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Interventi sul piano urbanistico di traù durante I primi decenni del dominio veneto (1420-1450)


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Cambiamenti sulla piazza cittadina e simboli del nuovo governo

La modellazione pianificata della piazza principale come del centro di potere incominciò già nel ‘200, quando incominciò ad evolversi seguendo i principi del nuovo “urbanismo comunale”.130 Gli edifici che presentavano il centro delle istituzioni cittadine (in primo luogo, il palazzo comunale e la loggia), presentavano dei punti importanti nella struttura cittadina come dei simboli di potere. Fino alla fine del ‘200 si poteva incontrare gli edifici del potere laico e quelli ecclesiastici raggruppati nello stesso posto: gli edifici ecclesiastici per tradizione, mentre quelli comunali annunciando la nuova funzione della piazza principale.131 La piazza mantenne il suo ruolo pubblico durante il corso di tutto il medioevo, come uno spazio dominante intorno al quale furono concentrate le più importanti funzioni cittadine, determinate dai ruoli e dagli edifici pubblici. Dopo il 1420 la piazza mise in risalto dei nuovi valori politici. La sua formazione con un fine politico stimolò il restauro degli edifici comunali. Sono già stati menzionati i lavori sulla ristrutturazione del palazzo comunale in seguito ai danni subiti nel 1420; ma quest’edificio fu oggetto di ripetuti restauri anche durante i secoli successivi.132 Certi documenti del ‘400 menzionano certi locali del palazzo comunale di Traù.133 Il palazzo comunale aveva un ruolo importante per la formazione della piazza principale. Questi edifici presentavano l’identità politica delle città, ed il loro aspetto dipendeva dalla politica comunale.134 Nelle città da loro dominate, i Veneziani assicuravano sempre delle residenze decorose per i loro rappresentanti. Il buon aspetto del palazzo presentava un buon governo ed anche la dedizione alla Repubblica.135 Nel 1426 il conte abitava in una delle case sulla piazza principale di Traù.136

Nel 1420 sulla colonna all’angolo della loggia maggiore fu scolpito lo stemma del generale Pietro Loredano, il quale ricordava la vittoria dell’esercito veneto sopra le forze cittadine.137 Nell’area cittadina cambiò il sistema dei segni visuali con l’apparizione degli stemmi dei dogi e dei generali veneti, e soprattutto del simbolo veneto per eccellenza, del leone di San Marco, che è molto più diffuso in riguardo ai simboli del potere politico pre-veneto. Il leone marciano testimonia pure l’integrazione delle città della Dalmazia, perché appariva in tutte le città dalmate sotto il dominio veneto.138 Dopo il 1420 sulla piazza centrale di Traù, come del resto anche nelle altre città dalmate, sventolava la bandiera con il leone marciano.139 Lo stendardo con la bandiera di San Marco (stendardum Sancti Marci) si trovava sul posto della berlina.140 Nei documenti viene menzionata ancora la cosiddetta placha rotunda, dove la gente giurava ad sancta Dei Evangelia.141 Frequentemente nelle città dalmate la berlina veniva usata come stendardo.142 La piazza di Traù fu ampliata e pavimentata nel 1435 a spese dei proprietari degli edifici vicini e della cattedrale (del vescovo), su versamento della somma di 100 libre e 15 soldi. La città inoltrò al doge la richiesta d’innalzare una fontana “per ornare la piazza e per il bene della città”.143 Per la fabbrica della fontana sono stati richiesti 150 ducati (fabrica unius cisterne super plathea comunis Tragurij), ma il doge nel 1436 rimandò la sua costruzione, perché la priorità fu data all’edificazione delle fortificazioni.144 Purtroppo, la fontana sulla piazza centrale non fu mai eretta.145 L’edificazione dei palazzi rinascimentali più rappresentativi, ed in particolar modo la modellazione dello spazio della sua piazza principale a Traù, rispecchiano chiaramente il livello della cultura di abitare in questo periodo. Però, l’investimento più importante fu concentrato sulla costruzione delle fortificazioni. Il progetto di restauro della piazza medioevale fu avviato soltanto dopo la conclusione dei lavori sugli edifici prioritari, prima di tutto sulle fortificazioni. Per esempio, il costo della costruzione della cappella di San Giovanni, conclusasi dopo quindici anni di lavoro, fu stimato a 2300 ducati, mentre per il restauro di una parte delle mura nel 1490 ci vollero 2000 ducati, ma i lavori dovettero esser conclusi con la massima urgenza.146 Le fortificazioni avevano la massima priorità, tra l’altro, anche per le sempre più frequenti incursioni ottomane, e richiedevano dei grossi investimenti durante un lungo periodo.

Il restauro della piazza principale di Traù dimostra in ogni modo un’alta maturità architettonica, specialmente nella seconda metà del ‘400. Oltre alla stabilità politica e alle possibilità economiche per un’operazione simile, il restauro della città ed in particolare della sua piazza fu ispirata dagli ideali umanistici riguardanti l’aspetto della città. Sebbene il patriziato di Traù fu alla guida della resistenza alla dominazione veneta, nel corso del ‘400 le condizioni cambiarono, e man mano un certo suo numero s’era adattato alle nuove, oramai cambiate, circostanze.147 Lo spazio che attorniava la piazza principale continuamente presentava un punto d’attrazione per i palazzi più rappresentativi delle famiglie più potenti.148 Ad esempio, la famiglia Cippico prese parte al sistema di governo veneto, consolidando in tal modo la propria posizione sociale: era una tipica famiglia di sopracomiti della Dalmazia veneta.149 Alcuni dei suoi membri avevano dei ruoli importanti anche nella progettazione urbanistica e nella realizzazione dell’aspetto umanistico ideale del centro cittadino (i cosiddetti palazzi Cippico, piccolo e grande, sulla piazza).



Conclusione

Il controllo veneto delle aree cittadine era accentuato dopo l’anno 1420, il che s’era riflettuto sugli aspetti politici, funzionali ed architettonico-stilistici. Come del resto anche gli altri comuni della Dalmazia, dopo il 1420 Traù diventò parte costitutiva del dominio veneto da mar.150 L’influenza di Venezia sullo sviluppo urbanistico delle città dalmate s’era manifestata negli elementi dell’organizzazione delle aree delle comuni e nelle determinanti economico-topografiche.151 La limitazione dell’autonomia cittadina dopo l’anno 1420 era necessaria per l’integrazione della città nel sistema centralizzato dello Stato. Nonostante ciò, come le altre città dalmate, la città di Traù riuscì a mantenere le sue caratteristiche locali, adattandosi al nuovo sistema di governo.





 Questo saggio è stato composto negli ambiti dell workshop dell’ International University in Venice (San Servolo), svoltosi il 26/8-9/9 2001 e 16/6-29/6/2002 sotto la guida del Prof. Alberto Tenenti. Ringrazio i condutori dell workshop il Prof. Donatella Calabi e Prof. Carolyne Bruzelius, come anche il Prof. Denis Romano per i consigli ricevuti.

1 T. RAUKAR, “Komunalna društva u Dalmaciji u 15. st. i prvoj polovini 16. stoljeća», su: Historijski zbornik, 35 (1982), 43-118, 54; M. ŠUNJIĆ, Dalmacija u 15. stoljeću. Sarajevo, 1967, 97-167.

2 F. LANE, Venice. Maritime Republic. Baltimore-London, 1973, 200, 224-237; R. C. MUELLER, “Aspects of Venetian Sovereignty in Medieval and Renaissance Dalmatia”, su: Quattrocento Adriatico, Florence, 1994, 29-57, 30; A. TENENTI, “The Sense of Space and Time in the Venetian World of the Fifteenth and Sixteenth Centuries”, su: Renaissance Venice, 17-46.

3 M. NOVAK, Autonomija dalmatinskih komuna pod Venecijom, Zadar, 1965.

4 I.. LUČIĆ, Povijesna svjedočanstva o Trogiru, 1-2, a cura di: C. FISKOVIĆ, 1979, 913.

5 M. NOVAK, Autonomija, 25; Znanstvena knjižnica Zadar (in seguito: ZKZ), Rukopisi, MS, 299, f. 1420, 74-76.

6 Listine o odnošajih između južnoga slavenstva i mletačke republike, a cura di Š. LJUBIĆ, X, 1890, 106.

7 V. KOVAČIĆ, “Trogirske fortifikacije u 15. stoljeću”, su: Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji, 37 (1997-1998), 116.

8 Arhiv Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti (Archivio dell’Accademia Croata di Scienze, Lettere ed Arti) di Zagabria (in seguito: AAZg), Ostavština Lučić: Lucius, XX-12/I-XXIV, 24 volumi (in seguito: Lascito Lucius), a cura di M. BARADA, lib. 10. f. 4. (L’originale di questa copia è conservato presso l’Archivio Arcidiocesano di Spalato: MS sign. 528, 531-542. ser. B).

9 KOVAČIĆ, Trogirske, 116.

10 Listine, VIII, 46.

11 KOVAČIĆ, Trogirske, 116. Secondo il Lučić, ancora nel suo tempo si poteva scorgere che le torri erano state danneggiate dai colpi di bombarda, ed abbattute fino al altezza delle mura; LUČIĆ, 997.

12 LUČIĆ, Povijesna, 941, 990.

13 KOVAČIĆ, Trogirske, 116.

14 Memorie storiche di Tragurio ora detto Traù, di Giovanni Lucio, Venetia, 1673, 449.

15 Državni arhiv u Splitu (Archivio di Stato di Spalato, in seguito: ASS): Fondo della famiglia Fanfogna Garanin, serie: Communità di Traù, fasc. I/IIIa, f. 3-5.)

16 Barbacane = fortificazione molto solida, per le difese della porta della città; A. DEANOVIĆ, ''Glosar naziva u upotrebi srednjovjekovnog i renesansnog vojnog graditeljstva u Hrvatskoj'', su: Utvrde i perivoji, Zagreb, 2001., 79-97, 92.

17 LUČIĆ, Povijesna, 1001.

18 Se escludiamo il dato sulla torre comunale nel 1418 riportato dal Lučić.; LUČIĆ, Povijesna, 994.

19 ... turris comunis quae est iuxta domum ser Johannis Duymi civis Traguriensis et quedam alia turris episcopatus distantes per parvum spatium una ab altera, vel turris abbatie cum Abbatia, que quidem turres sunt a capite pontis Insulae fortificentur, et eleventur ad altitudinem debitam cum illis muris, barbacanis et receptis, ac modis cum quibus videbitur ingeniario ad hoc mittendo per Dominos predictos…; AAZg, Loascito Lučić, lib. 9, f. 95.

20 LUČIĆ, Povijesna, 1054; Zlatna knjiga grada Splita, a cura di I. FRANGEŠ, Split, 1996, 209.

21 P. ANDREIS, Povijest grada Trogira, fasc. 1-2, a cura di V. RISMONDO, Split, 1978, 160.

22 KOVAČIĆ, Fortifikacije, 115; LUČIĆ, Povijesna, 1001. Traù, similmente alle altre città della Dalmazia, fino al 1420 si serviva di un proprio sistema di misure, differente da quello in uso a Venezia, però non è stato mai registrato.

23 AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 37, 448 (Die 8 Augusti 1426 Comitis Traguriensis Domus in Platea destructae a bombardis locatio).

24 KOVAČIĆ, Trogirske, 116.

25 AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 117 (Die 13 novembris 1420. De monasterio Sancti Francisci destructo.)

26 Die 18. Aprilis 1421 Dragolini Nicole operarii cum lapicida conventio de reficienda ecclesia de actibus bondardum; AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 4; D. FARLATI, Illyricum sacrum, fasc. IV, Venetiis, 1769, 397-398. Fu stabilito anche il prezzo dei lavori: 404 libre, 200 delle quali in anticipo, allo scopo di permettere al mastro d’acquistare le pietre necessarie. Il resto doveva esser sborsato a compimento dei lavori. L’operario aveva il compito di trovare gli operai ausiliari, l’occorrente per le impalcature, il piombo ed il ferro per i ganci. Il mastro prese l’impegno di finire i lavori entro l’anno successivo; LUČIĆ, Povijesna, 959; C. Fisković scoprì che sul restauro del campanile lavorarono l’imprenditore edile Matei Goicovich ed il protomastro Stephano. Egli ritenne, inoltre, che il protomastro Stephano fosse il padre dello scultore Joannes Dalmata (Ivan Duknović). Nel 1431 il mastro Stephano partecipò alla costruzione delle arcate della cattedrale; C. FISKOVIĆ, Opis trogirske katedrale iz 18. stoljeća, Split, 1940, 35, 59.

27 Si sono conservati anche i dati sul restauro dell’altare di S. Lucia e sul commissionamento della nuova pala (altare s. Luciae restaurare et palam facere); AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 23.

28 Sono state registrate pure le spese del restauro della casa: ”470 libre di denari piccoli, delle quali 148 libre di denari piccoli e 7 soldi per le parti in legno, 39 libre per le parti in ferro; per tre mila tegole, per le pietre e per la calce 157 libre e 2 soldi, ed infine per la manodopera dei muratori e dei falegnami 125 libre di denari piccoli”; LUČIĆ, Povijesna, 956.

29 LUČIĆ, Povijesna, 956. Segue un'elenco delle spese e dei materiali, vedi il capitolo sull'abitazione e sugli edifici.

30 ST, R. II, c. 18.

31 Državni arhiv u Zadru (Archivio di Stato di Zara, in seguito: ASZ), busta 46, fasc. 6. Testamenti 1448-1452. Jacobus de Viviano condam Francisci de Veneciis, publicus imperiali auctoritate et communis Tragurii notarius et cancelarius (in seguito: Viviano), f. 35', 36-37, 37'-38, 38'-39, 41', 41'-42, 42-42', 42'-43, 43', 45-45', 46-46', 48-48', 50', 51-52.

32 Statut grada Trogira (in seguito: ST), a cura di V. RISMONDO, Split, 1988, R. II. 19.

33 Memorie, 429.

34 C. FISKOVIĆ, ''O trogirskim mlinicama u povodu njihove nove namjene'', su: Godišnjak zaštite spomenika kulture Hrvatske, fasc. 6-7 (1980.-1981.), 10-19.

35 R. BUŽANČIĆ, '''Renovatio urbis' Koriolana Cipika u Trogiru'', su: Ivan Duknović i njegovo doba, Trogir, 1996, 107-117, 108.

36 F. DUJMOVIĆ, ''Urbanistički razvoj šibenske luke'', su: Pomorski zbornik, fasc. II, 1962, 1439-1449.

37 A. DEANOVIĆ, “Architetti veneti del Cinquecento impegnati nella fortificazione della costa dalmata”, su: L’architettura militare veneta del Cinquecento, Vicenza, 1988; A. DE BENVENUTI, “Le opere fortificatorie in Dalmazia sotto Venezia (140-1797), su: Rivista Dalmatica, Venezia, 1955-1956; D. KEČKEMET, ''Splitski kaštel'', su: Anali Historijskog instituta JAZU u Dubrovniku, fasc. 4-5(1956), 267-303.

38 G. NOVAK, Povijest Splita, fasc. II, 1960, 428; KOVAČIĆ, Trogirske, 117.

39 Listine, VII, 225-226; Šibenik. Spomen zbornik o 900 obljetnici, a cura di S. GRUBIŠIĆ, Šibenik, 1976, 136-137.

40 L’ingegnere militare della Repubblica Lorenzo Pincino vi lavorò su; C. FISKOVIĆ, Zadarski sredovječni majstori, Zagreb, 1959, 34; T. RAUKAR – I. PETRICIOLI – F. ŠVELEC, Zadar pod mletačkom upravom, Zadar, 1987, 129.

41 Delle fortificazioni di Traù si scrisse molto: KOVAČIĆ, Trogirske fortifikacije, 109-137; R. SLADE-ŠILOVIĆ, “Kašteo Camerlengo u Trogiru”, su: Bullettino di archaeologia e storia dalmata, fasc. 33(1910), 1-11; BUŽANČIĆ, Renovatio, 108; Listine, I, 105; AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 21 (2. augusti 1421. Johannes Desse, Antonius Andre Theodosij et Laurentino Stipossij ambassiatores populi civitatis Traguriensis).

42 ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 2.

43 LUČIĆ, Povijesna, 1000.

44 AAZg, Lascito Lucius, lib. 8. f. 35.

45 KOVAČIĆ, Trogirske fortifikacije, 115; LUČIĆ, Povijesna, 1000.

46 AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 113-116.

47 LUČIĆ, Povijesna, 946-947.

48 KOVAČIĆ, Trogirske, 109-137. In questo saggio viene pubblicato pure lo schizzo di Alessandro Ganassa del ‘700.

49 AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 113-116.

50 AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 113-116, (Simonis Detrico comitis cum Prothomagistro de fabricando fortilicio conventio. Die 8 septembbris 1420.); LUČIĆ, Povijesna, 923.

51 ANDREIS, Povijest, 160.

52 ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 6.

53 AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, 113-116.; KOVAČIĆ, Trogirske fortifikacije, 118.

54 Però, anche se nei lavori pubblici furono (forzatamente) inclusi gli abitanti del distretto ed i cittadini, dal conte fu richiesto di procurare più mezzi “per le pietre, la calce ed certe cose simili”. Il doge venne informato dal Loredano che la detta torre non poteva esser fortificata senza il legname per il tetto, sular e le 16 000 tegole; LUČIĆ, Povijesna, 1002.

55 AAZg, Lascito Lucius, lib. 10. f. 30-36.

56 KOVAČIĆ, Trogirske fortifikacije, 119.

57 ASZ, busta 67. fasc. 3, f. 114’.

58 ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 5’-10.

59 BSZ, busta 67, fasc. 1, f. 64-64’.

60 SLADE-ŠILOVIĆ, Kašteo, 11; KOVAČIĆ, Trogirske, 120-122.

61 AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 25-30.

62 KOVAČIĆ, Trogirske, 126; Fortezze veneziane nel Levante, Esempi di cartografia storica dalla collezione nel Museo Correr, catalogo della mostra, a cura di E. MOLTENI – S. MORETTI, Venezia, 1999, 20-21.

63 AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 25-30.

64 Zlatna, 331, 333.

65 ANDREIS, Povijest, 170, 174-175.

66 KOVAČIĆ, Trogirske, 128-130.

67 I. BABIĆ, ''Na pomolu treći, fantomski most'', su: Radovan, fasc. 1 (1997), 8-9.

68 La richiesta fu ripetuta nel 1436.; AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 25-30, 95.

69 Allora cominciò pure l’edificazione della nuova porta verso nord e d’altri edifici comunali; BSZ, Rukopisi, MS 305, f. 27.

70 BSZ, Rukopisi, MS 305, f. 28.

71 LUČIĆ, Povijesna, 997-1008; ANDREIS, Povijest, 15.

72 KOVAČIĆ, Trogirske, 126.

73 ST, L. II, c. 60.

74 BABIĆ, Na pomolu, 8-9.

75 LUČIĆ, Povijesna, 997.

76 KOVAČIĆ, Trogirske, 109-135.

77 La pianta di Traù del Lučić, la quale risale al '600, indica questa porta, situata all'angolo nord-occidentale del Sobborgo.

78 RAUKAR, Komunalna, 97.

79 KOVAČIĆ, Trogirske, 120-122.

80 M. GEORGOPOLOU, Veneice's Mediterranean colonies. Architecture and urbanism, Cambridge, 2001., 120-121.

81 RAUKAR, Komunalna, 97; LANE, Venice, 235.

82 BUŽANČIĆ, Renovati, 109. Verso la fine degli anni sessanta del '400 cominciarono le prime incursioni ottomane sul territorio della Dalmazia, quando fu minacciato il distretto di Spalato. Coriolano Cipico descrisse le le rovinose mura di Traù nella sua opera “Bellum Asiaticum”; a cura di G. NOVAK, Split, fasc. I, 310; K. Ćipiko, O Azijskom ratu, Split, 1977, 171.

83 Simon e concilio Constantiensi reversus anno 1418. totam civitatem suspensam metu belli Veneti, atque sollicitam reperit; jam enim induciae exierant, quas anno 1413. Sigismundus cum Venetis in quinquennium pepigerat. Ante has inducias, dum bellum fervebat, Tragurienses suburbium occidentale, ut Lucius docet, moenibus et propugnaculis munierant, quod deinde Civitas nova appelata est; FARLATI, Illyricum, fasc. IV, 397. Secondo il Lučić, quell’anno furono eletti due capitani per la difesa, uno per la torre vicino al ponte che conduceva all’isola, e l’altro per la Torre maggiore della Città Nuova, “dalla quale ci proviene la notizia che il Sobborgo era già recintato non le mura, e perciò fu chiamato Città Nuova”, LUČIĆ, Povijesna, 908; AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 90. Nei testamenti del 1419 troviamo delle clausole che destinavano dei mezzi in favore delle opere murorum civitatis nove Tragurij; ASZ, busta 2, vol. 2, f. 41, 42, 46-46', 50.

84 Un processo simile si svolgeva anche nelle altre città, le quali mediante un graduale allargamento incorporavano gli antichi sobborghi nell’area cittadina; M. PRELOG, “Dubrovački statut i izgradnja grada (1272.-1972.)”, su: Peristil, fasc. 14-15 (1971-1972), 81-94, 84.

85 KOVAČIĆ, Trogirske, 125.

86 AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 30; LUČIĆ, Povijesna, 997.

87 KOVAČIĆ, Trogirske, 112.

88 BUŽANČIĆ, Renovatio, 113.

89 ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 2-6.

90 S. ZIMMERMANN – R. F. E. WEISSMAN, „Urban life in the Renaissance“, su: Social Stratification in Renaissance Urban Planning, a cura di J. S. ACKERMAN – M. N. ROSENFELD, Newark, 1989, 21-50.

91 Notae Johanis Lucii (in seguito: Notae), a cura di F. RAČKI, su: Starine JAZU, fasc. 13 (1881), 211-268, 268 (Incendium civitatis nove, in qua conflagrarunt 40 domus lignaminis, et 18 civitatis veteris, et 18 civitais veteris, ortum et fabris; et provisiones. 36.b).

92 ANDREIS, Povijest, 175.

93 ASZ, busta 67, fasc. 3, f. 108’. La vendita delle saline con il privilegio del riacquisto, fu menzionata a Traù nel 1420; AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 98-102; ANDREIS, Povijest, 175-176. Venezia realizzava la maggior parte dei suoi redditi nelle città dalmate proprio dalle saline. Con la monopolizzazione di quest’attività, essa influì sullo sviluppo delle saline ed il loro possesso. Le disposizioni economiche di Venezia erano uguali in tutte le città dalmate e si riferivano alle disposizioni doganali, al divieto dell’importazione e dell’esportazione di certe merci, all’ammasso obbligatorio d’altre merci; T. RAUKAR,
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