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LA DIMENSIONE MONDIALE DELLA POLITICA DELLA RICERCA

 

Un documento di riferimento obbligato per trattare questa parte del tema è la “Déclaration sur la science et l’utilisation du savoir scientifique”pubblicato alla conclusione della Conferenza mondiale sulla scienza svoltosi a Budapest (Ungheria) dal 26 giugno al 1 luglio 1999 con il titolo: “La science pour le XXI siècle: un nouvel engagement”[65]. La Conferenza fu promossa dall’UNESCO e dal Consiglio Internazionale per la scienze (CIUS), cui fece seguito l’elaborazione di un piano d’azione.



Sappiamo come le proclamazioni contenute in documenti come questo rischino di rimanere prive di applicazioni concrete, tenendo conto che questi organismi mancano spesso dell’appoggio concreto dei Paesi che più sarebbero coinvolti nelle conclusioni; tuttavia rappresentano sempre un fatto culturalmente rilevante e capace di costituire prima o poi un punto di riferimento, anche là dove mostrano limiti e necessità di miglioramento.

Fatta questa premessa, il Documento citato offre quanto meno la enunciazione di molti principi di carattere positivo per l’orientamento di una politica della ricerca scientifica a livello mondiale.

Anzitutto sul piano della costatazione si conferma il fatto che “le savoir scientifique a conduit à des innovations remarquables qui ont étés très bénéfiques pour le gendre humain”: ci si riferisce alla scoperta dei rimedi per numerose malattie con il conseguente allungamento delle speranze di vita, l’aumento della produzione agricola che ha consentito di rispondere ai bisogni crescenti dell’alimentazione delle popolazioni in diverse regioni del mondo; il progresso tecnologico e l’utilizzazione di nuove fonti di energia, con il grande potenziale industriale che consente l’alleggerimento da fatiche pesanti per il lavoro e la facilitazione nelle comunicazioni e nell’intensificazine dei rapporti fra gli uomini [66].

Da questa costatazione emerge nello stesso documenton la necessità che tutte le nazioni possano essere coscienti di questi benefici e che queste risorse debbano essere al servizio dell’intera umanità[67].

D’altra parte alla luce dei fatti negativi in cui si è constatato l’abuso della scienza, viene superato il concetto illuminista e utopico per cui ogni progresso scientifico sia da ritenere automaticamente liberatorio e benefico; si ammette al contrario che il progresso scientifico - tecnologico ha già provocato il degrado dell’ambiente, rischia di provocare catastrofi e squilibri sociali ulteriori ed ha reso possibile la costruzione di armi atomiche, chimiche e biologiche, per cui la scienza oggi è chiamata a riconvertire molte energie belliche in strumenti di pace e di progresso autentico [68].

Si enuncia quindi come ulteriore premessa il principio relativo alla necessità di instaurare un duplice dialogo: tra le scienze umane e le scienze sperimentali per far fronte ai problemi etici, sociali e culturali messi in atto dal progresso scientifico e tecnologico e nello stesso tempo il dialogo tra i legislatori, gli scienziati e il pubblico all’interno di un dibattito democratico intorno alla utilizzazione del sapere scientifico[69].

Sempre in premessa il documento denuncia il fatto della ripartizione ineguale delle risorse della scienza anche a motivo della circostanza che, essendo le scoperte scientifiche fattore di produzione della ricchezza, molti Paesi poveri vengono contemporaneamente ad essere esclusi dalla ricchezza e dalle fonti di creazione delle risorse tecnologiche.

In base a queste constatazioni preliminari il Documento offre una serie di “consideranda” [70] che mettono in luce: i benefici possibili provenienti dalla ricerca scientifica sulla società, il ruolo delle conoscenze scientifiche per la elaborazione dei programmi politici, la necessità che l’accesso al sapere scientifico faccia parte del diritto all’educazione di ogni uomo e di ogni donna per la loro maturazione e per creare una capacità scientifica endogena e inoltre le ricadute benefiche per la ricerca per il superamento della povertà e il progresso della umanità, il processo di mondializzazione di tali conoscenze, l’urgenza di colmare il fossato tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo in ordine alla capacità di ricerca e alla infrastrutture a ciò deputate. D’altro canto si sottolinea anche la necessità delle politiche di controllo sulla ricerca e le sue applicazioni per le minacce che possono venire dalle applicazioni rischiose per la stessa sopravvivenza della umanità, e conseguentemente si sottolinea la necessità di un riferimento all’etica e ai diritti dell’uomo e infine si afferma l’urgenza di un nuovo legame fra la scienza e la società per la risoluzione di urgenti problemi, quali la povertà, la fame, l’insufficienza delle cure sanitarie, l’insicurezza in fatto di cibo e di acqua e la crescita della popolazione [71].

Su queste premesse e istanze, il Documento propone alcune linee di programma politico:

La promozione della ricerca scientifica fondamentale e applicata è essenziale per il progresso “endogeno” ai singoli Paesi (legame fra scienza-sapere-progresso). Pertanto i governi devono riconoscere il fondamentale ruolo della ricerca scientifica per l’acquisizione del sapere, la formazione degli scienziati e l’educazione del pubblico. La ricerca finanziata dai privati va ritenuta importante, ma non può sostituire la ricerca pubblica: i due settori devono agire in collaborazione e con obiettivi a lungo termine [72].

La ricerca scientifica è chiamata a contribuire alla costruzione della pace e per questo si deve garantire il principio del libero accesso alla informazione e ai dati e la ricerca scientifica dovrà sottostare alle indicazioni etiche e la dovere della informazione al pubblico. Inoltre si dovrà favorire tra gli scienziati la solidarietà morale e intellettuale che è fondamento per la cultura della pace. “La collaborazione degli scienziati del mondo intero costituisce un prezioso contributo per la sicurezza globale e lo sviluppo delle pacifiche relazioni fra le nazioni, le società e le culture”. I governi devono far sì che le scienze e il sapere contribuiscano alla promozione dei diritti dell’uomo e a eliminare le cause dei conflitti [73].

Particolare attenzione viene posta dal Documento nel definire il rapporto fra ricerca scientifica e sviluppo riaffermando il dovere di perseguire una sviluppo durevole e sostenibile, la protezione delle risorse naturali, della biodiversità e i sistemi di sopravvivenza del pianeta; si richiama l’impegno a eliminare la discriminazione e la disuguaglianza tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo in fatto di sapere scientifico e ricerca, insistendo sulla promozione della cultura scientifica di base, sul ruolo delle università con rispetto ai valori morali; si fa appello alla cooperazione internazionale in tema di ricerca scientifica e tecnologica e alla necessità di evitare la c.d. “fuga di cervelli” per motivo delle condizioni negative per la ricerca esistenti in certi Paesi; infine si sottolinea la necessità di una politica nazionale della scienza e ad una collaborazione per la gestione dei rischi anche a livello internazionale. Si richiama la necessità di una regolamentazione dei brevetti che non impedisca l’accesso dei Paesi in via di sviluppo alle conoscenze scientifiche e per evitare nuove forme di monopolio [74].

Il Documento conclude riaffermando i riferimenti alle norme etiche, ai diritti dell’uomo, al principio della libera circolazione delle informazioni, all’obbligo rigoroso del controllo sulla attendibilità dei risultati e sulla osservanza delle norme dell’etica definita “scientifica”, l’uguaglianza di accesso alla ricerca delle donne [75].

Al di là di queste dichiarazioni promulgate dall’UNESCO, che fanno comprendere gli orientamenti auspicati nelle politiche della ricerca orientata allo sviluppo, orientamenti che tendono a conseguire un effetto positivo nel fenomeno della globalizzazione, è opportuno tuttavia vedere come alcuni Stati tra i più progrediti e sviluppati realizzano e intendono la necessità di collegare la Ricerca allo Sviluppo globale.

La competitività scientifica e tecnologica viene sempre più vista nel contesto della globalizzazione come condizione preliminare per la competitività economica. Ad esempio nelle “Linee Guida del Governo Italiano per promuovere la ricerca scientifica” si afferma in premessa per gli anni 2003-2006: “Il forte potenziamento della nostra struttura di ricerca scientifica e tecnologica e del nostro sistema produttivo si prospetta pertanto come vitale necessità della nostra economia, onde riuscire a reggere il sempre più duro confronto competitivo indotto dal processo di globalizzazione con le economie dei Paesi sviluppati e dei Paesi in via di sviluppo” [76]. Tenendo conto che la ricerca scientifica comprende non soltanto la ricerca biomedica, ma anche la ricerca biotecnologica in generale, la informatica e le nanotecnologie [77], si sottolinea costantemente il legame tra ricerca-produttività-competizione economica-globalizzazione.

Nel quadro della globalizzazione i Paesi industrializzati stanno attuando profonde revisioni delle politiche scientifiche come traspare dalla sintesi che viene riportata dallo stesso citato documento della programmazione italiana [78].

Si afferma che gli USA hanno recentemente ridefinito per il 2003 la politica federale nel settore della ricerca decidendo un sostanziale incremento delle risorse (+8.5%) rispetto al 2002.

La cifra record di 104 miliardi di dollari è destinata per oltre il 50% alla difesa. Alla ricerca biomedica sono destinati circa 24 miliardi di dollari, con un incremento del 15%; alla ricerca spaziale 15 miliardi di dollari, con un incremento del 4.5%; mentre alle fonti energetiche sono assegnati 8 miliardi di dollari, con una crescita del 5%.

Si sottolinea ancora che che l’insieme dei paesi della UE assegna alla totalità delle attività di ricerca la metà del budget statunitense e che l’investimento privato per la ricerca negli USA è notevolmente superiore a quello pubblico.

In Gran Bretagna il Department of Trade and Industry con il documento di bilancio e di programma “Science and innovation 201” ha definito i nuovi indirizzi strategici nel settore della ricerca e sviluppo, considerati basilari per la competitività del Paese. In tale documento sono identificate quali aree prioritarie di intervento: il potenziamento delle grandi infrastrutture di ricerca, le ricerche sulla post-genomica, le tecnologie di base (nonotecnologie, fotonica, sensori, nuove materiali, etc.), aeronautica e spazio e l’incremento quantitativo e qualitativo dei ricercatori.

Viene particolarmente sottolineata la necessità di una maggiore integrazione tra ricerca pubblica ed utilizzo industriale del know-how generato, favorendo processi di osmosi tra i vari soggetti e favorendo la nascita di imprese high-tech. L’incremento della spesa è previsto nell’ordine del 7% annuo per i prossimi tre anni.

La Francia con il “Budget civil de recherche e de developpement 2001” ha definito un programma basato su quattro priorità: misure a favore del personale di ricerca con rilevante incremento delal dotazione finanziaria, forte rafforzamento degli investimenti nelle infrastruture di ricerca, +18% rispetto al 2000; in particolare sviluppo di centri di calcolo avanzato (IDRIS), messa in funzione di piattaforme tecnologiche (INRA); potenziamento della strumentazione e creazione di nuove “equipes” nel campo della epidemiologia e della ricerca terapeutica(INSERY); avvio della costruzione della macchina di luce di sincrotrone di terza generazione (SOLEIL); forte crescita degli investimenti – circa il 15% - su tematiche scientifiche prioritarie: genoma, post-genoma, bio-informatica, tecnologie per l’informazione, nanotecnologie e materiali; incremento di circa il 10% dei finanziamenti per la ricerca industriale, con particolare riferimento al partenariato pubblico-privato. In questo ambito viene privilegiato il settore aeronautico, con un incremento di oltre il 20%.

Come si può notare la ricerca biomedica rappresenta uno dei molteplici settori della ricerca tecnologica, inclusa in un contesto di competitività economica: questo contesto può mettere in ombra e in posizione secondaria la finalità terapeutica della ricerca biomedica e comportare un crecente dislivello tra Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.

 

 COMPITI DELLA CHIESA NELL’AMBITO DELLA RICERCA



 

Credo che a nessuno sfugga il molteplice compito che si viene a delineare per la Chiesa nell’ambito della ricerca scientifica.

Esso è anzitutto un compito di orientamento etico. Il Magistero della Chiesa ha chiarito già nella costituzione conciliare “Gaudium et Spes” e nella più recente Enciclica “Fides et Ratio” da una parte il riconoscimento dell’autonomia relativa di ogni scienza e d’altra parte il suo richiamo alla centralità dell’uomo sia come soggetto responsabile sia come fine e beneficiario della ricerca e sia come limite etico quando l’individuo umano è oggetto dela ricerca stessa. Se il Magistero della Chiesa ha insistito per il superamento dello “Scientismo” non è per negare la possibilità della ricerca scientifica e l’autonomia degli ambiti, dei metodi e dei criteri interni propri di ogni scienza, ma per arricchire la ricerca scientifica stessa favorendo l’apertura ad una visione integrale dell’uomo e al perseguimento del suo bene per ogni uomo e per la universalità degli uomini [79].

La Chiesa stessa per l’adempimento della sua missione fatalora affidamento e appello al contributo indispensabile degli scienziati e della ricerca scientifica. Ricordiamo l’appello agli “uomini di pensiero e di scienza” fatto al termine del Concilio Ecumenico Vaticano II: “Noi non possiamo non incontrarci con voi. Il vostro cammino è il nostro. I vostri sentieri mai risultano estranei a quelli propriamente nostri” [80]

Ricordiamo anche la esplicita richiesta di collaborazione fatta ai ricercatori nella “Humanae Vitae” per il superamento delle difficoltà dei coniugi in ordine alla soluzione del problema relativo alla regolazione della fertilità, problema che oggi si pone anche per la ricerca in ordine al superamento delle cause della infertilità[81].

Ricordiamo anche l’appello agli uomini di cultura che il S.Padre Giovanni Paolo II ha posto al termine della Enciclica “Evangelium Vitae” includendo in questo appello la istituzione della Pontificia Accademia per la vita [82], proprio per la tutela della vita umana.

Credo che uno dei compiti urgenti del “laicato” nella Chiesa sia proprio configurabile in questo ambito della scienza e della ricerca, pertinente alle realtà temporali, ma legato alla integrale promozione dell’uomo e perciò anche al Regno di Dio.

Ci si deve domandare oggi se la Chiesa, soprattutto intesa come comunità che valorizza la missione propria del laici, debba sentirsi impegnata direttamente nella promozione della ricerca scientifica con sue iniziative soprattutto nelle frontiere ove è in giuoco il futuro dell’uomo nella condizione di “emergenza” per i risvolti etici della ricerca o per le condizioni di inferiorità di popolazioni prive delle risorse della scienza e dei presupposti per il proprio sviluppo. Non si può ignorare a questo proposito l’esplicito appello del Pontefice Giovanni Paolo II nella lettera Enciclica Novo Millennio Inuente, laddove si riferisce a quanti si avvalgono delle nuove possibilità della scienza, specie sul terreno delle biotecnologie, perché non disattendano le esigenze fondamentali dell’etica [83].

Nonè difficile constatare che fra i credenti talora è più facile raccogliere l’appello per la soluzione di particolar problemi immediati di povertà, di bisogno materiale od anche per strutture pastorali di tipo educativo – cosa sempre necessaria nella vita della Chiesa – mentre è difficile o molto raro ottenere aiuto per una strategia di promozione della scienza o della ricerca scientifica anche quando ha stretta connessione con i problemi della vita.

Mi viene facile qui il richiamo alle Università Cattoliche e alla esistenza in esse di Facoltà scientifiche e mediche, nonché di grandi istituti di ricerca che contribuiscono meritatamente al progresso della società. Ma tutti sanno come per queste Università sia arduo, specialmente in certe nazioni, adire ai fondi pubblici della ricerca, a meno che non siano aperte a compromissioni; la difficoltà diventa chiusura da parte di Fondazioni e istituzioni che perseguono finalità contrarie alla visione cattolica della vita. Ma anche in rapporto al mondo Cattolico l’allestimento delle strutture di ricerca e il loro finanziamento diventano di grave difficoltà per i costi economici.

E’ l’esperienza di molte Università cattoliche e di molte istituzioni di ricerca.Pertanto si determina il pericolo di un eccesso di dipendenza delle stesse istituzioni scientifiche cattoliche dal finanziamento pubblico. C’è il rischio che ne consegua un appannamento della identità di queste istituzioni e dei ricercatori cattolici attratti dai dinamismi pubblici e dalla necessità di rincorrere i finanziamenti.

Necessita forse creare nel mondo cattolico delle vere e proprie “Fondazioni” orientate alla ricerca scientifica “qualificata” per garantire la presenza nella comunità cattolica di una ricerca chiaramente aperta al bene integrale dell’uomo e libera da dipendenze e compromessi che ne possano attenuare o offuscare l’impegno.

Questo impegno non gioverebbe soltanto alla nascita e alla efficenza delle Facoltà scientifiche delle Università Cattoliche nel Terzo Mondo, per valorizzare le risorse di questi Paesi e garantire la presenza di un autentico sviluppo, ma porrebbe essere un presidio di libertà per la società stessa perché, ove si garantisce una ricerca fedele al bene dell’uomo e alla legge morale, si opera per il bene non soltanto della Chiesa, ma di tutta la umanità come è richiamato dalla Costituzione Apostolica diretta alle Università Cattoliche “Ex corde Ecclesiae” pubblicata il 15 agosto 1990. In questa documento il Pontefice ricorda che “senza per nulla trascurare l’acquisizione di conoscenze utili, l’Università Cattolica si distingue per la sua libera ricerca di tuttala verità intorno alla natura, all’uomo e a Dio. Essa dunque senza alcun timore, ma con entusiamo si impegna su tutte le vie del sapere, consapevole di essere precedutada Colui che è Via, Verità e Vita”[84].

Definendo la natura e gli obiettivi delle Università Cattoliche il Pontefice afferma nello stesso Documento: “L’Università Cattolica, quindi, è il lugo in cui gli studiosi esaminano a fondo la realtà con i metopdi propri di ogni disciplina accademica e, in tal modo, contribuiscono all’arricchimento del tesoro delle conoscenze umane. Ciascuna disciplina viene studiata in modo sistematico, le varie discipline vengono portate a dialogo fra loro al fine di un reciproco arricchimento…In una Università cattolica la ricerca comprende: a) il perseguimento di una integrazione delle conoscenza; b) il dialogo fra fede e regione; c) una preoccupazione etica; una prospettiva teologica [85].

Forse è ancora attuale l’appello citato dal Concilio Vaticano II “agli uomini di pensiero e di scienza” ove i Padri Conciliari rivolgendosi loro affermano: “Abbiate fiducia nella fede, questa grande amica dell’ intelligenza! Rivolgetevi alla sua luce per conseguire la verità, tutta la verità! Questo è l’augurio, l’incoraggiamento, la speranza che vi esprimono prima di separarsi, i padri del mondo intero, riuniti in Concilio a Roma” [86]

Con realistica consapevolezza di come oggi l’impegno per la ricerca viene collocato dalle politiche in collegamento stretto con la produttività e la competizione economica fra gli Stati in un contesto di crescente globalizzazione, è necessario che la voce e l’impegno della comunità cattolica siano rivolti a far sì che rimanga vivo un duplice legame: tra la ricerca scientifica e la salute delle persone e delle popolazioni (anche laddove non ci sono profitti economici immediati), e inoltre il legame con la promozione delle economie e delle stesse organizzazioni di ricerca endogene nei Paesi in via di sviluppo, in armonia con le istanze della giustizia a livello internazionale. Giovanni Paolo II nella Enciclica “Sollecitudo rei socialis” afferma riferendosi a sua volta all’Enciclica di Paolo VI “Popolorum Progressio” di vent’anni prima: “Perciò i responsabili della cosa pubblica, i cittadini dei paesi ricchi personalmente considerati, specie se cristiani, hanno l’obbligo morale – secondo il rispettivo grado di responsabilità – di tenere in considerazione, nelle decisioni personali e di governo, questo rapporto di universalità, questa interdipendenza che sussiste tra i loro comportamenti e la miseria e il sottosviluppo di tanti milioni di uomini. Con maggiore precisione l’Enciclica paolina traduce l’obbligo morale come “dovere di solidarietà” e una tale affermazione, anche se nel mondo molte situazioni sono cambiate, ha oggi la stessa forza e validità rispetto a quando fu scritta” [87].

Mi pare utile ricordare infine il brano dell’Allocuzione dello stesso Pontefice Giovanni Paolo II all’UNESCO il 2 giugno 1980: “E’ essenziale che ci convinciamo della priorità dell’etico sul tecnico, del primato dell’uomo sulle cose, della superiorità dello spirito sulla materia. La causa dell’uomo sarà servita solo se la conoscenza è unita alla coscienza: Gli uomini di scienza aiuteranno realmente l’umanità solo se conserveranno il senso della trascendenza dell’uomo sul mondo e di Dio sull’uomo”[88].
[1] Riportata da : WEIJER CH., Research Methods and Policies, in Encyclopedia of Applied Ethic, vol.3, Accademic Press, San Diego California1988, pp. 853-860.

[2] Idem, pp. 853-854.

[3] Ci serviamo per questa classificazione del citato studio di Weijer, Reserach Methods and Policies, o.c. p. 855.

[4] BOMPIANI A. , Ricerca. Etica Diritto e Ricerca biomedica, nel vol. a cura di COMPAGNON F., Etica della vita, San Paolo, Alba, 1996, pp. 267-307.

[5] Per questo argomento mi riferisco alle seguenti pubblicazioni:

Mc. NEIL P.M., The Ethics and Policies of Human Experimentations, Cambridge University Press, 1993, pp. 1-182;McCarty Ch.R., KOPELMAN L.M., LEVINE C., Research Policy,Encyclopedia of Bioethics, edited by W.T.REICH, New York, Simon and Schuster, McMillan, 1995, vol. 4, pp.2285-2300.

[6] McCarty Ch.R, Research Policy. General Guidelines, Encyclopedia of Bioethics ..., o.c., p.2285

[7] RESNIK D., Setting Biomedical Research Priorities: Iustice,Science and Public Partecipation, Kennedy Institute of Ethics Journal, 11 (June 2001), 2, pp. 181-205.

[8] Vedi nota 6

[9] Vedi nota 7

[10] Vedi l’Editoriale del Lancet 2001, 358: 854-856; Ripreso da Tempo Medico 14.3.2002

[11] BRODY B.A., The Ethics of Biomedical Research. An international Perspective, Oxford University Press, New York Oxford 1998, pp. 161-181.

[12] P.BISOGNO, Evoluzione della politica scientifica, nel vol. La politica scientifica italiana negli ultimi 40 anni: risorse, problemi, tendenze e rapporti internazionali, nel vol. a cura del CNR), Roma 1988.

[13] UNESCO, Conférence Mondiale sur la science, Projet de Déclaration sur la Science et l’utilisation du Savoir Scientifique, Budapest 3 juin 1999 ; BLANC-LA PIERRE A., Society in the face of Scientific and Tecnological Development : Risk, Decision, Responsability, nel vol. Pontificiae Academiae Scientiarum Scripta Varia n.99 , Science and the Future of ManKind, Vatican City, 2001, pp. 189-200.

[14] MALDAME’ J. M., The progres of Science and the Messiame Ideal, nello stesso volume della Pontificia Academia delle Scienze, pp. 318-332.

[15] McCARTY Ch.R., Research Policy. General Guidelines in Encyclopedia of Bioethics, o.c. p.2286; BRODY, The Ethics of Biomedical Reseach. An International Perspective, OxfordUniversity Press, New York 1998, pp. 161-212.

[16] Ibidem, p.2288

[17] CENSIS, Ricerca biotech in Italia: grandi aspettative, poche risorse nelle reti università-industria (http://www.censis.it)

[18] Volume del Comitato Nazione per la Bioetica, Etica Sistema sanitario e risorse, Ed. Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1998, pp.137-139.

[19] RESNIK, Setting Biomedical Research Priorities: Justice, Science and Public Partecipation, Kennedy Institute of Ethics Journal, 11 (2001), 2, p.181.

[20] SPAGNOLO A.G., MINACORI R, Farmacogenetica e Farmacogenomica: aspettative e problemi etici, nel vol. DI PIETRO M.L., SGRECCIA E. (a cura di), Biotecnologie e futuro dell’uomo, Vita e Pensiero, Milano in corso di stampa.

[21] Sull’analisi del significato edella portata del consenso informato si può vedere SGRECCIA E. Manuale di Bioetica I, Vita e Pensiero 3 ediz., Milano 1999, pp. 210-220

[22] MORENO J.D. and LEDERER S., Revising the History of Cold War Research Ethics, Kennedy Institute of Ethics Journal, vol.6, n.3 (1996), pp.223-237.

[23] LO B., LESLIE E., WOLF J.D. and BERKLEY A., Conflict of interest policies for investigators in clinical trials, NEJM, novembre 30, 2000, pp.1616-1620.

[24] Appello del periodico “Tempo Medico” del 14 marzo 2002, il quale fa riferimento ad un’analoga denuncia firmata da molti direttori delle riviste scientifiche e riportato dal Lancet 2001, 358, pp.854-856

[25] SCHOOYANS M., L’avortement: Enjeu Politique, Lou guenil (Quebec) 1990, trad.it. Aborto e politica, Città del Vaticano 1992. Idem, Bioétique et population,Fayard, Paris 1994. Idem, L’évangile face au desordre mondial, Fayard, Paris 1997. Vedi, per la Conferenza del Cairo, Medicina e Morale 1994,5, pp. 979-1027; sono riportati anche gli interventi di Giovanni Paolo II.

[26] ROBERTSON J.A., Ethics and policy in embryonic stem cell research, Kennedy Institute of Ethics Journal, 1999, 9(2): 109-136; KRIMSKY S. and HUBBARD R., The Business of research, Hasting Center Report 1995, 1(25): 41-43. Gli autoriricordano i temi caldi del dibattito sulle liceità della ricerca nell’ambito dell’IVF, dell’esame genetico preimpiantatorio, del trapianto nucleare (clonazione) e della ingegnerizzazione delle cellule della linea germinale.

[27] LIFTON R.J., I medici nazisti, Ed. Rizzoli, Milano 1988

[28] WEIJER Ch, Research methods and Policies, o.c., p.856; JONES J.H., Bad Blood: the turkegee syphilis experiment, New York, Free Press, 1993.

[29] WEIJER Ch, Research methods and Policies, o.c., p.856 il quale cita il New England Journal of Medicine 330, pp.1448-1449.

[30] Concilio d'Europa, Comitato dei ministri, Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina, (19.11.1996), pubblicato anche su Medicina e Morale 1997, 1:128-149

[31] Ibidem

[32] UNESCO, Universal Declaration on the Human Genome and Human rights. Déclaration Universellé sur le genome humain et les droits de l’homme, 11.11.1997. Si veda anche SPAGNOLO A.G., SGRECCIA E. (a cura di), Lineamenti di etica della sperimentazione, o.c.

[33] SGRECCIA E., Manuale di Bioetica, I, Milano, Vita e Pensiero, 1999, pp.235-289 con ampia bibliografia; SPAGNOLO A.G., BIGNAMINI A.A., DE FRANCISCIS A., I comitati di etica fra linee guida dell’Unione Europea e decreti ministeriali, Medicina e Morale, 1997, 6: 1059-1097. Il pensiero della Chiesa in tema di sperimentazione sull’uomo trova il riferimento in molti Discorsi di Pio XII e Giovanni Paolo II. Ricordiamo i principali: PIO XII, Ai partecipanti al I Congresso Internazionale di Ispatologia del Sistema Nervoso (14.9.52] in Discorsi e Radiomessagi, XIV, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1961, pp.317-330; Idem, Discorso alla X-VI Sessione dell’Ufficio Intenazionale di Documentazione di Medicina Militare (19.10.53], in Discorsi e Radiomessagi, XI, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1969, pp.415-428; Idem, Discorso ai partecipanti all’VIII Assemblea dell’Associazione Medica Mondiale. (30.9.54],in Discorsi e Radiomessagi, XVII, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano1969, pp.167-179; GIOVANNI PAOLO IIDiscorso ai partecipanti a due Congressi di Medicina e Chirrugia (27.10.1980], inInsegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1980, pp. 1005-1010; Idem, Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze (23.10.1982], Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1982, pp.889-898; Idem, Discorso ai partecipanti ad un convegno sulla sperimentazione biologica promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze (23.10.1982], Insegnamenti di Giovanni Paolo II, , Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1982, pp.898-893; Idem, Discorso ai partecipanti al I° Convegno Medico Internazionale promosso dal Movimento per la Vita (3.12.1982], Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V/3, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1982, pp. 1509-1513; Idem, Ai partecipanti ad un corso distudio sulle “pre-leucemie umane” (15.11.1985], Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano1985, pp.1265ss.; Idem, Ai partecipanti ad un congresso sul cancro (24.6.1986] inInsegnamenti di Giovanni Paolo II,IX, I, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1986, pp.1052-1053; Idem, Ad una conferenza sui farmaci svoltasi nell’Aurla del Sinodo (24.10.1986] in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1986, pp. 1183ss.; Idem, A scienziati e operatori sanitari (12.11.1987] in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1987, pp. 1086-1087; Idem. Lettera Enciclica “Evangelium Vitae (25.3.1995]Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, parte III; CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione Donum Vitae .......

[34] WEIJER , Research methods and Policies, p. 858

[35] Ibidem, p. 859

[36] Australia National Health and Medical Research Council (NHMRC), Guidelines on ethical makers in Oboriginal and Torres Strait Islander health research, 1991.

[37] Alludiamo alla Dichiarazione sul genoma umano della UNESCO e alla Convenzione su I diritti dell’uomo e la biomedicina del Consiglio d’Europa precedentemente citate (note 32 e 33).

[38] BEYRER C., KASS N.E., Human rights, politics and rewiews of research ethics, The Lancet 2002, 360: 246-251.

[39] LEVINE, Research……, p.2289

[40] COMITATO ETICO DELLA UNIVERSITÀ CATTOLICA, Raccomandazioni riguardo alla inclusione delle donne in età fertile nei protocolli di sperimentazione clinica, Medicina e Morale 1996, 4: 793-796.

[41] MANNI E., Sperimentazione sull’animale, Medicina e Morale, 1989, 6: .1057ss.

[42] CASTIGNONE S. (a cura di), I diritti degli animali, Ed. Il Mulino, Bologna 1985; CICCONE L., L’animale ben creato e bene per l’uomo. Aspetti bioetici della sperimentazione sull’animale, Medicina e Morale, 1989, 6: 1095ss. Vedi anche SGRECCIA E., FISSO B., Etica dell’ambiente, estratto da Medicina e Morale, 1996, I, II..

[43] BOMPIANI A:, Ricerca etica, diritto e ricerca biomedica, in COMPAGNONI (a cura di), Etica dell’ambiente, Alba: San Paolo, 1996: 267-307.

[44] Cf. BOMPIANI, Ibid., p.275.

[45] Ibid., pp. 275-276.

[46] CANNAVO’ L., La scienza fra collettivizzazione e privatizzazione, nel vol. a cura di STATERA G. e CANNAVO’ L., Sociologia della scienza e politiche della ricerca, 1987, citato in BOMPIANI, Ricerca etica, p.276, nota 5.

[47] AGAZZI E., Il bene, ilmale, la scienza, Rusconi, Milano 1992; ANTISERI D., Filosofia della scienza e problemi etici, Borla Roma 1993; HUBER C.S.J., Limiti della validità delpensiero scientifico, nel vol. Lineamenti di etica della sperimentazione clinica a cura di Spagnolo A.G. e Sgreccia E., Vita e Pensiero, Milano 1994, pp. 29-39; LADRIERE J., I rischi della razionalità, SEI Torino 1978; WILLEBRORD-WELTEN, Sessant’anni difilosofia della scienza,, in SPAGNOLO E SGRECCIA (a cura di), Lineamenti di etica della sperimentazione, pp. 21-28.

[48] SGRECCIA E., Pontenzialità e limiti del progresso scientifico e tecnologico, Dolentium Hominum, 1988, 37(1): 137-144; Idem, Manuale di Bioetica, Vol. I, Vita e Pensiero, Milano 1999, pp. 40-47. In tema di “verità” scientifica epistemologicamente parlando si dovrà distinguere la “oggettività” dei dati e la “verità” scientifica frutto della interpretazione dei dati. Non vogliamo qui affrontare il problema della “evidenza” e della “evidence based medicine” alla quale oggi non tutti sono disposti a credere dando sempre più spazio alla interpretazione del ricercatore ed anche alla continua crescita del sapere. Ma tutto ciò non toglie il valore scientifico, sempre perfettibile e fasificabile delle scienze biomediche.

[49] Hume, treatise of human nature, trad. it. LECALDANO, Trattato sulla natura umanalibro III, parte I, in Opere filosofiche, vol. i Roma-Bari: laterza, 1995: 496-749.

[50] BOMPIANi, Ricerca etica, p.291.

[51] GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica “Fides et Ratio”, 14.9.1998, A.A.S., 91(1999), pp. 5-88; n.88.

[52] Ibidem

[53] Ibidem, n.89

[54] Ibidem

[55] Ibidem, n.90

[56] GIOVANNI PAOLO II, Discorso tenuto in occasione della Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, “L’Osservatore Romano”, 14 nov. 2000.

[57] Ibidem

[58] Ibidem

[59] E. Sgreccia, ‘Autonomia e responsabilità della scienza’, in A.G. Spagnolo and E. Sgreccia(eds.), Lineamenti di etica della sperimentazione clinic (Vita e Pensiero, Milan, 1994), pp.39-50; E. Agazzi,‘Autonomia e responsabilità della scienza’, in P. Cattorini(ed.), Scienza ed etica nella centralità dell’uomo (F.Angeli Editore, Milan, 1990); E. Pellegrino, ‘Autonomia scientifica e responsabilità morale’ in P. Cattorini (ed.)., Scienza ed etica,pp. 173-188.

[60] ConcilioVaticano II, Costituzione Gaudium et Spes, n. 59, A.A.S.........

[61] DULBECCO R., Ingegneri della vita, Mondadori, Milano 1989.

[62] JONAS H., Il principio responsabilità, Einaudi, Torino 1999.

[63] SGRECCIA E., Autonomia e responsabilità della scienza, o.c., p.45

[64] GIOVANNI PAOLO II, Discorso tenuto in occasione della Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, o.c..

[65] Documento proposto al termine della Conferenza di Budapest (2-3 giugno 1999) ed approvato nell'Assemblea dell' UNESCO a Parigi. Riportiamo il Docmento in appendice.

[66] Ibidem, n.2 del Preambolo.

[67] Ibidem n.1 del Preambolo

[68] Ibidem n.3 del Preambolo

[69] Ibidem, n.4 of the preamble.

[70]Ibidem, nn 7-22.

[71] Ibidem, n.24

[72] Ibidem nn.26-27

[73] Ibidem nn 28-29

[74] Ibidem nn. 30-35

[75] Ibidem nn. 36-42

[76] POSSA G. Promuovere la ricerca scientifica e tecnologica per accellerare lo sviluppo del Paese: Linee Guida delal Ricerca, “Atenei” Le Mounier Firenze, 3-4, 2001

[77] si parla di bioscienze, monoscienze, infoscienze: Ibidem, p.22.

[78] Ibidem, pp.109-110

[79] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, nn. 88-90

[80] Concilio Ecumenico Vaticano II, Messaggi L’heure de départ ad alcune categorie di persone, (8.12.1965), A.A.S., 1965: .8-18.

[81] PAOLO VI, Lettera Enciclica Hmanae Vitae, 25.7.1968, n.24, A.A.S. 60 (1968), pp.401-503.

[82] GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica “Evangelium Vitae”, 25.3.1995, n.98; A.A.S. 87 (1995), pp.401-522: “Un compito particolare spetta agli intellettuali cattolici, chiamati a rendersi attivamente presenti nelle sedi privilegiate dell’elaborazione culturale, nel mondo della scuola e delle università, negli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, nei luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica”. Tutto ciò è inteso “per costruire una nuova cultura della vita umana”

[83] Lettera Enciclica Novo Millennio Ineunte al termine del Grande Giubileo dell’Anno 2000, n.51: “Un impegno speciale deve riguardare alcuni aspetti della radicalità evangelica che sono spesso meno compresi fino a rendere impopolare l’intervento della Chiesa, ma che non possono per questo essere meno presenti nell’agenda ecclesiale della carità.Mi riferisco al dovere d’impegnarsi per il rispetto della vita di ciascun essere umano dal concepimento al suo naturale tramonto. Allo stesso modo il servizio all’uomo c’impone diguidare, opportunamente e importunamente, che quanti s’avvalgono delle nuove potenzialità della scienza, specie sul terreno delle biotecnologie, non possono mai disattenderele esigenze fondamentali dell’etica ... Per l’efficacia della testimonianza cristiana, specie in questo ambito delicato e controverso è importante fare un grande sforzo per spiegare adeguatamente i motivi della posizione della Chiesa, sottolineando soprattutto che si tratta d’imporre ai non credenti una prospettiva di fede, ma di interpretare e difendere i valori radicati nella natura stessa dell’essere umano”.

[84] ID., Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae sulle Università Cattoliche, 15 agosto 1990 AAS 82 (1990), 1475-1509, n. 5

[85] Ibid., n. 15

[86] Conciclio Ecumenico Vaticano II, Messaggi ....

[87] GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica “Sollecitudo Rei Socialis”, Citta del Vaticano30.12.1987, A.A.S. (1988): 513-586:

[88] GIOVANNI PAOLO II, Allocuzione all’UNESCO, 2.6.1980. aas, 72(1980) 750, N. 22; Idem, Allocuzione alla Pontificia Accademia delle Scienze, 10.11.1979, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, 2 (1979) 1109.

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