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Procura della repubblica


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b) L'assunzione di persone vicine a Cosa nostra e i rapporti con i fratelli RINELLA di Trabia.

Un primo dato rilevante in questo senso è quanto emerge dall’analisi delle assunzioni disposte da AIELLO presso le sue imprese. Infatti i Carabinieri hanno accertato che: tra i più fidati collaboratori dell’AIELLO, figura MESI Paola, amministratore unico e socia di minoranza di una delle società dell’AIELLO, la SELDA s.r.l., ed alla quale l’AIELLO ha fornito una delle utenze cellulari “riservate” che la donna ha utilizzato esclusivamente per mantenersi in contatto con lui. Mesi Paola è sorella di MESI Maria e di MESI Francesco, anch’egli attualmente alle dipendenze della società A.T.I. GROUP S.r.l., con sede in Bagheria via Dante n. 70, entrambi tratti in arresto e poi condannati per aver favorito la latitanza di MESSINA DENARO Matteo, importante capomafia di Cosa Nostra nell’area territoriale trapanese, del quale peraltro Mesi Maria era l’amante.

Sempre alle dipendenze di AIELLO, questa volta quale collaboratrice domestica, presta attività lavorativa anche CASTELLO Maria Rosaria, sorella di CASTELLO Simone, appartenente alla famiglia mafiosa di Bagheria, in diretto contatto con PROVENZANO Bernardo, e per questo condannato per il reato di cui all’art. 416 bis c.p..

Accertamenti effettuati presso gli archivi elettronici dell’I.N.P.S. hanno inoltre consentito di evidenziare, tra le liste dei dipendenti delle società facenti capo ad AIELLO, la presenza di altri soggetti comunque collegati con Cosa Nostra, tra i quali:

1.- BADAMI Pietro, nato a Villafrati (PA) l’1 dicembre 1937, sottoposto in data 30.06.1982 alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S., già sottoposto ad indagini, tra l’altro, per il reato di partecipazione all’associazione di tipo mafioso Cosa Nostra;

2.- SCADUTO Pietro, nato a Bagheria il 18 febbraio 1941, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, in passato condannato per fatti collegati alle attività della famiglia mafiosa di Bagheria;

3.- SPINA Antonino, nato a Torretta il 26 aprile 1963, nipote di CUSIMANO Giovanni, nato a Palermo il 26 maggio 1949, esponente di rilievo della famiglia mafiosa di Partanna - Mondello, condannato per gravissimi delitti connessi alle attività di Cosa Nostra.

4.- SCORDATO Francesco, nato a Bagheria il 4 aprile 1926, inserito organicamente nella famiglia mafiosa di Bagheria;

5.- TRIOLO Giuseppe, nato ad Altavilla Milicia il 25 aprile 1962, nipote di PARISI Antonino pregiudicato, condannato per l’omicidio del carabiniere Orazio COSTANTINO.

6.- CALTAGIRONE Alessandro, nato a Palermo il 21 maggio 1971, figlio di CALTAGIRONE Francesco Paolo, già socio della ditta I.C.Re. - Industria Chiodi e Reti S.r.l., unitamente ai notissimi esponenti bagheresi di Cosa Nostra, GARGANO Antonino e GRECO Leonardo.

Un secondo elemento di rilievo è costituito dalle intercettazioni eseguite sui congiunti di RINELLA Salvatore, capo della “famiglia” di Trabia, allora latitante, a proposito della possibile assunzione della di lui figlia Angela presso il Centro Diagnostico o la Casa di Cura dell’AIELLO.

E’ la stessa Angela che ne parla con il fratello del padre, Diego (anch’egli poi tratto in arresto per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.). Dalla conversazione si deduce che entrambi avevano avuto in proposito messaggi epistolari dal latitante cui spetta la decisione definitiva in proposito, ma si deduce altresì l’intensità dei rapporti tra i fratelli RINELLA e l’AIELLO e la raccomandazione del RINELLA Salvatore al fratello Diego <<lui mi ha detto di portargli cinquanta litri d’olio…per Michele AIELLO…te lo tieni caro, perché è importante, capisci…>> (interc. 26.11.2001).

Il giorno 17 gennaio 2002, RINELLA Diego e la nipote Angela si incontravano di nuovo e riesaminavano la questione dell’attività lavorativa che la ragazza avrebbe dovuto intraprendere.

Nella circostanza, RINELLA Diego definiva ripetutamente l’AIELLO Michele come “amico” del fratello RINELLA Salvatore (“questo è amico di altri amici, giusto?…però non è che è amico di questi amici, proprio così!….nella sua…è messo ad una parte che non si strica troppo assai…ed è così!…è amico…però non è…perché, sai…con la sanità…con le cose…se lui è che….verrebbe ad essere intaccato!”). I due interlocutori facevano anche riferimento al fatto che il latitante RINELLA Salvatore sembrerebbe restio a caldeggiare l’assunzione della figlia presso la clinica gestita dall’AIELLO, in quanto quest’ultimo avrebbe dovuto prendere in considerazione dapprima “le esigenze” di “quelli di Bagheria".

Anzi il RINELLA Diego dopo essersi vantato che <
>
… concludeva. <<…si però vedi che c’è?… non è che …quando ha aperto a Bagheria, non li ha accontentati a tutti quelli di Bagheria?…ha accontentato, a questi di Trabia?…che noi altri, mai niente gli siamo andati a dire!>>
c) I rapporti con gli 'uomini d'onore' della famiglia di Bagheria

Ulteriori prove dei rapporti tra l’AIELLO e la famiglia mafiosa di Bagheria si traggono anche dalle circostanze nelle quali il medesimo ha acquistato l’ex Hotel A’ ZABARA per destinarla a struttura sanitaria.

L’acquisto da parte dell’AIELLO risale al 18 dicembre 2000, ma già il 24 maggio 1999 i Carabinieri del ROS, nell’ambito dell’indagine “Grande Oriente”, avevano intercettato una conversazione all’interno dell’autovettura all’epoca in uso a CASTRONOVO Carlo (successivamente deceduto, dopo essere stato tratto in arresto per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.) tra quest’ultimo e ANDOLINA Salvatore, soggetto vicino alla famiglia mafiosa di Bagheria, nel corso della quale l’ANDOLINA (Totò) si faceva portavoce degli interessi di non meglio precisati “palermitani” per l’acquisto dello “Zabara”, chiedendo al CASTRONOVO (Carlo) l’autorizzazione alla trattativa:

Totò: dunque … per prima dice che li c’è l’albergo ZABARA che è fallito e si vende … Carlo: uh!

Totò: siccome mi sono venuti a trovare da Palermo … ci interessa … però se c’è qualcuno che ci interessa qua! Va bene perché se no!

Carlo: eh … e noi che guadagniamo

Totò: e certe che ci guadagniamo qualche cosa! Quando gliela possiamo dare questa risposta?

Carlo: fra un paio di giorni …

Totò: e questa è una! Fra un paio di … domenica gli diamo la risposta è giusto?

Carlo: sì!

Il tenore della conversazione dimostra che le vicende relative all’albergo rientravano tra gli interessi della locale famiglia mafiosa, alla cui “autorizzazione” era evidentemente subordinato il passaggio di proprietà. La circostanza che l’AIELLO abbia poi rilevato la struttura, dimostra ancora una volta il suo rapporto con la ‘famiglia’ di Bagheria, che proprio per favorire l’AIELLO non ha avviato la “trattativa” con i “palermitani”, mentre peraltro l’AIELLO da parte sua ha affermato di avere corrisposto al “solito” CASTRONOVO Carlo la somma di 700 milioni di lire in contanti.

Decisive infine per la corretta valutazione della posizione dell’AIELLO sono le risultanze delle indagini in ordine ai suoi rapporti con uno degli esponenti di vertice della ‘famiglia’ mafiosa di Bagheria, EUCALIPTUS Nicolò e con il figlio EUCALIPTUS Salvatore.

Si è già detto in precedenza che il RIOLO ha sistematicamente rivelato all’AIELLO le notizie sulle attività di indagine poste in essere dal ROS per la cattura di PROVENZANO Bernardo, incentrate principalmente sulla ‘famiglia’ di Bagheria ed in particolare sull’EUCALIPTUS ed i suoi familiari e si è detto anche come queste attività di indagine siano state di fatto in larga misura vanificate dopo tali rivelazioni.

E si è già visto, soprattutto, come l’AIELLO abbia rivelato proprio all’EUCALIPTUS Salvatore l’esistenza di una microspia nella sua autovettura, di cui era stato informato a sua volta, come al solito, dal RIOLO, e come subito dopo, naturalmente, questa microspia sia stata disattivata.

Questo elemento, già di per sé di importanza fondamentale, si inquadra in un contesto di rapporti tra l’AIELLO e gli EUCALIPTUS in cui questi si recano più volte, pur cercando di adottare le opportune cautele, presso la Diagnostica per Immagini; in cui l’imprenditore versa somme di denaro agli EUCALIPTUS (20 milioni una sola volta, secondo l’ AIELLO e l’EUCALIPTUS; molte più volte secondo le confidenze dello stesso AIELLO riferite dal RIOLO); in cui l’EUCALIPTUS Nicolò si interessa dell’assunzione di CAUSERANO Maurizio, figlio di una donna di Acquedolci, PELLEGRINO Marianna, e della sua fidanzata, presso l’azienda sanitaria dell’ingegnere AIELLO, assicurandole di aver parlato “con l’amico suo ingegnere e questo gli ha detto di non preoccuparsi in quanto l’ingegnere gli ha detto che è a disposizione” (lo stesso AIELLO ha poi del resto confermato di avere assunto i due giovani su richiesta dell’EUCALIPTUS)

Ma quel che qui è opportuno sottolineare è l’importanza che i due EUCALIPTUS danno ai loro rapporti con l’AIELLO, alla sicurezza che ostentano sul fatto di poter fare affidamento su di lui ed alla assoluta necessità, che hanno sempre presente, di non mettere in alcun modo in pericolo l’imprenditore esponendolo, con la loro stessa frequentazione, all’attenzione delle forze di polizia.

Univoche sono in questo senso ripetute affermazioni contenute nelle conversazioni intercettate dal ROS (prima della scoperta delle microspie):

Il 20 gennaio 2003, tra l’altro, EUCALIPTUS Nicolò raccomanda al figlio l’importanza di dover “tutelare” l’Ingegnere AIELLO. EUCALIPTUS Salvatore, infatti, riferisce che tale Giovanni inteso “il pazzo” (allo stato non identificato) ha un problema proprio con l’ingegnere AIELLO ed il padre, di rimando, gli dice che “l’ingegnere problemi non deve averne”.

In realtà, EUCALIPTUS Nicolò e Salvatore, nei giorni 20, 21, 31 gennaio e 11 febbraio 2003, trovandosi assieme in Bagheria e discutendo delle problematiche legate ai loro interessi, fanno numerosi riferimenti ad un “ingegnere” dal quale si recano più volte e che quindi è identificabile con certezza nell’ing. Michele AIELLO.

Nel corso di queste conversazioni, come si è detto, è ripetuta la preoccupazione di “tutelare” l’AIELLO:

Conversazione del 20 gennaio 2002



Salvatore:io mercoledì nel pomeriggio ho l’appuntamento con l’ingegnere… ci siamo dati l’appuntamento… ora GRECO …incompr…i è venuto di nuovo ora là diceva tuo cugino ci deve venire lui…

Nicolò: ma dove?

Salvatore: là dall’ingegnere

Nicolò: come l’ingegnere… ci deve venire? Ma lui dall’ingegnere che cazzo ci deve venire a fare?

Salvatore: non capisce un cazzo…quando io parlo non è che mi capisce

omissis


Salvatore: dove andiamo?

Nicolò: fermati qua, dovrei parlare con l’ingegnere

Salvatore: scrivere qualcosa di particolare…è che non ho neanche i bigliettini… qua…

Nicolò: no, poi ci vai tu solo dall’ingegnere

Salvatore: glielo dici che poi lo vado a trovare

Nicolò: con me non c’è…

Salvatore: io non…

Nicolò: …inc…

Salvatore: l’altra volta non ci sono andato per

Nicolò: noi altri meno ci andiamo nell’ingegnere…noi dall’ingegnere ci dobbiamo andare per le cose utili nostre… punto e basta
Nella successiva conversazione del 31 gennaio 2002 l’EUCALIPTUS Nicolò afferma, tra l’altro, “a me interessa parlare con l’ingegnere e con il Gargano… altre cose da fare non ne ho per oggi…non avevo nessun programma in testa di cercare cristiani…” ed è significativo che la principale preoccupazione dell’EUCALIPTUS Nicolò durante una delle sue saltuarie presenze a Bagheria (dato che aveva l’obbligo di dimora in provincia di Messina) sia quello di incontrare l’ing. AIELLO. In realtà, come poi hanno dimostrato i servizi di osservazione, egli era già stato presso l’azienda sanitaria di AIELLO Michele prima di questa conversazione intercettata e vi si sarebbe recato di nuovo successivamente, probabilmente perché la prima volta non aveva avuto modo di incontrare l’ingegnere, come si poteva dedurre dal fatto che si era fermato per pochissimi minuti mentre successivamente si era trattenuto per circa mezz’ora.

L’importanza di questi rapporti tra l’AIELLO e l’EUCALIPTUS Nicolò era confermata da una conversazione avvenuta fra EUCALIPTUS Salvatore e la moglie Dell’Anna Stefania l’8 febbraio 2003, intercettata all’interno della autovettura OPEL CORSA in uso all’ EUCALIPTUS Salvatore, il quale non solo sottolineava questa importanza, ma anche il fatto che tale relazione dovesse passare sempre al vaglio del padre al fine di tutelarne l’efficacia.

Invero Stefania si meraviglia che il marito debba chiedere a suo padre pure se possa o non possa andare a lavorare (presso l'AIELLO) e Salvatore a questo punto esclama: <<ma tu… ma tu… ma tu… li sai tutti i discorsi… tu i discorsi non li sai, come non li sa mia madre, come non li sa mia sorella…io non ci potrò mai andare là a lavorare… allora non lo volete capire voi… non ci potrò mai andare a lavorare là… io posso andare a lavorare da centomila parti, ma là non ci potrò andare mai a lavorare… minchia proprio le cose in testa… non… a meno che io… perché chiunque ci vada gli dice no!!... l’unica persona a cui può dire di si è mio padre… hai capito ?...e basta… e tu lo sai, perché là è… è una cosa a rischio, perché… per quella persona…ed è giusto che lui prima parla con mio padre per questo tipo di discorsi qua, no che io a mio padre gli devo dire se posso andare a lavorare da lui, non glielo devo dire… perché no… io lo conosco molto meglio di lui, l’ingegnere, ma molto meglio di lui… io ogni giorno ci vado dall’ingegnere… mancherebbe per me dirgli all’ingegnere mi prenda (a lavorare n.d.r.)… io non glielo dico, perché prima mio padre mi deve dire determinate cose…mi deve dire, per questo tipo di… di situazioni…minchia ragazzi, le cose le devo…neanche lui ci potrebbe andare, hai capito?... io non ci vado!!... ed è giusto che… io ti faccio vedere che mio padre mi dice di no… io lo so, mio padre mi dice di no…là no!!... da un’altra parte si, ma là no!!... (pausa)… quello se gli succede qualcosa… lo rovinano a quella persona…lo rovinano completamente…
Gli stessi concetti venivano ancora una volta ribaditi l’11 febbraio 2002 quando l’EUCALIPTUS Salvatore prospettava al padre la possibilità per lui di lavorare presso l’AIELLO ed ancora una volta l’Eucalitus Nicolò replicava: “…l’ingegnere no…non dobbiamo andare a consumare l’ingegnere noi altri.. noi altri le persone le dobbiamo rovinare, se non li roviniamo, noi altri…piacere non ce ne sentiamo!…”

Appare allora veramente difficile, in una valutazione complessiva di questi elementi di prova e degli altri che sono stati indicati in precedenza, in particolare in ordine alla rivelazione di notizie su indagini di eccezionale importanza, ritenere che AIELLO Michele sia un imprenditore “vittima” di Cosa nostra.


CAPITOLO IV
L'attività imprenditoriale di AIELLO Michele nel settore della sanità. I suoi rapporti con uomini politici e pubblici funzionari e le sue disponibilità finanziarie.
a) La truffa in danno della A.S.L. 6
Un altro capitolo assai importante delle indagini svolte nei confronti dell’AIELLO è quello relativo all’attività da lui svolta, a partire dal 1996, nel settore della sanità privata ed in particolare in quello della radiodiagnostica e della radioterapia nel quale egli, tramite due società facenti capo in modo totalitario a lui e a suoi familiari (la Diagnostica per Immagini - Villa Santa Teresa s.r.l. e la A.T.M. s.r.l.), di fatto sempre da lui gestite, è riuscito a realizzare un centro diagnostico dotato di attrezzature assolutamente all'avanguardia nel settore delle terapie tumorali.

Le società dell'AIELLO hanno così fatto registrare, a partire dalla seconda metà del 1999, un vertiginoso aumento dei ricavi annui (da pochi miliardi a molte decine di miliardi delle vecchie lire, erogate dalla Regione Siciliana, ed in particolare dalla ASL 6 di Palermo, nell'ambito del Sistema Sanitario Nazionale) in conseguenza sia dell'aumento del numero dei pazienti, che è quasi raddoppiato, sia - soprattutto - per un aumento esponenziale del costo unitario delle prestazioni, aumento asseritamente in gran parte dovuto al loro livello qualitativo di gran lunga più elevato.

A partire dalla metà del 2003 i rapporti tra le società dell'AIELLO e la Pubblica Amministrazione sono stati oggetto di indagine da parte dei Carabinieri del N.A.S., oltre che di svariati controlli in sede amministrativa da parte della Direzione Generale della ASL 6; come si è già visto in precedenza, queste indagini e questi controlli hanno provocato nell’AIELLO e nei suoi collaboratori, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni telefoniche eseguite sulla “rete riservata”, una grandissima preoccupazione.

Questi timori erano ben giustificati, dato che all’esito delle indagini dei Carabinieri del NAS, e di quelle ulteriori esperite direttamente da questo Ufficio, è stata accertata l’indebita percezione da parte delle società dell'AIELLO di ingenti somme erogate dalla ASL6, a titolo di rimborso, in regime di assistenza indiretta (e cioè in assenza di qualsiasi forma di convenzione con le strutture mediche private); in particolare, l'AIELLO è riuscito ad ottenere - a partire dalla seconda metà del 1999 - il pagamento di somme molto maggiori di quelle incassate fino a quel momento non solo per le prestazioni di livello qualitativo più elevato perché realizzate con nuove e migliori attrezzature (tali da comportare anche metodiche più complesse e più costose), ma anche per prestazioni rimaste del tutto identiche al periodo precedente.

Quanto meno per queste ultime i pagamenti erogati dalla ASL 6 non erano dunque dovuti e sono stati ottenuti dall'AIELLO mediante artifizi e raggiri assai complessi ed articolati, oltre che grazie alla complicità di alcuni dei funzionari del Distretto Sanitario di Base di Bagheria (e in particolare del dr. Lorenzo IANNI' e del dr. Michele GIAMBRUNO).

Non si intende in questa sede esaminare nel dettaglio le condotte che hanno integrato il reato di truffa aggravata ascritto agli imputati, ampiamente esposte nei provvedimenti cautelari emessi nei loro confronti.

Basta qui sottolineare che per il rimborso delle prestazioni erogate fino al giugno 1999 anche le società dell’AIELLO hanno seguito una procedura del tutto regolare e del resto uguale a quella delle altre società siciliane operanti nel settore; invece, dal luglio 1999, in coincidenza con l’assunzione dell’incarico di Dirigente del Distretto Sanitario di Base di Bagheria da parte del dr. Lorenzo IANNI', amico personale dell’AIELLO, la Diagnostica per Immagini - Villa Santa Teresa s.r.l. e - dall’inizio dell’attività (risalente al 2001), anche la A.T.M. s.r.l. - hanno adottato una procedura completamente diversa, mediante la quale, attraverso una serie di modifiche apparentemente poco significative e con le complicità dei responsabili del distretto di base di Bagheria della A.S.L. n. 6, hanno ottenuto rimborsi di gran lunga superiori a quelli in realtà dovuti. Tali condotte sono continuate fino al momento in cui (il 9 febbraio 2002 per la Villa Santa Teresa s.r.l. e l’1 luglio 2002 per la A.T.M.s.r.l.) le due società hanno conseguito il c.d. pre-accreditamento e cioè sono transitate dal regime di assistenza indiretta a quello di assistenza diretta (basato su una convenzione che prevede il pagamento al centro clinico e non sul rimborso al paziente che aveva fruito della prestazione)

E' opportuno altresì porre in evidenza, (anche in relazione ad altri profili che saranno esaminati nella seconda parte di questo capitolo), che il punto cruciale della questione è rappresentato dalla mancata previsione di un tariffario ufficiale (come avviene invece per le forme di assistenza diretta) e dalla previsione normativa che “il rimborso delle spese, da parte della competente Unità Sanitaria locale, avviene al costo, su richiesta dell'avente diritto, documentata e corredata da fatture debitamente quietanzate…..”(art.2 L.R.80/1988 succ. modd.)

In sostanza il legislatore regionale ha scelto, limitatamente ad alcune patologie di particolare gravità, di rimborsare l'intero “costo” sostenuto dal cittadino, senza porre alcun limite quantitativo per ogni singola prestazione e richiedendo solo la documentazione della effettività dell'esborso.

In concreto, poi, anche questa condizione è venuta meno perché l'Amministrazione Regionale, per motivi facilmente comprensibili ed anche apprezzabili, ha accettato la prassi del rilascio di procure all'incasso da parte dei singoli cittadini in favore delle Case di cura o dei Centri di terapia cosicchè quelli che dovevano esser dei “rimborsi” di somme già erogate sono divenuti dei “pagamenti” in favore dei soggetti stessi che avevano erogato le prestazioni.

La disposizione sopra riportata che prevede il rimborso <> potrebbe condurre alla conclusione paradossale che sarebbe di per sé legittima la richiesta, e quindi anche il pagamento, di una qualsiasi somma, anche la più spropositata, per ogni singola prestazione, anche la più semplice (per es., nel caso in questione, per ogni seduta di irradiazione).

Questa conclusione è - come si è detto - chiaramente paradossale e trova il suo primo correttivo in un corretto concetto di “prestazione” che, nel caso in esame non è la singola irradiazione, ma l'intero “ciclo” descritto nel piano terapeutico inizialmente predisposto dallo specialista radioterapista che ha come scopo principale quello di individuare la dose utile di raggi da irradiare e che ricomprende necessariamente le altre attività specifiche (la visita pre-trattamento, la simulazione o centratura, la redazione del piano terapeutico e la visita post-trattamento).

Ciò premesso, è stato accertato che la Villa Santa Teresa - Diagnostica per Immagini s.r.l. e la A.T.M. s.r.l. hanno adottato una serie di "accorgimenti" diretti, da un lato, a richiedere il pagamento delle singole parti del “ciclo”, invece che di questo nella sua interezza (con una conseguente indebita moltiplicazione degli incassi) e, dall'altro lato, a eludere i controlli dei funzionari della A.S.L. 6 di Palermo (mentre, peraltro, potevano contare sulla complicità dei responsabili del Distretto di Base di Bagheria).

Questi “accorgimenti” sono stati costituiti:



  • dall'uso di documentazione non corrispondente a quella prescritta (specie per l'uso di fotocopie invece che di originali);

  • dall'uso di documentazione contenente affermazioni non rispondenti al vero (soprattutto con riferimento al “domicilio sanitario”);

  • dall' uso di documentazione redatta volutamente in modo tale da non fare risultare che l'oggetto della singola richiesta di pagamento e della corrispondente fattura non era un intero “ciclo”, ma solo una parte di esso;

  • dalla redazione da parte del Distretto Sanitario di Base di Bagheria delle proposte di deliberazione di liquidazione che dovevano poi essere adottate dalla A.S.L. 6 con modalità tali da eludere i controlli da parte della Direzione Generale dell'Azienda.

Ulteriori accorgimenti fraudolenti sono stati poi necessari per evitare il rischio che le A.S.L. cui appartenevano i pazienti non residenti nel territorio della Provincia di Palermo, e quindi fuori della "competenza" della A.S.L. 6, potessero rilevare l’enorme incremento del costo delle prestazioni erogate dalle due società facenti capo all’AIELLO.

L’effetto del ricorso a questi che sono stati definiti con termine volutamente non tecnico “accorgimenti”, ma che in realtà integrano perfettamente gli “artifizi e raggiri” previsti dall’art. 640 c.p. è stato quello di indurre in errore la Pubblica Amministrazione e di ottenere il pagamento di somme non dovute dato che, in buona sostanza, veniva pagata più volte la stessa prestazione (intesa come ciclo terapeutico e non come singola seduta).

Questa ricostruzione dei fatti ha formato oggetto di significative ammissioni da parte di alcuni indagati (in particolare il dr. OLIVERI, responsabile della radioterapia oncologica presso le società dell’AIELLO, e, in misura meno significativa, il dr. GIAMBRUNO).

Anche il Dirigente del Distretto di Bagheria, dr. IANNI', che nell’interrogatorio reso al G.I.P. aveva dapprima rivendicato l’assoluta correttezza della sua condotta, ha poi reso dichiarazioni di tenore notevolmente diverso, ammettendo le numerose “anomalie” delle pratiche che interessavano l’AIELLO, affermando di avere agito così solo per “stupidità” e trincerandosi dietro i rapporti di amicizia che intercorrevano, a suo dire, tra lo stesso AIELLO e i vertici dell’ASL 6, il direttore generale dr. Giancarlo MANENTI e il responsabile del Dipartimento Cure Primarie dr. SCADUTO; del resto, merita a questo proposito di essere ricordata la dichiarazione resa ai Carabinieri da PRESTIGIACOMO Salvatore, in servizio presso il Distretto Sanitario di Bagheria con la qualifica, dal 1997, di coadiutore amministrativo, il quale ha riferito di avere segnalato al suo Dirigente le anomalie delle pratiche di rimborso in materia di domicili sanitari delle società dell’AIELLO e di avere richiesto “spiegazioni al Dr. IANNI’, il quale mi disse che non c’era nulla di cui preoccuparsi aggiungendo la parola dialettale ‘futtitinni’. Altrettanto mi disse quando obiettai sulla presenza delle fotocopie delle ricette, al posto degli originali”.

Né va dimenticato che è stato proprio il dr. IANNI', come si è visto in precedenza (cap. II) ad avvisare l’AIELLO dell’acquisizione da parte dei Carabinieri del N.A.S. presso gli uffici dell’A.S.L. della documentazione relativa ai “rimborsi” ottenuti dalle sue società e a consegnargli poi copia del verbale di acquisizione e, successivamente, di quello di sequestro per facilitare le ricerche del CIURO presso il Registro informatico di questa Procura della Repubblica; ed è stato ancora il dr. IANNI' a concordare con l’AIELLO la lettera di risposta alle contestazioni della A.S.L. e, ancora, ad avvisare l’AIELLO della presenza a Bagheria di personale dello S.C.O. della Polizia di Stato.

L’AIELLO, invece, pur avendo dovuto ammettere, a seguito di ripetute contestazioni, la “irregolarità” di alcuni “passaggi” delle procedure di rimborso da lui adottate a partire dal luglio 1999, (per esempio in tema di ‘domicilio sanitario’), ha sempre escluso di avere ottenuto illecitamente dalla ASL 6 pagamenti di somme non dovute per l’attività delle società a lui facenti capo e ha giustificato il vertiginoso aumento dei “rimborsi” a partire dalla seconda metà del 1999 con la diversa e più elevata qualità delle prestazioni specialistiche fornite.

Anche questo, che è il punto centrale della prospettazione difensiva dell’AIELLO, è stato però smentito, oltre che dalla documentazione acquisita dai Carabinieri, dalle dichiarazioni rese a questo Ufficio dallo stesso radioterapista del centro clinico dell’AIELLO, dr. Domenico OLIVERI, il quale nel suo interrogatorio del 13 gennaio 2004, ha totalmente contraddetto le affermazioni dell'AIELLO, riconoscendo così – quanto meno per le radioterapie di tipo “tradizionale”– la validità della tesi accusatoria, del resto evidenziata in modo clamoroso dal diverso “costo” preteso per lo stesso malato e per lo stesso numero di sedute a seconda che la richiesta di rimborso fosse diretta alle ASL di provenienza (alle quali si chiedeva il pagamento di somme “regolari” e sostanzialmente uguali a quelle vantate da altri centri siciliani), ovvero alla ASL 6, alla quale si richiedevano invece più pagamenti e per cifre molto maggiori.

Ed è bene sottolineare che le radioterapie di tipo “tradizionale”, cui si riferiscono i primi due capi di imputazione relativi ai reati di truffa aggravata, rappresentano comunque una percentuale significativa del totale dato che, come specificato dallo stesso dr. OLIVERI, già quelle relative al tumore alla mammella costituiscono da sole un terzo del totale; anzi, i Carabinieri hanno calcolato che le due società dell’AIELLO hanno riscosso per questo tipo di terapie, in regime di assistenza indiretta circa 80 miliardi di vecchie lire (di cui circa 50 la Villa Santa Teresa e circa 30 l’A.T.M.).

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