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Sabato 11 Rosanna Schiaffino: il fascino discreto della semplicità


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ore 19.00

Achtung! Banditi! (1951)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto e sceneggiatura: C. Lizzani, Rodolfo Sonego, Giuseppe Dagnino, Ugo Pirro, Massimo Mida, Enrico Ribulsi, Mario Socrate, Giuliani G. De Negri; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Edith Bieber; musica: Mario Zafred; montaggio: Enzo Alfonsi; interpreti: Gina Lollobrigida, Andrea Checchi, Lamberto Maggiorani, Vittorio Duse, Giuseppe Taffarel, Bruno Berellini; origine: Italia; produzione: Cooperativa Spettatori Produttori Cinematografici, Pdc; durata: 104’



La guerra partigiana a Genova e nell’Appennino ligure dall’organizzazione clandestina in città e nelle fabbriche fino alla battaglia aperta sui monti e al passaggio dei repubblichini tra le file dei partigiani. Siamo nell’ultimo periodo della guerra, una pericolosa missione viene affidata a un gruppo di partigiani che opera nel retroterra genovese: prelevare armi da una fabbrica di Genova. «Diciamo subito che al Lizzani vanno tributate parecchie lodi, con altrettante riserve. È evidente il disinteressato fervore del giovane regista, che in questa difficile fatica ha prodigato tutto se stesso. Il suo film, istante per istante, l’ha visto, sentito. E questi ultimi dintorni di Genova, questi ritmi di poggi e di viadotti, di ponti e di binari, d'interni ferrigni di fabbrica e di accorata periferia, costituiscono una serie di quadri che non sarà facile dimenticare. Ma se, istante per istante, inquadratura per inquadratura, il film sarebbe davvero assai pregevole, gli nuoce una frequente mancanza di semplicità e di chiarezza, vale a dire di evidenza narrativa, di drammatico rilievo. Troppo vasta, e complessa, e ambiziosa, la tela del film, perché un esordiente riuscisse a dominarla, rivelarla, scandirla» (Gromo).
ore 21.00

Celluloide (1996)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: Ugo Pirro, Furio Scarpelli, dal libro omonimo di U. Pirro; sceneggiatura: U. Pirro, F. Scarpelli, C. Lizzani; fotografia: Giorgio Di Battista; scenografia e costumi: Luciano Sagoni; musica: Manuel De Sica; montaggio: Alberto Gallitti; interpreti: Giancarlo Giannini, Lina Sastri, Massimo Ghini, Anna Falchi, Massimo Dapporto, Antonello Fassari; origine: Italia; produzione: Dean Film, Production Group, Istituto Luce; durata: 119’



A Roma nel 1944, appena liberata dagli Alleati, il produttore Peppino Amato commissiona a Sergio Amidei la sceneggiatura di una commedia, Borsa nera. Ma il regista Roberto Rossellini, amico di Sergio, in possesso di idee di maggiore spessore, intuisce da subito il significato di testimonianza di un film di più drammatico respiro, e trova tramite amici una contessa disposta a concedere il primo finanziamento. «Celluloide riesce a ricostruire bene un clima d’epoca, l’alternanza di depressioni e di euforie, il senso del lavoro di gruppo, l’intreccio tra il cinema e il privato di chi lo faceva. […] La sceneggiatura non rinuncia al bozzettismo, ma lo modera, tocca i luoghi obbligati (la serata al Quirino, la lettura delle recensioni) senza insistere, alterna con equilibrio toni drammatici e da commedia. Evita di costruire il monumento al regista, come faceva Eastwood-Huston in Cacciatore bianco, cuore nero» (Nepoti).
lunedì 20

chiuso
martedì 21



ore 17.00

Mussolini: ultimo atto (1974)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto e ricerche storiche: Fabio Pittorru; sceneggiatura: C. Lizzani, F. Pittorru; fotografia: Roberto Gerardi; scenografia: Amedeo Fago; costumi: Ugo Pericoli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Rod Steiger, Lisa Gastoni, Franco Nero, Henry Fonda, Lino Capolicchio, Giacomo Rossi Stuart; origine: Italia; produzione: Aquila Cinematografica; durata: 125’



Caduta la linea Gotica nella primavera del 1945, gli Alleati si dirigono verso Milano; i partigiani dilagano in tutto il Nord Italia e i tedeschi si ritirano verso Merano. Mussolini, assai perplesso e fornito di notizie illusorie dai gerarchi nazisti rimasti al suo fianco, rifiuta l’opera di mediazione del cardinale Schuster e dalla capitale lombarda si dirige verso la Valtellina ove sarebbe atteso da migliaia di camicie nere. «Capita molto raramente che il declino di un potente venga rappresentato con altrettanta insistenza ed efficacia, e che la protervia di un tiranno si trovi così fermamente rispecchiata nella pietà, più ancora che nel disprezzo. La Storia non cambia, di certo, né possono mutare i giudizi sugli atti e sui comportamenti. Ma non si rischia nulla a osservare un potere sconfitto, braccato, inseguito, prigioniero della paura prima ancora che degli avversari, forse preda del rimorso. Al contrario, se ne può ricavare un insegnamento di speranza, di pietà, di umana compassione» (Giacci).
ore 19.15

Il processo di Verona (1963)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: Sergio Amidei, Luigi Somma; sceneggiatura: Ugo Pirro; fotografia: Leonida Barboni; scenografia: Elio Costanzi; costumi: Giulia Mafai; musica: Mario Nascimbene; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Silvana Mangano, Frank Wolff, Salvo Randone, Vivi Gioi, Françoise Prévost, Claudio Gora; origine: Italia/Francia; produzione: Duilio Cinematografica, Orsay Films; durata: 121’



Cinque membri del Gran Consiglio del Fascismo votano l’ordine del giorno proposto da Dino Grandi, con l’intenzione di accelerare la caduta del governo Mussolini. Uno dei cinque è Galeazzo Ciano, genero di Mussolini. L’atto di ribellione di questi uomini viene pagato con il carcere e con il processo che si svolge a Verona. Il processo è manovrato dai tedeschi, con i quali Edda Ciano cerca di trattare promettendo loro i diari del marito. Una ragazza tedesca fa da tramite. All’improvviso però i tedeschi cambiano idea, i diari non interessano più. Lizzani «ha compiuto, in un certo senso, un processo inverso a quello che compie il melodramma. Come questo mitizza i personaggi, così Lizzani li ha demitizzati, facendoci sentire che la storia in cui siamo immersi non è fatta di schemi libreschi, bensì di conflitti di caratteri e di passioni nei quali si esprime l’autentica natura degli uomini e delle donne sulle cui deboli spalle si accumula il destino dei popoli. E ha pensato il film in modo che la sensibilità dello spettatore sia toccata proprio in quella zona in cui la condizione umana coincide con la condizione civile. Il giudizio sul comportamento morale dei protagonisti del processo di Verona, carnefici e vittime, porta con sé un preciso giudizio sulla responsabilità del cittadino che in qualche modo vorrebbe riconoscersi in una delle due parti» (Grazzini).

Copia ristampata dalla Cineteca Nazionale
ore 21.30

La guerra segreta (1966)

Regia: Terence Young, Christian-Jaque, Carlo Lizzani; soggetto: Jacques Laborie, Jacques Rémy; sceneggiatura: J. Rémy, Ennio De Concini, Christian-Jaque, Carlo Lizzani; fotografia: Erico Menczer, Pierre Petit, Richard Angst; scenografia: Raymond Gabutti, Axim Axerio, Heinrich Weidemann; costumi: Irms Pauli; musica: Robert Mellin, Gian Piero Reverberi; montaggio: Franco Fraticelli, Borys Lewin, Alan Osbiston; interpreti: Robert Ryan, Henry Fonda, Vittorio Gassman, Annie Girardot, Peter Van Eyck, Mario Adorf; origine: Italia/Francia/Germania; produzione: Fair Film; Franco London Film, Eichberg Filmproduktion; durata: 118’



Un ufficiale russo, fuggito da Berlino Est, chiede al posto di guardia americano di poter parlare con la massima urgenza con il generale Bruce, capo del servizio informazioni. Gli indugi frapposti dai subalterni del comando sono fatali per il fuggiasco che viene ucciso da alcuni sicari, ma riesce tuttavia a lasciare un messaggio per indirizzare le ricerche del generale Bruce a Parigi. Qui si scoprono le prove che nel Mar Rosso è stato approntato un congegno sottomarino destinato a distruggere due sommergibili atomici americani là diretti. Mancano poche ore… Film di spionaggio suddiviso in tre parti e ambientato a Berlino, Djibuti e Roma.
mercoledì 22

ore 17.00

L’amore che si paga (ep. di Amore in città, 1953)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto e sceneggiatura: Cesare Zavattini, Aldo Buzzi, Luigi Chiarini, Luigi Malerba, Tullio Pinelli, Vittorio Veltroni; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Gianni Polidori; musica: Mario Nascimbene; montaggio: Eraldo Da Roma; origine: Italia; produzione: Faro Film; durata: 12’

Amore che si paga è una film-inchiesta sulla prostituzione a Roma. L’episodio comprende interviste con alcune prostitute di strada. Dalle risposte si desume quale sia la vita, la storia e il modo di pensare delle intervistate. L’ episodio è stato realizzato per il n. 1 della rivista cinematografica Lo spettatore diretta da Cesare Zavattini, Riccardo Ghione e Marco Ferri, un innovativo progetto editoriale per immagini che non ebbe seguito a causa degli esiti commerciali negativi proprio di questo numero. «Il film aveva sopratutto un interesse sperimentale. Intendeva sancire, anche nella fase del vagheggiato passaggio da Neorealismo a realismo, la legittimità di un “laboratorio neorealistico”» (Lizzani).
a seguire

Esterina (1959)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: Giorgio Arlorio; sceneggiatura: Ennio De Concini; fotografia: Roberto Gerardi; scenografia: Nedo Azzini; costumi: Elio Costanzo; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Carla Gravina, Geoffrey Horne, Domenico Modugno, Anna Maria Aveta, Silvana Jachino, Greta Lars; origine: Italia/Francia; produzione: Italia Produzione Film, Societé Paris Elisées; durata: 93’



Ragazza di campagna semplice e ingenua, Esterina è sempre più annoiata dalla vita che conduce e vorrebbe conoscere più da vicino quella molto più attraente della città. Quando le viene rubata una bicicletta a motore, i suoi padroni la rimproverano duramente e vorrebbero denunciarla ma intervengono in sua difesa Gino e Piero, due camionisti di passaggio, che la prendono con loro. In seguito vorrebbero abbandonarla ma la ragazza, vincendo la diffidenza dei due, riesce a restare con loro e, con i suoi modesti risparmi, li aiuta a pagare una cambiale. «Esterina fu presentato al festival di Venezia […]. René Clair si complimentò con noi, con Carla Gravina, affermando che il film gli era piaciuto, anche per l’aria svagata e bizzarra della protagonista. Scelsi di girare a Torino fin dalla prima stesura del soggetto. Torino rappresentava l’Italia industriale nonché la prima capitale del cinema, ma soprattutto faceva da contraltare, con la sua struttura razionale, alla bizzarria della protagonista della mia storia» (Lizzani).
ore 19.00

La ronda (ep. di Amori pericolosi, 1964)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: dalla commedia teatrale Chemin de ronde di Robert Francheville; sceneggiatura: Franco Brusati, C. Lizzani; fotografia: Alvaro Mancori; scenografia: Elio Costanzi; costumi: Elio Costanzi; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Ornella Vanoni, Frank Wolff, Jean Sorel; origine: Italia; produzione: Zebra Film, Fulco Film, Aera Film; durata: 30’



Una donna di malaffare, incarcerata per aver ferito il suo “protettore”, tenta di evadere dalla fortezza che la ospita, ma è bloccata da un giovane legionario. La triste condizione della ragazza e la sua disperata ansia di libertà sembrano commuovere il soldato.
a seguire

La Celestina P... R... (1964)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: Assia Noris, Giorgio Stegani, liberamente tratto dal racconto La Celestina di Fernando De Rojas; sceneggiatura: C. Lizzani, Massimo Franciosa, Luigi Magni; fotografia: Oberdan Trojani; scenografia: Enrico Tovaglieri; costumi: Sebastiano Soldati; musica: Piero Umiliani; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Assia Noris, Venantino Venantini, Beba Loncar, Raffaella Carrà, Marilù Tolo, Dahlia Lavi; origine: Italia; produzione: Aston Film; durata: 100’



Celestina è un’attivissima donna d’affari milanese, che si occupa di un genere di “public relations” non precisamente lecito, ma che le consente una vita piuttosto agiata anche se assai movimentata. Celestina, in effetti, non è altri che una “madame”, la quale usa le sue ragazze come esca per prendere all’amo i vari industriali e trasformarli in vittime. «Torna Assia Noris, assente dai nostri schermi dal 1945 […]. Ed è […] brava come ai tempi di Batticuore e di Un colpo di pistola. O meglio ha quelle qualità di disinvoltura e aggressività fotogenica che fanno il mostro sacro del cinema: con un simile potenziale divistico a Hollywood non l’avrebbero certo lasciata tanto tempo lontano dagli schermi» (Kezich).

Vietato ai minori di anni 14
ore 21.30

Il carabiniere a cavallo (1961)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: Antonio Pietrangeli, Ettore Scola, Ruggero Maccari; sceneggiatura: E., R. Maccari; fotografia: Gianni Di Venanzo; scenografia: Piero Gherardi; costumi: Lucia Mirisola; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Nino Manfredi, Peppino De Filippo, Annette Stroyberg, Maurizio Arena, Luciano Salce, Clelia Matania; origine: Italia; produzione: Maxima Film; durata: 95’



«Il carabiniere a cavallo Franco Bartolomucci vorrebbe sposare la fidanzata Letizia ma il regolamento dell’arma stabilisce che ciò è possibile solo dopo aver compiuto quindici anni di servizio attivo. Temendo di perdere l’affetto della ragazza, Franco decide di sposarla segretamente, con l’aiuto di un ex brigadiere, Tarquinio. Alla vigilia delle nozze a Franco, durante il suo turno di servizio al Pincio, gli viene rubato il cavallo . Per evitare provvedimenti disciplinari, lo sfortunato carabiniere rientra in caserma montando un cavallo da tiro preso a nolo. Il giorno dopo, celebrata la cerimonia nuziale insieme con la moglie e l’amico Tarquinio, si affanna alla ricerca della bestia. «È una specie di epigono del neorealismo rosa: il pretesto del furto porta il film nelle zone periferiche della Roma anni Sessanta, imprimendo alla commedia sfumature di denuncia sociale. Molti problemi con la censura che impose il taglio di numerose battute e aggiunse “a cavallo” al titolo originale Il carabiniere» (Mereghetti).
giovedì 23

ore 17.00

Lo svitato (1956)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto e sceneggiatura: Dario Fo, Fulvio Fo, Augusto Frassineti, C. Lizzani, Massimo Mida, Bruno Vailati; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Peck G. Avolio; costumi: Sartoria Fratelli Rame; musica: Roberto Nicolosi; montaggio: Enzo Alfonsi; interpreti: D. Fo, Franca Rame, Georgia Moll, Leo Pisani, Alberto Bonucci, Franco Parenti; origine: Italia; produzione: Galatea; durata: 98’



Achille, fattorino nella redazione di un giornale milanese della sera, è scambiato per un giornalista e riesce a mettere insieme un articolo sportivo-sentimentale, che in un giorno di magra viene pubblicato dal giornale. Ha poi l’occasione di fare un reportage fotografico e un’intervista con il mostro di via Emilia che gli fruttano una gratifica e un elogio da parte del direttore. Nel frattempo ha conosciuto Gigi, un maneggione, il quale lo induce a preparare insieme un furto in grande stile, per essere poi il primo a darne la notizia sul giornale. «Un film insolito: diciamolo subito. È un film comico in cui niente è nuovo, ma tutto è rinverdito e rinnovato in un clima di allegria che, partendo dalla vecchia farsa dei primi tempi del “muto”, arriva a caricature e a parodie di sapore originale e modernissimo, con intenzioni quasi sofisticate» (Rondi).
ore 19.00

La vita agra (1964)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: dal romanzo omonimo di Luciano Bianciardi; sceneggiatura: Sergio Amidei, Luciano Vincenzoni, C. Lizzani; fotografia: Erico Meczer; scenografia: Enrico Tovaglieri; costumi: Dario Della Corte; musica: Piero Piccioni; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Ugo Tognazzi, Giovanna Ralli, Rossana Martini, Gianpiero Albertini, Elio Crovetto, Nino Krisman; origine: Italia; produzione: Film Napoleon; durata: 104’



Addetto ai servizi culturali di una grande miniera, Luciano Bianchi viene licenziato, Per vendicare se stesso e i minatori uccisi da una grave esplosione, Luciano si reca a Milano deciso a far saltare con la dinamite l’imponente grattacielo dove ha sede la società mineraria. Qui incontra Anna, giovane corrispondente di un giornale di sinistra, della quale si innamora. Per poter vivere Luciano si adatta a fare il traduttore per una casa editrice, ma troverà la sua fortuna inserendosi brillantemente nella produzione di slogan pubblicitari. La sua genialità in questo lavoro, che lui tuttavia disprezza, gli varrà un’assunzione presso la stessa società che lo aveva licenziato. «Questa “storia socialpsicologica post-miracolistica” riesce a ricostruire con acutezza e originalità il disagio diffuso che gli anni del boom avevano fatto crescere nelle coscienze più lucide» (Mereghetti).

Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Ripley's Film, con il contributo della Presidenza del Consiglio Comunale di Roma e l'associazione I.S.E.-B.A. Friends

ore 21.00

Roma bene (1971)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: dal dramma Mani aperte sull’acqua di Luigi Bruno Di Belmonte; sceneggiatura: Luciano Vincenzoni, Nicola Badalucco con la collaborazione di C. Lizzani; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Adriana Berselli, Marina De Laurentiis; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Nino Manfredi, Senta Berger, Philippe Leroy, Virna Lisi, Mario Feliciani, Irene Papas; origine: Italia/Francia/Germania Occidentale; produzione: Castoro Film, Marianne Production, Oceania Filmproduktion; durata: 100’



Intorno al salotto della contessa Silvia Santi, moglie dell’industriale Giorgio Santi, ruotano alcuni dei personaggi più in vista dell’aristocrazia, della finanza, della politica e del clero: un ambiente apparentemente rispettabile, ma in realtà squallido e corrotto. «Roma bene è un film di impianto corale e con un intento fortemente morale realizzato per esplorare i vizi umani di una capitale ormai preda dei più bassi livelli di corruzione e di dissolutezza, alla stregua di un aggiornato Satyricon. […] Dramma, commedia, satira, denuncia sociale si intrecciano in questa versione aggiornata e incattivita della “dolce vita” felliniana, una coproduzione italo-franco tedesca a cui partecipa il più ricco e importante cast artistico di cui Lizzani abbia mai potuto disporre […]. Le intenzioni di Lizzani sono comunque fin troppo chiare: mentre al Nord le città industriali come Torino e Milano diventano sempre più invivibili e violente, terreno di scontro per bande malavitose sempre più organizzate e feroci, la capitale è preda della mollezza, dell’ozio, degli scandali della corruzione, totalmente incapace di governare un fenomeno così vasto e complesso» (Giacci).

Vietato ai minori di anni 14
venerdì 24

ore 17.00

Svegliati e uccidi (Lutring) (1966)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: Ugo Pirro, C. Lizzani; sceneggiatura: Ugo Pirro; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia e costumi: Franco Bottari; musica: Ennio Morricone; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Robert Hoffman, Lisa Gastoni, Gian Maria Volonté, Renato Nicolai, Claudio Volonté, Ottavio Fanfoni; origine: Italia/Francia; produzione: Castoro Film, Sanson Film, C.I.P.R.A.; durata: 99’



Luciano Lutring, figlio di un lattaio della periferia milanese, per far colpo su una ragazza che ha accettato di accompagnarlo, si appropria di un automobile. In seguito, a San Remo, per amore di Candida che si è unita a lui, il giovane ruba in una gioielleria. Ormai è entrato nel giro della “mala” e i suoi colpi, maldestri, monotoni, solitari, si ripetono un poco per abitudine, un poco per necessità, un poco per esibizione. «È un buon film, girato con piglio fervido da un Lizzani in ottima forma. […] La fotografia a colori di Armando Nannuzzi è splendida, il tedesco Robert Hoffman è un Lutring convincente, Gian Maria Volonté interpreta un poliziotto in maniera ambigua. E poi c’è Candida Lutring, cioè Lisa Gastoni: di gran lunga la più bella figura femminile vista al cinema negli ultimi tempi. Ecco finalmente un’attrice che non si preoccupa solo di apparire bella, ma che sposa nel bene e nel male la causa del suo personaggio. Il ritratto di Candida, che parte da un’apparizione a fianchi scoperti in un night-club e non risparmia gli episodi umilianti e le botte, è sostenuto da un’acuta pietà che sfiora la poesia tragica» (Kezich).

Vietato ai minori di anni 18
ore 19.00

Banditi a Milano (1968)

Regia: Carlo Lizzani; soggetto: C. Lizzani; sceneggiatura: C. Lizzani, Dino Maiuri, Massimo De Rita; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Enrico Tovaglieri; costumi: Sebastiano Soldati; musica: Riz Ortolani; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Gian Maria Volontè, Don Backy, Tomas Milian, Carla Gravina, Raymond Lovelock, Ezio Sancrotti; origine: Italia; produzione: Dino De Laurentiis Cinematografica; durata: 99’



Dopo un inserto sociologico che si propone di offrire una spiegazione di come il vizio, nei suoi multiformi aspetti, possa allignare e prosperare in una città ad alto potenziale tecnologico e dal diffuso benessere economico, nel film – ispirato alla rapina compiuta al Banco di Napoli il 25 settembre 1967 dalla banda Cavallaro e ai delitti che ne seguirono – sono messi a fuoco i protagonisti del dramma (autori, vittime, forze dell’ordine), i loro ambienti, le loro psicologie, e vengono descritti i momenti della preparazione e dell’esecuzione di questo crimine, e altri precedenti, fino alla strage finale. «A pochi mesi dai fatti, Lizzani […] gira il migliore dei suoi film ispirati alla cronaca nera […]. Sicuro nella struttura a flashback, secco e veloce nel seguire l’azione della polizia, convincente nel ricostruire un ambiente di confuso ribellismo e criminalità da consumismo. Volontà, con accento piemontese, è strepitoso nella di un personaggio odioso e complesso; Milian è uno dei primi commissari di ferro del cinema dell’epoca».
ore 21.00

Presentazione del libro di Emanuela Mascherini Memorie del cuscino (Castelvecchi, 2009)


sabato 25

Figure del femminile tra Cinema e Psicoanalisi

Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2010 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema della femminilità, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.

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