

6,4

0,0

40,9

0,0

0,0

1,7

26,2

0,0

10,2

B

74

0,4

1,6

4,4

0,1

81,4

0,0

0,1

8,4

2,1

0,4

0,8

C

31

0,0

0,0

3,1

0,0

24,

0,0

0,4

62,2

0,7

8,8

0,1

D

18

0,3

64,6

2,9

0,0

18,8

0,0

0,0

4,5

6,5

0,3

1,2

E

21

0,0

0,9

27,9

1,5

48,0

0,0

0,1

12,1

5,0

0,7

3,5


Cluster A: è il raggruppamento meno esteso ed individua le aree agricole eterogenee caratterizzate da una forte compenetrazione tra faggeta, bosco di latifoglie, prati pascolo e incolti arbustati. Questo tipo di complesso ambientale è diffuso principalmente nei pressi degli abitati di Piandelagotti, Fellicarolo e Ospitale.

Faggeta e prati pascolo risultano le tipologie ambientali più diffuse ma risultano ben rappresentati, pure boschi di latifoglie, incolti arbustati e boschi di conifere.

L’analisi di agglomerazione ha evidenziato due raggruppamenti secondari:


Cluster

Rugosità

Interfaccia

Shannon

1

0,55

0,91

1,00

2

0,90

1,22

1,47


Cluster B: questo raggruppamento descrive, con 74 celle, il 50% del territorio del Parco. Esso è costituito prevalentemente da faggeta, interrotta da piccoli gruppi di conifere e da praterie di crinale alle quote maggiori.

L’analisi di agglomerazione ha in questo caso evidenziato la presenza di quattro clusters secondari:




Cluster

Rugosità

Interfaccia

Shannon

3

0,87

0,23

0,21

4

0,69

0,79

0,68

5

1,06

0,54

0,56

6

1,15

0,88

0,92

Il cluster 3 comprende le celle con minore diversità ambientale. Gli autori sottolineano come queste aree interessino in particolare le seguenti zone:



  • Bosco Reale

  • Imbrancamento e Alpe San Pellegrino

  • Costa Terzino, Lago Crocette, zona tra il Rio Fontanacce e il Passo del Saltello

  • Area a N dell’Alpicella del Cimone

Le celle afferenti al cluster 6, quello a maggior diversità ambientale, sono invece distribuite principalmente nelle seguenti zone:

  • Faggeta nei pressi dell’abitato di Tagliole

  • Area compresa fra Cima dell’Arcaccia, Colle La Serra, Bosco della Checca, Monte Lancio e Montemezzano

Cluster C: nel raggruppamento C gli autori fanno ricadere prevalentemente le aree di prateria e brughiera con una buona percentuale anche di faggeta (24,7%) e di zone rocciose (8,8%). Tale raggruppamento interessa soprattutto le seguenti zone:

  • Dal monte Nuda al monte Giovo

  • Dal Balzo delle Rose a Foce Giovo

  • Crinale dal Balzone al Libro Aperto

  • Dai Balzoni allo Spigolino

I raggruppamenti secondari individuati sono tre:




Cluster

Rugosità

Interfaccia

Shannon

7

0,92

0,80

0,96

8

0,84

0,22

0,28

9

1,16

0,53

0,71

Le aree a maggior diversità occupano l’area fra la Nuda e il Lago Santo ed alcune piccole aree disperse (Foce Giovo, Balzone, Cima Arcaccia, i Balzoni), mentre le aree più omogeneecoincidono con il passo di Croce Arcana ed il versante NW di monte Cimone.


Cluster D: questo raggruppamento interessa il settore centro orientale del Parco: valle dello Scoltenna a N di Fiumalbo e tutto il fondovalle del torrente Ospitale fino a Fanano.

L’analisi secondaria ha evidenziato due insiemi di celle, diversificati per gli indici di interfaccia e diversità ambientale:



Cluster

Rugosità

Interfaccia

Shannon

10

1,12

0,52

0,56

11

1,28

0,87

1,18


Cluster E: l’habitat principale del raggruppamento è la faggeta, che tuttavia non raggiunge il 50% della copertura delle celle. Significativa (27,9%) è l’estensione dei boschi di conifere e delle praterie di crinale (12,1%). Le celle di questo cluster sono concentrate nella zona di Sant’Anna per quanto riguarda il settore occidentale del Parco, mentre per quanto riguarda il settore centro orientale le celle appartenenti a questo raggruppamento interessano le seguenti zone:

  • Alpicella del Cimone

  • Capanna Tassone

  • Cima delle Caselle

  • Area a SW del Lago Pratignano

L’analisi di agglomerazione ha portato all’identificazione di tre cluster secondari che non mostrano, dal punto di vista della distribuzione, alcuna tendenza ad agglomerarsi in particolari aree


Cluster

Rugosità

Interfaccia

Shannon

12

1,03

1,00

1,17

13

0,72

1,36

1,37

14

0,66

1,04

0,87


Considerazioni: la suddivisione in cluster operata nel lavoro di Fontana et al. non ha come obiettivo l’identificazione di aree a maggior o minor pregio ambientale, né l’identificazione di aree più meritevoli di protezione o conservazione.

Esso infatti analizza alcune variabili ambientali che non sono di per sé positive o negative, ma la cui effettiva significatività deve sempre essere posta in relazione alla specie animale considerata. In pratica il lavoro analizzato non fornisce indicazioni di tutela per specifici habitat ma individua le aree del Parco dove sono presenti ben determinate condizioni ambientali dalle quali possono dipendere alcune specie animali piuttosto che altre.

Sarebbe opportuno, nei prossimi lavori a sfondo faunistico, tenere in considerazione la classificazione in clusters effettuata da Fontana et al. in modo da costruire nel tempo un sistema omogeneo di dati capace di supportare l’Ente nelle proprie scelte gestionali.

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