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13 febbraio Memorie, ma non solo di Paolo Brunatto 13-17 febbraio Non ci resta che ridere. Il cinema di Roberto Benigni


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ore 18.30

Profumo di donna (1974)

Regia: Dino Risi; sceneggiatura: Ruggero Maccari, Dino Risi, dal romanzo Il buio e il miele di Giovanni Arpino; fotografia: Claudio Cirillo; musica: Armando Trovatoli; montaggio: Alberto Gallitti; interpreti: Vittorio Gassman, Alessandro Momo, Agostina Belli, Moira Orfei, Lorenzo Piani, Sergio Di Pinto; produzione: Dean Film; origine: Italia; durata: 102’



«Serata d’onore di Vittorio Gassman alle prese con uno dei più riusciti personaggi della sua carriera: il capitano Fausto G., un cieco in polemica con la propria sventura, protagonista del romanzo Il buio e il miele di Giovanni Arpino. “In lui apparivano, inesplicabilmente commisti, molto di amabile e molto di odioso, molto di attraente e molto di temibile”: anche nel film Fausto G. intraprende un viaggio da Torino a Napoli, con tappe a Genova e a Roma, in compagnia di un soldatino-studente (il personaggio che dice “io”, destinato a turare le somme dell’esperienza). Il cieco sembra travolto da una smania di vivere: parla senza posa, agita il bastone, tracanna whisky, corre dietro alle prostitute; in realtà la scoperta di una rivoltella nella valigia fa intuire all’attendente che al termine del viaggio il capitano è deciso a incontrare la morte» (Kezich). Gassman fu premiato al Festival di Cannes come miglior attore: «Come la Parigi di Hemingway, Gassman è una festa mobile: in qualsiasi luogo del cinema da un po’ di tempo venga a cadere, manda in vacanza gli orecchianti e gli arruffoni, e col suo spavaldo virtuosismo afferma il dominio del grande attore che sostenta la vocazione con lungo studio e l’ardente vitalità» (Grazzini).
ore 20.30

Il nano più alto del mondo (2005)

Regia: Francesco Amato; soggetto e sceneggiatura: Daniela Gambaro, Francesco Apice, dal racconto Gaby la nana di Giovanni Arpino; fotografia: Maurizio Tiella; musica: Roberto Boarini; montaggio: Chiara Grizziotti; scenografia: Marinella Perrotta; costumi: Medile Siaulytytte; disegni animati: Magda Guidi; interpreti: Valentina Maragnani, Luca Fagioli, Enrico Curatola, Wendy Curatola, Armando Curatola, Cristina Curatola, Tommaso Spinelli; organizzazione: Anna Frandino; produzione: Csc; durata: 16’



Piccolo Tarzan è un nano di 1 metro e 25 centimetri e col suo numero di boxe contro un orango è l’attrazione principale del circo Harlem. Ha il successo e l’amore di Gaby, una compagna nana che lavora con lui. Ma all’improvviso per una strana malattia Piccolo comincia a crescere d’altezza, perdendo d’un colpo tutto ciò che aveva faticosamente costruito, proprio a causa dell’eventualità di diventare “normale”. «Il racconto che nasce da questo incipit, Gaby la nana, è uno dei più belli che abbia letto nella vita. Degno dei più grandi scrittori di racconti del mondo, Maupassant e Babel’, Carver e Cechov. Almeno questa fu la mia sensazione quando il mio amico sceneggiatore Francesco Apice me lo propose per un adattamento cinematografico. Lo trovai talmente bello che non riuscivo a spiegarmi il fatto che quasi nessuno lo avesse letto e che anche i grandi conoscitori di Arpino ne avessero un’idea piuttosto vaga. Fu molto curioso. Avevo trovato Bra, il mio paese, a Roma. Ero andato alla ricerca di un racconto da adattare al mio progetto di cortometraggio, saggio del secondo anno al Centro Sperimentale di Cinematografia, ma non avevo trovato nulla che mi convincesse davvero. Poi una domenica Francesco mi disse che aveva comprato dei libri a Porta Portese, che voleva che ci dessi un’occhiata, soprattutto a Gaby. A me non sembrò vero che, dopo aver letto racconti da tutto il mondo, avessi trovato in un autore del mio paese l’opera giusta per il mio lavoro. Mi diedi del cretino («perché non c’ho pensato prima!») e cominciai a lavorare sul testo» (Amato). Amato ha esordito con il lungometraggio Ma che ci faccio qui!.
a seguire

La suora giovane (1964)

Regia: Bruno Paolinelli; soggetto: dal romanzo omonimo di Giovanni Arpino; sceneggiatura: B. Paolinelli; fotografia: Erico Menczer; musica: Teo Usuelli; montaggio: Piera Bruni; interpreti: Laura Efrikian, Jonathan Elliot, Cesarino Miceli Picardi, Maria Sardoch, Marcella Rovena, Aide Aste; origine: Italia; produzione: Ager Film, Film Coop., D’Errico Film, Italspettacolo; durata: 90’



«Un impiegato quarantenne si innamora di una novizia che incontra tutte le sere alla fermata del tram: troverà il modo anche di parlarle, ma i suoi dubbi rischiano di mettere in crisi il rapporto. Fedele e pudico adattamento del romanzo omonimo di Giovanni Arpino, sceneggiato dal regista e ambientato in una Torino deserta e notturna. Come il libro, il film scava nella psicologia dei due protagonisti, mettendo a confronto l’ingenua concretezza contadina della suora con le insicurezze piccolo-borghesi dell’uomo e lasciando allo spettatore il compito di tirare i fili di una storia d’amore in cui i due “fidanzati” nemmeno si sfiorano. Il miglior ruolo della Efrikian. Presentato fuori concorso al festival di Venezia [1964], in un montaggio diverso da quello poi distribuito in sala» (Mereghetti). «Paolinelli ha girato il suo film con misura e semplicità, seguendo passo passo il libro, in un’aria di difesa, con molte ombre, molti silenzi, molta crepuscolare intimità. Laura Efrikian è assai brava nella parte difficile della suora, tutta concentrata in minime espressioni del voto e degli occhi. Jonathan Elliot è un efficace e vero Antonio» (Moravia).
a seguire

Renzo e Luciana (ep. Boccaccio ’70, 1961)

Regia: Mario Monicelli; soggetto: dal racconto di Italo Calvino L’avventura dei 2 sposi; sceneggiatura: Giovanni Arpino, I. Calvino, Suso Cecchi D’Amico, M. Monicelli; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Piero Umiliani; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Marisa Solinas, Germano Giglioli; origine: Italia/Francia; produzione: Concordia Compagnia Cinematografica, Cineriz, Francinex, Gray Film; distribuzione: Cineriz; durata: 43’



«Una Milano indaffarata, ansiosa, convulsa: delle balere piene di giacche grigie, degli stabilimenti balneari trasformati in distese di carne, dei cinema rigurgitanti di volti ansiosi e di occhi sognanti. Su questo sfondo che certa sociologia moderna definirebbe “da alienazione” dominato dai casermoni e dai grattacieli si svolge la stupenda storia di Renzo e Luciana. Non è per caso che i nomi richiamano quelli dei protagonisti dei Promessi sposi: allora era la prepotenza aperta, oggi è la costrizione sottile e indefinita; allora era il capitalismo medievale, oggi è il neocapitalismo; allora era il feudatario, oggi è il dirigente industriale. Allora si arrivava a piegare la volontà degli uomini, anche ad impedire l’amore: oggi lo stesso. Questo il senso “ideologico” dell’episodio di Mario Monicelli. Ma non è da credere che il regista abbia espresso il succo della sua storia con tale schematismo: Renzo e Luciana sono due giovani che vogliono comprendersi in una civiltà che marcia sempre più verso l’incomprensione; la verità loro e della loro storia è di ordine poetico e “quindi” di ordine ideologico. La pacatezza con cui il regista ha mostrato il volto di una Milano industrializzata, le immagini di una civiltà antindividualista, ha una forza che nessuna polemica “diretta” avrebbe avuto. Le immagini finali della storia con i due protagonisti che credono di avere vinto con la loro piccola ribellione, essendosi invece forse per sempre legati al condizionamento di una “civiltà” acquistata a rate, resteranno a lungo nella nostra memoria» (Micciché).
venerdì 27

La forza del mondo. I documentari di Anna Lajolo e Guido Lombardi

Una lunga carriera quella della coppia Anna Lajolo e Guido Lombardi, che dagli anni Sessanta non si è mai interrotta e ha mantenuto un’innegabile coerenza pur nella varietà di opere realizzate. Documentari socio-antropologici, film e video militanti, film di sperimentazione sono tutti espressione del loro impegno nell’uso – sempre critico – del mezzo audiovisivo come strumento di conoscenza e di indagine. In questa giornata a loro dedicata abbiamo scelto di privilegiare alcune opere atte a mostrare il percorso documentaristico degli autori dagli anni Settanta ai giorni nostri, tralasciando la produzione più propriamente sperimentale della seconda metà degli anni Sessanta e legata alla CCI (Cooperativa Cinema Indipendente), che abbiamo avuto già modo di proiettare al cinema Trevi (a marzo 2008 nell’ambito della retrospettiva L’altra faccia della contestazione).

Il percorso si snoda a partire dalle sperimentazioni con il videotape, che Anna Lajolo e Guido Lombardi sono tra i primi ad utilizzare, in maniera consapevole e attenta alla specificità del mezzo, nel contesto della loro produzione di video militanti e di controinformazione; fino a giungere ai documentari più propriamente socio-antropologici e storici degli ultimi anni.

Alle ore 21 è previsto un incontro con Anna Lajolo e Guido Lombardi, che parleranno del loro cinema in compagnia di Goffredo Fofi e Dario Zonta.



Rassegna a ingresso gratuito
ore 17.00

E nua ca simu a forza du mundu (1971)

Regia, fotografia, montaggio: Anna Lajolo, Guido Lombardi, Alfredo Leonardi; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 60’



Prodotto dai Servizi Sperimentali della Rai, ma mai mandato in onda, è un film sulle morti bianche nell’edilizia, tema, purtroppo, molto attuale anche oggi. In un cantiere di Guidonia, paese vicino Roma, muore un muratore calabrese. La dura vita dell’emigrato viene ricostruita attraverso le parole dei colleghi e dei familiari, incontrati tra Roma e la Calabria. Uno dei primi esperimenti di regia collettiva dei tre autori che daranno poi vita al gruppo Videobase.
a seguire

Quartieri popolari di Roma (1972-73)

Regia, fotografia, montaggio: Videobase (Anna Lajolo, Guido Lombardi, Alfredo Leonardi); origine: Italia; durata originaria: 50’; durata estratto: 9’



Video realizzato per la sezione “Informazione Alternativa” della mostra Contemporanea. Le lotte per la casa dei comitati di quartiere di Primavalle, della Magliana, di Nuova Ostia. Principali protagoniste le donne che con passione umana e politica denunciano le inaccettabili e discriminanti condizioni di vita e di classe nei loro quartieri e spiegano come si autoriducono gli affitti e le bollette della luce.
a seguire

I blues. Viaggio nel vegetale (1975)

Regia, fotografia, montaggio: Anna Lajolo Guido Lombardi; origine: Italia; durata: 15’



Immagini, forme astratte di luce, realizzate con mezzi manuali, portano al macro mondo vegetale, agli alberi, alla terra. I tamburi reali africani e Ascension di John Coltrane ne compongono l’accompagnamento insieme alle parole di un vecchio contadino, coltivatore di frutta, sulla grandiosità della natura, delle sue piccole o vistose manifestazioni. Il vecchio ormai stanco lamenta anche con amarezza la poca considerazione che l’uomo ha per la natura.
ore 19.00

Policlinico in lotta/Carcere in Italia (1973)

Regia, fotografia, montaggio: Videobase (Anna Lajolo, Guido Lombardi, Alfredo Leonardi); origine: Italia; durata originaria: 50’/60’; durata estratto: 40’



Due dei tre video realizzati per la sezione “Informazione Alternativa” della mostra Contemporanea, svoltasi a Roma dal dicembre 1973 al febbraio 1974. Il gruppo Videobase realizza inchieste di controinformazione sulla situazione all’interno di istituzioni totali: il carcere e l’ospedale e su temi caldi sul piano sociale quale il diritto all’abitare nei quartieri popolari. Il primo video è incentrato sulle lotte dei lavoratori del Policlinico universitario di Roma, il secondo invece, a partire dal racconto di un ex detenuto e dalla rivolta nel carcere di Regina Coeli, analizza i meccanismi repressivi e classisti del sistema giudiziario e carcerario.

Preservazione e restauro digitale a cura dei laboratori La Camera Ottica e CREA (DAMS Gorizia, Università di Udine)
a seguire

L’isola dell’isola (1974/77)

Regia, fotografia, montaggio: Videobase (Anna Lajolo, Guido Lombardi, Alfredo Leonardi); origine: Italia; produzione: Programmi Sperimentali Rai; durata: 29’ (estratto)



Una sperimentazione televisiva, realizzata con i primi videoregistratori portatili, nella comunità di origini liguri di Carloforte, nell’isola di San Pietro: per due mesi la piccola troupe ha vissuto a stretto contatto con la gente e la sua realtà. Ha realizzato un ritratto corale, protagonisti ex portatori di minerali, marittimi, salinari, pescatori, tonnarotti, operai delle industrie del Sulcis, ragazzi e ragazze del nautico e delle magistrali, le donne, “vedove bianche”, mogli dei naviganti, a cui è affidata l’educazione dei figli. A distanza di tre anni, alla luce dei cambiamenti, quel primo ritratto, fatto di vita, lavoro, sentimenti e speranze, passato e presente, è stato mostrato agli isolani nelle strade, piazze, ambienti di lavoro, scuole. Le reazioni e i commenti sono filmati e inseriti nel montaggio definitivo, nel quale viene mostrato il processo e il metodo di lavoro. Il video è utilizzato come mezzo di riconoscimento, identità, partecipazione e dialogo orizzontale, una pionieristica “televisione di strada”.
a seguire

Tristan da Cunha. L’isola in capo al mondo (1992)

Regia, fotografia: Guido Lombardi, Anna Lajolo; montaggio: Vincenzo Gioitta; voci: Roberta Greganti, Oreste Rizzini; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 45’



Nell’isola più solitaria del mondo, in mezzo all’oceano atlantico meridionale, vivono trecento abitanti discendenti di balenieri e naufraghi europei e americani, tra cui due marinai di Camogli Andrea Repetto e Gaetano Lavarello, naufragati a Tristan nel 1892 col brigantino a palo Italia. Gli autori raccontano il loro viaggio all’isola in capo al mondo, la vita della comunità, condivisa durante tre mesi di permanenza. Tristan, aspra e incontaminata, dominata dai venti e dal mare, nell’estremo isolamento dell’oceano, è un microcosmo unico, fedele ai principi di solidarietà e uguaglianza, che difende con orgoglio il proprio isolamento e la natura, habitat di numerose specie di uccelli marini, di foche e pinguini. L’avventura del viaggio si trasforma in avventura della mente: «Tristan è uno di quei posti al mondo che ti cambia la testa».
ore 21.00

Incontro con Anna Lajolo, Guido Lombardi, Goffredo Fofi, Dario Zonta


a seguire

il cinema è una bomba. Da Ferrania a Cinecittà (1989)

Regia, soggetto, sceneggiatura: Anna Lajolo, Guido Lombardi; fotografia: Francesco Rossetti, Armando Madaffari: montaggio: Giuseppe Borsa; narratore: Giuliano Montaldo; origine: Italia; produzione: Rai sedi Liguria e Piemonte; durata: 55’



Un viaggio da Ferrania a Cinecittà, dalla magia chimica dei sali d’argento delle emulsioni sensibili alla fabbrica del cinema, dove le immagini diventano storie, sogni. Dalla produzione bellica di nitrocellulosa alla celluloide delle pellicole cinematografiche. È cominciata così, nello stabilimento di Ferrania, l’entusiasmante storia delle pellicole nazionali. Dagli esplosivi al cinema. Il cinema è una bomba, a scopi pacifici s’intende. La storia inizia da una cassaforte che contiene scatole di pellicole cinematografiche e foto di scena. Giuliano Montaldo scorre le immagini e ripercorre le tappe fondamentali della nascita dell’industria nazionale di materiali fotosensibili. Da Ferrania a Cinecittà, dove incontra i protagonisti della storia del cinema. Famosi direttori della fotografia, registi, attori e tecnici di laboratorio rievocano sperimentazioni e successi delle pellicole Ferrania. Molti importanti film in bianco e nero e a colori sono stati girati con pellicole Ferrania. Testimoni d’eccezione dell’incontro tra la Ferrania e il cinema italiano sono tra gli altri: Raf Vallone e Isa Barzizza, Carlo Ludovico Bragaglia, i direttori della fotografia Tonino Delli Colli, Mario Craveri, Gabor Pogany.
a seguire

Sussurrate con me fontane romane (2005)

Regia, sceneggiatura, fotografia: Anna Lajolo, Guido Lombardi; montaggio: Guido Scaglia; origine: Italia; durata 25’



A Roma ci sono le fontane più belle e famose del mondo. Opere monumentali e scenografiche di celebri artisti e architetti che abbelliscono piazze altrettanto famose, ma ci sono anche fontane minori e fontanelle appartate in certi angoli della città che incantano per la loro singolarità. Grandi e piccole fanno tutte parte del patrimonio artistico e della storia di Roma. Nel film si contano centoventi fontane pubbliche, rappresentano lo spettacolo quotidiano dell’acqua di Roma, un teatro di figure umane e mitologiche, bestiari, simboli con la musica dell’acqua che ha attraversato i secoli. E nel film è una fontana, il Mascherone di via Giulia, che racconta la storia dell’acqua di Roma, dei suoi millenari acquedotti, delle sue innumerevoli fontane. Lo zampillare continuo delle fontane, ora copioso e spettacolare ora sommesso, è il profondo respiro della città eterna.
sabato 28

La figura del padre tra Cinema e Psicoanalisi

Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2009 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema del padre, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.


ore 16.30

La bestia nel cuore (2005)

Regia: Cristina Comencini; soggetto: C. Comencini, dal suo romanzo omonimo; sceneggiatura: C. Comencini, Francesca Marciano, Giulia Calenda; fotografia: Fabio Cianchetti; musica: Franco Piersanti; montaggio: Cecilia Zanuso; interpreti: Giovanna Mezzogiorno, Alessio Boni, Stefania Rocca, Angela Finocchiaro, Giuseppe Battiston, Luigi Lo Cascio; origine: Italia; produzione: Raicinema, Aquarius Films, Babe, Alquimia Cinema, Beast in the Heart Ltd, Sky; durata: 120’



Sabina è bella, fa un lavoro che le piace e ha un compagno che ama. Tuttavia, da un po’ di tempo, strani incubi la tormentano e si domanda se è veramente felice. Quando scopre di aspettare un bambino, Sabina inizia a recuperare i ricordi legati alla sua infanzia passata in una famiglia borghese, severa e rassicurante, che nasconde però un angosciante segreto legato alla figura paterna. Con l’aiuto del fratello Daniele, trasferitosi negli Stati Uniti, cercherà di recuperare la serenità e il rapporto con il suo compagno Franco. «Rispetto al romanzo originario il film costituisce una rivisitazione più intensa e lucida affidata a interpreti (tutti bravi, a partire dalla bravissima Mezzogiorno) che fanno leggere le emozioni e inducono a condividerle. Per Cristina La bestia nel cuore segna il momento dal quale non verrà più considerata la figlia di Comencini, ma una cineasta in proprio; magari con la segreta aspirazione a trasformarsi idealmente in una figlioletta adottiva di Bergman. Ma è bene per lei di essere cresciuta alla scuola familiare della commedia all’italiana, una pratica le consente di schiarire le tetraggini del dramma rifugiandosi nella salvifica provvisorietà del sorriso» (Kezich).

Vietato ai minori di anni 14
ore 18.45

Appassionata (1974)

Regia: Gian Luigi Calderone; soggetto: G. L. Calderone, Alessandro Parenzo; sceneggiatura: A. Parenzo, Domenico Rafele, G. L. Calderone; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Piero Piccioni; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Gabriele Ferzetti, Ornella Muti, Eleonora Giorgi, Valentina Cortese, Ninetto Davoli, Jeanne Martinovic; orgine: Italia; produzione: P.A.C. - Produzioni Atlas Consorziate; durata: 95’



«Dentista sposato con pianista isterica si fa sedurre dall’amica disinibita della figlia sedicenne che, ancor più spregiudicata, ne prende il posto al buio infilandosi nel letto del babbo. Uscito dal Centro Sperimentale di Cinematografia, Calderone debutta con un film che non manca di eleganza nella sua pruriginosa volontà di far scandalo né di velleità nel descrivere le mediocri nevrosi della media borghesia italiana» (Morandini).

Vietato ai minori di anni 18
ore 20.45

Le amiche del cuore (1992)

Regia: Michele Placido; soggetto: Angelo Pasquini da un’idea di M. Placido; sceneggiatura: A. Pasquini, M. Placido, Roberto Nobile; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Nicola Piovani; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Asia Argento, Carlotta Natoli, Claudia Pandolfi, M. Placido, Simonetta Stefanelli, Enrico Lo Verso; origine: Italia; produzione: Pladi Audiovisivi, Clemi Cinematografica, Raidue; durata: 110’



I traumi esistenziali di tre ragazze di periferia che cercano disperatamente di costruirsi un “futuro” diverso. Placido affronta con pudore il tema dell’incesto, riservandosi l’ingrato ruolo del padre di Asia Argento, che a diciassette anni si rivela attrice sensibile, ben coadiuvata da Claudia Pandolfi e da Carlotta Natoli. Ottima descrizione di un territorio di frontiera, nel quale il primo istinto è la fuga. «Bel passo avanti per Michele Placido, alla sua seconda prova di regista, dopo Pummarò, con Le amiche del cuore, accolto con lunghi e calorosi applausi alla Quinzaine. Ambientato nella periferia romana, il film racconta delicatamente un ordinario caso d’incesto per una volta non borghese (tema che ha tratto in inganno la censura), scoprendovi amore, tirannia, complicità. [...] Accompagnato dalla musica bella e un po’ invadente di Piovani, ben fotografato da Giuseppe Lanci, che non si perde uno squallore, Le amiche del cuore, coprodotto con Raidue, offre a tre giovanissime attrici una prova importante. Asia Argento è di una sensibilità magnetica, un volto su cui lavorare di fino, mentre Carlotta Natoli e Claudia Pandolfi formano un duetto perfetto di volgarità indotta dai falsi miti e bisogni, ispirandoci pietà. Che è poi il segreto di un film sincero e “sgradevole”, in cui riescono bene le scenate di famiglia: la lite tra Placido e sua moglie (la vera, Simonetta Stefanelli) e bacio imbarazzato davanti alla tv, sacrario di 30 milioni di italiani» (Porro).

Vietato ai minori di anni 14 - Ingresso gratuito
a seguire

Relazione della psicoanalista Manuela Fraire e incontro moderato da Fabio Castriota con Gian Luigi Calderone
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