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Volume primo traduzione italiana, introduzione e note: paola de paolis edizioni mediterraneelatin penauroville


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Canto Quinto
Lo Yoga del Re:
lo Yoga della Libertà e Grandezza dello Spirito

Dapprima, egli ebbe questa conoscenza ch'è degli uomini nati nel Tempo. (I)

Ammesso attraverso il sipario d'una mente brillante

sospeso fra il nostro pensiero e la vista assoluta,

egli trovò la caverna occulta, la porta mistica

vicina al pozzo di visione nell'anima,

ed entrò dove le Ali di Gloria covano

nello spazio silente in cui tutto è noto per sempre.

Indifferente al dubbio ed al credo,

avido del semplice urto del reale nudo,



(10) troncò la corda della mente annodata al cuore della terra

e rigettò il giogo della legge della Materia.

Le regole del corpo non legavano più i poteri dello spirito:

quando la vita ebbe cessato di battere, non intervenne la morte,

egli osò vivere quando il respiro e il pensiero si fermarono.

Così ebbe accesso in questo luogo magico

che pochi riescono a intravedere appena di sfuggita

sollevando un momento lo sguardo dalle fatiche mentali

e la povertà della visione terrestre propria della Natura.

Tutto ciò che hanno appreso gli Dei è conosciuto lì spontaneamente.



(20) Lì, in una camera nascosta, chiusa e muta,

son custoditi i registri dello scriba cosmico,

Il son le tavole della Legge sacra,

li è la pagina-repertorio del Libro dell'Essere;

il testo e il glossario della Verità vedica

son lì; i ritmi ed i metri delle stelle

rivelanti i movimenti del nostro destino:

i poteri simbolici del numero e della forma,

il codice segreto della storia del mondo

e la corrispondenza della Natura con l'anima



(30) sono scritte nel mistico cuore della Vita.

Nel bagliore della stanza dei ricordi dello spirito egli poté ritrovare le

luminose note marginali che punteggian di luce la pergamena illeggibile e

ambigua, salvare il preambolo e la clausola restrittiva dell'oscura Convenzione

che regola tutto ciò che si leva dal sonno della Natura materiale per rivestire

di nuove forme l'Eterno. Poteva rileggerne ora e interpretarne a nuovo le strane

lettere-simbolo, segni astrusi e dispersi,

(40) risolverne l'oracolo e il paradosso, le enigmatiche formule e i termini

dagli occhi bendati, il profondo ossimoro delle sue repliche della verità, e

riconoscere come una giusta necessità per l'opera grandiosa le sue dure

condizioni, lavoro impossibile, erculeo della Natura sostenuto solo grazie alla

sua arte stregonesca, la sua legge dell'opposizione degli dei, la sua lista di

contrari inseparabili.

La grande Madre muta nella Sua trance cosmica,

(50) utilizzando per la gioia e sofferenza della creazione la sanzione

dell'Infinità alla nascita della forma, accetta, indomabile, di realizzare la

volontà di conoscere in un mondo incosciente, la volontà di vivere sotto un

regno di morte, la sete d'estasi in un cuore di carne, e compie, attraverso

l'apparizione di un'anima per una nascita miracolosa nel protoplasma e nel gas,

il mistero del patto di Dio con la Notte. Ancora una volta s'udì nella Mente

cosmica immobile

(60) la promessa dell'Eterno alla sua Forza in travaglio indurre la passione del

mondo a cominciare, il grido della nascita nella condizione mortale, e il verso

d'apertura della tragedia del Tempo. Dagli abissi emerse il segreto sepolto del

mondo; egli lesse l'ukase originale tenuto nascosto negli archivi sigillati

della cripta dello spirito,

e vide la firma e il suggello di fuoco della Saggezza sul lavoro clandestino del

fosco Potere che costruisce nell'Ignoranza i gradini della Luce.

(70) Una deità dormiente aprì occhi immortali: egli vide il pensiero amorfo nelle

forme senz'anima, conobbe la Materia gravida di senso spirituale, la Mente che

osa lo studio dell'Inconoscibile, la Vita, nella sua gestazione del Fanciullo

d'oro.


Nella luce che inonda la bianca vacuità del pensiero,

interpretando l'universo mediante segni dell'anima,

egli lesse dal di dentro il testo dell'esteriore:

l'enigma divenne semplice e perse la sua presa oscura.

Un più diffuso splendore illuminò la pagina possente.

(80) Un disegno si mescolò ai capricci del Tempo,

un significato rispose al passo incespicante del Caso

e il Destino rivelò le concatenazioni d'una Volontà veggente;

una vastità cosciente riempì il vecchio Spazio muto.

Nel Vuoto egli vide troneggiare l'Onniscienza suprema.

Una Volontà, una speranza immensa afferrarono allora il suo cuore,

e per discernere la forma del sovrumano

- egli levò gli occhi verso invisibili altezze spirituali,

aspirando a far discendere un mondo più grande.

La gloria che aveva intravisto doveva essere la sua dimora.



(90) Un sole più lucente, più celeste, doveva ben presto rischiarare

questa stanza crepuscolare dalla buia scala interiore,

e l'anima infante nella sua piccola scuola materna,

fra oggetti destinati a una lezione appresa a fatica,

superare, crescendo, la sua elementare grammatica dell'intelletto

e la sua imitazione dell'arte della Natura terrestre,

mutare il suo dialetto terrestre in linguaggio di Dio,

studiare in simboli viventi la Realtà

e imparare la logica dell'Infinito.

L'Ideale deve farsi verità ordinaria della Natura,



(100) il corpo, essere illuminato dal Dio interiore,

il cuore e la mente, sentirsi uno con tutto ciò che è,

e un'anima cosciente, vivere in un mondo cosciente. Come attraverso una nebbia

si scorge un picco sovrano, apparve la grandezza dello Spirito eterno, esiliata

in un frammentato universo fra semi-apparenze di cose più divine inutili ormai

alla sua rotta regale; la fierezza dell'Immortale rifiutava la condanna di

vivere l'avarizia del meschino affare concluso

(110) fra la nostra piccolezza, le nostre limitate speranze e le Infinitudini

compassionevoli. La sua sublimità respingeva l'inferiorità dello stato

terrestre: un'ampiezza scontenta della propria cornice ripudiava il povero

consenso ai termini della Natura, sdegnava il rigido contratto, l'affitto a

scadenza abbreviata. Solo gli inizi son compiuti quaggiù; solo la nostra Materia

di base sembra completa, una pura macchina senz'anima. Oppure tutto sembra un

prodotto malriuscito di mezze idee,

(120) o del vizio di forma terrestre graviamo un barlume fuggitivo e imperfetto

di cose eccelse, congetture e parodie dei tipi celesti. Qui il caos si ordina in

un mondo, formazione sommaria alla deriva nel vuoto: scimmiottamenti di

conoscenza, curve interrotte di potere, fiammate di bellezza dentro forme

terrestri, riflessi spezzati dell'unità dell'Amore scivolano, specchi

frammentari d'un sole fluttuante. Un montaggio compatto di rozzi tentativi di

vita

(130) è assemblato in un mosaico d'insieme. Non c'è alcuna risposta perfetta alle

nostre speranze; ci sono porte cieche, mute e senza chiave; il pensiero

s'arrampica invano e apporta una luce d'accatto; ingannati dalle contraffazioni

venduteci al mercato della vita, i nostri cuori afferrano una felicità celeste

confiscata. Ci è foraggio per saziare la mente, ci sono i fremiti della carne,

ma non il desiderio dell'anima.

Perfino il più alto rapimento che il Tempo quaggiù può donare

è solo l'imitazione di beatitudini non raggiunte,



(140) una mutilata statua dell'estasi,

una gioia ferita che non può vivere,

una breve felicità della mente o dei sensi

gettata dal Potere Cosmico al suo schiavo,

o un simulacro di delizia imposto

nei serragli dell'Ignoranza.

Ché tutto ciò che abbiamo acquiso perde presto il suo pregio,

antico credito svalutato alla banca del Tempo,

assegno dell'imperfezione prelevato sull'Incosciente.

Un'inconseguenza pedina ogni sforzo compiuto,



(150) il caos sussegue alla formazione d'ogni cosmo:

in ciascun successo è in agguato il seme d'un fallimento.

Egli vide l'ambiguità di tutte le cose quaggiù,

l'incertezza del pensiero orgoglioso e sicuro dell'uomo,

l'impermanenza di ciò che la sua forza realizza.

Essere pensante in un mondo senza pensiero,

isola nel mare dell'Ignoto,

egli è una piccolezza che cerca d'esser grande,

un animale con qualche istinto d'un dio,

la sua vita, una storia troppo comune per esser narrata,



(160) le sue azioni, un numero che si riassume a zero,

la sua coscienza, una torcia accesa per essere spenta,

la sua speranza, una stella sopra una culla e una tomba.

Eppure un destino più grande può esser suo,

perché lo Spirito eterno è la sua verità.

Egli può ricreare se stesso e tutto quel che lo circonda,

modellare a nuovo il mondo in cui vive:

lui, ignorante, è il Conoscitore al di là del Tempo,

è il Sé al di sopra della Natura, al di sopra del Destino.

L'anima sua si ritirò da tutto ciò ch'egli aveva fatto.



(170) Tacque il futile chiasso delle umane fatiche,

desolato ruotava il cerchio dei giorni;

digradò, con la distanza, il fitto calpestio della vita.

Il Silenzio fu il solo compagno che gli restasse. Impassibile, egli viveva

immune dalle speranze terrestri, figura che nel santuario del Testimone

ineffabile percorreva a gran passi la vasta cattedrale dei suoi sotto archi che

perdevansi nell'infinità e la protezione d'ali invisibili tese verso il cielo.

Era su di lui un richiamo da cime intangibili; indifferente al piccolo avamposto

che è la Mente, egli dimorava nell'ampiezza del regno dell'Eterno. Il suo essere

oltrepassava ora lo Spazio concepibile, il suo pensiero sconfinato sfiorava la

visione cosmica: una luce universale era nei suoi occhi, un flusso dorato

scorreva attraverso il cuore e una Forza discese nelle sue membra mortali,

corrente venuta dai mari eterni di Beatitudine; egli sentì l'invasione e la

gioia indicibile. Cosciente della sua occulta Fonte onnipotente, attirato

dall'Estasi onnisciente, centro vivente dell'Illimitabile, allargato fino ad

eguagliare il profilo del mondo, egli si volse al suo immenso destino

spirituale. In abbandono su una tela d'aria lacerata, quadro disfacentesi in

strie lontane e in dissolvenza, le vette della natura terrestre sprofondarono

sotto, egli saliva a incontrare l'infinito ancora più alto. L'oceano di silenzio

dell'Immobile lo vide passare, freccia lanciata attraverso l'eternità



(200) scoccata all'improvviso dall'arco teso del Tempo, raggio che ritornava al

sole suo padre. Avversario di quella gloria d'evasione, il nero Incosciente fece

oscillare la sua coda di dragone frustando con la sua forza un Infinito assopito

fin nelle profonde oscurità della forma: la Morte giaceva sotto di lui come una

porta di sonno. Concentrato sulla meta della Felicità immacolata, alla ricerca

di Dio quale splendida preda,

egli saliva bruciando come un cono di fuoco.

(210) A pochi è data questa rara e divina liberazione.

Uno solo, fra migliaia d'esseri mai toccati,

assorbiti nella trama del mondo esteriore,

è scelto da un segreto Occhio-testimone

e guidato da una mano di Luce indicatrice

attraverso le immensitudini inesplorate dell'anima.(II)

Pellegrino dell'eterna Verità,

i nostri limiti non posson contenere la sua mente sconfinata.

Egli si è distolto dalle voci del regno della strettezza

ed ha lasciato il piccolo sentiero del Tempo umano.



(220) Nei taciti confini d'un piano più vasto

egli percorre i vestiboli dell'Invisibile,

o ascolta, seguendo una Guida incorporea,

un grido solitario nella vacuità sterminata.

Chetatosi tutto il mormorio cosmico profondo,

ei vive nel silenzio anteriore alla nascita del mondo,

la sua anima lasciata nuda all'Uno intemporale.

Lungi dalla costrizione delle cose create,

il pensiero scompare coi suoi idoli illusori,

distrutte son le matrici della forma e della persona:



(230) la Vastità ineffabile lo riconosce suo.

Solitario precursore sulla terra in rotta verso Dio,

fra i simboli di cose ancora informi,

osservato dagli occhi chiusi e i volti muti del Non-nato,

egli va incontro all'Incomunicabile,

udendo unicamente l'eco dei propri passi

nei campi eterni della Solitudine.

Una Meraviglia senza nome colma le ore immote.

Il suo spirito si confonde col cuore dell'eternità

e porta il silenzio dell'Infinito.



(240) In un divino ritrarsi dal pensiero umano,

in un'espressione prodigiosa della visione dell'anima,

il suo essere si librò in altezze prive di sentieri,

spoglio della sua veste d'umanità.

Mentr'esso così saliva, a incontrarlo nella sua nuda purezza si riversò una

poderosa Discesa. Una Potenza, una Fiamma, una Bellezza semi-visibile, dagli

occhi immortali, un'Estasi violenta, una tremenda Dolcezza, l'avviluppò delle

sue membra mirabili e penetrò i nervi, il cuore e il cervello che in

quell'epifania vibrarono e vennero meno. La sua natura fremette nella stretta

dello Sconosciuto. In un momento più breve della morte, più lungo del Tempo, da

un Potere più implacabile dell'Amore, più felice del Cielo, sovranamente presa

in braccia eterne, trascinata e costretta da una totale, assoluta Beatitudine,

in un circuito turbinoso di delizia e di forza precipitata in abissi

inimmaginabili, sollevata ad altezze incommensurabili, essa fu strappata dal suo

stato mortale e subì un mutamento nuovo e senza limite. Un Onnisciente che

conosceva senza visione né pensiero, un'Onnipotenza indecifrabile, una Forma

mistica capace di contenere i mondi e fare del petto d'un sol uomo il suo tempio

appassionato, lo trasse dalla sua solitudine in cerca per indurlo alle grandezze

dell'abbraccio di Dio. Come quando un Occhio intemporale annulla le ore abolendo

l'agente e l'atto, così ora il suo spirito splendeva, vasto, vergine e puro: la

sua mente risvegliata divenne una lavagna vuota su cui l'Universale ed Unico

poté scrivere. Tutto ciò ch'opprime la nostra coscienza caduta gli fu tolto come

un fardello dimenticato: un fuoco che sembrava il corpo d'un dio consumò le

immagini limitanti del passato creando ampio spazio per la vita d'un nuovo sé.

Il contatto dell'Eternità ruppe le matrici dei sensi. Una Forza più grande di

quella della terra occupò le sue membra, meccanismi immensi misero a nudo i suoi

involucri fino allora sconosciuti.

(280) strane energie operarono, e mani occulte e tremende

dipanarono la triplice corda della mente liberando

l'ampiezza celeste d'uno Sguardo divino.

Come s'indovina una sagoma attraverso una veste,

così, attraverso le forme, giunsero all'assoluto nascosto

un sentimento cosmico e una visione trascendente.

Gli strumenti furono accresciuti, intensificati.

L'Illusione perse le sue lenti d'ingrandimento;

come le misure cadevano all'indebolirsi della sua mano,

ciò ch'era così colossale apparve di dimensioni atomiche.



(290) Il piccolo anello dell'ego più non poteva richiudersi;

ora, negli spazi enormi del sé

il corpo sembrava solo una conchiglia errante,

la sua mente, la corte esteriore dai molteplici affreschi

di un Abitante imperituro:

il suo spirito respirava un aere sovrumano.

La deità prigioniera fendette il suo magico recinto.

Con un rimbombo di tuono e d'oceani,

vaste barriere crollarono attorno all'immensa evasione.

Immutabilmente contemporanee del mondo,



(300) cerchio e fine d'ogni speranza e sforzo

inesorabilmente tracciati attorno al pensiero ed all'atto,

le periferie fisse e inalterabili

si cancellarono sotto il passo dell'Incarnato.

Il velo implacabile e la cripta senza fondo

entro i quali la vita e il pensiero perpetuamente si muovono

con l'interdizione ancora di traversare gli oscuri e spaventosi confini,

le tenebre guardiane, mute e formidabili,

autorizzate a circoscrivere lo spirito senz'ali

entro le frontiere della Mente e l'Ignoranza,



(310) non proteggendo più un'eternità duale,

svanirono, annullando il loro enorme ruolo:

immagine, un tempo, della vana ellisse della creazione,

lo zero in espansione perse la sua curva gigante.

I vecchi veti adamantini non valevano più:

dominate furon la terra e la regola obsoleta della Natura;

le spire di pitone della Legge estrittiva non poteron trattenere il Dio sorto

repentino: cancellate furono le scritture del destino. Non c'era più una piccola

creatura inseguita dalla morte,

(320) nessuna fragile forma d'essere da preservare da un'Immensità onnidivorante.

I battiti intensi, martellanti, d'un cuorerinchiuso fecero saltare le strette

barriere che ci proteggono contro le forze dell'universo. L'anima e il cosmo

s'affrontarono quali poteri eguali. Un essere senza limiti in un Tempo smisurato

invase la Natura d'infinito; ei vide il suo orizzonte titanico, privo di

sentieri e di muri.

Tutto fu svelato al suo occhio dissigillato.

(330) Una Natura segreta spogliata delle proprie difese, formidabile un tempo in

una temuta penombra, sorpresa nella sua possente intimità, giaceva alla mercé

dello splendore ardente del suo volere. In camere ombrose rischiarate da uno

strano sole e apribili a stento da mistiche chiavi celate, i suoi pericolosi

arcani e i suoi Poteri velati confessaron l'avvento d'una Mente trionfante e

subirono la costrizione d'uno sguardo nato nel tempo. Incalcolabili nei loro

modi stregati,

(340) immediate e invincibili nell'atto, le sue segrete energie, naturali a

mondi più grandi, sollevate oltre il nostro bisognoso e ristretto campo

d'azione, il privilegio occulto dei semidei e il sicuro modello motore dei suoi

ermetici segni, i diagrammi della sua forza geometrica, le sue potenzialità di

disegno pieno di meraviglia pregaron d'essere usati da un potere nutrito dalla

terra. Il meccanismo veloce d'una Natura cosciente armò dello splendore latente

d'un miracolo

(350) la passione profetica d'una Mente veggente

e la fulgente nudezza d'una libera forza d'anima.

Tutto ciò creduto una volta impossibile poteva ora divenire

un margine naturale di possibilità,

il dominio nuovo d'una normalità suprema.

Un onnipotente occultista erige nello Spazio

questo mondo esteriore apparente che inganna i sensi;

egli tesse i suoi misteriosi fili di coscienza,

fabbrica corpi per la sua energia senza forma;

dal Vasto amorfo e vuoto ha tratto



(360) la sua stregoneria d'immagini solide,

la sua magia del numero e disegno formatori,

le connessioni fisse, irrazionali, che nessuno può annullare,

quest'intricato groviglio di leggi invisibili;

le sue infallibili regole, i suoi processi celati,

realizzano accuratamente una creazione

inesplicabile ove il nostro errore ritaglia strutture morte

di conoscenza per un'ignoranza vivente.

Negli umori del suo mistero, divorziati dalle leggi dell'Artefice,

anche la Natura, altrettanto sovrana, crea il proprio dominio,



(370) la sua volontà dando forma alle vastità indeterminate,

facendo dell'infinità un finito;

anch'essa può rendere il suo capriccio un ordine,

come se il suo impeto maestoso scommettesse di vincere

i segreti cosmici del Creatore velato.

I passi rapidi della sua fantasia,

sotto i quali spuntano prodigi come fiori,

son più sicuri della ragione, più destri dell'invenzione

e più pronti delle ali dell'Immaginazione.

Tutto essa rimodella grazie al pensiero e la parola,



(380) con la Mente, sua bacchetta magica, s'impone a ogni sostanza.

La Mente è una divinità mediatrice:

i suoi poteri possono disfare tutta l'opera della Natura:

la Mente può sospendere, o cambiare, la legge concreta della terra.

Sciolta dal sigillo sonnolento dell'abitudine terrestre,

può rompere la pesante presa della Materia;

indifferente allo sguardo adirato della Morte,

può rendere immortale l'opera d'un momento: una semplice decisione della sua

forza pensante, la pressione fortuita del suo minimo assenso

(390) posson liberare la muta Energia rattenuta dentro le sue stanze di trance

misteriosa. Essa fa del sonno del corpo un'arma potente, sospende il respiro, le

pulsazioni del cuore, mentre viene trovato l'invisibile, compiuto l'impossibile,

e senza mezzi comunica il pensiero taciuto; provoca gli eventi con la sua pura

volontà silenziosa, agisce a distanza, senza mani né piedi. Questa gigantesca

Ignoranza, questa Vita nana essa può illuminare di visione profetica,



(400) invocare l'ebbrezza bacchica, lo sprone della Furia, svegliar nel nostro

corpo il demone o il dio, farvi entrare l'Onnisciente e Onnipossente, ridestare,

dentro, un'Onnipotenza dimenticata. Fulgida imperatrice sul suo proprio piano,

anche in questo rigido regno, la Mente può esser regina: la logica della, sua

Idea semidivina, nel salto d'un momento di transizione porta sorprese di

creazione mai realizzate, nemmeno dalla strana abilità incosciente della

Materia.

(410) Tutto è miracolo quaggiù e può per miracolo cambiare. Tale è l'estremo di

potenza di questa natura segreta. Al margine di grandi piani immateriali, nei

regni d'una forza dalla gloria senz'ostacoli, ove la Mente è padrona della vita

e della forma e l'anima ne esaudisce i pensieri col proprio potere, essa medita

su parole possenti e guarda gli anelli invisibili che legano le sfere separate.

Da lì, all'iniziato che osserva le sue leggi essa apporta la luce dei suoi

misteriosi reami:

(420) qui dov'egli si tiene, i piedi su un mondo prostrato, la mente non più

gettata nello stampo della Materia, oltre i loro limiti, con scatti di splendida

forza,

essa ne trasporta i magici processi



e le espressioni del loro stupendo linguaggio,

finché il cielo e l'inferno diventan gli approvvigionatori della terra

e l'universo lo schiavo del volere dei mortali.

Mediatrice presso dèi velati e senza nomela cui estranea volontà tocca la

nostra vita umana,

imitando i modi del Mago del Mondo,



(430) essa inventa dei solchi per il suo autonomo libero arbitrio

e per ghiribizzi di magia simula una causa imperativa.

Fa di tutti i mondi i partner delle sue imprese,

i complici della sua violenta potenza

e dei suoi salti audaci nell'impossibile:

da tutte le fonti ha tratto i suoi mezzi astuti,

dal matrimonio di libero amore fra i piani attinge

elementi per il tour-de-force della sua creazione;

la trama prodigiosa d'un sapere incalcolabile

e un compendio delle imprese dell'invenzione divina



(440) essa ha combinato per rendere vero l'irreale

o liberare la realtà repressa:

nel suo paese di Meraviglie circèe privo di barriere

custodisce alla rinfusa la mandria delle sue occulte potenze;

la sua mnemonica dell'abilità dell'Infinito,

gli zampilli del capriccio del subliminale nascosto,

le formule degli incantesimi dell'Incoscienza,

la libertà d'una sovrana Verità senza legge,

i pensieri nati nel mondo degli immortali,

gli oracoli che sfuggono da dietro il sacrario,



(450) gli avvertimenti della voce del genio interiore,

gli sguardi furtivi e i balzi folgoranti della profezia

e i suggerimenti all'orecchio interiore,

gli interventi improvvisi, categorici, assoluti

e gli atti inesplicabili del Sovracosciente,

tutto ciò ha tessuto l'equilibrio della sua tela di miracoli

e la tecnica strana dell'arte sua straordinaria.

Passò in carica a lui questo regno bizzarro.

Come una donna che, quanto più ama, tanto più resiste,

i suoi grandi possessi, il suo potere, il suo sapere



(460) essa donò costretta, con gioia riluttante; donò se stessa per l'estasi e

servire. Assolta dalle aberrazioni in profondità, ritrovo i fini pei quali fu

creata: contro il male cui aveva dato aiuto volse i congegni della sua collera,

i suoi invisib...... i suoi umori pericolosi e la sua forza arbitraria abbandonò

al servizio dell'anima e al controllo d'un volere spirituale. Un despota più

grande soggiogò il suo dispotismo.



(470) Assalita, sorpresa nella fortezza del suo sé, conquistata dal proprio re

inatteso, colmata, riscattata dalla sua servitù, essa cedette in un'estasi di

vinto, strappatale la saggezza sigillata e ieratica, frammenti del mistero

dell'onnipotenza.

Una frontiera sovrana è la Forza occulta. Guardiana della soglia sull'Aldilà

della scena terrestre, ella ha incanalato le esuberanze degli Dei e, attraverso

prospettive di visione intuitiva, aperto

(480) una lunga strada di brillanti scoperte. Eran vicini i mondi d'un Ignoto

meraviglioso, dietro a lei si teneva una Presenza ineffabile: il suo regno ne

riceveva i mistici influssi, le loro forze leonine accucciate sotto i suoi

piedi; sconosciuto, il futuro dorme dietro le loro porte. Baratri infernali

spalancavansi attorno alla marcia dell'anima. e vette divine chiamavano la sua

visione ascendente: lì, una scalata e avventura infinite dell'Idea tentavano

instancabili la mente esploratrice e voci innumerevoli coglievan l'orecchio

incantato; milioni di figure passavano e scomparivano alla vista. Tale era il

fronte esterno della casa molteplice di Dio, gli inizi del semi-velato

Invisibile.

Un magico portico d'ingresso, baluginante,

fremeva nella penombra d'una Luce schermata,

un cortile del mistico traffico dei mondi,

un balcone e una facciata miracolosa.

Al di sopra di lei s'illuminavan sublimi immensità;(III)

tutto l'ignoto si affacciava dall'illimitato:



(500) su una sponda di Tempo senza ore,

contemplando da una sorta di Adesso perpetuo,

poneva l'ombre sue tralucenti della nascita degli dei,

i suoi corpi, segnali dell'Incorporale,

le sue fronti raggianti della Sovra-anima,

le sue forme proiettate dall'Inconoscibile,

i suoi occhi sognanti l'Ineffabile,

i suoi volti fissi all'eternità.

La Vita in lui conobbe il proprio immenso retroscena incosciente:

i piccoli avamposti s'aprirono alle Vastità invisibili:



(510) i suoi abissi si trovarono a nudo, le sue trascendenze lontane

si accesero nelle trasparenze d'una luce densa di presenze.

Un ordine gigantesco venne qui scoperto

di cui la nappa e la frangia allungata

son la povera stoffa delle nostre vite mortali.

Quest'universo manifesto le cui forme celano

i segreti fusi nella luce sovracosciente,

scrisse in chiare lettere il suo codice radioso:

una carta di segni sottili superanti il pensiero

era appesa al muro della mente più intima.



(520) Illuminando le immagini concrete del mondo

quali simboli significanti grazie alla sua lucentezza,,

essa offriva all'esegeta intuitivo

il suo riflesso del Mistero eterno.

Salendo e discendendo fra i poli della vita,

i regni gerarchizzati della Legge progressiva

s'immergevano dal Sempiterno nel Tempo,

poi, felici della gloria d'una mente innumerevole,

ricchi dell'avventura e il diletto della vita

e colmi della bellezza delle forme e i colori della Materia, (530) risalivan dal

Tempo al Sé che non muore, longo una scala d'oro che portava l'anima, legando

con fili di diamante gli estremi dello Spirito. In questa caduta da coscienza a

coscienza, ciascuno poggiavasi al potere dell'Inconoscibile occulto, fonte

dell'Ignoranza di cui aveva bisogno, capomastro dei limiti coi quali può vivere.

In questo librarsi da coscienza a coscienza, ciascuno sollevava cime verso

Quello da cui proveniva, origine di tutto ciò ch'esso era sempre stato



(540) e dimora di tutto ciò ch'esso poteva ancora divenire. Gamma d'organo degli

atti dell'Eterno, ascendente verso il loro apogeo in una Calma infinita, passi

del Meraviglioso dai molti volti, stadi predestinati della Via dell'evoluzione,

misure della statura dell'anima che cresce, essi spiegavan l'esistenza alla

stessa esistenza e, intermediari fra le altezze e gli abissi, univano i

contrari, sposati in segreto, e connettevano la creazione all'Ineffabile.



(550) Un ultimo mondo sublime apparve dove tutti i mondi s'incontrano; nel

barlume delle sue vette dove non esiste la Notte né il Sonno, cominciava la luce

della Trinità suprema. Lì, tutto scopriva ciò di cui è qui in cerca. Esso

liberava il finito nell'illimitato(IV) e s'elevava fino alle proprie eternità.

L'Incosciente trovava il suo cuore di coscienza, l'idea e il sentimento

brancolanti nell'Ignoranza afferravano infine con passione il corpo della

Verità, la musica nata nei silenzi della Materia coglieva nudo,

dall'insondabilità dell'Ineffabile, il senso ch'essa aveva contenuto senza

potergli dar voce; il ritmo perfetto, ora solo a volte sognato, forniva una

risposta al bisogno divorante della terra lacerata fendendo la notte ch'avea

nascosto l'Ignoto,

dandole la sua anima perduta e dimenticata. Una soluzione grandiosa metteva fine

al lungo impasse in cui finiscono i culmini dello sfondo mortale. Una saggezza

riconciliante guardava la vita; essa prendeva i mormorii in conflitto della

mente,

(570) prendeva il confuso ritornello delle speranze umane per trasformarli in un

appello melodioso e felice; sollevava da un sottosuolo di sofferenza il sussurro

inarticolato delle nostre vite e gli trovava un senso illimitato. Una potente

unità il suo tema perpetuo, essa afferrava le parole indistinte e sparse

dell'anima, a stento lette fra le righe del nostro rigido pensiero o, in questa

sonnolenza, questo coma sul seno della Materia, udite come brontolii sconnessi

nel sonno;

(580) raggruppava gli anelli d'oro ch'esse avean perduto (V) mostrando loro la

loro divina unità, salvando dall'errore del sé diviso il profondo grido

spirituale in tutto ciò che è. Tutte le grandi Parole sforzantesi a esprimere

l'Uno eran sollevate in un assoluto di luce, il fuoco d'una sempre bruciante

Rivelazione e l'immortalità della Voce eterna. Non c'era più contrasto fra

verità e verità; il capitolo interminabile delle loro differenze,



(590) narrato di nuovo nella luce da uno Scriba onnisciente, attraversava la

differenza per giungere all'unità, la ricerca tortuosa della mente perdeva ogni

traccia di dubbio, condotta al suo fine da una parola onniveggente che rivestiva

il pensiero iniziale e originale dell'assolutezza d'una formula definitiva: il

modo e il tempo creativi del Tempo s'univano allo stile e alla sintassi

dell'Identità. Un peana si leva dai baratri perduti ed assorti; un inno risuona

verso le tre estasi in una,

(600) grido dei momenti alla beatitudine dell'Immortale.

Come le strofe di un'ode cosmica, una gerarchia d'armonie ascendenti popolata di

voci e di volti aspirava, in un crescendo degli Dei, dalle profondità della

Materia alle vette dello Spirito. Al di sopra eran le immutabili sedi degli

Immortali, le bianche stanze degli amoreggiamenti con l'eternità e le stupende

porte del Solo. Attraverso la distesa dei mari del sé



(610) apparivano le regioni imperiture dell'Uno. Una coscienza multimiracolosa

dispiegava un vasto scopo e processo, e norme senza impedimenti, grandi strade

familiari d'una Natura più larga. Liberati dalla rete della sensazione

terrestre, si intravedevano continenti di calma potenza; patrie di bellezza

precluse agli occhi umani, semi-visibili dapprima attraverso le palpebre

raggianti della meraviglia, sorprendevano di felicità la visione; orbite solari

di conoscenza, orbite lunari di delizia

(620) si stendevano in un'estasi d'immensità oltre il nostro indigente orizzonte

corporeo. Lì egli poté entrare, e dimorare un poco. Viaggiatore su rotte

inesplorate ch'affronta il pericolo invisibile dell'ignoto e s'avventura

attraverso enormi regni, egli irruppe in un altro Spazio e un altro Tempo.


NOTE SPECIALI

I "questa conoscenza": la conoscenza segreta che dà il titolo al Canto precedente.

II "immensitudini": 'immensitudes' nel testo originale. Mi assumo il diritto di coniare nuove parole, scriveva Sri Auribindo nel 1936, 'Immensitudini' non è più strano di 'infinitudini'...(Letters on 'Savitri', SABCL 29, p. (772).

III "Al di sopra di lei": al di sopra della "Forza occulta" citata al v. 476.

IV "Esso": l'"ultimo mondo sublime" del v. 550.

V "esige": "le nostre vite" del v. 573.


Fine del Canto Quinto
Fine del Libro Primo


LIBRO SECONDO
Il Libro del Viaggiatore dei Mondi


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