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Gesù, Figlio di Maria: uno dei Profeti dell'Islâm


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Note


[1] M.Borrmans, Gesù Cristo e i musulmani del XX secolo: testi coranici, catechismi, commentari, scrittori e poeti musulmani di fronte a Gesù, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, Milano, 2000.

GESU' NEL CORANO


Anche nelle affermazioni su Gesù troviamo la stessa impostazione relativa alle figure bibliche dette “profetiche” dall'Islam.
La presentazione della sua vita prescinde dai vangeli e dall'intero Nuovo Testamento. Mai è citato un versetto evangelico e l'accenno ali apostoli, mai citati per nome, è sbrigativo, laddove si dice che Gesù chiese degli aiutanti per la sua missione e gli apostoli risposero di credere in lui. Nonostante questo, anche se Gesù è chiaramente solo una creatura nel Corano (“E in verità, presso Dio, Gesù è come Adamo: egli lo creò dalla terra, gli disse: “Sii!” ed egli fu”, sura III, 59 della famiglia di Imràn), pure è chiara l'affermazione della concezione verginale di Maria. Gesù è, da un lato, in nulla diverso dagli altri inviati e profeti che lo precedettero, d'altro lato ha un posto di grande rilievo, come mostra appunto il suo concepimento. L'affermazione che Gesù è inviato a portare l'annuncio di un inviato di nome Ahmad (altro nome per Maometto) mostra chiaramente di conoscere il testo della promessa del Consolatore, dello Spirito Santo, in Giovanni, ma non vi è alcuna argomentazione esplicitata coranica che aiuti a rendersi conto che si sta preferendo al testo evangelico un nuovo testo.
Anche se in altri luoghi il testo coranico è più ambiguo, in un passo rifiuta esplicitamente la realtà della crocifissione di Gesù:

“Per aver detto: “Abbiamo ucciso il Cristo, Gesù figlio di Maria, Messaggero di Dio”, mentre né lo uccisero né crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a lui (sura IV, 157 delle donne).

Sembra che il giusto Gesù non possa soffrire, che Dio non possa fargli attraversare la sofferenza della croce e, pertanto, Gesù, come è entrato in terra in una maniera diversa dagli altri, così ne esce differentemente, assunto da Dio, per ritornare alla fine dei tempi. Il Corano neanche qui argomenta su cosa sia allora la croce, semplicemente ne prescinde. Gli studiosi islamici successivi rifletteranno poi su quel “Qualcuno fu reso simile a lui” indicando che sulla croce sarebbe salito o Giuda o Pietro o altri.


La figura di Gesù, insomma, ha un rilievo, ma la Bibbia non è fonte per la conoscenza di lui


versetti del Corano che parlano di Gesù e Maria
La figura di Cristo nell’islam

Secondo una felice caratteristica dei Congressi internazionali sul Volto di Cristo, promossi dal cardinale Fiorenzo Angelini, anche quest’anno vi è stato un relatore di religione islamica. Pubblichiamo il testo dell’intervento del professore turco Niyazi Oktem, dell’Università di Bilgi, Istanbul Giulio Andreotti

del professor Niyazi Oktem, Università di Istambul

 









La Basilica di Santa Sofia, costruita sotto l’imperatore Giustiniano (527-565), consacrata nel 537, divenuta moschea con l’occupazione ottomana nel 1453, e ora adibita a museo, Istanbul, Turchia










      Premessa
      L’islam, la nostra religione, riconosce come libri sacri – alla luce del Corano – sia l’Antico sia il Nuovo Testamento non alterati.
      In realtà, la Bibbia dei cristiani si compone di due parti: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Diversamente, la Bibbia degli ebrei è costituita soltanto dall’Antico Testamento. Per i musulmani l’Antico Testamento comprende la Torah e il Salterio.
      Non riconoscendo Cristo né come profeta né come messia, gli ebrei non riconoscono alcun valore al Nuovo Testamento che considerano completamente manipolato essendo stato redatto da diversi autori dopo la morte di Cristo ed essendo privo, perciò, di qualsivoglia prerogativa celeste o divina. L’unico libro sacro, per gli ebrei, è dunque l’Antico Testamento, composto di diversi libri e ispirato a vari profeti. Il carattere sacro, perciò, viene dagli ebrei attribuito soltanto all’Antico Testamento.
      Per noi musulmani, invece, sia l’Antico sia il Nuovo Testamento (non alterato) sono considerati testi sacri. Tuttavia, va precisato che il termine “vangelo”, nella terminologia islamica, indica esclusivamente il Nuovo Testamento.
      Tutti i profeti menzionati in queste Scritture anche per noi sono profeti.
      Il fatto che tutti i profeti menzionati nelle Sacre Scritture siano riconosciuti da noi musulmani e soprattutto che la Vergine Maria e suo figlio godano di una considerazione del tutto speciale rappresenta un fattore di incontro tra la teologia cristiana e quella musulmana. Ovviamente non mancano divergenze.
      Tra queste differenze, sono da segnalare innanzitutto le modifiche che hanno subito sia l’Antico sia il Nuovo Testamento. Dobbiamo però riconoscere che, ciononostante, non si può affatto parlare di alcuna falsificazione in materia di valori morali o di giustizia. Le disposizioni morali contenute nei dieci comandamenti, quali “Non uccidere”, “Non rubare”, “Non desiderare la casa, la donna, i beni del tuo prossimo”, eccetera, sono fuori discussione. Inoltre, noi ammettiamo anche i miracoli di Gesù di cui parla il Nuovo Testamento. Gli atti e i comportamenti di Gesù Cristo riferiti dal Nuovo Testamento sono di indole universale e servono come modelli di retta condotta e di verità. Ecco perché sarebbe un grave errore respingere l’Antico e il Nuovo Testamento come attualmente si presentano.
      Va anche precisato che un cristiano e un musulmano, con il termine “rivelazione” non intendono la medesima cosa. Per noi la rivelazione è il messaggio inviato da Dio altissimo a sua maestà Maometto. In stato di estasi, il nostro profeta esprimeva la Parola proveniente da Dio altissimo così che queste parole formano il nostro Libro sacro. Orbene, la rivelazione cristiana non è la medesima cosa. I detti e gli atti di Gesù Cristo furono redatti più tardi e quindi trasformati in libro dagli autori dei Vangeli (il Nuovo Testamento).
      In questo senso, quello che noi chiamiamo “hadit” e “sunna”, cioè l’insieme delle parole e degli atti del profeta, sono considerati dai cristiani come “rivelazione”. Gesù Cristo non aveva al suo fianco scribi che trascrivessero all’istante la rivelazione che egli riceveva. Erano invece apostoli, evangelisti, coloro che più tardi misero per iscritto quanto avevano visto o sentito. Si capisce, perciò, perché si abbiano diversi Vangeli, il cui contenuto essenziale è senz’altro il medesimo, ma formulato in maniera differente dagli autori, per quanto tutti fedeli all’essenziale. Ispirati da Gesù Cristo, questi autori hanno tuttavia fatto delle aggiunte. Lo stesso san Paolo, che non aveva mai visto Gesù Cristo, ha contribuito alla redazione del Nuovo Testamento.
      In altri termini, il concetto cristiano di rivelazione non si fonda sull’estasi di Gesù mentre entra in comunicazione con il divino e detta, di conseguenza, la parola divina agli scribi, dei quali invece non vi è neppure traccia nei testi tradizionali islamici. Il santo Corano, invece, parla esplicitamente di apostoli.
      Sarebbe quindi improprio dire che la “sunna” e la “hadit” musulmane equivalgono a ciò che la religione cristiana chiama rivelazione.
      Un’altra divergenza che, forse, costituisce il più grande motivo di contrasto tra le due religioni è, per così dire, il concetto di trinità che sta alla base della fede cristiana secondo la quale Gesù Cristo è considerato Figlio di Dio. La fede musulmana ammette soltanto Dio, del quale non si può affermare né che è stato generato né che ha generato un figlio. Dio è Uno, e distinguerlo in tre sarebbe come attribuirgli dei simili, il che contraddice nettamente ai principi fondamentali del monoteismo. Personalmente, non ammetto che possa aversi un triteismo, ma soltanto una interpretazione filosofica peraltro abbastanza difficile da comprendere per i musulmani. I problemi posti dalla Trinità furono a lungo dibattuti nel corso della storia, sia dai cristiani sia dai musulmani. Tanto che esistono gruppi di cristiani o singoli cristiani che non accettano la Trinità.
      Dal punto di vista della convivenza con i cristiani ci sembra di grande importanza guardare a questi problemi soltanto per approfondirli nella prospettiva di creare un clima favorevole al dialogo interreligioso. In altre parole, volendo soprattutto favorire il processo di pace, sarebbe meglio non entrare in discussioni puramente filosofiche su questi argomenti. Riprendere continuamente questi problemi non servirà che a provocare la reazione delle masse ignoranti e ne approfitterebbero soltanto i politici male intenzionati. Sappiamo per esperienza che questo genere di politici e i mercanti di armi si sono sempre serviti delle interpretazioni errate e ingannevoli dei fanatici. Spesso a causare delle guerre sono state proprio queste divergenze tra punti di vista religiosi diversi.
      Al contrario, i punti di convergenza sono molto più numerosi delle diversità e riguardano proprio l’essenziale.
      Il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo riconoscono tutti e tre che un solo creatore ha creato l’universo. Il creatore è misericordioso, benigno, ama e perdona. Tra le sue creature, l’uomo è quello che a Lui più assomiglia; avendo da Lui ricevuto la ragione, la volontà e la coscienza, è di conseguenza in grado di distinguere il bene dal male; e questo lo “condanna” alla responsabilità. Dio non abbandona mai l’uomo. La salvezza è possibile soltanto obbedendo alla Parola divina. Tutte e tre le religioni monoteiste credono nell’inferno e nel paradiso, negli angeli e nel demonio, nella vita nell’aldilà, nel giudizio finale, nella risurrezione, eccetera.
      Secondo tutte e tre queste religioni, Dio è essenzialmente una volontà inaccessibile, indeterminabile, impercettibile. Tuttavia, la religione cristiana comporta, al riguardo, maggiore immanenza rispetto alla fede musulmana che, salvo per quanto attiene ai sufiti, si colloca maggiormente sul piano della trascendenza. Insomma, secondo l’insegnamento cristiano, Dio è in qualche modo coinvolto in questo universo, il che spiega la possibilità dei miracoli in qualunque momento. Per esempio, la Vergine può apparire in qualche luogo, c’è chi può guarire gli altri o prevedere il futuro. Al contrario, nel sistema dottrinale musulmano, il miracolo e ogni fenomeno di preveggenza sono esclusi. Dio solo ha creato l’universo, Lui solo può conoscere ciò che è stato e ciò che sarà. Sua maestà Maometto è l’ultimo “messaggero”; non ci sarà più né un altro profeta né un altro messaggero né altra persona del genere. Il messaggio divino è stato interamente comunicato, l’appello è stato trasmesso. L’esistenza dell’universo costituisce la prova del miracolo celeste.
      Malgrado le differenze di accento sull’immanenza e sulla trascendenza, tutte e tre le religioni professano l’inaccessibilità del mistero divino. Dio, nella sua infinità, ha creato per amore l’universo. L’universo materiale è un segno concreto della Sua grandezza. Accedere a Lui è perciò impossibile. La spiritualità che si manifesta all’interno del mondo materiale, il suo aspetto astratto e la morale sono tutti segni dell’esistenza di Dio.
      In tutte e tre le religioni, i primi esseri umani sono Adamo ed Eva. Diversamente dall’islam e dal giudaismo, la religione cristiana dà un fondamento materiale e concreto al peccato originale.
      Secondo la fede musulmana, Allah ha posto ad Adamo ed Eva una scelta libera tra il bene e il male, condannandoli in questo modo all’avventura del dimostrare la loro dignità e non già a subire la penitenza del loro peccato, perché egli li aveva già perdonati.
      Questo punto di vista islamico è accettato dalle Chiese nestoriana e siriaca che vengono chiamate le Chiese d’Oriente, e dalla Chiesa ortodossa. Le Chiese cattolica e protestante insistono sul concetto di peccato originale.










La Moschea Blu di Istanbul








     
     
      I versetti del Corano
      riguardanti Gesù Cristo e la Vergine Maria
      Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù Cristo, 11 il Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i cristiani (nazareni). Ci sembra che, tra i 6666 versetti coranici, questo numero sia rilevante.
      Com’è noto, al momento della redazione del Corano, non è stato rispettato l’ordine cronologico dei versetti. Se disponiamo i versetti cronologicamente, notiamo che la prima metà (quelli cosiddetti “della Mecca o meccani”) riguarda i principi fondamentali della fede, mentre la seconda parte (quelli cosiddetti della “Medina o medinesi”), appartenendo a un momento in cui lo Stato islamico era già stato costituito, pur rimanendo di indole spirituale privilegia le formalità attinenti alle procedure amministrative. Rispetto ai versetti medinesi quelli della Mecca danno uno spazio più rilevante a Gesù Cristo e alla Vergine Maria e invitano l’umanità al sistema di fede non alterato da Gesù Cristo, e cioè all’islam, letteralmente “il rendiconto”.
     
     
      Gesù Cristo, la Vergine e il cristianesimo
      nei versetti della Mecca o meccani
      Composta di 98 versetti, dei quali 50 trattano di questi problemi, la sura “Maria” così affronta questi argomenti.
      Zaccaria prega Iddio di dargli un figlio. Sua moglie è sterile e lui è ormai molto vecchio. Affidandosi totalmente ad Allah, egli continua la sua preghiera, tiene stretto il libro con forza e riceve l’annuncio della buona novella di un figlio (riassunto dei versetti 2-11).
      I versetti 12-14 parlano di Yahya (Giovanni). Egli è saggio, tenero e purificato. Analoghi propositi sono presenti anche nei versetti 89, 90 e 91 della sura “I Profeti”.
      La sura “Maria”, fino al versetto 33, riporta il racconto della Vergine.
      Dio sovrano dice espressamente al versetto 17: «E noi le inviammo il Nostro Spirito». Si tratta dunque della nascita di Gesù, dell’intervento dello Spirito Santo, che è una delle Persone della Trinità, sul cui contenuto si è discusso particolareggiatamente per secoli giungendo poi alla sua definizione in occasione di concili che condannarono come eresia ed empietà ogni forma di dissidenza, il che diede origine alla nascita di nuovi sistemi dottrinali.
      La tradizione musulmana interpreta lo “Spirito Santo” come l’arcangelo Gabriele. Al versetto 19 della sura “Maria” si allude all’angelo. Onde evitare malintesi, ci sembra necessario citare i suddetti versetti:
      17. «Ed essa prese, a proteggersi da loro, un velo. E Noi le inviammo il Nostro Spirito che apparve a lei sotto forma d’uomo perfetto.
      18. Ella gli disse : “Io mi rifugio nel Misericordioso, avanti a te, se tu sei timorato di Dio!”.
      19. Le disse: “Io sono il Messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo”.
      20. “Come potrò avere un figlio”, rispose Maria, “se nessun uomo m’ha toccata mai, e non sono una donna cattiva?”.
      21. Disse: “Così sarà. Perché il tuo Signore ha detto: ‘Cosa facile è questa per me’, e Noi per certo faremo di Lui un Segno per gli uomini, un atto di clemenza Nostra: questa è cosa decretata”.
      22. Ed essa lo concepì e s’appartò col frutto del suo seno in luogo lontano.
      23. Ora le doglie del parto la spinsero presso il tronco di una palma e disse: “Oh fossi morta prima, oh fossi ora una cosa dimenticata e obliata!”.
      24. E la chiamò una Voce di sotto la palma: “Non rattristarti, ché il Signore ha fatto sgorgare un ruscello ai tuoi piedi.
      25. Scuoti verso di te il tronco della palma e questo farà cadere su di te datteri freschi e maturi.
      26. Mangiane dunque e bevi e asciuga gli occhi tuoi! E se tu vedessi qualcuno, digli: ‘Ho fatto voto al Misericordioso di digiunare e non parlerò oggi ad alcun uomo’”.
      27. Poi venne col bambino alla sua gente portandolo in braccio: “O Maria”, le dissero, “tu hai fatto cosa mostruosa.
      28. O sorella di Aronne! Non era tuo padre un uomo malvagio né fu peccatrice tua madre!”.
      29. Ed essa indicò loro il neonato, e dissero: “Come parleremo noi a chi è ancora nella culla bambino?”.
      30. Egli disse: “In verità io sono il Servo di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto Profeta,
      31. e m’ha benedetto dovunque io mi sia e m’ha prescritto la Preghiera e l’Elemosina finché sarò in vita,








Il fatto che tutti i profeti menzionati nelle Sacre Scritture siano riconosciuti da noi musulmani e soprattutto che la Vergine Maria e suo figlio godano di una considerazione del tutto speciale rappresenta un fattore di incontro tra la teologia cristiana e quella musulmana. Ovviamente non mancano divergenze


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