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Lorenzo Negri L’uomo sbagliato


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Le parole del maestro risuonarono secche nel silenzio del corridoio.

Quando gli altri alunni si furono allontanati Marco si rivolse ai due ragazzi con il tono più severo che riuscì a recuperare in quell’attimo, divenuto anche per lui drammatico.

Il suo istinto sapeva già come erano andate le cose e vedeva che Alex era stato spinto a tanto dalle astuzie di Luca, diventato così ancora più grande ed importante nella gerarchia di quel piccolo branco.

Il suo istinto pretendeva che Luca fosse preso a sberle davanti a tutti.

Invece disse:- Ragazzi, quello che fate fuori di scuola non dovrebbe riguardare i vostri insegnanti, ma i vostri genitori. Quindi sarò costretto a parlarne con loro. E’ vero quello che ha detto Tony?

Alex in quella scoppiò.

Schizzando lacrime e saliva si avventò contro Luca e gli sferrò un calcione negli stinchi.

Luca gridò per il dolore e cominciò a piangere come un vitello.

Alex gli si gettò contro e lo avrebbe di nuovo colpito se Marco non lo avesse immobilizzato afferrandolo da dietro, stringendolo al petto e sollevandolo in aria.

Alex urlava insulti di ogni genere e scalciava cercando di divincolarsi.

Il maestro cominciò a girare su se stesso sempre più veloce, roteando come un derviscio, come un pattinatore in una figura complessa che aveva poco d’artistico, ma che ottenne, come già sperimentato, il risultato di calmare il ragazzo in qualche secondo.

- Ticcia..è tutta colpa sua, io non volevo, sono stati anche gli altri a dirmi Dai fallo. Fai vedere che hai il coraggio...

Ora Alex singhiozzava ed aveva il moccio al naso.

Meccanicamente Marco Bacci si frugò in tasca ed estrasse una confezione di fazzoletti di carta. Erano quelli che Laura gli aveva offerto quella stessa mattina.

Laura.


Sembrava ormai così lontana ed era trascorsa soltanto un’ora.

Il ricordo di quel momento così particolare gli diede comunque un pizzico di ricarica.

Si chinò e mentre con un fazzoletto cercava di pulire il viso di Alex, porse gli altri a Luca che si massaggiava la tibia contusa.

- Ticcia...- biascicò Alex – Non lo dire alla mia mamma. Vero che non glielo dici?

Luca s’intromise.

- Io ai miei genitori l’ho già detto da un pezzo.

- E loro?- domandò Marco

- Loro? Niente. Si sono fatti una risata. La mamma mi ha detto di non farlo più che poi chissà cosa pensano. Magari pensano che sono un gay mentre io voglio essere bisex.Tutto qua, mica si sono arrabbiati.

Era un bluff.

Per Marco non era difficile capirlo.

Luca non ne aveva mai parlato ai genitori che erano ambiziosi e sempre attenti all’immagine della famiglia.

Se avessero avuto sentore di una cosa del genere, avrebbero agito per evitare al ragazzo una scena simile.

Anzi avrebbero fatto in modo di mettere in preallarme gli insegnanti presentando Luca come una vittima di abusi sessuali da parte dei compagni.

- Quindi non avrai nessun problema a scrivere sul diario che domani voglio parlare con tuo padre.- disse Marco, spiando la reazione del bambino.

- Certo che no. Però mio padre va in banca molto presto e ha sempre da fare. Non può neanche accompagnarmi a scuola. Lui esce prima. Alle otto e dieci deve aprire la banca.

- Non credevo che i direttori di banca avessero di queste incombenze- insinuò il maestro.

- Eh! Lui sì. Mi spiace, ma credo che non potrà venire – replicò Luca trionfante.

Marco Bacci prese tempo e gli osservò la gamba dolente.

Un segno rosso e ben marcato sottolineava il punto d’impatto tra la tibia e la scarpa di Alex.

- Alex un attimo fa mi hai detto che ci sono stati altri bambini ad incitarti. Chi erano?

- Gabi e Dario e il Fiacca.

- Faremo iconti anche con loro. OK Alex, adesso vai in classe e stai buono.

A capo chino, pieno di vergogna, Alex rientrò e si sedette al suo posto.

Marco affrontò Luca.

- Dunque Luca,domattina io sarò a scuola alle otto e tuo padre dovrà perdere qualche minuto per parlare con me. Se alle otto e cinque non lo vedrò arrivare, lo chiamerò al cellulare e gli spiegherò per quale motivo ho assoluta urgenza di parlare con lui.

Luca sbiancò, i suoi occhi si velarono di nuove lacrime e corse in classe.

Il maestro lo seguì a ruota.

Si sfilò il giubbotto e lo lanciò sopra alla sedia, quindi si sedette sulla cattedra , si sovvenne che Luca Festa si era tenuto i fazzoletti che gli aveva dato Laura.

- Luca ridammi i fazzoletti di carta.

Il ragazzo si avvicinò e li posò sulla cattedra senza guardare l’insegnante.

- Prendete tutti il quaderno d’Inglese e scrivete al centro in rosso dettato con la d maiuscola. Nella riga seguente aperte le virgolette lettera maiuscola il bullismo due punti come riconoscerlo e come sconfiggerlo chiuse le virgolette punto.

Qualcuno osò domandare:- Teacher, non si va più in laboratorio?

- No per oggi abbiamo qualcosa di più importante. Taci e scrivi.
Alle dodici e un quarto Marco Bacci uscì di scuola. La stretta via era densa di auto e di fumo. Tutte le madri erano corse a prendere i loro pargoli e avevano parcheggiato le loro automobiline alla rinfusa, sui passi carrai, sugli angoli dei marciapiedi, in seconda fila, ovunque e comunque.

Ora ci sarebbe voluta una buona mezzora per sbloccare la situazione.

Sarebbero arrivati i vigili e ci sarebbero state le solite discussioni.

La maggior parte degli alunni era domiciliata a non più di dieci minuti di cammino.

Marco Bacci vide tra le auto imbottigliate la BMW nera di Franco Faggioni.

Amaranta era seduta al suo fianco.

Il marito, adesso, l’accompagnava e la veniva a prendere tutti i giorni.

Voleva evitare situazioni di contatto tra Amaranta e Marco.

Ma non ce n’era bisogno. La donna lo evitava,

Quando fu palese che la loro relazione era stata scoperta, Amaranta aveva dichiarato di essere pronta a fuggire con lui. Risoluta a mettersi in strada verso quella nuova avventura. Ma chiedeva certezze.

Marco al contrario non era pronto.

Prima di tutto sentiva l’esigenza di chiarire delle cose con la propria moglie. Poi sentiva che era giunto il momento di capire qualcosa di più di se stesso e del fallimento della sua relazione coniugale per vedere se era possibile tentarne un salvataggio in extremis.

Ovviamente né la moglie, né Amaranta erano interessate a convivere con i suoi dubbi e le sue interminabili incertezze ed entrambe facevano il possibile per tenerlo lontano.

Come dar loro torto? Come non comprendere la loro diffidenza.

In fin dei conti Marco credeva di comprendere anche il Faggioni.

Anche se nei suoi incubi continuava ad aggredirlo, sfogando così il suo rancore per essere stato, spiato, frugato e derubato della sua privacy, durante il giorno si rendeva conto che forse anche lui, nei panni del coniuge tradito, avrebbe potuto agire allo stesso modo.

Non sono forse connaturate al nostro essere mammiferi sia la territorialità che la difesa delle proprie femmine e della prole?

Quindi perchè giudicare male chi aveva agito secondo le leggi della natura ricalcando schemi tipici del maschio sapiens sapiens?

Aggrapandosi alle sue elucubrazioni, passò loro accanto e finse di non averli visti.

Proseguì osteggiando una finta tranquillità, sapendo che entro pochi secondi avrebbe svoltato sul Naviglio, lasciandoseli alle spalle, nervosi ed incazzati, sprofondati nei loro sedili di pelle scura, prigionieri del traffico e della loro cronica impossibilità di comunicare.

Povera Amaranta!

Povero Franco!

La sua solitudine era molto più confortevole della loro convivenza forzata.

Marco Bacci era convinto di poter trovare una strada per guarire i propri dolori, mettendosi continuamente in discussione, studiandosi per riuscire a disegnare nuove prospettive d’esistenza, trasformando i suoi grandi difetti in piccole virtù.

Loro no. Potevano solo continuare a tracciare col vetriolo solchi di rabbia sul disco, ormai gracchiante, della loro vita coniugale.
Giunto a casa, Marco Bacci passò uno strano pomeriggio.

L’inatteso incontro con Laura, il presentimento di essere ancora spiato, le tristi vicende degli alunni, la visione dei coniugi Faggioni, tutto quanto aveva concorso a suscitare in lui un cocktail di emozioni contrastanti.

Si sentiva agitato, teso, ma al contempo vivo e reattivo come da molto non gli accadeva.

Un solicello color Olio Sasso si era deciso ad imporsi sulle nuvole e dopo una simulazione di pranzo a base di formaggi e verdure bollite, cercò di dedicarsi a qualche lettura che purtroppo non riuscì a seguire per mancanza del minimo di concentrazione richiesto. Ogni volta che voltava pagina aveva dimenticato il senso di ciò che aveva appena letto.

Si risolse infine ad allacciarsi le scarpe da jogging e passò un paio d’ore girando tra lo stadio di S Siro, l’Ippodromo ed il Parco di Trenno.

Dopo la doccia di rito cominciò a provare un piacevole senso di relax. Nuovamente nudo davanti allo specchio si guardò con occhi diversi.

Erano passate poco più di dodici ore da quando un TRADITORE intriso di sensi di colpa aveva cercato di ripulirsi dai neri umori notturni. Adesso Marco guardava quasi con simpatia quel cicciottello già in piazza e prossimo alla canizie.

Il suo faccione tondo da Charlie Brown incorniciato dalla barba sale e pepe suscitava tenerezza e simpatia, come quel piselluccio penzolante sotto la pancia, simile ad un esserino in cerca di coccole e protezione.

Bisognava trovare il modo di perdonarlo e ricominciare a volergli bene.

Prima di rivestirsi Marco si promise una cena adeguata con un menù Sushi al ristorante Wu dove un gruppo di cinesi sfidava con discreto successo le regole dei cuochi-samurai del Sol Levante ad un prezzo più che abbordabile.

Quando, ben sazio, si buttò nel letto, si accorse subito di esser pronto per una buona dormita. In una sorta di preghiera rese grazie alla birra cinese e al sake caldo. Ma anche alla simpatica Elisa dagli occhi a mandorla che lo aveva servito e divertito per tutta la cena,

- Tu mangia semple tloppo e beve tloppa billa. Tu pancione tloppo glosso- gli diceva sorridendo.

Anche sua moglie lo rimproverava spesso per i suoi peccati di gola, ma non era mai riuscita a farlo ridere così di gusto.


Capitolo secondo
" Vai Girardengo,vai grande campione, nessuno ti segue su quello stradone. Vai Girardengooo!"

A squarciagola, con il cuore più leggero e quasi contento, Marco Bacci stonava allegramente la canzonetta di De Gregori mentre pedalava sul largo cavalcavia, intitolato a Don Milani.

Il grande ponte volava sopra i binari della ferrovia e sul Naviglio Grande, unendo i due storici quartieri del Giambellino e della Barona, con tutto il loro passato e il loro antico carattere seppellito sotto la cappa equalizzante del cemento armato.

Addio Cerutti Gino, addio Bar Biliardo, addio Riccardo, addio vecchi contrabbandieri di sigarette, tacchi, dadi e datteri. La città omogeneizzata ha altro cui pensare e basta con le malinconie!

Nulla permane immutabile, meno che mai le metropoli.

Si sorprese a sperare che il colloquio con il padre di Luca Festa potesse essere rapido e conciso, per aver modo di tornare velocemente alla pasticceria entro le otto e un quarto e magari incontrare Laura che usciva. Forse si sarebbe offerto di accompagnarla all'ufficio. Magari lei avrebbe riso della sua vecchia bici, o forse gli avrebbe chiesto come mai quella mattina fosse così allegro, dandogli l'opportunità di risponderle scimmiottando il Pertrarca : Per la luce che dagli occhi di Madonna Laura il mio cor d'Amor infonde. No, meglio lasciar perdere il Trecento. Non poteva funzionare. Bisognava cercare di sembrare un po' meno antiquati, un po' più brillanti.

Leggerezza, freschezza , tatto e simpatia.

Il pensiero di qualcosa di simpatico non riuscì a concretizzarsi perché l'odiosa sagoma del dottor Festa si stagliò davanti all'ingresso della scuola.

L'uomo aspettava con aria seccata appoggiato al suo elegante fuoristrada dalle grandi ruote tassellate, strumento indispensabile per raggiungere le sedi centrali delle banche più importanti situate nella jungla di sensi unici e divieti di sosta attorno al Duomo.

Marco Bacci, lasciando scorrere le ruote della sua bici, approfittò di un passo carraio per salire sul marciapiede, quindi sistemandosi sul solo pedale sinistro come se fosse su un monopattino, percorse in quella posizione da postino gli ultimi metri, arrestandosi con un leggero colpo di freno e un elegante saltello proprio davanti a mister babbo di Luca.

Guardò immediatamente il grosso orologio accanto al portone che segnava le otto precise e poi tese la mano al genitore.

- La puntualità è la virtù dei re, vero dottore?- disse con fare amichevole, accompagnando il gesto e la frase con un largo sorriso.

La sua stretta di mano incontrò qualcosa di viscidamente floscio e il suo sorriso rimbalzò su una smorfia di labbra gommose, protruse e serrate come un culo di gallina.

Non poteva esserci un inizio peggiore.

Marco Bacci scusandosi si voltò , aggeggiò qualche secondo con il lucchetto della bicicletta, poi con un cenno lo invitò ad entrare.

Sanvito decifrò rapidamente la situazione e offrì loro un'auletta che di solito veniva usata per le attività degli insegnanti di sostegno con i bambini handicappati.

Steso sul pavimento di linoleum verde c'era un foglio di carta da pacco in cui campeggiava un enorme drago azzurro e verde dalla cui bocca uscivano grandi fiamme. Ai suoi piedi un bimbo con i capelli biondi e ritti sulla testa alzava al cielo due lunghissime braccia e dal suo fumetto gridava terrorizzato "Aiuto! Un terribile drago! "

Anche Marco Bacci avrebbe voluto poter alzare le braccia, gridare e scappare altrove.

Invece invitò il suo interlocutore a sedersi su una piccola sedia di plastica verde e fece altrettanto.

La sproporzione tra i corpi di quei due omoni e le seggioline conferiva un'aria surreale a tutta la situazione.

- Immagino che Luca l'abbia informata del motivo di questa convocazione.- esordì l'insegnante.

-Purtroppo sì e devo dire che ne sono rimasto spiacevolmente sorpreso.

- Non lo dica a me, avrei voluto non credere alle mie orecchie.

- Maestro, non è quello che è accaduto che mi infastidisce. Queste sono ragazzate.. E' il suo modo di enfatizzare la vicenda che trovo estremamente fuori luogo.

Qualche corda si spezzò in un angolo imprecisato dell'anima di Marco Bacci.

Nel suo sangue adesso correvano pericolose bolle di rabbia che avrebbero potuto esplodere per un nonnulla.

Respirò profondamente mentre la temperatura della sua ira stava raggiungendo un punto critico. Si impose di resistere.

-In cosa consisterebbe l'enfatizzazione?

- Nell'urgenza che lei ha voluto erroneamente attribuire a questo colloquio, nella maniera in cui lo ha imposto. Mio figlio era estremamente turbato da tutto ciò.

- Sono contento di questo turbamento. - lo interruppe il maestro- Significa che il ragazzo sta prendendo coscienza che le sue azioni hanno avuto conseguenze negative, per lui e per una serie di altre persone: in primo luogo per Alex, anche se non credo che Luca sia capace di prenderlo in sufficiente considerazione. Mi spiego meglio. Luca e i suoi compagni, non reputano Alex come un loro pari, lo trattano come se fosse un animale con cui ci si può divertire infliggendogli ogni genere di tortura.

- Ma si rende conto di quello che sta dicendo? Lei si sta occupando della vita privata ed extrascolastica di mio figlio, in un periodo in cui le scuole erano chiuse. Si permette di esprimere giudizi morali sul suo comportamento, anche quando non solo non le sono stati richiesti, ma addirittura lei non ha né gli elementi per poter giudicare correttamente né la posizione di uomo integerrimo al di sopra di ogni sospetto.

- Che intende dire?

- Dico che sul suo conto, sulla sua vita coniugale e su quello che combina con le sue colleghe, si è avuto più volte modo di scambiare qualche divertente battuta con i genitori degli altri ragazzi, un po' per ingannare l'attesa all'uscita di scuola e un po' per cercare di farsi un quadro più completo delle persone che dovrebbero educare i nostri figli.. Abbiamo molti motivi per ritenere che per i nostri ragazzi sia molto meglio apprendere da lei solo qualche innocua canzoncina in inglese e riporre la loro educazione, soprattutto quella affettiva e sessuale, in mani più sicure e più pulite.

Marco Bacci immaginò se stesso alzarsi ed afferrare il bavero della giacca di quel borioso per sollevarlo di peso dalla seggiolina, in modo da vederlo boccheggiare di paura l'attimo prima di ricevere una potente testata sul setto nasale.

Riuscì ad accontentarsi di questo sogno ad occhi aperti e, digrignando i denti e stringendo forte i pugni sprofondati nelle tasche del giubbotto, continuò con la voce che era ormai divenuta un ringhio rabbioso:

- Senta, questa sua difesa ad oltranza del comportamento di Luca è veramente stupida. Questo gusto di tirare merda in faccia a chi sottolinea gli errori dei nostri ragazzi con lo scopo di privare ogni potenziale educatore della benché minima autorità, mi sembra oltremodo deleterio . Voglio però darle qualche altro elemento per poter ridere meglio alle mie spalle e per aggiunger un tassello al quadro che vi state facendo del sottoscritto.

- Maestro, la prego di controllarsi. Mantenga un contegno e un linguaggio adatto alla...

- Mi faccia il piacere di tacere e ascoltare quanto le sto per dire.

Il tono e l'espressione infuriata dell'insegnante ottennero l'effetto desiderato e il genitore si dispose all'ascolto.

-Quando avevo su per giù l'età di Luca, i miei genitori scoprirono che io e i miei amici passavamo delle buone mezz'ore con le brache calate a confrontarci i pisellini, nascosti tra qualche cespuglio.

Purtroppo quando un ragazzo ne esibì uno che sembrava esageratamente più lungo del mio feci di tutto per convincere lui e gli altri che quel pisello doveva essere visto dal dottore e tagliato perché presentava i sintomi di una grave malattia. L'invidia mi aveva fatto diventare convincente ed il ragazzino scappò tremante di paura per la sorte che lo attendeva.. Anche in quel caso ci fu un piccolo scandalo perché il ragazzino angosciato raccontò ogni cosa ai suoi genitori che lo dissero ai miei e a quelli degli altri.

Mio padre fu capace di punirmi, con severità. La punizione mi fece benissimo perché avendo espiato mi sentii poi la coscienza più leggera. Ma mio padre seppe anche fare un'altra cosa estremamente importante: mi fece capire che la mia curiosità nei confronti degli organi genitali e del sesso era una cosa sacrosanta a dieci anni, invece terrorizzare un compagno facendogli credere che prima o poi potrebbe essere mutilato è sempre e comunque una grossa crudeltà. Da lei mi aspettavo qualcosa del genere, ma avrei dovuto immaginare dai nostri precedenti incontri che non ne sarebbe stato capace. Lei ha preferito sdrammatizzare . Su quello che riguarda la componente sessuale della vicenda forse ha fatto anche bene, ma non avrebbe dovuto sorvolare sul modo in cui Luca ha soddisfatto la sua curiosità. Sugli atteggiamenti da piccolo mafioso e soprattutto sul fatto che ha abusato dell'inferiorità di un ragazzo in palese stato d’inferiorità. Il suo eccesso di protezione non favorirà nessuno, anzi guasterà e non aiuterà il vostro rapporto tra padre e figlio. Peccato, per lei e ancor più per Luca.

In quanto ai pettegolezzi sulla mia vita sessuale ed affettiva, mi sembra che per ora vi stiate ancora divertendo. Se per caso voleste passare in Direzione e sollecitare un mio trasferimento, vi prego vivamente di farlo. A questo punto mi sarebbe estremamente gradito. Ma non pensi di potermi intimidire. Continuerò ad occuparmi della vita dei miei alunni e cercherò di dar loro il massimo degli insegnamenti etici di cui sono capace. Questo mi importa molto di più della conoscenza di qualche balbettio nella lingua d'Albione.

Marco Bacci si alzò in piedi

Il dottor Festa aveva accusato il colpo.

Qualcosa nel monologo del maestro di suo figlio gli aveva fatto male. Gonfiava le gote e sbuffava come se volesse soffiar via un dolore interiore.

Si aggiustò l'enorme nodo della cravatta di seta che sbrilluccicava come un antico damasco, ma a Marco non sfuggì che quell'atto serviva al suo avversario per poter abbassare lo sguardo e infilare due dita nel colletto, in modo da allargarlo per respirare meglio.

Ora doveva tendergli una mano e aiutarlo a risollevarsi.

- Luca avrebbe bisogno di sentire che lei ed io abbiamo una stessa visione dell'accaduto e che siamo mossi da un medesimo intento: educarlo. Spero che lei riesca a fargli capire che non può dividerci o distoglierci dal nostro scopo.

Il dottor Festa si alzò a sua volta, non voleva arrendersi, non poteva ammettere di esser stato sconfitto, ma il suo orgoglio ferito non trovava l'energia necessaria per un colpo di coda sufficientemente carico di veleno.

- Vede che ha sbagliato. Avrebbe semplicemente dovuto prendere il telefono e chiamarmi. Avremmo potuto così concordare una linea d'intervento che evitasse a Luca la persecuzione psicologica cui lei lo ha sottoposto.

-Guardi che non ho proprio desiderio di perseguitare in alcun modo nessuno dei miei allievi, tanto meno suo figlio. Ho dovuto agire così..Tutta la classe aspettava un mio giudizio. Non so perché Tony abbia scelto me per questa confessione, per questa denuncia. Probabilmente non potevano più tenersela dentro, avevano bisogno di un giudizio e hanno scelto il maestro, il maschio, la figura paterna. Mi creda non potevo mettere tutto a tacere, li avrei delusi.

- Le ripeto che ci sta mettendo troppa enfasi, è stata solo una ragazzata.

- Dicevano così anche i genitori di quei giovanotti che si divertivano a lanciare sassi dai cavalcavia sull'autostrada. I parenti delle loro vittime non erano della stessa opinione. Ora mi scusi, ma devo preparare del materiale per la prima ora di lezione . Arrivederci.

Senza lasciar tempo per un 'ulteriore replica il maestro Bacci uscì risolutamente dalla piccola aula dirigendosi a passo spedito verso il laboratorio linguistico.

- Tienila ancora sotto l'acqua fredda. Stupido.

Rita guardava Marco con occhi carichi di compassione e scoramento.

- Solo i maschi sono capaci di tanta stupidità. Guarda come ti sei ridotto quella mano!

Marco fissava il getto d'acqua fredda che dal rubinetto scorreva sulle sue nocche scorticate e si stupiva di non sentire alcuna voglia di piangere. Non c'erano lacrime agli angoli degli occhi. Solo una rabbia asciutta e un forte desiderio di riscossa.

Rita scrollò ancora una volta la chioma di riccioli colorati con l’hennè e poi mentre si accendeva una sigaretta lunga e sottile disse a labbra strette:

- La tua mamma non te l'ha insegnato che se prendi a calci e pugni un muro finisci col farti male?

Anche lei era scossa.

Aveva provato un vero e proprio terrore passando davanti al laboratorio.

Oltre la porta chiusa aveva sentito colpi sordi e grugniti.

Pensò subito al peggio, pensò che Marco avesse ricevuto una visita di Franco Faggioni e lo stesso uccidendo in un impeto d'ira.

Quell'ira che lei e Amaranta si auguravano scoppiasse da un momento all'altro, ma che finora non si era manifestata.

Nelle loro confidenze avevano entrambe fantasticato che prima o poi Marco avrebbe reagito e sarebbe passato all'attacco. Non riuscivano a immaginarselo come un tipo capace di subire passivamente e digerire con rassegnazione gli abusi che la famiglia Faggioni gli aveva fatto ingoiare.

Non riuscivano proprio a vederlo definitivamente sconfitto.

Nell'istante in cui Rita spalancò la porta e vide Marco sanguinare mentre sfogava una furia animalesca contro il bucciato della parete affianco alla lavagna si limitò a sospirare, sollevata e delusa al contempo.

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