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PROCURA DELLA REPUBBLICA

presso il Tribunale di Palermo

Direzione Distrettuale Antimafia




N. 12790/02 R.G. D.D.A. Notizie di Reato




MEMORIA

del pubblico ministero





Al Signor Giudice per l’Udienza Preliminare

presso il Tribunale

di Palermo


PREMESSA
La richiesta di rinvio a giudizio che è stata depositata in data 1° settembre 2004 nei confronti di AIELLO Michele ed altri imputati costituisce il risultato di lunghe, complesse e delicate indagini (una parte delle quali espletate nell'ambito del procedimento penale iscritto al nr. 2358/99 R.G.N.R., di cui è stata acquisita in copia parte degli atti), in relazione a fatti criminosi di particolare gravità, anche per la qualità soggettiva di molte delle persone coinvolte (uomini politici, ufficiali di polizia giudiziaria, pubblici dipendenti, professionisti, ecc…).

Invero i reati contestati agli imputati riflettono una pluralità di vicende, sviluppatesi nel corso di molti anni che trovano comunque il loro punto di convergenza nella figura di AIELLO Michele.

Appare pertanto opportuno articolare la presente memoria, che non vuole esaurire l'esame della responsabilità dei singoli imputati (che formerà oggetto - ovviamente - delle successive fasi processuali), ma piuttosto descrivere in modo chiaro pur se sintetico, le diverse vicende oggetto delle indagini, secondo il seguente schema:


  1. Le rivelazioni di notizie segrete sulle indagini svolte nei confronti di AIELLO Michele nell'ambito del procedimento penale 12790/02 R.G.N.R. (dicembre 2002/novembre 2003);

  2. Le rivelazioni di notizie segrete sulle indagini del R.O.S. finalizzate alla cattura dei latitanti Bernardo PROVENZANO e Matteo MESSINA DENARO;

  3. I rapporti di AIELLO Michele con PROVENZANO Bernardo ed altri esponenti mafiosi. Il reato di cui all'art. 416 bis c.p.;

  4. L'attività imprenditoriale di AIELLO Michele nel settore della sanità. I suoi rapporti con uomini politici e pubblici funzionari e le sue disponibilità finanziarie;

  5. Le rivelazioni di notizie segrete sulle indagini svolte nei confronti di GUTTADAURO Giuseppe ed altri nell'ambito del procedimento penale nr. 2358/99 R.G.N.R.


CAPITOLO I

Le rivelazioni di notizie segrete sulle indagini svolte nei confronti di AIELLO Michele nell'ambito del procedimento penale 12790/02 RGNR (dicembre 2002-novembre 2003).

Le indagini nei confronti di AIELLO Michele in ordine al reato di cui all'art. 416 bis c.p. sono scaturite dalle dichiarazioni rese da GIUFFRE' Antonino e relative in particolar modo ai rapporti intrattenuti dall'AIELLO con PROVENZANO Bernardo e con la "famiglia" mafiosa di Bagheria, specialmente nell'ambito della sua attività di imprenditore edile che ha realizzato un elevatissimo numero di stradelle interpoderali di penetrazione agraria nelle provincie di Palermo e Trapani ed in altre località della Sicilia.

Il procedimento contro l'AIELLO venne iscritto, in data 29.11.2002, al nr. 12790/02 RGNR e poco dopo venne conferita una prima delega di indagini ai Carabinieri del R.O.N.O. di Palermo che, a partire dal 28 dicembre 2002, iniziarono ad effettuare una serie di intercettazioni telefoniche sulle utenze "ufficialmente" riconducibili all'AIELLO (quelle dell'abitazione e quelle del centro medico di cui l'AIELLO è, di fatto, il proprietario e l'effettivo gestore).

Quasi contemporaneamente, e in modo del tutto indipendente, venne avviata - a partire dalla primavera del 2003 - nei confronti dell'AIELLO una diversa attività di indagine, delegata da un altro magistrato di questo Ufficio al N.A.S. dei Carabinieri, per verificare la fondatezza delle accuse formulate in un esposto anonimo in ordine ad irregolarità e condotte illecite asseritamente poste in essere nell'ambito dell'attività svolta nel campo sanitario - e in particolare in quello della radioterapia e della diagnostica per immagini - da altre società di cui lo stesso AIELLO era l'effettivo gestore, oltre che il titolare di tutte o gran parte delle quote.

Su entrambe queste due diverse attività di indagini l'AIELLO è stato informato, fin dall'inizio e in modo continuo e dettagliato, da una pluralità di pubblici ufficiali che hanno sistematicamente rivelato all'AIELLO stesso, ed al circuito informativo e criminale a lui facente capo, notizie destinate a rimanere segrete sull'attività di questa Procura della Repubblica e della polizia giudiziaria.

Questa attività di rivelazione di notizie coperte dal segreto investigativo è stata accertata da questo Ufficio e dai Carabinieri del R.O.N.O. a partire dai primi giorni di settembre 2003 grazie all'intercettazione di alcune utenze cellulari utilizzate dall'AIELLO e dai suoi complici con modalità tali da creare una "rete riservata" di assoluta sicurezza; e però le ammissioni più o meno complete fatte dopo l'esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere sia dall'AIELLO sia da molte altre persone interrogate in qualità di indagati (RIOLO, CIURO, ROTONDO, CARCIONE, BUTTITTA, GIUFFRE', IANNI', MARRANCA e VENEZIA) o di persone informate sui fatti (TORRES, D'AMICO, ANTINORO, RASO, PAPARCURI), riscontrate dalle intercettazioni telefoniche e da altre risultanze delle indagini hanno consentito di ricostruire quasi per intero e in modo molto dettagliato l'intera vicenda che può essere quindi qui esposta in ordine cronologico.

Invero l'AIELLO venne informato per la prima volta tra la fine dell'anno 2002 e gli inizi del 2003 dell'esistenza nei suoi confronti di una indagine per il reato di associazione mafiosa scaturita dalle dichiarazioni di GIUFFRE' Antonino dal M.llo dei Carabinieri Antonio BORZACCHELLI, all'epoca in aspettativa perché eletto deputato all'Assemblea Regionale Siciliana nelle liste del "Biancofiore", ma sempre in stretti rapporti con moltissimi ufficiali e graduati dell'Arma, presso il cui Nucleo Operativo di Palermo aveva prestato servizio per molti anni, occupandosi prevalentemente di indagini per reati in danno della Pubblico Amministrazione.

Peraltro il BORZACCHELLI conosceva da oltre dieci anni l'AIELLO ed aveva tessuto con lui un rapporto in virtù del quale aveva ottenuto denaro (oltre un miliardo di vecchie lire), e la cessione di una villa ed altri cespiti a fronte, fra l'altro, di continue informazioni sull'attività della polizia giudiziaria che poteva riguardare l'imprenditore (per questi fatti si procede separatamente nei confronti del BORZACCHELLI per i delitti di concussione, favoreggiamento e rivelazione di segreti di ufficio).

Dopo qualche mese, il BORZACCHELLI forniva all'AIELLO notizie ancora più specifiche riferendo a lui e al suo collaboratore D'AMICO Antonino che i Carabinieri stavano intercettando le sue utenze telefoniche e specificava anzi il nome di alcune delle persone (per esempio l'on. SPEZIALE) di cui erano state intercettate le conversazioni con gli uffici del Centro clinico.

E' da rilevare che queste indicazioni del BORZACCHELLI erano assolutamente precise, come è stato poi riscontrato, dato che i Carabinieri avevano intercettato anche quelle telefonate, peraltro dal contenuto penalmente del tutto irrilevante.

Nel frattempo l'AIELLO informava delle notizie ricevute dal BORZACCHELLI il prof. CARCIONE, suo cugino acquisito e socio, i suoi collaboratori più stretti e soprattutto il M.llo Giorgio RIOLO e il M.llo Giuseppe CIURO.

E' opportuno precisare subito che il RIOLO e il CIURO non sono degli ufficiali di polizia giudiziaria "qualsiasi": il primo, da oltre dieci anni in servizio presso il R.O.S. dei Carabinieri è tra i migliori esperti nella collocazione ed utilizzazione di apparati di intercettazione video e sonora; il secondo, appartenente alla Guardia di Finanza, ma in servizio alla D.I.A., era di fatto distaccato da diversi anni presso la segreteria del Sostituto Procuratore Dr. INGROIA, nel cui ufficio aveva anche il suo posto di lavoro, era da sempre ritenuto persona di assoluta fiducia e aveva collaborato il dr. INGROIA e altri magistrati della D.D.A. in alcune delle indagini più delicate e complesse.

Con il RIOLO e il CIURO l'AIELLO da anni intratteneva stretti rapporti, che avevano portato ai due sottufficiali vantaggi di varia natura, anche economica (assunzione di familiari nella società dell'AIELLO, prestazione gratuita di opere e servizi, acquisto di un'autovettura (al RIOLO) o di un gioiello (al CIURO), presentazione a uomini politici, e in particolare all'on. CUFFARO ecc….), tanto che il CIURO, in una delle telefonate intercettate, dice di essere disposto a tutto per l'amico imprenditore (<
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Peraltro il RIOLO già da diversi anni, come si vedrà in un altro capitolo, forniva all'AIELLO dettagliate notizie sull'attività di indagine dei Carabinieri del R.O.S. e di altre forze di polizia, finalizzate alla cattura di PROVENZANO Bernardo e di Matteo MESSINA DENARO e concernenti varie "famiglie" mafiose, ed in primo luogo quella di Bagheria.

In questo contesto vanno inoltre inquadrate in particolare le informazioni che il RIOLO ha dato all'AIELLO in ordine all'attività di indagine svolta dal ROS su EUCALIPTUS Nicolò e i suoi familiari, di cui sono accertati i contatti con l'imprenditore bagherese. Basti qui accennare che lo stesso RIOLO ha ammesso di aver saputo che nell'autovettura Opel Corsa di EUCALIPTUS Salvatore era stata registrata - in data 8 febbraio 2003 - una conversazione in cui si afferma inequivocabilmente che gli esponenti mafiosi di Bagheria dovevano usare la massima cautela nei contatti con l'AIELLO per "salvaguardarne" la posizione all'esterno; la microspia era stata scoperta e "neutralizzata" l'11 marzo successivo, subito dopo che la sua esistenza era stata rivelata dal RIOLO all'AIELLO e da questi all'EUCALIPTUS.

Proprio l'ascolto di questa ed altre simili conversazioni e le reiterate visite dell'EUCALIPTUS nei locali della "Diagnostica" determinavano gli ufficiali del R.O.S. a predisporre ai primi di aprile un progetto di ampliamento delle indagini della Sezione Anticrimine, volte in primo luogo alla ricerca di Bernardo PROVENZANO, anche all'AIELLO Michele ed alle sue società.

Di questo progetto, poi abbandonato per una diversa strategia investigativa, veniva informato anche il RIOLO, che anzi veniva incaricato, data la sua qualificazione tecnica, di studiare la possibilità di collocare delle microspie nei locali del Centro clinico dell'AIELLO.

In questa prima metà dell'anno 2003 si colloca anche una vicenda particolarmente oscura e preoccupante, riguardante le lettere sequestrate dai Carabinieri in due tempi, il 16 aprile e il 4 dicembre 2002 a GIUFFRE' Antonino, molte delle quali - come è stato accertato - provenienti da Bernardo PROVENZANO o a lui dirette.

Queste lettere (i c.d. "pizzini") sono di enorme importanza investigativa e processuale - come è evidente e come si vedrà proprio a proposito dell'AIELLO - e sono ancor oggi in buona parte segrete, perché tuttora oggetto di indagine e mai depositate nell'ambito di alcun procedimento.

Ciò premesso, il RIOLO ha spontaneamente dichiarato, nell'interrogatorio del 15 maggio 2004, e confermato con lievi modifiche nei successivi, di aver avuto consegnato dal cap. Giovanni SOZZO del R.O.S., che stava curando le indagini conseguenti al sequestro dei "pizzini" e all'analisi del loro contenuto, un floppy-disk con la trascrizione di tutte le lettere per leggerle e contribuire a chiarirne i molti passaggi oscuri; il RIOLO ha altresì affermato di non avere mai letto i "pizzini" (alcuni dei quali - giova ricordare - riguardavano direttamente AIELLO Michele), di avere tenuto il floppy-disk per un po’ di tempo nella borsa e di averlo poi offerto in lettura all'AIELLO stesso, per rassicurarlo, dicendogli <<guarda che ci sono dichiarazioni per questo….tu non c'entri niente in questa situazione>>, ma che l'AIELLO non aveva voluto prendere il floppy-disk né leggere i "pizzini" (<<no, non mi interessano proprio>>).

Posto a confronto con il cap. SOZZO, che ha negato di aver consegnato alcun floppy-disk al RIOLO evidenziando invece che lo stesso poteva tranquillamente e legittimamente accedere alla rete informatica del suo ufficio, in cui le trascrizioni delle lettere erano inserite e a disposizione - per le esigenze di lavoro - di tutti i militari, il RIOLO si è avvalso della facoltà di non rispondere.

A prescindere dal contrasto con la dichiarazione del cap. SOZZO, la versione del RIOLO è assolutamente incredibile per quanto riguarda l'asserito disinteresse suo, ed ancor più dell'AIELLO, per il contenuto delle lettere di GIUFFRE' cioè del collaboratore di giustizia le cui dichiarazioni, come entrambi sapevano, avevano determinato nei confronti dell'imprenditore l'inizio di quelle indagini di cui essi stessi cercavano, con ogni mezzo, di apprendere i più minuti particolari.

Si deve quindi ritenere estremamente probabile che l'AIELLO e i suoi referenti siano venuti a conoscenza, già allora, del contenuto delle lettere sequestrate al GIUFFRE'.

Il fatto poi che il RIOLO abbia spontaneamente riferito - in un quadro complessivo di ammissioni importanti e gravi, ma anche lacunose e contraddittorie - anche queste circostanze, si può logicamente spiegare solo con il timore che tracce dei "pizzini" del GIUFFRE' potessero essere ritrovate (ciò che finora non è avvenuto) nell'ingente quantità di materiale informatico sequestrato a lui stesso ed all'AIELLO.

Fino alla metà del mese di giugno continuavano i contatti fra l'AIELLO, il CARCIONE, il CIURO e il RIOLO per valutare lo sviluppo delle indagini in corso nei confronti dell'imprenditore; questa valutazione aveva per oggetto in primo luogo il contenuto delle dichiarazioni di GIUFFRE'.

Su questo punto era il CIURO che riusciva ad acquisire notizie più dettagliate di quelle originariamente apprese dal BORZACCHELLI, in particolare sul fatto che il GIUFFRE' aveva riferito delle ingenti somme di denaro corrisposte dall'AIELLO ad esponenti mafiosi di primo piano.

Il CIURO riusciva così anche a valutare la delicatezza della posizione dell'AIELLO dato che il GIUFFRE' aveva reso <> (RIOLO, int. 20 agosto 2004) tanto che i due sottufficiali decidevano di affrontare apertamente il problema con lo stesso AIELLO e di studiare con lui la strategia difensiva da adottare in caso di sviluppi processuali.

Il 27 giugno 2003 i Carabinieri del N.A.S. acquisivano presso gli Uffici del Distretto Sanitario di Base di Bagheria della U.S.L. 6 copia della documentazione relativa alle società dell'AIELLO operanti nel settore Sanitario (Villa S. Teresa - Diagnostica per Immagini s.r.l. e A.T.M. s.r.l.) ed in particolare di quella relativa ai "rimborsi" per decine di miliardi di vecchie lire ad esse versate per prestazioni di radioterapia.

L'AIELLO veniva immediatamente informato dal Dirigente del Distretto, dr. Lorenzo IANNI', anch'egli a lui legato da rapporti di amicizia e di interesse.

Estremamente preoccupato (e ben a ragione, come poi farà comprendere l'esito delle indagini del N.A.S. con l'accertamento di una truffa di dimensioni colossali), l'AIELLO informava subito il suo socio CARCIONE e i suoi "consulenti" CIURO e RIOLO.

I tre si dividevano quindi i compiti: mentre RIOLO e poi anche CARCIONE assicuravano l'AIELLO che si sarebbero adoperati per ottenere informazioni e un atteggiamento più "morbido" dai militari del N.A.S., CIURO si incaricava di accertare lo stato del procedimento in Procura. A tal fine, su suo suggerimento, l'AIELLO si faceva consegnare dal dr. IANNI', sempre a sua completa disposizione, copia del provvedimento di acquisizione notificato dai Carabinieri ai funzionari della USL e sulla base dei numeri di protocollo in esso contenuto il CIURO da quel momento in poi effettuava in più riprese, nei mesi a seguire, ricerche presso il Registro Generale informatico (RE.GE.) di questo Ufficio; a tal fine, ben consapevole della illiceità del suo comportamento, non si avvaleva della password a lui assegnata, ma faceva effettuare le ricerche (di cui è rimasta traccia nella memoria del sistema informatico), da altro personale in servizio presso questo Ufficio e che in alcuni casi aderiva alle sue richieste in buona fede (TORRES Rosaria), in altri casi nella consapevolezza della illiceità della richiesta (BUTTITTA Giuseppa).

Le ricerche ed i controlli venivano poi intensificati dopo che - il 18 settembre 2003 - altro magistrato di questo ufficio convalidava il sequestro nel frattempo formalmente eseguito dai Carabinieri del N.A.S..

Le ricerche del CIURO non avevano esito positivo perché in realtà la missiva del NAS recava solo un numero (340/03) relativo al Registro degli esposti anonimi non inserito nel RE.GE.; di tale esito, comunque, il CIURO informava sistematicamente l'AIELLO, il RIOLO e il CARCIONE, che sollecitava anch'egli l'effettuazione di ricerche nei computer della Procura.

Era lo stesso CIURO che, di fronte alla crescente preoccupazione dell'AIELLO, suggeriva alla fine di giugno la creazione di una "rete riservata" di telefoni cellulari; l'acquisto cioè, sotto altri nomi, di un gruppo di telefonini che sarebbero stati usati dallo stesso AIELLO, dal CIURO, dal RIOLO, dal CARCIONE dai più fidati collaboratori dell'imprenditore (il rag. D'AMICO e il geom. ROTONDO) e dalla sua segretaria Paola MESI, senza mai chiamare altre utenze né di rete fissa né di rete mobile: in questo modo la "rete" doveva restare, in teoria, segreta e impermeabile a qualsiasi indagine o accertamento. E su questa segretezza gli indagati hanno continuato a fare affidamento fino al giorno dell'arresto, pur se - solo per eccesso di prudenza - gli apparecchi vennero tutti sostituiti due settimane prima.

In realtà, però, la segretezza della "rete" durava solo poco più di due mesi dopo l'acquisto.

Invero nel frattempo questo Ufficio aveva iniziato indagini preliminari anche nei confronti del CIURO di cui era stata intercettata - in data 11 giugno 2003 - una telefonata ad una delle utenze "ufficiali" dell'AIELLO, con cui il sottufficiale informava l'imprenditore che stava procedendo a Roma, con il dr. INGROIA, all'interrogatorio di un "tale Picciotto" che rendeva dichiarazioni su persone di Bagheria e in particolare sull'AIELLO (<<parla male di te>>) e sembrava fare riferimento a un suo precedente intervento a favore dell'imprenditore (di fatto l'interrogatorio del Picciotto, che pure era stato fissato per l'11 giugno a Roma, ha avuto luogo in altra data a Palermo e non ha in alcun modo trattato la posizione dell'AIELLO, pur se ha avuto riferimento ad altre vicende di Bagheria).

Peraltro già nei giorni precedenti erano state intercettate numerose telefonate tra il CIURO e l'AIELLO aventi ad oggetto l'intervento del CIURO presso altri organi investigativi o ispettivi che stavano svolgendo accertamenti sulle attività imprenditoriali dell'AIELLO nel settore edile e in quello della sanità.

Data la posizione del CIURO all'interno di questo Ufficio, il suo nome non veniva iscritto nel Registro ex art. 335 c.p.p. e le intercettazioni a suo carico venivano richieste e disposte con particolari cautele.

Gli stessi accorgimenti venivano poi adottati nei confronti del RIOLO; i nomi dei due sottufficiali venivano infatti iscritti solo dopo l'esecuzione delle misure cautelari a loro carico (5 novembre) e questo spiega perché, nonostante i ripetuti tentativi del CIURO, che ha anche richiesto alla BUTTITTA, che afferma di essersi a questo rifiutata, di effettuare una ricerca di tutti i nomi che iniziassero con le lettere "CIU", egli non ha mai potuto avere la conferma della sua iscrizione e - tanto meno - delle intercettazioni sui telefonini della "rete riservata".

Questa, nel frattempo, era stata scoperta grazie ad una imprudenza della moglie del CIURO (che il 30 agosto alle 11 aveva chiamato al cellulare "ufficiale" del marito con il telefono "riservato") e quando comunque i Carabinieri stavano per raggiungere lo stesso risultato con un paziente lavoro di analisi.

Dall'inizio del mese di settembre 2003 venivano quindi sottoposti a intercettazione tutti i cellulari della "rete riservata".

Dalle conversazioni tra gli indagati che, sicuri di non essere intercettati parlavano con notevole libertà pur se rinviando spesso per approfondimenti ulteriori a incontri diretti, risultavano numerose circostanze di grande importanza sotto vari profili.

Per quello che rileva per l'aspetto oggetto del presente capitolo queste circostanze (poi in gran parte confermate e chiarite dall'AIELLO, dal RIOLO e dagli altri indagati) possono essere così sinteticamente riassunte.

In primo luogo risultava che gli indagati ponevano in essere una attività frenetica al fine di scoprire il contenuto delle indagini espletate dalla Procura e dalla polizia giudiziaria e di accertarne man mano l'evoluzione e le prospettive.

Il primo oggetto di questa attività, che in una realtà come quella palermitana si può senz'altro definire - sia pure in senso atecnico - di spionaggio e di intelligenza con il nemico, è stato rappresentato dall'indagine delegata ai Carabinieri del R.O.N.O. in ordine all'ipotesi di reato di cui all'art. 416 bis c.p. e che ha formato oggetto di numerosissime conversazioni intercettate sui telefoni della rete riservata.

Solo a titolo esemplificativo si ricorda qui la conversazione dell'11 ottobre 2003 nel corso della quale il CIURO informava l'AIELLO, con assoluta esattezza, su quelli che erano i punti essenziali oggetto degli accertamenti dei Carabinieri e cioè:



  1. le dichiarazioni rese anni prima dal collaboratore di giustizia BARBAGALLO Salvatore Giuseppe;

  2. i rapporti di AIELLO con LO IACONO Pietro, esponente di rilievo della "famiglia" mafiosa di Bagheria e i cui collegamenti con l'AIELLO erano stati indicati per la prima volta proprio da GIUFFRE' Antonino;

  3. l'attività dell'AIELLO nel settore delle stradelle interpoderali (accertamenti, anche questi, effettuati in modo particolarmente attento e approfondito solo a seguito delle dichiarazioni del GIUFFRE');

  4. l'ipotesi di truffa ai danni della A.S.L. ("la storia delle ricette").

In altre conversazioni lo stesso CIURO e il RIOLO indicavano un altro tema delle indagini e cioè gli eventuali rapporti dell'AIELLO con il latitante MESSINA DENARO la cui amante, MESI Maria, già condannata con sentenza definitiva per favoreggiamento, è sorella della segreteria dell'AIELLO, MESI Paola.

Lo stesso CIURO si dava carico poi, dopo aver concordato una precisa divisione di compiti con il RIOLO, di accertare se vi erano sull'AIELLO attività di indagine anche da parte della Polizia di Stato, e in particolare della Sezione di Criminalità Organizzata, S.C.O., della Squadra Mobile, la presenza del cui personale a Bagheria era stata segnalata all'AIELLO dal dr. IANNI' al quale era stata confidata per motivi poco chiari, probabilmente come premessa per instaurare un rapporto di tipo fiduciario, dal Dirigente di quel Commissariato.

Il CIURO si procurava quindi - in data 15 settembre 2003 - un incontro con un sottufficiale della Squadra Mobile, l'Isp. Carmelo MARRANCA, che conosceva da molti anni. Riusciva così a sapere, in modo dettagliato, quali indagini la Sezione Criminalità Organizzata aveva in corso (sul fenomeno delle estorsioni a Brancaccio, sui rapporti tra alcuni capi di Cosa nostra detenuti, per la ricerca di MESSINA DENARO e di un altro grande latitante); apprendeva inoltre che era attivo a Bagheria un gruppo di investigatori venuto da Roma e soprattutto apprendeva che non vi erano indagini in corso sull'AIELLO e che se la Squadra Mobile avesse dovuto iniziarle il MARRANCA l'avrebbe subito saputo dato che custodiva, chiuso a chiave nel suo ufficio, il fascicolo relativo alle sorelle MESI.

Naturalmente il CIURO si premurava di riferire immediatamente e dettagliatamente all'AIELLO tutte le informazioni man mano acquisite.

Lo stesso CIUIRO, poi si adoperava per contattare vari reparti della Guardia di Finanza che stavano effettuando delle verifiche presso la società dell'AIELLO per accertarsi che si trattasse solo di attività di carattere amministrativo ed altresì per prospettare le buone ragioni dell'imprenditore.

Ancora, lo stesso CIURO contattava un maresciallo dei Carabinieri già in servizio al N.A.S. dei Carabinieri, Girolamo CALABRESE, e, affermando falsamente di essere stato incaricato dal dr. INGROIA di coordinare un gruppo di lavoro per la ricerca del latitante Bernardo PROVENZANO, cercava di acquisire notizie sull'attività svolta in proposito dal N.A.S..

Il tentativo aveva successo solo parziale perché il M.llo CALABRESE dava al CIURO solo le informazioni relative all'attività da lui svolta finchè dal NAS era stato trasferito alla D.I.A., ma su questo episodio restano molti e gravi interrogativi, non solo per le modalità della condotta del CIURO, che peraltro custodiva in casa un c.d. contenente tutte le informazioni relative al un libro pubblicato di recente sul PROVENZANO, ma soprattutto perché realmente da qualche anno il N.A.S., tra i cui compiti istituzionali non vi è certamente la ricerca dei grandi latitanti di mafia, ha svolto significative attività di indagine anche in questa direzione.

Inoltre il CIURO chiedeva al CALABRESE di informarsi sull'acquisizione di documenti effettuato poco tempo prima dal NAS presso la ASL di Bagheria; il CALABRESE, però, non riusciva ad avere alcuna informazione dai suoi ex colleghi del NAS.

Ma il CIURO svolgeva la sua attività in molte altre direzioni: cercava senza successo di procurarsi, senza averne titolo, le tavole riassuntive in cui è sintetizzata sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori la composizione delle diverse "famiglie" mafiose; seguiva, con modalità finora non accertate, l'attività di intercettazione in corso nei confronti del Presidente della Regione on. CUFFARO, sottoposto a indagini in altro procedimento, tanto da potere rassicurare una impiegata di questo Ufficio sulla possibilità di contattarlo senza rischio ad un'utenza cellulare che egli stesso le indicava (12 settembre 2003); riusciva il 26 settembre 2003, in appena tre ore, a riscontrare un'informazione che l'AIELLO aveva ricevuto dal BORZACCHELLI e da un altro medico suo amico (il dr. ANGILERI) e cioè che il Pubblico Ministero, e in particolare il Sostituto Procuratore dr. DI MATTEO, nel corso dell'interrogatorio di MICELI Domenico, tratto in arresto nell'ambito di altro procedimento, aveva formulato domande sui rapporti tra l'imprenditore bagherese e l'on. CUFFARO.

Ancora il CIURO sfruttava poi la sua posizione all'interno di questo Ufficio di Procura, non solo per verificare più volte al RE.GE. lo stato dei procedimenti iscritti a carico dell'AIELLO e degli amministratori delle sue società, oltre che - come si è detto - per tentare analoghi accertamenti su eventuali iscrizioni nei confronti di lui stesso e i suoi familiari, ma per controllare giornalmente, e minuziosamente, l'attività dei magistrati incaricati delle indagini.

Dalle telefonate intercettate risulta infatti che il CIURO informava quasi ogni giorno l'AIELLO (e quindi anche il CARCIONE e il RIOLO) delle riunioni tra i magistrati e tra gli stessi e i Carabinieri riferendo anche il contenuto delle conversazioni intercorse.

A questo proposito è opportuno rilevare che mentre le notizie sul fatto che le riunioni avessero luogo sono rispondenti al vero (e del resto il CIURO aveva il suo ufficio a pochi metri da quelli dei magistrati titolari delle indagini), sono invece frutto di mere supposizioni e - più spesso di completa invenzione - le notizie date dallo stesso CIURO ai suoi interlocutori e in particolare all'AIELLO sul contenuto degli incontri tra i magistrati e i Carabinieri (che peraltro si svolgevano - come è logico - a porte chiuse).

In realtà le informazioni date dal CIURO all'AIELLO su questo specifico argomento sono ispirate ad un unico filo conduttore, finalizzato - verosimilmente - a compiacere e rassicurare il ricco imprenditore sempre ben disposto a elargire denaro e altri favori; in sostanza il CIURO, sempre ostentando la massima sicurezza sull'attendibilità delle fonti (altri impiegati di questo Ufficio) asseritamente a sua disposizione, riferiva che le indagini non avevano ottenuto risultati concreti, che i Carabinieri erano convinti della inutilità di continuare gli accertamenti e dell'opportunità di archiviare il procedimento, ma che tali proposte erano respinte dai magistrati, e in particolare da alcuni di loro mossi da particolare ed inspiegabile accanimento.

A parte ogni considerazione, ma è veramente un dettaglio marginale, sul rischio insito nella diffusione di simili informazioni nell'ambito di una indagine di mafia (ed è lo stesso CIURO ad affermare in uno dei suoi interrogatori, di avere <<paura del contesto attorno ad AIELLO>>), è corretto rilevare che queste informazioni fornite dal CIURO (e altre analoghe risalenti al CARCIONE) erano del tutto false, come risulta dagli atti del procedimento e dai suoi sviluppi; analogamente, alcune delle persone di cui il CIURO vanta la collaborazione con l'AIELLO (in particolare una donna chiamata Miriam) sono da ritenere del tutto estranee ai fatti.

Allo stesso modo non è stato riscontrato che abbiano avuto successo i contatti che il RIOLO riferiva all'AIELLO di avere allacciato con alcuni sottufficiali del N.A.S. incaricati delle indagini sull'attività delle società dell'AIELLO nel settore della sanità.

Né va dimenticato che dalle intercettazioni telefoniche risulta anche che il CARCIONE riferiva all'AIELLO, ma anche al CIURO e al RIOLO, di suoi contatti con un magistrato di questa Procura e di valutazioni, sostanzialmente tranquillizzanti, che questi gli avrebbe fatto sull'esito dei due procedimenti (quello per il reato di associazione mafiosa e quello scaturito dalle indagini dei NAS). In proposito, gli atti sono stati trasmessi per competenza ex art. 11 c.p.p. alla Procura della Repubblica di Caltanissetta; peraltro il CARCIONE ha dichiarato, anche a questo Ufficio, di non avere in realtà contattato il magistrato, da lui effettivamente conosciuto per altre ragioni, e di avere "inventato" le notizie rassicuranti al solo scopo di tranquillizzare l'AIELLO, estremamente preoccupato per l'evolversi della situazione e che gli chiedeva pressantemente di fare qualcosa.

E però bisogna sempre ricordare che, come già si è detto, del tutto corrette erano le indicazioni fornite dal CIURO, e per altri aspetti dal RIOLO, sull'oggetto delle indagini in corso e che sulla base di queste indicazioni il CARCIONE, il CIURO, il RIOLO e l'AIELLO, che peraltro continuava ad acquisire notizie dal BORZACCHELLI, in pieno accordo e comunanza di intenti, discutevano giornalmente lo stato dei procedimenti, cercavano di prevederne gli sviluppi, si preoccupavano di eventuali pedinamenti dei Carabinieri nei confronti dell'AIELLO (tel. CIURO/AIELLO, 19.9.2003 ore 15.16), studiavano strategie di contrasto all'azione di quella Procura e di quell'Arma dei Carabinieri cui il CIURO e il RIOLO continuavano ad appartenere e nei cui uffici si presentavano ogni mattina, non escludevano linee di condotta che è difficile definire processuale (<<hai dato qualche botta a Nino (DI MATTEO)?>>.

Del prodigarsi anche in questo senso degli indagati sono indicative tra l'altro due circostanze:



  1. CIURO discute con gli altri indagati, ed in particolare con CARCIONE, la possibilità che i magistrati dispongano l'effettuazione di indagini bancarie e che queste facciano emergere l'enorme e sospetta disponibilità di liquidità che l'AIELLO ha presso gli Istituti di Credito e in relazione alle quali lo stesso AIELLO teme di poter essere sospettato di riciclaggio di denaro di illecita provenienza;

  2. AIELLO, CIURO e gli altri indagati si preoccupano di contrastare fin dalla fase amministrativa le risultanze dell'indagine del N.A.S. sui rimborsi illecitamente ottenuti dalle società dell'AIELLO ai danni dell'A.S.L. 6 e pertanto si prodigano in consigli e suggerimenti nei confronti del dr. IANNI' fino a giungere al punto di scrivere essi stessi, o per lo meno di controllare preventivamente, la "memoria" difensiva che il funzionario deve consegnare alla sua Azienda. Anzi proprio il CIURO discute con l'AIELLO quale sia <<l'anello debole>> della sua posizione e studia come evitare che i Carabinieri sentano a sommarie informazione gli amministratori della società che, non essendo bene al corrente di tutte le questioni, potrebbero rendere dichiarazioni controproducenti.

Il M.llo Giorgio RIOLO, dal canto suo, si curava, come risulta dalle intercettazioni telefoniche dell'estate 2003, di verificare la presenza di telecamere nei pressi del Centro clinico dell'AIELLO; di informare l'amico - unitamente a CIURO - dell'effettuazione di servizi di osservazione della sua villa e di assumere informazioni presso la Telecom sulle intercettazioni telefoniche in corso. Su questo punto il RIOLO ha affermato di avere millantato un'attività in realtà mai svolta, ma è da rilevare che in effetti, sia pure con qualche margine di approssimazione, le notizie in possesso degli indagati corrispondevano alle varie fasi procedurali (per esempio, il 30.9.2003 alle ore 14,01 il RIOLO comunica con estrema esattezza la nuova richiesta di proroga depositata il giorno prima dai Carabinieri, della cui scadenza peraltro egli stesso e CIURO erano precisamente informati: vedi intercettazione del 29.9.2003 ore 15.48); ma soprattutto quelle notizie corrispondevano alla sostanza dell'attività in corso: basti pensare che l'AIELLO ricominciava ad usare personalmente una delle utenze della Diagnostica per Immagini non appena veniva revocato il decreto di intercettazione (relazione CC del 4 settembre 2003).

Lo stesso RIOLO si è inoltre curato di verificare che le utenze dei complici quelle del Centro Clinico, ma anche quella privata del CARCIONE e quella dell'ufficio del CIURO in questo Palazzo di Giustizia non fossero sottoposte a intercettazioni.

Del resto, come già si è accennato, il contributo di informazioni del RIOLO a favore dell'AIELLO è molto più ampio e risalente nel tempo: così, in data 11 ottobre 2003 il RIOLO informava l'imprenditore che i Carabinieri avevano accertato la presenza a Bagheria del noto esponente mafioso EUCALIPTUS Nicola (all'epoca sottoposto all'obbligo di dimora nel Comune di Acquedolci, in provincia di Messina) sottolineando all'AIELLO la necessità di evitare ogni contatto.

A sua volta, il BORZACCHELLI, nel corso di un incontro a Piana degli Albanesi (15 ottobre 2003), diceva all'amico RIOLO che le indagini sull'AIELLO potevano coinvolgere anche lui e CIURO e che <<erano tutti intercettati>>; il RIOLO però non gli dava importanza, sia perché quella delle intercettazioni era una vera e propria fissazione del BORZACCHELLI (int. 19/2/2004) sia perché sicuro dell'affidabilità della "rete riservata".

Nel contesto che è stato fin qui descritto e che in sostanza vede l'AIELLO e i suoi complici informati dettagliatamente di volta in volta dal BORZACCHELLI, dal CIURO e dal RIOLO e dal dr. IANNI' dell'inizio delle indagini a suo carico, dei temi oggetto di accertamento e delle intercettazioni sulle utenze lui "ufficialmente" riconducibili, si inseriscono negli ultimi giorni del mese di ottobre ulteriori rivelazioni sulle indagini in corso poste in essere dal Presidente della Regione on. Salvatore CUFFARO, già da tempo a sua volta indagato per il reato di cui agli artt. 110 - 416 bis c.p., nell'ambito di un procedimento (nr. 2358/99 R.G.N.R.) ampiamente pubblicizzato dopo l'interrogatorio che aveva avuto luogo il 1° luglio 2003.

E' accertato che l'on. CUFFARO conosceva l'AIELLO da molti anni e che tra loro intercorrevano rapporti sia personali sia politici in relazione all'attività imprenditoriale dell'AIELLO, di indubbio rilievo nella realtà siciliana; l'AIELLO a sua volta sosteneva il movimento politico di cui l'on. CUFFARO è in Sicilia il leader (l'U.D.C.).

Detti rapporti erano particolarmente intensi nell'estate del 2003 perché la Regione stava da tempo predisponendo il tariffario (rectius: nomenclatore) che avrebbe dovuto fissare il compenso delle prestazioni di radioterapia non tradizionale, ad alta specializzazione, erogate dall'AIELLO (per questo aspetto vedi infra,).

La questione era seguita personalmente dall'AIELLO e dal CARCIONE ma anche, per tutti gli aspetti operativi, dal geom. Roberto ROTONDO, collaboratore di fiducia dell'AIELLO, amministratore di una delle sue società ed anche, all'epoca, consigliere comunale dell'U.D.C. a Bagheria.

Il 20 ottobre il ROTONDO, che aveva vanamente cercato da alcuni giorni di incontrare il Presidente della Regione, che si trovava però fuori sede, veniva convocato alla Presidenza e incontrava l'on. CUFFARO che, dopo avergli detto di tranquillizzare l'ing. AIELLO per i problemi del tariffario, lo incaricava altresì di riferire all'imprenditore - con cui doveva parlare, ma che non era riuscito a contattare - altre circostanze e cioè che:



  • aveva <<saputo che c'è stata una telefonata tra CIURO e l'ingegnere dove si raccomandava una persona, (e che) questa cosa mi da fastidio, non mi piace che si facciano queste raccomandazioni sulla mia persona>>, (dato che per questa raccomandazione l'AIELLO e il CIURO in sostanza facevano da tramite a favore di terzi, coinvolgendo il Presidente della Regione senza neanche informarlo preventivamente);

  • sapeva che <<tra l'altro per questa telefonata CIURO ha problemi…..è indagato>>;

  • che <<c'è anche un certo ….un Maresciallo dei Carabinieri, un certo RIOLO>> che era anch'egli indagato.

Il Rotondo aggiungeva che l'on. CUFFARO non gli aveva dato alcuna indicazione sulla fonte delle sue informazioni che egli si era affrettato a riferire all'AIELLO.

Come risulta dalle dichiarazioni degli indagati e dalle conversazioni intercettate sui cellulari della "rete riservata" nei giorni 20 e 21 ottobre l'AIELLO riferiva a sua volta le notizie apprese al CIURO e al RIOLO la sera dello stesso giorno 20, convocandoli a Palermo, in via Caltanissetta, nei pressi dello studio di uno dei suoi difensori, dove egli si era recato con il ROTONDO ed altri collaboratori.

La questione veniva poi discussa telefonicamente, in più riprese, con il CARCIONE.

La telefonata cui aveva fatto riferimento l'on. CUFFARO era facilmente individuata in una conversazione avuta il 10 giugno precedente dal CIURO con l'AIELLO, su una delle sue utenze "ufficiali", per chiedergli il suo interessamento presso il CUFFARO a favore di un funzionario regionale, marito della signora Margherita PELLERANO, addetta alla segreteria del Procuratore Aggiunto dr. LO FORTE; dell'intercettazione di tale telefonata l'AIELLO e uno dei suoi collaboratori, il rag. D'AMICO, erano già stati informati anche da BORZACCHELLI, che l'AIELLO ritiene essere, su questo punto, anche la fonte dell'on. CUFFARO.

Peraltro l'AIELLO e i suoi interlocutori concordavano nel ritenere ben poco significativa e "pericolosa" l'intercettazione di quella conversazione.

Il CIURO e il RIOLO erano invece ben più preoccupati della notizia delle indagini a loro carico anche perché, sicuri dell'affidabilità della "rete riservata" e dell'esito negativo dei controlli eseguiti sia sulle iscrizioni sia sulle intercettazioni, non riuscivano a comprendere come si fosse giunti fino a loro.

Peraltro il CIURO assicurava l'amico che l'indomani avrebbe fatto nuove verifiche ed in effetti alle ore 12.56 del 21 ottobre era in grado di informare l'AIELLO, e poi gli altri correi, che aveva avuto la conferma (<>>) della notizia data dall'on. CUFFARO al ROTONDO. E' opportuna la precisazione che, in questa come in altre occasioni, anche se nelle intercettazioni o nelle dichiarazioni si parla di <> il riferimento è necessariamente al fatto sostanziale dell'esistenza di indagini nei loro confronti dato che i loro nomi sono stati iscritti solo dopo che essi erano stati tratti in arresto.

E' da notare peraltro che, a seguito dell'atteggiamento processuale tenuto (anche) a questo proposito dal CIURO, che ha dato spiegazioni contraddittorie e manifestamente non credibili, non è stato finora possibile accertare da chi e in qual modo egli abbia avuto la conferma dell'esistenza di indagini a suo carico.

Dieci giorni dopo, il 31 ottobre, l'on. CUFFARO forniva all'AIELLO nuove informazioni sulle indagini in corso a suo carico.

L'appuntamento veniva fissato per il pomeriggio di quel giorno con modalità tali da garantirne la riservatezza: il ROTONDO veniva telefonicamente invitato a recarsi alla Presidenza da uno dei collaboratori dell'on. CUFFARO il quale gli comunicava che il Presidente intendeva incontrare l'ing. AIELLO presso un negozio di abbigliamento di Bagheria ("BERTINI") dove si doveva recare per fare degli acquisti.

L'On. CUFFARO si recava a Bagheria solo con l'autista e dopo aver lasciato con un pretesto la scorta, che lo aveva invece altre volte accompagnato in quello stesso negozio; anzi dall'intercettazione dei telefoni cellulari dei collaboratori risultava esplicitamente che lo spostamento doveva avvenire <>; lo stesso AIELLO, che si teneva pronto nelle vicinanze, veniva avvisato avendo cura di non lasciare alcuna traccia esplicita dell'appuntamento nelle conversazioni telefoniche, peraltro avvenute tutte sui cellulari dei rispettivi collaboratori.

L'incontro si svolgeva a quattrocchi, durava circa 30 minuti e toccava varie questioni a cominciare dai problemi del tariffario; l'AIELLO nel suo interrogatorio del 6 dicembre 2003 ha dichiarato che l'on. CUFFARO <<praticamente aveva detto che c'erano delle indagini in corso nei confronti del RIOLO e del CIURO, notizie che aveva ricevuto da Roma, però non mi ha precisato da dove>>.

Nel successivo interrogatorio del 5 gennaio 2004 l'AIELLO precisava ulteriormente che l'on. CUFFARO, gli aveva detto che nel corso delle indagini a suo carico <<erano state messe in evidenza le telefonate tra me (AIELLO, n.d.r.), CIURO e RIOLO>>.

L'AIELLO, come al solito, riferiva la sera stessa al CARCIONE tutti i particolari dell'incontro, utilizzando i telefoni della "rete riservata"; in occasione di questa conversazione telefonica l'AIELLO faceva notare al cugino che non era emerso <<niente di eccezionale, praticamente stavano….ma quello che sappiamo noi…. perchè è un diretto collegamento con Roma…. Né più né meno quello che sappiamo ….stavano commentando un po’ queste conversazioni….facendo delle ipotesi …. però in considerazione di questo dice: va bè, apritevi gli occhi>> (31.10.2003, ore 20.14).

Nei giorni immediatamente successivi l'AIELLO informava del suo incontro con il Presidente della Regione anche il CIURO e il RIOLO, che ha confermato la circostanza.

E questi fatti rendono non credibile la posizione dell'on. CUFFARO che ammette l'incontro, ammette che esso avvenne con le modalità sopra descritte che il suo stesso segretario, Vito RASO, definisce <<anomale>>, ammette di avere discusso degli altri argomenti poi riferiti dall'AIELLO al CARCIONE, che a sua volta conferma, ma nega assolutamente di avere parlato delle indagini riguardanti il CIURO e il RIOLO.

Non è stato quindi possibile identificare la fonte dell'on. CUFFARO, né quella che il 21 ottobre 2003 ha dato al CIURO la conferma (<>>) dell'esistenza di indagini a suo carico e - in data precedente - le notizie sull'interrogatorio del dr. MICELI né - ancora - la fonte del M.llo BORZACCHELLI, anche se su questo punto è agevole pensare che si sia trattato di altri militari dell'Arma, che - magari - continuavano a considerare il neodeputato come un loro collega, in un quadro generale, come descritto ad altro proposito da RIOLO, (<<all'interno dell'Arma le indagini si sanno>>, interr. 19 febbraio 2004, pag. 32), in cui non c'era nessuna reale segretezza delle indagini, anche di quelle più delicate, rispetto ad altri Carabinieri pur se appartenenti ad Uffici e Comandi diversi o addirittura in aspettativa o in congedo.

Allo stesso modo, non è stato possibile chiarire i rapporti intercorsi tra alcuni degli indagati ed esponenti dei Servizi Segreti. In particolare risulta dalle intercettazioni telefoniche che il CIURO, che stava per transitare al SISMI, (grazie alla segnalazione di un autorevole esponente politico sollecitato da alcuni dei magistrati di questa Procura con cui il CIURO aveva a lungo collaborato), era anche una delle poche persone al corrente dell'esistenza a Palermo di un ufficio dello stesso SISMI con incarichi di coordinamento; anche su questo aspetto però, il CIURO, nonostante più volte sollecitato, non ha fornito alcun utile contributo e ha dato anzi una versione dei fatti da lui stesso riconosciuta del tutto illogica e incredibile (<<mi posso arrampicare sugli specchi>>, interr. 1.4.2004), specie quando è stato richiesto di chiarire le affermazioni fatte nel corso di una telefonata con il RIOLO la sera del 28 ottobre, secondo le quali un suo collega "del coordinamento" gli aveva spiegato <>.

La spiegazione, offerta dal CIURO estremamente poco chiara che si desume dalle dichiarazioni degli altri imputati con cui egli ebbe a parlare personalmente e non per telefono, è che gli sarebbe stato prospettato un ruolo perverso del BORZACCHELLI nello svolgimento delle indagini sull'AIELLO, su cui avrebbe influito anche il contrasto di interessi politici ed economici nel settore della sanità privata (in particolare l'AIELLO "vicino" all'U.D.C. e altri imprenditori "vicini" a Forza Italia).

Anche in questo caso le affermazioni del CIURO vanno valutate con molta cautela non solo perché non risulta alcun ruolo nelle indagini del BORZACHELLI, che anzi ne è rimasto anch'egli "vittima", ma soprattutto perché, al di là di tutte le "spiegazioni" ed "assicurazioni" che l'AIELLO, il CIURO, il RIOLO e il CARCIONE si sono scambiate o hanno affermato di aver ricevuto, non si deve dimenticare che fino all'esecuzione degli arresti, e quindi alla notifica dell'ordinanza che disponeva le misure cautelari nei loro confronti, nessuno di loro ha avuto contezza, e per la verità neanche semplici sospetti, su quello che era il fulcro e l'elemento essenziale delle indagini e cioè l'intercettazione dei cellulari della "rete riservata" sui quali sono state registrate, proprio negli ultimi 15 giorni, alcune delle telefonate più interessanti.

Anzi, ancora la sera del 4 novembre, ore 19.46, il CIURO, preoccupato per un improvviso incontro tra il Procuratore della Repubblica ed altri magistrati di questo ufficio e il Dirigente del Centro Operativo, cercava di saperne il contenuto da una sua collega della D.I.A..

Ricevuta la versione rassicurante, che l'ufficiale era stato richiesto di fornire a tutti i suoi collaboratori, il CIURO concludeva la conversazione affermando con forzato umorismo <>>.

Questa conclusione paradossale del CIURO, poche ore prima dell'arresto, è forse la sintesi emblematica di questa parte delle vicende oggetto del procedimento in cui alla eccezionale capacità da parte dell'AIELLO e dei suoi correi di acquisizione di notizie segrete sulle indagini ed alla penetrazione in punti delicatissimi dell'apparato giudiziario e di polizia, è corrisposta però anche da parte di questo Ufficio di Procura e dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Palermo la capacità, anche grazie all'adozione delle necessarie, straordinarie misure di segretezza, di condurre egualmente a conclusione, in condizioni di eccezionali difficoltà, un'indagine che ha allargato progressivamente quello che era il suo oggetto iniziale, consentendo non solo l'accertamento di reati di per sé gravissimi, ma - fatto forse ancor più importante - di scoprire l'attività di infiltrazione di Cosa nostra nei settori più diversi delle società e delle Istituzioni e di accertare la sistematica rivelazione agli uomini dell'organizzazione mafiosa delle attività di indagine dei Carabinieri del ROS, a cominciare da quelle mirate alla cattura di Bernardo PROVENZANO.

CAPITOLO II
La rivelazione di notizie segrete sulle indagini del R.O.S. finalizzate alla cattura di Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro

Come si è già accennato tra le notizie riservate che il M.llo RIOLO ha confidato all’AIELLO certamente spiccano quelle relative alle attività di indagine, che da anni il suo reparto di appartenenza, il R.O.S. dei Carabinieri, ha in corso con lo specifico fine di pervenire alla cattura di Bernardo PROVENZANO, oltre che di Matteo MESSINA DENARO, uno degli altri importanti capi di Cosa Nostra, anch'egli da tempo latitante.

Si tratta di indagini - la cui importanza e la cui segretezza appare davvero inutile sottolineare - che hanno avuto, soprattutto negli ultimi due/tre anni, come fulcro il centro di Bagheria (da sempre – e non a torto - considerato una delle “roccaforti” di Bernardo PROVENZANO) e la famiglia mafiosa che da anni vi opera, i cui particolari legami fiduciari con lo stesso PROVENZANO sono altrettanto ben noti, per essere stati, anche di recente, oggetto di accertamento giudiziario, in particolare nell'ambito del processo a seguito del quale sono stati condannati, per la loro appartenenza a Cosa Nostra, mafiosi come Leonardo GRECO (tratto nuovamente in arresto nel giugno 2004), Simone CASTELLO e Vincenzo GIAMMANCO, oltre allo stesso PROVENZANO.

Più in particolare, le attività di indagine oggetto di illecita rivelazione da parte di RIOLO hanno riguardato i componenti di alcuni nuclei familiari i cui rapporti, nell'ambito di Cosa Nostra, con PROVENZANO e con MESSINA DENARO, sono da tempo conosciuti e la cui perdurante ed attuale operatività anche negli ultimi anni era emersa da significativi input investigativi raccolti e sviluppati dal R.O.S. dei Carabinieri.

Ebbene, proprio queste indagini, condotte principalmente attraverso attività e servizi di carattere tecnico - dinamico, costituiti da intercettazione sia di conversazioni tra presenti che di comunicazioni telefoniche e da osservazione mediante telecamere, avevano fatto registrare, sin dal 1998/1999, un tasso di “anomalie” certamente non comune, “anomalie” che ne avevano sostanzialmente vanificato gli esiti e avevano compromesso le conseguenti iniziative investigative.

Ora, se già i primi risultati delle indagini condotte nei confronti dell’AIELLO, facendo emergere quali stretti rapporti intercorressero, da un lato, tra il M.llo RIOLO e l’AIELLO e, dall’altro, tra quest’ultimo ed i più importanti elementi della famiglia mafiosa di Bagheria (in particolare, EUCALIPTUS Nicolò, GRECO Leonardo, LO IACONO Pietro e CASTRONOVO Carlo, nel frattempo deceduto), potevano offrire una chiave “logica” per spiegare quelle “anomalie”, le successive acquisizioni hanno consentito di trasformare la semplice ipotesi logica in elemento di prova.

In altri termini, dalle dichiarazioni rese dallo stesso RIOLO, da AIELLO Michele, da EUCALIPTUS Salvatore, figlio di EUCALIPTUS Nicolò, (anch'egli tratto in arresto nel giugno 2004) e dagli accertamenti svolti dallo stesso R.O.S., è chiaramente emerso:


  1. che la sistematica attività di intelligence in favore di Cosa Nostra della quale il RIOLO si è reso responsabile sin dal 1998 ha riguardato specifiche e mirate attività investigative effettuate dal R.O.S. per la ricerca dei latitanti Bernardo PROVENZANO e Matteo MESSINA DENARO, ma non ha invece riguardato le altre attività condotte dallo stesso ROS, ma finalizzate al conseguimento di obiettivi diversi (come ad esempio la cattura di altri capi mafiosi);

  2. che tali informazioni hanno compromesso, in modo altrettanto sistematico, le attività investigative in corso determinando, in tempi ragionevolmente compatibili con quelli delle rivelazioni effettuate da RIOLO, la scoperta e comunque la neutralizzazione da parte dei diretti interessati delle apparecchiature tecniche installate per la captazione delle loro conversazioni;

  3. che il tramite attraverso il quale l'indebita comunicazione è pervenuta ai diretti interessati, gli EUCALIPTUS, è stato con certezza, per almeno uno dei più significativi profili di tali attività oggetto di illecita rivelazione da parte del RIOLO, proprio AIELLO, che tali comunicazioni aveva a sua volta ricevuto da RIOLO.

Invero, il RIOLO, dopo aver spiegato la genesi e l'evolversi dei suoi rapporti con l'AIELLO, in occasione dell'interrogatorio reso il 26 aprile 2004, ne ha efficacemente descritto il punto di arrivo ("Sì, ma quasi quasi lo coinvolgevo come se fosse uno di noi, ecco"), aggiungendo che, con frequenza costante, era solito riferirgli ogni aspetto (anche quelli più minuti e di routine ) delle indagini cui egli stesso era applicato o che comunque il suo reparto aveva in corso ("Quando io arrivavo lì in ufficio mi faceva solamente la semplice domanda: che state facendo di buono? In questa maniera").

Un rapporto davvero sorprendente quello tra RIOLO e AIELLO ove si rifletta che RIOLO era impiegato, nell'ambito di uno dei reparti di eccellenza dell'Arma dei Carabinieri, per il conseguimento di delicatissimi ed importantissimi obiettivi investigativi e che tale rapporto si è protratto con le stesse connotazioni - ed anzi con una ancor più accentuata infedeltà istituzionale - anche dopo che lo stesso RIOLO, agli inizi del 2003, aveva appreso dei rapporti tra EUCALIPTUS Nicolò e AIELLO Michele, divenuto anch'egli uno dei possibili obiettivi dell'azione investigativa del R.O.S.

Nell'ambito di tale rapporto, RIOLO, per sua stessa ammissione, ha rivelato, come si è detto, l'esistenza di tutte le principali indagini svolte dal R.O.S. (e di cui egli stesso era a conoscenza per evidenti ragioni di ufficio) per la cattura non soltanto del PROVENZANO, ma anche del MESSINA DENARO (interrogatorio del 26 aprile 2004: "circa le indagini del R.O.S. di cui ho parlato con AIELLO, ribadisco di avergli riferito, in termini di cui ho già detto, delle indagini nei confronti di EUCALIPTUS; del problema che avevano procurato BORZACCHELLI e CUFFARO sulle microspie di GUTTADAURO e sulle indagini che avevo di PASTOIA di Belmonte Mezzagno").

Più in particolare, tra le notizie riferite ad AIELLO da RIOLO, riguardanti tali delicatissime attività di indagine, si segnalano:





  • la collocazione da parte di RIOLO Giorgio di microspie presso l’abitazione di GUTTADAURO Filippo sita nel Comune di Castelvetrano ("RIOLO: ... non mi ricordo in che periodo, gli andammo a mettere anche le microspie a questa persona a Cast… a Trapani, in provincia di Trapani, Cast… Castelvetrano, Castelvetrano" P.M.:E glielo disse ad AIELLO? RIOLO:Sì ad AIELLO glielo dissi.");

  • le intercettazioni ambientali eseguite nel carcere di Pisa nei confronti di LOMBARDO GIUSEPPE, cognato di "Piddu" MANDONIA, e della di lui moglie;

  • la collocazione da parte di personale del R.O.S. di microspie presso l’abitazione di EUCALIPTUS Nicolò ed all’interno dell’autovettura in uso ad EUCALIPTUS Salvatore (interrogatorio dell'1 aprile 2004: "P.M.:E le ripeto la domanda che le ho fatto l’altra volta dopo tutto questo discorso, ad AIELLO lei ha detto che c’erano state collocate delle microspie sulla macchina di EUCALIPTUS? RIOLO: Mi sa di sì, non voglio nasconderle, credetemi, mi sa di sì, mi sa di sì.");

  • la collocazione da parte di RIOLO Giorgio e di altro personale del R.O.S. di apparecchiature di videoripresa, in diverse zone del territorio di Bagheria, volte al controllo di soggetti sospettati di essere in contatto con PROVENZANO Bernardo, tra i quali parenti ed affini di EUCALIPITUS Nicolò (interrogatorio del 15 maggio 2004: "Di piazza Aguglia… questa telecamera gliel’ho detta puread AIELLO .... cioè, era un secchio che andai addirittura a confezionarlo io a Milano e cose varie. Dunque, di questo secchio io non ne parlai completamente ad AIELLO, nella maniera più assoluta, non c’era il motivo, cioè là non ne parlai, però parlai di questo servizio su questo supermercato, questo sì. Cioè, ho dato tracce sicuramente, ma non della telecameradell’obiettivo di questo supermercato, sì.");

  • le attività investigative operate da parte di RIOLO Giorgio e di altro personale del R.O.S. sul territorio di Belmonte Mezzagno nei confronti di PASTOIA Francesco - condannato in via definitiva per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., tra l’altro, in relazione a condotte di vicinanza con PROVENZANO Bernardo – e di altri esponenti mafiosi ad esso collegati ("Sì, con PASTOIA, ecco, nella mia imbecillità, io ho commesso, solo imbecillità, non ho fatto altro che agli inizi che io non stavo più a Bagheria dietro EUCALIPTUS e cose varie, mi ero trasferito a Belmonte Mezzagno per questo PASTOIA");

  • le indagini svolte dallo S.C.O. della Polizia di Stato e finalizzate alla cattura del latitante MESSINA DENARO Matteo ed aventi nello specifico ad oggetto la collocazione di apparecchiature di videoripresa di fronte all’abitazione di MESI Paola, sita nel Comune di Bagheria (interrogatorio del 15 maggio 2004: " ... No, mi fu chiesto da AIELLO ed, in compagnia di BORZACCHELLI, ci passammo assiemeTutti e tre ... Eravamo in macchina tutti e tre ... .", tanto che i tre poterono, con uno scanner, constatare che la telecamera funzionava regolarmente);

  • l’esistenza di contatti di natura confidenziale tra personale appartenente al S.I.S.D.E. ed EUCALIPTUS Salvatore, finalizzati all’acquisizione di notizie utili alla cattura del latitante PROVENZANO Bernardo ("P.M.: Quindi in sostanza ha detto ad AIELLO, a parte CIURO, ad AIELLO, che c’era uno della famiglia EUCALIPTUS che faceva il collaborante dei servizi se ho capito bene RIOLO: Sì).

Ora, a seguito di specifici accertamenti effettuati dallo stesso R.O.S., si è potuto accertare che ognuna di queste attività, dopo le "confidenze" di RIOLO e comunque in epoca ad esse assai prossima, è stata oggetto di "anomalie", consistite nella scoperta da parte dei diretti interessati degli apparati tecnici installati per la registrazione delle loro conversazioni e nella loro neutralizzazione.

Assolutamente esemplificative al riguardo appaiono le due vicende concernenti le indagini e le attività di intercettazione avviate nei confronti di alcuni componenti della famiglia EUCALIPTUS, attività tutte volte in particolare alla ricerca del latitante PROVENZANO.

RIOLO ha, infatti, ammesso di avere rivelato ad AIELLO che in un'autovettura Opel Corsa in uso ad EUCALIPTUS Salvatore era stata installata una microspia per la intercettazione delle conversazioni che vi si svolgevano all'interno. Una scelta investigativa dettata dai risultati di alcuni servizi di osservazione a seguito dei quali si era constatato che EUCALIPUTS Nicolò, obbligato a risiedere presso un comune della provincia di Messina, Acquedolci, faceva periodicamente ritorno a Bagheria, dove si serviva del figlio Salvatore per effettuare gli spostamenti in macchina. Una scelta investigativa premiata dall'acquisizione, tra la fine del 2002 e gli inizi del 2003, di significativi elementi di prova circa l'attuale inserimento dei due EUCALIPTUS nel contesto mafioso di Bagheria e in particolare dei rapporti tra EUCALIPTUS Nicolò e AIELLO Michele.

Improvvisamente, nel marzo 2003 il servizio di intercettazione si interrompeva a seguito del rinvenimento da parte di uno degli EUCALIPTUS delle microspie installate nell'autovettura. L'11 marzo 2003, le fasi del rinvenimento vengono addirittura registrate, dopo di che non verrà più effettuata alcuna conversazione all'interno dell'autovettura e, trascorsi alcuni giorni, le microspie che in precedenza si erano rivelate così preziose cesseranno di funzionare del tutto.

Che cosa era successo nel frattempo ?

RIOLO ha ammesso di aver rivelato all'AIELLO che nell'autovettura in questione erano state installate delle microspie ed ha precisato di averlo fatto agli inizi del 2003, dopo essere rientrato in servizio a seguito di un lungo periodo di assenza per ragioni di malattia.

L'AIELLO ha a sua volta ammesso di aver ricevuto tale confidenza dal RIOLO.

Una volta tratto in arresto nel giugno 2004, anche EUCALIPTUS Salvatore, nel corso dell'interrogatorio di garanzia reso al GIP, ha riferito di aver appreso proprio da AIELLO Michele, agli inizi del 2003, che all'interno della sua autovettura il R.O.S. aveva installato una microspia ("poi io le dico un'altra cosa, a me una volta ... l'ingegnere mi ha detto ... Salvatore stai attento che c'hai le microspie in macchina ..."). Del resto, lo stesso EUCALIPTUS Salvatore, di lì a pochi giorni, in occasione del primo colloquio avuto in carcere con i propri congiunti, ha confermato la notizia delle sue ammissioni, giustificandone anche le ragioni ("STEFANIA: ah sì che gli avevi confermato che le microspie te l'aveva detto AIELLO ... SALVATORE: quella della mia macchina gli ho detto! ma lui me l'ha detto e io gliel'ho dovuto confermare ! perchè loro già lo sanno ... già a priori").

Dunque:


  • tra il finire del 2002 e gli inizi del 2003, all'interno dell'autovettura Opel Corsa in uso ad EUCALIPUTS Salvatore vengono registrate conversazioni estremamente utili a provare posizione e ruolo nell'ambito di Cosa Nostra dello stesso EUCALIPTUS Salvatore, del padre Nicolò ed a svelare i rapporti tra questi e AIELLO (questi ultimi temi emergono in particolare tra il 20 gennaio e l'8 febbraio 2003)

  • in data 17 gennaio 2003 RIOLO rientra in servizio dopo un lungo periodo di assenza per malattia;

  • a questo punto, RIOLO dà notizia dell'installazione delle microspie ad AIELLO, che riferisce tale circostanza al diretto interessato, EUCALIPTUS Salvatore;

  • in data 11 marzo 2003, infine, all'interno dell'Opel Corsa di EUCALITPUS Salvatore vengono rinvenute le microspie, che di lì a poco cessano di funzionare.

Una sequenza logico - temporale che non necessita di alcun ulteriore commento e che fornisce la dimostrazione di come un'informazione così riservata, per il tramite di RIOLO e di AIELLO, è transitata ad EUCALIPTUS Salvatore ed al padre Nicolò: evidente e materialmente palpabile il vantaggio che da tale illecita rivelazione è derivato non solo in favore dei diretti interessati, ma soprattutto in favore dell'organizzazione mafiosa Cosa Nostra, che proprio attraverso questi soggetti, in quel periodo, segnava la sua presenza sul territorio di Bagheria.

Di analogo segno, è anche l'altra vicenda che ha visto coinvolti, oltre ai soliti RIOLO ed AIELLO, uno dei generi di Nicolò EUCALIPTUS, Onofrio MONREALE, anch'egli oggetto delle attenzioni investigative del R.O.S. nell'ambito delle attività effettuate su EUCALIPTUS Nicolò.

Nel corso del 2001, infatti il R.O.S. aveva studiato la possibilità di installare una telecamera nei pressi della sede della Con Sud Tir, la società attraverso la quale operava il MONREALE, i cui locali erano frequentati da soggetti di interesse investigativo, non soltanto dell'area territoriale di Bagheria. L'idea cui i Carabinieri avevano iniziato a dare corso era quella di effettuarvi dei servizi di osservazione attraverso l'utilizzo di una telecamera che doveva essere collocata sul tetto di un edificio prospiciente l'area di interesse, all'interno di un secchio, che vi si trovava abbandonato da diverso tempo. A tale scopo, il secchio era stato prelevato per potervi collocare l'apparecchiatura tecnica e contestualmente era stato sostituito con altro secchio del tutto simile al primo, in attesa della definitiva ricollocazione di quello originario, debitamente "attrezzato". Una volta completata l'operazione tecnica, i militari, recatisi nuovamente sul tetto dell'edificio per posizionarvi il secchio originario, non vi avevano più trovato quello lasciatovi poco tempo prima e di conseguenza non avevano più potuto completare l'operazione di installazione della telecamera, con la conseguenza che del progettato servizio di osservazione non se ne era potuto più fare niente.

Anche in tal caso, RIOLO ha ammesso di aver rivelato l'esistenza di indagini tecniche nei confronti del genero di EUCLIPTUS all'AIELLO, il quale ha a sua volta riferito di aver effettivamente ricevuto tale confidenza da RIOLO: il resto è a questo punto chiaro, ove si consideri dinamica e tempistica degli avvenimenti.

Un quadro che già di per sè appare sufficientemente chiaro, ma che si completa con una ulteriore circostanza, questa volta negativa.

RIOLO ha infatti curato, tra il febbraio ed il marzo 2003, la collocazione di una telecamera nei pressi di un edificio in uno dei cui appartamenti, il 6 marzo 2003, è stato tratto in arresto Salvatore RINELLA, capomafia di Trabia, già condannato all'ergastolo per omicidio, anch'egli elemento di spicco dell'organizzazione mafiosa Cosa Nostra.

Pur essendo nel pieno del periodo in cui i rapporti tra RIOLO e AIELLO avevano trovato sviluppo, RIOLO, per sua stessa ammissione, non ne ha fatto cenno alcuno ad AIELLO. Nel corso dell'interrogatorio reso il 26 aprile 2004, RIOLO, sollecitato sul punto, alla domanda se avesse mai riferito ad AIELLO di tale attività per la cattura del latitante RINELLA, ha significativamente risposto: "No, no mai, completamente, completamente, tant’è…".

La risposta di RIOLO è assai significativa per più motivi.

In primo luogo perchè rivela la piena consapevolezza di RIOLO che le sue indebite rivelazioni non sono rimaste senza conseguenza, "tant'è" che quando le notizie sulle indagini sono rimaste riservate hanno avuto buon esito, proprio come nel caso della cattura di Salvatore RINELLA.

In secondo luogo, la mancata rivelazione ad AIELLO delle notizie sulle indagini tecniche avviate per la cattura di RINELLA, fa giustizia delle ragioni sempre addotte da RIOLO a giustificazione del proprio comportamento ("l'ho fatto per protagonismo"). Se davvero a spingere RIOLO fosse stata questa non meglio precisata smania di protagonismo, mai si era presentata una occasione così ghiotta per darvi sicuro sfogo come quella verificatisi in occasione delle attività tecniche su RINELLA. Tra l'installazione della telecamera e la cattura del latitante sono infatti trascorsi pochissimi giorni: segno evidente non soltanto di quanto esatta fosse stata l'idea investigativa che aveva determinato la scelta di collocare la telecamera proprio nel luogo in cui poi era stata installata, ma - soprattutto - di quanta perizia fosse stata adoperata nell'esecuzione dell'attività tecnica, curata da RIOLO, il cui operato aveva dunque consentito di poter osservare, a notevole distanza, le finestre dell'appartamento ove aveva trovato rifugio Salvatore RINELLA, riconosciuto non appena si era affacciato da dietro le persiane e catturato la sera successiva.

Ebbene, nè prima nè dopo l'arresto di Salvatore RINELLA, RIOLO ha mai fatto vanto con AIELLO delle attività tecniche che aveva personalmente curato e grazie alle quali era stato conseguito un così brillante risultato investigativo. Uno strano modo di dare corso alle proprie smanie di protagonismo.

Altrettanto inspiegabile risulta, poi, la incessante "curiosità" di AIELLO per l'attività investigativa dei Carabinieri del R.O.S. ("che state facendo di buono?")

Né queste conclusioni devono sembrare, in via generale, azzardate: anzi, è stata acquisita anche la prova documentale che il PROVENZANO era ben consapevole dell'attività di ascolto e di osservazione eseguita dalla polizia giudiziaria e anche delle modalità di installazione delle apparecchiature elettroniche.

E infatti in uno dei biglietti sequestrati a GIUFFRE' Antonino al momento del suo arresto, e che il collaboratore afferma essere indirizzato a Carmelo UMINA di Vicari contraddistinto dalla sigla "Cr", il PROVENZANO scrive testualmente:

<se lo puoi fare, e ti ubidiscono? facci guardare, se intorno all'azienda, ci avessero potuto mettere una o più telecamere, vicino ho distante, falli impegnare ad'osservare bene. e con questo, dire che non parlano, né dentro, né vicino alle macchine, anche in casa, non parlano ad alta voce, non parlare nemmeno vici a case, ne buone né diroccate, istriscili, niente per me ribgraziamente Ringrazia a Nostro Signore Gesù Cristo.
>>

In conclusione si può dunque tranquillamente affermare che le notizie che sistematicamente RIOLO ha confidato ad AIELLO hanno una particolare connotazione: non hanno riguardato genericamente qualsiasi attività che il R.O.S. aveva in corso sul territorio palermitano, ma hanno avuto per oggetto specificamente quelle che hanno interessato, direttamente ovvero indirettamente, Bernardo PROVENZANO e Matteo MESSINA DENARO, il cui stato di latitanza si è potuto protrarre proprio grazie alle gravissime condotte commesse dal RIOLO.

Fuori discussione è poi il determinante ausilio che, anche solo grazie a tali condotte, l'organizzazione mafiosa Cosa Nostra ne ha potuto trarre.

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