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Le Passeggiate fiorentine Si diceva a Firenze


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le Passeggiate fiorentine

Si diceva a Firenze...

alla riscoperta degli antichi luoghi dove sono nati i modi di dire
la Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa

si propone come luogo di ritrovo per passeggiate su e giù per la città alla riscoperta dei luoghi dove sono nati modi di dire, motti e personaggi famosi.

tel. 055 2616030 – e mail bibpg@comune.fi.it




Si diceva a Firenze...

alla riscoperta degli antichi luoghi dove sono nati i modi di dire

Visita guidata del 22 maggio 2012

PERCORSO TRA LA DEVOZIONE POPOLARE PER LE STRADE DI FIRENZE

I tabernacoli del centro storico
Il termine Tabernacolo deriva dal latino tabernaculum (taberna –baracca). Alloggiamento fisso in un accampamento costruito in legname. Da distinguere dalla tenda di un accampamento mobile costruita da teli o pelli da cui nacque la tenda dell’alleanza.

Altro riferimento era presso gli Ebrei la festa delle capanne, detta anche dei tabernacoli, in ricordo dei quaranta anni passati a pellegrinare nel deserto prima di raggiungere la terra promessa.

Con il Concilio lateranense si stabilì di chiamare Tabernacolo o ciborio l’edicola posta sull’altare dove si custodiva il S.S. Sacramento.

Prima custodito in appositi armadi o colombe eucaristiche pissidi a forma di colomba sospese sopra l’altare che venivano calate per mezzo di una corda.

In seguito il nome tabernacolo passò ad indicare ogni nicchia che contenesse un immagine sacra.

L’usanza dei tabernacoli posti sulle facciate delle case o per le strade si diffuse nel XII sec. a causa dell’eresia Patarina.

L’eresia nacque a Milano, dove è rimasto un ricordo nel nome di una via che si chiama via dei Patari “Cenciai” e inizialmente aveva lo scopo di predicare la purezza della fede e la sobrietà dei costumi, in seguito i Patari iniziarono a voler cambiare oltre ai costumi la dottrina della chiesa trasformandosi in una setta eretica.

A Firenze i Patari erano spalleggiati dai Ghibellini che volevano indebolire il potere del Papa, in particolare due Ghibellini Pace e Barone scendevano a capo di bande armate dal S.Gaggio contro i cattolici e più volte vinsero nelle battaglie che ne seguirono.

Nel 1243 Pietro da Verona riuscì a formare un piccolo esercito che chiamò “Compagnia maggiore di S. Maria” che gettò scompiglio nelle file della Pataria, ogni strada conquistata si comiciò a contrassegnarla con immagini sacre e l’uso dilagò anche sulle facciate di case e botteghe.

Oggi si è calcolato che su le circa tremila strade di Firenze si possono ammirare intorno ai 1200 tabernacoli.

Il nostro percorso prende in considerazione alcuni di quelli che si trovano nel centro storico e più precisamente il percorso si snoda da via Pietrapiana a via Nazionale:
Via Pietrapiana ang. Via dei Pepi (canto di Nello),

Via dei pianellai, via dell’androne:

Qui erano le case dei Nelli. Un Nelli è citato nella prima novella del settimo giorno del Decamerone.

Bassorilievo in terracotta 84/68 attribuito a Donatello, vedi bibliografia Charles Avery “Donatello e i suoi”.

Gesù ha il dito in bocca, prototipo di tanti che verranno bello lo spillo che sostiene il manto della madonna anche le fascie di Gesù sono il prototipo dei Della Robbia. La cornice è settecentesca.

Via Pietrapiana dove è il palazzo delle poste.

Vi si trovava un palazzo in finto Medioevo; sull’angolo una Madonna, statua in legno di Umberto Bartoli. La Vergine era contornata da un volo di rondini “tre rondini d’argento erano nello stemma della famiglia Uccellini”, al piano terreno c’era una farmacia detta dello speziale, al canto alle rondini.

Piazza Salvemini:

Bassorilievo in stucco dentro una cornice ovale raffigurante S. Antonio e Gesù di ignoto del 18 sec.

Borgo Albizzi ang. Piazza S.M. Maggiore:

Busto in marmo raffigurante la Vergine con iscrizione “Alessandro di Filippo Nanini facebat” 1696.

Targhetta che indica il confine di mercato.

Piazza S. Pier Maggiore.

Stemma con chiavi.

Resti dell’antico convento Omonimo distrutto sotto i Lorena perché cadde un pilastro che risultò di legno foderato da lastre di pietra uccidendo due operai. Le Monache non avendo fondi rinunciarono alla bonifica, facendo abbattere il convento, la chiesa e il campanile.

Via Matteo Palmieri già via del mercatino:

Tela raffigurante la vergine, S. Giovanni Evangelista e Maria Maddalena ai piedi della Croce.

Sul muro sotto il tabernacolo vecchia croce in marmo bianco e (stemma raffigurante un agnello con due teste simbolo della fam. Alessandri proprietaria del palazzo.

Targa che proibisce agli ortolani etc etc..

Bassorilievo in stucco copia da Antonio Rossellino. 50/40 Raffigurante Vergine con Bambino (l’originale si trova nella collezione Morgan a Nuova York).

Via Pandolfini ang. Via Matteo Palmieri lastra con scritto “confine mercato”.

Qui finiva lo spazio ove collocare le bancarelle del mercato di S. Pier Maggiore.

Affresco che riproduce l’Annunciazione 160/100; una delle più vecchie copie di quello alla S.S. Annunziata di Giovanni Balducci 16 sec.

Via Ghibellina angolo via del Crocifisso:

Affresco 90x80 raffigurante la Crocifissione di ignoto del 17 sec.

La strada si chiamava via della coda rimessa.

Via Pandolfini: Agnello a due teste.

Via delle Seggiole:

Il nome della strada deriva da un basso muricciolo fatto a forma di panca.

Bassorilievo in stucco, copia di un originale di Desiderio da Settignano.

Via ghibellina ang. Via dell’Acqua:

Affresco che deriva da una consuetudine che si teneva il 15 di Luglio, festa di S. Bonaventura, in cui si visitavano i carcerati portandogli del cibo; l’Affresco è di F. Boschi del 1588.

Via Giraldi:

Affresco 170x80 Madonna con Bambino di Giuseppe Bezzuoli 19 sec.

L’edificio del 1821 è chiamato casino Borghese, dal nome del proprietario Camillo Borghese, marito separato di Carolina Bonaparte.

Qui erano le case del Villani, quello della cronaca.

Passare da dentro la badia.

Via Alighieri:

Casa di Dante, torre della castagna.

Piazza S Martino:

Oratorio della compagnia dei poveri vergognosi, a lato della porta

Tabernacolo.

120x60 affresco raffigurante S. Martino che fa l’elemosina ai poveri di Cosimo Ulivelli, nella lunetta sopra la porta S. Antonino di anonimo. Nell’oratorio ancora oggi si riuniscono 12 “Buonomini” per destinare elemosine e opere di carità.

Sotto il tabernacolo scritta che annuncia ai benefattori 2008 anni di indulgenza etc.

Via dei Magazzini:

Affresco 60x40 Annunciazione di Ignoto di buona fattura de 17 sec.

Via dei cimatori ang. Via de’ Cerchi.

Affresco riproducente una nuvola con sopra la Madonna e Gesù che appaiono a S. Filippo Benizzi in mezzo ad un gruppo di giovani, di Alessandro Gherardini

L’angolo è detto “Canto alla Quarconia” qui sorse la casa dei Monellini, un riformatorio ante litteram fondato da Ippolito Francini, occhialaio amico del Granduca Ferdinando II, che oltre ad ospitare ragazzi difficili cercava di dargli un’istruzione. Purtroppo l’esperimento durò solo tre anni perché il Francini nel disperato tentativo di interrompere un duello si frappose tra i due e rimase ucciso.

L’opera fu continuata da Don Franci, sacerdote della congregazione di don Filippo Neri.

Via de’ Cerchi ang. via del Corso:

Canto alla croce rossa busto di Cristo.

Via del Corso ang. via S. Margherita:

Affresco raffigurante la S.S. Annunziata 65x95, si tratta di una delle più vecchie copie di quella che si trova nell’omonima chiesa, si noti il lume che serviva da devozione per i passanti.

Via dello studio sede dell’ OPA, contrassegnata da uno stemma Mediceo e da un bel cherubino in affresco.

Più avanti il laboratorio OPA e in angolo un tabernacolo che conteneva un’opera di primo Conti, rubata nel 1980 ora vi è esposto un bassorilievo in marmo raffigurante la vergine, opera moderna.

Via de’ Bonizzi dietro una cantonata:

Ceramica di Montelupo 30x22, Vergine e Bambino del 17 sec. Piazza S. Benedetto.

Via de’ Maccheroni:

il nome deriva dalla famiglia Maccheroni.

Affresco 140x100 Vergine, Bambino, S. Giovanni Battista e S. Zanobi di ignoto del 15 sec.

Via del Proconsolo, Piazza duomo, Via dei Servi:

Inizio piccola madonna in ceramica.

Piazza Visdomini (canto di balla):

perchè qui venivano imballate le stoffe per essere trasportate; il prodotto finito si chiamava “torsello”.

Sul lato sinistro della chiesa era la tomba di Filippo Lippi.

Via de’ Pucci:

affresco 75x50 Vergine con Bambino del 19sec.

Qui erano le botteghe di Benedetto e Giuliano da Maiano e la bottega di Jacopo Chimenti detto l’Empoli.

Più avanti la sede del cosidetto casino dei ciondoli.

Via de’ Pucci ang. Via Ricasoli, una volta via del Cocomero:

il tabernacolo è detto delle cinque lampade.

Contiene due immagini quella di destra, la vergine e Gesù di Cosimo Rosselli. Il bambino è seminudo e Maria lo sta fasciando.

A sinistra una Vergine per metà rovinata. E’ un’opera del trecento attribuita a Buffalmacco, un pittore di cui non ci sono arrivate opere ma che conosciamo dalla novella di Calandrino e l’Elitropia.

Notare le curiose finestrelle sull’angolo di via de’ Biffi forse di luoghi d’agiamento.

Via de’ Pucci ang. Via Cavour canto dei Medici:

Bassorilievo in marmo copia tratta da un’opera di Desiderio da Settignano.

Via de Gori, via Ginori:

Olio su tavola, illeggibile lapide in ricordo di Luigi Pampaloni.

Via Taddea:

Tabernacolo con crocifissione.

Via Panicale

Affresco 120x180 Madonna del Carmelo del 18 sec.

Madonna della melagrana di un pittore affine al Botticelli (Sandro Filipepi) che copia l’opera del maestro, oggi agli Uffizi.

Via Chiara ( via delle marmerucole): casa natale di B. Cellini

Tabernacolo vuoto c’era una terracotta raffigurante san Rocco.

Via Nazionale detta delle Fonticine.

Fu costruita per incarico di una delle Potenze, quella detta del “Reame di Biliemme” che aveva la sede presso la cella “osteria” di Ciardo, in via S. Antonino ang. Via dell’Ariento.

Il tabernacolo è composto da una grande maiolica invetriata di Giovanni della Robbia, raffigura la Vergine e molti santi.

Al disotto una vasca raccoglie l’acqua di sette cannelle.



Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa a cura di Paolo Nardi e Fabio Pini


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