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Le radici culturali dell’esperanto: la pedagogia di Comenio


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12 J.A. komensky, La via della luce, trad. di G. formizzi, Verona, Libr. Editrice Universitaria, 1992, p. 22.

 

13 P. Rossi, Clavis universalis, Il Mulino, Bologna, 1983, pp. 222-223.

 

14 U. Eco, Ricerca della lingua perfetta. Fare l'Europa, Laterza, Bari, 1993.

 

15 P. Rossi, Clavis universalis, pp. 231-232.

 

16 Ne esistono due traduzioni in italiano, una a cura di C. scarcella per le edizioni del Cerro (Pisa, 1992) e l'altra a cura del sottoscritto (cfr. nota 12).

 

17 Vedi l'introduzione del Comenio alla Via Lucis, §§ 3 e 4 in particolare.

 

18 Scritto, come detto più sopra, negli anni attorno al 1641, fu pubblicato solo più tardi nel 1668. Il Comenio vi premise allora una lettera-introduzione dedicandola ai membri della Royal Society, vista da lui come un concreto esempio del Collegium Universale Lucis previsto circa trent'anni prima. Il Comenio ivi fa un po' la storia del libro da lui scritto.

 

19 (D)JAK, voi. 15, p. 371.

 

20 «Opus est recollectione quadam universali, instrumentisque nos ita colligentibus»: Via Lucis, 14, p. 338, 2. «(...) cum mundi totius reformatio quaerìtur et speratur (...)»: ivi, p. 351,4.

 

21. II significato dell'aggettivo universale di continuo ricorrente nelle opere del Comenio è spiegabile anche così: per tutti gli uomini, per tutte le genti, per tutte le nazioni.

 

22. P. Rossi, Clavis universalis, pp. 233-234.

 

23« Quanto humanae societati ad conservandam concordiam et colenda sapientìae studia dilatandamque Verìtatis doctrinam et extendenda Ecclesiae pomeria impedimento fuerit linguarum confusio»: Via Lucis, 14, p. 351, 1.

 

24 L. vives, De tradendis disciplinis, lib. III. Il Vives (1492-1540), nativo di Valencia, fu un insigne umanista e filosofo e fra i più noti innovatori della teoria e della pratica scolastica.

 

25 Ecco l'originale latino: «Sed quia cogitationes nostrae altius eunt, facere non possumus, quin potius novam suademus lingvam.Via lucis, 14; p.353, 9.

 

26 Ivi, p. 366, 22; Didactica Magna, XXXIII, 13.

 

27 «.Lingua denique illa universalis hoc solum, ut nos in praesenti jam hac subcaelesti societate melius intelligamus et in bono omnes mutuo aedifìcemus, praestare laborabit»: §3.

 

28 Ivi, p.353, 10.



 

29 Ivi, l.c.

 

30 Ivi, l.c.

 

31 Ivi, l.c.

 

32 Ivi, l.c.

 

33 La lingua universale non va mai, in nessun modo e in nessun momento, intesa come lingua unica, mentre con tale appellativo è indicata dal Comenio la lingua «paradisiaca» esistente prima del castigo di Babele.

 

34 Le vie aperte dalla Sapienza divina a favore dell’uomo si trovano indicate in tre l­bri che questa stessa Sapienza ha per lui preparato nella scuola di questa yita: «Primus et maximus liber Dei mundus est visibilis (...). Secundus liber est homo ipse, ad imaginem Dei conditus (...). Addidit tamen in manum ei librum tertium, veluti exterioris mundi libri commentarium, interioris autem libri, conscientiae, directorium, Scripturas Sacras (...)».Cfr: .Via Lucis, 14, pp. 294, 295, §§ 10, 11, 12. Cfr. anche la lettera introduttiva della Via Lucis alla Royal Society, p. 288, §§ 16, 17, 18.

 

35 Cfr.:K. schaller in: B. BELLERATE (a cura di), Comenio sconosciuto, pp. 145 ss.

 

36 Ivi, p. 151 . Cfr. anche: (D)JAK, 14, p. 371, 2.

 

37 La Via. Lucis, come già detto, fu scritta nel 1640-41; questa lettera, invece, porta la data del 1668: erano trascorsi quasi trent'anni. In questo lasso di tempo, Comenio mostra di non aver fondamentalmente cambiato il suo pensiero riguardo alla lingua universale, e la citazione latina riportata ne è una indubitabile conferma: nessuna ritrattazione, nessun ripensamento.

 

38 Eccone la traduzione italiana: «E poiché, infine, abbiamo capito che l'unico, ma assai potente, ostacolo a far penetrare questo lume fra le genti è la moltitudine, la varietà e la confusione delle lingue, abbiamo voluto rimuovere tale impedimento con nuovi suggerimenti riguardanti una migliore cultura di tutte le lingue e una poliglottia da rendere più facile, inventando, alla fine, una lingua assolutamente nuova, assolutamente facile, assolutamente razionale e filosofica (anzi pansofica) veicolo universale della Luce». Via Lu­cis, 14, p. 286.

 

39 (D)JAK, 15 (II), p. 148. Cfr. anche: Didattica Dissertati, 15 (I), p. 360, 24: «Sapientia rebus constat, non verbis: sapiensque et vere eruditus res cogitai, res loquitur, res agit».

 

40 (D)JAK, 15 (II), pp. 148-149; eccone la traduzione italiana: «Ora ci incarichiamo di mostrare che noi (addirittura tutti gli uomini) dobbiamo impegnarci a coltivare una lingua fra tutte. Primo, affinchè quella sola lingua, con il contributo di tutti, possa essere perfezionata; secondo, affinchè, così perfezionata, serva da modello per migliorare tutte le altre; terzo, affinchè, per questo, sia più volentieri adottata quale veicolo comune delle genti, ossia quale interprete universale di tutti per tutti, dopo che, da parte dei più saggi, pur nella confusione esistente fra i popoli e le lingue, sarà stata assunta, come rimedio universale, una lingua universale».

 

41 Methodus lingvarum novissima, cap.VI, p. 149, 6.

 

42 Il testo citato dal Comenio è: G.Acosta, De procurando Indorum Salute, lib. I, capp.II e IX.

 

43 II testo dell'Acosta, al cap. II, dice: «Ferunt olim septuaginta duabus linguis confusum esse genus mortalium. At hi septingentis, et eo amplius inter se discrepane ut vix vallis habitetur paulo latior, quo non sua materna lingua guadeat. Et si enim in universo Ingarum Imperio, quod ab equinoctiali Quito usque ad longissimam Chilae provinciam per gradusfere quadraginta distenditur, lingua generalis a Rege Guainacapa introducta viget, tamen et Indorum gentes innumerabiles sunt bis terminis exclusae, et eae ipsae non ita illa familiariter utuntur, ut apud vulgus promiscuum in usu sit. Sulle diverse lingue vedi il cap. IX, pp. 153-156 del libro dell'Àcosta intitolato: «Quod linguae difficultates non detenere debeant ab Evangelii propagatione”In tempi moderni un provvedimento analogo è stato adottato in Indonesia, dove il bahsa Indonesia è una lingua nata dalla necessità di avere un comune mezzo di comunicazione fra le numerosissime varietà di lingue parlate nel grande arcipelago.



 

44 Ecco l'argomento centrale del Vives: «Quando lingua aerarìum est eruditionis ac instrumentum societatis hominum e re esset generis humani unam linguam, qua omnes nationes communiter uteretur”: (D)JAK, 15 (II), pp. 149-150. E se proprio non sarà possibile estenderla a tutte le nazioni, si propaghi almeno fra quelle cristiane, dice il Vives.

 

45 Nota il sadler: «(...) Samuel Hartlib (...) si rese conto che dietro la Janua c'era il concetto di una visione universale, che Comenio chiamò Pansofia». Cfr.: J.E. sadler, Comenio e il concetto di educazione universale, Firenze, La Nuova Italia, 1966, pp. 17-18.

 

46 «Comenio fu profondamente interessato alla ricerca di una lingua universale perché capiva quanto i suoi sogni pansofìci dipendessero da essa». Ivi, p. 163. Neanche il testo Clamores Eliae (DJAK, 23), considerato unanimemente dagli studiosi il «testamento» ultimo del Comenio, dimenticherà la Consultatio, che risulta essere l’opera più citata in essi.

47 Ivi, l.c.

48 Ivi, l.c.

 

49 Panegersia, Cons. I, p. 150.

 

50 In fondo, dice il Comenio, il problema consiste nel trovare l'idea, la sostanza insita nelle cose, l'idea della struttura della mente umana e questo problema si può certamente risolvere, perché «Omnia Omnibus similia sunt, quia, omnia ad easdem ideas facta

 

51 Ivi, p. 153.



 

52 Accanto alla Pampaedia, voi. II, pp. 10-130, che occupa materialmente, in modo significativo secondo molti, il posto centrale della Consultatio (che contiene sette libri) si trova la Panglottia, l'opera ai confini del sogno, dell'utopia, ma anche quella che, ieri come oggi, illustra con dovizia d'esempi e d'argomenti, un tema divenuto per il mondo odierno, giustamente definito il mondo della comunicazione, il più interessante, il più stimolante per le implicanze in esso contenute e per la possibilità che la moderna tecnica, con tutti gli strumenti che mette a disposizione: giornali, radio, televisione ecc., offre per realizzare ciò che allora, più che adesso, appariva disperato.

 

53 Panglottia, Cons. II, p. 149.

 

54 Ivi, p. 151.

 

55 «Tertio, si haec etiam Liguarum pluralitas difficultatibus terreat, reperiatur una lingua caeteris omnibus facilior, lucidior, perfectior: tamquam prorsus novum, aptissimum certissimumque novae Lucis ad Gentes omnes vehiculum». Ivi, p. 157.

 

56 Comenio le chiama anche «le lingue della croce», perché l'appellativo imposto a Gesù sulla croce fu scritto nelle suddette lingue.

 

57 Ivi, p.163.



 

58 Ivi, p.165.

 

59 Ivi, l.c.

 

60 Ivi, l.c.

61 Ivi, l.c.



62 H. geissler, Comenius und die Sprache, Heidelberg, Quelle & Meyer, 1959, p. 158. Questo testo rimane finora lo studio più ampio e completo scritto su questo argomento.

 

63 Didattica Magna, cap. IX.

 

64 H. geissler, Comenius und die Sprache, p. 158. L'autore ricorda — mettendola in relazione alla comeniana lingua universale — l'invenzione (nel 1 879) di una lingua assolutamente matematica, logica, precisa da parte del logico-costruttivo G. frege (1848-1925), e dallo stesso chiamata Begrìffsschrìft.

 

65 I riferimenti spontanei, obbligati cui questo «nuovo ordine» ci richiama sono: Christianopolis di Johan Valentin Andreae, La città del sole di T. Campanella e La Nuova Atlantide di Bacone da Verulamio, espressamente e più volte ricordata in numerose opere di Comenio ed, in particolare, nella Via Lucis.

 

66 “Panglottia denique, aurum illud erit, quo totum Dei Templum, Ecclesia per omnes Gentes explicanda, obtegetur, ut nihil in Templo maneat non obtectum auro.” Cfr.: Panorthosia, Cons. II, p.235; di quest’opera il cap. XIV, pp.294-297, è così intitolato: De lingua cattolica. (1) Cur sit introducendo (2) Per quem? (3) Quomodo.



 

67 Cfr. Panortosia, alla stessa pag, della nota qui sopra. La Panorthosia è un piano di riforma universale da collocare, a buon diritto, nella serie delle opere cosiddette “utopistiche”, dalla Repubblica di Platone all’Utopia di Moro ecc. con una particolarissima proposta che riguarda la lingua universale.

 

68 Cfr. L. Couturat, L. Leau, Histoire de la langue universelle, Paris, Hachette, 1903 ; aggiornata nel 1979 presso Olms Verlag, Hildesheim, New York ; U.Eco, La ricerca della lingua perfetta. Fare l’Europa, Bari, Laterza,1993; A.Bausani, Le lingue inventate. Linguaggi artificiali, linguaggi segreti, li nguaggi universali, Roma, Ubaldini ed., 1974; D.Blanke, Internationale Plansprachen. Eine Einfuehrung, Berlin, Akademie Verlag, 1985, con amplissima bibliografia.



 

69 Si veda l’Enciclopédie francese alla voce Langue.

 

70 La Radio vaticana trasmette in esperanto due volte alla settimana; gli esperantisti cattolici curano una rivista, Espero Katolika, che è la “decana” in Europa tra quelle scritte in Esperanto.



La chiesa cattolica ha ufficialmente approvato, nel 1996, il Messale romano tradotto in esperanto e ne autorizza l’uso durante i congressi nazionali e mondiali del movimento esperantista.

 


  1. L’anno scorso -1996 – è apparsa, in italiano, la traduzione di un libro – scritto originariamente prima in francese e poi in esperanto – utile a quanti volessero rapidamente ma esaurientemente informarsi sull’esperanto: P. Janton, Esperanto: lingua, letteratura, movimento, Milano, Coedes ed. (via Villoresi 38) 1996.

  2. Questo libro è stato tradotto in italiano presso l’ed. Sansoni nel 1952, con il titolo: La storia del linguaggio. L’ultima ristampa è del 1970; da questa edizione saranno prese le citazioni che seguiranno.

  3. La denominazione ricalca quella di L.L. Zamenhof, di cui il Pei era un sincero e convinto ammiratore.

  4. Urbanista e sociologo statunitense, nato a New York nel 1895; due sue opere sono da ricordare: La storia dell’utopia e La città nella storia. Non sono riuscito a trovare il riferimento esatto dell’esergo di cui sopra.

  5. M.Pei, La storia del linguaggio, p.277.

  6. Questo requisito viene pienamente soddisfatto nell’esperanto: ad ogni segno corrisponde sempre un suono ed uno soltanto.

 

77 M. Pei, La storia del linguaggio, pp. 277-278.

 

78 In generale, i problemi del mondo reale, i fatti, le idee ecc. è sufficiente — per conoscerli — descriverli e valutarli «oggettivamente» per quel che sono', in definitiva noi prendiamo atto della loro presenza, della loro natura, e questo basta. Quando parliamo di educazione dell'uomo il discorso si basa su ciò che essa deve o dovrebbe essere, su come deve o dovrebbe operare. Non è lecito fare diversamente, perché l'educazione comporta un cambiamento qualitativo, un miglioramento continuo che sarebbe inimmaginabile se il dato risultasse fisso e immutabile. «Che i fatti siano quel che sono non prova che una cosa, ossia che tale è stata la volontà del più forte. «Fondare» il diritto sui fatti è «fondarlo» necessariamente sulla forza (basta .esser stato il più forte per mettere gli altri di fronte al fatto compiuto) vale a dire, in realtà, svuotarlo della sostanza». T. Todorov, Nous et les autres, Paris, Ed. du Seuil, 1989, p. 40.

 

79 M. pei, La storia del linguaggio, p. 279.



 

80 Ivi, Le. Le implicazioni politiche accennate dal Pei trovano un più attuale e aggiornato svolgimento da parte di A. chiti batelli, europeista e federalista, il quale coglie il nesso assai stretto e la coerenza esistente fra il federalismo e l’esperantismo. Si vedano, fra le tante, le seguenti opere scritte in proposito: La politica di insegnamento delle lingue nella comunità europea, Roma, A. Armando, 1988; Per un europeismo protagonista, Roma, Palombi ed., 1984 (scritta in occasione delle elezioni politiche europee); Una lingua per l’Europa. Aspetti culturali e condizioni politiche, Padova, Cedam, 1987.

 

81 Cfr.: A. leonarduzzi, Europeismo, Brescia, La Scuola, 1980. Si veda anche: G. formizzi, «L'insegnamento delle lingue in Europa», in Pedagogia e Vita, 1980-81, 1, pp. 69-76.



 

82 «(...) la pace universale è quanto di meglio può essere ordinato per la nostra felicità» (dante alighieri, La monarchia, Milano, BUR, 1965, p. 90). Sul tema mi limito a citare: P. cardoni, Irene e Orbilius, Fiesole, ECP, 1992; E. balducci, L. grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Milano, Principato, 1986.

 

83 L’atto costitutivo dell UNESCO afferma che “nello spirito dell’uomo” si formano le idee guida dell’esistenza; ivi, dunque, occorre operare perché l’educazione ottenga i frutti desiderati.



 

84 Si calcola approssimativamente in circa 3.000 ore il tempo dedicato nella scuola per imparare una «lingua straniera», mentre per l'esperanto ne bastano 300. Questi dati risultano empiricamente verificati all'Università tedesca di Paderborn sotto la guida del prof. helmar frank.

 

85 Essi rappresentano, in realtà, una esigua minoranza del genere umano; non si può, quindi, finalizzare l'apprendimento linguistico in modo così circoscritto e parziale.



86 H. sabet, Die Schuld des Nordem, Horizonte Verlag, Frankfurt/M 2. Auflage, 1992, pp. L’autore è “Diplom-Betriebswirt und in der Geschaeftleitung eines europaweit fuehrenden mittelstaendischen Unternehmens taetig.“ Si nota in questo libro lo sforzo di esporre un sistema globale, valido per il mondo intero: soltanto in tale contesto, all’interno di una simile prospettiva, può rientrare la critica verso gli Stati nazionali “incapaci di garantire condizioni accettabili” per i loro abitanti e il suggerimento così consapevole di adottare una lingua ausiliaria mondiale.

87.Cfr. pp.358-359. Cfr., anche: R.Carnap, Tolleranza e logica, Autobiografia intellettuale,(trad.), Il Saggiatore-Studio, Cap. 11, La progettazione del linguaggio.
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