La modellazione pianificata della piazza principale come del centro di potere incominciò già nel ‘200, quando incominciò ad evolversi seguendo i principi del nuovo “urbanismo comunale”.130 Gli edifici che presentavano il centro delle istituzioni cittadine (in primo luogo, il palazzo comunale e la loggia), presentavano dei punti importanti nella struttura cittadina come dei simboli di potere. Fino alla fine del ‘200 si poteva incontrare gli edifici del potere laico e quelli ecclesiastici raggruppati nello stesso posto: gli edifici ecclesiastici per tradizione, mentre quelli comunali annunciando la nuova funzione della piazza principale.131 La piazza mantenne il suo ruolo pubblico durante il corso di tutto il medioevo, come uno spazio dominante intorno al quale furono concentrate le più importanti funzioni cittadine, determinate dai ruoli e dagli edifici pubblici. Dopo il 1420 la piazza mise in risalto dei nuovi valori politici. La sua formazione con un fine politico stimolò il restauro degli edifici comunali. Sono già stati menzionati i lavori sulla ristrutturazione del palazzo comunale in seguito ai danni subiti nel 1420; ma quest’edificio fu oggetto di ripetuti restauri anche durante i secoli successivi.132 Certi documenti del ‘400 menzionano certi locali del palazzo comunale di Traù.133 Il palazzo comunale aveva un ruolo importante per la formazione della piazza principale. Questi edifici presentavano l’identità politica delle città, ed il loro aspetto dipendeva dalla politica comunale.134 Nelle città da loro dominate, i Veneziani assicuravano sempre delle residenze decorose per i loro rappresentanti. Il buon aspetto del palazzo presentava un buon governo ed anche la dedizione alla Repubblica.135 Nel 1426 il conte abitava in una delle case sulla piazza principale di Traù.136
Nel 1420 sulla colonna all’angolo della loggia maggiore fu scolpito lo stemma del generale Pietro Loredano, il quale ricordava la vittoria dell’esercito veneto sopra le forze cittadine.137 Nell’area cittadina cambiò il sistema dei segni visuali con l’apparizione degli stemmi dei dogi e dei generali veneti, e soprattutto del simbolo veneto per eccellenza, del leone di San Marco, che è molto più diffuso in riguardo ai simboli del potere politico pre-veneto. Il leone marciano testimonia pure l’integrazione delle città della Dalmazia, perché appariva in tutte le città dalmate sotto il dominio veneto.138 Dopo il 1420 sulla piazza centrale di Traù, come del resto anche nelle altre città dalmate, sventolava la bandiera con il leone marciano.139 Lo stendardo con la bandiera di San Marco (stendardum Sancti Marci) si trovava sul posto della berlina.140 Nei documenti viene menzionata ancora la cosiddetta placha rotunda, dove la gente giurava ad sancta Dei Evangelia.141 Frequentemente nelle città dalmate la berlina veniva usata come stendardo.142 La piazza di Traù fu ampliata e pavimentata nel 1435 a spese dei proprietari degli edifici vicini e della cattedrale (del vescovo), su versamento della somma di 100 libre e 15 soldi. La città inoltrò al doge la richiesta d’innalzare una fontana “per ornare la piazza e per il bene della città”.143 Per la fabbrica della fontana sono stati richiesti 150 ducati (fabrica unius cisterne super plathea comunis Tragurij), ma il doge nel 1436 rimandò la sua costruzione, perché la priorità fu data all’edificazione delle fortificazioni.144 Purtroppo, la fontana sulla piazza centrale non fu mai eretta.145 L’edificazione dei palazzi rinascimentali più rappresentativi, ed in particolar modo la modellazione dello spazio della sua piazza principale a Traù, rispecchiano chiaramente il livello della cultura di abitare in questo periodo. Però, l’investimento più importante fu concentrato sulla costruzione delle fortificazioni. Il progetto di restauro della piazza medioevale fu avviato soltanto dopo la conclusione dei lavori sugli edifici prioritari, prima di tutto sulle fortificazioni. Per esempio, il costo della costruzione della cappella di San Giovanni, conclusasi dopo quindici anni di lavoro, fu stimato a 2300 ducati, mentre per il restauro di una parte delle mura nel 1490 ci vollero 2000 ducati, ma i lavori dovettero esser conclusi con la massima urgenza.146 Le fortificazioni avevano la massima priorità, tra l’altro, anche per le sempre più frequenti incursioni ottomane, e richiedevano dei grossi investimenti durante un lungo periodo.
Il restauro della piazza principale di Traù dimostra in ogni modo un’alta maturità architettonica, specialmente nella seconda metà del ‘400. Oltre alla stabilità politica e alle possibilità economiche per un’operazione simile, il restauro della città ed in particolare della sua piazza fu ispirata dagli ideali umanistici riguardanti l’aspetto della città. Sebbene il patriziato di Traù fu alla guida della resistenza alla dominazione veneta, nel corso del ‘400 le condizioni cambiarono, e man mano un certo suo numero s’era adattato alle nuove, oramai cambiate, circostanze.147 Lo spazio che attorniava la piazza principale continuamente presentava un punto d’attrazione per i palazzi più rappresentativi delle famiglie più potenti.148 Ad esempio, la famiglia Cippico prese parte al sistema di governo veneto, consolidando in tal modo la propria posizione sociale: era una tipica famiglia di sopracomiti della Dalmazia veneta.149 Alcuni dei suoi membri avevano dei ruoli importanti anche nella progettazione urbanistica e nella realizzazione dell’aspetto umanistico ideale del centro cittadino (i cosiddetti palazzi Cippico, piccolo e grande, sulla piazza).
Conclusione
Il controllo veneto delle aree cittadine era accentuato dopo l’anno 1420, il che s’era riflettuto sugli aspetti politici, funzionali ed architettonico-stilistici. Come del resto anche gli altri comuni della Dalmazia, dopo il 1420 Traù diventò parte costitutiva del dominio veneto da mar.150 L’influenza di Venezia sullo sviluppo urbanistico delle città dalmate s’era manifestata negli elementi dell’organizzazione delle aree delle comuni e nelle determinanti economico-topografiche.151 La limitazione dell’autonomia cittadina dopo l’anno 1420 era necessaria per l’integrazione della città nel sistema centralizzato dello Stato. Nonostante ciò, come le altre città dalmate, la città di Traù riuscì a mantenere le sue caratteristiche locali, adattandosi al nuovo sistema di governo.
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