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SPECIE SCORZONERA LACINIATA


SCHEDA N 4

Nome scientifico Fam/gen Scorzonera laciniata L./Asteraceae/Scorzonera

Nome volgare scorzonera laciniata

Biologia Terofita scaposa pianta annua con asse fiorale allungato spesso privo di foglie; emicriptofita biennale con ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno: Pianta erbacea annuale o biennale, alta 10-15 cm, a radice fittonosa ,con fusti eretti, sparsamente ramificati in alto, striati, glabri o ± peloso-ragnatelosi allo stato giovane, talvolta minutamente tubercoloso-scabri.


Foglie basali pennatosette con segmenti lineari o strettamente lanceolati, disposte in rosetta svernante; le cauline alterne, sessili, pennatosette con lacinie lineari subopposte molto strette.
Inflorescenza formata da capolini cilindrici, alla fruttificazione allungati fino a 4 cm, e munita di una piccola brattea eretta, simile alle foglie; involucro con squame pluriseriate, lanceolate, spesso ± ragnatelose.
Fiori ermafroditi, giallo chiari, tutti ligulati, i periferici rossicci di sotto, in generale non o poco più lunghi dell'involucro.
Frutti sono acheni biancastri prolungati alla base in uno stipite cavo, ± rigonfio simulante il frutto; pappo bianco-sudicio a setole piumose, lungo ± quanto il frutto stesso. Fiorisce tra maggio -luglio

Distribuzione Paleotemp. - Eurasiatiche in senso lato, che ricompaiono anche nel Nordafrica. In Italia: Presente in Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria , Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Campania.Nel sic è presente in località “Refezzella” ( 370 metri s.l.m. e con esposizione W)


Ecologia Specie xerotermofila.Campi pietrosi, incolti, pendii aridi, da 0 a 1900 m.

Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC“Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue di Thero-brachypodietea” (cod. 6220).
Minacce non sono state riscontrate

Livello di minaccia nel SIC basso



Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.


 

Favorevole

Non favorevole – Inadeguato

Non favorevole - Cattivo

Sconociuto

('verde')

('giallo')

('rosso')

(informazioni insufficienti a fare una valutazione)

Range[1]

Stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento E non più piccolo del 'range favorevole di riferimento'

Ogni altra combinazione

Grande declino: Equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno nell’ambito del periodo specificato dallo SM

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

O

Più del 10% sotto il “range favorevole di riferimento”

Area coperta dall’habitat all’interno del range[2]

Stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento E non più piccolo del 'range favorevole di riferimento'

Ogni altra combinazione

Grande declino dell’area: Equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno (valore indicativo, lo SM può deviare da questo se adeguatamente giustificato) nell’ambito del periodo specificato dallo SM

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

E senza cambiamenti significativi nel pattern di distribuzione all’interno del range (se il dato è disponibile)

E

 

Con perdite importanti nel pattern di distribuzione all’interno del range

 

Più del 10% sotto l’‘area favorevole di riferimento’

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche[3])

Strutture e funzioni (incluse le specie tipiche) in buone condizioni e senza degradi/pressioni significativi.

Ogni altra combinazione

Più del 25% dell’area non è favorevole per le strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)[4]

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)

Le prospettive future per l’habitat sono eccellenti/buone, non è prevedibile nessun impatto significativo; la vitalità a lungo termine è assicurata.

Ogni altra combinazione

Le prospettive per l’habitat sono cattive, sono prevedibili gravi impatti; la vitalità a lungo termine non è assicurata.

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Valutazione globale dello Stato di Conservazione[5]

Tutti “verdi”

Uno o più “gialli” ma nessun “rosso”

Uno i più “rossi”

Due o più “sconosciuti” combinati con “verdi” O tutti “sconosciuti”

O

tre “verdi” e uno “sconosciuto”

SPECIE LINUM STRICTUM


SCHEDA N. 5

Nome scientifico Fam/Gen Linum strictum L./Linaceae/Linum

Nome volgare Lino minore

Biologia E’una T scap, una specie annua, alta 1-6 dm. Ha fiori gialli,foglie tutte alterne,finemente seghettate sul margine,spesso convolute,petali di 6-12 mm,dentellati e cigliato -ghiandolari sul bordo; petali giallo intenso ;sepali di 4-6 mm,capsula di 2-2.5 mm,stimma capitato. Fiorisce tra aprile –maggio.

Distribuzione Steno -Mediterraneo. In Italia è comune lungo la Penisola, Liguria ed Isole. In Italia Settentrionale,Trieste,Langhe è raro. Nel sic è presente in località “Refezzella” ( 370 metri s.l.m. e con esposizione W)
Ecologia Preferisce i terreni calcarei, è una xerofita, tipica di ambienti aridi, infatti si localizza su macchie e garighe tra 0 e 800m

Habitat/biotipo elettivo all’interno del SIC “Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue di Thero-brachypodietea” (cod. 6220).

Minacce non sono state riscontrate

Livello di minaccia nel SIC medio-basso



Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale


 

Favorevole

Non favorevole – Inadeguato

Non favorevole - Cattivo

Sconociuto

('verde')

('giallo')

('rosso')

(informazioni insufficienti a fare una valutazione)

Range[1]

Stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento E non più piccolo del 'range favorevole di riferimento'

Ogni altra combinazione

Grande declino: Equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno nell’ambito del periodo specificato dallo SM

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

O

Più del 10% sotto il “range favorevole di riferimento”

Area coperta dall’habitat all’interno del range[2]

Stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento E non più piccolo del 'range favorevole di riferimento'

Ogni altra combinazione

Grande declino dell’area: Equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno (valore indicativo, lo SM può deviare da questo se adeguatamente giustificato) nell’ambito del periodo specificato dallo SM

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

E senza cambiamenti significativi nel pattern di distribuzione all’interno del range (se il dato è disponibile)

E

 

Con perdite importanti nel pattern di distribuzione all’interno del range

 

Più del 10% sotto l’‘area favorevole di riferimento’

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche[3])

Strutture e funzioni (incluse le specie tipiche) in buone condizioni e senza degradi/pressioni significativi.

Ogni altra combinazione

Più del 25% dell’area non è favorevole per le strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche)[4]

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)

Le prospettive future per l’habitat sono eccellenti/buone, non è prevedibile nessun impatto significativo; la vitalità a lungo termine è assicurata.

Ogni altra combinazione

Le prospettive per l’habitat sono cattive, sono prevedibili gravi impatti; la vitalità a lungo termine non è assicurata.

Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti

Valutazione globale dello Stato di Conservazione[5]

Tutti “verdi”

Uno o più “gialli” ma nessun “rosso”

Uno i più “rossi”

Due o più “sconosciuti” combinati con “verdi” O tutti “sconosciuti”

O

tre “verdi” e uno “sconosciuto”


1.3. SCHEDE SPECIE FAUNISTICHE
1.3.1.

Uccelli migratori abituali elencati dell’allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 2009/147/CE

Nome scientifico: Pernis apivorus (Linnaeus, 1758)

Nome volgare: Falco pecchiaiolo

Biologia: Lungo 55 cm, e peso medio di 850 grammi. È un rapace caratterizzato dal colore del piumaggio con una fase chiara e una fase scura, dalla testa rotonda e prominente, e, dalla coda che termina con tre barre scure. I giovani sono bruni col petto barrato longitudinalmente; la base del becco è gialla (grigio-blu nell’adulto), l’iride è bruno scuro anziché arancio, le zampe sono brunastre e non gialle.

Distribuzione: Grande migratore, lascia l’Europa in settembre-ottobre per farvi ritorno in aprile-maggio.

Habitat: Frequenta tutti i tipi di ambienti boschivi, soprattutto quelli vicini a terreni aperti e soleggiati.

Alimentazione: Si nutre soprattutto di insetti (vespe, calabroni, api, ecc.) cui aggiunge vermi, rettili, piccoli mammiferi e anche frutti.

Consistenza delle popolazioni:

Minacce: Distruzione e trasformazione habitat riproduttivo, disboscamento, agricoltura intensiva, bracconaggio, contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, diminuzione delle risorse trofiche, disturbo ai nidi.

Livello di minaccia nel SIC: basso

Conservazione e Protezione:

Nome scientifico: Milvus milvus (Linnaeus, 1758)

Nome volgare: Nibbio reale

Biologia: Rapace di medie dimensioni sensibilmente più grande e snello della Poiana (Buteo buteo). Silhouette simile a quella del Nibbio bruno (Milvus migrans) ma più slanciata con coda lunga e profondamente forcuta. Colorazione, inoltre, più vivace, con evidenti tinte rossicce e pannelli bianchi in corrispondenza delle remiganti primarie. Le ali lunghe e relativamente sottili rendono il suo volo agile e leggero.

Migratore parziale, con le popolazioni nord-orientali migratrici che tendono a svernare nella parte sud dell’areale fino al Mediterraneo (Italia, Francia, Spagna).



Distribuzione: Specie politipica a distribuzione europea, con due nuclei principali concentrati in Germania e Spagna. In Italia è sedentaria e nidificante nelle regioni centro-meridionali e insulari anche se la distribuzione non è uniforme ma localizzata in tre nuclei distinti:

  1. Basilicata, Puglia, Calabria

  2. Molise-Abruzzo

  3. Monti della Tolfa (VT)

Scomparsa dalle parti settentrionali dell’areale toscano negli anni 60-70 dello scorso secolo. In tempi storici ritenuta nidificante comune nella penisola, ma già considerata in decremento.

Sono in corso due progetti di reintroduzione nelle Marche e in Toscana,.

In Basilicata diffusa in quasi tutto il territorio ed estremamente comune. Assente solo nelle due fasce costiere e in un’area Nord-Orientale al confine con le Province di Bari e Foggia.

Habitat: nidifica in ambienti di varia natura e composizione in presenza di macchie boscate o foreste mature di latifoglie, in prossimità di ampie zone aperte incolte o coltivate dove si alimenta. In Basilicata è frequente soprattutto negli ambiti collinari e lungo le ampie valli fluviali, dove frequenta pascoli cespugliati, aree agricole eterogenee e piccoli lembi di bosco. Come il nibbio bruno viene spesso osservato presso discariche di rifiuti solidi urbani e in prossimità di aree umide. In svernamento forma dormitori di diverse decine di individui. Diffusa soprattutto in area collinare, occasionalmente può essere osservata anche ad altitudini superiori ai 1.200 m.

Alimentazione: opportunista, ha uno spettro alimentare molto vasto, nutrendosi di piccoli mammiferi, uccelli, rettili, carcasse rinvenute lungo le strade a scorrimento veloce, rifiuti, ecc. .

Consistenza delle popolazioni: La popolazione europea viene stimata tra le 19.000 e le 24.000 coppie, di cui il 50% in Germania. In Italia stimate 300/400 coppie con tendenza al decremento o fluttuazioni annuali. In Basilicata stimate 200/250 coppie nidificanti.

La Basilicata, dunque, ha un ruolo strategico per la conservazione della specie in Italia, ospitando oltre il 60% della popolazione nazionale.

Durante l’inverno, inoltre, la popolazione lucana è ulteriormente incrementata da contingenti svernanti provenienti dalle aree più settentrionali dell’areale, dunque di notevole interesse conservazionistico risultano i tipici assembramenti invernali osservabili per questa specie.

Nella nostra regione il Nibbio reale è una presenza costante e visibile in ogni ambiente; questa prerogativa, però, non deve portare ad una sottovalutazione dell’importanza di questa specie a livello nazionale ed europeo.



Minacce: Distruzione e trasformazione dell’habitat di riproduzione e di alimentazione ma soprattutto la modificazione dei sistemi di conduzione agricola e allevamento del bestiame. Il pascolo brado, sempre meno diffuso, rappresenta infatti un’importante risorsa alimentare per questa specie (carcasse, placente,) oltre a consentire il mantenimento di quelle condizioni di eterogeneità ambientale tanto ricercate dal rapace. Bracconaggio; contaminazione da pesticidi e metalli pesanti; disturbo ai nidi.

Livello di minaccia nel SIC: basso

Conservazione e Protezione: SPEC 4; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; PArt. Prot. 157/92; Lista Rossa: in pericolo.

La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)



Nome scientifico: Milvus migrans (Boddaert, 1783)

Nome volgare: Nibbio bruno

Biologia: Rapace di medie dimensioni sensibilmente più grande e snello della Poiana (Buteo buteo). Silhouette simile a quella del Nibbio reale (Milvus milvus) ma meno slanciato con coda più corta e meno forcuta, che quando aperta appare di forma triangolare; colorazione più uniforme e meno contrastata. Nidifica su grossi alberi dove costruisce un nido di rami ben nascosto tra le fronde. Specie migratrice a lungo raggio, giunge nei quartieri di nidificazione in marzo-aprile dove si trattiene fino ad agosto. Sverna prevalentemente in Africa Sub-sahariana.

Distribuzione: specie politipica con distribuzione Paleartica-paleotropicale-australasiana. Popolazione europea concentrata in Russia, ma consistenti popolazioni riguardano Spagna, Francia e Italia.

In Italia la distribuzione frammentata, più uniforme nei settori prealpini, lungo il versante tirrenico centrale e sull’appenino meridionale. E’ presente una piccola popolazione in Sicilia occidentale.

In Basilicata nidifica diffusamente in gran parte del territorio regionale, risultando assente o molto raro solo dai settori spiccatamente appenninici.

Habitat: aree boscate con foreste miste di latifoglie, lembi di boschi in aree aperte, ambienti planiziali o rupestri circondate da zone aperte utilizzate per la caccia. Spesso osservato in prossimità di discariche di rifiuti solidi urbani e in prossimità di aree umide. Diffusa tra i 200 e 700 m di altitudine anche se in migrazione lo si osserva in una più ampia varietà di ambienti, anche in zone montuose.

La specie si muove in un territorio molto ampio utilizzando una vasta gamma di ambienti.



Alimentazione: Opportunista, si nutre di un’ampia gamma di alimenti tra cui rettili, piccoli mammiferi, carcasse rinvenute lungo le strade a scorrimento veloce, rifiuti, ma anche cadaveri di pesci, invertebrati, ecc…

Consistenza delle popolazioni: In Italia stimate 850-1200 coppie nidificanti con tendenza al decremento o fluttuazioni annuali. In Basilicata stimate 200-300 coppie nidificanti. Nel periodo che precede la migrazione post-riproduttiva (prima decade di Agosto) in Basilicata si concentrano stormi numerosi (fino ad oltre 700 individui) presumibilmente provenienti anche da altre regioni. Sotto questo profilo la Basilicata si pone come un sito strategico per la conservazione della specie.

Minacce: Distruzione e trasformazione habitat riproduttivo, disboscamento, abbandono del pascolo, agricoltura intensiva, bracconaggio, contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, diminuzione delle risorse trofiche, disturbo ai nidi.

Livello di minaccia nel SIC: basso

Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; PArt. Prot. 157/92; Lista Rossa: Vulnerabile.

La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)



Nome scientifico: Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)

Nome volgare: Falco di palude.

Biologia: Lunghezza 53 centimetri, peso medio 550 gr per il maschio e 850 grammi per la femmina. È un’albanella di grande taglia, dalle ali tricolori nel maschio, nella femmina il dorso, la testa, e i bordi delle ali sono di color crema. Silenzioso, questo rapace durante la parata nuziale emette dei gridi lamentosi che somigliano a quelli delle pavoncelle, o dei rumori striduli da ruota arrugginita.

Si insedia in un canneto o in un campo di giunchi. Il nido poggia su canne piegate sopra l’acqua ed è formato di cannucce, giunchi secchi, rami morti, mentre la coppa del nido è guarnita di erbe e foglie secche. I pulcini nidicoli dono coperti di un piumino spesso e rossastro con una striscia oculare scura. Abbandonano il nido tra il 34° ed il 40° giorno e si riproducono dopo 2-3 anni.



Distribuzione: Sedentario nel Sud d’Europa, è migratore parziale o di lungo corso nel caso delle popolazioni settentrionali e asiatiche. Queste abbandonano le zone di riproduzione tra agosto e ottobre per raggiungere i tropici o l’Africa del Nord.

Habitat: Frequenta gli ambienti umidi (rive di laghi, stagni, lagune) provvisti di canneti, ma anche campi coltivati e praterie.
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