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L’arte degna di questo nome non rende il visibile: ma dissuggella gli occhi sull’invisibile


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Immagini senza forme: astrattismo
L’arte degna di questo nome non rende il visibile: ma dissuggella gli occhi sull’invisibile” (P.Klee – Confessioni sulla creatività 1920)
L’esperienza del Die Brucke (gruppo espressionista tedesco) aveva già evidenziato come gli artisti, all’aprirsi del ‘900 sentissero il bisogno di esprimere il proprio contrasto col mondo materialista che li ospitava: la loro poetica era espressione di quel senso di inadeguatezza alla realtà riscontrabile negli artisti di inizio secolo (si pensi ad esempio alla corrente Decadentista nella letteratura).Di questo gruppo facevano parte tra gli altri anche Kandinsky e Marc, che nel 1911 (due anni prima che il gruppo si sciogliesse definitivamente) fondarono un nuovo gruppo, il Blaue Reiter. Si può affermare che l’avventura astrattista parta proprio dall’esperienza del Blaue Reiter anche se la poetica astratta non solo verrà affrontata in modi significativamente diversi dai vari artisti del gruppo, ma in altri paesi, come in Russia, si tradurrà addirittura in scuole diverse come il Raggismo, il Suprematismo e il Costruttivismo. Ciò che accomuna tutte queste diverse esperienze sono innanzi tutto le posizioni di negazione: contro l’impressionismo, contro il positivismo e contro la società; a questi concetti si aggiunge una nuova concezione dell’arte e della sua funzione sociale.

La ‘secessione’ di alcuni artisti dalla scuola viennese nasce sicuramente da un diverso modo di voler affrontare il pur comune problema di insoddisfazione della realtà: mentre gli espressionisti reagirono con un totale o quasi abbandono all’istinto e all’ispirazione cercando un ritorno al primordiale , Kandinsky e gli altri volevano cercare un modo di cogliere l’essenza spirituale della realtà. Pur delusi dal mondo esterno, gli artisti espressionisti erano sempre rimasti legati all’aspetto fenomenico, a loro necessario per proiettarvici sopra la propria spiritualità. L’intento di Kandinsky e Marc era invece quello di poter esprimere l’interiorità senza passare per le mediazione formali naturalistiche : solo il colore puro e le forme possibili permettono di attribuire nuovi significati all’esperienza temporale.

Il nome ‘Blaue Reiter’ significa Cavaliere Azzurro ed è anche il titolo di un’opera di Kandinsky che venne assunta a manifesto del gruppo. Nel quadro è rappresentato un cavaliere dal manto azzurro su un cavallo bianco in corsa :la spiritualità (nella forma del cavaliere) guida e domina l’energia psichica e il materialismo (rappresentati dal cavallo).

Gli artisti del Blaue Reiter vogliono mantenersi estranei al mondo , rifiutano la realtà per come essa si presenta loro e si rifugiano nell’Io interiore della natura. La loro ‘fuga’ non è quindi verso un mondo selvaggio bensì all’interno di esso , nella sua parte spirituale. A questo proposito sono limpidissimi alcuni passi di Marc:

“Che cosa ci ripromettiamo dall’arte astratta? E’ il tentativo di far parlare, invece della nostra anima eccitata dall’immagine del mondo, il mondo stesso…

[…]


Un demone ci concede di vedere tra le fessure del mondo e ci conduce in sogno dietro la sua variopinta scena” (F.Marc – Briefe, Aufeichnungen und Aphorismen 1920)

Per capire meglio questa corrente pittorica è opportuni prendere in analisi la poetica dei due artisti più rappresentativi , Kandinsky e Klee, confrontando alcune delle loro opere per trovare punti di incontro come profonde differenze.

Uno spazio a parte va invece dedicato alle scuole del Raggismo, del Suprematismo e del Costruttivismo, che hanno un ruolo rilevante non solo in ambito artistico ma anche politico nel contesto della Rivoluzione Russa.

Wassily Kandinsky (1866-1944)




PERCORSO BIOGRAFICO

Wassily Kandinsky cominciò a dipingere tardi , solo verso i 30 anni , dopo essersi laureato come giurista ed etnologo a Mosca , dove era nato. Dopo aver rifiutato un importante incarico all’università di Doprat si trasferisce a Monaco , dove inizia la sua avventura nell’arte. Qui Kandinsky frequenta la scuola privata di Anton Azbé e entra in contatto con la corrente pittorica dello Jugendstil. Questo stile , insieme agli altri movimenti simbolisti come Art Nouveau e Liberty, aveva già in sé una forma di ‘astrazione’ seppure l’intenzione non era ancora quella di far sparire le figure ma solo quella di far risaltare elasticità e cromatismo esaltando la bidimensionalità. È sulla falsa riga di questa astrazione che Kandinsky inizia a dipingere. Nelle opere di questo primo periodo l’artista rappresenta per lo più paesaggi, dipinti direttamente dal vero, con pennellate chiare e concise. Risale a questo periodo il Cavaliere Azzurro (1903) a cui si è accennato prima. Traspare chiaramente nei primi quadri il sentimento di nostalgia per la patria e l’influenza dell’arte popolare e contadina russa, riscontrabile soprattutto nell’uso di colori molto brillanti e di personaggi come S. Giorgio, che richiamano alla pittura delle icone.

Dal 1903 al 1908 compì numerosi viaggi in Olanda , a Parigi , in Tunisia e a Berlino prendendo parte a numerose mostre. Nel 1908 si stabilì a Murnau, nell’alta Baviera ed è proprio nella solitudine di questo paesino che prende il via la sua pittura ‘astratta’. La sua arte inizialmente risente molto dell’arte Fauve e dell’espressionismo emozionale di Van Gogh , ma si allontana presto da entrambi , essendo Kandinsky più interessato a esprimere le sue personali esperienze piuttosto che l’aspetto esteriore del motivo rappresentato. Grazie anche all’influenza della pittura su vetro, molto diffusa a Murnau, inizia un’estrema ricerca di essenzialità : la rappresentazione della natura perde importanza , le forme vanno dissolvendosi sempre di più.

Kandinsky è anche uno dei primi artisti a riconoscere alla figura del pittore anche il compito di teorico; nel 1911 pubblica il saggio ‘Lo Spirituale dell’Arte’ nel quale tra l’altro egli definisce le tre fonti originali della sua pittura moderna :

“Impressione diretta della ‘natura esteriore’ che perviene all’espressione in una forma grafico-pittorica. Chiamo questi quadri impressioni .2.Espressioni principalmente inconsapevoli, per lo più sorte in modo improvviso, di eventi di carattere interiore, e quindi impressioni della ‘natura interiore’. Chiamo questo tipo di quadri improvvisazioni . 3.Espressioni che si formano in me in modo simile (ma particolarmente lento) , le quali, dopo i primi abbozzi, vengono da me esaminate e rielaborate e lungo in modo quasi pedantesco. Chiamo questo tipo di quadri composizioni .”

Le sei Impressioni di Kandinsky risalgono la 1911. Dal 1909 in poi si hanno 36 Improvvisazioni mentre tra il 1910 e il 1913 vengono dipinte le sette Composizioni.

Nel 1914 a causa dello scoppio della guerra Kandinsky è costretto a tornare in Russia dove si scontrò duramente con i critici : le sue opere non venivano capite , era accusato di copiare troppo l’arte occidentale e la sua arte era considerata superficiale. In patria Kandinsky si dedica all’insegnamento e all’organizzazione di mostre e con lo scoppio della rivoluzione prende parte in prima persona alla creazione di nuovi progetti culturali. La sua arte in quest’ultimo periodo diventa sempre più geometrica e perde la vivacità e l’impulsività del periodo di soggiorno a Murnau , ma la sua esperienza ha grande influenza sulle avanguardie che prendevano forma proprio in quel periodo: Suprematismo Costruttivismo e Raggismo.

Sempre meno accettato dalla critica lascia definitivamente la Russia nel 1921. Per i successivi 12 anni , fino al 1933, insegna alla scuola del Bauhaus , dove il suo astrattismo diventa più ‘freddo’ proprio per il geometrismo influenzato dalle avanguardie. Muore a Neully-sur-Seine nel 1944.




POETICA

E’ proprio Kandinsky con un acquerello del 1910 a dare inizio all’arte astratta, eppure sarebbe più giusto definire la sua pittura ‘concreta’. Il processo di astrazione infatti presuppone una Natura come sfondo , sulla quale intervenire semplificando e stilizzando le forme , mentre l’idea di concrezione è autonoma e interrompe ogni rapporto con il mondo materiale. L’arte di Kandinsky cerca legittimazione solo in se stessa , è un’arte in cui l’uomo fa da sé senza essere più soggetto alla natura che lo circonda. Per arrivare a questo tipo di poetica Kandinsky attraversa diverse fasi. Abbiamo detto prima che egli si avvicinò all’arte in età già matura : quando quindi entra in contatto con l’astrazione operata dai simbolisti , lo fa con la coscienza che quel tipo di liberazione non bastava. Nel soggiorno a Monaco l’artista è invece influenzato dall’ondata espressionista grazie alla quale il colore nei suoi dipinti acquista lo spessore cromatico necessario. Ma saranno le cosiddette ‘avanguardie forti’ quali il cubismo e il neopalsticismo a illuminare Kandinsky sul vero scopo del suo dipingere. Le soluzioni cubiste gli sembrarono troppo gravose e riduttive in quanto cercavano di racchiudere l’intera esperienza umana in pochi stampi solenni ed essenziali (sarà questo il punto d’arrivo del Suprematismo ad esempio). Le basi del pensiero degli artisti di questo periodo sono le teorie Freudiane del superego : le diverse tendenze artistiche derivano dai diversi modi di affrontare questa stessa tematica. Col cubismo Picasso e seguaci cercano di imporre, grazie alla forma, leggi determinate alle ragione dell’ego. La strada intrapresa da Kandinsky è diversa : egli si concentra sul principio generatore, ricerca il momento in cui la vita non essendo ancora del tutto formata sfugge ad ogni tipo di definizione. Si potrebbe dire che il suo è un viaggio nel fondo degli oceani dove millenni fa le prime cellule hanno dato origine agli esseri viventi.

Quest’evasione dal mondo va letta nell’ambito della crisi degli intellettuali a seguito della Prima Guerra Mondiale e, per i russi , della rivoluzione russa : l’obiettivo di questa ‘fuga attraverso l’arte’ è salvare se stessi dalla storia che li ha così delusi.

Il concetto su cui l’artista si concentra di più è quello di Geist (spirito). Ciò a cui egli si riferisce è quello che noi potremmo definire ‘immateriale’ o ‘virtuale’: si tratta di liberare le capacità di esperienza dai limiti e dai condizionamenti delle cose. Essere più spirituali significa essere più mobili, irrequieti e trasmutabili. La pittura da sola però non è sufficiente, non è in grado di aiutare l’uomo in questo percorso di liberazione : ecco allora che Kandinsky vi associa la musica , da lui considerata l’arte delle arti ,usando ad esempio alcuni termini appartenenti al campo semantico della musica per definire le tappe dell’astrazione : impressioni – improvvisazioni – composizioni.

Questa analogia tra musica e pittura è riscontrabile anche nel valore che Kandinsky dà ai colori : questi dovevano comporre un suono e incontrare l’anima dello spettatore esattamente come fanno le diverse tonalità della musica.

“Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è il pianoforte dalle molte corde. L’artista è la mano che , toccando questo o quel tasto, mette preordinatamente l’anima umana in vibrazione”.

Perché l’artista possa adeguare il colore al principio della ‘necessità interiore’, che è la base dell’arte, è necessario che per prima cosa analizzi la complessa struttura del colore. Il primo passo di Kandinsky in questa direzione è quello di dividere i colori nelle due fondamentali categorie: il caldo e il freddo. Da qui nascerà poi la simbologia psicologica dei colori che a seconda della loro appartenenza a uno o all’altro gruppo determinano particolari risonanze nell’anima. Ecco ad esempio come Kandinsky definisce alcuni colori :

“Il verde assoluto è nel mondo dei colori ciò che nel mondo umano è la cosiddetta borghesia: un elemento cioè immobile e soddisfatto di sé, limitato in tutti i sensi. Questo verde è come una vacca grassa , molto sana, che giace immobile e che ,buona soltanto a ruminare, contempla il mondo con occhi scemi e ottusi”

“Il giallo risuona come una tromba acuta […] è un colore tipicamente terreno” (da Lo Spirituale dell’arte).
I colori da soli però non esistono : un colore senza forma e illimitato lo si può solo pensare, non realizzare su una tela. Tra colore forma e dinamismo c’è un’inevitabile e reciproca interazione della quale l’artista deve tenere conto. L’astrazione consiste proprio in questo , nel riuscire ad adeguare forme e colori al ‘principio della necessità interiore’.

Grazie all’astrazione pura l’opera d’arte diventa un mondo a sé con leggi proprie : non è più l’equivalente di un qualcosa che già esiste , ma è una nuova forma dell’essere che agisce sugli uomini attraverso gli occhi suscitando ‘risonanze’ spirituali. Il mondo oggettivo è un mondo invalicabile… per questo l’arte vera non può che essere astratta.


PAUL KLEE (1879-1940)

PERCORSO BIOGRAFICO


E’ impossibile individuare un preciso percorso evolutivo delle opere di Paul Klee: i viaggi, gli interessi verso le altre arti , le amicizie : tutti questi fattori influenzano di volta in volta la sua arte , portandola ad essere ogni volta nuova. I suoi lavori inoltre sono numerosissimi : si contano circa quattromila dipinti su vetro e su carta , quasi cinquemila disegni e una ricca produzione di incisioni.

I suoi genitori , entrambi musicisti , hanno sempre spinto il figlio verso la musica : la passione per quest’arte e la perfetta conoscenza dei processi compositivi sono una delle tante chiavi di interpretazione della pittura kleiana. La sua formazione artistica avviene durante i numerosi viaggi : nel 1901 viene in Italia e sarà proprio l’incontro-scontro col classicismo a fargli prendere coscienza di voler rompere tutti gli schemi con l’arte già esistente. Tornato a Berna si dedica alla sperimentazione di diverse tecniche artistiche , caratteristica che sarà fondamentale nella sua poetica. Nel 1906 si stabilì a Monaco dove l’incontro con l’opera di Cèzanne cambia il suo modo di dipingere : pur non abbandonando il linearismo della sua produzione grafica , ora si cimenta in un uso più libero del colore. Nel 1912 conobbe Kandinsky e insieme a lui darà vita all’esperienza del gruppo Blaue Reiter. La sua poetica si distaccherà pero’ presto da quella degli altri artisti appartenenti al gruppo, come vedremo nella sezione dedicata ad un confronto tra Klee e Kandinsky. Una tappa importante della sua carriera sarà il viaggio in Tunisia nel 1914. Affascinato dalla solarità mediterranea e dalle cromie delle architetture islamiche scriverà nel suo diario:

“Un senso di conforto penetra profondo in me , mi sento sicuro, non provo stanchezza. Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo una cosa sola. Sono pittore”.

Gli acquerelli tunisini prendono vita dall’esperienza di un paesaggio e di un luogo , dai quali Klee cerca di estrarre gli elementi essenziali e di trasformarne la spazialità : l’elemento geometrico si sfalda per effetto dell’impulsività e il colore ha il sopravvento sulla forma. Durante gli anni della guerra , vissuti in isolamento a Monaco, continua a dipingere e a scrivere saggi sulle sue riflessioni. Nel 1920 viene chiamato a insegnare nella scuola del Bauhaus (dal 1920 al 1931) come titolare dei corsi di pittura su vetro e di tessitura. In questa scuola le basi dell’insegnamento erano il credo razionalista e la regola geometrica eppure il suo atteggiamento nei confronti della pittura non cambia: mantiene il suo estro libero e la sua voglia di sperimentare.

Durante quest’esperienza di ‘maestro’ (come si facevano chiamare i professori del Bauhaus) si dedica all’analisi degli elementi formali quali il punto, la linea, superficie colore e tonalità, e lavora all’idea portante della sua poetica e cioè che esista una profonda analogia tra la genesi del mondo e la genesi di un’opera. Nascono in questo periodo i suoi capolavori , ingenui e sottili e ammirabili proprio per questo.

Il regime nazista però nel ’33 sopprime il Bauhaus , considerato un covo bolscevico, e comincia a perseguitare gli esponenti delle avanguardie come ‘artisti degenerati’.

Klee è quindi costretto a tornare in patria.

Nel 1935 fu colpito da sclerodermia, una grave malattia della pelle che lo porterà alla morte pochi anni dopo. Negli ultimi anni di vita la sua produzione grafica vede come protagonisti animali, piante e astri che prendono il posto dei geroglifici e dei numeri degli anni ’20.

Appaiono nei suoi disegni anche numerose figure alate , angeli che sono una mediazione con l’aldilà. Scrive nei suoi ultimi diari:

“Nell’aldiqua non mi si può afferrare. Ho la mia dimora tanto tra i morti quanto tra i non nati. Più vicino del consueto al cuore della creazione , ma ancora non abbastanza vicino”.



POETICA

Le tantissime opere di Klee sono un vero e proprio diario della sua esperienza spirituale e raccontano ogni momento della sua vita: i colori lo accompagnano in Tunisia, le forme geometriche nella sua esperienza al Bauhaus e gli ‘angeli’ quando sente vicina la morte. Dipingere per lui era un modo di ‘ascoltare se stesso’ e il fine della sua arte era quello di trasformare ogni tipo di esperienza tramite la ricerca di un nuovo linguaggio espressivo. La sua evasione dal mondo concreto però non sarà mai totale come quella propugnata dagli artisti del Blaue Reiter : le esperienze da lui raccontate nei quadri nascono da una memoria che ha come oggetto il mondo e questo egli non può negarlo. L’arte è l’espressione più pura del rapporto che si instaura tra soggetto e oggetto, rapporto che ha da sempre causato annose questioni filosofiche nella ricerca della supremazia di uno o dell’altro (si pensi alla filosofia empirica o a quella razionale per esempio). Nel cercare di definire quale tipo di rapporto si instauri tra gli esseri umani e il mondo che li ospita egli arriva alla conclusione che il mondo è unione di elemento biologico, quale la natura, e spirituale, per cui le esperienze che si hanno non possono risolversi solo nell’ambito fenomenico. L’uomo deve guardare al mondo come se anche il mondo in quel momento lo stesse guardando. Da qui parte anche l’analisi del dramma dell’uomo che sa di poter capire ma è anche cosciente di non poterlo fare.

Ecco cosa dice Klee in una delle sue lezioni al Bauhaus :

“Questa capacità dell’uomo di spaziare a piacimento con lo spirito nel terreno e nel sopraterreno, in antitesi con l’impotenza fisica costituisce la più profonda tragedia umana: la tragedia della spiritualità.

La conseguenza di questo coesistere di impotenza corporea e di mobilità psichica è la dicotomia dell’essere umano. L’uomo è per metà prigioniero e per metà alato; ognuna delle due parti accorgendosi dell’altra prende coscienza della propria tragica incompiutezza”.

Ecco che in questo difficile rapporto uomo - natura si inserisce, con la funzione di ‘medium’, l’artista: egli non deve analizzare e riprodurre le forze della natura bensì entrare in esse e raccontarle. L’idea di Klee a questo proposito è spiegata benissimo nella ‘metafora dell’albero’ :

“L’artista si preoccupa di questo mondo complesso e in qualche modo vi si è orientato, possiamo crederlo, abbastanza bene. Così gli è diventato possibile ordinare la serie dei fenomeni e delle esperienze. Quest’ordine diverso e multiplo, questa sua conoscenza delle cose, della natura e della vita, vorrei paragonarlo alle radici dell’albero. Dalle radici affluisce nell’artista la linfa che attraversa lui e i suoi occhi. In tal modo egli adempie alla funzione del tronco. Premuto e commosso dalla potenza del flusso della linfa, egli lo dirige nell’opera secondo la sua visione. Come si vede il fogliame degli alberi allargarsi in tutte le direzioni, nel tempo e nello spazio, allo stesso modo accade anche per l’opera […]

Nella sua funzione di tronco l’artista non può fare altro che raccogliere ciò che gli viene dalle profondità e trasmetterlo più lontano. Egli dunque non serve né comanda, fa solo da mediatore. Quindi occupa una posizione estremamente modesta. Egli non rivendica la bellezza del fogliame perché essa è soltanto passata attraverso di lui”. (da una conferenza tenuta a Jena nel 1924).

Ma perché solo l’artista può raggiungere una tale conoscenza delle cose? Per Klee è fondamentale che chi osserva il mondo lo faccia con la capacità di meravigliarsi tipica dei bambini e dei malati di mente. “I bambini – dice Klee durante una delle sue lezioni- i pazzi, i popoli primitivi hanno ancora, o hanno riscoperto, il potere di vedere. Sia ciò che vedono sia le forme che ne derivano sono per me riconferme di grande importanza…”. Si potrebbe parlare di ‘poetica del fanciullo saggio’ dove è protagonista colui che può accogliere la realtà con la gratitudine e lo stupore sempre nuovo di chi è “vicino al cuore della creazione”.

Un’analisi a parte meritano le opere degli ultimi anni , dal 1937 al 1940 : le incertezze , la grave malattia lo smarrimento esistenziale che avevano colto l’artista dopo il suo trasferimento in Svizzera vengono ribaltati in un appassionato impegno creativo. I questi quadri troviamo grossi tratti lineari , colori scuri che lasciano alludere ad immagini senza mai definirle del tutto. Anche la sperimentazione materica diventa più intensa, Klee usa insieme diversi materiali e la superficie pittoriche acquista così un indubbio valore compositivo.

Il disegno sostituisce lo scrivere e diventa un modo di continuare il dialogo interiore. Gli angeli e le figure alate protagoniste delle sue ultime opere sembrano essere figure di mediazione con l’aldilà, con quel luogo dove finalmente immanente e trascendente si compenetreranno in un’unica unità.

“Un giorno giacerò nel nulla presso un angelo qualsiasi”.



KANDINSKY E KLEE : EVASIONI A CONFRONTO

L’incontro tra Kandinsky e Klee avvenne all’inizio dell’avventura del Cavaliere Azzurro. Entrambi , e con loro anche tutti gli altri artisti che aderirono al gruppo, erano mossi dal bisogno di rinnovare il linguaggio espressionista in senso astratto. Si è parlato prima di insoddisfazione degli artisti del secolo verso la realtà : la soluzione trovata dai gruppi espressionisti non aveva soddisfatto chi , come i nostri due protagonisti, sentiva ancora più forte il bisogno di fuggire dal mondo. Nelle prime opere pubblicate nell’almanacco del Blaue Reiter si può anche riconoscere un comune interesse per il mondo primitivo e per le culture extraeuropee : troviamo disegni di bambini e dipinti orientali , sculture africane , illustrazioni popolari e mosaici bizantini.

Klee nutriva una forte ammirazione per il collega e amico Kandinsky : “conoscendolo bene, nutro in lui una grande fiducia. È una spiccata personalità, una bella intelligenza con idee assai chiare” (P.Klee – Diari1898-1918). Si interessò alle sue teorie di collegamenti fra i colori , le forme e gli stati d’animo, ma rifiutò sempre il suo esasperato spiritualismo. Infatti, mentre il pittore russo propugnava un’astrazione pura dell’arte, dato che il mondo fenomenico era visto come un’entità invalicabile, Klee si definisce ‘un astratto con qualche ricordo’ , convinto di poter penetrare la realtà. Se per uno, quindi , non è possibile nessun contatto tra mondo oggettivo e sfera dell’arte, per l’altro c’è la convinzione che l’arte abbia la capacità di afferrare in modo diretto il senso creativo della natura. Per Kandinsky possiamo parlare di ‘concezione ascetica’, dove lo spirito è opposto alla materia , mentre questo dualismo viene eliminato dalla ‘concezione immanente’ di Klee , che afferma quindi la continuità dell’universo. Entrambi trovarono il modo di evadere dal mondo : l’uno si rifugia nello spirito mentre l’altro scappa attraverso la natura.

Da questa diversa concezione di base riguardo la funzione dell’arte , nasce anche un diverso modo di procedere nella creazione di un’opera. Abbiamo visto che i primi quadri astratti di Kandinsky portano il titolo di Improvvisazioni : ciò che presiede alla nascita dei suoi quadri è uno slancio , un totale abbandono lirico , un vero e proprio entusiasmo musicale. Grazie a questa forma di rapimento l’elemento mistico si stacca dalla condizione materiale e si unisce all’essenza di Puro Spirito (Dio).

Per Klee un suo quadro è una vera e propria operazione di ‘economia’ : tramite sottili procedimenti intellettuali il sentimento diventa acuto, nitido e cristallino. Per lui è più giusto parlare di Illuminazioni : da una luce non fisica ma che erompe da dentro, scaturisce un lampo che penetra la realtà e la scopre nel suo essere in sé.

Per cui , mentre Kandinsky tramite le forme, i colori e il loro dinamismo , cerca di suscitare delle ‘risonanze’ nell’anima di chi osserva un suo dipinto , Klee preferisce raggiungere il suo scopo esprimendosi tramite allegorie, analogie e simboli.

Nonostante questa opposizione teoretica nelle loro poetiche , i due artisti sono sempre stati uniti da un profondo rapporto di amicizia e stima reciproca. Quando Klee lascerà il Bauhaus Kandinsky scriverà sulla rivista della scuola “Preferirei svolgere l’incarico affidatomi dai colleghi del Bauhaus – redigere questo numero- per ragioni diametralmente opposte: il ritorno, non la partenza di Klee. La sua parola , la sua azione , il suo esempio personale, hanno contribuito largamente a sviluppare le doti interiori degli allievi. Quale modello di totale dedizione al proprio lavoro, noi tutti abbiamo da imparare da Klee. E indubbiamente abbiamo imparato”.

In effetti , anche se in modi profondamente diversi , entrambi hanno saputo esprimere al meglio il loro bisogno di rompere gli schemi di quel mondo che tanto li stava deludendo.


LE AVANGUARDIE




Il centro dello sviluppo dell’astrattismo è stato sia la Russia degli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, sia la Repubblica Sovietica degli anni appena dopo la Rivoluzione d’ottobre. E’ in questi anni, dal 1905 al 1914 e poi dal 1917 al 925, che l’arte astratta si è affermata e poi distinta in tre correnti fondamentali: Raggismo, Suprematismo e Costruttivismo.


Fino al 1905 sia la letteratura che l’arte russa erano rimaste legate al realismo che aveva caratterizzato l’Ottocento. Mentre pero’ nei primi anni del novecento in Europa era avvenuta la rottura con gli schemi della borghesia, in Russia questa rivoluzione arrivò più tardi ed ebbe meno successo. I moti popolari che nel 1905 sfociarono nella rivoluzione socialista non riuscirono a sconfiggere lo zar, che resistette all’attacco e uscì bene o male vittorioso. La repressione spietata dello zar verso le forze popolari gettò gli intellettuali nello sgomento: in Russia i sentimenti che in Europa avevano dato vita al decadentismo, sfociarono nelle ‘avanguardie’. Con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 poi , acquistano sempre più importanza i collettivi di artisti che cercarono di definire il rapporto tra l’arte e l’ideologia marxista. L’euforia di questi anni però cominciò a scemare già dal 1921 quando le riforme di Lenin allontanarono l’artista dal campo produttivo relegandolo al ruolo di semplice propagandista dei valori del comunismo. La repressione di Stalin porrà definitivamente fine all’utopia socialista della rivoluzione : nel 1932 un decreto ministeriale ordinerà a tutti gli architetti , pittori e musicisti di “dissolvere le proprie celle settarie”. Alcuni artisti , come Kandinsky , fuggirono in occidente , altri restarono in Russia adeguando la propria arte alle imposizioni del regime. Raggismo, Suprematismo e Costruttivismo sono la testimonianza dell’impegno artistico e sociale dei protagonisti della rivoluzione.

Il Raggismo (o cubo-futurismo) nasce nel 1909 grazie all’opera di Mikhail Larinov e Natalia Goncarova: loro stessi definiscono il loro tipo di arte come ‘sintesi di cubismo futurismo e orfismo’. Il cubismo aveva già dato il suo apporto nello sviluppo dell’astrattismo geometrico : il Raggismo è la rottura definitiva con i vincoli del cubismo. L’intento di Larinov e della Goncarova è quello di creare uno spazio dinamico grazie all’uso dei colori e al movimento della luce , intesa come energia e movimento e volta a rappresentare i ‘raggi’ propagatori della rivoluzione socialista.

La novità principale di questa pittura è l’assenza di oggetti o di una qualsiasi immagine del mondo reale : ciò che viene rappresentato sulle tele ricorda più i cristalli del quarzo. Nonostante ciò essa mantiene una sua concretezza , si possono riconoscere volumi e profondità. L’astrazione assoluta verrà raggiunta da Malevic, l’iniziatore del Suprematismo.

Nel 1913 Malevic dipinge ‘Quadrato nero su fondo bianco’ dando vita a questa nuova avanguardia. Grazie a questa opera egli prova l’esistenza della ‘forma assoluta’ totalmente svincolata dal mondo naturalistico. Egli riesce a raffigurare un mondo dove non esistono né la proprietà dell’oggetto né tantomeno i soggetti , un mondo dove finalmente la pura sensibilità plastica ha la supremazia nelle arti figurative. Questo concetto Malevic lo esprime grazie ad un’analisi dell’arte del passato : egli nota che le opere antiche riconosciute come capolavori anche dopo secoli sono quelle che esprimono virtù a-temporali che niente hanno a che vedere con le scopo pratico delle rappresentazioni. Queste virtù sono appunto racchiuse nella ‘pura sensibilità plastica’. L’artista può realizzare una vera opera d’arte solo se riesce a non farsi distrarre dal mondo dell’oggettività : l’arte nel Suprematismo perde ogni contatto con la vita pratica, non è più intesa come espressione di qualcosa e i suoi soggetti non posso coincidere con quelli della vita di tutti i giorni. Per realizzare la sua poetica Malevic adotta il linguaggio cubista portandolo all’estremo , riducendolo e semplificandolo alle figure elementari della geometria : rettangolo , triangolo, linea e cerchio.

L’esperienza suprematista di Malevic può essere suddivisa in tre periodi distinti : il periodo nero , il periodo colorato e il periodo bianco. Proprio in questo ultimo periodo egli dipinge ‘Quadrato bianco su quadrato bianco’ (1918) , l’opera che segna il punto di non ritorno dall’astrazione : con la solitudine della tela bianca egli è riuscito a volatilizzare l’essenza dell’arte. Malevic sperimentò anche un Suprematismo dinamico , combinando figure geometriche in più modi , con prevalenza di linee e piani diagonali , ma era ormai evidente che l’astrazione suprematista non riusciva a dare risposte ai problemi etici ed estetici stimolati dalla rivoluzione del 1917.

Sarà un amico di Malevic , Vladimir Tatlin, a fondare la terza avanguardia russa , il Costruttivismo. Tatlin e i suoi seguaci saranno gli unici a perseguire come programma la funzione sociale dell’arte. Essi sentivano la necessità di superare l’arte borghese e di progettare un linguaggio che fosse al servizio dell’ideologia marxista. Sono questi gli anni di un forte sviluppo industriale e la tecnologia affascina Tatlin a tal punto da convincerlo a spingere le proprie ricerche artistiche in questa direzione. La sua arte è un’arte pragmatica e utilitarista dove la tecnica deve soddisfare lo stile. In opposizione alla non-oggettività del Suprematismo troviamo quindi l’oggettualità del Costruttivismo, dove vengono rappresentate solo forme che abbiano rapporto con la vita quotidiana. Tatlin progetterà un monumento per la Terza Internazionale che avrebbe dovuto superare in altezza, una volta realizzato , la torre Eiffel. Il culto esasperato della tecnica però il più delle volte condusse alla realizzazione di oggetti non proprio utili al popolo. Sicuramente le premesse del Costruttivismo vanno trovate nella pittura cubista , seppur liberata da ogni dato rappresentativo e nelle idee futuriste, grazie alle quali gli artisti avevano scoperto l’utilità della macchina.



Il Costruttivismo non resse all politica di Stalin , volta al recupero delle vecchie posizioni accademiche , così alcuni artisti rinunciarono all’arte mentre altri preferirono l’esilio volontario.


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