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Elena Montosi 4I, 11 novembre 2010, Pagina di


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Elena Montosi 4I, 11 novembre 2010, Pagina di




Raffaello




Nasce a Urbino nel 1483, figlio del pittore Giovanni Santi. La sua prima educazione avviene presso la bottega del padre, poi presso la bottega del Perugino a Perugia.

Attratto dalla presenza di Leonardo e Michelangelo si reca a Firenze, dove verrà a contatto con la corte dei De Medici. Nel 1508 invitato da papa Giulio II e appoggiato da Bramante si trasferì a Roma dove morirà precocemente nel 1520.


Raffaello studia l’analisi compositiva, i moti dell’anima e del corpo da Michelangelo e Leonardo; in molte sue opere infatti, ci sono caratteristiche come lo sfumato e il contrapposto (tipiche leonardesche) e dinamicità e volume (tipiche di Michelangelo).

Tutte le opere di raffaello sono orientate verso il bello, le sue immagini non sono una precisa descrizione della natura, ma riflettono un’armonia perfetta quasi surreale.


“Lo Sposalizio della Vergine” Raffaello

Olio su tavola, 170 x 117 cm, Milano, Paninoteca di Brera

In quest’opera si nota la vicinanza dello stile di Raffaello allo stile del Perugino: lo schema compositivo rimanda alla “Consegna delle Chiavi” del maestro per la presenza dell’edificio architettonico sullo sfondo e dalla messa in scena di sue gruppi di persone.
Figura:
“Lo Sposalizio della Vergine” Perugino

Olio su tavola, 234 x 185 cm, Caen Musée des Beaux-Arts.

Figura:

confronto tra lo sposalizio di perugino e quello di raffaello:

entrambi i dipinti sono ambientati in un ampia piazza con al centro il tempio di Gerusalemme, che viene posizionato sopra a una gradinata. mentre la tela di Raffaello è più piccola di quella del maestro, nella quale la piazza dove si svolge la scena è più affollata. In quella di raffaello la linea dell’orizzonte è più alta per dare maggiore monumentalità alla struttura sullo sfondo che a differenza di quella del perugino che è ottagonale, è a sedici lati. Il numero maggiore di facce servono per alleggerire e rendere meno incombente l’edificio architettonico. L’edificio nel dipinto di Raffaello rimanda allo stile architettonico bramantesco.

Inoltre le figure nella tela di raffaello sono più morbide, espressive e dinamiche rispetto a quelle del perugino, lo si può notare dalla testa del sacerdote che è inclinata leggermente verso destra, e dal ragazzo in primo piano che dalla rabbia spezza un ramo con il ginocchio.


“La Madonna del Cardellino”

L’opera fu dipinta nel 1506-7, a Firenze per un mercante, Lorenzo Nasi, in occasione delle sue nozze.

La vergine è seduta con in mano il libro, il suo attributo iconografico. Con un gesto del braccio avvicina san Giovannino al bambino a cui il piccolo santo offre un cardellino. Il cardellino è considerato il simbolo della passione di cristo nell’iconografia cristiana. L’opera risente dell’influsso di Leonardo nella costruzione piramidale, ma anche nel morbido sfumato. Però si nota anche la fusione michelangiolesca nella volumetria dei corpi. Si capisce anche nella posa del bambino tra le gambe della madre, con il piede sovrapposto al suo, elementi formali presenti nella madonna di Bruges di Michelangelo.

Questa è l’opera restaurata poiché nel 1547 a causa di un crollo fu ridotta in pezzi. L’armonia sta nel rigore compositivo che passa attraverso la simmetria, ma anche nel paesaggio dove c’è uno studio sull’equilibrio.

Giunto a Roma, Raffaello viene incaricato dal papa Giulio II per affrescare le 4 stanze degli appartamenti papali.

La prima stanza, chiamata “stanza della segnatura” poiché è il luogo dove si apponevano le firme e i sigilli ai documenti del tribunale ecclesiastico. È dipinta con figure che simboleggiano il Vero, il Bene e il Giusto.

Nella seconda stanza, detta stanza di Eliodoro, destinata alle udienze private. Sulle pareti sono affrescati episodi biblici e storici in cui dimostrata la protezione di Dio sulla chiesa.

La terza stanza, adibita al pranzo, è detta, stanza “Dell’Incendio di Borgo”, in cui sono affrescati episodi relativi alla vita dei papi di nome Leone.



L’ultima stanza, detta “stanza di Costantino”, affrescata scene significative della vita del primo imperatore romano. L’artista muore prima di completare l’opera, che verrà terminata dal suo miglior discepolo, Giulio Romano.


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