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Maurizio cattelan e l’arte shock


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MAURIZIO CATTELAN E L’ARTE SHOCK
Guarda l'opera shock dell'artista italiano Maurizio Cattelan. Che emozioni ti suscita? Secondo te, cosa ha voluto rappresentare I'artista?
(Maurizio Cattelan: installazione esposta a Milano in piazza XXIV maggio, nel maggio 2004)

TESTO A


Introdurre alla fine del testo una delle due seguenti frasi: 1) sia rimossa da piazza XXIV maggio 2) continui ad essere esposta

Caso Cattelan, Moige: "Prima di far discutere le coscienze si rispettino i bambini"



Si fa sempre più aspra la polemica sul caso "Cattelan", 1'artista che a Milano ha scelto una piazza, per esporre la sua opera d'arte: tre bambini appesi ad un albero per il collo.

"E vero che I'arte serve anche a far discutere le coscienze, come ha detto 1'autore delle opere, ma non può diventare un mezzo per compiere una violenza sulla sensibilita dei bambini". Interviene cosi Alessandro Romano, coordinatore del Moige di Milano - Movimento Italiano Genitori - nelle pole-miche che si sono accese intorno all'opera


artistica di Maurizio Cattelan, rappresen-tante tre bambini appesi alla quercia secola-re di piazza XXIV maggio a Milano. "L'opera era esposta in un luogo pubblico e molti bambini vedendola sono rimasti tur-bati - prosegue Romano - perché ai loro occhi c'erano solo tre corpi di coetanei impiccati. Un'immagine raccapricciante per gli adulti, figuriamoci per dei minori che ancora non sono in grado di stabilire 1'esat-ta distanza tra la finzione e la realtà, e che non sono certo critici d'arte. Come Moige -continua Romano - non intendiamo entra-


www.genitori.it a

re nel merito del valore artistico dell'opera,


ma siamo convinti che per 1'esposizione di
simili cose ci sono luoghi studiati apposita-
mente molto più adatti di una piazza.
Dunque - conclude il coordinatore del
Moige di Milano - prima di pensare a far
discutere le coscienze si usi la coscienza per
rispettare i minori. Chiediamo pertanto che
1'opera di Cattelan

da www.genitori.it



TESTO B

Introdurre alla fine del testo una delle due seguenti frasi: 1) sia rimossa da piazza XXIV maggio 2) continui ad essere esposta

Un appello per I'opera di Maurizio Cattelan

Il compito dell'arte è creare immagini che ci stimolino a guardare la realtà in modo diverso, che ci facciano uscire dalla normalità. Quando questo succede è una sorpresa. Nello scambio tra fantasia, intuizione e suggestione degli eventi nasce la libertà di espressione artistica. Come tutte le libertà non è garantita, va discussa. È il dialogo critico che garantisce all'arte lunga vita. La metafora della violenza, attraverso l’immagine di tre fantocci di bambini impiccati a un albero, colpisce al cuore perché ci costringe a guardare oltre la normalità dell’informazione, e questo fa discutere. Fa discutere di più perché è in piazza XXIV maggio, un luogo aperto di Milano, e non in un luogo protetto. Dopotutto la questione della violenza e del pericolo che riguarda 1'infanzia e gli adulti è sotto gli occhi di tutti, entra in tutte le case attraverso informazioni che 1'utente non ha deciso. Discutiamo, ma non aboliamo le espressioni che turbano e provocano. Chiediamo quindi che l'opera di Maurizio Cattelan __________________________________


da un appello di un gruppo di direttori

di museo, critici d'arte, artisti, galleristi

pubblicato sul quotidiano L'Unità
ASCOLTO

Nei giorni in cui a Milano scoppiavano le polemiche per I 'installazione di Maurizio Cattelan, la trasmissione "Fahrenheit" di Radio 3 intervistava Antonio Tabucchi sull'argomento. Ascolta l'intervista e cerca di capire chi è Antonio Tabucchi e qual è la sua opinione su questa vicenda.

Rispondi alle domande.


  1. Perché secondo il giornalista l'opera è stata tolta dalla piazza?

  2. All'inizio dell'intervista Antonio Tabucchi fa una proposta
    provocatoria. Quale?

  3. Secondo Tabucchi, qual è il compito della letteratura?
    Cosa deve fare e cosa non deve fare?

  4. Quale metafora usa Tabucchi per spiegare la sua opinione sulla
    funzione della letteratura e dell'arte in generale?



ANALISI GRAMMATICALE

Questo brano, tratto dal testo A , è composto da due frasi (I e II). Leggilo e scegli la risposta giusta.

(I) "È vero che l'arte serve anche a far discutere le coscienze, (II) ma non può diventare un mezzo per compiere una violenza sulla sensibilità dei bambini."



Secondo te, 1'autore del brano:

  1. vuole dare più importanza alla frase I, per questo 1'ha messa nella posizione iniziale;

  2. vuole dare più importanza alla frase II, perché limita e in parte nega la prima;

  3. vuole dare la stessa importanza alle due frasi, non c'è un argomento più importante dell'altro.

Nella prima frase del brano precedente chi parla fa un’ affermazione, che viene poi limitata o parzialmente negata da una seconda affermazione introdotta da ma. Trova altri esempi del genere nei due articoli.
LETTURA
Leggi il testo seguente e inserisci negli spazi le parole della lista. Aiutati con le immagini.
L’alunno, i bimbi impiccati, calciobalilla, il cavallo, Due poliziotti, l’elefantino, John Fitzgerald Kennedy, Hollywood, il Papa, Hitler, lo scoiattolo, Zorro
Maurizio Cattelan ha capelli fitti, corti e grigi. Occhi accesi. Naso fuori misura. Il tono della sua voce è uniforme. Nessun accento. Quando ha impiccato i tre bimbi in vetroresina a una quercia di Milano è finito sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo: «Volevo dire qualcosa di chiaro su ciò che stiamo facendo al nostro futuro». Chiama le sue opere: «Cose». Chiama 1'arte: «La mia ultima spiaggia». Dice: «Se sapessi a cosa serve 1'arte, farei il collezionista». Non colleziona nulla. Non possiede nulla, tranne un pezzo della minuscola Wrong Gallery a New York. È autodidatta: «Essere autodidatta significa nessun maestro, tutti compagni di classe». Ai compagni di classe non ha insegnamenti da dare. Ai giovani artisti sì: «Diventate vecchi in fretta».
Maurizio Cattelan è nato a Padova nel 1960. Oggi è 1'artista italiano più famoso nel mondo. Alcune sue opere - esposte al Guggenheim di New York, al Contemporary Art di Los Angeles, al Louvre, a Torino, Venezia, Berlino, Hong Kong - hanno superato i 2 milioni e mezzo di dollari. Alcune sue opere sono sorprendenti e spiazzanti quanto il loro corrispettivo valore in denaro. Per esempio

, vestito di bianco, atterrato da un meteorite nero. Per esempio____________impagliato e sospeso al

soffitto. Per esempio che si è appena suicidato nella sua cucina; ______________ che è stato inchiodato, con due matite, al proprio banco;___________________ che se ne sta sdraiato nella bara a piedi nudi; la signora Betsy che abita dentro a un frigorifero; __________________________ che si nasconde perché (come tutti noi) ha paura dell'amore.
Maurizio Cattelan non si occupa di fama e di denaro. La fama e il denaro si occupano di lui. I media si occupano di lui. I musei, le fondazioni e i collezionisti miliardari si occupano di lui. Lui gira in scarpe da tennis, maglietta, borsa a tracolla, cappotto nero e sorriso intermittente. Vive in un monolocale nel quartiere Ticinese di Milano e in un bilocale nell'East Village di New York. È, normalmente, invisibile. H alcuni suoi doppi che vanno ai convegni o ai vernissage al posto suo. Che concedono interviste a suo nome. Spiega: «Sono timido. Non so parlare in pubblico. Conosco a memoria quel che non avrei da dire e dirlo mi annoia. Invece, sentire raccontare le mie cose da un altro è molto più divertente. E quasi sempre mi sorprende».

  1. Cattelan ha avuto molte vite a disposizione e molte altre se le è costruite a sua dimensione. A Padova, da ragazzo, frequen-
    tava 1'Istituto di Elettrotecnica. Ha fatto il cameriere, il cuoco, il giardiniere. Ha fatto 1'antennista a Venezia. L'infermiere in un ospedale e 1'assistente in un obitorio. L'obitorio ha coinciso con il punto più basso (o più alto) della sua storia. «Un gior-
    no ho detto: eccomi arrivato alla mia penultima spiaggia. Ora devo partire. Così mi sono lasciato tutto alle spalle e ho preso un treno per Bologna».

A Bologna, nel 1981, c'è molta creatività nell'aria. Lui entra nel circuito delle case in comune, delle notti condivise, della pioggia che non bagna. Si innamora, finisce a Forlì. Perché Forlì? «Un caso. Una grande casa vuota da abitare. È lì che comincia tutto. Il vuoto mi fa venire la nostal­gia dei mobili. Ma non ho i soldi per comprarli. Così comincio a pensarli. Un paio di amici disegnano quello che penso, altri costruiscono, usando oggetti che scelgo, tipo rami d'albero, ferro, plastica, scarti. Le cose che nascono, lampade, tavoli, piacciono a un sacco di gente. All’improvviso mi invento che posso fare il designer».

Così parte per Milano. Dice: «Faccio tutto per istinto. Tutto improvvisato, divertente, non funzionale. A metà tra desi­gn e arte». Ride: «Dopo un po' scopro che il design non mi viene tanto bene e divago ancora di più». Dice: «Posto che sia arrivato da qualche parte, sono arrivato all'arte per tentativi». Per arrivare da qualche parte imbroglia e ruba, come insegnava Marcel Duchamp che faceva passare una latrina per una fontana e la pipa per un manuale sull'arte. Anche Cattelan sovverte la banalità degli oggetti, alla maniera di Joseph Beuys e di Piero Manzoni. Triplica i tagli di Fontana, formando la zeta di ______________.

Espone la denuncia, in carta da bollo, per il furto dell'opera Invisibile, che neppure 1'autore è in grado di descrivere. Si finge pubblico, alla Fiera dell’ arte di Bologna, per esporre clandestinamente le immagini del suo __________________lungo 7 metri per 22 giocatori.

Falsifica ed espone 20 copertine della rivista Flash Art, ognuna delle quali riproduce una sua opera. Dice: «L'idea è questa: se non hai luoghi dove esporre, ti infili in quelli altrui. Se non hai riconoscimenti te li inventi». Invitato alla Biennale, affitta il proprio spazio a una casa di profumi francesi ed espone un'acqua di colonia. Invitato in una galleria, esibisce la propria fuga, esponendo lenzuola arrotolate alla finestra. Sopra alla collina più polverosa di Palermo installa la scritta cubitale "____________". Espone un ulivo.

Un dinosauro. Un asino che vola. Il proprio gallerista. _______________________a testa in giù. A chi gli chiede una spiegazione, dice: «Qualunque domanda tu ti faccia sulle mie cose, la risposta è in te. Ed è sbagliata».

Nel 1993 parte per New York. «New York ha dimen­sioni che mi destabilizzano. È una città che ti tiene in movimento e ti fa perdere l’equilibrio. Lavorando dieci ore al giorno, impiegato da me stesso, divento finalmente un artista».

Essere artista, per lui, significa «non fare più il cameriere di notte». Vive con 5 dollari al giorno. Vive in una casa

vuota: «Perché è il vuoto che mi concentra ». Regala i libri appena letti e i vestiti smessi. Vive da solo, ma circondato da

amici. Dorme con le lenzuola nere. Tiene un televisore sotto al letto. Ascolta Wagner. Studia Warhol e «il suo coraggio di parlare a tutti».

A New York pensa, guarda, inventa, ma non produce. Anche oggi. Per costruire le sue "cose" usa il telefono. «I1 telefono è il mio vero posto di lavoro». I suoi doppi sono artigiani italiani e francesi. Come l’imbalsamatore Michel Vaillier, che lavora sugli animali, o lo scultore Daniel Driet che lavora la cera e la vetroresina. Dice: «L'idea che sia 1'artista a manipolare la materia, non mi appartiene. Non so disegnare. Non so dipingere. Non so scolpire. Le mie cose non le tocco proprio».

Quello che tocca davvero, e fa vibrare, sono tutti gli interruttori della comunicazione. II suo Papa caduto, esposto a Varsavia, scatena un putiferio globale. Militanti cattolici assaltano 1'esposizione, vogliono a tutti i costi raddrizzare la statua, finiscono per spezzarle le gambe.

Il suo_________________inginocchiato in preghiera, diventa scandalo e «un orrore travestito da innocenza, una perversione».



a Milano fermano il traffico e vengono rifiutati dal Whitney Museum di New York.

Lui repli­ca con voce uniforme. «Per me il buon gusto, come il gusto, sono cose da gelatai. Per me 1'arte è vuota, trasparente: è un dispositivo per mettere in moto interpretazioni che appartengono a chi guarda. Alla fine sono gli spettatori a fare il lavoro degli artisti». E comunque: «Non ho mai fatto niente di più provocatorio e spietato di ciò che vedo tutti i giorni intorno a me. lo sono solo una spugna. O un altoparlante».


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