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Parole di guerra


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GENNAIO 1944



SABATO 1.1.44 - Si apre un nuovo periodo di vita. La situazione è ben diversa dall'anno scorso, ma incontestabilmente più ricca di valori morali.

L'anno scorso in Francia sulla Costa Azzurra, l'anno si è chiuso in mezzo ai miei soldati, ma in una parentesi di vita comoda, senza preoccupazioni, troppo facile e insignificante, certo non bene impiegata. Quest'anno in un campo di concentramento in Polonia, fra la neve. Quanto contrasto, quanta diversità di situazioni inimmaginabili! Ma la prova avrà i suoi frutti.228

Adunata breve. S. Messa e S. Comunione. Pane e burro (400 gr. di pane). Bietole rosse, lessate e minestra di rape, lunga e senza sapore. È arrivato il pacco a Del Torre e allora cambia radicalmente il menù della giornata.

Ha cominciato a offrirci stamane un buonissimo biscotto casa­lingo. A mezzogiorno ha offerto il prosciutto cosicché mi faccio due belle fette di pane, spalmate di burro e il prosciutto in mezzo. Mi sembrava di sognare. Poi ancora un biscotto e un pezzetto di squisita cioccolata. Dopo pranzo vengono distribuite le cipolle e la birra. Abbiamo deciso di invitare a cena il Cap. Frattoni ritornato fra noi dopo il periodo tras­corso alla cittadella. Il Maestro mette a disposizione le patate cosicché prepariamo uno squisito spezzatino. Ecco il menù della cena del primo giorno dell'anno: minestrone di orzo, patate e carne, denso, abbondante e ottimo. Asparagi con formaggio e burro; spezzatino di patate squisito. Insomma la pancia è piena; caffè (surrogato buonissimo). S. Rosario e Benedizione. Conferenza di De Bello sui poeti moderni, i crepuscolari e il futurismo229. Terminata la conferenza si è im­provvisato un concertino con tre violini per l'inaugurazione della sala convegno, alla quale ha presenziato il comandante del campo.


DOMENICA 2.1.44 - Durante la notte ha infuriato il vento. Questa mattina però la temperatura è più mite, la neve si è sciolta e il terreno si è reso addirittura sdrucciolevole. S. Messa e S. Comunione.

Pane e formaggio buonissimo. Minestra di bietole bianche, lunga e "brodosa". Dopo la minestra mangiamo il nostro castagnaccio che ci eravamo preparati per l'ultimo dell'anno: è veramente buono, in special modo per quei due strati di bietola rossa che vi abbiamo fatto. Il pomeriggio trascorre in partite a tre sette. Adunata. Metto un po' in ordine i nostri scaffali. Minestrone di orzo, patate e carne denso e veramente buono. S. Rosario. Ho scritto una cartolina a Marisa Saccaggi.230


LUNEDÌ 3.1.44 - Ho dormito poco questa notte. Fuori il vento infuriava, l’acqua penetrava nell'intervallo della doppia finestra. Questa mattina però la temperatura era piuttosto mite tanto che la neve si è sciolta completamente cedendo il posto ad una fan­ghiglia noiosa. L'adunata è breve, fuori la porta della baracca. Incominciano a circolare insistenti le voci dello spostamento che già da qualche giorno serpeggiano in sordina. Ci viene distribuito un altro bollettino per un pacco che spedisco immediatamente. Si parla di un arrivo numeroso di pacchi e posta ma intanto non si distribuisce né gli uni né l'altra. Pane, burro e zucchero. Zuppa di rape e bietole. Nel pomeriggio prepariamo il bucato. Breve adunata. Minestrone di patate, piselli e carne discreto. Corrono le voci più strampalate. Si fanno nomi di destinazioni probabili o addirittura sicure; c'è insomma una animazione piuttosto viva. Si parla anche della suprema illusione, forse per confortarci un po' del ritorno cioè in Italia. Magari fosse vero, ma sarebbe troppo bello per essere realizzabile. Sembra che partiamo solo noi, ufficiali di complemento che non abbiamo né aderito alla Repubblica, né al fronte del lavoro. Quale sarà la no­stra sorte? Ecco la domanda che ciascuno si pone dando ad essa le risposte più strambe e impensate. Ma un crudele interrogativo, denso di oscurità dubbiosa, risponde a tutti i perché, lasciando nella bocca di tutti una acre amarezza colorata di non speranza. Accarezzando qualche volta un sogno pensiamo all'Italia lontana, ma la realtà cruda del giorno ci richiama gettandoci in faccia un pugno di semi di girasole e una visione pungente di filo spinato. La funebre, quadrata, rigida cinta del campo tronca ogni velleità alla fantasia, smorza ogni entusiasmo, punge coi suoi spini l'animo che già sanguinante credeva fossero più umani. Quanti pensieri, quanti programmi, quante chimere, attraversano velocemente il pensiero del prigioniero, si incontrano, si intrecciano, fanno venire il capogiro e solo la volontà forte e energica riesce a vincere questo stato di ebbrezza meditativa. Solo con una scossa a noi stessi si riesce a ritornare nella realtà della quotidiana, monotona vita del campo, fatta di attesa e di meditazione. È la lotta continua, sagace, fatica dello spirito che scavalca ogni confine soffocato dalla statica barriera del reticolato. È il limite supremo alla speranza, è la muraglia che dovrà spezzarsi, che dovrà aprire il varco bramato allo straripare di migliaia di anime.

MARTEDÌ 4.1.44 - Anche stanotte il vento ha soffiato, ma la temperatura è sempre mite e il suolo coperto di fango. Adunata breve. Leggo un piacevole volume: Soloviov - "Il perturbatore della quiete"231. Prosa semplice, sobria ma efficace e pittorica, imperniata di umanità. Ci hanno distribuito una saponetta. Continuano a circolare le voci più strampalate sulla imminente partenza; si fanno ancora i nomi più svariati circa la destinazione, ma ufficialmente non c’è ancora nulla di preciso. A causa della partenza di quattro aderenti abbiamo cambiato gruppo. Pane e burro. Zuppa di bietole, molto lunga. Trascorro il pomeriggio nella lettura del romanzo. Camprini riceve il pacco. Breve adunata. Minestrone di patate e crauti, ottimo e denso. Inoltre Camprini ci offre un pezzetto di pane bianco, un biscotto, una noce e una prugna secca; il tutto coronato da due sigarette "Macedonia" che fumate, dopo essere abituati ai fortissimi "spilloni", non si sentono neanche. Dopo il rancio, terminata la lettura del romanzo, inizio quella del "Con­tratto sociale" di Rousseau232 in francese.




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