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1.5INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI


Nel 1979 la Società Botanica Italiana individuò l’Abetina di Laurenzana come biotopo di rilevante interesse vegetazionale e conservazionistico, anche se l’area perimetrata solo in parte è sovrapponibile con quella del SIC (SBI, 1979). L’Abetina di Laurenzana ospita uno dei nuclei relitti di abete bianco dell’Appennino lucano, di pregevole importanza anche sotto l’aspetto della conservazione del germoplasma. L’abete bianco vegeta in mescolanza con il cerro e con il faggio a formare consorzi che possono essere inquadrati nell’habitat prioritario 9220* “Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis”. In queste cenosi l’abete bianco si rinnova in maniera anche significativa. In particolare, le formazioni con abete bianco si rinvengono sui versanti più freschi e nelle zone di impluvio come lungo il vallone dell’Alvaneta e lungo alcuni solchi erosivi sulla sinistra orografica del vallone, e in una piccola area disgiunta in prossimità del confine occidentale del sito, in genere a quote superiori ai 1240 m e prevalentemente su versanti esposti a E-NE.

Buona parte del SIC è poi interessata dalla presenza di estese compagni forestali riferibili all’habitat 91M0 “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”. Esse occupano la zona centrale del SIC, con superfici continue su versanti esposti prevalentemente a Sud, con la sola eccezione di un’area ubicata nel settore settentrionale dove i versanti sono esposti a Nord-Ovest.

Sotto il profilo floristico nel SIC si segnala la presenza di taxa di notevole interesse conservazionistico e biogeografico, con specie citate nell’Atlante nazionale delle specie a rischio di estinzione (motivazione A) come Arum lucanum Cavara et Grande, con specie endemiche come: Acer neapolitanum Ten., Arum lucanum Cavara et Grande, Digitalis micrantha Roth, Euphorbia corallioides L., Luzula sicula Parl., Pimpinella anisoides V. Brig., Pulmonaria apennina Cristof. et Puppi, Salix apennina A. K. Skvortsov, Solenanthus apenninus (L.) Fisch. et C. A. Mey., Teucrium siculum (Raf.) Guss. Da evidenziare ancora la presenza di specie protette a livello internazionale, riportate in CITES o nell’allegato V della Dir. 92/43 CEE, rappresentate da diverse Orchidaceae come: Anacamptis pyramidalis (L.) Rich., Cephalanthera rubra (L.) Rich., Dactylorhiza maculata (L.) Soó, Dactylorhiza romana (Sebast.) Soó, Dactylorhiza sambucina (L.) Soó, Epipactis microphylla (Ehrh.) Sw., Epipactis viridiflora Hoffm. ex Krock., Epipogium aphyllum Sw., Limodorum abortivum (L.) Sw., Neottia nidus-avis (L.) Rich., Orchis mascula (L.) L., Platanthera bifolia (L.) Rchb., nonché da Cyclamen hederifolium Aiton, Ruscus aculeatus L.

Le specie protette a livello regionale (DPGR 55/2005) sono tutte le orchidee, insieme con Abies alba Mill., Arum lucanum Cavara et Grande, anche citati nelle Liste regionali, oltre a: Ilex aquifolium L., Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan, Narcissus poëticus L., Paeonia mascula (L.) Mill. Il SIC infine vanta la presenza di un notevole novero di specie rare e/o significative ai fini della caratterizzazione degli habitat come: Agrostemma githago L., Atropa bella-donna L., Circaea lutetiana L. subsp. lutetiana, Corydalis solida (L.) Clairv., Daphne laureola L., Dianthus armeria L. subsp. armeria, Hypericum hirsutum L., Juncus conglomeratus L., Luzula sicula Parl., Physospermum verticillatum (Waldst. et Kit.) Vis., Ranunculus millefoliatus Vahl, Salix apennina A. K. Skvortsov, Sorbus aucuparia L.

Infine per quanto attiene alle specie vegetali alloctone, si segnala la presenza di conifere esotiche impiegate in un rimboschimento al margine del SIC: Pinus nigra Arnold, P. wallichiana Jackson, P. radiata Don., P. sylvestris L., Picea excelsa (Lam) Link., Pseudotzuga menziesii (Mirbel) Franco, Cedrus atlantica (Endl.) Carrière. Queste specie tuttavia non si diffondono all’interno delle formazioni forestali naturali e, solo eccezionalmente, si rinnovano in posizione di orlo.

1.6INDICATORI FORESTALI


Nella trattazione di questo capitolo si è fatto riferimento agli indicatori contenuti nello schema DPSIR proposto dalla CdR.

Attività forestali (F.D. 1)


Da informazioni acquisite presso il Comando di Stazione Forestale di Laurenzana risulta che dalla data di Istituzione della Riserva Naturale Regionale Abetina di Laurenzana10 e, dunque, dal 1980 ad oggi, non è stata eseguita alcuna utilizzazione forestale.

Si ha invece notizia di utilizzazioni antecedenti, riepilogate nella Tabella 2.3 .7., eseguite quasi esclusivamente per soddisfare il diritto di uso civico di legnatico.

Tabella 2.3.7. Dati delle utilizzazioni per la località Abetina di Laurenzana (fonte Mancusi, 1989)

Periodo

Località

Prelievi

Note

1961-1970

Abetina, Abetina Cerrito

319 q.li

Uso civico

1970-71

Abetina-Cardosa, Zuppariello, Acqua delle Manche, Torrente Cerrito

1867 q.li

40% del materiale venduto a canne

60% uso civico



1973

Acqua la Pietra

150 q.li

Riscaldamento ufficio

1975

Abetina

1601,95 m steri

Uso civico

1979-82

Abetina-Ponte Pasquino

5776 m steri

Uso civico

Pascolo (F.D. 2)


Nella superficie del SIC non sono risultano state concesse fide pascolo in ottemperanza con quanto disposto dall’art. 13 del Regolamento per la Tutela e la Fruizione della Riserva Naturale Abetina di Laurenzana (cfr. Allegato 1), anche se, come si dirà nel seguito, all’interno dell’Abetina sono state riscontrate tracce di pascolamento.

Incendi (F.D. 3)


Da informazioni assunte presso il Comando di Stazione Forestale risulta che nel SIC, almeno a partire dal 1980 (data di istituzione della Riserva Naturale Regionale), non si sono verificati incendi.

Turismo (F.D. 4)


Non si segnalano impatti diretti derivanti da attività turistiche all’interno del SIC che risulta essere occasionalmente frequentato da amanti del trekking. Il transito ai veicoli nell’Abetina di Laurenzana è impedito dalla presenza di due sbarre, chiuse da lucchetto, poste ai due accessi lungo la pista principale che attraversa l’area.

All’interno del SIC è il Rifugio di Acqua della Pietra per il quale l’Amministrazione Provinciale di Potenza ha proposto l’istituzione di un Ecomuseo dell’Abete bianco. Nelle adiacenze del SIC è l’area attrezzata di Fontana Acqua della Pietra, utilizzata in occasione di scampagnate estive e, soprattutto, meta di gite ferragostane (cfr. video documentati sul web11). Fuori dal SIC, in località Ponte Pasquini, lungo la SP 60, vi è un edificio con area esterna sistemata che, nelle intenzioni dell’Amministrazione Comunale di Laurenzana dovrebbe essere adibito a Centro di Educazione Ambientale. Infine, a qualche chilometro dal SIC, è l’area attrezzata di Acqua del Prosciutto, di proprietà comunale, con fabbricati e spazi aperti che ospitano campi scout.


Stato delle foreste (F.S. 1)


I soprassuoli forestali occupano la totalità del SIC. Sono state identificate 5 tipologie forestali di 1^ livello, secondo la classificazione della Carta Forestale Regionale.

  • Boschi misti di faggio con abete bianco con faggio dominante o prevalente e presenza significativa di abete bianco >10% (categoria A3). In stazioni di versante con esposizione settentrionale e di forra del settore orientale del SIC sono stati rilevati popolamenti misti con faggio ed abete bianco ascrivibili alla fisionomia A3 della Carta Forestale Regionale. Si tratta di popolamenti di buona produttività che vegetano su suoli mediamente profondi e ben drenati. Sono caratterizzati da copertura continua e, sotto il profilo strutturale, si presentano come popolamenti stratificati nei quali l’abete bianco occupa il piano dominante e quello dominato con piante di varia età distribuite in maniera piuttosto irregolare. In questa tipologia forestale sono state rinvenute piante vetuste di abete bianco e di faggio e discreta quantità di legno morto in piedi ed a terra. Altro nucleo misto di faggio ed abete bianco è stato individuato nel settore nord-occidentale del SIC, in località Fontana Acqua la Pietra, alle pendici del Monte Tre Confini, dove l’abete bianco si rinviene con esemplari isolati vetusti aventi diametri superiori al metro ed altezze maggiori di 25 metri che svettano al di sopra delle chiome del faggio e con una giovane fustaia distribuita in piccoli gruppi, generalmente puri, di dimensioni minori.

  • Boschi misti di cerro e abete bianco, con cerro dominante o prevalente e presenza significativa di abete bianco >10% (categoria D4). Lungo la pista forestale che attraversa il SIC, partendo da località Ponte Pasquini, si incontra una fustaia mista di cerro e abete bianco in cui i rapporti di mescolanza variano localmente, così come la struttura verticale, generalmente ordinata in più piani. In particolare, la conifera è presente con esemplari appartenenti a diverse classi cronologiche, con altezza dominante di circa 18-20 m e diametri a petto d’uomo che raggiungono, negli esemplari maggiori, 40-50 cm. In questi soprassuoli s’incontrano densi nuclei di rinnovazione di abete bianco, soprattutto ai bordi della pista ed all’interno di piccole buche. Altre specie forestali mescolate per piede d’albero sono: Acer campestre L., Fagus sylvatica L., soprattutto nelle vallecole, Ostrya carpinifolia Scop.

  • Abetine naturali con abete bianco prevalente (categoria B4). In stazioni di forra, lungo le strette incisioni idrografiche comprese tra le località Acqua delle Manche e Ponte Pasquini è stato rilevato un soprassuolo pressoché puro di Abies alba Mill.. Si tratta di una giovane fustaia coetaneiforme a copertura continua, edificata da piante filate, con chioma inserita nel terzo superiore, con altezze dendrometriche superiori ai 20 m e con diametri di 20-25 cm. Piante isolate di faggio occupano posizioni marginali. All’interno di queste formazioni, l’abete bianco è anche presente con nuclei di rinnovazione ben distribuiti spazialmente. In queste cenosi è significativa la presenza di legno secco in piedi ed a terra, di medie e grosse dimensioni e di piante annose di abete bianco.

Tutte queste formazioni (categorie A3, D4, B4) sono state inquadrate nell’habitat prioritario 9220 “Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis”.
Recenti studi sulla relazione tra rinnovazione naturale, sulla distribuzione spaziale e sul microclima luminoso nelle formazioni miste di abete bianco dell’Abetina di Laurenzana (Nolè et al., 2003), hanno evidenziato tra l’altro quanto segue:

  • la presenza dell'abete bianco era più consistente in passato e interessava una zona più ampia, come documentato da diverse fonti di archivio;

  • la rinnovazione naturale di abete bianco presenta una significativa consistenza numerica ed un’interessante distribuzione spaziale ed a tratti è vigorosa per cui il processo di reclutamento dell'abete è attivamente alimentato da una discreta banca di semenzali, formata presumibilmente in modo continuo nel tempo;

  • i parametri dendrometrici studiati (area basimetrica, altezza dendrometrica, diametro massimo delle piante) testimoniano di condizioni ambientali decisamente favorevoli allo sviluppo del consorzio misto abete-cerro. In particolare, nell’area di studio e, a questo punto, si può aggiungere, in diversi settori del SIC, l’abete bianco prevale sul cerro sia in termini numerici sia di area basimetrica, con particolare riguardo al piano di rinnovazione;

  • i semenzali di abete bianco sono presenti sia sotto la copertura delle chiome, in virtù della capacità di acclimatazione all’ombra della specie, sia nelle discontinuità della copertura;

  • le condizioni luminose sottocopertura appaiono favorevoli alla rinnovazione dell’abete, che manifesta uno sviluppo continuo e regolare nel tempo;

  • i risultati dell’analisi di autocorrelazione spaziale sono compatibili con una comunità in cui il processo di rinnovazione è continuo nel tempo e che tende a strutturarsi per gruppi costituiti da piante di età e dimensioni diverse




  • Querceti con cerro dominante (categoria D1). Su vaste superfici, in continuità spaziale e localizzate nella parte centrale e nell’estremo lembo orientale del SIC, è stata rilevata la presenza di fustaie con cerro dominante o puro, nelle quali l’abete bianco è assente o comunque presente in misura inferiore al 10%. In particolare, è degna di rilievo nel settore N-E del SIC, in località Sorancio, la presenza di una fustaia a tratti matura con esemplari vetusti, senescenti, aventi diametri notevoli, superiori a 1,50 m, distribuiti alle volte secondo allineamenti regolari, verosimilmente a segnare confini di proprietà o limiti di uso del bosco. A questo proposito vale ricordare che sulla proprietà pubblica (Comune di Laurenzana) insistono livelli, ovvero porzioni di territori comunali gravate da canoni di natura enfiteutica che possono essere stati affrancati, transitando in questo modo alla proprietà privata. In queste porzioni di bosco, il soprassuolo principale è pressoché puro, presenta una copertura discontinua e, nel piano dominato, si segnala la presenza di Ilex aquifolium L., con nuclei di piante arborescenti, oltre che di: Rosa spp., Crataegus monogyna Jacq., Prunus spinosa L., Pyrus communis L., Crataegus oxyacantha L. In questo settore è anche presente rinnovazione naturale di cerro e di abete bianco, con piante sporadiche. Nella parte Sud del SIC, a ridosso della SP 60 che lambisce il sito (strada di collegamento tra la SS 92 e la SS 103), i soprassuoli formano un’estesa giovane fustaia coetaneiforme, monoplana, a copertura colma con piante slanciate, con altezze dendrometriche di 18-20 m e diametri medi di 20-30 cm, nella quale la presenza di agrifoglio ed abete bianco è estremamente sporadica. In una parte di questi soprassuoli, nei pressi della contrada Fausetta, in prossimità della pista forestale che segna il confine Nord del SIC, sono stati rilevati segni di pascolamento. Queste formazioni sono state attribuite all’habitat comunitario 91M0 “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”.

  • Rimboschimenti misti (categoria B7). Nel settore nord-orientale del SIC sono presenti rimboschimenti misti di conifere alloctone, realizzati presumibilmente intorno agli anni ’60-70. Le specie impiegate sono: Pinus nigra Arnold, Pinus wallichiana Jackson, Pinus radiata Don., Pinus sylvestris L., Picea excelsa (Lam) Link., Pseudotzuga menziesii (Mirbel) Franco, Cedrus atlantica (Endl.) Carrière. In generale i pini mostrano sintomi di sofferenza e scarso vigore vegetativo. Si segnala tuttavia un tratto di rimboschimento al cui interno si è insediata rinnovazione naturale di abete bianco, verosimilmente di provenienza locale. Al limite del SIC sono infine presenti coniferamenti per gruppi nella cerreta, realizzati principalmente con pino nero, che versano in precario stato vegetativo. In questi soprassuoli sarebbe auspicabile l’utilizzazione delle piante deperienti e secche potenzialmente pericolose per l’innesco o la diffusione di incendi.

Clima (F.P. 1)


Per quanto riguarda la caratterizzazione del clima, si è fatto riferimento a dati disponibili per le stazioni meteorologiche più prossime all’area del SIC. In generale, il reperimento dei dati ha evidenziato una notevole dispersione delle informazioni detenute da vari Enti (Università, Protezione Civile, ARPAB) e difficoltà contingenti nell’acquisizione materiale degli stessi.

Il quadro delle stazioni meteorologiche viciniori al SIC dell’Abetina di Laurenzana è rappresentato nella Tabella 2.3 .8.

Per concessione dell’ARPA di Basilicata sono stati forniti dati tabulati sulle serie pluviometriche giornaliere registrate a Laurenzana dal 1920 fino a giugno 2007, con interruzioni nei periodi 1940-50 e 1978-2001.

Tabella 2.3.8. Stazioni meteorologiche significative12



Stazione

Bacino

Strumenti

Altitudine

(coordinate)

Titolare dato

Dati del periodo

Laurenzana

La Terra

Pluviometro

850 m s.m.

(40°27’19’’,

15°58’33’’)


(ex Servizio Idrografico)/ARPAB

1920 - 2007

(con alcuni vuoti)


Sempre per la stazione di Laurenzana sono disponibili dati elaborati riferiti ad un periodo di osservazione di 56 anni (1920-1975) (Cantore et al., 1987), presentati nelle tabelle seguenti.



Il regime di precipitazioni evidenzia un timbro tipicamente mediterraneo con primo massimo in inverno, secondo massimo in autunno e minimo in estate

Tabella 2.3.9. Intensità media giornaliera e distribuzione stagionale delle precipitazioni (fonte Cantore et al., 1987)

Laurenzana

(850 m)

Anni

Totale

Intensità media giornaliera

inverno

primavera

estate

autunno

mm

g.p.

mm

g.p.

mm

g.p.

mm

g.p.

mm

g.p.

56

759

83

9,1

272

28

174

22

95

11

218

22

Tabella 2.3.10. Precipitazioni medie annue e mensili con relativi giorni piovosi (fonte Cantore et al., 1987)

Laurenzana

(850 m)

GEN

FEB

MAR

APR

MAG

GIU

LUG

AGO

SET

OTT

NOV

DIC

mm

93

72

68

53

53

38

31

26

53

70

95

107

g.p.

10

8

8

7

7

5

3

3

5

8

9

10

Tabella 2.3.11. Dati caratteristici delle precipitazioni e indici di umidità (fonte Cantore et al., 1987)

Stazione

Precipitazioni (mm)13

Indici di umidità

hMA/

hmA


hMA/

hA


hmA/

hA


hMsU/

hMsS


Laurenzana

(850 m)

hA

hMA

hmA

hMsU

hMsS

759

1129

513

107

26

2,20

1,49

0,68

4,1

L’analisi originale dei dati pluviometrici giornalieri ha consentito di ricavare gli eventi estremi del periodo 1920-2007, così come riportati nella Tabella 2.3 .12. Dalla lettura dei valori si evidenzia la ricorrenza di eventi giornalieri di precipitazione abbondanti che hanno consentito di sfiorare e, talvolta, di superare in un solo giorno le precipitazioni che mediamente cadono nei mesi più piovosi (es. 106 mm il 24/06/1926; 102,1 mm del 16/01/1961; 90 mm il 30/09/1925). Da questo punto di vista le precipitazioni particolarmente copiose riguardano le stagioni autunno-invernali e, quindi, sono da considerare eccezionali gli eventi verificatesi nel luglio del 1951, dell’agosto 1957 e del luglio 1973. Altra considerazione è che gli eventi eccezionali sembrano essersi ridotti in intensità nell’ultimo periodo, con l’ultima precipitazione giornaliera significativa verificatasi nel 2003.



Tabella 2.3.12. Quadro sinottico dei dati di precipitazione giornaliera massima (elaborazione da dati ARPAB)

Precipitazione max (mm)

Data

Precipitazione max (mm)

Data

Precipitazione max (mm)

Data

60,6

04/11/1920

80,0

26/12/1921

68,0

04/09/1922

53,0

03/12/1923

45,0

18/11/1924

90,0

30/09/1925

106,0

24/06/1926

52,0

30/12/1927

55,0

24/03/1928

65,0

11/11/1929

47,0

22/02/1930

60,0

22/02/1931

81,5

14/11/1932

47,2

14/01/1933

40,0

22/10/1934

48,6

22/11/1935

62,3

10/12/1936

64,6

12/09/1937

73,3

22/01/1938

35,0

09/05/1939

-

1940-1950

58,0

04/07/1951

32,7

07/12/1952

30,2

09/09/1953

55,3

18/02/1954

85,0

03/09/1955

41,0

22/11/1956

52,6

02/08/1957

34,8

07/11/1958

43,1

15/03/1959

32,5

17/05/1960

102,1

16/01/1961

43,9

06/11/1962

75,0

24/07/1963

47,0

25/12/1964

40,0

22/09/1965

36,0

24/04/1966

38,0

02/12/1967

58,0

06/02/1968

45,0

09/12/1969

30,0

19/09/1970

40,0

25/02/1971

54,0

19/01/1972

56,0

02/12/1973

42,0

07/10/1974

34,0

18/02/1975

35,0

06/11/1976

30,0

03/12/1977

-

1978-2001

51,4

01/12/2002

80,2

18/01/2003

44,8

12/11/2004

45,2

24/11/2005

48,0

11/03/2006

Nello specifico, per l’Abetina di Laurenzana, sono riportati i seguenti dati (Nolè et al., 2003):



  • precipitazioni medie annue comprese fra 1000 e 1200 mm, distribuite in modo irregolare, con massimi autunno-invernali e minimi estivi;

  • innevamento variabile da 23 a 41 gg., rispettivamente a 900 e a 1200 m s.m.

  • temperatura media annua è di circa 10° C, il mese più freddo è gennaio, quello più caldo agosto;

  • minime assolute in gennaio (-11,3° C) e massime assolute in agosto (37,1 °C), rilevate con una stazione meteorologica mobile che ha funzionato tra gennaio 2000 e luglio 2001.

Inoltre, la spazializzazione dei dati termo-pluviometrici interpolati su scala regionale (Cantore et al., 1997), consente di attribuire il territorio del SIC Abetina di Laurenzana:



  • al tipo umido secondo l’indice di aridità di De Martonne (30-40);

  • alla zona fitoclimatica del Fagetum caldo di Pavari-De Philippis.

Infine, secondo la classificazione biocenotica dello Schimd, la vegetazione della zona è da ascrivere al cingolo Q.T.A. (Quercus-Tilia-Acer) dominato dal cerro Quercus cerris e dal cingolo F.A (Fagus-Abies) dominato dal faggio (Famiglietti, Schmid, 1968).


Alterazione della funzionalità dei soprassuoli forestali (F.I. 1)


I soprassuoli forestali, come detto, presentano un soddisfacente stato vegetativo e buone prospettive in ordine alla capacità di rinnovazione. I fattori di minaccia legati all’attività antropica sono assenti (incendi, tagli di rapina) o molto limitati (pascolo).

Tuttavia si individuano come segni di alterazione significativi: la semplificazione strutturale e compositiva delle formazioni pure di cerro, la presenza di rimboschimenti e di rinfoltimenti realizzati con specie esotiche (conifere).


Pianificazione forestale (B.R. 1)


Per quanto riguarda la gestione forestale dell’Abetina di Laurenzana non vi è alcun Piano di Assestamento Forestale (PAF) vigente. Nel 1959 fu redatto a cura del prof. L. Susmel, il Piano economico dei beni silvo-pastorali del comune di Laurenzana, in cui ricade l’area del SIC, valido per il decennio 1959-1968. È stata inoltre acquisita e consultata una copia cartacea della Proposta di Revisione del Piano di Assestamento Forestale (Mancusi, 1989) che si configura come “piano economico sintetico”.

In quest’ultimo documento, a proposito degli indirizzi di gestione, si legge testualmente «viene suggerita la compartimentazione della foresta (proprietà comunale di Laurenzana, in cui il SIC ricade, n.d.r.) ritenuta più idonea a svolgere le funzioni di produzione legnosa, conservazione della natura e turistico-ricreativa (…). Vengono suggeriti i metodi più rispondenti a realizzare una pianificazione di dette funzioni, concreta ed efficace. Il lavoro elenca infine le necessarie integrazioni critiche a formulare uno schema di piano di assestamento valido per tutti i boschi ricadenti nel comprensorio in esame, adattabile per la pianificazione del patrimonio silvo-pastorale degli enti della zona».

Detto elaborato contiene un capitolo titolato Pianificazione della Riserva naturale che si dovrà tenere in debita considerazione nelle proposte di Misure di Tutela e Conservazione.

Gli indirizzi colturali del Piano Economico di Susmel si prefiggevano di ricreare le condizioni favorevoli alla rinnovazione naturale dell’abete bianco e di ripristinare la struttura disetanea, attraverso l'applicazione di tagli saltuari a gruppi, tagli a buche, tagli di sgombero di piante mature sovrastanti zone di rinnovazione affermata. Tali indicazioni colturali sono state disattese, in quanto le utilizzazioni previste dal PAF redatto dal prof. L. Susmel, per il periodo 1959-68, non sono state attuate secondo quanto contemplato nel piano particellare (Mancusi, 1989).



Per quanto concerne gli interventi colturali più idonei per il consorzio misto cerro-abete, sono valide le indicazioni tecniche contenute nel lavoro di Nolè et al., 2003, che di seguito di riassumono:

  • è evidente la necessità che gli interventi non abbiano carattere di uniformità, ma che piuttosto tengano debito conto della variabilità strutturale, compositiva e di densità che attualmente caratterizza il bosco;

  • assumendo come criterio guida degli interventi selvicolturali la presenza-assenza della rinnovazione di abete ed il suo stato di sviluppo, si renderanno necessari, a seconda dei casi, tagli che riducano la densità per incrementare l'irradianza relativa sotto copertura al fine di stimolare la crescita longitudinale dei semenzali, oppure tagli che provochino interruzioni di copertura di adeguate dimensioni (anche ottenibili con il taglio di una o poche piante di cerro, a seconda delle dimensioni della chioma) nei quali l'abete risulta in grado di edificare quei piccoli gruppi con caratteristico profilo a campana, sia perché già presente come prerinnovazione sia perché in queste discontinuità di copertura le condizioni di illuminazione sono favorevoli al suo insediamento e sviluppo.

Più in generale, si renderà necessaria:

  • l’adozione di adeguati strumenti di pianificazione e di gestione forestale coerenti con la conservazione degli habitat forestali;

  • procedere ad una graduale sostituzione delle specie forestali esotiche con specie forestali autoctone;

  • il monitoraggio e la mappatura dei tratti di boschi vetusti e degli esemplari monumentali di specie forestali;

  • la condivisione dello stato dell’arte di progetti in corso relativi all’analisi, alla raccolta, alla conservazione ex-situ ed alla propagazione del seme o di altro materiale di propagazione di abete bianco;

  • un’attenta valutazione ed opportuni aggiornamenti/integrazioni del Regolamento per la tutela e la fruizione della Riserva Naturale Abetina di Laurenzana, redatto nel 2007, a cura dell’Ufficio Parchi e Riserve della Provincia di Potenza (Allegato 1).
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